[CS] Il Grande Inferno

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    Ungoliant maledì se stessa e il viaggio che aveva deciso di intraprendere circa una dozzina di volte, solo quel giorno. Vagava senza meta nella terra del fuoco, il Geisine, una enorme culla rocciosa satura del lezzo di cose bruciate, di granito incandescente, e di carcasse decomposte. Un deserto nero ben diverso dalla sua terra natia, i picchi gelati all'estremo nord di Endlos, e altrettanto differente dalla sua residenza attuale, il piovoso Garwec. L'una era la terra del ghiaccio, l'altra la terra dell'acqua. Era giusto che nel corso della sua sin troppo longeva esistenza la Tessitrice Oscura visitasse, almeno una volta, quell'inferno inospitale di cui tanto aveva sentito parlare.

    Si era nutrita di un Gogonud solo la sera prima -benché il manto notturno non riuscisse mai davvero a ricoprire Geisine, a causa delle luci pulsanti dal sottosuolo- ma nonostante ciò avvertiva un certo languorino partire dallo stomaco e farle venire la bava alla bocca. Certo, l'idea d'aver assunto un aspetto illusorio sotto spoglie umane -una pallida ragazza avvenente, vestita in eleganti abiti neri- si dimostrava un'idea più che astuta: molti erano i predatori del Geisine in attesa di sbranare la soffice carne di un essere umano, e molti tra quei molti erano crudeli, ma soprattutto stolti.
    Chissà chi o cosa si sarebbe avvicinato alla bella Ungoliant, in cerca di una facile preda.
    Chissà chi o cosa si sarebbe avvicinato alla maligna Ungoliant, in attesa del conclusivo morso di veleno.

    Nulla da sottoscrivere, Ungoliant si limita a vagare per il Geisine in cerca di prede (o meglio, predatori). Ecco le passive rilevanti:

    [Passiva illusoria che rende il corpo di Ungoliant simile a quello di una giovane ragazza umana] + [Bonus passivi del 50% a Forza e Resistenza]
     
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  2. Huo Yin Lei
     
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    Fuoco e Morte, gli amanti della rossa Geisine, ballavano i folli passi delle vittime ignare e dei predatori perversi, come fosse un malefico gioco; rocce bollenti, fiumi rossi di lava erano ossa e vene, per quella creatura antica e terribile, quell'angolo d'inferno nella pulita Endlos. Un formicaio dove le bestie stavano nascoste, assassini indemoniati scorrevano sotto la roccia, e soltanto i più superbi andavano sotto il cielo, gli altri temendo il fuoco ed il calore, o preferendo l'agguato. Ma il Terzo Guardiano non temeva la cenere, non voleva sorprendere, ché egli traeva diletto dal giocare con le prede, ingannandole e torturandole, imputridendone i cuori e solo quando fossero ormai avvizzite e distrutte dal dolore, egli le uccideva; altre volte le rispediva alle loro case, per godere dei frutti del nero lavoro che ebbe operato su queste.

    Così, sotto il cielo infuocato, camminava solitario il Fulmine, ascoltando i rumori e guardando le ombre, tutto intento a scorgere prede da trascinare nella sua tela e da avvelenare col suo morso di vipera; annoiato della cerca senza risultati, allora l'Essenza Nera s'appoggiò alle rocce di fuoco, studiando la prossima mossa per di una caccia così poco fruttuosa. Quand'ecco che, fra le ombre e le fiamme, una povera fanciulla, nera per occhi e capelli, pallida come chi abbia vissuto il tormento, il Guardiano vide calcare la desolazione di Geisine. Chissà che rumore faceva la sua voce spezzata?

    -Non è un luogo per ragazze, sai?-

    Parlò, e sembrava un serpente che t'abbracci, caldo, magnetico e pericoloso. la figura del terzo si stagliava contro di lei, alto e ammantato di nero, in abiti consunti; occhi rossi come sangue, e lunghi capelli ispidi e scuri di Abisso; la pelle bruna rosa dal sole e sul volto un'espressione del diavolo che si mascheri da seduttore. Al fianco, pendeva, senza la guaina, una lunga spada, la cui lama era rossa come fuoco, e nera l'elsa. Sembrava fumasse.

    -Qualcuno potrebbe rapirti, o peggio! Perché sei finita qui? Forse posso...-
    Sorrise, un taglio diabolico il suo ghigno da amante
    -...Aiutarti.-



    Equip:
    CITAZIONE

    Morcarch (Zanna della Tenebra)

    "Quando l'insaziabile fuoco bruciò le tempeste e le sprofondò nell'Abisso, lì prese forma Morcarch: oscuro vessillo di tutto ciò che in questo mondo è male e corruzione, questi esalta l'empia malignità, dilaniando ogni cosa sia santa e pura..."

    La perversione di Morcarch tutta s'inerpica per la nera elsa della katana, sulla quale danzano folli simboli di fulmini e brutture, e da questa continua la tetra marci nella rossa lama. Quest'ultima è la vera Morcarch: la lama che, per la grande avidità del fuoco s'è fatta rossa, sanguigna e tanto ardente da poter bruciare anche solo alla vista, e ciò che un occhio attento riesce a scrutare in questa sono fiamme vive e terribili, danzanti nella follia dell'abisso da cui si generano. Ad ogni modo, ben più oscuro dello perfidia dell'oggetto, è ciò che questo è in grado di operare: la tetra lama non si cura degli spiriti, né di gusci vuoti; Morcarch colpirà il corpo del mondo, dilaniandolo.

    Analisi dell'arma:

    Lunghezza elsa: 30 cm

    Lunghezza lama: 120 cm

    Lunghezza complessiva: 150 cm

    Analisi dell'abilità:

    La lama passa attraverso fantasmi, spiriti e tutte le essenze incorporee, come fosse una normale spada; nel caso colpisse una creatura dotata di anima, la lama provocherà terribili dolori, al pari di una mutilazione effettuata con uno strumento ad altissima temperatura; nel caso si trattasse di materia inerte, il taglio sarà semplicemente molto profondo a causa dell'elevata affilatura dell'arma.


    Passive:

    CITAZIONE

    Manto del Crepuscolo

    "Dovunque sia Luce, il Terzo porterà l'Ombra; dovunque sarà pace, il Terzo porterà disperazione; dovunque è santità, il Terzo la muterà in empio peccato..."

    Sorgente del male più terrificante, puro ed oscuro, il Terzo Guardiano getterà nella disperazione chiunque lo accosti, ed il mondo appare sporco, come se il bene venisse distrutto ed ogni traccia di serenità cancellata: un cadavere in pace apparirà sofferente e deturpato, ogni speranza morrà ed il bene avrà difficoltà ad attecchire; la buona realtà attorno al Guardiano si ridurrà, poiché tutto il male e tutta la corruzione del Mondo sono da lui rappresentate, e per lui riversate nel Mondo.


    Analisi dell'abilità:

    Raggio d'azione: 7 metri con centro Yin

    CITAZIONE
    Nota 1: L'effetto svanisce al di fuori dell'area, ed il Guardiano ne è immune,godrà del bene e del male nell'esatta misura in cui gli sarà stato causato (qualora dovesse subirne).

    CITAZIONE
    Nota 2: Questa abilità non riscontra effetto qualora il Fulmine sia impegnato in un combattimento.


    CITAZIONE

    Nero sguardo di serpe

    "...Il Terzo non teme la Tenebra, poiché egli la domina e da essa trae blasfemo piacere, i segreti svelandone..."

    Nessuna cosa può nascondersi agli occhi del Guardiano, nessuna che si creda tanto scaltra da rifugiarsi nella scura tenebra: i rossi occhi di Huo Yin Lei penetrano i cupi veli del Buio, poiché questi dal buio vengono, e con loro tutto lo spirito dell'Essenza. Che sia notte o che ci si sia privati di luce, il Fulmine potrà osservare e vedere, perché è l'oscurità la sua vera luce.


    Analisi dell'abilità:
    Gli occhi del Terzo Guardiano non sono influenzati dalla condizione di buio, sia essa naturale (notte) oppure indotta (da tecniche oppure da azioni, come ad esempio chiudere porte e finestre), pertanto egli avrà una visione perfettamente nitida di cose e persone, assolutamente uguale a quella che normalmente possederebbe in condizioni di luce.

     
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  3. Ja¢k
     
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    Camminava verso lei, il volto ghignante sicuro di sé, completamente ignaro di cosa gli fosse capitato inanzi. Un essere umano che marciava in quelle lande solitarie così inospitali. A dir poco strano. O sospetto.
    Ungoliant strinse gli occhi, studiando la fisionomia dell'uomo che avanzava l'ancora più sospetta richiesta di un aiuto da darle. Cortese quanto stolto, eppure la Tessitrice non poté fare a meno di notare che qualcosa che aveva ben poco di umano circondava la sua sagoma: un'aura oscura, un'aura nera, che tutt'intorno a lui insozzava l'aria di un sentore mefitico.

    Ma Ungoliant non si scompose. Era pur sempre una regina. E la madre della nidiata del Garwec. E gli esseri umani che cadevano intrappolati nella sua illusoria ragnatela non potevano che perire. Come quell'umano. Nei suoi occhi sanguigni e crudeli la fanciulla inerme doveva apparire come una docile preda. un'apparenza che la Tessitrice non volle spezzare, bensì sfruttare a proprio vantaggio.
    L'essere umano trasudava malvagità da ogni parte del suo corpo. Questo Ungoliant lo avvertiva, e in un certo modo, ne era come attratta. Incuriosita, intrigata, per meglio dire.
    A passo cadenzato si avvicinò all'umano, lo sguardo suadente di una meretrice. E l'accenno di un sorriso dipinto sulle sottili labbra.

    « Non osare prenderti gioco di Ungoliant, umano. »


    Sussurrò, dolce, accostandosi a lui, aggirandolo, movenze lente e pacate, studiate. E per un attimo, il frammento di un attimo, l'uomo avrebbe visto il volto della Tessitrice per come realmente era. Due file di occhietti rossi come rubini, cheliceri come ganasce, orifizio orale cosparso di denti aguzzi, folta pelle nera sotto il tutto.
    Un comune essere umano, sarebbe crepato d'infarto.
    Ma Ungoliant lo sapeva, lo avvertiva nell'aria nera che lo circondava. C'era quacosa d'altro, qualcosa di più in lui, rispetto alla genia umana.

    « Potrebbe essere il tuo ultimo errore. »


     
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  4. Huo Yin Lei
     
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    Ilare, la donna. Sola e persa nella fiamme si mostrava regale e fiera, come fosse signora di grande potere che aveva mercé di un ladro quale le sembrava il Terzo. Già, perché lui si finse seduttore samaritano, e lei gli rispose con superbia. Un'accattivante superbia, senza dubbio. magari la sua lingua aveva un sapore migliore se lui la masticava, saggiandone la consistenza. O forse il suo cuore vezzoso profumava di boria! perché non vedere dove portava il gioco? Quando quella si mosse verso di lui, ombra della Seconda che aveva una grazia viva e florida, gli sussurrò parole forti, e per l'istante in cui egli ne osservò il volto, vide questo essere muso di ragno nero e rosso negli occhi, e vorace. Allora il Guardiano azzannò l'aria, divertito, come si preparasse ad assaggiare quella carne, ma il morso del seduttore era adesso più simile al cane che aspetti il pasto, che all'amante che attenda il coito.

    -Chi ti dice sia un errore, bella donnina?-
    Disse, sprezzante e sottile
    -Scusa, forse dovrei urlare "al ragno, al ragno!". Beh non lo farò, non provo disgusto.-
    Si leccò le labbra fiere e gli oschi s'accesero di fiamme
    -Anzi, io li amo, i ragni. Perché la tela che tessono è come la mia, ed il veleno che rende molli è il mio. Uccidimi, se vuoi, ma ti sarai persa un bell'incontro con uno spirito Nero come te.-
    Con un dito, dimentico delle buone maniere, si pulì uno dei denti affilati, e distratto replicò
    -Ah, un'altra cosa: non chiamarmi umano, insetto. Non lo sono mai stato.-
    Ora sembrava parlare con se stesso, come una grossa anaconda che, preparandosi al pasto, ricordi i tempi passati; tale era la sua voce, trascinata e calda, un mortale abbraccio
    -D'accordo, forse una volta, in un altro corpo...Ma erano sei mila anni fa, credo.-

    E le sorrise, macabro, sfidandola a chi fosse il più superbo.

     
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  5. Ja¢k
     
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    La Tessitrice si concesse un risolino sardonico. L'uomo che non era uomo aveva una lingua sin troppo lunga e sin troppo tagliante per pretendere di restare in vita dopo quell'incontro. Eppure, Ungoliant era stranamente catturata dall'aura oscura che circondava il figuro, una emanazione di potere che le sussurrava alle orecchie cose maledette, cose che avrebbero dovuto per sempre riposare nel Geisine, cose che mai e poi mai la Tessitrice avrebbe dovuto risvegliare. La regina aracnide non raccolse le provocazioni del metaumano. ma rise assieme a lui, di una breve e fredda risata senza allegria.

    « Eppure di umano conservi l'aspetto, straniero. E la sfrontatezza. »


    Un po' come la sottoscritta.
    Riprese una rispettabile distanza dallo sconosciuto, senza smettere di staccargli gli occhi verde muschio di dosso. Sino a qualche istante prima aveva appetito, questo era vero. Ma in quel momento, ogni sconcia brama di carne e di sangue era scomparsa, e tutto ciò che la Tessitrice aveva bisogno di nutrire, era la sua bruciante curiosità.

    « Chi sei? »

    Chissà se oltre l'aspetto e la sfrontatezza, di umano quell'essere conservasse anche la cavalleria.
    Ungoliant aveva il vago presentimento che la risposta fosse negativa.

     
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  6. Huo Yin Lei
     
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    E così quel gioco sembrava durare davvero, e pure appariva chiaro che nessuno dei due si era stancato dell'altro, benché si guardassero ognuno con la fame e la cupidigia negli occhi. Forse quella donna, quel ragno, poteva valere più di semplice pasto, magari una divertente compagnia, per qualche tempo, con cui scorrere per tutto il Sud e fare devastazione. Il Male di lei già la teneva avvelenata, sicché non poteva né migliorare, né peggiorare, se il Terzo le insinuava pensieri, se non quando avesse conosciuto il suo mondo. Trovò, così, qualcuno che fosse malvagio fin dentro il cuore, se del Bianco avesse solo orrore, se non negativa indifferenza. Un tesoro così doveva essere ben nascosto, altrimenti il Primo sarebbe giunto dal Nord a convertirla. Maledetto.

    -Chi sono, mi chiedi?-
    Domandò di rimando, sul sorriso infido il dubbio se rivelarsi o meno
    -Hai mai sentito parlare del Male, del Male primordiale, del Male puro e di tutte quelle stupidaggini?-
    Scelse la vanagloria della verità
    -Ebbene, io sono il Concetto di quel Male, sono la sua Possibilità di Esistere. Sono il Male prima del Male primordiale. Un'Essenza di solo Potere, di sole Possibilità di Esistenza, dentro un corpo fisico. Un corpo che sia il più adatto, in ogni mondo esistente, ad accogliermi. Questo è il più recente, di pochi mesi fa; sono Eterno, e il corpo che mi ospita diviene immortale, fintanto che ci sono io. Immortale, ma non invulnerabile, maledizione E così, quando muoio dentro un corpo, mi infilo nel migliore in quel momento. Siamo Quattro, noi Essenze: io sono la Terza, e l'unica che sia il Male.-

    Aveva in faccia il ghigno di chi giochi la carta più alta, e sapeva di essere imbattuto da sempre, e che sempre lo sarebbe stato. Che lei ci credesse o meno, questo non gli interessava. Avrebbe pagato per la sua incredulità, ma certamente il Terzo si augurava di poter averla come alleata, o come nemica mortale, adesso, non certo come cibo! Compiaciuto del discorso per niente altisonante, a differenza di quelli di Amarth e di Yoe, il Nero Essere aspettava che quell'Ungoliant dicesse la sua, con una risposta arguta e velenosa, solo per dimostrare la sua inferiorità all'Eterno.

    -E tu, donna-ragno,
    chi sei?-

     
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  7. Ja¢k
     
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    Ungoliant era sempre stata dell'opinione che bene e male fossero concetti astratti, etichette vuote applicate a ideali incrinati. Non esisteva un bene generale o un male obiettivo: l'uno aveva senso solo ed esclusivamente in relazione all'assenza dell'altro. Ecco perché bene e male non potevano esistere, e non poteva esistere una cosiddetta incarnazione del male, come l'Eterno così altezzosamente, così presuntuosamente amava autoaffermarsi.
    Ungoliant credeva solo e soltanto in se stessa. Nel suo potere, nel suo dominio. In ciò che poteva accrescere il suo potere e il suo dominio. Quella era la sua elementare, bruta logica. era una regina, dopotutto.

    « Il mio nome è Ungoliant, Eterno. »
    Proferì, con voce atona.
    « Madre e Regina della nidiata del Garwec. »



    E a quel punto cosa?
    Un pensiero assurdo le balenò alla testa: presentare l'Eterno a Kaede, accoglierlo nella cerchia dei futuri dominatori dell'Est. Perché? Perché la volontà di potenza dell'Eterno trasudava da ogni sua parola, assieme al sentore acre del male che si portava addietro.
    Ma ogni cosa sarebbe avvenuta a suo tempo.
    E quello era il tempo dell'attesa, dello studio, dell'osservazione.
    Chi era costui? Cosa ci faceva nelle sulfuree e desertiche lande del Geisine? Cosa desiderava, da lei?

     
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  8. Huo Yin Lei
     
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    -Ungoliant.-

    Disse, la voce soffocata come fosse sibilo di serpe, scandendo bene le lettere ed i suoni. l'osservò, e vide in lei la corruzione, e quanto fosse marcia e fiera di sé, e fu il momento della brutalità, la nera nequizia che si impossessò di lui, cupidamente soddisfatto d'aver trovato qualche cosa oscura quanto lui stesso.

    -E dimmi, perché sei venuta fino a Geisine? Non hai tutto quello che cerchi, in quel bel presidio? Nessuno che vada ad Est torna indietro lamentoso.-
    Spiegò, schifato delle parole che pronunciava.
    -Vorrei sia distrutta, una terra verde che non posso toccare con le mani, un cimitero per il mio potere. Un luogo dove il mio veleno non attecchisce, perché è benedetto dal Destino, che è Neutro e non accetta Bene o Male. maledetti siano i suoi abitanti, e maledette le Sette Corone e l'Alfiere, al quale devo pure essere grato e non posso nuocere.-
    Suono dopo suono, la sua rabbia, il suo risentimento crescevano, finché non esplose
    -Maledetti, MALEDETTI TUTTI!-

    Urlò, accecato dall'ira; la spada fremeva al suo fianco, e nel gesto di rabbia scagliò i pugni a terra e li aprì, scaricando un'ondata di potere contro la roccia sulla quale poggiava, e fu una saetta dalla sinistra, ed un vomito di fuoco dalla destra, ed il suolo esplose e schizzarono via dei pezzi. Con gli occhi di un diavolo, e di un cane rabbioso, guardava Ungoliant, ma non la vedeva, vedeva la morte degli abitanti dell'Est e dell'Est stesso: lei non l'avrebbe impedita, se davvero aveva il cuore nero.

    -Tu.-
    Le disse, la voce un ruggito, ma non urlava
    -Quanto odi quella terra?-

    Una speranza.

     
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  9. Ja¢k
     
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    Ungoliant ascoltò in silenziosa soddisfazione le parole dell'Eterno, taglienti come il confine tra verità e menzogna, tra bene e male, tra il colore e il sapore del sangue. Odio. Conosceva bene quel sentimento, sin troppo nobile per essere dispensato così generosamente verso le terre dell'Est. L'Est era una landa affascinante, splendida, nella sua rigogliosa natura, nei suoi alti palazzi, nelle sue vivaci gentucole.
    Tutto questo aveva sempre dato il voltastomaco a Ungoliant, madre della nidiata del Garwec. Ma non li odiava, nient'affatto: mai le genti dell'Est le avevano recato alcun danno o offesa. No, covava qualcosa di più subdolo, di più osceno e velenoso. rispetto all'odio.
    Disprezzo.
    Disprezzo allo stato puro.

    « Vagavo senza meta, Eterno. Una Regina delle terre dell'acqua deve conoscere la terra del fuoco, deve osservarla almeno una volta, nella sua vita. »
    Disse, guardandosi attorno. Un mare nero pulsante di fuoco e magma. Una terra in costante agonia.
    Infine, riportò lo sguardo sull'Eterno.
    E i suoi pensieri andarono a Kaede, a ciò che le aveva promesso. E che la Regina Aracnide avrebbe perpetrato con tutte le sue forze. Perché non trascinare anche l'Eterno con loro? Dopotutto, sembrava più che entusiasta all'idea di rovinare, di distruggere qualcosa di così bello come la valle dell'Est. La terra della futura, grande, immane nidiata dell'Oscura Tessitrice.
    « Sembra che io e te condividiamo gli stessi obiettivi, Eterno. E non siamo neanche i soli.. » continuò, con voce melliflua e suadente. « ..che ne diresti di trasformare le tue ambiziose parole in fatti? »

     
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  10. Huo Yin Lei
     
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    Come, come poteva essere che nel bel presidio vi fossero anime tanto turpi da desiderarlo morto? il Destino non impediva che vi fossero Buoni, dunque...

    -Ma senti senti...-
    Disse, i denti digrignati come una belva ridente e il fiato di una vipera
    -Nemmeno l'Est si è sottratto alla Natura, eh?-
    Commentò, rivolto più a se stesso che alla donna
    -Perché i cattivoni che dici stanno ad Est, vero? O, come me, odiano a distanza?-
    Schiuse gli occhi, incantato all'idea di nuocere in quelle terre, benché non potesse effettivamente lasciare il Sud che per poco tempo
    -E comunque, Est o meno, parlami di loro...Che facce hanno, come passano le giornate, che cosa ammazzano per sfogarsi?-

    E sorrise: aveva trovato amici? O carne da tradire?

     
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  11. Ja¢k
     
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    Gli occhi dell'Oscura Tessitrice baluginarono dell'acceso colorito rosso sanguigno del Geisine. Non un sorriso, un vero sorriso, si fece largo sul viso di Ungoliant. Eppure, chiunque avrebbe potuto facilmente leggere in lei grande autocompiacimento. Aveva gettato l'esca, e il pesce aveva abboccato facilmente. Aveva sfruttato quel casuale incontro nel modo che più le avrebbe fatto Komodo, e il tutto recando anche piacere all'animo dell'Eterno. Non era roba da poco, insomma.

    « Seguimi, se ci tieni a scoprirlo con i tuoi occhi. »

    Rispose con voce ferma e decisa, prima di voltare le spalle al suo nuovo amichetto. Si voltò una volta, una sola. Per fulminarlo con la coda dello sguardo.

    « O resta a marcire tra queste due pietre bruciate, Eterno. »


    E si allontanò, a passo deciso, verso le lontani valli dell'Est. Otto zampe non si fiaccano così facilmente.
    Kaede, Michiko e Azazel ne sarebbero stati entusiasti. Su questo, ci avrebbe potuto scommettere.

     
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  12. Huo Yin Lei
     
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    Un viaggio nelle terre dell'Est gli fu proposto dal ragno donna, un invitante camminata in quelle terre dannate, protette per quell'Essere Nero; e tuttavia, sentire sminuire la calda landa di Geisine, da un insetto abitatore di desolazioni, non fu proprio un gesto cortese. Ma, per la smania di trovare esseri simili e dannati come il Terzo, questi non vi badò eccessivamente, rispondendo viperino:

    -Il mio spirito appartiene al Fuoco, e alla morte di questa terra. Pensa ai tuoi fulmini, insetto.-

    Sorrise, portando avanti quel gioco che tanto lo aveva divertito; del resto, se quelle altre bestie fossero state senza sapore, senza scura voglia, avrebbe potuto fare ben altro che sterminarle: oh sì, le avrebbe smascherate.

    -Huo Yin Lei, mi chiamo. Yin, per i compagni di Morte.-

    Giocherellando con la spada ustionante, e tessendo nella mente già trame dannate, s'incamminò con Ungoliant, all'insegna di una proficua distruzione.

     
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11 replies since 24/3/2012, 09:27   128 views
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