~voice

Keiji e Djibrielle.

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  1. « Keiji;
     
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    « .. non puoi lasciarmi così, Ofelia. Non è giusto. » il piccolo burattino con i capelli rosso pastello - perché erano stati fatti proprio con un pastello - si inginocchiava lentamente verso la principessa, i vestiti fatti con semplici materiali di scarto come plastica e cuoio di bassa qualità che sfoggiavano però una cura di particolari che solo un vero amante del genere avrebbe gradito - la collana che la madre le aveva regalato al collo, il corsetto che cingeva il busto reale della ragazza -. I bambini che stavano osservando da qualche metro di distanza sussultarono quando videro piangere il disperato Marcus; nessuno nelle vicinanze stava controllando i burattini, eppure questi si muovevano e piangevano, erano vivi, forse? Non sarebbe stata una stranezza così grande, non in Endlos, dove avvenivano cose assai più strane.
    « Marcus.. » le mani di lei accarezzavano dolcemente il braccio di Marcus, pieno di cicatrici, canti di sirene che ricordavano della sua disperata corsa all'oro. « Non avrei mai voluto fosse successo tutto questo. Vorrei, se possibile, rimediare in qualche modo. Dammene la possibilità, te ne prego, o mercenario. »
    Il guerriero alzò il volto verso il suo, unì le mani alle sue e scattò in piedi; era stanco di fare il mercenario, voleva un'occupazione fissa, una vita più tranquilla, una persona da amare, Ofelia poteva dar lui tutto questo. Avrebbe lottato così tanto per difenderla, per difendere il loro rapporto che nessuno si sarebbe mai potuto intromettere. Gli occhi colorati del burattino guardarono quelli di Ofelia. « Ofelia, fai di me il tuo sposo, te ne prego. Rendimi l'uomo che ho sempre sperato di essere, l'uomo perfetto per te.. Te ne prego, lascia che io doni me stesso a questo giuramento. » le mani erano ora passate a stringerle la vita, attirando il corpo della principessa molto vicino a lui; fossero state due persone normali, sarebbe stato un momento davvero tanto romantico. Anche i bambini aspettavano - come Marcus - che ella avrebbe accettato, baciandolo e coronando così il loro eterno amore. Avrebbero vissuto per sempre felici e contenti. La bocca della principessa si avvicinò con intensa lentezza alla bocca di Marcus, già pronta per lo scambio. « Dimmi che è per sempre.. » erano ormai centimetri che li dividevano. « E' per te, è per -! augh~ »
    Si sentì in lontananza, il colpo di un proiettile che attraversò la testa di Marcus, giungendo a ferire il corpo della giovane principessa. Il piccolo sipario rosso si chiuse, lasciando lo stupore sul volto degli spettatori - bambini che passavano di lì -.
    Keiji non amava particolarmente i lieti fine.
    Anzi, Keiji non li conosceva e basta.

    « Chi o cosa sei, tu? »


    CITAZIONE
    Point. Descrivo un piccolo spettacolo di burattini di Keiji; quando finisce, Keiji riesce a scorgere un bambino che lo sta osservando da qualche minuto, vicino l'albero dietro il quale si era nascosto Keiji.

     
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    « .. non puoi lasciarmi così, Ofelia. Non è giusto. »

    Con passione il burattino-guerriero gemette quell’invocazione struggente per la sua Principessa, cominciando a piangere, come fosse stato una creatura viva; alla vista di quel piccolo prodigio, la platea costituita dai giovani ospiti del Nido degli Angeli -prigionieri nelle spire di quel racconto- trasalì per la meraviglia, producendo un lieve brusio di commenti indistinti... tuttavia, non abbastanza forte da interrompere la rappresentazione.

    « Marcus... Non avrei mai voluto fosse successo tutto questo. »
    la Dama posò le mani di legno sul braccio dell’amato, e proseguì
    « Vorrei, se possibile, rimediare in qualche modo.
    Dammene la possibilità, te ne prego, o mercenario.
    »

    « Ofelia, fai di me il tuo sposo, te ne prego.
    Rendimi l'uomo che ho sempre sperato di essere, l'uomo perfetto per te..
    »
    sotto gli occhi rapiti del pubblico, il mercenario si sollevò in piedi con uno scatto
    « Te ne prego, lascia che io doni me stesso a questo giuramento. »

    Stringendosi in un abbraccio tenero, i due burattini si guardarono negli occhi per un lungo istante denso di emozione che fece sbuffare di sufficienza i maschietti e sospirare con fare trasognato molte bambine.

    « Dimmi che è per sempre.. »
    recitò la Principessa, avvicinando il volto scolpito e dipinto a quello dell’altro

    « E' per te, è per -! augh~ »

    Uno scoppio si spanse nell’aria immota e fremente di aspettativa, dipanando il silenzio, e qualcosa trapassò la testa di Marcus, colpendo anche la sua Dama tanto amata; nel silenzio raggelato che calò subito dopo -mentre tutti i piccoli spettatori sgranavano gli occhi e spalancavano le boccucce in tante “o” di puro sgomento- i corpi dei pupazzi si afflosciarono inerti, e con un fruscio delicato ma impietoso, il sipario calò sui due attori.

    « Oh... che brutta fine...! »
    esordì la voce lamentosa di un bambino
    « Avresti dovuto lasciarli vivere... per sempre felici e contenti.
    E’ così che si dice, sai? »


    « Chi o cosa sei, tu? »

    A parlare era stato un ragazzino di età indefinibile -forse un giovanotto dal volto d’infante, o magari un bambino già adolescente-, dalla corta zazzera castana e dai grandi ed enigmatici occhi grigi; senza che nessuno si fosse avveduto prima di lui, egli era semplicemente apparso a pochi passi di distanza dal marionettista, e ora gli stava innanzi proclamando la sua opinione vestendo sul viso l’espressione presuntuosa del saputello.

    jpg
    « Io mi chiamo Bess! E tu? »
    cinguettò l’interpellato con un gran sorrisone, felice come un fringuello
    « Comunque dovresti proprio cambiarlo quel finale!
    E’ troooppo triste: non piace a nessuno...! »

     
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  3. « Keiji;
     
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    Il costruttore rispose con estrema freddezza a quello che sembrava essere poco più giovane di un suo coetaneo. Quando e come si era avvicinato ancora non riusciva a capirlo, era sicuro di aver lasciato abbastanza spazio da intravedere qualsiasi figura in avvicinamento; non era nemmeno tra il pubblico, come se fosse stato lì per tutto il tempo e lo avesse visto muovere i burattini. Gli argentei capelli del giovane burattinaio, tutti scombinati, davano lui un'aria davvero svampita, al contrario di quella che avrebbe voluto avere in quel momento - piuttosto arrabbiata, furiosa -, sembrava non gli importasse nulla che quel bambino avesse scoperto il suo trucco. Bess - il nome del giovane - gli aveva appena suggerito di cambiare il finale, di modificare il lavoro di più di un'ora; lui, un bambinetto, osava suggerire a Keiji cosa fare? I lieti fine erano così scontati che Keiji aveva imparato a deviarli in ben altri finali; aperti o meno, alla fine di una storia non potevano essere tutti felici. Se da una parte l'eroe salva la sua principessa, dall'altra c'è un cattivo sconfitto, i cui piani sono falliti miseramente. Il costruttore si sentiva tanto uno spettatore delle storie, amava raccontare il punto di vista tragico della storia, o quello del cattivo sconfitto che prende la sua rivincita. Per Keiji il bene e il male non esistevano, perché non ne riusciva a cogliere la differenza. Era un concetto forse troppo sottile per farlo comprendere ad un ragazzino come lui, preferiva non applicarsi per niente e continuare su quella strada che a lui piaceva tanto.
    Era stato prescelto a continuare quella dottrina, non si sarebbe fermato proprio in quel momento, non dopo aver fatto quelle cose alla sua famiglia pur di raggiungere il suo obbiettivo.

    « Cosa ne sai tu, dello spettacolo? »
    Gli occhi di ghiaccio colpirono quelli del nemico, annientandoli in tutta la loro determinazione.
    Non hai passato quello che ho passato io, quindi come potresti capirlo?
    « Nulla, ti dico. La tua vita non è stata destinata a quello. »



    Ofelia e Lucas erano già dietro la figura del bambino, pronti ad attaccarlo. Aveva indirettamente causato danni al suo spettacolo, non poteva passarla liscia. I filamenti neutri si colorarono d'azzurro, il corpo dei due burattini era ora capace di raddoppiare il peso di ciò che toccavano. Avrebbero entrambi toccato con un dito il ragazzino se nessuno sarebbe intervenuto.
    Lo avrebbero fatto dannare, poi lo avrebbero ucciso e mangiato.
    o qualcosa del genere~

    « ~un lieto fine anche per te! »
    Sorrise, come il diavolo sorride alle anime dannate.


    CITAZIONE
    Point. Solo per fini narrativi - non è un duello, non ho intenzione di uccidere nessuno -, utilizzo la tecnica "il peso della maledizione", provando poi a toccare con entrambe le marionette il corpo di Bess - nel qual caso il suo peso sarebbe triplicato -.
    Yay!

     
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    « Piace a me. »

    La gelida calma di quel bambino dai capelli d’argento sarebbe potuta risultare disarmante per chiunque si fosse trovato ad intavolare con lui una conversazione di quel tipo... per chiunque, ma non per Bess, e non soltanto perché era un bambino -e ben poche cose sono in grado di lasciare senza parole un bambino-... ma sostanzialmente perché era fuori di testa.

    « Cosa ne sai tu, dello spettacolo? »
    inquisì il burattinaio, squadrandolo con occhi gelidi
    « Nulla, ti dico. La tua vita non è stata destinata a quello. »

    L’incalzare della risposta -fornita prima ancora di dar tempo a Bess di schiudere le labbra- trasformò la conversazione in un soliloquio, e indusse l’interpellato a reclinare la testolina castana da un lato e a sollevare gli archi delle sopracciglia in una maschera di perplessità; nemmeno veder comparire alle spalle di Keiji le due marionette protagoniste della tragedia parve sconvolgerlo eccessivamente.

    jpgGli occhi bigi contemplarono con attenzione la luminescenza cerulea che prese ad emanarsi dai fili della bambole, e pur presagendo la minaccia in essi, il ragazzino si limitò ad accoglierla con un sorriso enigmatico, senza accennare a spostarsi mentre Ophelia e Marcus adagiavano specularmente un dito su di lui.


    « ~un lieto fine anche per te! »

    Il contraccolpo della gravità lo fece vacillare, ma quel peso grandemente aumentato non poteva eccedere quello con cui i secoli già da tempo gravavano sulle sue spalle eternamente giovani, e ben presto -mentre faceva finta di nulla con l’abilità di un attore consumato- fu il turno di Bess di ricambiare la cortesia.

    « Ti ringrazio, ma... »
    esordì il Malkavian, mentre l’energia psionica iniziava a sprigionarsi dalla sua mente
    « ...sono dell’opinione che i lieto fine vadano guadagnati. ♥ »

    E non fu un attacco invasivo, ma soltanto il desigillarsi del Vaso di Pandora.


    Qui trovi qualche informazione su Bess; di seguito riporto il testo della tecnica psion utilizzata a scopo puramente scenico per far proseguire la scena come concordato :woot:

    Sonno della Ragione: [color=white]Questo macabro potere prende il nome dal famoso dipinto di Francisco Goya, e prevede che il Malkavian -intrufolandosi nella psiche della vittima- faccia emergere e materializzare qualsiasi tipo di spauracchio vi si nasconda, lanciandolo all’attacco contro lo sventurato.
    Gli spauracchi possono assumere praticamente qualunque aspetto, ma di solito si tratta di caricature di insicurezze o brutti ricordi posseduti dal soggetto, e dal momento che prendono vita dalla fragilità dell’individuo, sarà la robustezza mentale della vittima a determinare la loro potenza effettiva.
     
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  5. « Keiji;
     
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    « Non puo- »


    Poi quella scena galleggiò nuovamente, come aggrappatasi ad un piccolo cubo d'aria che la trasportava ora verso il mare della memoria del giovane Costruttore. Quante volte era successo? Quante volte ancora sarebbe dovuto succedere? Ogni volta sperava in qualche modo di averlo eliminato per sempre, ma in fondo conosceva il suo destino: ricordare il passato lo avrebbe tormentato per l'intera esistenza. Delle volte invidiava le sue amiche marionette, così forti e resistenti, senza una memoria, un passato per il quale soffrire, emozioni per le quali disperarsi. Erano solo guerrieri che combattevano, senza mai morire. In fondo, un pezzo rotto può essere aggiustato. Il cuore no. Per quanto cercasse di assomigliare alle sue creazioni, Keiji aveva il cuore frantumato ormai; troppi erano i piccoli pezzi da raccogliere per riformare quella che era la sua vita, fatta di speranze e sogni. Non avrebbe amato più, forse.
    Almeno così nessuno lo avrebbe più fatto soffrire. Non più, per il Costruttore ci sarebbe stata solo la sua vita da quel momento.
    Vennero alla mente le parole di sue madre, forte donna religiosa che non faceva altro che vantarsi dei propri figli, così ligi al rispetto e all'onore; ma Keiji non rientrava nelle sue scelte, non vi era mai rientrato.
    Poi le parole di suo padre, forte uomo d'affari che trattava con la propria famiglia come fosse denaro, acquirenti che altro non si aspettano che tu porti loro soldi per essere sfamato. Donava affetto solo al guerriero della famiglia; a Keiji non era mai stato permesso di avvicinarsi troppo a quell'uomo.
    Poi i suoi fratelli, così dannatamente perfetti in ogni cosa che facevano da risultare impeccabili sotto ogni punto di vista. Relazionavano con tutti affinché la loro famiglia potesse avere un forte senso di rispetto all'interno del Paese. Eppure, quella stessa famiglia non godeva di rispetto tra i suoi stessi membri. Keiji era sempre stato considerato come il "di più" della famiglia, un errore.
    Keiji soffriva.
    Quando la madre parlava dei suoi fratelli, quando il padre li abbracciava e quando gli stessi non gli rivolgevano nemmeno un saluto al mattino. Aveva finito per rinchiudersi in sé stesso, a lui non serviva altro che del legno ed altri materiali per stare bene. Un mondo tutto suo, fatto di marionette. Ma le marionette non possono darti l'affetto di cui hai bisogno.
    Solo un cuore può.
    Ecco perché finì per massacrarli, uno per uno; ricordarono quell'evento come una spiacevole tragedia a causa di un incendio, eppure tutti sapevano chi era stato a rubare i loro cuori.
    Sei il mio bambino. Fatti abbracciare. Vogliamo parlare con te.
    Fai parte della nostra famiglia, ora.
    Amiamoci.


    « Amiamoci. »
    Le parole uscono lievi, il vento riuscì a portarle via prima che potessero essere udite da Bess.
    « Non voglio ricordarlo. »
    E intanto già piangeva, senza rendersene conto le lacrime scendevano su quel suo viso di pietra.



    Non voleva più ricordarlo. Stava soffrendo da così tanto tempo che aveva anche dimenticato, come fosse vivere in un ambiente sano, in qualcosa di piacevole. Ogni giorno lo dimenticava sempre di più, e quel bambino non stava facendo altro che peggiorare la situazione; nuova carne sul fuoco, per alimentare la fiamma della sofferenza. Lo stava pugnalando al cuore, come lui aveva fatto con ognuno della sua famiglia.
    Erano uniti. erano insieme.
    Perché voleva separarli?

    « Siamo una famiglia, ora! »
    La spada di Lucas prima, il veleno di Ofelia poi.
    Bess aveva liberato ciò che di peggio risiedeva nel cuore del Costruttore.


    CITAZIONE
    Point. Keiji ricorda di ciò che provava all'interno del suo ambiente familiare. Alla fine del ricordo, causato dalla psionica di Bess, attacca con Lucas sferrando un affondo e con Ofelia con un taglio netto alla gola, per infondere del veleno in organi importantissimi come quelli dell'apparato respiratorio.

     
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    « Non puo- ... ......Amiamoci. »
    mormorò il ragazzino in un soffio così leggero da risultare inudibile
    « Non voglio ricordarlo. »

    Mentre il dolore compresso dentro quel corpo di infante straripava dal bordo delle palpebre in copiose scie d’argento, Bess lo osservò impazzire in silenzio, con un enigmatico sorriso negli antichi occhi bigi e sulle sue tenere labbra di bambino... eppure, in quel gesto non c’era alcuna gioia; quello che traspariva dall’espressione del Custode del Nido degli Angeli era piuttosto la pacata -e in fondo grave- soddisfazione di chi osserva l’esito di qualcosa che doveva essere fatto.

    « Siamo una famiglia, ora! »

    Con quel disperato accesso di collera, la spada di Lucas trapassò il petto esile della creatura con gli occhi grigi, strappandogli appena uno spasmo e nulla più; l’attacco di Ofelia gli lacerò la gola, ma anziché agonizzare gorgogliando mentre affogava nel suo stesso sangue, Bess sorrise di un ghigno sinistro... perché non una sola goccia di vita vermiglia stava riversandosi fuori dalle sue membra spezzate.

    « Il pulcino è dentro l’uovo. »
    parlò, sibillino e criptico come un indovinello
    « Se non lo rompi, morirà senza nascere. »

    Poi, come se i fili emotivi che le reggevano in piedi e in movimento fossero d’un tratto stati recisi, le marionette crollarono in ginocchio e lentamente al suolo, dove giacquero inerti come i pupazzi che in realtà... e mentre la figura di Bess diveniva labile alle percezioni di Keiji, lasciando che i suo contorni svanissero sotto i suoi occhi come un fil di fumo spazzato dal vento -come un fantasma- due braccia flessuose si chiusero sul burattinaio.

     
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    Il colloquio con i precettori del Nido degli Angeli si era appena concluso quando -con le guanciotte arrossate dallo sforzo della corsa- Miriam era sbucata da dietro l’angolo del porticato per chiamarla... non che avesse usato parole, in vero -la piccina sembrava non aver ancora superato il trauma che l’aveva ridotta al silenzio-, ma da come aveva aggrappato le manine alle sue gonne per cercare di trascinarla con sé, Kalia aveva capito che dovesse essere successo qualcosa.

    jpgGiunta nel cortile, aveva udito un certo trambusto levarsi da oltre la barriera ad anello che i piccoli avevano formato intorno a qualcosa o qualcuno, e anche se in molti erano rimasti imbambolati a fissare la strana reazione di un ragazzino mai visto prima a Miséricorde, qualcuno tra i più responsabili si era prontamente fatto da parte per lasciarla passare; dopotutto, ai loro occhi di bambini, la Dama Azzurra era come una madre.
    E la madre è Dio agli occhi di un figlio.
    Percepì all’istante qualcosa di oscuro in tumulto nel suo spirito, e arrivò rapida alle spalle giusto in tempo per vedere due marionette -dotate di lame ben più pericolose dei normali giocattoli- cadere al suolo sferragliando; naturalmente, la donna non capì cose stesse realmente succedendo, ma poiché la sua prima preoccupazione fu sincerarsi delle condizioni del piccolo, si risolse ad indagare più tardi, così si inginocchiò accanto a lui e ne racchiuse il corpicino gracile nella stretta di un abbraccio materno, tiepido e avvolgente come i flutti dell’oceano.

    « Tranquillo... Non agitarti... Va tutto bene, ora... »
    lo rassicurò in un sussurro carezzevole, facendolo girare verso di lei
    « Cosa è successo, piccino? Ti sei fatto male per caso...? »

     
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    Il bambino rimase lungamente a fissarla, ma non rispose.

    « ...sembrerebbe di no. »
    concluse la Dama, sorridendogli incoraggiante, con dolcezza, e traendolo in braccio
    « Tuttavia -per sicurezza- ti porto in casa, così potrai riposarti.
    Spero non ti dispiaccia se ti tengo con me... »


    Così si allontanarono da quel triste palcoscenico,
    seguendo il cono di riflettore di un delicato barlume d'amore,

    e su tutto il resto calò il sipario.

     
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