[EM] La prova degli spiriti

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    La prova degli spiriti
    Atto I

    Il sole era alto, forse troppo perché fosse prudente proseguire. Nelle ore più calde di solito si preparava l'accampamento per coricarsi appena le tenebre calavano ed essere pronti a partire all'alba, quando l'aria era più fresca.
    L'afa poteva essere pericolosa quanto un sicario ed incredibilmente simile, dato che colpiva improvvisamente e proprio quando si era più deboli. Tuttavia l'attacco da parte di assassini veri aveva spinto la carovana a preferire quel pericolo, piuttosto che imbattersi di nuovo nei loro inseguitori. Quasi all'unanimità si era deciso di sfruttare tutte le ore di luce per raggiungere il villaggio in un giorno solo ed essere al sicuro durante la notte.
    Dunque eccole lì, venti persone avanzare in sella a cammelli, per le alte dune e fra gli specchi cristallini, magnifici e contemporaneamente inquietanti. Nessuno risparmiava sull'acqua, bevendo in continuazione per recuperare il prezioso liquido che la fatica portava via. Si sarebbero riforniti una volta arrivati a destinazione.

    Il gruppo andò avanti per molte ore, quando finalmente intravide la sagoma dell'insediamento. Il tramonto era prossimo, ma non importava più molto.
    Le costruzioni si facevano sempre più grandi e nitide, mentre il sole scompariva via via all'orizzonte.
    La maggior parte delle abitazioni erano delle semplici tende, ben assicurate con corde per resistere alle tempeste di sabbia, assai comuni nelle terre del sud. Solo al centro ve ne erano di più solide, costruite con un impasto di terra cotta e sassi, forse appartenenti all'epoca d'oro di quella regione. Vicino ad esse c'era era un pozzo custodito da una guardia avvolta in un mantello azzurro, pronta a difendere qualcosa che lì valeva ancor più dell'oro. Ma la cosa più curiosa era un immenso focolare nelle vicinanze, in cui la gente si riuniva sedendosi vicino a un muretto dipinto con tre strani scarabocchi.
    Un posto davvero insolito, ben diverso dai rifugi nelle tane dei Wyrm o nelle grotte. Cosa tratteneva gli abitanti in quel posto in mezzo al nulla? Delle tradizioni troppo forti per permettere loro di abbandonare quella terra o altro?

    La gente guardava la carovana con sospetto, senza proferire parola. Giovani con la schiena nuda e la pelle bruciata continuavano a svolgere la loro attività, ma il loro sguardo era tutto rivolto verso i nuovi arrivati. Gli anziani avvolti in mantelli bianchi e vesti beduine, segno di maggior importanza, avevano invece imparato a rimanere impassibili.
    Non era la prima volta che una carovana arrivava lì, ma loro avevano sempre considerato gli stranieri come qualcosa di diverso dalla loro gente; come dei barbari ignoranti con cui valeva la pena barattare, ma nulla di più.
    Uno dei viaggiatori si staccò da dal gruppo, addentrandosi fino al falò per andare a parlare con un anziano con una veste diversa dalle altre, per poi tornare dagli altri dicendo che potevano accamparsi lì.
    Il sole era totalmente scomparso, ma c'era ancora luce, abbastanza perché l'oplita potesse iniziare la sua ricerca.

    GDR OFF

    Eccoci qua! Allora, la carovana si è fermata poco prima dell'ingresso del villaggio. Sei libero di arricchire la sua descrizione e di parlare con i suoi abitanti, senza però essere autoconclusivo. Dirò io come reagiranno alle tue domande o azioni.
    Invece sei libero di interagire come vuoi coi membri della carovana e anche di scrivere lunghi dialoghi.

    Spero che la ruolata ti piaccia^^
     
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    Ogni cosa nell'universo ha i suoi lati positivi, controbilanciati da quelli negativi.
    Sotto il sole cocente dello Yuzrab, Ariste non poteva fare a meno di pensare questo, volendo accettare la calura insostenibile come l'altra faccia della medaglia; d'altronde, non bisognava mai dimenticare che quel globo splendente, alto nel cielo, era la prima fonte di vita ed energia.
    Anche se, questo, l'oplite non lo sapeva, non in termini scientifici almeno; per cui, era naturale che, ogni tanto, continuasse a maledire il calore insostenibile, affondando i piedi calzati nella sabbia rovente e asciugando il sudore della fronte con i lembi del mantello che lo avvolgeva fino alle caviglie.
    L'attacco dei sicari aveva avuto le sue ripercussioni: meno uomini per più merci e l'angoscia che un evento del genere potesse ripetersi che iniziò a serpeggiare tra molti dei sopravvissuti.
    Come biasimarli, in fondo: erano semplici carovanieri, una modesta tribù di nomadi, non abituati a scontri contro assassini spietati.
    Aristotelis non si sentiva responsabile dell'accaduto -e come poteva esserlo, poi?- ma sicuramente provava un po' di dispiacere; non che avesse cambiato qualcosa, si diceva.
    Durante il resto del tragitto, nessuno si avvicinò all'oplite, più per un irrazionale timore di venir "maledetto" che per vero risentimento nei suoi confronti, e questo fu un fatto apprezzato dal greco, che ebbe tutto il tempo e la concentrazione di ragionare su quegli ultimi avvenimenti.

    Sono sulla pista giusta, ma mi mancano ancora delle informazioni... Spero di trovare le risposte che cerco, a Daleli.

    Quello che Ariste non sapeva -e non poteva sapere- era che non avrebbe trovato nulla di quel che stava cercando, bensì ben altro, di ben altra rilevanza.

    Quando finalmente il sole iniziava a scendere sulla linea dell'orizzonte, facendosi meno aggressivo sui corpi dei nomadi, un insediamento iniziò a delinearsi in mezzo al deserto.
    Tende e primitive costruzioni di mattoni crudi si ergevano nel centro del nulla di sabbia. Un avamposto nell'inferno.
    Un sorriso soddisfatto denotò il risvegliato interesse del greco, il quale scostò il cappuccio dal capo, proteggendosi dai raggi solari con la mano destra.
    Aveva raggiunto la sua meta, uno dei tanti villaggi ancora abitati prima delle rovine di Daleli.
    Secondo le sue informazioni, lì avrebbe dovuto trovare qualcuno in grado di dirgli di più sulla sua misteriosa Prima Pietra che portava con sé.
    Aspettò che la carovana si fermasse secondo il permesso degli anziani di quella piccola comunità per iniziare a perlustrare il luogo, prima con semplici sguardi, poi con diretta esplorazione di ciò che stuzzicava la sua curiosità.
    E la prima cosa che risaltò ai suoi occhi era il grande falò dove si concentrava la maggior movimentazione, e fu proprio lì che il greco si recò, con passo sicuro e fiero.
    Il mantello nascondeva il suo fisico da guerriero, facendolo passare più inosservato del solito, ma l'elmo che dondolava dietro la nuca sopperiva a questa mancanza di visibilità.
    Non guardò in faccia nessuno, né si preoccupò di studiare i lavori dei giovani, o di notare la guardia del pozzo: si incamminò risolutamente verso uno degli adulti, il quale si distingueva per il suo vestito più ricercato rispetto agli altri.
    Sperava solo che parlasse la lingua di Merovish, quantomeno, in modo da non avere problemi di comunicazione.

    Chiedo gentilmente udienza presso i capi del villaggio. E tengo a precisare che la cosa ha una certa importanza.

    Dritto al sodo. Non disse nient'altro.
    Aspettava semplicemente una risposta, e nel caso questa fosse stata negativa, non avrebbe di certo rinunciato alla sua missione.

    CITAZIONE
    Allenamento Militare
    Sin da piccolo, Aristotelis Skotos è stato cresciuto seguendo un ben mirato addestramento per lo sviluppo delle capacità fisiche e l'affinamento dei sensi.
    Grazie a ciò, l'oplite possiede forza e resistenza fuori dal comune, così come agilità e velocità molto superiori alla norma.
    Oltre ciò, anche i suoi riflessi e la sua mira hanno ottenuto un netto miglioramento, rendendolo capace di poter difendersi con rapidità disarmante e poter colpire con una precisione quasi ineluttabile.
    Tuttavia, l'allenamento non ha riguardato solo il corpo, ma anche lo spirito: infatti, dovendo aver a che fare con eventi psicologicamente minanti come guerre e battaglie, l'oplite ha sviluppato un pieno controllo delle sue emozioni, riuscendo a mantenere il sangue freddo e l'imperturbabilità nella quasi totalità delle situazioni.
    [Abilità Passive: +50% Forza, +50% Resistenza, +50% Agilità, +50% Velocità; +50% Riflessi, +25% Mira; Resistenza ad Influenze Psicologiche fino a livello Medio]

    Panoplia
    Ciò che rende unico ed inconfondibile Aristotelis è la sua armatura, la famosa "panoplia nera".
    Questa particolare veste di guerra, interamente creata in ferro assai pesante e resistente, è composta da un krànos che copre tutta la testa, la maggior parte del volto ed alcune porzioni del collo dell'oplite, con un pittoresco ed alto pennacchio dalla criniera nero-bluastra come la notte e abbellimenti geometrici dai colori caldi; da thórax e epibraxiōníos, ossia le parti della corazza, modellate sui muscoli del greco, con dei disegni sulle spalline e decorazioni dorate ad abbellire la già pregiatissima opera completamente nera; da epipēkhýon e knemis, bracciali e schinieri, anch'essi di forgiatura muscolare, posti protezione degli avambracci da polso a gomito e delle gambe da caviglia a ginocchio.
    Abbinate all'armatura non mancano lo xiphos, il dòry e l'hoplon, ovvero la spada, il giavellotto e lo scudo. Sono queste armi di inestimabile valore, sia monetario che affettivo che artistico, e ricalcano le caratteristiche delle altre parti della panoplia: la spada, che più della forma di uno xiphos ricorda quella di un makhaira, presenta una lama lunga 85 cm a doppio taglio, a costola ricurva, molto adatta a sferzate rapide e letali, anche se risulta ottima pure per affondi e colpi mirati a tranciare di netto nonché per parate contro altre armi bianche; il giavellotto, lungo 190 cm in totale con la sola punta di lancia lunga 20 cm, è molto ben bilanciato per permettere dei lanci molto lunghi ed ha un'alta capacità perforante che lo rende utile sia sulle lunghe che sulle medie distanze; lo scudo, di diametro di 90 cm, ha un disegno di una falce di luna argentata su uno sfondo nero come il resto dell'armatura, ha dei bordi di bronzo ed ha una forma particolare, in quanto all'altezza del diametro orizzontale vi sono due aperture che servono a permettere di difendere ed attaccare contemporaneamente.
    Fanno parte della panoplia anche le falde di cuoio che coprono le cosce e i deltoidi, anch'esse di colore nero, ed i calzari; quasi sempre Aristotelis indossa anche un mantello nero, con tasche interne per portare oggetti non troppo ingombranti.
    [Equipaggiamento: Armatura Completa; Spada; Giavellotto; Scudo]
    [x
    immagine di riferimento]


    Note: Bene, vai così. :v
    Nulla da dire, spero sia tutto chiaro; mi manterrò su post "facili", sia per questioni di tempo che per fluidità della giocata.
    Buona masterata! :v
     
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    Atto II

    Il greco esplorò per un po' il villaggio e la sua attenzione venne presto catturata dal falò al centro. Chiunque avrebbe capito che doveva essere un posto speciale, in fondo era così per molte tribù e non c'era motivo di pensare che quella facesse eccezione. Già il fatto che sarebbe stato l'unico punto illuminato un volta calata la notte, lo rendeva importante.
    In molti guardavano il forestiero con curiosità e diffidenza. Le carovane che giungevano in quel posto erano una delle poche cose diverse dalla quotidianità della loro vita. Aristotelis però non badò a quegli sguardi e andò a parlare con uno degli adulti. Mossa saggia: un giovane forse sarebbe stato più propenso ad aiutarlo, ma la sua parola sarebbe valsa di meno agli occhi dei capi. Era meglio faticare un po' di più e iniziare in maniera migliore con chi comandava, che essere portato subito da qualcuno che non sapeva quando fosse o non fosse opportuno far scomodare gli anziani.
    L'uomo stette per un attimo in silenzio, poi annuì e si alzò in piedi. Non parlò molto, anzi non disse proprio nulla, in fondo già concedergli attenzione era abbastanza. Quindi gli fece segno di seguirlo, per condurlo fino al focolare alimentato dal grasso ricavato dagli animali.
    Era molto interessante vedere come si erano disposte le persone attorno al cerchio: i più giovani erano tutti ammucchiati verso la parte che dava sulle tende, mentre i più avanti con l'età erano dal capo opposto, ben distanziati tra loro. Tra essi spiccava uno parecchio vecchio, con i tratti del volto particolarmente segnati dalle intemperie e lo sguardo vigile e serio. Indossava un lungo abito ocra e marrone, non particolarmente decorato, ma diverso da tutti quelli degli altri e le sue guance erano dipinte con dei simboli stilizzati.

    Una volta superato il muretto e giunti in prossimità del fuoco, la guida fece segno all'oplita di attendere e avanzò verso l'uomo misterioso. Dopo un breve scambio di battute, in una lingua incomprensibile al Merovish, l'abitante tornò indietro e gli indicò quello che doveva essere il capo del villaggio.
    Una volta al suo cospetto l'uomo lo squadrò da capo ai piedi, senza però alzarsi dal dal suolo polveroso su cui era seduto, come se stare in quella posizione gli conferisse maggior importanza. Poi i suoi occhi si fermarono, incrociando quelli del greco.
    ” Mi dicono che hai qualcosa di importante da chiederci, straniero...”
    La luce danzante del focolare, che si rifletteva su quel volto vissuto e orgoglioso, gli conferiva un alone di solennità. Sembrava essere disposto ad ascoltarlo, nonostante il modo con cui lo aveva chiamato.
    ” Ti ascolto.”
    Sebbene non vedesse troppo di buon occhio quelli come lui, sapeva che anche l'uomo saggio poteva imparare o ottenere qualcosa anche dall'ignorante, quindi gli aveva concesso la parola.
    Ovviamente, se si fosse trovato davanti ad una richiesta futile, non solo lo avrebbe mandato via, ma non gli avrebbe permesso di parlare una seconda volta.
     
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    Con grande piacere per il greco, la sua richiesta venne accolta senza alcuna protesta, e l'uomo lo accompagnò fino al grande falò che tanto risaltava in mezzo alla notte.
    Camminando sulla sabbia ardente, l'oplite sentiva ad ogni passo la sensazione di star seguendo una pista giusta, di essere indirizzato verso qualcosa di importante, e questo non faceva altro che dargli maggiore sicurezza, che già di norma non gli mancava quasi mai.
    Così, attese con serenità quando gli fu chiesto di aspettare l'approvazione da parte di uno dei vecchi della tribù, forse proprio il capo di quel villaggio, a giudicare dalle sue vesti semplici, eppure uniche, e dai disegni sul volto.
    Ariste osservò concentrato lo scambio di battute tra i due uomini, come se volesse carpire qualche segnale dalle loro espressioni, ma si rilassò quando vide che la guida tornò a comunicargli che poteva, ora, interloquire con il saggio.

    Perfetto.

    Commentò tra sé l'oplite, dirigendosi verso l'anziano dal viso solcato come le dune dello Yuzrab.
    Il greco poteva percepire senza troppi problemi l'aria di superiorità che il vecchio ostentava, probabilmente a ragione: chissà quante cose avevano visto, i suoi occhi stanchi, e chissà quante cose avevano udito, le sue orecchie screpolate.
    Tuttavia, non stava avendo certo a che fare con uno sprovveduto, quella sera: Aristotelis aveva visto e udito abbastanza da poter essere paragonato a molti dei saggi in quel villaggio, nonostante la sua giovane età. Le esperienze che lo avevano formato non erano seconde a niente.
    Per quel motivo, e non per oltraggiare o voler mancare di rispetto, il greco si sedette, a gambe incrociate, di fronte all'anziano, estraendo dal mantello la lastra di pietra che tanti problemi aveva causato alla carovana e porgendola al suo interlocutore.

    Questo è quello che ho da chiedervi.

    Disse, alludendo in maniera inequivocabile alla Prima Pietra -così l'avevano chiamata i sicari.
    Non distolse lo sguardo dagli occhi del vecchio, ricambiando il senso di superiorità con una gelida imperturbabilità.

    Voglio sapere quali segreti si nascondono dietro questa lastra.

    CITAZIONE
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    [Abilità Passive: +50% Forza, +50% Resistenza, +50% Agilità, +50% Velocità; +50% Riflessi, +25% Mira; Resistenza ad Influenze Psicologiche fino a livello Medio]

    Panoplia

    [Equipaggiamento: Armatura Completa; Spada; Giavellotto; Scudo]
    [x
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    Note: perdona il ritardo, a te la mossa!
     
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    La prova degli spiriti
    Atto III

    Lo straniero decise di sedersi anche lui sul suolo ancora caldo. Un gesto né gradito, né sgradito la capotribù, dato che per le sue usanze era più che altro importante che fosse chi aveva autorità a stare "comodo", indipendentemente dalla posizione dell'interlocutore. In ogni caso Ariste era stato prudente a sedersi, dato che in molte culture restare in piedi sarebbe apparso come dichiararsi superiore.
    Poi dispiegò il mantello in cui aveva avvolto il prezioso oggetto e il vecchio capì all'istante che sarebbe stato quello l'argomento della discussione, anche se non poteva sapere se intendesse scambiarlo o conoscere qualcosa riguardo ad esso.
    Poco dopo il greco gli chiarì le idee e lo sciamano parve essere già più ben disposto. Per un baratto non si sarebbe volentieri scomodato, dato che chiunque altro avrebbe potuto sostenere un simile affare, ma se c'era bisogno della sua conoscenza il discorso era diverso. Era ben disposto anche a dare a una mano ad uno come lui, in fondo anche i barbari meritavano aiuto quando non costava nulla.
    Allungò la mano sulla tavoletta, afferrandola con le sue grosse dita per poi adagiarla sulle gambe. Distolse il suo sguardo dall'abitante di Merovish per poi iniziare a scorrere gli occhi su quelle scritte antiche, esaminandole con attenzione.
    Dopo aver superato le prime righe si accorse che non fosse un un oggetto qualsiasi, ma una pietra con cui si sarebbe potuti accedere alla Città Capovolta! Ricordava di averla nominata o sentita poche volte in vita sua e solo in presenza degli altri anziani.
    Forse anche gli uomini più esperti non avrebbero saputo trattenere il loro stupore di fronte a quel testo, ma non lui. Decenni di fatiche, perseveranza, preghiere e meditazione avevano fatto sì che avesse imparato a controllare ogni singola parte del suo corpo ed impedire che anche una semplice espressione potesse tradirlo. Già, perché era importante non far capire che quella pietra nascondesse effettivamente qualcosa.
    Aveva visto sin troppi stolti provocare terribili catastrofi per aver peccato di superbia e cercato poteri e conoscenze proibite, che non potevano assolutamente gestire.
    Era meglio sia per loro, che per lui, che non gli venisse rivelato niente.
    " Mi dispiace, non riesco a comprendere il significato di questi testi."
    Non ci faceva una gran bella figura, ma fingere di essere ignorante era il modo più efficacie per non farlo insospettire.
    " Un tempo Daleli era abitata da più persone, che parlavano in dialetti assai diversi."
    Doveva cercare di far scemare l'interesse verso quell'oggetto, facendogli credere che non avesse alcun valore.
    " Posso però fare delle ipotesi. Era uso verso le popolazioni trascrivere alcuni eventi come cerimonie religiose su pietre come questa. Insomma è un artefatto a suo modo interessante, ma che probabilmente non contiene informazioni diverse da quelle che si possono trovare nelle biblioteche delle città da cui provieni, riguardo al tempo in cui Daleli era una terra prospera."
    Detto ciò tese le braccia per restituirgli l'oggetto. Forse qualcuno al suo posto lo avrebbe lanciato contro la parete per distruggerlo, ma così facendo non avrebbe fatto altro che rivelare al forestiero che la pietra avesse effettivamente valore.
     
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    Ariste osservò attentamente il vecchio mentre questi studiava impassibile la tavoletta di pietra.
    Nessuno accennava al minimo cambio d'espressione, intenti com'erano a non far tralasciare alcun sentimento o emozione.
    L'oplite attese, finché il saggio non elargì il proprio responso, il quale fu negativo.
    Il greco sorrise indecifrabilmente, ascoltando la spiegazione dell'anziano senza fare una piega. Quando gli venne restituita la lastra, la prese gentilmente, fissandone le scritte.
    Non disse nulla per un paio di secondi; poi, con una smorfia, poggiò la Prima Pietra sulla sabbia, rivolgendosi al suo interlocutore.
    Io credo che voi stiate nascondendo qualcosa.
    Esordì, puntando il suo sguardo in quello del vecchio.
    Era giovane, ma non stolto.
    La nostra carovana è stata attaccata, per questa lastra. Ci sono stati molti morti, e il sicario catturato ci ha rivelato che puntavano a questa.
    Appoggiò i palmi delle mani sulle ginocchia, per erigersi ritto con la schiena.
    So per certo che questa tavola contiene informazioni preziose, e posso immaginare perché non vogliate rivelarmele.
    Per un attimo spostò la sua attenzione agli altri membri di quel villaggio, lanciando occhiate ai vari anziani e alcuni giovani.
    Fatemi indovinare.
    Disse, concentrandosi nuovamente sul saggio.
    Voi non mi ritenete... Degno? All'altezza della situazione?
    Un sorriso di sfida spuntò sulle sue labbra, mentre finì il discorso.
    Sappiate che sono qui per ottenere risposte, e sono disposto a molto per ottenerle.
    Molto, non tutto.

    CITAZIONE
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    Atto IV

    L'uomo parve sorridere sentendo la risposta e il capo aveva abbastanza esperienza da capire che quell'espressione non fosse determinata dalla felicità. Come poteva esserlo? Aveva ottenuto un responso a dir poco deludente, nonostante le sue aspettative. No, quel sorriso doveva essere ironico, tipico di chi ha capito che lo si vuole ingannare.
    In ogni caso il vecchio sapeva di poter provare a confonderlo e tentare di fargli chiedere che non fosse così, sempre che non avesse avuto un elemento che gli desse la certezza che quell'oggetto avesse effettivamente valore.
    " Io credo che voi stiate nascondendo qualcosa."
    Questo lo aveva già intuito.
    " La nostra carovana è stata attaccata, per questa lastra. Ci sono stati molti morti, e il sicario catturato ci ha rivelato che puntavano a questa."
    Ora non sarebbe più potuto andare avanti con la storia che non valesse nulla! Certo, avrebbe potuto continuare a far l'ignorante e ciò magari avrebbe scoraggiato l'interlocutore dal fare domande, ma non lo avrebbe fatto desistere dal cercare la Città Capovolta.
    L'unica cosa che poteva fare era farlo ragionare, fargli capire che era meglio per lui se abbandonava la sua ricerca.
    " So per certo che questa tavola contiene informazioni preziose, e posso immaginare perché non vogliate rivelarmele.
    Fatemi indovinare. Voi non mi ritenete... Degno? All'altezza della situazione?
    Sappiate che sono qui per ottenere risposte, e sono disposto a molto per ottenerle."

    L'anziano stette qualche secondo in silenzio, per poi sospirare. Dunque aveva capito quasi tutto, semplicemente non si rendeva conto di non poter gestire la conoscenza che bramava. Avrebbe tentato di farlo rinsavire, anche se sapeva come la superbia fosse terribilmente difficile da demolire. In ogni caso non gli avrebbe rivelato il segreto per cui era venuto lì e forse quello sarebbe bastato a non fargli raggiungere i suoi scopi.
    " Non all'altezza della situazione è abbastanza appropriato. Straniero, non posso più nasconderti che quella tavoletta abbia una certa importanza, ma ora voglio che tu mi ascolti.
    Certe cose è meglio che nessuno le cerchi, perché nessuno saprebbe gestirle. Questi occhi hanno visto molti stolti andare oltre ciò che gli era concesso e accorgersene solo all'ultimo momento di aver sbagliato. Tuttavia confido che tu sia più sveglio di loro e che lasci perdere tutto."

    Detto ciò si alzò in piedi.
    " Se anche un uomo saggio ti dice che certe cose è meglio non provarle dovresti dargli retta o forse pensi di superarmi in saggezza?"
    Scosse la testa. Doveva provare a quello straniero quanto effettivamente valesse, fargli rendere conto che le sue parole meritassero di essere ascoltate e l'avrebbe fatto mostrandogli il potere della sua tribù.
    " Non credo proprio."
    Poi indicò gli abitanti e le abitazioni.
    " Guarda i nostri uomini, le nostre donne, i nostri bambini e il nostro villaggio."
    Noi riusciamo a vivere in superficie e non rintanati come dei vermi in delle gallerie."

    Alludeva sicuramente a Merovish.
    " E lo sai perché? Perché abbiamo imparato quali sono i nostri limiti, dove potevamo osare e e dove no e proprio per questo abbiamo ricevuto il favore del Deserto e dei suoi spiriti."
    Avrebbe dovuto dimostrargli che le sue non erano solo parole vuote. Già, perché il barbaro non ha fede, se non nei suoi occhi.
    " Permettimi di mostrartelo."
    Subito dopo tirò fuori dalla tasca una strana polvere che gettò sul fuoco, facendogli emettere una vampata, per poi alzare la destra al cielo e iniziare a pronunciare formule in nella lingua del posto.
    Subito uno degli scarabocchi sulla parete si illuminò, colorandosi di rosso, poi iniziò a soffiare un forte vento, attorno alla piazza sollevando la sabbia e iniziando a girare sempre più velocemente, fin quando il focolare non emise una seconda vampata ed iniziò a comparire una sagoma semitrasparante.
    L'aria si fermò e tutti i presenti poterono vedere la presenza di una strana creatura, una specie di fantasma. Si potevano intravedere solo le sue mani, la sua testa e la parte centrale del suo corpo. Era uno spirito del deserto!
    " Allora straniero, ora pensi ancora che sia sensato non ascoltare un saggio quando questo di dice che non sei all'altezza?
    Questa è la prova della saggezza del mio piccolo popolo e io sono il suo capo. Abbi l'umiltà di seguire i miei consigli; lascia perdere la tua ricerca e distruggi quella tavoletta."
     
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    Come previsto, le parole del vecchio erano menzogne con l'intento, ingenuo, di far desistere il greco dalla sua ricerca.
    Quello che però Ariste non s'aspettava fu il proseguimento del discorso.
    L'anziano, infatti, avvisò l'oplite sui pericoli che correvano quelli come lui: sempre alla ricerca della conoscenza, rincorrendola per capriccio personale, con lo scopo di soddisfare la propria sete di sapere, anche a costo di rischiare la vita, quando il gioco valeva la candela.
    In realtà, con tutti quegli avvisi e consigli, non faceva altro che fomentare ulteriormente l'interesse di Aristotelis, che tuttavia ascoltò attentamente il saggio, specialmente quando questi si alzò con l'intenzione di dimostrare quanto le sue parole avessero un senso concreto.
    " Guarda i nostri uomini, le nostre donne, i nostri bambini e il nostro villaggio."
    Noi riusciamo a vivere in superficie e non rintanati come dei vermi in delle gallerie. E lo sai perché? Perché abbiamo imparato quali sono i nostri limiti, dove potevamo osare e dove no, e proprio per questo abbiamo ricevuto il favore del Deserto e dei suoi spiriti."

    All'ultima frase, il greco inarcò un sopracciglio, fissando il suo sguardo in quello del vecchio.
    " Permettimi di mostrartelo."
    Le cose si stavano facendo interessanti, e per un attimo dimenticò veramente la lastra incisa.
    Osservò il capo villaggio compiere il suo prodigio, restando seduto e in silenzio.
    Mentre la fiamma del falò balenava, ascoltò lo strano rituale proferito dal vecchio, incuriosito.
    Dopo pochi preamboli, il vento iniziò a soffiare più forte, e la fiamma ebbe un altro sussulto. Sopra di essa, una figura traslucida apparve dal nulla.
    Aristotelis si alzò, con il volto di pietra.
    " Allora straniero, ora pensi ancora che sia sensato non ascoltare un saggio quando questo di dice che non sei all'altezza?
    Questa è la prova della saggezza del mio piccolo popolo e io sono il suo capo. Abbi l'umiltà di seguire i miei consigli; lascia perdere la tua ricerca e distruggi quella tavoletta."

    Rimase alcuni attimi a contemplare lo spirito del deserto. Era stata una vera fortuna trovare quella lastra: ora aveva un altro mistero da svelare e conquistare.
    Sorrise, sardonico.
    Scusate, anziano saggio, ma ho visto troppi tranelli nella mia vita per credere al primo evento magico che mi capiti davanti agli occhi.
    In realtà, era sicuro che si trattasse di verità; ne era rimasto anche abbastanza colpito, ma voleva vedere oltre.
    Dov'è la certezza che ciò che mi si para dinanzi, ora, sia reale, e non un semplice trucco ideato per spaventare gli sprovveduti?
    Domandò, con uno sguardo affilato ed investigativo.

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    La prova degli spiriti
    Atto V

    La vita a volte è davvero ironica: ci sono dei casi in cui si va per cercare qualcosa, ma si finisce per delle cose completamente diverse, ma ugualmente interessanti.
    Già, perché quell'oplite aveva fatto tanta strada per raggiungere e perciò non avrebbe accettato di andarsene a mani vuote. Tuttavia ciò che avrebbe guadagnato quel giorno non sarebbero state informazioni della misteriosa Città Capovolta, bensì dei nuovi poteri; di cui lui e gli altri Eversori avrebbero potuto fruire.
    Il greco stette per qualche istante a contemplare il potente spirito, per poi chiedere di più su di lui.
    " Scusate, anziano saggio, ma ho visto troppi tranelli nella mia vita per credere al primo evento magico che mi capiti davanti agli occhi."
    Sorrideva in maniera enigmatica, come un bambino che aveva appena adocchiato un nuovo giocattolo.
    " Dov'è la certezza che ciò che mi si para dinanzi, ora, sia reale, e non un semplice trucco ideato per spaventare gli sprovveduti?"
    Il capo fu a dir poco stupito dalla domanda. Di solito i barbari non credevano in nulla se non ai loro occhi e si fidavano così tanto di essi da non dubitare mai che questi potessero mentire a loro. Quello straniero era diverso!
    Forse la sua (eccessiva) sete di conoscenza lo aveva portato a capire come spesso ciò che si vedeva era assai inaffidabile e che per essere certi che le cose fossero come apparivano, bisognava avere la pazienza di verificarlo.
    Forse aveva sottovalutato quell'uomo, anche se continuava a non volergli rivelare nulla.
    " Hai tutto il diritto di chiedere una prova."
    Subito dopo chiese qualcosa alla presenza spirituale nella sua lingua d'origine e questa gli rispose con un cenno.
    " Sei fortunato, ha acconsentito a darci una piccola dimostrazione."
    Chiese quindi a un paio di compaesani di collaborare e ben presto i due arrivarono con una decina di pali in ferro.
    " Solo ciò che è reale può interagire col reale. Tocca pure questi oggetti e constata che siano solidi. Se lo spirito non è semplice illusione, sarà in grado di prenderli, infrangerli e monto altro."
    Attese un po' di tempo per dare ad Ariste la possibilità di esaminarli e che non ci fosse alcun trucco. Una volta ricevuto il segnale per poter andare avanti, fece posizionare ai due giovani la ferraglia arrugginita attorno all'essere incorporeo.
    Poco dopo lo spirito del deserto fece diventare le proprie mani e i propri artigli meno incorpori e con una rapida giravolta taglio a metà tutti i pali. La dimostrazione non era però finita, infatti l'essere misterioso modificò con un cenno la consistenza della sabbia, facendo sprofondare parte di quelle aste.
    Lo sciamano è sorrise.
    " Come vedi è reale."
    Chissà, magari lo straniero gli aveva chiesto quella prova solo per vedere quanto fosse potente il loro protettore. Beh, anche se fosse quello il suo intento cambiava poco. Infatti, a differenza della Città Capovolta, degli spiriti del deserto si poteva parlare a tutti. Certo, ciò non voleva dire che chiunque potesse pretendere di fruire del loro potere, ma quello era un altro discorso.
    " E ciò che ti ha mostrato non è che ben poco di ciò che è in grado di fare.
    Ci ha protetto da orde di empi predoni, ferendoli con tempeste di sabbia, facendoli sprofondare nel terreno, spezzando le loro ossa e confondendo le loro menti con allucinazioni.
    Ci ha concesso parte della sua sapienza, insegnando a vedere anche senza gli occhi e a comunicare senza le parole."

    E poi concluse.
    " Se un essere tanto potente ha scelto di proteggere le nostre genti, forse loro e il loro capo non sono dei poveri stolti i cui ammonimenti devono essere ignorati, non ti pare?"
    Per i poteri dello spirito, ho cercato di basarmi sulle tecniche che hai proposto in revisione.
    Spero di essere riuscita a non stravolgerle.


    Edited by ..Daiki.. - 17/6/2012, 14:35
     
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    " Hai tutto il diritto di chiedere una prova."
    Il greco sorrise, mascherando l'espressione con la mano destra, come se stesse riflettendo.
    Il vecchio aveva acconsentito, e ora Ariste avrebbe potuto verificare di persona se e quali prodigiosi poteri possedesse quello spirito; dopo che il saggio proferì altre parole nella sua lingua, il consenso venne dato anche dallo spettro.
    " Sei fortunato, ha acconsentito a darci una piccola dimostrazione."
    Detto questo, si fece portare dieci pali metallici, che si preoccupò di far esaminare all'oplite.
    " Solo ciò che è reale può interagire col reale. Tocca pure questi oggetti e constata che siano solidi. Se lo spirito non è semplice illusione, sarà in grado di prenderli, infrangerli e monto altro."
    Mentre l'anziano parlava, l'Eversore saggiava la consistenza degli oggetti, battendoli tra loro e tentando senza troppo sforzo di piegarli. Sembrava essere vero ferro, pertanto restituì i pali al saggio.
    Dopo che due giovani li posizionarono piantandoli nella sabbia, una semplice ma efficace dimostrazione ebbe luogo: lo spirito ebbe un fremito, e sferrò un attacco con le sue mani traslucide, andando a colpire i pali.
    Questi, come se fossero stati tranciati dalla più affilata delle spade, si divisero in due, seguendo un taglio quasi perfetto; in seguito, fece sprofondare il tutto nella sabbia, comandandola a piacere.
    Aristotelis continuava a sorridere, sempre più interessato.
    " Come vedi è reale."
    Vedo.
    " E ciò che ti ha mostrato non è che ben poco di ciò che è in grado di fare.
    Ci ha protetto da orde di empi predoni, ferendoli con tempeste di sabbia, facendoli sprofondare nel terreno, spezzando le loro ossa e confondendo le loro menti con allucinazioni.
    Ci ha concesso parte della sua sapienza, insegnando a vedere anche senza gli occhi e a comunicare senza le parole."

    Prese una breve pausa.
    " Se un essere tanto potente ha scelto di proteggere le nostre genti, forse loro e il loro capo non sono dei poveri stolti i cui ammonimenti devono essere ignorati, non ti pare?"
    Ariste si permise di non rispondere, continuando a contemplare quella figura eterea che volteggiava nell'aria.
    Se le parole del vecchio corrispondevano a verità -e fino a quel momento era stato così, il greco avrebbe potuto cercare di ottenere a sua volta i poteri dello spettro.
    Il pensiero era così conturbante che non poteva pensare ad altro, in quel momento.
    Così, dopo quel breve lasso di silenzio, si rivolse all'anziano.
    Io non vi ho mai ignorato, anziano saggio. Tuttavia, pregherei voi di fare lo stesso nei miei confronti.
    Disse, sedendosi sulla sabbia a gambe incrociate.
    Vorrei saperne di più: ve ne sono altri? Hanno tutti le stesse facoltà? E soprattutto...
    Si fermò un istante.
    Cosa si deve fare per ottenerne i favori?
    Nessun sorriso, stavolta.

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    Note: rieccomi, perdona il ritardo ma ho finito gli esami l'altro ieri.
     
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    La prova degli spiriti
    Atto VI

    Il greco sembrava diventare sempre più interessato allo spirito, mano a mano che la dimostrazione andava avanti e che lo sciamano proseguiva ad illustrare le sue capacità. Più che una semplice spiegazione, il discorso del capo sembrava un'esaltazione dello spettro. Beh, dopo tutto c'era da aspettarselo, visto che la tribù lo venerava e lo considerava come uno dei suoi protettori.
    " Io non vi ho mai ignorato, anziano saggio. Tuttavia, pregherei voi di fare lo stesso nei miei confronti."
    Disse l'oplite, una volta che pensò che il saggio avesse finito di parlare. Ora sapeva di cosa fosse capace quell'entità spirituale e gli rimaneva solo conoscere se e come fosse possibile usufruire della sua protezione.
    " Vorrei saperne di più: ve ne sono altri? Hanno tutti le stesse facoltà? E soprattutto..."
    Lo sciamano fece una smorfia, intuendo dove l'altro sarebbe probabilmente andato a parare.
    " Cosa si deve fare per ottenerne i favori?"
    Ecco, lo sapeva! Anche se era una richiesta decisamente più ragionevole rispetto a quella della Città Capovolta, lo irritò non poco. Appena aveva visto qualcosa che possedeva un grande potere aveva subito chiesto se c'era un modo per ottenerla! D'accordo che la ricerca di conoscenza in sé era tutt'altro che negativa, ma quell'uomo sembrava esagerare.
    " Straniero, il tuo problema e la tua eccessiva sete di sapere e potere."
    Parlava sicuro, con un tono che faceva intuire quanto sarebbe stato difficile fargli cambiare idea.
    " Permetto alla mia gente di provare a ottenere i suoi poteri solo all'entrata nella vita adulta, quando ormai li conosco da anni. Non posso condividere tale segreto con chi ho incontrato neanche da un ora."
    Proprio in quel momento però, ci fu un aiuto insperato.
    " Sarebbe un peccato, sciamano. Ho visto il suo cuore e lo ho trovato degno di avere una possibilità."
    A parlare fu lo spiritò! Subito il capo si voltò verso di lui, si inchinò e rispose.
    " Allora farò come chiede chi è molto più saggio di me."
    Quindi si volse di nuovo verso il greco, questa volta con un atteggiamento completamente diverso: era completamente sparita la sua aria di superiorità, anche se era rimasta un po' di apprensione riguardo a quello che lo straniero avrebbe dovuto affrontare. Senza più fare tante storie, rispose alle domande postegli.
    " Ce ne sono altri, noi ne conosciamo tre ma non siamo sicuri che siano gli unici. Per alcuni versi le loro abilità sono simili, per altri no; ognuno rappresenta un aspetto diverso del deserto e si differenzia in quell'ambito..."
    Poi rispose alla domanda che interessava maggiormente all'interlocutore.
    " Se vuoi ottenere i suoi favori devi superare una prova divisa in più parti."
    E infine ammonì.
    " Ma non ti garantisco che ne uscirai vivo. Desideri affrontarla?"
    Il rischio c'era, ma il "premio" faceva valere la pena di correrlo.
    Non preoccuparti, il tuo personaggio non rischia assolutamente di morire. Lo ho fatto dire allo sciamano per rendere il tutto un po' più coinvolgente.
     
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    " Straniero, il tuo problema è la tua eccessiva sete di sapere e potere."
    Lo ammonì il saggio. Ariste sorrise, sollevando le spalle.
    Ogni uomo ha i suoi difetti.
    O pregi, per come la vedeva il greco.
    " Permetto alla mia gente di provare a ottenere i suoi poteri solo all'entrata nella vita adulta, quando ormai li conosco da anni. Non posso condividere tale segreto con chi ho incontrato neanche da un ora."
    Forse non sarebbe stato così semplice convincere l'anziano, anche perché aveva già dato modo di far intendere quanto non si fidasse dell'oplite, il quale da parte sua non avrebbe titubato nemmeno un istante.
    Stranamente, però, arrivò un aiuto insperato per l'Eversore, e proprio da parte dello spirito stesso.
    " Sarebbe un peccato, sciamano. Ho visto il suo cuore e lo ho trovato degno di avere una possibilità."
    Fu una discreta sorpresa sentir parlare lo spettro, con la sua voce atona che sembrava fuori dallo spazio e dal tempo.
    Ariste non poteva negare d'aver avuto un tremito di euforia, che non lasciò trasparire sul suo volto.
    " Allora farò come chiede chi è molto più saggio di me."
    Come se avesse cambiato personalità, il capo villaggio divenne molto più disteso nei confronti del greco.
    " Ce ne sono altri, noi ne conosciamo tre ma non siamo sicuri che siano gli unici. Per alcuni versi le loro abilità sono simili, per altri no; ognuno rappresenta un aspetto diverso del deserto e si differenzia in quell'ambito... Se vuoi ottenere i suoi favori devi superare una prova divisa in più parti."
    Prese una pausa, per dare più peso alle sue parole.
    " Ma non ti garantisco che ne uscirai vivo. Desideri affrontarla?"
    Quell'avvertimento non ebbe alcun effetto sull'animo dell'oplite, il quale si alzò dalla sabbia, sorridendo sprezzante.
    Ho già visitato l'Ade.
    Ben due volte, a dire il vero.
    Non sarà un problema, rischiare nuovamente.
    Sciolse i muscoli del collo e delle spalle, massaggiandosi la nuca. Non più un sorriso, né alcuna emozione era riscontrabile sui suoi tratti somatici.
    Era tempo di fare sul serio.
    Ditemi cosa devo fare, anziano saggio.

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    Note: nessun problema, puoi mettere anche cose molto pericolose 8D.
     
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    La prova degli spiriti
    Atto VII

    Come si aspettava, l'uomo non si tirò indietro e senza mostrare la minima esitazione chiese cosa doveva fare. Tuttavia disse qualcosa che stupì parecchio lo sciamano. Aveva già visto l'Ade? In casi normai avrebbe pensato che si trattasse di una semplice menzogna, ma se lo spettro aveva detto che fosse degno, allora poteva essere vero! Beh, anche se lo spirito aveva detto così non era prudente saltare a conclusioni affrettate o credere a tutte le sue parole. Decise di mantenere invariato il suo giudizio sino quando lo straniero non avesse superato la prova, solo allora avrebbe ammesso di aver sbagliato.
    " Avvicinati allo spirito lui farà il resto. La prova è divisa in più parti, tieniti pronto a tutto."
    Non gli avrebbe detto di più.

    Se Aristotelis si fosse avvicinato all'entità spirituale, anche gli altri due simboli sul muro avrebbero preso a brillare e altri due spettri sarebbero apparsi attorno all'oplita.
    " Che la Prova degli spiriti abbia inizio."
    Quindi avrebbero teso le loro braccia verso il candidato, che avrebbe avvertito come un brivido percorrergli interamente il corpo, oltre notare che tutto il paesaggio intorno a lui si sarebbe fatto progressivamente più buio, fino a diventare completamente nero.
    La luce sarebbe tornata poco a poco, ma quando ci avrebbe visto di nuovo si sarebbe accorto di non trovarsi più nel villaggio, ma in un deserto. Difficile dire se fosse quello dello Yuzrab, dato che il cielo era di un colore veramente strano.
    " Ecco la prima parte della prova, quella del Senno. Pensa a un modo per trovare ciò che nel deserto vale più dell'oro: l'acqua. La tua mente dovrà ingegnarsi a trovarla prima che la sete abbia la meglio su di te."
    Avrebbe spiegato la voce dello spirito, senza che questo si palesasse.
    Ovviamente sotto quello strano cielo verde e azzurro non ci sarebbe stato l'ombra di uno specchio d'acqua, ma solo dune e qualche grosso cactus.
    Aristotelis avrebbe dovuto cavarsela solo con l'equipaggiamento che aveva in dotazione e con il proprio ingegno, per superare quella fase prima che il calore lo consumasse.
    Allora, ho usato il condizionale perché non ho dato per scontato che tu volessi iniziare subito la prova.

    Comunque, descrivi dove e come intendi trovare l'acqua, io ti dirò se ci riuscirai o meno.
     
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    " Avvicinati allo spirito lui farà il resto. La prova è divisa in più parti, tieniti pronto a tutto."
    Fu quella la direttiva del capo-villaggio, ed Ariste non se lo fece ripetere due volte.
    Si diresse verso lo spettro, fermandosi a pochi passi da esso.
    Sono pronto.
    Disse con tono sicuro e deciso.
    " Che la Prova degli spiriti abbia inizio."
    E così, l'ordalia dello Yuzrab incominciava.
    Dalla parete, i due restanti graffiti presero vita, rivelando gli altri due spiriti, i quali insieme al primo si predisposero attorno al greco, toccandolo con le loro mani fantasma.
    L'oplite provò una strana sensazione di gelo che lo fece trasalire, e tutto attorno divenne buio.
    Pochi secondi dopo, l'oscurità si diradò lasciando il posto ad uno scenario molto comune: il deserto.
    Tuttavia, non vi era più traccia né del villaggio né dei suoi abitanti, ed il cielo aveva tinte tendenti al verde.
    L'Eversore si guardò intorno, socchiudendo gli occhi.
    " Ecco la prima parte della prova, quella del Senno. Pensa a un modo per trovare ciò che nel deserto vale più dell'oro: l'acqua. La tua mente dovrà ingegnarsi a trovarla prima che la sete abbia la meglio su di te."
    La voce dello spettro lo informò sul da farsi.
    Tutto qui? pensò tra sé l'oplite.
    Piccoli esercizi di logica, dunque.
    Sorrise, quasi deluso: da quando si trovava su Endlos, aveva passato interminabili ore nello Yuzrab, aveva viaggiato con decine di carovane ed aveva imparato trucchi e segreti direttamente dai signori delle dune, i nomadi.
    Osservò per bene l'ambiente: dune; dune e cactus.
    Perfetto.
    Trovare l'acqua nello Yuzrab era un'impresa pressoché impossibile, se non si avevano i mezzi giusti. In vero, Ariste in quel momento non li aveva, ma la natura gli veniva incontro.
    Si avvicinò a una delle piante grasse, quella più grande vicino a lui, e sguainò la spada, tagliando un pezzo di considerevoli dimensioni.
    I tessuti dei cactus sono pieni di acqua.
    Commentò, mentre spellava la grossa fetta ricavata.
    Sperava che quella non fosse l'eccezione che confermava la regola.

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    Note: ho scritto la soluzione del cactus perché nel post non hai specificato altre cose che potessero indurmi a trovare qualcos'altro; assicuro che è un metodo testato e funzionante, comunque. :geez:
     
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    La prova degli spiriti
    Atto VIII

    Il greco avanzò sicuro verso la pianta, come se sapesse esattamente quello che faceva e grazie alla sua lama estrasse l'acqua dal cactus. Che avesse trovato quella soluzione tramite l'intelligenza o perché gliel'avesse insegnato qualcuno, poco importava: grazie alla sua testa era riuscito a procurarsi ciò che avrebbe potuto salvargli la vita.
    Non tutti sarebbero stati in grado di risolvere quel problema così in fretta e il fatto che Ariste l'avesse trovato sin troppo facile era sicuramente un buon segno. Tuttavia era facile intuire che la prova si sarebbe fatta gradualmente più difficile mano a mano che sarebbe andato avanti.
    " La velocità con cui hai concluso questa parte ti fornirà un vantaggio non da poco."
    Infatti se l'oplite ci avesse impiegato più tempo il calore avrebbe iniziato a consumarlo e gli avrebbe reso più difficile superare gli altri ostacoli.
    " Ora dovrai affrontare la Parte della Forza."
    A quel punto l'ombra della pianta da cui aveva preso l'acqua iniziò ad allungarsi e a mutare forma, fino ad assumere delle fattezze mane e a staccarsi dal suolo.
    " Un guerriero può definirsi completo solo se sia i suoi muscoli che la sua mente sono entrambi saldi e tenaci. Non dovrai affrontare solo un avversario in grado di combattere, ma anche qualcuno che avrà significato per te. Un nemico imbattuto, qualcuno con cui non hai potuto misurarti o che è rimasto impresso nei tuoi ricordi."
    Neppure lo spirito poteva sapere cosa si sarebbe trovato davanti l'altro, ma era solo questine di secondi prima che potesse scoprirlo. Infatti Aristotelis ebbe modo di capire dai vestiti e dall'equipaggiamento leggero chi avrebbe dovuto affrontare: uno di coloro che stava combattendo proprio quando il Maelstorm decise di portarlo su Endlos. Ovvero un soldato persiano.
    Non essere nessuno che conoscesse, forse più che una persona rappresentava "il milite" della Persia.
    Chissà se per l'oplite quello scontro si significava ancora qualcosa o che avrebbe semplicemente provato che ormai si era già da un pezzo lasciato alle spalle il suo passato?

    Comunque lo scontro sarebbe iniziato di lì a poco. Il nemico si trovava a circa quattro metri dall'Eversore e il suo equipaggiamento era nettamente inferiore. Tuttavia la sua armata non fondava la sua forza sulla potenza dei suoi fanti, ma sulla loro numerosità, resa ancora più letale dalla cavalleria a cui andava il compito di sferrare il colpo di grazia.
    Il nemico non fece eccezione a quella regola e si "moltiplicò" fino a diventare cinque volte più numeroso. Subito dopo partì alla carica, rivelando inevitabilmente che quattro di quegli uomini dovevano essere semplici illusioni, una di esse però lo avrebbe attaccato per primo e mettendoglisi davanti gli avrebbe reso più difficile capire chi lasciava orme e chi no, e permesso ai rimanenti di attaccare subito dopo e all'originale di preparare un colpo leggermente più forte, mimato anch'esso dagli ologrammi.
    Allora spero che un breve combattimento non autoconclusivo sia meno impegnativo di uno autoconclusivo. Secondo i miei calcoli dovresti cavartela molto in fretta, facendo post anche un po' stringati e senza dover riflettere troppo.

    Comunque ti faccio un riassunto. L'avversario ha speso un basso per generare quatto illusioni a lui uguali che però non sono in grado di interagire con l'ambiente, quindi non producono orme né suoni e se tenteranno di colpirti semplicemente ti trapasseranno.
    Possono però imitare molto bene i movimenti e le tecniche dell'avversario. Oltre a ciò la prima illusione attacca prima delle altre e piazzandotisi davanti ti dovrebbe ostruire la visuale, se tutto le va bene, e darti solo poco tempo per capire quale dei tre guerrieri sia quello vero (Secondo il piano nemico dovrebbe caricarti, passarti attraverso e lasciare le altre tre figure attaccare quasi in sincronia) che intanto è pronto a colpire con un attacco fisico con la spada, potenziato con un basso. Sei libero di decidere quali dei tre bersagli sia quello vero e di decidere di parare completamente o meno il colpo; mi fido della tua sportività.

    Ah, comunque il persiano è armato con uno scudo e una spada leggeri. Il che gli permette buona libertà di movimento, ma scarso potenziale offensivo e difensivo.
     
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