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Il Ragno e la Farfalla ~ Epilogo

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    Viaggiatore dei Mondi

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    Alle sue parole la bambina si appiccicò a lui come una cozza, prima ancora che potesse togliersi e piagnucolò qualcosa. Non voleva la lasciasse. Il suo sguardo si addolcì. Nemmeno lui voleva separarsi da lei, in fondo, ma non aveva scelte. Il suo posto non era lì e nel Ragno non c'era posto per una mocciosa come lei. Le accarezzò la testa e si preparò un paio di frasi dolci da dirle, ma fu interrotto dalla petulante biondina. Lei si che se la sarebbe portata nel Ragno, ma solo per darla in pasto agli altri membri e gioire nel vederla morta. Già riusciva ad immaginarsela mentre rantolava colpita a morte migliaia e migliaia di volte.

    Riportando l'attenzione sul presente sentì un

    « E Flint è... »

    Agendo d'istinto portò le mani ad una velocità supersonica sulle orecchie della bambina, stringendola a se. Dopo tutti i casini fatti per non dirle della fine del suo nonnino, non voleva proprio che quella testa di c***o glielo dicesse così! Già aveva subito abbastanza traumi senza che quell'isterica puttanella ci si mettesse in mezzo!
    Fregandosene altamente degli altri,si inginocchiò per arrivare all'altezza della bimba e fissò gli occhi in quelli candidi di Kokorì, dicendole:

    « Non fare così. Noi ci vedremo dopo. Ora fai la bimba grande e vai con queste persone a fare un giro per il palazzo. »

    E sulle sue labbra spuntò un sorriso. Un sorriso sincero!

    Alzatosi, seguì la Dama all'interno del palazzo fino alla stanza dove avrebbero tenuto il loro colloquio. Il momento della verità era arrivato. Si sedette ed inspirò a fondo.

    « Ammetto di non aver seguito tutti i discorsi dei... »
    ci pensò un po' su e proseguì
    « ...ragazzi qui fuori perciò ripartirò da capo. »

    Si mise comodo: la storia si preannunciava lunga.

    « Siamo arrivati in un villaggio del Nord, come indicatoci dalla sua "farfalla" ed abbiamo trovato la bambina in compagnia di un vecchio e di un'altra bambina. Non so da dove fossero saltati fuori però. Spiegata la situazione al vecchio, il signor Flint appunto, siamo partiti per il Presidio dell'Est, ma abbiamo dovuto deviare per il Pentauron. E' stato proprio qui che siamo stati attaccati da dei tipi strani che sono riusciti a rapire la bambina e la sua amica. In seguito alla lotta il signor Flint è morto e l'altra bambina risulta ancora dispersa a quanto pare. Siamo riusciti a debellare alcuni dei rapinatori, ma il loro capo è sicuramente ancora in giro. Temo che la bambina possa essere ancora in pericolo, my Lady... »


    Tecniche Utilizzate: Fast Attack: facendo fluire una parte delle proprie energie negli arti inferiori o negli arti superiori, l'Assassino é in grado di compiere movimenti ad alta velocità. Per esempio se l'energia fluirà nelle gambe sarà in grado di compiere scatti ad alta velocità, mentre se la farà fluire nelle braccia sarà in grado di portare colpi velocissimi.
    [Consumo Medio]

    Note: Non sono morto :D sono ancora in fase di transizione, ma dovrei riuscire a proseguire quasi regolarmente, se il lavoro non mi ammazza ^^ Scusate il mega ritardo .-.

    PS: mi spiace per Alice, ma oggi ero in vena di insulti. Ed anche Daligar :D
     
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  2. KOKORI'
     
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    -Nonno Flint è... ?

    Disse la bambina sollevando gli occhietti verso un Daligar
    chino su di lei a coprirle le orecchie.
    Eppure non le fu possibile ascoltare risposta:
    era tutto così... ovattato.

    -Signor Dali... io non capisco...

    Piagnucolò girando la testolina a destra e a sinistra,
    come se così potesse capire qualcosa.

    « Non fare così. Noi ci vedremo dopo. Ora fai la bimba grande e vai con queste persone a fare un giro per il palazzo. »

    A quelle parole, tuttavia, la boccuccia si strinse, e la bimba
    si ritrovò ad annuire all'indirizzo del suo Dali-eroe.

    -Promesso...

    E così facendo si sarebbe abbracciata a lui, dolcemente,
    stringendo forte forte come nel terrore che lui scappasse via,
    spaventata dalla possibilità non lontana di essere abbandonata.
    Aveva perso fin troppe persone nella sua vita così breve...
    Non voleva perdere anche lui.

    E così facendo, da brava bambina avrebbe seguito Sasha ed Alice
    ovunque fossero andati, un pò triste ma obbediente,
    perchè infondo nutriva piena fiducia in lui.

    Si, lui era il suo angelo.

     
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    Giacché sì poetica l'ispirazione l'aveva colto, tramutando favella sua in poesia leggiadra (seppur crudele, invero l'ammetteva) egli - il Nessuno, l'antitesi prosaica d'ogni umana emozione, l'anima schietta, bruta e insensibile della ragione - si volse a cogliere con le sue rozze mani dalla fonte cui la sua mente suggeva versi, intenzionato a far di storia leggenda e di leggenda mito... vieppiù che la novella Pandora, scoperchiato il suo mitologico vaso, era rimasta nondimeno basita da quanto v'aveva così avventatamente estratto. Ah, spietati Dolori, ah, insensibili Pene, che non lasciando dietro di sé neppure sorella Speranza devastano ed infuriano finché di così arguto sguardo non rimane che desolazione vacua! Giammai si dica che fu lui insensibile all'altrui dolore, che vide e anzi immaginò con l'occhio della mente con intuizione degna dell'omerico Ulisse: il cruccio suo, nascosto da sì mimico volto, ne era giustamente derivante. Come poter infatti vestire le vesti del merlinico stregone in aiuto dell'eroe, saggio e dalla bianca barba, quando le di lei strozzate parole lo trasformavano semmai nel Merlino figlio del diavolo e dotato di non sempre benevolo intento? Dannato sia tu, Artù Pendragon di Camelot: potevi almeno trovarti una Ginevra meno adultera ed evitare a noi poveri mistici tramatori su scala mondiale qualche mitologica preoccupazione in meno?
    -a proposito di preoccupazioni mitologiche, che è quello sguardo negli occhi dell'ambasciatore?-

    Mai fu intervento migliore di quello della dolce Kalia, sua Musa in quel frangente di disperazione, che con regale e materna preoccupazione spedì i pargoli al loro regno di fantasia e mostri in sinistro appostamento nell'oscurità sottostante i loro giacigli, per poi decretare una nuova sinossi che si presentasse ai due gerarchi in maniera separata. Ah, Dea ispiratrice della pace nelle orecchie: a te siano tutte le lodi! Perché se pur tu feci il Grande Rifiuto dei Piccoli Incauti, pure l'esser fra i sette l'Alfiere rendeva il confronto assai arduo e le sue mire difficili e ardimentose. Giammai sia Merlino a sconfiggere il drago, sia invece lui a porgere l'Excalibur al novello re: sia lui l'eminenza grigia dietro il reame di Britannia unita, e Camelot ne sia la capitale invitta!
    Ma prima si affronti il vile Mordreth, e la morganica figura che alle di lui spalle si nasconde.

    -Allora, signor Godrik.... mi parli un pò di lei...

    Imperturbabile il Merlino si accomodò sullo scolastico muro, le braccia foriere di incantesimi incrociate sul busto ancora recante i muscolosi segni del suo passato da guerriero in un mondo di paladini. S'inizi la magica sfida, s'innalzino al cielo le scintille di arcane stregonerie - e voi che quivi leggete le mie parole, state in guardia! Poiché se pur temete l'oscuro stregone, il Merlino figlio del diavolo che con crudele intento pure crea pace là dov'era guerra e unità dove prima regnava il caos, sappiate che ben di peggio potrebbe fare la lasciva strega con la sua diabolica e perversa magia da fattucchiera, e per voi dall'incanto potrebbe non esserci fine. Temete Viviana, che con lussuria e inganno s'impadronì dei segreti dello stregone per usarli contro il suo maestro! Temete Nimwe! Temete Morgana!

    -...più precisamente, mi piacerebbe sapere come siete entrato a far parte di questa missione, dato che ricordo abbastanza chiaramente che il compito fu dato ad un altro uomo, oltre che al giovane Daligar. Dov'è il mio Rain?

    L'ammise!
    Lo sentiste, voi che tremebondi accerchiate il cerchio percorso dai magici duellanti! Siatene testimoni, non temete la sordida stregoneria: lui -o forse dovrei dire lei?- chiamò Rain "mio". Già si preannuncia la tragedia, già la fattucchiera e le sue lascive magie cercan con la seduzione il potere che il Pendragon ottenne incoronato. Preparate torce e forconi, oh villici superstiziosi, invero quest'oggi la caccia alla strega non è ingiustificata: ella non è colpevole sol d'essere donna e sola, ma nasconde dietro sorrisi e false rassicurazioni la volontà di dominio.

    « Fu messer Daligar a convocarmi, necessitando dell'aiuto di qualcuno versato nelle arti magiche. » disse lui con pacata voce - 'sì l'astuta mente intendeva nascondere dietro maschera d'ogni umana mansuetudine i pensieri suoi. « Da tempo le nostre strade si sono incrociate e più d'una volta la complementarità dei nostri talenti soggiogò forze più grandi di noi, garantendoci salvezza là dove dolore e morte si prospettavano - ahimé, temo però di aver dato una ben misera prova di me questa volta. » aggiunse con storto sorriso, e affranto. « Non posso tuttavia rispondere alla seconda domanda, anzi: qui devo confessare la mia più totale ignoranza. »

    E, tantalica promessa, diabolica astuzia, la pretesa d'innocenza venne così prestata:
    « Chi è Rain? »

     
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    Con nei modi una calma apparente che celava il suo reale stato d’animo, il giovane Daligar seguì la castellana delle lande dell’Est fino ad una più riparata aula del complesso di Miséricorde, ma non appena si fu accomodato su una delle seggiole, la tensione che sembrava pervaderlo si espresse con compostezza in un singolo e lungo respiro – più grave e pensoso degli altri.

    « Ammetto di non aver seguito tutti i discorsi dei...ragazzi qui fuori perciò ripartirò da capo. »

    Dopo aver pronunciato quella premessa, il Ragno si mosse sul suo posto -alla ricerca di una posizione più comoda-, ma quando iniziò a parlare le parole si disposero nell’aria senza incertezze, dipingendo pian piano agli occhi di zaffiro della Dama Azzurra uno scenario ben più preoccupante di quello che si sarebbe aspettata.

    « Siamo arrivati in un villaggio del Nord, come indicatoci dalla sua "farfalla" ed abbiamo trovato la bambina in compagnia di un vecchio e di un'altra bambina. Non so da dove fossero saltati fuori però. Spiegata la situazione al vecchio, il signor Flint appunto, siamo partiti per il Presidio dell'Est... »

    L’oggetto che le era stato consegnato dal Cappellaio per trovare la piccina aveva dunque funzionato, rimuginò l’Alfiere nel segreto della sua mente, ma per un qualche strano gioco del destino le bambine erano due... certo come coincidenza era curiosa, ma non così strana: Kalia conosceva le regole dei brefotrofi del Nord, e i bambini soli -orfani o abbandonati- venivano raggruppati insieme in una struttura gestita dall’Enclave.

    A volte, qualcuno si faceva garante dei piccoli abbandonati e li prendeva sotto la sua custodia, ma...
    poteva trattarsi di un buon samaritano come di un mostro schiavista: stando a quel che aveva sentito, non venivano mai svolti controlli molto approfonditi se qualcuno poteva permettersi un’adozione in moneta sonante. Però, le era parso di capire che questo Flint fosse una brava persona...

    « ...ma abbiamo dovuto deviare per il Pentauron. »

    In silenzio, la donna inarcò un sopracciglio e reclinò un poco la testolina cerulea da una parte: deviare per il Pentauron quando si possono percorrere i passi montani del Koldran significa allungare di molto il tragitto, e non avrebbe avuto senso farlo senza una buona ragion... Sobbalzò leggermente quando un pensiero l’attraversò, i suoi occhi si sbarrarono e la mano diafana corse alle labbra rosse quando le tornò alla mente quello che pochi giorni prima aveva considerato appena uno scherzo trascurabile.

    Quanti giorni erano passati da quando le era giunta quella notizia? Qualcuno aveva sparso in giro la voce di una valanga che aveva bloccato le vie di comunicazione... non si era potuto risalire al buontempone di turno, ma la cosa aveva creato parecchi disagi alle carovane dei mercanti. Che le cose fossero collegate...?

    « E' stato proprio qui che siamo stati attaccati da dei tipi strani
    che sono riusciti a rapire la bambina e la sua amica. »


    Kalia trasalì: con la comparsa di un gruppo di rapitori, la faccenda si faceva sospetta, ma vista la concomitanza della festa di Celldara nel Presidio Centrale, qualche banda di malviventi non era una realtà così poco plausibile... ma perché colpire proprio loro? Un’altra coincidenza anche quella?

    « In seguito alla lotta il signor Flint è morto e l'altra bambina risulta ancora dispersa a quanto pare. Siamo riusciti a debellare alcuni dei rapinatori, ma il loro capo è sicuramente ancora in giro. Temo che la bambina possa essere ancora in pericolo, my Lady... »

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    « . . . »

    Il suo cuore tremò, e una morsa gelida le serrò le viscere nel sentire che quel pover’uomo era morto per proteggere quelle piccole: chissà da dove veniva, se aveva una famiglia che l’attendeva, e quante altre vite potevano essergli legate o dipendenti dalla sua, recisa senza una ancora chiara ragione... e cosa ne era stato della bambina dispersa?

    « É... è davvero terribile... Povere creature... »
    mormorò impallidendo, incerta se rattristarsi fino alle lacrime o indignarsi per la collera
    « Se è avvenuto nel Pentauron, richiederò l’aiuto delle Milizie d’Argento di Rivenore:
    il Presidio Centrale è la loro giurisdizione, ed esiste un'alleanza tra me e Lord Aeon. »

    spiegò, incrociando lo sguardo scuro del Kildren
    « Cosa sai dirmi della bambina...? »

     
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    "Amatevi, ma non tramutate l’Amore in un legame. Lasciate piuttosto che sia un mare in movimento tra le sponde opposte delle vostre anime. Colmate a vicenda le vostre coppe, ma non bevete da una sola coppa. Scambiatevi il pane, ma non mangiate un solo pane. Cantate e danzate insieme e insieme siate felici, ma permettete a ciascuno di voi d’essere solo".
    Kahlil Gibran.

    Magisterium, Città Alta.
    Presidio Errante, Endlos.

    postquarionxordcopia
    Sedevano alle estremità di un semplice tavolo di legno, generalmente usato dagli studenti durante alcune lezioni di alchimia. In quell'aula di Magisterium al momento vuota, un profumo di tè si innalzava fra libri e scaffali ricolmi di provette. Il giovane dai biondi capelli fu il primo a posare la sua tazzina di porcellana, lasciando poi cadere sulla superficie lignea due carte di tarocchi.

    -Cosa rappresentano, Eterno?

    A parlare, invece, fu il suo ospite: con l'aspetto di un prete cattolico si era infiltrato fra i viventi al solo scopo di rintracciare il suo superiore. Ci era riuscito, ma ben sapeva che se gli era stato possibile era solo perchè l'Eremita aveva deciso di farsi trovare.

    -Il Due di Coppe.

    Ne seguì un attimo di silenzio, poi lo sguardo perplesso di Hesediel all'indirizzo del Magister.

    -...E l'altra?

    Abbassò il capo, e con la mano andò a sfiorare la superficie ruvida delle carte come se, ahimè, potesse davvero cambiare qualcosa. Per chi come lui aveva perso la vista in modo così... definitivo, nemmeno i poteri angelici erano in grado di donargli tale concessione. Non era destino, e da seimila anni se ne era fatto una ragione.

    -Entrambe, fratello.

    Gli occhi azzurri del giovanotto biondo si posarono gentilmente sulla prima di esse, raffigurante una donna bellissima in abito bianco. Lunghi capelli castani scendevano mossi dietro la schiena mentre occhi verdi brillavano come diamanti. La prese fra le mani, riportando il busto allo schienale.

    -Un tempo era soltanto lei. Unica. Potente.

    Sorrise fra sè.

    -Non molto diversa nell'aspetto se non per due occhi del colore del cielo in primavera.

    Riposò la carta sul tavolo, questa volta vicina a quella gemella su cui una creatura di tenebra vestita sorrideva maliziosa ed ambigua a chiunque l'avesse osservata. Probabilmente nessuno avrebbe supposto fosse un uomo, se solo l'abito in pizzo nero non avesse mostrato il seno scoperto.

    -Fui io a mutilarla, ma non me ne pento. Agendo in tal modo ho dato la possibilità al Card Master di riprendersela dopo così tanto tempo... Limitata, si. Ma di nuovo sua.

    Sospirò.

    -E poi ho notato con piacere che perfino la parte strappata via ha intenzione di collaborare... a modo suo, ma sta dando grande aiuto alla Papessa. In effetti non poteva andar meglio di così, nonostante le perdite in passato.

    La porcellana si posò con un movimento insicuro, contenuta dalle dita affusolate del prete cieco. Si ricompose, una lunga cascata di capelli corvini legati in una coda bassa.

    -Siete certo che sia soltanto per questo?

    Se non fosse stato cieco lo avrebbe fissato negli occhi. No, non era uno stupido, non se relativamente informato delle vicende passate, avendole lui stesso vissute in parte. Sebbene non l'avesse mai vista, gli erano giunte voci su di lei, e sul paradosso che rappresentava l'antico Arcano dell'Amore. Probabilmente l'Eremita voleva qualcos'altro, ma evidentemente aveva deciso di tenere all'oscuro perfino lui, suo braccio destro da tempi immemori.

    -Certamente.

    Rispose l'altro con tutta la tranquillità del mondo.

    -Ricorda bene che anche io faccio parte della Corte.

    png

    Misericorde, Chediya.
    Presidio Orientale, Endlos.

    « Fu messer Daligar a convocarmi, necessitando dell'aiuto di qualcuno versato nelle arti magiche. Da tempo le nostre strade si sono incrociate e più d'una volta la complementarità dei nostri talenti soggiogò forze più grandi di noi, garantendoci salvezza là dove dolore e morte si prospettavano - ahimé, temo però di aver dato una ben misera prova di me questa volta.»

    Quarion o era forse meglio dire Morgana? sorrise gentile portando indietro il busto e scambiando con l'altro uno sguardo intenso. Occhi rossi, mmmh... niente di meglio del colore delle fiamme a simboleggiare la passione. Aveva sempre adorato la tonalità del rubino.

    « Non posso tuttavia rispondere alla seconda domanda, anzi: qui devo confessare la mia più totale ignoranza.
    Chi è Rain?
    »

    L'Ambasciatore sbuffò.

    -Oh, non importa! Evidentemente non aveva voglia di prendere impegni ed è sgattaiolato via come suo solito... è già la seconda volta che mi lascia solo soletto. Meno male che sarete voi a narrarmi dei problemi che vi hanno portati ad un viaggio così pieno di pericoli, quando sarebbe dovuta essere solo una passeggiata e qualche giorno da babysitter! Ma torniamo a noi...

    Una scintilla sembrò scalpitare nelle sue iridi auree.
    E si, era il momento di preoccuparsi...

    -Come parlate bene, signor Godrik. E la sua voce è sensuale e penetrante! Chissà quante donzelle ai vostri piedi, quello sguardo può uccidere, sa?

    Poi il volto si tese, e le palpebre scoprirono l'iride dal colore esotico per intero. Qualcosa probabilmente l'aveva sorpreso.

    -Ma come mai siete lì sul muro? Vi metto forse a disagio?

    Sorrisino.

    -Se vuole posso mutare in ciò che è vostro desiderio. Non mi piace che gli ospiti siano così tesi...

    Scese dalla cattedra, dunque si avvicinò piano a lui.

    -... mi basta una sola parola, e posso sciogliervi come nessuno è mai riuscito fino ad ora. Esaudirò ogni vostro desiderio, anche quelli non osate sussurrare a voi stesso.

    Ah, spietati Dolori, ah, insensibili Pene!
    Eh già...

     
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    « É... è davvero terribile... Povere creature... »

    Disse la Dama, mentre sembrava quasi tremare sulle parole dell'Assassino.

    « Se è avvenuto nel Pentauron, richiederò l’aiuto delle Milizie d’Argento di Rivenore:
    il Presidio Centrale è la loro giurisdizione, ed esiste un'alleanza tra me e Lord Aeon. »


    Il Ragno piegò la testa in segno di muto assenso. Non che gli importasse troppo ora che la bambina era al sicuro nel palazzo.

    « Cosa sai dirmi della bambina...? »

    PANICO.

    Gli occhi del Kildren si sgranarono per un secondo a quella domanda. Cosa sapeva dirle dell'altra bambina?! Niente! Erano stati insieme così poco che si era anche dimenticato della sua esistenza. Se non l'avesse nominata il numero sei...! Ora non sarebbe in quella posizione alquanto scomoda!
    Accavallò le gambe e piegò la testa verso il basso, posandosi la mano sulla fronte per coprire il volto. Chiuse gli occhi e cercò di focalizzarla nella sua memoria.
    Gli era antipatica! Questo se lo ricordava bene. Non tanto quanto la biondina, ma quasi.

    « Ehm... Ecco... »
    Iniziò a balbettare visibilmente rosso in volto.
    « Era più grande di Kokorì, direi sui 10 anni o qualcosa in più... »
    Si stava davvero sforzando molto per ricordare, mentre con gli occhi indagava il soffitto.
    « Gli occhi erano... viola! Si, viola. Ed i capelli argentei. »
    Ora la parte più difficile.
    « Si chiamava... Rifusss... No, Rifunnn... No. Riful! Ecco si, Riful. »
    Affermò, infine, battendosi il pugno sulla mano, evidentemente compiaciuto dell'esserselo ricordato.

     
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    Il disio di conoscenza fu vieppiù acuito dalla esuberante mancanza d'una risposta; la Morgana, invero da vera femmina tentatrice, non lo lasciò abbeverare alla di lei fonte della conoscenza... per il momento, giacché mai e poi mai il merlinico stregone si sarebbe arreso così facilmente! Se di volontà era destino che il duello fosse, ebbene lui non si sarebbe tirato indietro. Si sfoderino le armi, si brandiscano le spade - e voi che vi fermate a guardare, stringetevi in cerchio a delimitare l'arena ove i due, possenti guerrieri, si sfideranno ora per il sangue e per la gloria!

    -Ma torniamo a noi...

    Iridescenti nella fatiscente luce della sonnecchiosa aula scholastica, le iridi di rubino scintillarono placide all'accorata replica, in silente accettazione d'una piega nel tessersi del loro disquisire che parea inevitabile come il destino, deciso invero dalle Moire stesse. Come dicevano gli antichi: ~it's business time

    -Come parlate bene, signor Godrik. E la sua voce è sensuale e penetrante! Chissà quante donzelle ai vostri piedi, quello sguardo può uccidere, sa?

    Eh? passò nella di lui mente, resa attonita per un singolo frammento d'eternità da cotanta sorpresa che solo gli anni d'umana finzione tennero in piedi un mascheramento degno del più (s?)costumato attore. Non vi fu invero tempo per la sua ermetica mente d'assimilare la criptica inquisitoria, giacché la Morgana avanzò verso di lui a passo di danza continuando a tessere la sua rete d'inganni, financo cercando d'immobilizzarlo come ragno con la mosca per suggerne il dolce miele della passion vitale.

    -Ma come mai siete lì sul muro? Vi metto forse a disagio? Se vuole posso mutare in ciò che è vostro desiderio. Non mi piace che gli ospiti siano così tesi...
    -... mi basta una sola parola, e posso sciogliervi come nessuno è mai riuscito fino ad ora. Esaudirò ogni vostro desiderio, anche quelli non osate sussurrare a voi stesso.


    Vicini, mai così vicini, il Merlino e la Morgana d'un palmo distanti incrociarono gli sguardi come lame d'acciaio negli altrui occhi, la sfida ormai portata al suo apice conclusivo. La forza possente delle due Potestà, riunite nella medesima stanza parean quasi deformare l'aria, ognuna spingendo contro l'altrui recipiente, ad ogni spinta insufflando ogni alito di forza e volontà con passione senza eguali. E pareva che egli, arcano difensore d'ogni beltà, stesse per soccombere alla mossa di lei audace, e alla sorpresa.
    Ma lui era il Merlino...

    « Disagio? No, nessun disagio. » proferì, invero senza indizi né suggerimenti. « Semplicemente temo che la poca solidità di questi banchetti... invero, sospetto, più simili a medievali strumenti di tortura agli occhi di coloro per i quali sono stati designati. » aggiunse il demoniaco stregone, velandosi di sottile ironia. « Quanto alla vostra offerta, devo ammonirvi.... »

    E fu lui a levarsi dal muro, le braccia lungo il corpo pronte ad alzarsi di arcane stregonerie adorne: chinatosi verso la sua nemesis, un sol sguardo scoccò intenso tra i due prima ch'egli portasse il capo a lato dell'altrui femmineo viso e sussurrasse con voce tentatrice una sola frase...

    « ...i miei desideri potrebbero essere più oscuri di quanto da voi prospettato. »

     
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    In reazione alla domanda della donna celeste, il giovane Ragno parve per un momento preso in contropiede, e -d’istinto- mentre faceva mente locale tra i numerosi ricordi di quella fin troppo movimentata esperienza, arrossì lievemente e prese ad agitarsi un poco sul posto in cerca di una posizione più comoda.

    « Ehm... Ecco... Era più grande di Kokorì, direi sui 10 anni o qualcosa in più... »
    cominciò a ricordare, compiendo uno sforzo che la Dama apprezzò
    « Gli occhi erano... viola! Si, viola. Ed i capelli argentei.
    Si chiamava... Rifusss... No, Rifunnn... No. Riful! Ecco si, Riful. »


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    « Ti ringrazio davvero per il tuo aiuto, Daligar:
    ogni informazione sarà preziosa. »


    Nel suo sguardo di zaffiro, la preoccupazione si era unita alla tristezza per le sorti della piccola dispersa... eppure, la dolce gratitudine che i suoi occhi riflettevano era più che autentica; con grazia, si alzò poi dalla cattedra dietro cui aveva preso posto, e -in un gesto istintivo- si portò una mano sul cuore. Perché c’era qualcos’altro che esso desiderava esprimere.

    « Ti sei preso buona cura di Kokorì, e ho visto che sei molto legato, così...
    Beh: se volessi restarle vicino, sappi che ci sarà sempre un posto per te qui, ad Est.»

    annuì piano, e nonostante l’apprensione per la bimba scomparsa si sforzò di sorridergli
    « Ora sarà meglio tornare dagli altri, così potrò salutarvi tutti,
    prima di ritirarmi a stendere la richiesta per Lord Aeon. »


    Così, dopo aver invitato il giovanotto a seguirla -ed essersi assicurata che lo facesse-, Kalia si diresse alla porta e si immise nel corridoio, percorrendo il corridoio senza fretta al fianco a Daligar fino alla classe dove ricordava aver visto entrare Quarion; reclinando la testolina da una parte, notò con curiosità che il battente era chiuso, così sollevò la manina bianca e bussò educatamente sulla porta.

     
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    Gli occhi aurei di Nemesis scintillarono a quei sussurri, figura il cui nome era sinonimo di sdegno ed indignazione, vendetta e castigo, ma che più d'ogni altra affondava le radici nella giustizia dispensatrice ad egual modo di doni e disgrazie, così da rendere integro un equilibrio altrimenti vacillante.

    -Attento, mio sensuale Godrik, potrei persino innamorarmi di te.

    Denti bianchi affondarono nella carne rossa delle sue labbra, mentre l'Ambasciatore si lasciava pervadere da libido e pensieri corrotti. Mani bianche dalle unghie nere e curate scivolarono sulle sue forme androgine come nel desiderio pulsante di sentirsi sfiorare da quelle del Nessuno. Un fremito al bassoventre, forte, esattamente come quella notte di dieci anni orsono, la stessa in cui fu data la triste sentenza per cui si ritrovò separato dalla sua gemella.

    -Vedi, non sei il solo a giocare con l'oscurità, anche se devo ammettere che sulla tua persona forte e vigorosa fa un gran bell'effetto da principe tenebroso.

    E come allora, i suoi desideri scivolarono via, senza che la mente potesse fermarli.

    -Devo ammettere che ho sempre avuto un debole per quelli come te. Vi trovo oltremodo ...eccitanti, otre che gradite compagnie ed interessanti alleati.

    Si avvicinò ancora di un passo, e nella magia di Merlino la bella Morgana si bagnò, spavalda e totalmente incurante del potere avverso. Che mai ci si riparasse alle lacrime di un cielo tormentato! L'essenza dell'Amore non era certo arrancare, ma procedere nelle avversità a passo di danza.
    Un ballo di coppia, ovviamente.

    -Se solo ci fosse un modo per concederci un eloquente scambio di idee, ritengo che una simile occasione potrebbe risultare proficua per entrambe le parti. Ma questa, ovviamente, è solo una mia opinione. Sa, qualcosa dentro di me dice che potremmo andare molto d'accordo.

    Lì quando bastava un soffio affinchè le due labbra si congiungessero, suggellando così una tacita alleanza, i due volti accarezzati dal loro stesso respiro, solo allora sentì bussare alla porta in legno. Il Galanodel distolse lo sguardo per un solo istante dal suo amato e lo rivolse al legno lavorato, prima di alzarlo verso al cielo e tirare un profondo sospiro. Come ogni cosa bella, anche quella era giunta alla sua conclusione.

    -Tempo, già.

    Sbuffò contrariato, avvicinandosi alla porta.

    -Ci sfugge sempre... e non solo quello.

    Un leggero scatto, e la prigione fu aperta.

    -Mia dolce Kalia, ogni volta che vi incontro non posso che domandarmi come facciate a diventare sempre più bella!

    Preciso che è un basso "scenico". Ciò vuol dire che può anche essere interpretato a consumo nullo. Di fatto le onde psichiche sono rilasciate, ma Quarion lo fa inconsapevolmente, preda da uno stato di eccitazione che non gli permette di contenere perfettamente i suoi poteri.
    CITAZIONE
    →SODDISFARE LE MASSE»
    Derivazione: psion
    Descrizione: Si tratta principalmente di una tecnica ad area; tutti i soggetti che rientreranno in una determinata zona prossima al Galanodel (di grandezza variabile in base alle tecniche ad area secondo regolamento) saranno travolti da una bordata psion in grado di penetrare pelle ed ossa, giungendo dritta dritta al cervello dei malcapitati. Qui saranno azionate le aree che controllano le proporzioni ed i delicati flussi ormonali e sovraeccitate all'inverosimile in modo che le vittime siano totalmente travolte da un'ondata di libido incontrollabile ed inimmaginabile. Sebbene sia una tecnica istantanea, in quei pochi istanti, come si può ben supporre, la vittima sarà totalmente distratta dai suoi flussi ormonali incontrollati e, superato il momento massimo di "tensione emotiva", si ritroverà improvvisamente sfiaccata ed infinitamente stanca... tuttavia soddisfatta.
    Consumo: Variabile Basso.
    Drurata: Istantanea


    Edited by Drusilia Galanodel - 27/8/2012, 02:13
     
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    Viaggiatore dei Mondi

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    « E’ stato un piacere. »
    Rispose in tono cordiale alla Dama, che riusciva sempre a metterlo quasi in imbarazzo con niente.

    Le parole successive lo fecero avvampare dentro ed il viso passò dal rosa al rosso nel giro di un secondo o poco più. Per fortuna la Dama Azzurra non aveva pronunciato quelle parole davanti al numero sei. Non voleva si sapesse in giro, soprattutto non voleva lo sapesse la Testa: chi lo aveva incontrato anche solo una volta aveva sicuramente capito che tipo fosse. Una debolezza, uno sbaglio significavano la morte. O peggio.

    Lasciò che la Signora gli indicasse la via del ritorno, seguendola a breve distanza fino alla stanza dove li accolse l’”Ambasciatore” con il numero sei. La sola presenza di quell’individuo gli faceva senso. Era così effemminato da far schifo. Nemmeno a Rain doveva andargli a genio, ne era sicuro.

    Si rivolse alla Dama con un piccolo inchino e disse
    « Grazie mille per la sua disponibilità, e se mai avesse bisogno si rivolga pure a Noi. »

    Facendo un piccolo inchino anche al frocetto aggiunse,
    « Col vostro permesso. »

    E girandosi se ne sarebbe andato, forse in cerca di kokorì o forse a fare rapporto. Chissà…

     
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    The Deep Shadow

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    O diabolico stregone, o subdolo Merlino, o figlio di un diavolo più umano dell'uomo stesso! Perché con innegabile arguzia le sue mani e le sue labbra hanno tessuto l'Incanto degli Incanti, il potente tormento d'una magia quale nessuno mai poté eguagliare, e con scienza acuta l'han disposta come rete attorno al luccio affinché più l'acquea creatura si dimenasse e più ne rimanesse impigliata, imbrigliata, stretta da ogni dove con la ferocia d'un amante passionale. Amore, amore, che rende ciechi i veggenti e stolti i saggi, eppur che senza d'esso uomo non possa dirsi tale, né donna! Che tu, benedizione e maledizione allo stesso tempo, fosti allo stesso tempo trama e magia, scienza e inganno, verità e bugia, schiavo e padrone. La storia riscritta, Nimwe in preda alle sue passioni, Morgana avvinta dalle medesime catene ch'ella stessa forgiò per il Merlino - e il Nessuno padrone di quanto aveva agognato da umano, ironia delle ironie, venendone per sempre separato nella sua seconda esistenza.
    Ah, il peso dell'umana parola!

    -Attento, mio sensuale Godrik, potrei persino innamorarmi di te.

    E sorrise il demonio dietro l'umana maschera, gli occhi rosso sangue bevendo l'ansare leggero dell'Ambasciatore e il fremito leggero delle sue membra: perché sapeva, lui più di chiunque altro, quali gesti e movenze potevano essere imitati e quali invece no. Per un estatico momento parve al Merlino di stringere fra le mani un potere quale le sue arti mai neppure avevano sfiorato, né la sua mente lambito nelle sue più sfrenate fantasie; per un momento gli parve d'assaggiare la magia più potente di tutte - l'Amore.
    In quel momento seppe di averlo in pugno.

    -Vedi, non sei il solo a giocare con l'oscurità, anche se devo ammettere che sulla tua persona forte e vigorosa fa un gran bell'effetto da principe tenebroso. sussurrò la fattucchiera, leggermente rauca la sua voce. Un altro passo, ancora più vicino, ancora una volta come sfidanti che in tondo girino a lame sguainate, diverse invero dalle precedenti ma non meno affilate. -Devo ammettere che ho sempre avuto un debole per quelli come te. Vi trovo oltremodo ...eccitanti, oltre che gradite compagnie ed interessanti alleati. Se solo ci fosse un modo per concederci un eloquente scambio di idee, ritengo che una simile occasione potrebbe risultare proficua per entrambe le parti. Ma questa, ovviamente, è solo una mia opinione. Sa, qualcosa dentro di me dice che potremmo andare molto d'accordo.
    Vicino, sempre più vicino...

    Toc, toc.

    ...accidenti imprecò fra sé lo stregone. Mai nessuno disse alla Lady al di fuori della porta che per le magie v'è bisogno di concentrazione? Quella solitaria attenzione ai dettagli che rende ogni incantesimo, finanche il più semplice, una piccola opera d'arte d'inesplicabile ed intrinseca beltà? Stile, signori e signore: qualcosa che non si può semplicemente raffazzonare sul momento.

    -Tempo, già. Ci sfugge sempre... e non solo quello. sospirò il suo (presunto) inquisitore, apparendo concorde coi suoi pensieri - o forse non fino in fondo.

    Lasciò all'Ambasciatore, fu Morgana, il luogo e il tempo delle presentazioni e delle cortesie, lasciandosi sfumare sullo sfondo fino al momento dei saluti. « Ahimé, temo che sia giunto il tempo anche per la mia persona di congedarmi, per il momento. » intervenne, la sua voce cordoglio puro. « Ritornerò, tuttavia: nonostante le deplorevoli circostanze di questo incontro, ho apprezzato la compagnia. » aggiunse, completando l'aleggiare della frase con il cortese sorriso già sfoderato e uno sguardo gentile rivolto ad ognuno dei presenti... sebbene il diretto interessato avrebbe capito, lo sapeva. « Con permesso. »

    La sua mano si levò a sollevare un immaginario cappello in segno di cortesia, poi si abbassò assieme ad un velo turbinante di tenebre che in un istante si chiusero su di lui come un ventaglio al termine dell'afa estiva - e in un istante fu via, sparito ai loro occhi come la moneta generosamente prestata ad un prestidigitatore... e al fianco di Daligar, ben lontano dagli sguardi indiscreti dei due ivi abbandonati.

    « Daligar, se avessi saputo a cosa mi avrebbe portato infine questo immenso pasticcio non sarei mai stato così duro con te. » sussurrò Xord Gik, concedendosi il lusso di un sogghigno tra amici. « E per inciso, devi spiegarmi con esattezza come hai conosciuto l'Alfiere dell'Est e l'Ambasciatore. » aggiunse subito dopo, intenzionato a spremere all'altro Ragno ogni brandello d'informazione in suo possesso.

    Chissà...



    Uso Corridoi Oscuri per andare via e comparire accanto a Daligar, con cui esco.
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    Cherish

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    -Mia dolce Kalia, ogni volta che vi incontro non posso che domandarmi
    come facciate a diventare sempre più bella!


    Quando la porta si aprì e Quarion si affacciò nell’uscio, la Dama Azzurra gli rivolse uno sguardo paziente e un sorriso amorevolmente materno: quell’atteggiamento l’aveva già visto mille volte, sui volti di tutti i bambini intenti a fare i disinvolti appena prima, subito dopo, o anche durante una marachella... ma poiché sapeva che il suo Ambasciatore era un bravo ragazzo -dolce, affidabile e sensibile; appena un po’ pazzerello-, la donna ci passò sopra senza indagare. Di sicuro, non poteva essere nulla di male.

    Con una riverenza e un sorriso pacato che tratteneva dentro di lei le sue preoccupazioni, la castellana salutò il congedo dei due Ragni -composto quello di Daligar, più esibizionista quello di Godrik-, e con un abbraccio e un ringraziamento si accomiatò dal Galanodel; poi, raggiunse il cortile e si soffermò un lungo istante ad osservare Kokorì, già intenta a farsi nuovi amici giocando in cortile...

    Non trovò nulla di strano in lei, e mentre la sua mente ripercorreva ancora una volta le tappe di quella vicenda, l’Alfiere dette istruzioni ad una dei precettori affinché fornisse una bella stanza alla piccola, prima di salutare i suoi piccoli angeli e allontanarsi da quel luogo: aveva una richiesta per Rivenore da scrivere...
    e il Re dei teatranti con cui fare un discorsetto.


     
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