[CC] Cattivi Pensieri

Aveva deciso di tornare ad Undarm, lì dov'era naufragato tempo fà. Gli avevano però detto - chissà chi - che c'era un posto ad Undarm dov'era possibile andare, e dove la pace regnava sovrana. Un bosco gli avevano detto. E lui aveva pensato bene di andarci, giusto per spezzare la monotonia del suo eterno peregrinare su Endlos, senza una giusta meta o una fissa dimora; pur essendo Cavaliere Celeste, non aveva mai prediletto Taldor più del dovuto... insomma, ne aveva fin sopra i capelli di Caserme.
Lui si definiva un giramondo, nonché una specie di Casanova senza tetto. Così andava di luogo in luogo suonando la sua musica, prevalentamente per i bambini, oppure componeva in solutidine come avrebbe fatto quel giorno nel bosco...

Flauto alla mano, labbra poggiate sul freddo metallo, e le chiavi che si muovevano sotto la pressione delle sue dita; la sua melodia avrebbe raggiunto tutto il bosco, permeato ogni andro dello stesso. Sicuro com'era che non c'era nessuno, oltre a lui, in quel posto...

CITAZIONE

Non sto qui a postare tutto subito, mano a mano che ne faccio uso elencherò oggetti o passive degne di nota

Flauto delle Vuote Melodie
Assieme alla Lancia di Crisaore e alle Sei Bestie di Scylla, le Vestigia a Scaglie d'Oro della Sirena detengono in dotazione una vera e propria arma, seppure assai elegante e apparentemente poco incline alla lotta.
Si tratta di un flauto traverso fatto dello stesso materiale dell'armatura, formato da tre parti: la testata, il corpo centrale e il trombino o piede. Lo strumento è lungo circa sessantacinque centimetri, con un diametro interno di circa due centimetri. La testata è inserita nel corpo tramite un innesto lungo alcuni centimetri, che viene usato come dispositivo di accordatura, ed è chiusa a un'estremità da un tappo dotato di un foro filettato che ne permette l'aggiustamento, mediante la rotazione di una ghiera (tappo a vite) e la cui funzione è permettere l'accordamento delle ottave, operazione però eseguita raramente. Il corpo contine infine le altre chiavi, con una disposizione che è fra le più popolari, ovvero le chiavi del Sol leggermente spostate verso l'esterno per una posizione più comoda delle dita. L'oggetto, a seguito degli avvenimenti di Gradia, ha però perso ogni suo potere... e serve unicamente da oggetto gdr.
[ Equip - Flauto, oggetto gdr / Gratuito ]

Sotto il cielo del mattino, Kijani Fahari dormiva il placido sonno, e stavano fermi gli alberi a godere del sole e della luce, germogliando dolci frutti; i piccoli animali correvano fra i rami e sull'erba della terra, felici d'essere parte di quel bosco protetto, pervaso da un potere rigoglioso, che aveva salvato le piante dal marciume antico, che ne aveva reso la bella fama una tortura. Così, come spesso faceva, la Signora s'alzò presto, col sorgere della luce e, uscita dalla Magione presso cui abitava, al centro del lago dentro il bosco, per camminare fra i suoi amati alberi, e assieme a loro vivere del piacere del sole.

E questa cosa fece, solita fra le azioni che preferiva: si mise dove gli alberi avevano uno spazio e lì, come uno di questi, si riposò: le braccia divennero rami, il corpo tronco e i capelli chioma. In un attimo, in una metamorfosi serena e delicata, in luogo della bella Signora stava un maestoso albero, un profumato pesco che nell'aria spargeva il suo aroma di frutta. Non seppe dire quanto tempo passò, mentre Ella stava come un albero fra gli alberi, fino all'arrivo di una bella musica, le cui note carezzavano foglie ed erbe, e presso la quale tutti gli animali stavano: si fece più vicina e, meraviglia! un giovane ragazzo stava suonando il flauto, e la melodia proveniva da quello strumento benedetto. Poco alla volta, la beneamata creatura fu sotto l'albero di pesco, la forma arborea della Signora e questa, colta l'occasione, operò i suoi verdi prodigi: stese i rami verso il basso, delicatamente, per abbracciare, sfiorando appena, i corpo del giovane, con le foglie a solleticare, e le pesche pendule per essere prese.

-Dolce cantore, cosa ti porta a Kijani Fahari? Nessuna musica suona fra queste foglie, non abbiamo suonatori nel bosco, e me ne dispiaccio.-

Una voce morbida, materna e densa d'amore, viaggiò fra gli alberi, come un eco che sia dovunque e in nessun luogo, e però, tanto vicino al pesco, quella voce era sovrana, e sembrava che da lì si dipartisse. Il giovane straniero, suonatore di flauto, era stato carezzato dalla Verde Signora.

D'improvviso rami e fogli si cinsero attorno al giovane di bell'aspetto, in un'abbraccio che solo inizialmente lo spaventò, ma subito dopo lo lasciò sorpreso e meravigliato. Quale incanto poteva animare così la natura? Nemmeno la sua musica ne era capace, e dire che anzitempo poteva, con essa, muovere i cuori o fermarli perfino. Zittito da quell'incanto, il giovane Mozart non poté far altro che lasciare il pesco adempire al proprio intento: così cinto da rami, foglie e frutta, il cantore abbozzò un sorriso rammentando delle favole delle ninfe che, rifiutando gli Dèi per amore degli uomini, venivano per la loro vanagloria tramutate per sempre in eterne piante. Era forse quell'arbusto foriero di un così triste destino?

» Spero di non aver disturbato il tuo riposo; ero in cerca di tranquillità, di un luogo dove poter suonare circondato dalla natura. E tu dimmi, chi sei? Come mai nessuno è venuto a decantare la bellezza di questi boschi? «

Poi sorridendo lasciò scivolare il flauto in una tasca, mentre cercava di guardare l'arbusto in un punto che potesse identificare come il viso, o che potesse avere a suo riferimento per qualsiasi chiacchiera volesse intraprendere con lo stesso.

Quando il giovane si voltò, la Signora si ritenne, intimorita da quella bellezza che profumava pericolosa, come un animale raro che sia tanto splendido quanto feroce: una tigre, od uno svelto leopardo. Ma la Guardiana aveva potere di volgere in voluttuosa dominazione anche le più crudeli fiere, poiché la tracotante bellezza di Lei, voltava il Male contro se stesso, e e ne assoggettava l'ira, facendolo servo della Natura. parimente, il Bene ne veniva attratto e spontaneamente s'alleava, ed il destino trovava in chi fosse Bello più lieto compimento. Non vivevano Forze, al mondo, capaci di resistere ad un tale splendore. Sicché, per dimostrare all'avventore quando fosse ricca e meravigliosa quella voce che lo abbracciava, presto decise di tornare ad essere donna:

-A Kijani Fahari gli abitanti dell'Ovest non vengono per canti, né per le dolci poesie: essi non sono bardi; vi giungono per essere aiutati, e per ammirare le bellezze di questo bosco...-

Disse la stupenda voce, e mentre parlava, ecco che la corteccia si assottigliava e si rimpiccioliva, e le foglie cadevano come petali, la chioma s'allungava; il tronco si divideva in due e dove il ragazzo aveva guardato, lì apparve un volto. In una metamorfosi leggiadra e materna, l'albero che abbracciava con grazia il suonatore si era fatto donna: più bella di ogni cosa camminasse sulla terra o volasse nel cielo, o riposasse sotto il mare; più splendida delle corone dei re. Aveva un verde abito come foglia densa, lungo sino ai piedi, decorato del colore bruno delle cortecce; le gambe lisce e morbide, e braccia profumate e belle, e fiere. Generose le forme del suo corpo di donna, abbondanti nel seno come le antiche dee che erano dette fertili, ed il volto una ,meraviglia a guardarsi: lunghi capelli di castagna, sui quai si leggevano riflessi come di croco, e negli occhi due verdi smeraldi, foglie di dura pietra lucente; a Lei erano labbra rosse e belle da baciare,e denti di perla, e l'espressione era fiera e materna, una dea fra le dee di Beltà.

-...Delle quali sono Signora.-

Concluse, dopo un istante che sembrò un eternità agli occhi di guardava il pesco mutarsi in femmina. Alta, ancora abbracciava il bardo; lasciò la candida presa, e con la sinistra si tenne in vita, e l'altra carezzava, col dorso, la morbida guancia di Lei. Se lui era bello e pericoloso, la Signora era pericolosamente bella.

Quale grazia, meraviglioso onore! Uno straniero che fosse educato e galante, un musico poeta nel parlare! Di una cosa la Dama aveva di che lamentarsi: apparteneva ai soldati dell'Est, i nobili guerrieri al servizio di Kalia. Un vero peccato, volentieri avrebbe tenuto fra le sue lussuose spire quel giovane cantore. Ma, come ogni Signora che porti a buon diritto questo titolo, questa doveva presentarsi, e col tempo osservare se la beltà dei gesti di Mozart fosse cortesia o sincera devozione.

-Shui Yoe Tu è il Mio nome.-
Disse, e fu miele incantato dalle sue labbra sorridenti e benevole
-Ufficiale dell'Ovest e Signora di Kijani Fahari, il Bosco Vivente entro i confini del quale tu ora passeggi e suoni.-
Mosse le belle labbra, in un sorriso arguto
-Conosco l'Alfiere Azzurro. Devi essere valoroso, devoto e giusto se ella ti ha preso con sé...-

Con le parole voleva gettare una malìa su di lui, incantarlo coi suoni della Sua voce; come una meraviglia che si guardi e ammiri, e dopo si muoia col cuore traboccante, così la Guardiana desiderava essere veduta e accolta: la più grande Gloria di Endlos, una divina presenza da visitare, alla quale tributare omaggi per la Sua eccellenza. Superbo il Suo cuore, avido di fama e di amore, prodigo di amore e di fama allo stesso tempo. Desiderava dare, per desiderare ricevere; desiderava ricevere, per desiderare di dare.

-Tu chiedi perdono, Mio dolce figlio. Ma qual'è stato il tuo peccato? Non hai forse portato letizia al Mio bosco? Dovrei perdonarti per aver addolcito queste fronde che vivono di silenzio?-

E la voce era un sogno, una melodia che stringeva il cuore e scioglieva l'animo, un potere antico come il Peccato e le Virtù, che simili erano al tono delle parole di Yoe. Al tempo tentatrice e seguace di quel giovane ragazzo così bello e così misterioso; da lui temeva mosse repentine, ma il brivido che sentiva dentro si tramutava in fremito, e il sospetto in voglia.

-Continua a suonare, te ne prego!-
Con la mano si baciò le labbra, e dolcemente, sensuale, soffiò quel bacio al bardo
-Ma questa volta fallo per Me, e non solo per il bosco.-

E in quell'ultima frase vi era un potere misterioso, un laccio che voleva stringere con l'Amore Mozart, un invito troppo dolce e nobile da essere ignorato. E nel cuore la Guardiana sorrideva compiaciuta e cùpida.

Tenne gli occhi chiusi, e quando la musica ebbe inizio, fui come l'irrompere delle cascate da un monte, sonanti cristalline e fresche, mai uguali a loro stesse; e, cieca per la bellezza del suono, la Signora alzò in alto le mani e mosse i primi passi sulla terra del bosco, danzando tutt'insieme alla melodia. Come questa variava, così lei cambiava passi e direzioni, prima vorticando, poi procedendo lenta, e sotto ogni piede era sempre nuova vita, e dove Ella si poggiasse per ballare, crescevano fiori e piante mai viste, perché era la Creazione stessa a muoversi. Come muoveva le mani, gli alberi tendevano loro frutti e verdi foglie, e sbocciavano i fiori che erano sui rami e la primavera si mescolava all'estate, quando tutto è in festa. All'ondeggiare dei lunghi capelli, le cime di quegli alberi stillavano acqua tintinnante, che cadeva come pioggia sulla verde terra, e le cose che erano nate crebbero grandi e veloci, benedette dal potere di Lei che era nell'acqua.

Poi Mozart cessò la bella musica che aveva prodotto quelle cose che vide attorno, e che ora stavano fiere come il più bel risultato di un sogno creativo: benché il potere fosse in Lei, Ella si mosse coi suoni, e sembrava che ogni nota avesse fosse stata un seme per il quale la Guardiana aveva l'unico merito di averne accelerato molto la schiusa e la fioritura. Tutto attorno a loro, era un tripudio di forme e di colori, e di dolci profumi e di Vita, nella danza e nelle creazioni erano impressi ricordi di cose eroiche e nobili, di sogni floridi e meraviglie sepolte.
Quando il giovane chiese alla Signora se la musica fosse stata di Suo gradimento, Questa col le belle mani tenne leggermente il viso di lui, e con le labbra sfiorò le sue, in un bacio perfetto,intriso di ogni piacere per corpo e spirito.

-E' stato di vostro gradimento?-

Rispose compiaciuta, il sorriso leggero e quasi pianificatore, come si stesse divertendo in un gioco nel quale si sentiva campionessa; il bacio disse, ma la parola rispose domandando.

Alla notizia di quello che strisciava dentro il corpo di Mozart, la Signora ebbe un sussulto al cuore, come avesse trovato un profumato fiore intriso di una viva sorpresa, un bell'involucro per un'atroce morte: insieme, salvezza e dannazione. Un ragazzo ideale, per le sue guardie; sfortunatamente, però, aveva giurato fedeltà all'azzurra Kalia, e per onore la Seconda non volle che il giovane spergiurasse per Lei: essere degni è un ottimo vanto, e Shui Yoe Tu non voleva rovinarlo. Sorrise, dunque, e come una serpe che con lo sguardo incanti, così parlò al musico:

-Non temo la morte, Mio amato: essa non dura, per Me, più del battito di un pensiero-
E con la bella mano carezzò la guancia e le labbra di lui
-Il cappio strangola solo quando è tirato, la spada fende solo quando è la compagna di morbida materia.-
Impedendo ogni risposta da parte sua, mise un dito sulla bocca di lui, per zittirlo dolcemente
-E il tuo veleno lo puoi chiamare sangue o linfa, finché resta nel tuo corpo.-
Con gli occhi di foglia guardò quelli di Mozart, ed erano furbi e schietti, e sembrava lo spogliassero, o tessessero intrighi romantici
-Se desideri bagnarmi col tuo succo di tua iniziativa, quella è tutta un'altra storia, non trovi? Ma finché non verrò a contatto con quel liquido, non desidero essere privata di una tale meraviglia quale sei tu.-

Fece qualche passo indietro, sorridendo ambigua, e volle gettarsi, sovrappensiero, al suolo sotto di Lei; quando il Suo copro s'inclinò per gravità, ecco rami crescere dalla terra ed accoglierla, fiorire e splendere, in un seggio ligneo e floreale degno di una grande regina. E così, seduta comodamente, la sinistra su un bracciolo, il gomito destro sull'altro, lasciò che le Proprie curiosità venissero esaudite:

-E' un vero peccato, Me ne accorgo sempre più, che tu sia fedele all'Est. Volentieri avrei tenuto questo fiore nel Mio bosco! Ma quel che è fatto è fatto, e lamentarsi non porta a nulla: mai ti sottrarrei a Kalia la Beneamata. Piuttosto, cosa ti porta nei domini dell'Ovest? Credevo voi guardie non in possesso di una tale libertà! Sei forse in missione, Mio giovane tesoro?-

<d'un tratto la conversazione di diresse per sentieri dolce-amari, intrisi di nostalgia e ricordi del passato. Anche quel bel ragazzo, come la Signora, non proveniva da Endlos; anche lui era tornato al luogo nel quale il Maelstorm lo aveva lasciato. Erano molti mesi, ormai, che la Dama non tornava, con la memoria, al tempo del Suo arrivo: persa nella foresta di Fanedell, stordita dalla caduta, Si era ritrovata depredata di Lylanthir e delle belle frecce, sporca di terra e confusa dovette affrontare un grosso serpente ed una sgualdrinella con una frusta; dovette capire cosa avvelenava il bosco e quando trovò la creatura responsabile l'uccise senza domandare nulla. Forse fu uno sbaglio, ma benedì il cadavere così che nascesse puro e florido come stelo di fiore o robusto albero.
Come poteva, dunque, la Signora evitare di dedicare attenzioni a quel Mozart che era lì per rivivere il passato?
Dolcemente prese la mano di lui, come fosse l'amante gentile che ha cura delle emozioni dell'uomo al cui fianco viva,e furono dolci come il miele e i bei momenti le parole che gli rivolse:

-E dimmi, amor Mio, non hai desiderio di raccontare alla Tua Signora chi o che cosa eri? Non credo che un bel fiore come quello che vedo possa un tempo essere stato un frutto rinsecchito.-

Aveva, quella storia, vene dolci e fiumi tristi, come chi al pianto mescoli la compassione, e non sappia più dire se versi lacrime per dovere o per desiderio. Infatti, poteva essere schiavo chi ascoltò parole e pose fede in promesse? E' schiavo chi accoglie i ceppi per sua volontà?
Mentre le belle parole di Mozart andavano dalla bocca sua alle orecchie di Lei, la Signora aveva il volto svilito, triste per qualcosa che sì, era il frutto del racconto, e tuttavia non stava solo. Cosa, allora, turbava la Seconda?

-Molto spesso occorrono anni per comprendere semplici azioni, o parole.-
Cominciò a dire Yoe, con la voce Sua eccellente
-Chissà che tipo di nemico tuo padre dovette affrontare: forse una morte rapida è stata giusta decisione, piuttosto che lasciare il villaggio intero alla sua mercé. A volte morire è un dono, quando la vita non è che tortura.-
Con dolcezza, carezzò la mano del giovane, quasi fosse un prezioso tesoro
-Parli con eleganza, e racconti sentimenti nobili...-
Sorrise benevola, ma poi piegò le labbra in un sorriso affilato e scaltro, di chi non tema la verità
-Ma scegliere Kalia la Benamata non ti ha dato libertà, solo un guinzaglio più lungo. Sei al suo servizio, adesso. Non sei ancora padrone di tutte le tue scelte.-

Sapeva che questo avrebbe potuto provocare una reazione spiacevole in lui, ma era giusto rendergli la sincerità, lui che con la Signora non si era fatto scrupoli. Forse poteva ribattere, ma la Dama del Bosco fu lesta e parlò subito, col bel sorriso materno, ora che s'era liberata del peso della sincerità:

-Dirai: ho scelto io di fare parte dei suoi cavalieri! Bene, sii felice di ciò. Ma ora hai preso un nuovo laccio. Si, dirai: posso andarmene quando voglio! Ma se sei un cavaliere, come hai detto, l'onore è tutto, così come la fedeltà; e poiché Kalia non è tiranna ma una giusta regnante, è giusto tu le sia fedele.
Mozart, Figlio, non biasimo la tua scelta, nient'affatto! Ma non puoi dirti libero, almeno secondo il Mio parere, secondo il Mio modo di vedere le cose. Hai solo abbracciato una padrona con il più lungo guinzaglio mai forgiato.-