[EM] Pandemia

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    Kuthian

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    La notte del disastro.
    La cupa tenebra degli uomini aveva devastato la Tana.

    Gli strilli e i boati svegliarono gli Eversori. Si attuò immediatamente il piano di sicurezza.
    L’appartamento di ogni membro era collegato ad una serie di gallerie private messe in sicurezza dalla gilda. In casi come quello si doveva evacuare e rifugiarsi nel bunker sotterraneo degli Eversori.

    Bid’daum si svegliò di colpo.
    Si sollevò dal giaciglio e raccolse in fretta il suo equipaggiamento da battaglia. Passavano i secondi e le detonazioni si avvicinavano. Nell’istante in cui s’infilò dentro la galleria segreta, un’onda d’urto arcana sfondò la finestra, il muro e tutta la sua stanza. La bordata impattò sul suo corpo e lo gettò verso l’interno del cunicolo. L’entrata segreta si richiuse in automatico, sigillandosi dall’interno.

    Ma che cazzo succede?

    Non sembrava la banale rissa di strada che ogni tanto animava le strade del quartiere. Era qualcosa di molto più devastante.
    Avrebbe avuto tempo per rifletterci lungo la strada sotterranea.

    Con la fiaccola nella mancina e il pugno destro stretto per la rabbia, s’incamminò verso il rifugio blindato della gilda. Presto avrebbe incontrato gli altri membri.

    Fuori imperava il caos.

    Non poteva sapere che un altro gruppo di mercenari stava indirettamente passando il testimone agli Eversori... nel modo più distruttivo possibile.


     
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  2. _MajinZ_
     
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    Per rendere i bambini rapiti o reclutati a forza dei veri assassini, l’Organizzazione pensava bene di addestrare i ragazzi in ogni circostanza, temprando sia il loro fisico che la loro mente. A loro non era concesso nemmeno di farsi un sonno lungo e ristoratore, tutt’altro. Addestrati per essere sempre un passo avanti rispetto al nemico, il loro sonno era talmente leggero e vigile che bastava un semplice rumore diverso dal solito per destarli, diventando subito operativi.
    I rumori che invasero Merovish quella notte, però, non erano di certo dei semplici rumorini e quell’esplosione fece aprire di scatto gli occhi del biondo, facendolo scattare subito in piedi. Dimitriy si mosse quindi verso la finestra, sporgendosi appena per vedere fuori e ciò che i suoi occhi notarono non gli piacque per nulla. Il fuoco e le fiamme divampavano mentre la gente scappava presa dal panico e urlava, mentre intorno a loro scoppiava l’inferno.
    Un’altra esplosione scosse gli edifici, seguita da un’altra molto vicina all’appartamento del russo, così vicina da far si che una scheggia schizzasse rapida in direzione della finestra, squarciandola come un leggero foglio di carta. Per fortuna il giovane si era spostato appena in tempo e capì subito una cosa, restare li significava perire di sicuro e lui non aveva nessuna intenzione di morire. Non capiva cosa stesse succedendo, però in quel momento doveva solo fare una cosa, ovvero raggiungere i suoi compagni Eversori. Per farlo non doveva neanche uscire in strada, visto che il sistema di cunicoli per le emergenze lo avrebbe portato al sicuro in poco tempo. Però non c’era tempo da perdere, doveva muoversi.
    Velocemente recuperò una sacca e vi posizionò dentro le cose necessarie per una fuga veloce, qualche ricambio d’abito e alcuni oggetti essenziali, per poi muoversi senza esitare verso il suo armadio. No, non doveva recuperare uno dei suoi pochi abiti, era solo che un tipo prudente come lui non poteva mettere un passaggio così importante in un luogo visibile a tutti, la prudenza infatti non era mai troppa. Il ragazzo sollevò il fondo dell’armadio, mostrando quindi una botola che si apriva proprio li sotto, sicuramente nessuno l’avrebbe mai cercata in quel punto.
    Comunque, mentre fuori la distruzione imperversava, il Russo si richiuse la botola sulla testa un istante prima che una nuova esplosione facesse tremare il terreno, mandando in pezzi parte della parete di quell’appartamento quando ormai il ragazzo stava già scendendo la scala che portava al cunicolo di emergenza. Una volta giunto sul fondo, iniziò a percorsero fino a raggiungere il bunker sotterraneo degli Eversori, probabilmente l’unico luogo sicuro al momento. Una volta li avrebbe pensato a quel che stava accadendo in città, probabilmente non era l’unico a volere delle risposte, in quel momento. Comunque continuò ad avanzare, pensieroso, mentre si dirigeva a passo veloce verso il bunker.



    Edited by _MajinZ_ - 1/6/2012, 18:22
     
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    Era appena tornato dall'ultima missione degli Eversori. Era appena rientrato a Merovish, con passo pesante ed un sorriso soddisfatto, quando sentì le prime esplosioni.
    Che cosa...
    Una, più vicina, lo fece sbalzare di un metro scarso, ed Ariste evitò a fatica di cadere rovinosamente a terra.
    Un attacco? A Merovish?
    Non poteva ragionare con lucidità, perché tutt'attorno a lui era un continuo correre e urlare, e morire.
    Il greco sapeva bene che non era tempo di fare gli eroi contro un nemico invisibile, pertanto decise immediatamente di recarsi nel bunker sotterraneo della gilda, sperando di incontrare gli altri capi Eversori e i membri sottoposti.
    Riorganizzarsi e contrattaccare, si diceva.
    Così, corse verso l'ingresso più vicino, ad un isolato da dove si trovava, evitando di seguire le strade principali, che erano le più colpite.
    Continuava a domandarsi chi fosse così pazzo -o così potente- da permettersi un'azione del genere. Una vera e propria guerriglia urbana, con quale scopo, poi?
    Gli Eversori l'avrebbero scoperto assai presto, in vero.
    Giunto finalmente al rifugio, mimetizzato tra le pareti di roccia, l'oplite entrò chiudendo con forza la porta blindata alle sue spalle, e procedendo a passo veloce verso le profondità del cunicolo.
    Non mi piace, non mi piace per niente.
    Biascicava a denti stretti, serrandoli velocemente.
    Stavano attaccando Merovish, la città che lui, Bid'daum e Zimmer stavano cercando di conquistare fatica dopo fatica, corruzione dopo corruzione, omicidio dopo omicidio. Era diventato un altro uomo, per la Tana, e ora doveva vedersela distruggere sotto i suoi occhi impotenti?
    Non riusciva ad accettarlo.
    Arrivò finalmente al bunker vero e proprio, e lì vi trovò già Bid'daum; presto arrivò pure Dimitry, e magari sarebbe arrivato anche qualcun altro.
    Qualcuno sa spiegarmi cosa sta succedendo lì fuori?
    Disse con un respiro profondo, trattenendo ogni emozione.
    Perché qualsiasi cosa sia...
    Continuò, sgranando gli occhi e serrando i pugni.
    Non mi aggrada affatto.
     
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  4. Neidlos
     
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    Le notti nella Tana erano sempre diverse.
    Mai una uguale all'altra, mai una simile a quella precedente.
    Di solito però, il von Schneider riusciva a prendere sonno abbastanza facilmente, e a dormire sempre rilassato.
    Infondo, per lui, quell'immondezaio, concentrato di criminalità e feccia, era un pò come una seconda casa. O come una prima, visto che non aveva mai avuto una vera e propria casa nemmeno a Libria.
    Merovish era l'unico posto - oltre al BloodRunner - in cui Klaus si sentiva sempre a suo agio.
    Chissà per quale motivo, poi.

    Ed era proprio quello che stava facendo lì, anche quella notte. Dormiva agiatamente sul suo letto, nel suo appartamento. Batteva la fiacca, insomma.
    Ma la tranquillità per uno come lui, e in un posto come quello, non sarebbe potuta durare per più di qualche effimero momento.
    « Che cazz... » trasalì, svegliandosi di soprassalto. Scese dal letto di scatto, per dirigersi verso una delle finestre della camera. Spostò leggermente la tenda lercia e consumata, per poter osservare l'Apocalisse incalzare.
    La notte della fine e dell'inizio.
    Una nuova era, per il Presidio del Sud.

    Si vestì in fretta e furia, sapeva bene che in questi casi era meglio salvare la pellaccia. A tutto il resto ci avrebbe pensato poi, una volta calmatesi le acque. Anche un folle come lui aveva del buon senso, in fin dei conti.
    Una volta indossato lo smoking nero, si infilò letteralmente nell'armadio. A terra, una botola fece capolino tra i vestiti. Il Malkavian la aprì con decisione, piombandoci dentro e scomparendo nell'oscurità.
    Una serie di cunicoli si palesarono alla sua vista. Non ricordava più quale fosse quello giusto per raggiungere il bunker.
    Già, il bunker degli Eversori. Quelle volpi avevano pensato proprio a tutto, si erano preparati, per ogni evenienza.

    Dopo qualche incertezza iniziale, e qualche imprecazione per essersi perso, il Vampiro riuscì a trovare finalmente la strada che lo condusse sino alla porta blindata del rifugio. Spalancò le ante con vigore, quasi a volerle spazzare via.
    « Ah, non siete crepati quindi... » esordì, piazzando subito una battuta al veleno.
    « Avete visto... » si diresse verso il centro del rifugio, dove si trovavano Bid'daum, Aristotelis e Dimitry « ...sembra che fuori ci sia una festa. »

     
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    Il bunker era stato scavato nella nuda roccia, decine di metri sotto il terreno calpestabile del Bazar.
    Secondo le direttive degli Eversori era stato dotato delle moderne tecnologie di sicurezza e sorveglianza.
    Minuscole telecamere a circuito chiuso disseminate per la Tana trasmettevano le immagini in tempo reale su di una ventina di schermi. Erano immagini di morte e devastazione, una specie di reality show troppo splatter per essere vero.

    La ribellione in alta definizione faceva da sfondo alla riunione dei membri convenuti.
    La sala in cui si trovavano era sopraelevata, perché la megalomania di qualcuno aveva convinto i costruttori a realizzarla così.

    Il Kuthiano si sedette sulla prima sedia libera, invitando gli altri a fare lo stesso. Ma potevano anche rimanere in piedi. Potevano fare quel cazzo che gli pareva, a dir la verità.
    Il suo viso era un misto di sentimenti contrastanti.

    Sì Klaus, e sembra anche una festa molto divertente.

    Disse rivolto al Malkavian, indicando al contempo gli schermi riottosi.

    Peccato che non mi hanno invitato.

    Aggiunse con tono amaro.
    Guardando attentamente i filmati in diretta si poteva scorgere i fautori della devastazione.
    Figure pericolose, depravati in grado di polverizzare i quartieri e fronteggiare i sopravvissuti.
    Bisognava solo accertarsi di una cosa...

    Sono con noi o contro di noi?


     
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  6. _MajinZ_
     
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    Appena mise piede nel bunker, Dimitriy si rese conto di essere il secondo arrivato, visto che il Capo Eversore Bid’daum era già all’interno della fortezza sotterranea. Il biondo si guardò subito attorno, osservando dalla vetrata e notando come quel luogo fosse scavato nella pura roccia, con una sezione sopraelevata dove si trovavano al momento con un tavolo con delle sedie intorno. Sicuramente era un bel posto, anche se stare sotto metri e metri di terra non piaceva molto all’assassino, sembrava quasi di essere dentro una bara.
    Comunque, ben presto arrivarono altre due conoscenze del Russo, ovvero l’Oplite e il Vampiro, giunti anche loro nel rifugio segreto. Beh, almeno qualcuno era riuscito a raggiungere quel luogo, ma era certo che anche gli altri stessero bene. Mosse qualche passo in avanti, sistemandosi i guanti bianchi e socchiudendo per un attimo i suoi occhi gelidi.
    Ne so tanto quanto voi e ovviamente non mi piace.
    Rispose con un tono piatto, senza mostrare nessuna emozione come al solito. Di certo quel che stava accadendo e macchiava le vie di Merovish era qualcosa di grosso, non un semplice attacco ma qualcosa di molto più grande, di superiore. Non fece comunque molto caso alla battuta di Klaus, su di lui le provocazioni non attaccavano proprio. Il giovane quindi si mosse verso il fondo della sala, appoggiandosi con la schiena al punto di intersezione tra le vetrate, incrociando poi le braccia e osservando il resto del gruppo per fare il punto della situazione.
    Per quanto ne sappiamo potrebbero non essere ne a favore e ne contro di noi... Abbiamo troppe poche informazioni.
    Esordì dopo la domanda del cornuto, chiudendo poi gli occhi in attesa di sentire cosa gli altri avessero da dire, insomma, dovevano trovare qualcosa da fare in attesa che la loro città venisse rasa al suolo. Sicuramente quel fatto avrebbe portato a delle conseguenze, se brutte o belle era solo da vedere, al momento non si poteva fare altro che attendere e sperare, in bene possibilmente.

     
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    Bid'daum, Dimitriy, Aristotelis e Klaus: questi erano i quattro Eversori presenti nel bunker. L'oplite sorrise, pensando agli altri: chissà dov'erano, in mezzo a tutto quell'inferno.
    Abbiamo già abbastanza informazioni, Russo.
    Commentò il greco, ignorando le frasi ironiche del Castigo e del vampiro e indicando i vari schermi che riflettevano le scene di morte e distruzione insensate.
    Uccidono chiunque gli si pari davanti; distruggono qualsiasi cosa si stagli sul loro cammino.
    Si andò a sedere di fronte a Bid'daum, posando l'elmo nella sedia accanto.
    Ghignò sarcasticamente.
    Non sono né con noi né contro di noi.
    Appoggiò i gomiti sul tavolo di vetro, sporgendosi in avanti e fissando il Kuthiano, seriamente.
    Sono semplicemente contro tutti.
    La domanda, in realtà, era un'altra, assai più complicata da rispondere.
    Quello che mi chiedo è: perché?
    Si ritrasse dal tavolo, appoggiandosi allo schienale e mettendosi comodo.
    Spero ci sia qualcosa da bere, in questo rifugio.
     
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  8. Neidlos
     
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    L'inevitabile discussione su quello che stava accadendo fuori, per le vie di Merovish, non si fece attendere molto.
    Tutti gli Eversori presenti, nessuno escluso, su chiedevano: Perchè? Chi sono? Sono con noi o contro di noi?

    Tutte domande giuste, alle quali era difficile trovare delle risposte.
    O almeno, risultava arduo farlo se si cercavano moventi e motivazioni particolari, articolate e ingarbugliate, forse anche troppo.
    Forse, anche inutili.
    « Per gli stessi motivi per cui lo faresti tu Greco. » disse a Skotos, sedendosi su una delle sedie rimaste libere, e poggiando bellamente i piedi sul tavolo, a gambe distese e incrociate, come del resto le braccia, portate dietro il capo, per sorreggerlo.
    « Per quelli, o forse, per mille altri. »

     
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    Un branco di lupi famelici, lasciati allo sbando (oppure organizzati con maniacale precisione?).
    Stavano sbranando la Tana, rivoltando il covo della criminalità come un guanto.
    Loro erano relativamente al sicuro nel grembo della terra, tuttavia la presenza di questi concorrenti sconosciuti era a tratti inquietante.

    E la cosa che metteva più rabbia era che non poteva fare nulla.
    Dovevano restare a cuccia mentre Merovish veniva messa a ferro e fuoco, sperando che la mattina seguente rimanesse qualcosa su cui tiranneggiare.

    Ma starsene con le mani in mano non era tra i piani del Kuthiano.
    Almeno avrebbe organizzato la rivincita.

    Si alzò e andò ad aprire il freezer poco distante, e forse Ariste pensò che il Castigo fosse stato così cortese da prendergli da bere. Ma lui non era un fottuto barman: dai ripiani del congelatore estrasse qualcosa di molto più importante.

    Una scatola trasparente e coperta dalla brina rivelò il suo contenuto.
    Piccole fiale di vetro contenevano un liquido visibilmente malsano, qualcosa che dava i brividi tramite il suo sentore di morte.
    Per Klaus doveva essere una vista familiare, ma gli altri due probabilmente ignoravano di cosa si trattasse, così il Kuthiano spiegò.

    Questo è l’eredità che ci ha lasciato il nostro fondatore Raem prima di andarsene.
    Le boccettine contengono un virus di pestilenza mutato, in grado di trasmettersi per contatto e su volontà dell’ospite. Io e Klaus siamo già infetti, ma non ci sono ripercussioni sul portatore.
    Il morbo si attiva surriscaldando il corpo, bruciando la propria energia, e si trasmette col tocco nel giro di pochi secondi. L’effetto sull’organismo nemico è devastante.


    Avvicinò la scatola ai due Eversori sani.

    Abbiano nuovi nemici, ci serve nuovo potere.
    Per ottenerlo vi basterà prendere una fiala e romperla nel pugno.


    La scelta spettava a loro.


     
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    Ariste guardò male Klaus, per un attimo, con lo sguardo di chi non approva quanto sentito.
    Perché distruggere ed uccidere insensatamente? Ci sono tanti altri modi meno appariscenti per raggiungere i propri obiettivi.
    Sentenziò, sorridendo amaramente. Purtroppo ben sapeva che, prima o poi, sarebbe toccato pure agli Eversori di Merovish fare qualcosa del genere.
    Sperava solo di riuscire nei suoi intenti causando meno danni e morti possibile.
    In ogni caso, questo potrà giovarci. Forse.
    Iniziò a ragionare, appoggiandosi allo schienale e portando la mano destra sotto al mento, grattando la barba folta.
    In base all'estensione del loro operato, potranno aprirsi spiragli importanti per noi.
    Si girò verso Bid'daum, che si era diretto verso un freezer.
    Mi porta davvero da bere? Non ci posso credere.
    Infatti, non fu vero. Il kuthiano tornò con due fiale di vetro, spiegando di cosa si trattasse; il greco ascoltò con molta attenzione, ed altrettanto interesse.
    Quando il Castigo terminò di parlare, l'oplite s'accigliò.
    Perché non ne sapevo niente?
    Disse, prendendo tra le mani una di quelle gelide provette.
    Un virus della peste che s'attivava a volontà. Decisamente intrigante.
    Suppongo che non si possa bere.
    Commentò, scherzando, mentre ruppe senza pensarci due volte la boccetta, permettendo al liquido di bagnargli la pelle ed infettarlo.
    Nella sua risolutezza, nemmeno per un istante pensieri nefasti attraversarono la mente del greco: se qualcosa poteva aiutarlo a conseguire i suoi scopi, questa era ben accetta, fintanto che non avesse intaccato Aristotelis in maniera compromettente, sia psicologicamente che fisicamente parlando. D'altronde, Bid'daum e Klaus erano già contaminati, e gli sembravano normali -normali secondo i loro standard, almeno.
    Temo ci servirà ben più di un virus mutato, ma è già qualcosa.
    Si alzò, contemplando la propria mano mentre continuava ad assorbire la sostanza ghiacciata.
    C'è qualcos'altro di interessante, qui?
     
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  11. _MajinZ_
     
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    Ariste aveva perfettamente ragione, quei tizi erano privi di qualsiasi scrupolo e in quei minuti stavano massacrando chiunque si trovasse davanti al loro cammino. Cosa volessero davvero, però, era abbastanza difficile da dire. Avevano iniziato una guerra contro tutta Merovish, ma il vero motivo di tutta quella mattanza era un vero mistero. Una cosa era certa, Dimitriy non credeva che tutto quello fosse un semplice massacro per divertimento, sotto doveva esserci qualcosa e magari aveva proprio a che fare con il rovesciamento dei deboli poteri presenti nella Tana.
    Però come dare torto anche a Klaus? Un giorno non troppo lontano anche gli Eversori si avrebbero sporcato le mani in qualche modo, anche se il biondo sperava si trattasse di qualcosa di un po’ meno cruento. Non perché non fosse capace di uccidere, tutt’altro, ma non aveva troppa voglia di spezzare quella promessa fatta a se stesso. Una promessa appesa ad un sottile filo che era semplice recidere, facendo rompere quella semplice promessa in mille pezzi.
    Comunque, qualche istante dopo il Castigo si alzò dalla sedia dove aveva preso posto, muovendo poi qualche passo in direzione del frigo. Che avesse voglia di offrire da bere a tutti, in un momento come quello? Era sicuramente abbastanza insolito, così tanto che non era per nulla vero. Infatti tirò fuori dal frigo una scatolina trasparente ricoperta dalla brina che, una volta svanita a causa della temperatura elevata, mostrò al suo interno quelle che sembravano delle fialette contenenti qualcosa di fin troppo malsano.
    Le fialette contenevano un pestilenziale virus, il quale si poteva trasmettere tramite contatto e a seconda della volontà. Di certo era una cosa utile, ma lasciare un virus libero di scorrazzare nel corpo volontariamente era un po’ una cosa da pazzi.
    Il russo portò lo sguardo sui suoi due colleghi Eversori, notando che bene o male erano abbastanza normali, loro due, per quanto potesse accostarsi quella parola a due tipi come quelli. Comunque il fatto che serviva un nuovo potere con cui contrastare i loro nuovi nemici era vero, quindi il ragazzo prese ben presto la sua decisione. Così senza parlare si avvicinò al contenitore e recuperò una fialetta. Successivamente la posò sul tavolo e si levò il guanto che copriva la sua mano sinistra, afferrando quindi la boccetta e stringendola nel pugno la ruppe, lasciando che quell’agente virale entrasse in contatto con la sua pelle prima, e con il resto del corpo dopo.
    Spero che serva davvero questa roba.
    Disse il russo osservando per un attimo la sua mano, per poi infilarsi nuovamente il guanto e tornare nella sua postazione precedente, socchiudendo leggermente gli occhi. Nell’Organizzazione da cui proveniva avrebbero iniettato quella roba a tutti, indiscriminatamente. Ma gli Eversori erano completamente diversi, visto che era una semplice scelta personale usufruire di quel potere nascosto.
    Avere un’arma in più era sempre meglio, così da portarsi un passo avanti al nemico di turno. Un asso nella manica come quello era già un ottimo passo per avvantaggiarsi.

     
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  12. Neidlos
     
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    Il Vampiro percepì il non apprezzamento del Greco per quello che quegli sconosciuti individui stavano facendo per le strade Meridionali.
    O meglio, non ne condivideva le modalità d'azione.
    « Hai ragione Greco... » tuonò il Malkavian, abbandonando un pò la sua vena da gradasso, e assumendo un'espressione più seria « ...ma non conta l'appariscenza... » si fermò, cercando le pupille del compagno Eversore « ...la cosa che più conta, almeno per me, è l'efficacia. »
    Il messaggio era forte e chiaro; Klaus aveva degli obbiettivi, che conbaciavano con quelli dell'organizzazione, e avrebbe fatto di tutti pur di raggiungerli e ottenere ciò che tanto bramava.
    Sì, anche sterminare un'intera città se necessario.

    Fatto stava che gli Eversori avevano la necessità di ottenere sempre maggior potere, sia come gruppo collettivo, sia come singoli.
    E - almeno lui così ricordava - non tutti erano stati ancora contagiati dal virus di Raem, un potere particolare che avrebbe accresciuto la pericolosità dei membri che lo avessero accolto nel loro organismo.

    « Andate tranquilli. » disse, annuendo alle parole del Kuthiano « Non avrete sintomi collaterali. »
    La sua vena da gradasso, però, l'aveva abbandonata da già troppi minuti.
    Era il tempo di riprenderla, e di spiattellarla tutta quanta, proprio lì, sul tavolo del bunker.
    « Vedrete che con un pò di esercizio... » poggiò la mancina sul legno freddo del tavolo, a palmo aperto « ...sarete in grado di fare davvero male. »
    Dalla sua mani iniziò a ribollire una patina eterea, verdognola e corrotta, la quale andò ad inficiare parte della superficie del tavolo, per poi ritirarsi, quasi all'istante.
    « Usatelo sugli organismi viventi. » terminò « E' devastante. »

    Un pò ci rimase male però, infondo gli altri avevano avuto qualcosa mentre lui era rimasto a bocca asciutta.
    « E per me? » si stampò un sorrisetto irriverente sul viso « Non dirmi che non hai niente per me Bid'daum . »




    Usata in modo non propriamente corretto la tecnica sul tavolo, giusto per fare un pò di scena XD.
     
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    Klaus, per te ho un regalo molto speciale: il loro sangue.

    La punta del dito fu rivolta verso uno degli schermi.

    Il sangue di chi ci ostacola, il sangue di chi non è con noi.

    Il tavolo fu sfregiato dal morbo devastatore, sguinzagliato dal Malkavian per qualche attimo.
    Ora il virus giaceva sopito anche nei corpi di Aristotelis e Dimitriy.
    In attesa di raschiare la pelle, di gonfiare le pustole, di far scorrere il sangue.
    La notte sarebbe passata lentamente, cospargendosi il capo di fumo e cenere.

    Gli Eversori sarebbero rimasti in attesa, acquattati nell’ombra.
    Vigili.

    Domani ci sarà un nuovo inizio.

    Una nuova alba – scarlatta tra le dune – nelle terre della Violenza.


     
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