[CSV] Lo Scrigno di Giada

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    Biblioteca di Palanthas, tre di notte.
    Un velivolo tecnologico si era fermato vicino alle porte della biblioteca, e da lì erano usciti sei individui di cui il primo, un uomo dalla lunga tunica opalescente, si diresse rapidamente agli interni dell'edificio per poi uscire poco dopo accompagnato da un gigante dai capelli blu elettrici ed un corno sul capo. Gli altri quattro, invece, sembravano particolarmente occupati a tener fermo un quinto decisamente agitato, anzi, assatanato, e fu proprio per quel piccolo ma non trascurabile dettaglio che in tutto il tempo che intercorse fra l'apertura delle porte e l'arrivo del gigante, nonostante fossero in quattro contro uno, non riuscirono a muoversi più di tanto...
    ...certo che era proprio un diavolo, quel tipo!
    Anzi, un demone, per essere esatti.
    Per fortuna che lo era pure il gigante; non a caso Brifos lo prese di peso e riuscì a trascinarselo dentro con una tranquillità praticamente serafica, seguito poco lontano da Arthur che, nonostante non facesse nulla, lo tenne d'occhio nel caso avesse afferrato oggetti nella foga, lanciandoli contro cose a caso e creando scompiglio. Una volta dentro, Amarth si sarebbe dedicato ai mercenari ed ai pagamenti che spettavano loro per la conclusione di quella missione ai limiti dell'assurdo -non ricordava di averne mai passate tante tutte insieme- mentre il vampiro avrebbe condotto il collega di Regalia ed il principino iperattivo al proprio ufficio, per poi farlo sedere alla scrivania e legarlo con le corde più resistenti ed i nodi meno districabili che conosceva. Per il resto ci avrebbe pensato Palanthas stessa.

    -Allora, signorino.

    Si introdusse, chiarendosi la voce ed ignorando tutto ciò che l'interrogato gli stava inveendo contro, più o meno come aveva sempre fatto dal loro ritorno a casa.

    -Innanzitutto mi piacerebbe sapere cosa ci fa lei su Endlos, quando la vostra patria è il Makai e siete perfettamente in grado di spostarvi.

    Lo scrutò, affilando lo sguardo gelido da uomo di scienza.

    -Immagino che vostro padre non fosse d'accordo con questi vostri "viaggetti", non è così?

     
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    Come ogni sera, le fiamme delle centotto candele cerimoniali -disposte a ricalcare i contorni di un disegno arcano- erano l’unico lume a rischiarare la Sala del Ling-Chi*, e come tutte le volte il bambino era stato spogliato e appeso prono in corrispondenza del centro di quel cerchio magico: gli uncini di metallo gli scavano la carne con null’altra forza che quella data dall’inerzia del suo stesso peso, il fumo nero ed acre gli faceva lacrimare gli occhi, e il calore insopportabile gli costruiva intorno una cappa asfissiante, capace di stordirlo e nausearlo.

    jpg

    « Vorrei non doverlo fare, bambino mio... »
    cinguettò melliflua la voce fredda della torturatrice
    « ...ma le tue maniere lasciano ancora molto a desiderare, e senza una giusta punizione a raddrizzarti, non diventerai mai l’erede di tuo padre. »

    La piccola vittima non dette fiato ad un singolo gemito, né sollevò il capo o gli occhi color ametista ad indagare l’espressione della donna che torreggiava su di lui; impassibile, si limitò ad annuire... e si preparò a perdere la prossima porzione.

    « Con questo saranno diciotto... »
    annunciarono con tono lieto le labbra della demonessa

    Le mani ben curate dell’aguzzina scostarono la massa arruffata dei capelli scuri del bimbo oltre la linea delle sue esili spalle, scoprendo così porzioni irregolari di muscoli ed ossa rimaste esposte là dove già altri brani di carne erano stati asportati: un’opera in continua evoluzione...
    Nel silenzio e nella la penombra, la lama del pugnale calò come un pennello su quella tela viva.

    png

    Sbuffò per l’ennesima volta tutta la sua più iraconda frustrazione, e scuotendo il capo ricacciò indietro le visioni nebulose che la sua condizione di prigioniero aveva riportato a galla nella sua mente: quella situazione cominciava ad irritarlo oltre misura, e non solo perché quel posto puzzava di polvere e vecchi ricordi, ma anche e soprattutto perché -da bravo rampollo egocentrico- il grasso ego del demone non sopportava lo smacco di essere stato immobilizzato alla sedia della scrivania da quel gigante monocorno... come un giocattolo invitato al thè delle bambole.

    « Aspettate che mi sia liberato, e vi farò pagare con gli interessi
    l'avermi chiuso in questo posto schifoso! »

    inveì in faccia al vampiro, con un ringhio di pura furia demoniaca
    « La demolirò mattone dopo mattone, questo schifo di biblioteca! »

    -Allora, signorino.
    esordì in tutta calma il Nosferatu di fronte a lui, senza battere ciglio
    -Innanzitutto mi piacerebbe sapere cosa ci fa lei su Endlos,
    quando la vostra patria è il Makai e siete perfettamente in grado di spostarvi.


    L’Artista della Galleria degli Orrori ristette per un istante, poi cercò nuovamente di sbrogliarsi dalle funi contorcendosi senza risultato sulla sua sedia; seccato dal fallimento di tutti i suoi tentativi, serrò i denti facendoli scricchiolare, e trafisse il suo interlocutore con un’occhiataccia in grado di incenerire; quando parlò lo fece in un ringhio tanto basso da sembrare uscito dall’oltretomba, e carico di un qualcosa di bruciante e violento come il cuore dei sette inferni.

    « Non sono di certo affari tuoi, pinguino. »
    sibilò, gettando un’occhiata sprezzante all’abbigliamento del damerino
    « ...e neanche miei, a dirla tutta: “Endlos”?
    E’ così che si chiamava quella casa? »


    -Immagino che vostro padre non fosse d'accordo con questi vostri "viaggetti", non è così?

    Sentir menzionare il suo genitore,
    attualmente disperso dopo gli eventi delle terre dell’Ovest,
    lo fece infuriare ancora di più.


    « E’ stato quello stronzo a trascinarmi qui. »
    replicò, facendosi d’un tratto gelido e affilato come una lama
    « E quando ho cercato di andarmene non ho potuto:
    qualsiasi varco avesse aperto, il Vecchio deve averlo richiuso. »

    poi si rilassò contro lo schienale, e le labbra si arricciarono in un sogghigno
    « Visto che ero bloccato qui, ho solo pensato di trovarmi un hobby...
    E un posto tutto per me. »


     
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    -Si pulisca la bocca, quando parla di Palanthas.

    Un rapido cambio di prospettiva avrebbe colto forse impreparato il ragazzo, ritrovatosi improvvisamente a fissare una parete alla propria destra dopo un violento ceffone.

    -Si ricordi anche che ora è sotto la mia tutela, e non le permetto di essere sgarbato con chi la ospita.

    Sembrava assai seccato, e forse lo era sotto quella maschera di indifferenza.

    -Un Galanodel è sempre cortese con gli sconosciuti, e perfino i suoi fratelli lo hanno imparato nonostante le loro indoli anticonvenzionali, quindi lei non ha ragione per non fare la medesima cosa. Dubito che sia più irresponsabile di sua sorella... la natura demoniaca stessa non glielo lo permetterebbe. Quindi mi aspetto da lei maggiore collaborazione, oltre ad un temperamento più posato.

    Il vampiro continuava a mostrare una imperturbabilità assai rara, ed i gelidi occhi grigi penetravano dentro la carne del rampollo cercandone l'anima nascosta al suo interno con la freddezza di un chirurgo come e peggio di mille aghi e coltelli. Lui non era una balia, bensì L'Educatore, IL Maestro ed IL Protettore di tutti coloro in cui scorreva sangue Galanodel, e per quanto il ragazzo con cui discorreva non fosse certo l'allievo perfetto, la Corona avrebbe agito comunque, nel buon nome della stirpe che lo aveva riportato ad una vita onorevole e sensata. Proprio per questo non avrebbe smesso di interrogarlo, e di certo l'inveire di quello "sbarbatello" gli sarebbe scivolato addosso come acqua piovana dato che probabilmente ben poche erano le cose che avrebbero realmente urtato la sua sensibilità pressochè inesistente. A volte la gente sottovalutava le creature naturalmente malvagie al servizio del Bene.

    -Endlos non è il nome di quella residenza, bensì il mondo tutto che adesso ci contiene.

    Puntualizzò, aggiustandosi gli occhialini da vista elegantemente posati sul suo naso sottile e pallido.

    -Io personalmente lo considero un "non mondo", essendo questo creato da frammenti strappati via da altre realtà e qui uniti in modo assai curioso...

    Si chiarì la voce.

    -Ma questo non importa, non ora.
    Le lezioni di geografia le rimanderemo ai prossimi giorni.


    Dunque ristette fissandolo ancora, indeciso su quale delle tante domande nella sua testa porgli per prima.
    Un silenzio lungo, a tratti permeato da tensione abbastanza palpabile da farne membrana.

    -Raizen ti ha detto perchè ti ha portato qui?

    Quali erano le ragioni per cui lo avevano spinto ad un tale gesto?

     
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    -Si pulisca la bocca, quando parla di Palanthas.
    Si ricordi anche che ora è sotto la mia tutela, e non le permetto di essere sgarbato con chi la ospita.


    Lo schiaffo ricevuto dal Nosferatu lo colse impreparato: dopotutto, anche se suo padre era uno dei Tre Re del Makai, e sua madre una demonessa che era solita asportargli interi brani di carne ogni giorno, nessuno si era mai permesso di schiaffeggiarlo a quella maniera.

    « Oh... Sono davvero mortificato. »

    Anziché cominciare a sbraitare, infervorandosi per quell’offesa inaudita, il Principe Demone scoccò al vampiro un’occhiata di sufficienza con le iridi color magenta; poi, senza interrompere il loro contatto di sguardi, arricciò le labbra e sputò sul tappeto della stanza.

    « Così va bene? »
    si informò, con strafottenza mascherata da condiscendenza - ben poco convincente
    « Ho la bocca abbastanza pulita adesso...? »

    -Un Galanodel è sempre cortese con gli sconosciuti, e perfino i suoi fratelli lo hanno imparato nonostante le loro indoli anticonvenzionali, quindi lei non ha ragione per non fare la medesima cosa. Dubito che sia più irresponsabile di sua sorella... la natura demoniaca stessa non glielo lo permetterebbe. Quindi mi aspetto da lei maggiore collaborazione, oltre ad un temperamento più posato.

    « “Galanodel...?” Che cosa sarebbero, scusa? Si mangiano...? »
    ripeté il demone, inarcando un sopracciglio e sostenendo quegli occhi bigi
    « E poi, non capisco che vai farneticando: non ho nessuna sorella, io. »

    -Endlos non è il nome di quella residenza, bensì il mondo tutto che adesso ci contiene.
    lo rimbeccò il vampiro, con una calma serafica semplicemente irritante
    -Io personalmente lo considero un "non mondo", essendo questo creato da frammenti
    strappati via da altre realtà e qui uniti in modo assai curioso...


    « Sì, sì. Va bene. Molto avvincente. »
    brontolò, agitandosi di nuovo in cerca di una posizione più comoda – non la trovò
    « La cosa dovrebbe interessarmi, perché...? »

    -Ma questo non importa, non ora. Le lezioni di geografia le rimanderemo ai prossimi giorni.

    Quell’ultima frase lo zittì, facendogli sbarrare gli occhi in un moto di incredulità: lezioni di geografia? Non intendeva davvero...? Nah -scosse la testa- magari era solo uno stupido modo di dire da quelle parti. Una “lezione di geografia”. A lui. Figurarsi! Certo, sarebbe stato divertente vederlo provare. Aprì la bocca per commentare, ma la nuova domanda di Arthur lo bruciò sul tempo.

    -Raizen ti ha detto perchè ti ha portato qui?

    « Hm... Eh... Que-questo... non lo so: non me lo ha certo spiegato. »
    annaspò il giovane Artista, accigliandosi nel tentativo di ricordare
    « Mi pare di aver capito che stesse cercando qualcuno per consegnargli qualcosa. »

     
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    « Oh... Sono davvero mortificato.
    Così va bene?
    Ho la bocca abbastanza pulita adesso...? »


    Un altro ceffone sarebbe capitombolato sul volto del giovane demone, ma ferma era la mano dell'educatore, di una serietà e pacatezza a dir poco glaciale. Sicuramente quel vampiro non era considerabile come un uomo dal temperamento focoso...

    -Non ancora, ma lavoreremo anche su quello.

    Avrebbe risposto mentre un sorriso sardonico sarebbe apparso sul suo volto, rendendo appena visibili alla fioca luce delle candele un paio di canini appuntiti e più grossi del normale.

    « “Galanodel...?” Che cosa sarebbero, scusa? Si mangiano...? »

    Quasi come se fossero stati davanti ad uno specchio, anche il sopracciglio del vampiro andò a levarsi, imitando quello del rampollo.

    « E poi, non capisco che vai farneticando: non ho nessuna sorella, io. »

    La Corona sbuffò, portandosi una mano alla tempia.
    Il ragazzo non sapeva nulla...

    -Si che ce l'hai.

    Disse con tono secco.

    -Anche se per essere precisi è la vostra sorellastra. Da parte di madre.
    E Galanodel è il nome della sua famiglia, nome per il quale io ho accettato il volere di Raizen prendendomi cura di un tipo maleducato come voi. Non sono un santone, signorino Kerobal, e le mie azioni sono guidate dalla semplice ragione che son certo questo sia anche il volere di vostra madre. Quella naturale, intendo. E vi assicuro che in più di duemila anni non ho mai fallito nel mio compito.


    Si voltò di spalle. Le labbra si assottigliarono, come in una smorfia di dolore ben nascosta.

    -Lei vi amava, ed avrebbe desiderato molto di più per voi ma non fu possibile. Ne son certo perchè fui io stesso a portarvi in fasce da vostro padre. Se voi foste rimasto con vostra madre sareste stato ucciso, e lei non lo voleva.

    Quel discorso terminò lì, almeno per il momento, perchè per quanto ci tenesse a farlo partecipe di tutta la verità, ben altre erano le priorità imminenti.

    « Hm... Eh... Que-questo... non lo so: non me lo ha certo spiegato.
    Mi pare di aver capito che stesse cercando qualcuno per consegnargli qualcosa. »


    Il vampiro si voltò ancora, tornando a fissarlo in volto.
    Consegnare qualcosa a qualcuno?
    Perchè disturbarsi tanto?

    -Ricordate qualcosa in particolare? Una frase? Un discorso sentito per sbaglio?

    Si avvicinò di un passo, inchinandosi in modo da raggiungere l'altezza del giovanotto legato alla seggiola.

    -Perchè non ve lo ha detto, se gli premeva tanto?



    Edited by Drusilia Galanodel - 15/4/2012, 11:35
     
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    -Non ancora, ma lavoreremo anche su quello.

    Un altro schiaffo gli raggiunse la guancia a bruciapelo, e la cosa peggiore -l’unica, in realtà, data la sua dura e insensibile pellaccia da demone- era che quel damerino impomatato non dava il minimo segno di essersela presa: era come se la cosa non lo tangesse minimamente; pareva, anzi, che il fiume in piena delle sue provocazioni, della sua strafottenza e del suo bisogno di sfogare la collera e la preoccupazione per la scomparsa del genitore si infrangessero sul vampiro come i flutti della risacca attorno ad uno scoglio. Scivolandogli addosso.

    Fu curioso -ben strano, in verità- vedere come, invece, ad un tipo del genere fece più effetto sentire l’Artista fare rettifiche in merito al suo stato di famiglia: inarcò un sopracciglio, sospirò.. e parve persino seccato, a giudicare dal tono di voce che usò subito dopo. Ma la cosa, anziché fargli piacere, lo incuriosì.

    -Si che ce l'hai. Anche se per essere precisi è la vostra sorellastra. Da parte di madre.
    E Galanodel è il nome della sua famiglia, nome per il quale io ho accettato il volere di Raizen prendendomi cura di un tipo maleducato come voi. Non sono un santone, signorino Kerobal, e le mie azioni sono guidate dalla semplice ragione che son certo questo sia anche il volere di vostra madre. Quella naturale, intendo. E vi assicuro che in più di duemila anni non ho mai fallito nel mio compito.


    Le iridi color magenta del demone si sollevarono a cercare quelle del suo interlocutore, ma Arthur gli aveva appena voltato le spalle... una reazione che seppe trasformare la curva affilata del sorriso del Principe in una smorfia tirata ed esitante... incredula...

    « Ha l’aria di essere una storia divertente... »
    fu la prima cosa che, lì per lì, gli venne da ribattere
    « ...ma adesso non ho proprio tempo di ascoltarla tutta. »

    E di nuovo, cercò staccarsi dalla sedia e liberare le braccia, incontrando la resistenza delle funi e aggrappandosi a quella sensazione...per concentrarsi su altro -su qualcosa che era semplice, concreto e alla sua portata-, cercando qualche parola da aggiungere per non restarsene in un silenzio che cominciava ad affollarsi di pensieri, ricordi, dettagli mai quadrati e conti che non tornavano... qualcosa per non mostrarsi confuso quanto in realtà cominciava a sentirsi.

    -Lei vi amava, ed avrebbe desiderato molto di più per voi ma non fu possibile. Ne son certo perchè fui io stesso a portarvi in fasce da vostro padre. Se voi foste rimasto con vostra madre sareste stato ucciso, e lei non lo voleva.

    « Tsk... gran bella fortuna... Grazie tante. »
    bofonchiò tra sé e sé, ripensando a come era vissuto invece
    « ...sempre ammesso che sia vero. »

    Un senso di sollievo lo raggiunse quando -finalmente- cambiarono argomento...
    ma anche lo sguardo del vampiro tornò ad appuntarsi su di lui.


    -Ricordate qualcosa in particolare? Una frase? Un discorso sentito per sbaglio?
    inquisì avvicinandoglisi e abbassandosi per fissarlo negli occhi
    -Perchè non ve lo ha detto, se gli premeva tanto?

    « Vorrei tanto riuscire a ricordare qualcosa... »
    cominciò il demone, scoccandogli un’occhiata torva e un sogghigno imbronciato
    « ...ma queste funi sono così strette che l’aria non arriva ad ossigenarmi il cervello.
    Se mi sciogliessi, magari mi sarebbe più facile mente locale. »

     
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    Il vampiro si portò una mano alla tempia, massaggiandosela in silenzio dopo le risposte del Principe Demone.

    -Ho delle priorità, signorino Kerobal.

    Sembrò dire, con il tono paziente di un maestro in grado di sopportare un pò di tutto.

    -E per quanto lei si ostini a prendermi per stupido, la avviso che tenerla qui al sicuro a Palanthas vale molto di più della ragione per cui vi sto ponendo queste domande.

    Gli avrebbe dato le spalle, dirigendosi verso una sedia vuota.
    L'avrebbe posizionata di fronte a lui, e ci si sarebbe comodamente seduto.

    -Sto solo cercando di farle un favore, dato che è l'unico modo che abbiamo per capire che fine ha fatto vostro padre, e possibilmente sapere in cosa io ed i miei compagni ci siamo ritrovati coinvolti, quindi la smetta di piagnucolare o fare i dispetti. Lei non è un bambino, ma un uomo, dunque si comporti come tale.

    Disse, mentre le braccia si mettevano conserte.

    -Non sono qui per farle del male, ma per proteggerla ed aiutarla a ritrovare Raizen, quindi che senso ha continuare a mentire? Perchè questo astio nei miei confronti? E non mi si dica che la ragione è la vostra prigionia, perchè sapete meglio di me che se non vi avessi legato lei sarebbe fuggito e messo in chissà quale pasticcio.

    Avrebbe sbuffato, per poi aggiustarsi gli occhialini elegantemente posati sul naso sottile e pallido.

    -Quindi sono desolato, ma anche se non ho intenzione di torcerle un capello, fino a che non collaborerà sensibilmente non potrò slegarla. Mi dispiace, davvero.

    Piccola pausa.

    -E poi ho tutto il tempo per attendere che vi arrivi ossigeno al cervello, signorino Kerobal.
    Male che vada ingannerò il tempo facendo calcoli.


    Dunque stette, e lo fissò glaciale, impassibile.

     
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    -Ho delle priorità, signorino Kerobal.
    ribadì il pinguino con quel suo insopportabile tono di superiorità
    -E per quanto lei si ostini a prendermi per stupido, la avviso che tenerla qui al sicuro a Palanthas vale molto di più della ragione per cui vi sto ponendo queste domande.

    Dandogli le spalle, il Nosferatu prese momentaneo congedo per prelevare una sedia vuota e collocarla di fronte al prigioniero, prendendovi poi comodamente posto; a quanto pareva, quel tale sembrava intenzionato a tenerlo lì per ancora molto tempo. Per “tenerlo al sicuro”, aveva detto.
    Certo, come no...!


    -Sto solo cercando di farle un favore, dato che è l'unico modo che abbiamo per capire che fine ha fatto vostro padre, e possibilmente sapere in cosa io ed i miei compagni ci siamo ritrovati coinvolti, quindi la smetta di piagnucolare o fare i dispetti. Lei non è un bambino, ma un uomo, dunque si comporti come tale.

    « Sì, certo. Chiaro. »
    si imbronciò, corrucciando la fronte in una smorfia diffidente e indispettita
    « ...tenermi legato come un salame svelerà ogni mistero. »

    Un commento piuttosto sarcastico, ma dopo essere stato immobilizzato e privato dei suoi vari suppellettili e affilati -o arrugginiti- oggetti da lavoro, l’ironia era l’unica arma rimasta in suo possesso; la faceva facile il vampiro: si riempiva la bocca di belle parole, ma poi lo teneva lì segregato contro la sua volontà come un prigioniero; pretendeva che la smettesse di “fare il bambino” e che si “comportasse da uomo”? Benissimo: che cominciasse a trattarlo alla pari.

    -Non sono qui per farle del male, ma per proteggerla ed aiutarla a ritrovare Raizen, quindi che senso ha continuare a mentire? Perchè questo astio nei miei confronti? E non mi si dica che la ragione è la vostra prigionia, perchè sapete meglio di me che se non vi avessi legato lei sarebbe fuggito e messo in chissà quale pasticcio.
    Quindi sono desolato, ma anche se non ho intenzione di torcerle un capello, fino a che non collaborerà sensibilmente non potrò slegarla. Mi dispiace, davvero.


    « Bravo, bella interpretazione con questa storia del “proteggermi”, ma: vuoi un consiglio?
    Saresti un briciolo più convincente se non mi tenessi ai ceppi. »

    ribatté il demone senza battere ciglio
    « ...e poi: vi ho scortati fuori dalla mia dimora perché così mi era stato chiesto, vi ho consegnato quel che dovevo, e -come conseguenza- mi ritrovo imprigionato in un posto orribile contro la mia volontà: se fossi fuggito avrei fatto solo bene. »

    -E poi ho tutto il tempo per attendere che vi arrivi ossigeno al cervello, signorino Kerobal.
    Male che vada ingannerò il tempo facendo calcoli.


    Tsk. Cioè: pensava di essere spiritoso? Perché: no. Non lo era. Per niente.
    Chissà se qualcuno aveva in passato cercato di spiegarglielo... Bah, certo non lo avrebbe fatto lui; Arthur si zittì e cominciò a guardarlo fisso, e il Principe Demone abbassò il capo, concedendosi un ultimo borbottio e preparandosi ad aspettare, aspettare, e aspettare...


    « L’ennesima rogna in cui quel vecchio putrido mi ha cacciato. »
    brontolò come un bambino imbronciato
    « Se è ancora vivo lo ammazzo con le mie mani... »

     
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    Il Saggio lo scrutò intensamente, questa volta più seccato.
    Si levò, dunque si rivolse verso la scrivania, aprendone un cassetto ed estraendo un pugnale.
    Lo avrebbe issato sulla propria figura, la lama rivolta al giovane Principe Demone.
    Un rapido affondo e poi...

    ZACK!

    ...le corde si sarebbero spezzate, lasciandolo libero.
    Non gli avrebbe detto cosa fare, nè si sarebbe messo a sgridarlo.
    Erano alla pari, no? Se avesse voluto scappare, probabilmente, lo avrebbe fatto comunque, quindi perchè cercare di convincerlo del contrario? Era un adulto, e come tale, se avesse sbagliato, avrebbe pagato da solo le conseguenze delle proprie azioni. A lui, ormai ex Maestro di un'antica stirpe di mezzi angeli, non restava che fare il proprio lavoro.

    -Tuo padre ha parlato di uno Scrigno di Giada.

    Disse, tornando a sedersi.

    -Di cosa si tratta?

     
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    Senza spiccicare parola, limitandosi a colorare in silenzio la sua espressione di una tonalità appena più fosca, il Nosferatu volse di nuovo le spalle al suo prigioniero; quando un piccolo schiocco raccontò di un cassetto richiuso senza indugi, Arthur tornò a fronteggiarlo, e nella sottile mano eburnea da alchimista egli reggeva un pugnale.

    Il demone non se ne preoccupò; in qualche modo, sentiva di non avere nulla da temere...

    ...ma, magari, quella sensazione era soltanto boria e spacconeria.

    Ad ogni modo, la sua buona stella gli dette ragione: le funi caddero a terra liberandolo-, e Kerobal si trovò a dover rapidamente decidere come comportarsi, mascherando l’indecisione dietro un sorrisino altezzoso e sardonico, giusto per temporeggiare. Aveva una reputazione da difendere, dopotutto anche se in quel mondo non conosceva nessuno.

    « Grazie tante. »
    sentenziò sarcastico, massaggiandosi le braccia indolenzite

    Avrebbe potuto aver ragione vampiro (l’importante è esserne convinti!-), e andarsene in sordina... oppure scappare in grande stile da quell’edificio aprendosi la strada combattendo... il problema era che entrambe le opzioni sarebbero stato esattamente quello che il pinguino desiderava. Dargliela vinta...? Giammai.

    Doveva restare, mostrarsi maturo e superiore, e far capire a quel demagogo quanto avesse errato sul suo conto! Ma... accettare così di buon grado, sarebbe stato un segno di sottomissione, e quel tipo non aveva alcun potere o ascendente su di lui: questo voleva farglielo capire bene.
    Dunque, che fare...? Facile: restare a finire quella conversazione, e mandare un segnale. Così, si spaparanzò sulla poltroncina, intrecciò le dita di entrambe le mani dietro la nuca, e mise gli anfibi sulla scrivania di fronte a lui.

    -Tuo padre ha parlato di uno Scrigno di Giada.
    aveva chiesto intanto il Vampiro, prendendo posto dall’altra parte
    -Di cosa si tratta?

    « Beh... E’ uno scrigno -come un cofanetto portagioie- di... sì, fatto di giada. »
    concluse scrollando le spalle, con aria poco interessata all’argomento
    « Ci sarà dentro qualcosa di importante, immagino, ma non so cosa perché l’ho mai visto aperto; il mio Vecchio ci teneva molto: lo custodiva con una certa cura.
    ...e mia madre ne era molto infastidita. »

     
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    « Grazie tante. »

    Sentenziò sarcastico il Principe Demone, massaggiandosi le braccia.

    -E' sempre un piacere per me servire un Galanodel.

    Rispose Arthur con una certa naturalezza, quasi come se fosse talmente abituato a dire quella frase da perdere ogni espressività. Oppure forse era lui ad avere un certo astio verso le emozioni, complice la sua natura non certo celestiale, chissà. In ogni caso non mostrò altro nemmeno davanti agli atti ineducati del ragazzino, a cominciare dalla posa poco corretta che assunse spaparanzandosi sulla poltroncina e piazzando gli anfibi sporchi proprio sulla sua scrivania. Ma infondo, cosa gli importava? Cosa era una scrivania a confronto della sua innata quanto assoluta fedeltà alla stirpe dei Figli del Cielo? Nulla, assolutamente nulla.
    E' vero, andava educato, ma tutto a suo tempo...
    Al momento le priorità erano ben altre.

    « Beh... E’ uno scrigno -come un cofanetto portagioie- di... sì, fatto di giada. »

    Il vampiro annuì garbato e per nulla infastidito dall'ovvietà della cosa.
    Ogni dettaglio andava detto, anche i più banali, o si rischiava di fare errori stupidi.

    « Ci sarà dentro qualcosa di importante, immagino, ma non so cosa perché l’ho mai visto aperto; il mio Vecchio ci teneva molto: lo custodiva con una certa cura.
    ...e mia madre ne era molto infastidita»


    Un sopracciglio del Saggio si sollevò perplesso, mentre una domanda gli sorse spontanea.

    -Vostra madre?

    Poi, con altrettanta rapidità, il corpo improvvisamente irrigidito tornò in una posa leggermente più rilassata, consapevole della possibilità che ci fosse stata un'altra donna a crescerlo. Infondo era un bambino, e dai racconti della madre di Kerobal, Drusilia e Quarion, Raizen non era un maestro di dolcezza. Non con i bambini, almeno.

    -Quindi vostro padre ha avuto una compagna nel Makai.

    Sorrise.

    -Meglio per lui, almeno così le notizie su lady Azalea non lo turberanno più di tanto.

    Constatò con tono pacato, per poi continuare nelle sue indagini.

    -Durante quel trambusto ho sentito vostro padre dirle di consegnarcelo.
    Non sappiamo perchè e non sappiamo cosa contiene, ma solo che era una cosa importante.
    Potrebbe essere un indizio per ritrovarlo.


    Tornò a fissarlo, serio ed imperturbabile come suo solito.

    -Potrei dargli un'occhiata, per favore?

     
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    -E' sempre un piacere per me servire un Galanodel.

    Così sentenziò il Pinguino, e nel contemplarne il volto inespressivo con un’occhiataccia delle iridi magenta, Kerobal ne fu più che sicuro: quel tipo lo stava prendendo per i fondelli; in più, aveva ancora una volta ricacciato fuori quella Gala-faccenda, guadagnandosi un secondo sguardo torvo.

    -Vostra madre? Quindi vostro padre ha avuto una compagna nel Makai.
    si lasciò sfuggire, prima di aggiungere commenti fuoriluogo
    -Meglio per lui, almeno così le notizie su lady Azalea non lo turberanno più di tanto.

    Non gli piacque nemmeno quell’espressione, e soprattutto non gli piacque quello a cui alludeva.
    Certo, il tradimento non era un’ipotesi così improbabile tra i demoni, non avendo il matrimonio che una valenza accessoria alle questioni di territorio, ma... andiamo: com’era possibile? Che motivo avrebbe potuto avere lui di cercare intrattenimenti altrove? Sua madre era una delle demonesse più belle, potenti e crudeli del Makai... ed era stato per quello che lui stesso ne aveva fatto la sua prima opera d’arte.

    Il Vecchio non aveva mai mostrato particolare interesse per niente al di fuori del combattimento e della conquista -entrambi aspetti che avevano giocato il loro ruolo nell’unione genitoriale-, perciò... quale altra donna negli abissi dei gorghi dimensionali poteva mai aver avuto la stoffa e il temperamento per tenere testa a Raizen?

    Accantonò la questione con una scrollata del capo,
    e -fortunatamente- venne il momento di cambiare argomento:

    lo Scrigno di Giada.

    -Durante quel trambusto ho sentito vostro padre dirle di consegnarcelo.
    Non sappiamo perché e non sappiamo cosa contiene, ma solo che era una cosa importante.

    ricapitolò il Nosferatu
    -Potrebbe essere un indizio per ritrovarlo. Potrei dargli un'occhiata, per favore?

    « Sì, ricordo che cosa ha detto il Vecchio quand’eravamo nel sottosuolo... »
    sbuffò, aprendo la giacca e prelevando qualcosa dalla tasca interna
    « ...eccolo qua: divertiti. »

    Il lancio breve e misurato proiettò in direzione di Arthur un piccolo scrigno di pietra verde -giada senza dubbio- non più grande di un lingotto, decorato lungo la sua superficie da altorilievi di motivi naturali e... il ben noto stemma di una spada alata all’interno di una corona.

     
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    Quasi non credeva ai propri occhi.
    Era lì fra le sue mani, uno splendido cofanetto di giada verde, prezioso quanto delicato, impossibile da trovare nel Makai. Non che di una simile pietra ne fosse assente -o forse si? Proprio non lo sapeva- tuttavia dubitava fortemente che vi fossero demoni particolarmente amanti dell'arte e della bellezza, e nello stesso tempo abbastanza ricchi da dedicarsi a cose simili. Ma infondo, cosa poteva saperne lui, parassita di un mondo che non era più il proprio da millenni? Cosa poteva saperne lui della terra dei demoni se demone non era? Non come quelli di cui si parlava, almeno.

    -E' molto bello.

    Commentò quasi temporeggiando, girandolo fra le dita e sfiorandolo appena, apprezzando visibilmente la fattura di quel contenitore. Per quanto poi quell'atteggiamento fu semplicemente un riflesso condizionato dal timore di ciò che avrebbe potuto trovare, col senno di poi si potè dire che fu una buona idea. Proprio sulla cima, infatti, uno stemma di una corona con dentro una spada alata. Probabilmente su Endlos non era molto famoso, ma lui personalmente lo aveva visto così tante volte che quasi gli mancò il fiato non appena se ne rese conto.

    -Questo è lo stemma dei Galanodel!

    Si trovò ad esclamare allibito.
    I suoi freni e le inibizioni, a quella consapevolezza si sciolsero in un attimo, ed il vampiro lo aprì senza indugio.
    Se era un oggetto del casato che l'aveva ospitato per secoli, allora quello diventava anche un suo problema.
    E si, sapeva che qualcosa non stava andando nel verso giusto, il suo istinto non mentiva.
    Sentiva l'odore del pericolo.

     
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    -E' molto bello.

    Il commento del Nosfratu fu neutro e composto, ma i suoi gesti delicati nel maneggiare l’oggetto -e lo sguardo ammirato con cui ne ispezionava i rilievi-, furono ben più eloquenti di qualsiasi elogio; tuttavia, quando gli occhi grigi di Arthur si posarono sullo stemma impresso sul coperchio, qualcosa parve lasciarlo spiazzato.

    -Questo è lo stemma dei Galanodel!

    Aridaje con quei Gala-cosi...!
    L’espressione genuinamente sorpresa del vampiro trattenne il demone dal fare commenti a sproposito, così gli occhi magenta di Kerobal si limitarono a fissarlo con perplessità, accentuata da un sopracciglio inarcato verso l’alto; rimase in silenzio anche quando vide Arthur cercare di scoperchiare la scatola... senza riuscirci.
    E mai ci sarebbe riuscito a dispetto dei tentativi e della forza utilizzata.

    « E... ora che succede...? »

    A quel punto, la curiosità prese anche lui; il Principe Demone non ricordava di aver mai visto quell’affare aperto, ma di certo -quand’anche fosse stato chiuso a chiave- non ci sarebbe voluto molto per scardinarlo.

    « Da’ qua...! »
    chiese l’Artista, sporgendosi in avanti e tendendo la mano per reclamare l’oggetto
    « Ci penso io a forzare quella cosa. »

    Dopo aver rimesso la scatola in mano al giovane, egli la soppesò per un istante, rinsaldò la presa sulla sua superficie, e facendo forza nelle braccia, cercò di sollevare il coperchio: la scatola si aprì senza la minima resistenza.

    « Uhm... beh... è stato facile...! »
    commenta il demone, accigliandosi; sembra essere molto sorpreso anche lui
    « Certo che devi essere debolucc... »

    D’un tratto, Kerobal ammutolisce... e anche al Vampiro le parole sarebbero venute meno: qualcosa si era mosso all’interno della scatola! E, abbassando lo sguardo sul suo fondo foderato di velluto blu per scrutarne il contenuto, i due avrebbero trovato una palpebra membranosa sollevarsi e un occhio fissarli di rimando.

    « Che cosa desidera il Padrone...? »

    Una voce disincarnata parlò in un sussurro,
    e quel suono sinistro e proveniva dall’interno dell’oggetto.

     
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    Preso il cofanetto fra le dita, il vampiro fece per aprirlo, ma niente gli permise di far muovere un solo componente di anche solo un millimetro. Sembrava sigillato, e non con una semplice serratura meccanica. Lo sapeva, se fosse stato così i cardini avrebbero permesso un movimento anche minimo, mentre quella scatola era sigillata come se in realtà fosse dipinta e non ci fosse davvero un'apertura. Era lì sul punto di cedere quando anche il figlio di Azalea si avvicinò interessato, aiutandolo nell'aprire l'oggetto in questione e...
    ...riuscendoci con una facilita agghiacciante.
    Che fosse il demone più forte del mondo?
    No, più probabilmente c'era un incantesimo sul cofanetto... infondo era tipico dei Galanodel mettere protezioni su tutto.

    « Uhm... beh... è stato facile...! »

    Commentò lui, mentre il vampiro rifletteva fra sè.

    « Certo che devi essere debolucc... »

    Ma qualcosa che nessuno dei due aveva previsto si fece improvvisamente visibile, e dalle oscure profondità del cofanetto un occhio si schiuse come un fiore, fissandoli in un modo obbiettivamente inquietante. E no, quello non era assolutamente un Galanodel, o qualcosa che potesse essere partorito dagli appartenenti del casato.

    -...

    Cosa diavolo era?!?!?

    « Che cosa desidera il Padrone...? »

    Il volto pallido del Saggio si voltò dubbioso verso Kerobal, sospettando immediatamente a chi quella cosa si stesse rivolgendo; sicuramente era lui il padrone, l'unico che poteva aprire quel cofanetto.

    -Sei tu il suo padrone ed obbedirà a te soltanto.

    Disse a voce bassa,

    -Prova a domandargli qualcosa.

     
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