Il Rituale del Caos

Le Terze Ossa

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  1. Ciò che Deve Essere
     
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    Nella terra del fuoco, scorrere il giorno è sofferenza bruciante, perché il bieco sole riscalda i pozzi già roventi, anima le fiamme impure e selvagge; e quando arriva la notte, le ombre sono fitte e creature mortali strisciano nella bruciante desolazione, fra vapori e bagliori di lava. Ma quando il dole muore e le stelle sono pigre, quando l'aria si raffredda malsana, il cielo violetto e ominoso, quello è detto Crepuscolo, e la Prima Tenebra si spande sul mondo, accogliendo la Notte. Lì è l'Oscurità più Nera, al Cambio. In quell'attimo fuggente, la Porta si apre, e la dimora del Terzo si schiude nel paesaggio che sia come lui.

    Arrivato poco prima del tramonto, Adam osserva la landa soffocante di Geisine, ne percorre le rocce e schiva gli schizzi bollenti della rossa eruzione, per arrivare dove Eru Elen Amarth gli aveva indicato: nell'unica grotta di quel dominio che fosse bagnata dal sangue e dalla Morte, una Morte cosciente e sempre sveglia, sempre affamata. Il sole, intanto, sta scomparendo dietro il fumoso orizzonte, e tutto il cielo brucia come una rossa fiamma, ed il freddo del giorno morente comincia a strisciare sulla terra di Endlos. E poi d'un colpo, col sole che svanisce, trascinato nell'Abisso, il cielo si tinge di viola orrifico, ed un lampo di nero abbaglia velando: è il crepuscolo Eterno. D'un tratto l'aria raffreddata si infiamma, e nel calore soffocante e perverso, l'ingresso della caverna si copre d'una densa coltre nera, un fumo che non lasci vedere nulla, se non l'Oscurità: in esso danzano bagliori di fiamme e raptus di saette dorata, i quali schiocchi sono come serpi. Voci escono dal Nero, sussurri e lamenti, parole ignominiose e brutali, velate dalla perfidia. Fra le tante:

    -Il topo è in trappola, il topo è in trappola!-
    -Ha chiesto, ma cosa trova? Cosa vuole stringere?-
    -Vuole la Tenebra dentro di sé! E' venuto per questo!-

    E, in coro:

    -Il Nero lo vuole, Il Terzo lo aspetta, l'Eterno lo divorerà!-

    E le voci continuano a parlare; però le voci sono maligne,e quando parlano consumano il tempo, ed il crepuscolo, si sa, non è che un attimo.
    E' stato svelato un ingresso.
    Ci si rimetta alla Scelta di Adam: fidarsi di Eru Elen Amarth è cosa Giusta?

     
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  2. Ja¢k
     
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    « Dunquedunquedunque, anche Endlos ha uno sfintere anale. E bello incandescente, sembra. »


    Sbottò il Camaleonte, sfogandosi contro se stesso. Non che si fosse pentito dell'ardua missione appena intrapresa, niente affatto. Eru Elen Amarth gli aveva aperto gli occhi, gli aveva mostrato cose che mai lui, con i suoi limitati poteri, sarebbe riuscito a scoprire. Il Celebliant era un saggio, un sant'uomo, e non poteva avergli mentito. Se l'aveva spedito lì, in quell'incandescente orifizio anale ch'era il Geisine, un motivo doveva esserci. E porca miseria, se c'era: il suo corpo originale, quello vero, privo di deformità, scevro da mostruosità, candido e puro come un regalo divino. Così se lo immaginava, sisi.

    Scartò una depressione rocciosa dalla quale era partita una zaffata di gas grigiastri. L'aria era umida, ammorbata dal lezzo di ossidiana e lichene provenienti dal sottosuolo.

    « Con tanto di puzzette al retrogusto di zolfo. A dir poco affascinante. »

    Disse, agitando freneticamente la mancina a palmo teso di fronte al naso. Diretto verso la nera caverna che torreggiava sulla deformità pietrosa non troppo lontana da lui.
    Aveva viaggiato per giorni e giorni. In volo, sotto spoglie di nibbio. E in spoglie umane, tanto per godersi il viaggio. Non aveva mica fretta.
    Alla fine, era arrivato di fronte alla grotta indicata dal Celebliant.
    Non era in ritardo.Non era in anticipo.
    E che diamine, finalmente una botta di fortuna!

    Il cielo era livido, ammantato dalla coltre impenetrabile espulsa fuori dai vulcani del paesaggio. La terra era grigia, una landa desertica senza inizio e senza fine. Al centro di tutto questo, la piccola sagoma del Camaleonte -che per l'occasione era tornato ad assumere l'aspetto da occhialuto ragazzo che il Celebliant ben conosceva, così da farsi riconoscere casomai lo avesse dovuto rincontrare- avanzava, sfidando il vento umido, il vento caldo, il vento senza requie.
    E lì, a pochi passi da lui, ecco finalmente la caverna.
    Una foschia brumosa al suo ingresso. Una terra che da grigia pareva assumere tonalità scarlatte, rosse di sangue. Come indicato dal Celebliant, naturalmente. E quando tre diverse voci ringhiarono, squarciando il silenzio, il Camaleonte non riuscì a reprimere un forte brivido lungo la schiena.

    Parlavano di lui. era lui il topo in trappola. Era lui, a volere la tenebra dentro di sé -benché questa sentenza non fu pienamente assimilata- ed era lui che doveva avanzare, per essere accolto, o divorato.
    Dove diavolo l'aveva mandato Eru Elen Amarth?
    No, no ,no! Doveva farsi forza e avanzare, perché un membro dei milites, un cavaliere di Drusilia non avrebbe mai temuto la voce di tre patetici spettri. Doveva fidarsi di Amarth. E, soprattutto, di sé stesso.
    Varcò la soglia buia della caverna, certo che i suoi occhi si sarebbero presto abituati alla tenebra che lo circondava. Aveva vissuto tanto, troppo tempo nel profondo della fossa, e Kora gli aveva donato il potere di vedere.

    « Temo che possiate trovarmi alquanto indigesto, sisi. »
    esordì, mentre continuava a marciare, mano che procedeva a tentoni lungo la parete scabra.
    « Avanti, comportiamoci da persone civili, signori. »


    tumblr_lpzecwrFuU1qd59wbo1_500

    ~ Basso 5% ~ Medio 10% ~ Alto 20% ~ Immenso 40% ~

    Energia residua: 100%
    Status Fisico: Illeso
    Status Psicologico: Ottimale

    Passive in uso

    NoOne_Dominio del mutaforma.
    Scopulae_Possibilità di adesione e spostamento su pareti lisce o soffitti & Salti potenziati
    Sensualism_Visione notturna & potenziamento olfattivo.

    Note: ovviamente, il pg fa il suo teatrale ingresso nella grotta, cercando di nascondere il timore che avverte con la solita facciata ironica. Ha una passiva di visione al buio -quindi non dovrebbe aver problemi a vedere- e una di potenziamento olfattivo -quindi capterebbe eventuali presenze nei dintorni- , a te =D

     
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  3. Ciò che Deve Essere
     
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    Sghignazzano, le bieche voci, sussurrano dileggi e ridono di lui, di quello che ha varcato le Soglie, che si è tuffato nel Nero.
    Ebbene, quello vedeva, certamente, ma la pietra del passaggio non era la sdentata roccia di Geisine, bensì liscia e lucida come occhi di vipera, simile alla tormalina; e non vi era l'odore dei gas e della lava, come al Sud di Endlos: sangue e morte, e il profumo del Male. Qui ogni cosa era invasa dall'Essenza Oscura, l'aria che si respirava, la roccia che si toccava, ogni cosa che potesse viste e udita era nata dal seme del Male e si era fatta concreta:ogni cosa era un Abisso senza perdono.
    Ma la Tenebra è divoratrice, e benché Adam camminasse per una caverna sempre uguale, senza curve, scendendo sempre più nel fondo del Mondo, il tempo sembrava non essere passato, o essere trascorso eterno: si facevano mille passi, e nessuno per davvero, poi nessuno, e se ne erano fatti mille; non poteva essere detto dove ci si trovasse, perché nulla mutava. Lentamente, come destato da un incanto, il corpo di Adam ormai assuefatto al silenzio Nero comincia ad avvertire calore, sempre più stringente, sempre più stordente: ma ancora si cammina nell'Abisso.

    E poi di nuovo, dopo passi eterni, Scuro e Caldo trovano il terzo compagno, l'Elettrico: scariche percorrono l'aria come saette, si avvolgono al Camaleonte come serpenti stritolatori, ed ogni passo è una sofferenza. Stanco, distrutto dal calore e dalle ustioni, il ragazzo sta per mettere il piede in fallo, perché d'un tratto l'Oscurità, il Fuoco ed il Fulmine sono dissolti: il tunnel è terminato. Si apre, dinnanzi, una voragine circolare, un cono scavato nella nera roccia. A destra e a sinistra, lunghissime scale di Ossidiana percorrono la spaccatura fino al suo centro, molto più in basso, girando per tutta la parete, a volte sovrapponendosi, a volte andando l'una sotto l'altra.

    Fuori dal tunnel, in fondo vi è una distesa di lava, al centro della quale, nel punto più basso della voragine, sta un isolotto: vapori e fumi oscurano la vista di ciò che vi è posizionato sopra, ma un occhio attento subito nota quanto sia profondo l'Abisso: mille metri, all'incirca, separano il Camaleonte dal centro del fosso, né le due gradinate dicono dove sia la fine, se dentro la lava o, salve, sull'isola.
    Un altra volta, le voci tornano:

    -E' arrivato, vedrà lo spettacolo!-
    -Il banchetto per lui! Quanto mangerà?-
    -Se siamo Sotto, cosa farà Sopra?-
    E, in coro
    -Alla corte del Terzo tutto ha un prezzo!-

    Ma questa volta al suono si accompagnano colori e visioni: la prima voce è Nera densa Tenebra, la seconda è una Rossa Fiamma, la terza è Aurea Elettricità. Quale strada sceglierà il Camaleonte? Destra, Sinistra, si getterà? Tornerà indietro?

     
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  4. Ja¢k
     
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    Era da molto molto tempo che marciava in quel budello scavato nel sottosuolo, tra festoni di ragnatele nelle tenebre che lo circondavano. Un'oscurità che il Camaleonte aveva varcato con la medesima sicurezza che avrebbe riservato per il più placido dei borghi di Endlos: non avrebbe mai mai e poi mai dato a quelle tre voci indisponenti la soddisfazione di tenerlo in pugno, o peggio, di fargli paura. Perché sotto la fronte aggrottata per la tensione e il sorrisino ebete irrisorio con cui avanzava fiero nel corridoio soffocante, era quella l'unica cosa che provava: paura.

    Paura di cose restate dimenticate e nascoste in un antro remoto della sua mente per troppo tempo.
    Paura di ciò che avrebbe potuto scoprire, nella conoscenza oltre la sua conoscenza.
    Paura di inciampare in un pozzo di lava, e squagliarsi in un batter d'occhio.
    Fu facile ammettere a se stesso che l'unica cosa che in quel momento poteva continuare a fare era restare turbato e avanzare, avanzare, avanzare.
    Sino al dolore.
    Il suo corpo si contrasse spasmodicamente, investito da una serie di folgori apparse dal nulla. Una scarica elettrica che lo costrinse in ginocchio. Ma si rialzò deciso più che mai a perpetrare ciò che doveva perpetrare.
    Sino al dolore.
    Oltre il dolore.

    Fino ad affacciarsi in un immenso antro cavernoso, tanto che il Camaleonte temette seriamente di essere finito al centro della terra. L'aria, densa e calda, satura dei vapori emanati dall'oceano in fiamme che ribolliva ad una incalcolabile distanza sotto di lui.
    E di nuovo, le voci lo derisero.
    La prima, che nella sua mente si mostrò come un'improvvisa foschia di tenebra insondabile. La seconda, come una vampata di fuoco scarlatto. La terza, come il rompo di una selva di tuoni, una scarica elettrica.
    Erano quelli, gli spettri che avrebbe dovuto combattere? Elementi del suo passato? Cosa c'entravano con un povero diavolo come lui?

    Domande alle quali il Camaleonte non avrebbe potuto trovare risposta, se non continuando a restare turbato e ad avanzare. Si fregò le mani una contro l'altra, come uno qualsiasi dei manovali pronti a rimettersi al lavoro.

    « Il mio nome è Adam, signori, chiedo scusa per il disturbo. »

    E come un ragno per mezzo delle sue scopule, così il Camaleonte si inerpicò verso il basso, scendendo la ripida parete che si affacciava sulla voragine. Per mezzo delle sue mani, dei suoi polpastrelli perfettamente aderenti alla superficie scabrosa. E e per mezzo delle sue gambe e dei suoi piedi, che davano ritmiche spinte verso il basso, sino a raggiungere quell'isolotto che giaceva al centro, nel fondo della voragine, occultato dalla coltre livida dei vapori.
    C'erano delle gradinate, ai suoi lati. Dei reticoli di scale forse un tantino più sicuri di quella scalata verso il basso. Ma il Camaleonte immaginò che fosse proprietà dei tre signori elementali che tanto ostinatamente lo volevano prendere in giro, quindi preferì fare di testa sua e fidarsi solo dei suoi poteri. una volta arrivato di fronte all'isolotto, avrebbe spiccato un agile balzo per poi atterrarvi al centro. E questo era tutto.

    « Anche se mi ha invitato Eru Elen Amarth. Tutta colpa sua signori, non mia, intesi? Si?. »


    Per scalare verso il basso la parete della caverna uso la passiva "Scopulae", valida anche per spiccare un salto potenziato verso il centro dell'isolotto, una volta giunto abbastanza vicino.


    Edited by Ja¢k - 31/3/2012, 14:45
     
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  5. Ciò che Deve Essere
     
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    Lucertola maledetta, Adam aveva scalato la parete, sempre più vicino alla lava scendendo, e con un salto aveva raggiunto l'isolotto nel centro, impregnato di neri vapori. Ad accoglierlo, cattive e civettuole, le tre voci oramai familiari sghignazzarono truci, come fossero arpie pronte a ghermire. E mentre ridevano di lui, il Rosso, il Nero ed il Giallo presero sembiante vivo, e finalmente, ai suoni e ai colori s'accompagnarono dei volti.

    -Sssssssentitelo! Dice che è colpa ssssssua!-

    La voce che sempre per terza parlava, adesso venne come prima da sola, e dall'Aurea scarica di Elettricità che emanava venne fuori un grosso serpente: una nera anaconda, opaca come fosse carbone e fumo, guardava il giovane con occhi rossi di sangue, e lungo tutto il corpo portava segni d'oro, decori tipici dei serpenti strangolatori; strisciava perfida, e parlava con un suono sgradevole e viperino

    -Non si dice così del Destino! E dire che lo ha fatto venire fino a qui!-

    Restò seconda, la seconda voce, e dalle Fiamme Rosse prese il volo una Nera fenice, e come il serpente prima di lei aveva occhi di rubino, ed il becco brillava di un macabro oro; parlava stridula, acuta e derisoria.

    -Il Terzo non sarà contento! Solo il Caos maledice la Sorte!-

    L'ultima voce, che era solita essere prima, dalla Nera tenebra emerse quale un fiero leone, cattivissimo a vedersi; come le due bestie prima di lui, aveva Nero pelo e occhi rossi, e tutti i denti, affilati e terribili, erano d'oro; aveva una voce cavernosa e ruvida, imperiosa.

    -Ma lui è venuto, oh sssssì!-
    -Vedrà l'Abisso, lo vedrà?-
    -Che cosa perderà?-

    Sorrisero le tre fiere, ghignando di nuovo, e poi così com'erano venute, nei colori e negli elementi sfumarono e i loro suoni si persero, e non vi furono grida o sberleffi, solo il rumore della lava ribollente e dei vapori; ora più che mai, il Male era onnipresente, e strisciava dappertutto.
    Come Adam provò a fare qualche cosa, ecco le cortine di tenebra dell'isola svolgersi e dilatarsi, svelando dietro di loro un piccolo tempietto, finemente decorato di scritte e segni, ma era di nera pietra, e le scritte rosse e oro: grande era il portone, occupava quasi tutta la facciata: di quella costruzione sembrava essere al parte principale, e la più decorata, fatta di duro osso, come sottratto da qualche orrenda bestia, la Porta era avvolta da un'ombra nera e da scariche di fulmini d'oro, e rossi come sangue stavano i decori: non erano materiali umani, né magici; piuttosto, sembrava che tutto il Male che potesse essere concepito avesse preso quella forma, ed il dolo vederla era già di per sé una tentazione a corrompersi, ed il cuore di Adam se ne sarebbe accorto presto: ecco già i primi dubbi insinuarsi in lui, orridi serpenti. Entrare? Abbandonare? Cos'era più importante: avere un corpo invischiandosi in quel regno di Male puro, o tornare indietro e portare sana la pelle a casa?

     
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  6. Ja¢k
     
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    Era appena atterrato sul piccolo spiazzo di terra al centro dell'abisso quando, finalmente, le tre sprezzanti voci che lo avevano molestato per l'intero tragitto assunsero una forma agli occhi del Camaleonte. Un aspetto molto in linea con l'atmosfera lugubre che ammantava l'intera caverna. Un serpente nero, una grande fenice in fiamme nere e un leone nero, guai a usare un po' di fantasia nella scelta dei colori.
    Il Camaleonte inclinò leggermente il cranio, studiando le tre ferali figure che tanto ostinatamente intendevano rendergli difficoltoso il tragitto.
    Gli animali fiutavano la paura.
    Quindi la miglior cosa da fare -l'unica, se intendeva portare a casa la pelle- era stare al loro gioco, e nascondere la paura dietro la stessa maschera irrisoria usata dai tre mostri.

    « Un verme, un uccellino e un micetto. »

    Ghignò, sardonico, senza staccare il suo sguardo dai loro. Quegli occhi simili a rubini liquefatti gli mettevano i brividi. Ma il Camaleonte si strinse nelle spalle, come se tutta quella faccenda fosse solo un gioco tedioso.

    « Il dispiacere è tutto mio. »

    E senza perder altro tempo, si inoltrò nel tetro tempietto non molto distante dalla sua postazione. Una costruzione istoriata in rosso e in oro, il portone avvolto dal nero delle tenebre e dall'oro delle roboanti scariche elettriche.
    Ma se Eru Elen Amarth lo aveva mandato in quel postaccio..

    « ..ci dovrà pur essere un motivo, sisi. »




    Edited by Ja¢k - 1/4/2012, 19:34
     
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  7. Ciò che Deve Essere
     
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    Col silenzio terribile col quale si aprì, la Porta si chiuse alle spalle del giovane quando questi le varcò: all'interno dello scuro tempio non vi erano luci, ma delle fiaccole spargevano un po' meno ombra, tutto intorno ad un altra piccola voragine. Nient'altro era dentro quella costruzione, nulla, almeno, che potesse essere veduto da occhi mortali; e nel fosso altre scale, tortuose scendevano sempre più in basso, e non vi erano appigli sulla parte tali da poterla scalare. Lungo era il budello con le scale, ma stretto, sicché una sola persona poteva scendere, l'apertura essendo stretta e i gradini tutto intorno al tubo di pietra.

    Più si scendeva la scalinata, più fiaccole s'accendevano brillando rosse di sangue, e quella luce che emanavano ben si poteva comprendere essere maledetta e infida, e benché schiarisse il percorso, non ne toglieva l'oscurità, come se la loro forza non si dipartisse dalla fiamma: al contrario, ne restava prigioniera così che si aveva maggiore visibilità solamente sotto il fuoco, né prima né dopo. Ma ad ogni passo si accendevano fiaccole, ed in breve ogni luce segnò il percorso in discesa, finché la lunga scalinata terminò.

    Nel più totale silenzio, si udivano sibili e ruggiti strozzati, e lo sbattere d'ali di un volatile: che quelle bestie fossero nascoste, invisibili guardiane di quel luogo disperato? Ma la via continuava ancora un poco, ed un arco di pietra separava l'ingresso delle scale con una stanza molto più ampia, sorretta da colonne intagliate nella tormalina, o era carbone? e tutto intorno stavano altre fiaccole, ma questa volta l'ambiente era Nero solamente per il colore della pietra dalla quale era scavato, e le fiamme erano vere, e vera la luce. Stendardi dipinti, di scene macabre e di simboli, come una congrega che avesse appeso ad un tempo il proprio stemma e le migliori gesta di una vita. Pur se di vari colori, ogni tela che rappresentasse un simbolo non era che una copia di tutte le tinte finora vedute nel percorso da Geisine a quel luogo infame: Rosso, Nero, e Giallo Oro.

    In fondo alla stanza, un trono era stato deposto: imponente, regale e perfido Ossa nere ne erano l'impalcatura, e teschi le decorazioni; e poi segni e linee rosse e oro, e tutto attorno avvampavano ora fiammate, ora forti scariche.
    Poi l'aria s'empì di una voce strisciante e forte, calda dell'abbraccio della Rovina

    -Ecco chi ho il piacere di NON vedere!-

    Sghignazzò, più sottile delle tre voci, ma intrisa di un Male peggiore. Rapido un fumo nero e denso corse accanto ad Adam, un vento malefico, e si schiantò contro il seggio: quando esplose nell'impatto sulla pietra ossea, a poco a poco rivelò un nuovo essere, ben diverso dalle bestie già note, ma assai simile a loro.
    Un uomo doveva essere, od un ragazzo maturo. Indossava un'armatura nera e scintillante, ornata di decori rossi e oro, come fiamme e saette nell'Abisso. Non aveva elmo, ed i lunghi capelli d'ebano scendevano ispidi e duri, e la paella bruna sfoggiava due occhi rossi come sangue, e denti aguzzi e affamati. L'espressione era signorile, e assieme derisoria: un re che stia per uccidere uno sciocco servo dopo avere tratto piacere dal dileggio.

    -Hai fatto presto, sacco di carne.-
    Sorrise beffardo, una serpente maligno che goda della sofferenza altrui
    -Un lungo viaggio fino al Castello Oltre la Scrittura. Cosa vuoi da Huo Yin Lei, il Terzo Guardiano?-



    Dal mio prossimo post, inizierà un rapido e breve dialogo con Yin. Il mio prossimo post sarà perciò scarno e assai corto, e così dovranno essere i tuoi (ad eccezione di questo che farai ora), perché l'importante è scambiare parole. Quando si arriverà al punto stabilito, la narrazione riprenderà come al solito.

     
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  8. Ja¢k
     
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    Il budello scavato nelle viscere del sottosuolo si dilungava in una ripida e stretta scalinata, appena messa in luce dall'alone sanguigno delle torce attraccate alle pareti. Torce che si rinfocolavano all'approssimarsi della sagoma del prode Camaleonte, più che mai deciso a portare a termine quanto iniziato. Nulla gli vietò di imprecare tra i denti contro il Celebliant; il saggio stava ben al sicuro nel suo seggio fresco del Palanthas, mentre il povero Adam grondava di sudore e boccheggiava per respirare.
    Ma anche quel corridoio aveva una fine.

    Scese in un'ampia, elegante sala, tanto che fu difficile non credere di ritrovarsi all'interno di una qualche reggia dell'Est. Chissà chi era l'architetto di quella maestosa costruzione. Nello spazioso salone l'aria sembrava un po' meno torrida, e Adam ringraziò il cielo. Attorno a lui, colonnati cilindrici e stendardi di stoffa, tutti disposti attorno al seggio che torreggiava su ogni cosa. Un trono nero, ad una prima occhiata. Un trono di ossa nere, istoriate di fregi e simboli color oro e sangue, per una osservazione più accorata. Teschi accatastati l'uno sopra l'altro, l'uno dentro l'altro, sui quali, a giudicare dal livido colorito, era stata versata una colata di pece.
    Ma per il Camaleonte, si trattava solo di una sedia alquanto scomoda, sisi.

    Fu dopo poco tempo che la roboante voce di Huo Yin Lei, il Terzo Guardiano, riecheggiò nella sala oscura, preannunciando la comparsa del signore di quella cripta agli occhi stralunati del Camaleonte. Yin era poco più di un ragazzo, poco meno di un uomo, ma appariva come un demone in tutti e due i sensi: capelli come una cascata d'ombre, occhi come bulbi sanguigni, denti come zanne. Dentro la sua armatura scarlatta, aurea e nera, sembrava la reincarnazione di un qualche spirito maledetto morto in battaglia.
    Impressionante.

    Ma il Camaleonte non era volato dal Palanthas al Geisine, non aveva camminato per un giorno intero per caverne, antri, isole, templi, scale e saloni, non era giunto fin lì, insomma, per farsi insultare dal primo demone maligno della piazza. La colpa, ripeteva a se stesso, è tutta di Eru, e la prossima volta che lo vedrò gliene canterò delle belle.
    Frattanto, doveva cercare di portare a casa la pellaccia senza farsi scannare da demoni, serpenti, fenici o leoni, ecco tutto.

    « Anche se da poco, il mio nome è Adam, non sacco di carne. »

    si sentì in dovere di precisare scuotendo l'indice come per impartire una elementare lezione ad un ragazzo molto maleducato.

    « Adam. »

    Ribadì, secco, senza staccare gli occhi di dosso a Yin.

    « Ed è stato Elen Eru Amarth a ridarmi il mio vero nome. Così come ha promesso che avrei potuto riavere il mio vero corpo.. »

    Confessò, guardandosi attorno con aria spaesata, e portandosi l'indice alla bocca con fare infantile.

    « ..venendo qui, ecco. »


     
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  9. Ciò che Deve Essere
     
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    -Non ti bastano quelli che hai?-

    Chiese, e nella severità beffarda della domanda strisciava la tentazione e il desiderio del fallimento

    -Perché vuoi vantarti davanti agli altri di avere un corpo in più? Hai un dono che molti ti invidiano, e ti invidierebbero. Desideri così tanto acuire il distacco fra te ed il resto del mondo? Che cosa ti renderebbe nobile, se togliessi il pegno al dono?-

    Lo guardò ad occhi socchiusi, soppesando le parole ed il Male in lui; le parole soffiavano come serpenti velenosi ed ipnotici, una caldo adescare.

     
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  10. Ja¢k
     
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    Il Camaleonte soppesò le astute domande lanciate da Yin, senza vacillare. Né nel corpo, né nello sguardo. Sapeva cosa voleva, cosa doveva avere. E lo avrebbe ottenuto a qualsiasi costo.

    « No, non mi bastano. Non voglio un altro corpo, Yin, voglio il mio corpo. Quello di Adam, non quello di un camaleonte. Quello che avrei avuto.. »

    ..se non fossi nato come un mostro.
    Ma questo, Adam, non riuscì a dirlo.
    Le parole gli morirono in bocca, troppo cattive e troppo vere per essere proferite ad uno sconosciuto.

     
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  11. Ciò che Deve Essere
     
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    Sorrise, sfidando il giovane ad una gara di menzogne

    -Ti è stato donato il cambiamento per supplire alla mancanza! Se ora vuoi che sia colmata, è necessario toglierti il dono, non sei d'accordo?-

    Lo guardò, gli occhi maledetti e l'espressione interrogativa, simulavano una sincera preoccupazione da parte del Guardiano, come se in qualche modo elargisse consigli che fossero Giusti.

    -Non è corretto averli assieme: saresti un privilegiato, non trovi?-

     
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  12. Ja¢k
     
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    Il Camaleonte inclinò il capo a destra, pensoso.

    « Già. »

    Squittì, come un topo impaurito. La prospettiva non lo allettava affatto: era riuscito a sopravvivere sino a quel momento solo grazie ai poteri donati da Kora Lewis. Yin non poteva privarlo di quel regalo, nono. Mica glie l'aveva fatto lui.

    « Sono un privilegiato.
    Ma non sarai tu a togliermi il regalo che mi ha fatto Kora, nono. Non puoi..non vuoi farlo..vero, si?
    »


     
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  13. Ciò che Deve Essere
     
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    All'udire quel nome, il volto di Yin si accartocciò, spezzato dal dubbio e dalla presunzione: non avrebbe mosso guerra alla Maestra, benché egli fosse il male senza rispetto. Ma il vincolo che lo teneva a lei non si sarebbe sciolto.

    -E dimmi, Kora è forse bionda e ha verdi occhi, e sta in un mondo che è sogno? In tal caso la conosco, e anche gli Altri la conoscono.-

    Sorrise, chiudendo i pensieri dietro la maschera dalla superbia.

    -Come puoi dire queste cose di me, tu che non sai quali siano i miei poteri? Se ti ha mandato Eru Elen Amarth, non credi forse che io qualcosa valga?-

     
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  14. Ja¢k
     
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    L'espressione disgustata di yin non sfuggì al Camaleonte. Conosceva Kora, dunque. Conosceva Kora e, in un certo senso, la temeva, questo glie lo lesse nello sguardo. o la temeva o la odiava a morte, ma Adam preferì credere alla prima prospettiva. Altrimenti, probabilmente, non sarebbe uscito vivo da quella caverna.

    « Suppongo di si. Hai una reggia sottoterra, tre mostri terribili come animaletti da compagnia, e un trono fatto di teschi. »

    Il suo sguardo si assottigliò.

    « Ma hai anche il potere per aiutarmi, o Eru mi ha detto una bugia? »


     
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  15. Ciò che Deve Essere
     
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    Rise, convulso dal piacere di essere temuto e rispettato, e rise dell'ingenuità del ragazzo. Una voce bruciante e maligna, cavata dall'inferno.

    -E così Amarth non ti ha detto nulla, eh? Bene, me lo aspettavo da lui. Vuole che ognuno trovi la strada da solo. Ma io non sono come quello: vuoi la verità? Eccola. Siamo in Quattro, ed ognuno dovrà fare qualcosa per te, se rivuoi il corpo indietro. Questo è solo il tuo primo Viaggio.-

    Un attimo di silenzio, nel quale avrebbe gustato lo sguardo del ragazzo, e le sue parole, orgogliose o timide che fossero.

    -Ma torniamo a noi: cosa ti fa credere che tu meriti di essere privilegiato? Amarth ti ha detto forse che è Destino tu lo sia? Io posso aiutarti, certo. La domanda è: lo farò?-

     
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