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† Guerra †.
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Il buio lasciò spazio alla luce.
Nausea, disorientamento e un principio di vomito vi impediscono di afferrare subito la situazione. Dopodiché, eccovi all'inferno.
Siete in una stanza di quattro metri per sette sopra una piattaforma luminosa che occupa uno dei lati corti, la cui energia in dissipazione ha l'effetto di una contropermanente sulle vostre (corte?) chiome. Su un lato c'è una postazione di controllo di qualche tipo, la classica console + schermo olografico + poltrona girevole con posteriore di operatore gradevolmente assisa sulla stessa, mentre proprio davanti a voi si fa avanti un omone a cinque ante alto almeno un paio di metri, se non di più, e il viso più brutto e grezzo che abbiate mai visto.
« Benvenuti sulla ais-Sphinra, cadetti. » grugnisce, dandovi così il più affettuoso saluto che riceverete in questa occasione. « Siete stati assegnati su questa nave perché il Comando di Flotta ritiene che forse ci sia speranza di trasformare voi flaccidi omuncoli in veri soldati, speranza che spero vivamente che non deluderete se tenete ai vostri culi flosci.
Io sono il tenente Warrik Astitium Rehevenge, capo della sicurezza di questa nave, e d'ora in poi voi mi chiamerete Incubo. Vedrete la mia brutta faccia ogni mattina alle sei in punto quando mi direte ogni singola fottuta cosa che avrete fatto il giorno precedente, da quante volte vi siete soffiati il naso a quante siete andati al cesso senza vuotarvi le viscere. Sarete costantemente sorvegliati da me e dai miei uomini durante lo svolgimento delle vostre mansioni, vi respirerò sul vostro maledetto collo ogni giorno di questa scampagnata per lo spazio siderale, fino a quando non inizierete a sognarmi la notte per farmi rapporto. Per la prima volta nella vostra misera vita sgobberete, suderete e lavorerete come dei veri uomini; obbedirete a qualunque ordine vi verrà posto finché non parlerete, penserete e piscerete come un vero marinaio della Flotta e il modo in cui dovrete rispondere a chiunque su questa nave è sissignore. Persino i relé di controllo dei cessi hanno più dignità di voi in questo preciso istante e voi vi rivolgerete con rispetto ogni volta che uno di loro vaporizzerà la vostra merda.
Tutto chiaro? »
All'unisono un coro di "sissignore" alle vostre spalle vi fa vagamente intuire che non siete soli su quella che, indovina indovina, è una piattaforma di teletrasporto: con voi vi sono altre tre donne e sei uomini vestiti con una versione povera delle uniformi della flotta asghabardiana, incluso...
« Cadetto Shattur, a rapporto. »
E a sorpresa Jattur Shattur - si, proprio lui! - fa un passo avanti e scatta in un saluto militare. « Presente a rapporto, signore. » rispose l'Aviatore, il cui sorriso vi fa dubitare ampiamente dei metodi di reclutamento che hanno da queste parti. C'è qualcosa di strano in lui comunque... non sembra il Jattur Shattur che conoscete voi: tanto per iniziare questo è un ragazzo di ventun anni, e poi ha un certo nonsoché di rilassato, forse persino morbido, che vi fa capire come questo Jattur ne abbia di strada per diventare l'efficiente supersoldato che conoscete voi.
Ma d'altronde è per questo che siete qui, no?
« Destinazione batteria laser sei, muoversi. » esce dai denti stretti del tenente Rehevenge. Il pivellino dai capelli corti scatta in un nuovo saluto da bravo soldatino e fa per dirigersi verso l'uscita, salvo fermarsi quando una mano grande quanto il suo stomaco si posa sul suo collo non appena giunge all'altezza del vostro simpaticissimo tutore. « Cadetto Shattur, mi sai dire perché vedo un secondo cadetto Shattur sulla mia lista? » sibilò il tenente, sollevando e girando Jattur piuttosto che voltandosi lui stesso.
Il cadetto Shattur aprì la bocca.
« Cadetta Alisa Shattur a rapporto, signore. »
Silenzio.
Quindici paia di occhi, inclusi i vostri, si posano sulla donna che coraggiosamente ha fatto un passo avanti ed è ora ferma sull'attenti davanti ad un fuoco incrociato di sguardi incdarkreduli, di cui quello del tenente Rehevenge il più corrosivo di tutti. Per quelli di voi che non conoscessero la famosa regola 7542 della Flotta Asghabardiana, [...] è severamente sconsigliata la presenza di parenti naturali o acquisiti nello stesso comando.
Nella fattispecie, se ti beccano ad imbarcarti con tua moglie sulla stessa sono cavoli amari.
« Tu non sei la sorella di questo qui, dico bene? » chiese il tenente Rehevenge dando una scrollatina a Jattur, tanto per chiarire la situazione oltre ogni ragionevole dubbio.
« Nossignore, signore. » risponde impettita la donna. « Io e il cadetto Jattur Shattur ci siamo sposati due anni fa su Asghabard. »
« E dal comando vi hanno assegnato entrambi sulla stessa nave? » sibilò il tenente Rehevene, mostrando per la prima volta un'emozione diversa dal
o dalla bastardaggine pura: incdarkredulità. L'eloquente silenzio dei due - uno dei quali a dire il vero non era granché in condizioni di parlare - accentuò d'un paio di sfumature di cremisi la già violetta carnagione del tenente, che almeno lasciòafflosciarsicadere il cadetto.
« ...'sti imbecilli... va bene, tu sai dove andare, Shattur. Tu invece, signorina bella, sei assegnata ad ingegneria. Muovetevi, entrambi. »
I due si affrettarono ad obbedire, svanendo oltre una doppia porta scorrevole di metallo.
« Cadetto Galanodel, cadetto Ryusang-Senza-Cognome: destinazione batteria laser sei. Cadetto Saddler, cadetto Minos: destinazione ingegneria. »
Una rapida occhiata di due occhietti cisposi vi fulminò per non esservi mossi all'istante.
« Beh, che fate ancora lì? Muovete il culo o le vostre rotondità posteriori faranno la sgradita conoscenza della suola del mio stivale, è chiaro? »
E a giudicare dalla faccia in ebollizione, pare proprio che l'unica risposta ammessa sia "sissignore!".SPOILER (clicca per visualizzare)CITAZIONE...wtf?!?
Scommetto che è stato questo il vostro primo pensiero, eh?
Benvenuti su una nave da battaglia asghabardiana in procinto di partire per una pericolosa missione di esplorazione ai confini dello spazio dell'Impero. Il vostro compito è di obbedire agli ordini di chiunque abbia un paio di stellette sulle spalle, sgobbare come muli per la durata della missione e tornare indietro per essere riassegnati ad un'altra nave... sempre che sopravviviate.
Cosa? Avete un impegno? Muoversi-e-scattare-razza-di-feccia-di-sentina-questo-è-l'-esercito-e-la-defezione-non-è-ammessa-!!!!
Oh, e non vi preoccupate per la vostra missione: anche se non sembra, la state compiendo. Ricordate le tre catene da abbattere? Bene, state per scoprirne una: ovverossia il segreto più segretoso del caro Jatturino... meglio dell'Infernale Tangenziale Del Pentimento Direzione Ultimo Girone In Piena Ora Di Punta, no?
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Un paio di regole: anche se quello che state per rivivere è in tutto e per tutto fedele alla realtà, non è reale: dunque anche se le identità interpretate dai vostri pg schiattano, crepano, tirano le cuoia e/o muoiono di una morte orribile voi sarete salvi. In più i vostri pg acquisiscono tutta la conoscenza di un cadetto di ultimo anno della Flotta Asghabardiana, il che significa che sapete cosìè un relé di controllo, perché è lui a disintegrare la vostra cacca quando il bisogno chiama e com'è fatta la vostra nave, più i nomi di parte dell'equipaggio e altre cose così. Se non sapete qualcosa riguardatevi Star Trek.
P.s.: ogni vaga e recondita somiglianza con Dickens è esclusivamente - e ripeto, esclusivamente - un parto delle vostre fantasie malate, intesi? Niente storie commoventi qui! È una tragedia, e se non piangete vi ficco una cipolla sotto il naso!. -
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Il passaggio dall’altra parte del portale gli scombussolò lo stomaco, lasciandolo un po’ disorientato da ciò che vide: non che una stanza di quattro metri per sette su di una piattaforma luminosa fosse strana -cioè, non era la cosa più strana che avesse mai visto-, però decisamente non riusciva ad afferrare il contesto in cui era capitato. Sembrava uno di quei sogni allucinogeni dove ti ritrovi sballottato di palo in frasca.
« Benvenuti sulla ais-Sphinra, cadetti. »
Ora, infatti, Ryusang si trovava allineato insieme ad altra gente -eccettuati i suoi compagni- per la maggior parte sconosciuta, al cospetto di un buzzurro palestrato che non aveva mai visto prima in vita sua... e, potendo scegliere, avrebbe preferito lasciare le cose così.
« Siete stati assegnati su questa nave perché il Comando di Flotta ritiene che forse ci sia speranza di trasformare voi flaccidi omuncoli in veri soldati, speranza che spero vivamente che non deluderete se tenete ai vostri culi flosci. »
Comando di cosa...? Flotta di che...?
« Io sono il tenente Warrik Astitium Rehevenge, capo della sicurezza di questa nave,
e d'ora in poi voi mi chiamerete Incubo... »
Già a quel punto, Ryusang smise di ascoltare; dopotutto, era piuttosto sicuro di poter indovinare a senso il contenuto del resto del monologo: più o meno, quel colosso poco amichevole doveva star snocciolando le rituali minacce di benvenuto in stile sergente istruttore... quindi il biondino si limitò a lasciarlo sfogare mentre lottava coraggiosamente per reprimere uno sbadiglio.
« Cadetto Shattur, a rapporto. »
Sentire quel nome lo fece trasalire per la sorpresa, e subito -mentre la crespa testa dorata si voltava da una parte e dall’altra- i suoi occhi cerulei cominciarono a cercare il volto dell’amico... e lo trovarono -sebbene più giovane di come lo ricordasse- a qualche passo di distanza.
« Presente a rapporto, signore. »
rispose l'Aviatore, e il Sergente lo fissò attonito per un lungo istante
« Destinazione batteria laser sei, muoversi. »
ringhiò l’armadio umano, prima di afferrare Jattur per il collo, trattenendolo
« Cadetto Shattur, mi sai dire perché vedo un <i>secondo cadetto Shattur sulla mia lista? »
Per un istante, il Nibbio fu tentato di sguainare la spada e attaccare quello spettro,
ma una voce femminile proveniente dalle sue spalle lo distolse dai suoi propositi.
« Cadetta Alisa Shattur a rapporto, signore. »
si fece avanti una signorina sconosciuta
« Tu non sei la sorella di questo qui, dico bene? »
inquisì il sedicente tenente, scrollando Jattur come un pupazzo
« Nossignore, signore. Io e il cadetto Jattur Shattur ci siamo sposati due anni fa su Asghabard. »
Eh...? Sposato...? Jattur...? Ma pensa...!
« E dal comando vi hanno assegnato entrambi sulla stessa nave?
...'sti imbecilli... va bene, tu sai dove andare, Shattur. Tu invece, signorina bella,
sei assegnata ad ingegneria. Muovetevi, entrambi. »
E, ubbidienti come soldatini -che...beh, era proprio ciò che erano-
i due lasciarono la stanza prendendo due porte scorrevoli differenti.
« Cadetto Galanodel, cadetto Ryusang-Senza-Cognome: destinazione batteria laser sei. Cadetto Saddler, cadetto Minos: destinazione ingegneria. »
« Eh...? »
ancora un po’ frastornato, Ryusang riportò lo sguardo sull’omone
« Beh, che fate ancora lì? Muovete il culo o le vostre rotondità posteriori faranno la sgradita conoscenza della suola del mio stivale, è chiaro? »
« Ehi...! »
fece per protestare il Nibbio alzando il mento - e la voce
« Io ce l’ho un cognome...! Ed è Galan... »
Spirito di autoconservazione. Questo sconosciuto.. -
† Guerra †.
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Silenzio di tomba.
Si può percepire una tensione palpabile, l'elettrizzarsi tremebondo della cute nucale d'ogni singolo uomo, donna o persona dotata di intelligenza umana o presunta tale mentre il collo taurino del tenente ruota con lentezza esasperante, permettendo agli occhi socchiusi di inquadrare il temerario cadetto come una coppia di mirini incrociati. Ritrovarsi di fronte la bocca rombante di un cannone plasma sarebbe più incoraggiante nei riguardi delle proprie possibilità di salvezza.
Un piccolo fremito gli percorre la mandibola. Brutto segno.
« Ma davvero? »
Timide occhiatine di dubbio e sorpresa tra i cadetti ancora in attesa. Gentilezza?!? Lui, il tenente Rehevenge, noto all'Accademia come 'il mastino', quel gran figlio di puttana secondo solamente a T. Fergusson in quanto a bastardaggine, l'uomo che si favoleggiava avesse ordinato un vero bombardamento orbitale come test finale all'esame di sopravvivenza urbana? Ma stiamo scherzando?
Un passo, poi due, infine tre nella direzione del cadetto. Persino con scioltezza, nei limiti di due quadricipiti larghi quanto il torso del cadetto.
« Beh, in tal caso, cadetto Galan, ti consiglio vivamente di
ANDARE IMMEDIATAMENTE ALLA TUA POSTAZIONE! »
All'unisono i cadetti si ritrassero, temendo gli spruzzi di saliva (o forse il fuoco che esce dalle fauci di un drago...) e tirarono un sospiro di sollievo: se davvero il tenente si fosse ammorbidito sarebbe venuta a crollare una delle leggi fondamentali del loro universo...
« Cadetto Korgerd! » ululò il tenente.
E l'appello andò avanti, sotto gli occhi accesi d'ira e di riflessi cremisi del loro Incubo personale.... -
.
Il buio lasciò spazio alla luce, ma non era la luce della conoscenza, quella, anche perchè di tutto ciò che accadde di lì ai successivi cinque minuti non ci capì molto. O meglio, aveva capito, ma questo non voleva dire che avesse un senso, anzi. Probabilmente se fosse stata scema avrebbe trovato meno difficile trattenersi dal rispondere malissimo a quel tipo che le stava urlando contro, magari intimorita dalla sua stazza. Infondo lei non poteva certo vantare di essere particolarmente alta, anzi, e di sicuro non sembrava una culturista, ma questo aveva mai costituito per lei anche lontanamente un problema? Andiamo... era o non era la mina vagante che si era messa a urlare contro il suo Alfiere senza ritegno immediatamente dopo una missione di guerra? Era o non era lei che, sempre in quell'occasione, aveva finito per far piangere Dorian? Era o non era lei quella che era partita al Day Two con un gruppo di soldati senza prima chiedergli il permesso? E qui si parla solo di Raylek, non degli altri, altrimenti la lista diverrebbe chilometrica. A dire il vero non era nemmeno una cosa di cui vantarsi, dato che non sempre otteneva dei risultati con quel caratteraccio.
« Cadetto Shattur, a rapporto. »
Gli occhi verdi si sbarrarono, mentre sentiva chiaramente il cervello andarle in fumo da un sovraffollamento di idee e pensieri assolutamente caotico e disorganizzato, peggio di quanto qualunque essere di sesso femminile avrebbe mai potuto sopportare, e ce ne voleva. Innanzitutto perchè Jattur non le aveva mai parlato di lei? Beh, si, magari non erano fatti suoi, ma non credeva di essergli così estranea da non dire nemmeno le cose essenziali... in un certo senso si, ci rimase un pò male, anche perchè era già capitato loro di confidarsi. Poi, non appena giunse alla memoria un'altra variabile in quell'equazione sempre più strampalata, Drusilia ebbe modo di fare due più due, e capire che probabilmente quello non era sicuramente un argomento su cui il Sergente avrebbe gradito soffermarsi. Ricordava del suo videotestamento di pochi giorni prima, e ricordava di essere stata nominata come la sua unica erede alle leggi di Asghabard, e questo voleva dire che la sua consorte non era più in vita. Al che sorgeva un altro bel dilemma, forse anche più fastidioso dei precedenti. Aveva giurato a sè stessa di recuperarlo, portarlo indietro, anche se questo avesse significato dargli il suo sangue o una piuma delle proprie ali... ma alla semplice vista di Alisa ogni vigore che le ardeva e scalpitava nel petto accogliente si era fatto taciturno, paralizzato davanti ad un solo essenziale interrogativo.
Un nome la smosse dalle sue imprecazioni mentali, facendola capitombolare nella realtà, o almeno in quella che si fingeva tale ai suoi occhi; per quanto continuasse a sembrarle strana la semplice capacità di seguire un discorso pieno di riferimenti su cose e oggetti di cui fino a un'ora prima ignorava assolutamente l'esistenza, era ben cosciente della sua missione, e della sua volontà a volerla portare a termine, anche se la situazione pareva farsi sempre più nonsense.
« Presente a rapporto, signore. »
Sentire quella voce le fece venire un tuffo al cuore, e l'istinto le disse di andargli incontro ed abbracciarlo, mentre gli occhi si riempivano di lacrime al solo vederlo in piedi sulle proprie gambe. Eppure era... strano. Ma era davvero lui? Lei lo ricordava più adulto, non un suo coetaneo...
« Cadetto Shattur, mi sai dire perché vedo un secondo cadetto Shattur sulla mia lista? »
Anche Drusilia -come Ryusang- ebbe l'istinto di sguainare la spada in modo da prendere Jattur e portarlo con sè, eppure non l'aveva fatto, confusa dalla possibilità che quel bel giovanotto davanti a loro non fosse chi cercavano con tanto ardore. E poi, ovviamente, giunsero a loro delle nuove, come se di nuovo non ci fosse già abbastanza.
« Cadetta Alisa Shattur a rapporto, signore. »
Una graziosa signorina si fece avanti, forse la sorella del loro Sergente.
« Tu non sei la sorella di questo qui, dico bene? »
Domandò lui, sempre urlando.
Ma perchè diavolo continuava ad urlare?!?!? Manco fossero stati ad un raduno di non udenti...
« Nossignore, signore. Io e il cadetto Jattur Shattur ci siamo sposati due anni fa su Asghabard. »
...
No, un attimo.
Sposati? Da due anni?Jattur voleva tornare da loro?
Magari voleva rimanere lì... con sua moglie.
Quindi lei non solo lo aveva mandato a morire, ma era pure lì pronta a fare un'altra enorme, immensa, inimmaginabile idiozia?
Sensi di colpa, che cosa orribile in un momento simile... perchè non riusciva a rimanere lucida?
E perchè le veniva ancora da piangere?
...
MALEDIZIONE!
« Ehi...! »
Una voce a lei molto familiare la fece tornare alla realtà.
Di nuovo.
« Io ce l’ho un cognome...! Ed è Galan... »
Il sangue le si raggelò, ed era lì sul punto di fiondarglisi addosso per fermarlo quando il sovraccitato omone palestrato la battè sul tempo, continuando ad urlare, come se fino a quel momento non gli fosse bastato. Drusilia si limitò a lanciare un'occhiataccia Warrik, intercettare il figlio e, prendendolo per un braccio, trascinarlo con sè verso la batteria laser sei, non dopo aver lanciato uno sguardo di intesa a quello che aveva riconosciuto come Yoko... senza orecchie e coda di volpe.
Già.
A quel punto decise di non farsi più domande, proprio come nella Corte, ed assecondare quella strana recita. Non era del tutto sicura di ciò che ne sarebbe uscito, ma avevano bisogno di tranquillità per riflettere, e quello non era il posto adatto.SPOILER (clicca per visualizzare)
» Status Energetico: 80%
» Status Fisico: illesa
» Status Psicologico: silenziosamente sofferente (causa sigillo e visioni del futuro)
» Note: "Aura di Venere", "Aura dei Giusti" e "Resistenza alle Manipolazioni Psichiche" e "Quarto Sigillo" sempre attive. Aggiunto all'elenco "Linfa degli Angeli", autorizzata da Mr.Guerra. Il grifone non ho idea di dove sia, ma dovrebbe esserciOggetti:- Sigillo d'Amore» Descrizione in scheda.
- Carta della Torre» Descrizione in scheda.
- Yoko-Peluche» Descrizione in scheda.
- Aeris-Mappa» Descrizione in scheda.
Armi:- Alcarcalime
(arco+frecce= 2pt)
IMMAGINE ALLEGATA
Dimensioni: 1m circa
Materiale con cui è fatto: Lega proibita argentata con rune elfiche in oro ricamate lungo tutto l'arco.
Descrizione: Arco di una gittata elevatissima: circa 30m. - Nanatsusaya
(spadone semplice= 1pt)
IMMAGINE ALLEGATA
Dimensioni: 1m circa
Materiale con cui è fatto: Caos cristallizzato.
Descrizione: Una lama di raffinata bellezza, appare come uno spadone di un singolare materiale trasparente con ben sette punte. In più emana una inquietante aura violacea.
Famiglio:- Grifone adulto
Occhi congiunti
Descrizione in scheda.
» Abilità Passive→Aura di Venere» {malia d'Amore}: L'amore è un sentimento intenso e profondo, simile all'affetto, alla simpatia ed all'adesione, ma molto più violento ed incontrollabile, impossibile da rendere appieno per chi non ha avuto mai modo di viverlo, rivolto verso una persona, un animale, un oggetto, o verso un concetto, un ideale. Oppure, può semplicemente essere un impulso dei nostri sensi che ci spinge verso una determinata persona. E' tuttavia soggettivo, ed è forse quello a renderlo così complesso; per alcuni è il volere che gli altri siano felici, un sentimento incondizionato e che richiede molto coraggio e accettazione, per altri è ciò che avvicina l'uomo ad un Dio lontano, altri lo ritengono semplicemente una utopia, qualcosa di non concreto. Sono infiniti i modi di pensare e vederlo, così tanti quanti sono le creature di ogni universo e dimensione. Drusilia Galanodel, insieme al fratello Quarion, rappresenta ogni singolo aspetto della carta di Arcani di cui sono i concetti incarnati. Loro son l'Amore, il due di Coppe, e lei è uno dei due calici traboccanti rappresentati dalla carta. Il due significa polarizzazione delle correnti; l'anima androgina dell'asso si è divisa ora in due parti che adesso cercano di ricongiungersi. Ecco perchè l'attrazione erotica non è solo di tipo sessuale, di cui è vessillo il gemello, ma in Drusilia diviene spirituale, visto che in lei v'è la ricerca dell'anima perduta. La carta mette enfasi sul collegare, indica l'occuparsi dell'amore e dell'armonia anche attraverso il pensiero, ed è proprio quello a suscitare effetti nelle menti di chi incontra la Dama del Vento. In termini gdr, costoro vedranno in lei ciò che amano, e per questo un musicista la riconoscerà come propria musa, o sentirà dolci melodie provenienti dai suoi passi, ed un pittore la vedrà come opera d'arte vivente, o un chierico fedele vedrà in lei l'impronta del suo dio. Tali reazioni possono essere infinite, come lo sono coloro che la incontreranno, assaporandone la persona, omaggiando la sua bellezza.
NB: è una passiva (malia) di caratterizzazione, abbastanza di libera interpretazione.
→Aura dei Giusti» {malia di Carisma}: Altro non è che una aura di "cárisma" che circonda alcuni degli appartenenti alla gilda. Tale aura è invisibile tuttavia splendente per chi è in grado di guardarla, ed è un concentrato di Salvezza, Misericordia e Grazia. Coloro che avranno modo di osservare un portatore di tali doni, vedranno nelle sue gesta, anche quelle non apprezzabili, la manifestazione più alta di Giustizia, perchè Aviatore è colui che scelse di avere il dono di una vita spesa al servizio dei fratelli "Ciascuno metta al servizio degli altri il dono che ha ricevuto". [cit.]
→Resistenza alle Manipolazioni Psichiche» {anti-malia}: Drusilia, grazie al prolungato studio delle forze esoteriche, ha sviluppato sufficienti contromisure alle intrusioni e raggiri mentali: nel corso di una scena o di un combattimento, ella non subisce manipolazioni eventuali fino a livello medio.
→Volontà di ferro» {Bonus enegetico del 10%}: descrizione in scheda.
→Essenze e presenze nascoste» {auspex passivo 15m}: descrizione in scheda.
→Legame con la Fonte» {resistenza a veleni e malattie}: descrizione in scheda.
→Linfa degli Angeli» {proprietà del sangue dei Galanodel}: descrizione in scheda.
→Linfa degli Angeli:» {proprietà del sangue}: momentaneamente bloccata.
→Vista Ultra - Sviluppata 1» {scurovisione}: descrizione in scheda.
→Vista Ultra - Sviluppata 2» {potenziamento vista}: descrizione in scheda.
→Librarsi in volo» {volo fino a 5m}: descrizione in scheda.
→Istant Casting» {potenziamento rapidità magica}: descrizione in scheda.
→Wind speed» {Bonus Velocità 50%}: descrizione in scheda.
→Angel's Fall» {Bonus Destrezza/Agilità 50%}: descrizione in scheda.
→Nature Reverence» {comando agenti atmosferici}: descrizione in scheda.
→Veritas» {discernere bugie}: descrizione in scheda.
→Arciere Arcano» {frecce magiche}: descrizione in scheda.
→Chaos» {spada mutaforma}: momentaneamente bloccata.
→Visioni del futuro» {passiva di quest}: Anticamente i vivi interrogavano i morti sul loro futuro, ma quando sono i morti stessi a domandare di ciò che deve ancora avvenire le cose possono farsi bizzarre. Il possessore di questa passiva ha chiesto dell'ignoto nella terra dei morti e si è caricata di parte del loro fardello: essa sa cosa avverrà e potrà scegliere tra i vari, possibili futuri quello a lei più gradito... ma il presagire del bivio porterà alla sua mente un danno basso alla propria mente.
Visioni da verificarsi: 0/8
→il Quarto e Ultimo Sigillo» {passiva interpretativa}: Viene la Morte, quarta ed ultima a venire. Viene, e le prede sono già fiaccate dall'azione di fratelli e sorelle. Viene, e pone il sigillo all'ultimo atto di un mondo.A p o c a l i s s eQuando la Morte passa sulle ceneri di ciò che Guerra, Pestilenza e Carestia hanno bruciato, appestato e polverizzato, niente può salvarsi: quanti credono di essersi salvati, sono stati semplicemente risparmiati per dopo.
E lo sanno. Cercano di dimenticarlo, ma lo sanno.
"Uccidere" la Morte, scacciarne temporaneamente l'essenza, non basta per considerarsi salvi: una volta che tutto sembra finito, i danni restano. Il dolore delle persone amate, dei cari estinti, delle ferite subite, degli animi lacerati, delle torture inflitte. Rimangono sempre, senza svanire mai. Come un prurito ad un arto che non esiste più, che ogni tanto torna a tormentarci. Come gli spettri del passato, che non si danno requie.
Alcuni impazziscono. Altri, più sfortunati, sopravvivono per vedere.. -
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Tutt'altro scenario rispetto a quanto avrebbero immaginato di ritrovarsi dinnanzi ai loro occhi.
L'Inferno? No, ancora una volta non sembrava essere quella la loro prossima destinazione; non quello convenzionale, per lo meno. La situazione in fin dei conti era piuttosto interessante... lo era per Jattur quello, l'inferno? Ognuno di loro ne avrebbe posseduto una propria versione esclusivamente personalizzata?
Sarebbe stato alquanto originale ed intrigante in effetti, ma...
« Cadetto Shattur, a rapporto. »
...fu facile (provare a) convincersi di ritrovarsi all'interno di un ricordo estraneo ad ognuno dei presenti. Fu una sorpresa per il Demone-Volpe ritrovarsi il giovane Sergente così presto sotto l'oro dei propri occhi, vivo e vegeto. Addirittura più "solare" del solito, avrebbe azzardato.
Non osò neanche immaginare la tempesta di sensazioni che avrebbe avvolto il petto dei suoi compagni, ben più legati all'uomo, sfortunatamente non noto quanto per loro al Magister, che non al soldato.
E fu proprio quel pensiero, spontaneo e preoccupato, ad indurlo a notare quel particolare. Li riconobbe, uno per uno: Drusilia, Ryusang, Grifis.
Completamente differenti dal solito, eppure li riconobbe.
Portò la mano al mento, riflessivo e dubbioso, quando...
...
.....
miniattaccodicuore.
Non c'erano! Non c'erano le orecchie!
La mano scattò -equivoca- a tastare immediatamente il fondoschiena.
Mancava anche lei... mancava anche lei...
« Cadetto Saddler, cadetto Minos: destinazione ingegneria »
Ingegneria? Ingegneria.
Ingegneria?!
Perché diavolo conosceva non solo il significato di quella parola, ma persino storia e concetti annessi?? E tutte quelle formule racchiuse nei suoi pensieri, quelle battute tristemente scientifiche che sgorgavano dalle sue orecchie, e quella diamine di... oh no, no, no...
Ora sì, che lo riconosceva: quello era l'inferno. Senza se e senza ma.
« ANDARE IMMEDIATAMENTE ALLA TUA POSTAZIONE! »
Fu più che sufficiente affinché il suo corpo sussultasse, come preso a schiaffi sotto la voce insopportabile di quell'idiota che altro non faceva che urlare. Non lo sopportava. La storia recente dei suoi pensieri così gli consigliava, quanto meno.
Insomma... immaginava che "spezzare le catene" di Jattur non avrebbe significato farlo letteralmente, ma... povero soldato. Da che razza di mondo proveniva?
« Andiamo, andiamo... »
Brontolò quasi inconsciamente -e svogliatamente- in direzione del compagno Grifis, collega di reparto. Per lo meno non dovevano agire singolarmente, anche se... separarsi da Drusilia e Ryusang sarebbe stato assai rischioso, in quel momento. Si fidava di loro, senz'ombra di dubbio: ricambiò ben volentieri lo sguardo d'intesa con il Gran Maestro, eppure non avrebbe potuto far a meno di preoccuparsi, questo lo sapeva. Lasciarli agire soli al fianco di un Jattur sicuramente non loro, eppur così simile... sperava solo che non si lasciassero coinvolgere troppo sentimentalmente.
Per quel che ne sapeva, poteva benissimo essere una trappola.
Quantomeno, il Falco e la Volpe -c'era un canzone simile, o sbaglio?-, avrebbero avuto di che indagare sulla moglie Shatturiana.
...moglie?
Un po' tardi per svegliarsi e collegare l'accaduto, ma... altro che Sergente di ferro devoto alla sola causa Asgabardiana! Si leccò i baffi, il Demone, pensando a quanto materiale avrebbe potuto trovare perricattarerinfrescare le memorie passate del caro
tuttolavoroenientedivertimento Jattur Shattur!. -
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« L'ha presa bene, non trovi? » fece allegramente Alisia.
« ...sicuro. » rispose lui, e - ahi! - fu un sospiro più leggero del tocco di una farfalla. Massaggiarsi la gola lo faceva sentire peggio, scoprì (sulla sua pelle). « Un vero spasso. »
Si guardarono negli occhi.
E scoppiarono a ridere.
Fu così che li trovarono gli altri cadetti: accasciati sul pavimento sporco di un corridoio di servizio due svolte più in là, tremando per le risate, incapaci persino di rialzarsi per il tremendo mal di pancia. Fiato, manco a parlarne. Non si guardavano neppure, per timore che qualcosa nello sguardo dell'altra persona amata facesse ricominciare tutto quanto. Però commisero l'errore di guardare i quattro cadetti appena smistati, e quello scatenò un'altro attacco di risa che li lasciò completamente a terra.
Alla fine Jattur trovò la forza di smettere di ridere e riuscì a guardare i quattro in cerca di aiuto. « Credo ci serva aiuto, qui. »
« Già. » intervenne Alisia. La sua bocca si lasciò sfuggire un accenno di risatina, ma riuscì a contenerla. « Chi mi aiuta a rialzarmi? »
E fu così che iniziò la loro vita sulla Sphinra.. -
† Morte †.
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Due settimane.
Durante le due settimane di servizio a bordo della Sphinra avete lavorato sedici ore al giorno sui più disparati meccanismi della nave, inquadrati come tante tessere di un puzzle in un rigido schema ordinato che vi porta a picchi di eccellenza lavorativa sconosciuti - e all'esplorazione di luoghi delle condutture di plasma della nave della cui esistenza non eravate neppure al corrente, e puliti più o meno come il setto nasale di un orco col raffreddore e un sol fazzoletto terribilmente incrostato di muco e cerume.
Si, muco e cerume. Meglio non chiedere.
Indispensabile doccia ad ultrasuoni a parte, si comincia a capire che dietro l'apparenza disciplinata e formale strettamente mantenuta da ogni asghabardiano si cela un regno fatto d'ironia, battute salaci e brevi momenti di felicità rubati alla rountine di una nave in pieno assetto di guerra. Casuali incidenti con lo spurgo delle condutture di plasma trasformano più di una volta un cadetto in un'agghiacciante imitazione del Mostro Gelatinoso delle paludi di Cyrill, porzioni di cibo misteriosamente sparite durante i pasti compaiono nei dormitoi durante le ore fuori servizio, ritrasformate dai più abili chimici
il tenente Rehevenge macina furiosamente i pavimenti d'acciaio della sua amata nave dal giorno del suo nuovo soprannome ("Cacciatore di colombe") e i due cadetti Shattur sono rigidamente tenuti separati l'uno dall'altro... o almeno, questo in teoria: le scommesse clandestine il quattordicesimo giorno danno uno a sette la probabilità che i due abbiano trovato il modo di comunicare, uno a trentadue che abbiano strappato un bacio e uno a settantasei che durante la loro misteriosa e contemporanea sparizione l'8/2/1207 α abbiano beffato la sorveglianza e si siano spinti un poco oltre. Le quotazioni si sono abbassate a uno a cinquantasette quando, in data il 9/2/1207 α, che il Cacciatore di colombe è stato visto effettuare un perfetto homerun con il suo tablet mugghiando come un Mostro Gelatinoso in calore e il cadetto Alysia Shattur è accorsa dalla Sezione Ingegneria a porgergliene uno di riserva - con un gran sorriso spalmato sulla faccia! Da quel momento in poi i due Cadetti Innamorati hanno preso l'abitudine di fare rapporto a distanza di pochi minuti l'uno dall'altra, mantenendo sempre abbastanza distanza perché tecnicamente non li si potesse incolpare di niente e abbastanza poca da stuzzicare allegramente il Mastino sempre più mugghiante.
Se però nella vita di un asghabardiano ci sono molte stelle, il cielo è buio: nessuno scherzo o motteggio può far dimenticare anche solo per un secondo che siete su una nave militare in assetto di guerra, spedita in missione nello spazio di confine. Lentamente iniziate a capire che i vostri compagni vivono ogni attimo come fosse l'ultimo... perché ogni attimo può essere l'ultimo. Quella che per voi è una metafora per loro è la cruda realtà.
Accadde durante il turno di notte.
Il ruolino di servizio prevedeva un controllo dei banchi laser, una semplice attività di routine prima di staccare e potersi finalmente concedere l'agognata dormita. Gli occhi iniziano a socchiudersi ma cercate di resistere perché sapete che manca poco, manca davvero poco, è questione di minuti prima di trascinarsi nelle docce e ficcarsi sotto le coperte.
Poi il buio.
Niente più vista, suoni o percezioni, nulla tranne il dolore implacabile e la confusione che vi assale a getto continuo. La luce si abbassa, poi sfavilla, poi si abbassa di nuovo - voi siete a terra... siete a terra? - e lo sguardo sconvolto, il volto insanguinato, le pupille dilatate di Isaac Korgerd che guardano Ryusang senza guardarlo veramente - una cascata di scintille che sfrigola accecandovi nel buio più totale, poi tutto assume un'inquietante sfumatura di rosso - vertigini - un suono, una nota, spaccatimpani: è l'allarme, l'allarme! - il viso grigio e contratto del guardiamarina Halet a capo della vostra unità, con una lancia d'acciaio frastagliata nello stomaco, la stessa che per poco non decapita Drusilia - e ovunque, ovunque quell'inferno che da due settimane credevate di aver evitato.
Ora ci siete dentro.
« Rapporto danni! » grida una voce.
È il guardiamarina Halet.SPOILER (clicca per visualizzare). -
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Due settimane.
Quattordici lunghissimi ed interminabili giorni di astinenza.
Mai prima di allora le era stato così lontano dal momento in cui l'aveva conosciuta, mai prima di allora avrebbe pensato di sentirne così tanto la mancanza... un vuoto nel cuore, un vuoto nell'anima, un vuoto nelle sue mani.
Erano separati, crudelmente costretti alla distanza da un'esercito che neanche era il suo, per chissà quale maledettissimo motivo. Ed a lui mancava quella passione, quel fuoco che ardeva nel suo spirito in sua presenza, quella voglia e quella forza che solo lei era in grado di garantirgli... era dura, e non l'avrebbe mai immaginato.
Albe, pasti e tramonti, ed il pensiero ricorreva a lei. Guardava Grifis, compagno di avventura, nella speranza di riscontrare un conforto, un sostegno su una difficoltà forse da lui stesso condivisa, ma... non allo stesso modo. No, per lui era diverso.
La sognava la Volpe, la sognava ogni notte, la sognava ogni giorno ad occhi aperti... eppure non aveva altro: non aveva altro in suo supporto se non la fantasia, la voglia, quel desiderio incontrollabile di renderla ancora una volta sua, possederla come oramai tante altre volte aveva già fatto.
Eppure... non poteva. Non aveva altro a disposizione se non la fantasia... quella immagine costante nei suoi pensieri, quella visione che ogni sera lo accompagnava, che ogni sera sfuggiva al suo controllo e lo costringeva a chiudersi nel bagno da solo, laddove nessuno poteva raggiungerlo o spiarlo.
E dar sfogo finalmente con le sue mani a quell'istinto, quella necessità, quella fantasia e quella perversione cui non era in alcun modo in grado di opporsi...
...la magia.
Mai incubo peggiore sarebbe potuto capitare a quel Demone! Stregone di una vita, Elessedil e Magister, costantemente a contatto con una banalità talmente ovvia per lui, eppur totalmente sconosciuta in quel mondo! Glie ne aveva parlato, Drusilia, della reazione che ebbe Jattur Shattur la prima volta che vide un incantesimo. Terrore: nel loro mondo non esisteva, gli disse; e lui in quel mondo ora vi navigava da qualche giorno.
Quattordici, per l'esattezza: quattordici lunghissimi giorni di astinenza.
Niente esibizioni pubbliche di spettacoli, neanche scherzetti, niente comodità, niente di niente. Non aveva altro se non quello: era costretto a nascondersi, per utilizzarla.
Ma non era in alcun modo in grado di evitarla.
Che cosa diamine stavano facendo? Dovevano cercare Jattur (il vero, si intende), cercare le catene da cui liberarlo, ed invece... lavoravano. Contribuivano alla prosperità di un'illusione, di una finzione, dalla quale avrebbe solo dovuto cercare di liberarsi! Non sapeva cosa diamine avesse in mente il Gran Maestro, con il quale ahilui riuscivano a vedersi a malapena di sfuggita nell'ora pasti, o nei cambi turni. Per quanto avrebbero dovuto continuare ancora..?
Un boato.
Riaprì gli occhi ritrovandosi per terra, faccia a faccia con il comodino.
Sirena, urla, ordini all'attenti e all'emergenza da ogni angolo della nave.
Era un attacco: non comprendeva come facesse a conoscere il codice urlato in continuazione dagli altri soldati con i quali condivideva la stanza, ma lo conosceva fin troppo bene.
Ed un solo pensiero albergava nella sua testa: Drusilia e Ryusang.
« Grifis! »
Urlò un solo nome, nella foga di quell'istante. E senza guardare in faccia nessun'altro, scattò via dalla stanza.
Non importava quali fossero gli ordini della nave: lui sapeva molto bene dove sarebbe dovuto andare.
E del resto non glie ne importava assolutamente niente: erano scesi nell'Inferno per recuperarne uno, non per lasciarne degli altri.. -
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Alysia
L'esplosione la fece quasi dare una craniata con la cuccetta di sopra.
Si prese un momento per capire cosa stesse succedendo. Cinque secondi di osservazione potevano salvarti la vita, in situazioni di emergenza: agire alla cieca o in preda al panico era il modo migliore per farsi ammazzare. Non che ci fosse molto da capire, con le luci rosse che facevano sembrare le camerate ritinteggiate color sangue e la sirena che ordinava a tutti di disporsi alle postazioni di battaglia.
Postazioni di battaglia... un attacco?
Impossibile!
Si tolse le coperte di dosso, infilò le scarpe e si scaraventò in corridoio dietro Saddler. Adesso capisco perché non sono consentiti pigiami sulla nave! pensò, seguendo il passo volpino dell'altro cadetto.
Postazioni di battaglia: ossia i banchi laser, per loro.Jattur
Si mise carponi - tutto quello che riusciva a fare al momento. Aveva la sensazione che gli fosse esploso un petardo in un orecchio, tanto si sentiva frastornato. Ma cosa d'arvit era successo?!
La luce si spense un'altra volta, lasciandolo a cercare a tentoni un appiglio con cui alzarsi. Sotto le dita riuscì a trovare una barra d'acciaio fredda e solida, cui si aggrappò con entrambe le mani. Poi l'lluminazione ritornò, rossa, e la sirena lo costrinse a piegarsi su quel corrimano con un gemito. È saltato in aria qualcosa si disse, è l'unica spiegazione. E noi siamo l'ultimo turno di controllo! Rehevenge si prenderà le nostre teste per colazione. Ma le luci rosse...
Sgranò gli occhi.
Luci rosse!
« Rapporto danni! » gridò una voce femminile. La riconobbe: era il guardiamarina Halet. Una rapida occhiata intorno a sé gli fece capire semplicemente che il rapporto danni avrebbe atteso che qualcuno trovasse una strumentazione di riserva, perché le luci sembravano essere l'unica cosa che funzionasse ancora. Logico: funzionavano su una rete di alimentazione diversa.
Poi la vide, vicino al cadetto Galanodel.
« ...d'arvit. » mormorò.
Era una ferita mortale, nessun dubbio.. -
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La permanenza sull’incrociatore stava dando una nuova dimensione alla parola noia.
Ma andiamo con ordine: quando aveva rivisto Jattur durante lo smistamento -vivo, vegeto e col suo solito senso dell’umorismo-, Ryusang non aveva potuto fare a meno di avvertire il contraccolpo con la surrealtà di quella situazione: nella prima settimana, ogni qualvolta lo incrociava in giro per la nave, il Nibbio continuava a vedere sovrapporsi allarealtài frammenti di quella notte a Laputa, in cui lo aveva visto perdere la vita...
... ma ora, che di settimane ne erano trascorse due, quella fase sembrava essere superata: aveva smesso di essere incavolato con il mondo per l’ingiusta sorte toccata al suo amico, conduceva la sua esperienza di addestramento con la stessa stoica tenacia con cui prestava servizio sotto i LAM, e con Drusilia intorno era -di colpo- come se la Morte non l’avesse mai preso e Jattur non fosse mai andato.
Aveva conservato cognizione della sua missione, certo, ma non era affatto facile entrare in argomento con quel giovane cadetto Shattur... così aveva lasciato scorrere i giorni facendo amicizia con gli altri commilitoni, scoprendo la comodità delle docce ad ultrasuono, e burlandosi del tenente Rehevenge usando il suo nuovissimo soprannome di “Cacciatore di Colombe”.
Stava giusto sghignazzando su di lui con Isaac Korgerd quando un boato assordante squarciò l’aria, facendo tremare l’intero ventre di metallo entro il quale fluttuavano nelle profondità dello spazio: un velo pesante come un sudario funebre lo avvolse, ottenebrandogli i sensi e bruciandolo, ma prima ancora di capire se era lui ad esser divenuto cieco o se era l’impianto elettrico dell’incrociatore ad essere saltato, il Nibbio si ritrovò riverso a terra, con in bocca il sapore del suo stesso sangue.
Poi, la sirena d’allarme esplose col suo assillante fragore -artigliandogli la mente-, e la luce sfarfallò brillando rossa e riportandolo alla contingenza del momento: contuso e dolorante, cercò di rigirarsi e rimettersi rapidamente in piedi, ma ogni movimento era una sofferenza, e l’operazione richiese più tempo del previsto; quando il suo sguardo ceruleo incrociò quello già vitreo di Isaac -riverso a terra a poca distanza da lui-, Ryusang rimase pietrificato per un lungo istante. E quella rabbia irrazionale che lo rodeva ogni volta che si trovava vittima delle circostanze si riaccese nel suo cuore.
« Rapporto danni! »
La voce del guardiamarina Halet richiamò la sua attenzione, e subito tutta quell’energia accumulata esplose irrorando ogni sua fibra di furia e adrenalina quando il Sergente la vide ormai cianotica per la ferita che la lancia -che ancora le trapassava il ventre- le aveva inflitto: claudicando per la botta ricevuta, il biondino si rimise in piedi, e setacciò l’area alla ricerca di Drusilia e Jattur.
Le due donne erano poco distanti, e anche il cadetto Shattur entrò nel suo campo visivo:
proprio come lui, stordito e malconcio, ma ancora vivo.
« É tutto in malora. »
tagliò corto il Nibbio, avvicinandosi ad Halet e Drusilia
« Dobbiamo andarcene da qui, e portarti in infermeria...! »
Edited by Madhatter - 23/5/2012, 00:21. -
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"Non sarò li in quel momento, ma resterò sempre nelle tue vicinanze.
Erano ormai trascorsi quattordici noiosi, indimenticabili giorni su quella nave a fingersi soldatini asghabardiani... per cosa, poi? Jattur... ecco la risposta. Un uomo trentenne esperto di guerra che era finito per fare il Sergente nella gilda da lei stessa fondata a difesa di Laputa ed ogni altro territorio che avesse chiesto loro aiuto. Un uomo leale, onesto, e che da subito le aveva detto quanto tenesse al suo impero ed alla missione per cui era giunto su Endlos, prima ancora di ogni suo onere da aviatore. Una missione per lui così gravosa da convincerla a volerlo aiutare, e portandola a divenire sua erede ed unica possibile fautrice della sua ultima volontà; era per questo che aveva perfino cercato l'Argonath, alla ricerca degli indizi che lui stesso diceva di aver nascosto in caso della propria dipartita. Lei aveva fatto tutto il possibile per lui, per la sua missione, e lo aveva accettato, convincendosi che per quanto lui non desiderasse legarsi a loro, era pur sempre una mano amica ed un'ottima spada su cui contare in casi disperati. Non a caso, li aveva salvati tutti, la notte del Day Two. Si era convinta che agendo in quel modo era giusto, e che ogni cosa sarebbe andata per il meglio, eppure eccola lì, con Jattur morto per uno dei suoi tanti errori, mentre lei cercava di capire qualcosa di quell'inferno in cui era finita insieme alla squadra che si era portata dietro per recuperarlo. Perchè si, anche se probabilmente a lui non interessava poi tanto ed era soltanto "lavoro", Drusilia non riusciva proprio a fare a meno di affezionarsi alla gente, ben cosciente di quanto questo la facesse intimamente soffrire. Si, forse era stupida... ma era fatta così, e non sarebbe mai cambiata, niente sarebbe riuscito ad eludere la sua natura di Arcano di Cuori... e fu proprio per tal ragione che, nonostante la squadra di salvataggio fosse stata separata per così tanto tempo, lei fu forse l'unica a non dimenticare mai la ragione per cui era lì dentro. Non avrebbe mai dimenticato Jattur o la sua morte, non avrebbe mai dimenticato il volto della sua assassina. Anche lei avrebbe affrontato, ma i problemi andavano risolti uno alla volta, ed al momento la priorità era Jattur.
Tu e io rimarremo estranei alla vita, e l'uno all'altro, e ognuno a se stesso,
fino al giorno in cui tu parlerai e io ascolterò, ritenendo che la tua voce sia la mia voce;
e quando starò zitto dinanzi a te pensando di star ritto dinanzi a uno specchio".
K.Gibran
Quella situazione stava diventando assurda.Perchè allora in ben quattordici giorni non aveva mosso un solo muscolo per portarlo via,
Un'esplosione interruppe bruscamente il suo continuo e malinconico riflettere, probabilmente l'unica in quell'astronave a non essersi divertita nemmeno per un frangente di secondo, perfino alle battutine davvero divertenti che Ryusang diceva per tirarla su riguardo il "cacciatore di colombe". A dire il vero non sentì nulla, forse per la sorpresa, forse per la rapidità e la sensazione di aver sfiorato la morte per un soffio... diversamente dal guardiamarina Halet, che si era ritrovato una lancia ficcata nel ventre senza capire il come o il perchè.
o anche solo rivolgergli la parola?
Perchè si sentiva... di troppo, ecco perchè.
E perchè non era più davvero sicura di volerlo riportare via...
infondo stava così bene con sua moglie, perchè separarli?« Rapporto danni! »
Drusilia si guardò intorno, mentre il sangue le colava sulla faccia: Jattur, stranamente, temporeggiava, mentre Ryusang voleva portarla in infermeria. Eppure lei sapeva che se non si fossero mossi come si doveva, Halet non sarebbe stata l'unica a finire male. Cosa avrebbe fatto Jattur -quello adulto- in una situazione simile?
-La batteria laser è andata, come anche tutto il suo sistema di alimentazione. Due cortocircuiti, ma credo che il problema più serio lo abbiano le parti meccaniche. Funziona solo la luce.
Disse schietta ad Halet, cercando di ragionare in quel disastro e pulirsi in modo da avere libera la visuale.
-Ora dicci cosa fare, ed immediatamente dopo uno solo di noi ti porterà in infermeria. Noi altri resteremo.
Edited by Drusilia Galanodel - 24/5/2012, 23:34. -
† Morte †.
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Il guardiamarina Halet piegò appena le labbra. « Sarò morta prima di arrivarci, cadetto. » disse amaramente. Oh, era così stanca di tutto questo! Prendi una manciata di cadetti, li fai studiare, li addestri, poi li metti su una nave e li spedisci a farsi un giretto per lo spazio - nulla di che, solo per cominciare ad abituarli alla vita nella flotta - e naturalmente ti aspetti che vada tutto bene, poi le cose vanno a rotoli e i tuoi cadetti si ritrovano la cruda realtà sbattuta in faccia come un cazzotto dritto sul naso.
Con attenzione tirò indietro i gomiti e si alzò di qualche centimetro, trattenendo un gemito mentre guardava i volti dei vivi in cerca di quello di cui aveva bisogno. Shattur e Korgerd erano sotto shock, quindi erano da scartare. Galan sembrava lucido, ma c'era troppa rabbia nella sua voce. La rabbia acceca la ragione.
Per cui rimaneva soltanto...
« Cadetto Galanodel. »
Prese fiato.
« Da questo momento hai il comando. » Tossì sangue, e il suo sguardo divenne ancora più cupo: tempo, aveva bisogno di tempo! « Trova un trasmettitore portatile e mettiti in contatto con la plancia. Rimetti in funzione i cannoni laser. Concentrate il fuoco su un sol punto degli scudi nemici... sfondateli, poi colpite duro. Dovete tenerli impegnati abbastanza a lungo perché riparino i motori. »
Espirò, poi si girò a guardare i due che la guardavano pietrificati e il suo sguardo divenne di acciaio.
« Questa non è un'esercitazione. » disse in tono duro. « C'è almeno un incrociatore da battaglia là fuori che punta i suoi cannoni plasma contro di noi: dovete fare il vostro lavoro, altrimenti siamo tutti morti. È chiaro? »SPOILER (clicca per visualizzare)
Edited by † Morte † - 29/5/2012, 20:49. -
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