Fuga da Celentir

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    Gameaccount di Drusilia Galanodel

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    "Il tradimento non trionfa mai. Perché se trionfa, nessuno osa più chiamarlo tradimento".
    John Harington


    alhandraseparatore

    Locanda del Boccale Verde,
    Celentir.

    Era trascorso del tempo dal suo arrivo a Celentir.
    Abbastanza tempo per capire che nonostante si fosse lasciata alle spalle una situazione di merda, era riuscita a beccare un posto ancora più schifoso di quello di prima. E quando un luogo è peggiore di quello in cui una stronza che fino a due giorni prima non si reggeva in piedi riesce improvvisamente ad acquisire i poteri di un demone coi controcazzi, la stessa che ti manda in coma perchè per la prima volta nella tua vita decidi di compiere una buona azione senza retribuzione, è proprio aquel punto che capisci davvero quanto il mondo faccia schifo. Da qualche parte aveva sentito un ubriaco dire che il destino era un gran burlone, ma se a qualcuno fosse mai interessato un suo giudizio, Alhandra probabilmente gli avrebbe risposto che era pessimo. Umorismo pessimo, pessimo gusto e pessimo tempismo; ancora ricordava il modo in cui era incappata nel suo ultimo aguzzino. Kashin, si chiamava, e lo aveva trovato in mezzo a uno stupidissimo deserto perchè si era persa. Ancora si domandava, col senno di poi, quante probabilità aveva una come lei, novella Von Liebewitz, di beccare in mezzo al deserto il capocasata dei Von Kramer. Bello, vero? E pensare che all'inizio era sembrato perfino gentile, e le aveva dato un passaggio sul suo enorme drago fino ad una locanda in terra di confine. Le aveva anche offerto il pranzo -e già lì, doveva ammetterlo, avrebbe dovuto iniziare a nutrire dei sospetti sul suo conto-, oltre che un aiuto a ritrovare la memoria allora perduta. Avrebbe dovuto sospettare, forse non avrebbe dovuto farlo andare avanti ma... cosa poteva saperne lei? Una leggerezza pagata cara la sua, perchè fu proprio durante quel pasto che lui le propose di diventare spia Von Kramer fra i Von Liebewitz. Accettare o no? Facile rispondere, quando l'altro ti fa notare che una risposta negativa sarebbe valsa la tua testa. Mozzata, ovviamente. E così Alhandra aveva accettato, e per fare in modo che la sua testa abitasse sempre su quel posto confortevole che era il suo collo, aveva obbedito ogni volta senza fiatare. Un lavoro ingrato, a dire il vero, perchè rischiava la sua pelle ogni volta che Kashin le chiedeva qualcosa. Una volta aveva perfino rischiato di essere picchiata a sangue da un tipo due volte più alto e tre volte più largo di lei, brutta storia, quella...

    -Un'altra birra.

    Disse la donna con tono monocorde ed un cappuccio nero e logoro calato sulla testa. Quella volta non era a Liberty, e non era nemmeno particolarmente di buonumore... o con le tasche piene. Stava fuggendo dal suo capo. "Perchè?" si sarebbe chiesto chiunque la conoscesse, considerando quanto quella donna ci tenesse alla propria pelle, ma a volte nemmeno l'istinto di sopravvivenza poteva nulla contro una serie di spiacevoli equivoci. Una serie di equivoci non suoi, per giunta, ma di un altro informatore idiota che se solo l'avesse incontrato nemmeno il cielo avrebbe mai saputo o anche solo immaginato cosa gli avrebbe fatto passare...
    Era andata a Liberty poche settimane prima, perchè Kashin le aveva detto di scrivere una lista dei familiari di tutta una serie di personalità di spicco legate alla guardia della città, sopratutto alla gestione doganale del porto. Probabilmente avrebbe fatto cose molto brutte... ma a lei non gliene fregava nulla infondo. Peccato però che per una distrazione era quasi stata scoperta e, riuscita a sfuggire ai possibili inseguitori, si era nascosta per due o tre giorni in attesa che si calmassero le acque e riprendere il lavoro. Peccato però che Kashin, temendo forse un tradimento, l'aveva fatta inseguire da qualcuno -qualcuno molto stupido, giusto per sottolineare- che appena al primo giorno di attesa aveva avuto la splendida idea di andare a riferire al Lord dei Von Kramer che la sua dolce e servizievole spia se l'era data a gambe nel bel mezzo della missione, scomparendo nel nulla e non dando più notizie di sè.
    Per il resto... era facilmente immaginabile come erano andate in seguito le cose... no?

    -Un'altra birra.

    Continuò, dopo aver tracannato il terzo boccale in modi decisamente poco femminili. Voleva dimenticare, cazzo. Perchè diavolo non era morta in quell'incidente con Aisiling?!?!?! Forse si sarebbe risparmiata tutto quello schifo di vita...


    Edited by Alhandra Sanglante - 6/6/2012, 00:29
     
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  2. Rashagal
     
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    La vita diventa degna di essere vissuta quando, infine, capisci che è tutto solamente un passatempo.

    Bene e male, angeli e demoni, tenebra e luce, caos e ordine. Ogni singolo concetto e rappresentante di questo o quel grande ideale cadono davanti a questa verità di base. Tutti gli inganni hanno una fine, anche quelli costruiti a trame intricate, da esseri che si dichiarano immortali. Niente è immortale. Niente è per sempre. Niente è assoluto.

    La mano del guerriero scivola lentamente sulla superfice dell' enorme lucertola accanto a lui. Definirlo enorme, in effetti, è un buon modo per sottovalutarlo: Anger è alto quanto un edificio di tre piani quando distende il collo in avanti, e nella sua totalità potrebbe tranquillamente occupare lo stesso spazio di una grossa, grossa locanda, di quelle dove si fermano battaglioni di uomini per la notte. Sbuffi di fumo emergono dalle narici della belva, gli artigli saldamente affondati nel terreno della collina erbosa, le ali tenute basse, il collo tanto rasoterra da permettere al suo padrone, alto poco più di un metro e ottanta, di toccarlo appena sotto l'occhio.
    Una volta che Anger sente un odore è difficile che se ne scordi, una verità che molte delle sue prede finiscono per scordarsi. Kashin l'ha osservato, il suo drago... ha un animo sadico, non caccia solamente per cibarsi, trova divertimento nella disperazione altrui: attaccare, ferire, lasciar sfuggire la preda e volare tanto alto da sparire oltre le nuvole, tanto lontano da far chiedere al malcapitato se sia tutto frutto di un sogno, se magari quel titanico predatore non è mai esistito.

    Ma Anger torna sempre, alla fine.

    Qualcuno deve averlo notato calare e atterrare sulla collina, li negli infiniti campi coltivati dorati che riempiono la valle, al centro della quale si erge il piccolo villaggio: non più di quattordici edifici, circondati da qualche baraccone probabilmente usato come granaio, una locanda al centro. L'agglomerato deve essersi sviluppato intorno a quest'ultima, che da un idea di solidità con i suoi muri di pietra in mezzo a strutture completamente in legno. Non importa, Kashin sarà in quelle strade molto prima che loro abbiano il tempo di dare l'allarme, e Anger sarà scomparso abbastanza in fretta da convincerli che è più produttivo tornare a sporcarsi le mani nei campi. Solo un altro drago di passaggio a Celentir, niente di strano, fino a quando non iniziano a incenerire qualcuno...

    Bravo ragazzo... sussurra Kashin. Un sogghigno leggero sul volto. Maglietta smanicata nera, pantaloni arancio, ingombranti bracciali che coprono quasi l'interezza dell' avambraccio. Ha un unica lama con se, una katana dal fodero apparentemente bruciacchiato, annerito dal suo comune colore grigio quasi Anger ci avesse soffiato sopra.
    Un colpo d'ali, una spaventosa onda d'urto d'aria che fa smuovere l'erba, Anger riprende il volo quasi con fatica mentre Kashin scatta in avanti, lanciandosi in una corsa a perdifiato lungo la discesa. La preda è vicina, è in quel villaggio, e c'è un solo luogo in un posto del genere dove abbia senso che si trovi. La caccia si è protratta sin troppo, ma alla fin fine non è proprio questo il punto?

    Non è altro che un passatempo, dopo tutto.

    Tutto è un passatempo.

    --------------------



    Le mani sporche di sangue si muovono in avanti, immergendosi in un abbeveratoio da bestie, di fronte a un timoroso gruppo di tre cavalli. Il "succo di uomo" si allarga lentamente mentre Kashin strofina un estremità contro l'altra, riemergendone decisamente più pulito. C'è voluto un po di lavoro, ma il mendicante all' ingresso del villaggio, portato sul retro della locanda, in mezzo a un villaggio quasi svuotato dal costante movimento della popolazione verso i campi durante il giorno... ha deciso che in effetti si ricordava della persona che Kashin sta cercando. Troppo tardi, purtroppo.

    La mano destra scorre verso l'alto, ad accarezzare il muso di uno degli animali. Da quando la sua parte demoniaca è scomparsa, da quando è solamente un uomo, la natura intorno a lui ha smesso di essere automaticamente terrorizzata dal suo odore. Un sorriso, prima di voltarsi. Non ci vuole molto a fare il giro della locanda... allunga una mano, spalancando la porta davanti a se ed entrando, occhi che si muovono da sinistra a destra, alla ricerca della preda.
     
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    -Un'altra birra.

    Al diavolo la lucidità, al diavolo tutto.
    Era stanca di tutto quel correre, stanca di quella continua sensazione di fiato sul collo probabilmente aggravata dalla sua assoluta innocenza, limitata ovviamente a quella precisa situazione. Perchè diavolo finiva male ogni volta che non faceva niente? Da quando in qua il karma funzionava al contrario? Infondo era una bella ragazza, e nemmeno stupida a dire il vero. Era cresciuta sola, e di sicuro non era una di quelle ochette incapaci che avevano bisogno di un uomo per tirare avanti. Anche perchè, si sa, gli uomini portano solo sventura e sofferenza. Lo aveva sempre pensato, lo aveva sempre detto a Drusilia quando si trovava a spasimare per uno stupido ragazzino in piena pubertà, quel periodo speciale in cui gli umani dal cromosoma monco si trovavano ad usare ancora meno cervello di quanto gliene avesse dato Madre Natura... Ma lei no! Lei lo amava! E così, tra un sospiro ed una lacrima, era stata pugnalata al cuore dall'improvviso voltafaccia del suo adorato, attirato evidentemente da una preda più "facile" o più appetibile, chi lo sa. O magari non gli andava di stare con una ragazzina senza più una famiglia, tampinata da assassini non bene identificati... infondo l'avrebbe trovata comprensibile come scelta. Sta di fatto che era stata comunque lei ad asciugarle le lacrime nelle notti successive, era stata lei a proteggerla, stringendola fra le sue braccia e sussurrandole che andava tutto bene, nonostante fossero nascoste in uno squallido motel perchè non potevano lasciar tracce per nessuna ragione al mondo.
    nanav08009
    No, loro non avevano bisogno degli uomini.
    Un rumore improvviso, e la mercenaria sobbalzò dallo sgabello. Un brivido strano le percorse per intero la spina dorsale, mentre sbarrava gli occhi senza nemmeno voltarsi. Era ubriaca, ma il suo istinto di sopravvivenza funzionava ancora fottutamente bene, e quel puzzo di sangue sarebbe stato distinguibile a chilometri di lontananza. Iniziò a sudare da sotto il cappuccio, tuttavia fu abbastanza lucida dall'ignorarlo bellamente, posando gli zeny sul bancone ed allontanandosi verso l'uscita a testa bassa. Probabilmente avrebbe sorriso nell'osservare di sfuggita le mani linde e pulite del guerriero, abbinate a vesti macchiate di sangue quà e là con così tanta disinvoltura. Si, avrebbe sghignazzato come non mai se solo in quel momento ogni sua attenzione non fosse rivolta ad una preghiera a sè stessa che non si facesse scoprire... o che almeno raggiungesse la porta dando la parvenza della persona sobria, senza inciampare nei propri piedi e cadere come un sacco di patate.

    -...

    Si sorprese, a dire il vero, di come un piede riusciva a seguire l'altro con una cadenza molto simile a quella di una persona in piena salute, sia fisica che mentale. E si stupì anche di come gli anfibi neri ormai logori non riflettessero più le luci delle torce come un tempo... Eh, già... un tempo i suoi anfibi erano fighissimi... hic!... non brutti e logori come ora e... cos'era quel buco vicino al laccio?

    -Cosa cazz...

    Evidentemente quel buco vicino al laccio era così importante da farle piegare la testa abbastanza per farle perdere un equilibrio già precario guadagnato per pura fortuna. Il risultato fu un goffo tentativo di tornare sui suoi passi, prima di ruzzolare al suolo, sul pavimento di legno impolverato ed umidiccio. Probabilmente era anche stato vittima dei tarli...
    Thò, guarda! Un buco come nei miei stivali!
     
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  4. Rashagal
     
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    Pagare e muoversi verso la porta al primo rumore sospetto, alla prima apparizione improvvisa. Kashin sorride leggermente, mostrando i denti che hanno nel tempo perso il loro carattere affilato di zanne, ritornando quelli di un comune essere umano. Quale miglior modo per puntare i riflettori su di se, per evidenziare la propria paura? Certo, quell' individuo ben coperto dal cappuccio che dirige verso l'uscita potrebbe essere solamente un mendicante che ha scelto il momento sbagliato per togliersi di torno, il che potrebbe essere un problema per un cacciatore che non ha già deciso di sterminare l'intero villaggio pur di scovare la sua gazzella.

    Non un problema per Kashin, quindi.

    L'individuo però barcolla, dondola pericolosamente... e infine crolla a terra sotto gli occhi del cacciatore. Gli altri, di occhi, sono tutti quanti sulla spada e su quell' individuo dai capelli bianchi: ogni singolo avventore è in silenzio, con la sua birra tenuta ben stretta e lo sguardo che vaga dall' arma alle macchie di sangue, da quelle agli occhi spiritati del nuovo arrivato. Pace prima della tempesta.

    Il tuo essere maldestra potrebbe aver salvato parecchie vite, traditrice Kashin si lascia sfuggire una risata. La mano destra è poggiata contro il fianco corrispondente, la sinistra stringe il forte dell' elsa della spada, pollice che già fa leggermente pressione contro il paramani, tenendolo in costante tensione verso l'esterno, verso la libertà.

    Ma così è noioso, non ti pare? Farai resistenza, voglio sperare la mano destra si solleva e si chiude lentamente, facendo rumoreggiare le ossa al suo interno con un movimento esperto delle dita. Un rumore forte, inquietante, non il basso mormorio delle normali ossa... quelle di Kashin, nello sfregare, gridano quasi fossero due lame che si baciano in un duello.

    La distanza è poca, i muscoli del guerriero sono in movimento, per quanto la sua figura sia ferma. Uno scatto della mano destra, un aiuto da parte del pollice e il Lai Do, tecnica d'estrazione e attacco, farebbe il resto, eppure Kashin se ne sta li su un lato della porta, lasciando l'altra anta ben libera per un eventuale tentativo di fuga. Silenzio, l'aria proveniente da fuori stagna bloccando ogni vento, lasciando a dominare solo il costante canto delle cicale
     
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    -Non sono ubriaca.

    Biascicò la donna per terra, per nulla spaventata. Anzi, forse era perfino infastidita, e sembrava proprio che fosse a causa delle parole del Lord Von Kramer considerando che era proprio a lui che si era rivolta con tono arrogante e decisamente incazzato, cosa che fece ancor di più raggelare il sangue dei presenti che, ahimè, al momento non riuscivano più a vedersi in un futuro che andava oltre le due ore da quel momento. Peccato che lei non si stesse rivolgendo a Kashin, e sebbene non vi fosse nessun altro con cui potesse parlare, noi lettori tutti declineremo sulla faccenda non ponendoci altre domande, come ad esempio con chi avrebbe mai dovuto mettersi a parlare in quella situazione, spirito, fantasma o amico immaginario che fosse. O magari era il pavimento...

    -Vo-volevo dire che non sono una traditrice, si... e nemmeno ubriaca... hic!

    Disse, concludendo il suo vano tentativo di rialzarsi caracollando nuovamente al suolo, serbando in sè solo la piccola vittoria di non essersi ancora messa a vomitare. Un piccolo premio di consolazione in quella situazione di cacca.

    -Se tu non usassi informatori imbecilli a questo punto avrei già finito il mio cazzo di lavoro al porto e non sarei in questa cazzo di situazione di merda. E tu mi chiedi resistenza?!?!?! Si, ceeeerto! tanto col culo che ho appena esco di qui mi cade un fottutissimo meteorite in testa!

    E dopo la rabbia, ecco giungere la frustrazione e poi ancora la depressione, prima di ricominciare il ciclo che, se non fosse stata decapitata prima, l'avrebbe portata a vomitare l'anima in una delle latrine in zona. Ah, questo e molto più è in grado di fare una semplice bevanda in malto! Che poi, fosse una per rinfrescarsi la bocca o più di dieci per dimenticare una brutta faccenda, cosa cambiava? In un certo senso si sentiva libera... anche perchè probabilmente da lucida non sarebbe mai stata così assolutamente idiota nel fare uscite anche lontanamente simili a quella. Non con Kashin, almeno.

    -Ma sai che ti dico??? Ah??? Mi sono rotta di questo lavoro da schifo, e MI SONO ROTTA DI TE!

    Calcò maggiormente l'ultima parte di quel discorso delirante, caricando di enfasi il tutto con un indice accusatore dritto alla faccia del Lord. Nel frattempo, uno dei presenti cadde per terra svenuto. O forse morto d'infarto, chissà...

    -Dalla prima volta che ci siamo visti non mi hai più offerto una cena! Sei cattivo! Cattivo, cattivo, cattivo! Che ti credi, che non me ne freghi nulla??? Io sono una donna ed ho bisogno di essere si, ecco... coccolata! Si insomma, tutte quelle cazzate che ho letto nei libri di Desdemona che mi son fregata al tuo casato.

    Si, certo, ed eccola divagare. Probabilmente sarebbe stato davvero divertente se a fine discorso Kashin non avrebbe ridipinto i muri di quella taverna col suo sangue.

    -Dove sono i fiori, eh? E la cioccolata??? A ME PIACE LA CIOCCOLATA! Mannò, lui deve fare il figo e darle solo artefatti e soldi in tristissimi sacchetti di tela! Manco a farlo sembrare un regalo... e pensare che te l'avrei data.

    Brofonchiò riuscendo finalmente a rialzarsi mentre con la destra andava a cercare qualcosa nascosta dietro il mantello, dietro la schiena. Probabilmente a quella scenata chiunque con un minimo di senso dell'umorismo avrebbe abbassato le difese, più che altro perchè era evidente che fra i due non c'era dubbio su chi avrebbe vinto. E questo accadeva già quando Alhandra era lucida, figurarsi da ubriaca. Eppure il successivo fu un movimento rapido, forse molto superiore ad un essere sano, privo di dosi di adrenalina in corpo così alte da poter essere considerato doping. Ed oltre a rapido fu anche insensato, e per quanto fosse stato avventato, probabilmente era l'unica carta che avrebbe potuto giocare in una situazione dove era in netto svantaggio: la sorpresa. Qualcosa come cinque pugnali di metallo sarebbero piombati addosso al suo cacciatore come saette e a distanza ravvicinata, puntando a cinque parti diverse del corpo, e cioè testa, bassoventre, gambe e cuore.

    -E allora fottiti!

    Concluse infine al suo immenso sproloquio, dunque si sarebbe gettata fuori dalla porta di quella locanda, nella speranza di usare qualche diversivo per seminarlo e scomparire dalla sua vista. Probabilmente non era un piano furbissimo, ma nel suo stato era già tanto...


    Edited by Drusilia Galanodel - 15/6/2012, 01:00
     
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  6. Rashagal
     
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    Un fiume di parole scorrono fuori dalle labbra della ragazza, sotto gli occhi attenti del mezzo demone. Il volto rivela prima sorpresa, poi un vago divertimento. Sta quasi per mettersi a ridere, per perdere la concentrazione e lasciarsi andare. Chi sa, la ragazzina potrebbe finire per salvarsi la vita semplicemente dimostrando quanto poco degna di essere chiamata preda possa essere.

    Andrà tutto bene. Quattro risate, un altra birra, e liberi tutti.

    Già.

    C'è una scintilla negli occhi del lord, qualcosa di animalesco. I guerrieri più comuni, quelli che ogni fortezza e villaggio forgia nei fuochi dell' allenamento, battendoli con il martello di istruttori più abili di loro, sono uomini resi combattenti. I loro istinti sono costrutti, i loro riflessi creati dalla ripetizione. Kashin non è così, non è mai stato così.

    Ce n'è un altra, si, un altra luce scintilla nelle profondità degli occhi del mostro. Piacere, soddisfazione, divertimento? Le braccia si muovono: indossa grossi, decisamente grossi bracciali metallici, ma non li usa: la mano destra si muove aperta davanti al cuore, la sinistra scende verso il basso ventre. Sarebbe veloce abbastanza da schivare? Possibile... ha sentito l'attacco arrivare, ha percepito l'aggressività accumularsi, e la sua potenza confrontata a quella della sua preda è semplicemente preponderante... ma non si è mosso.

    I coltelli si conficcano nella carne e gridano, gridano letteralmente quell' urlo irritante del metallo che cozza contro il metallo. Quello del cranio si pianta di pochissimi millimetri prima di rimbalzare all' indietro, lasciando una leggera scia di sangue a rivolare lungo il naso.

    Un guerriero avrebbe schivato.
    Un guerriero avrebbe parato.

    Un coltello è conficcato un profondità all' altezza dello stomaco, poco a destra del baricentro. Kashin lo ignora girandosi verso la porta, sfoderando i denti quasi siano ancora zanne.

    La mano si conficca in un tavolo. Appoggia? No. Conficca. Il tavolo è inchiodato a terra, ma poco importa. Il corpo del mostro si torce, si rigira su se stesso caricando e scaricando la forza attraverso il braccio. Il tavolo parte quasi fosse un arma a disco gigantesca, sradicandosi dalle gambe bloccate contro il pavimento, diretto con precisione contro la ragazza in fuga, piegato abbastanza da passare attraverso la porta.

    Era ora. ERA ORA! Ride, ora. Ride di un gusto decisamente meno sano di quello che l'avrebbe portato a farlo prima. Ride mentre si lancia in avanti poggiando a terra le mani come una bestia e gettandosi all' inseguimento dietro al tavolo, dietro alla preda, dietro all' ennesima morte.
     
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    C'è un che di poetico nel correre ubriachi lontano da qualcuno pronto ad ucciderti, un momento in cui l'adrenalina entra in contrasto con i fiumi d'alcol ormai giunti al cervello e ci si domanda chi dei due ne uscirà vincitore. Probabilmente non ci sarebbe nessuno che, trovandosi davanti ad una scena simile, non se lo domanderebbe. Forse anche lei stessa, al posto dei beoni lì paralizzati ai loro tavoli, se lo sarebbe chiesto tra una bevuta ed una risata.
    Per chi lo vive, invece, diventa molto più di un semplice spettacolo, forse tragedia considerando le circostanze. Probabilmente è molto più simile all'effetto di una droga sconosciuta in grado di far andare i battiti cardiaci a mille, le sinapsi in pappa con tutto ciò che segue e mandare così a quel paese ogni possibilità di compiere ragionamenti anche lontanamente sensati. Il tutto, ovviamente, avviene in un innaturale quanto grottesco stato di lucidità, giusto perchè il terrore di diventare la nuova vernice del locale dove si ha appena bevuto non è abbastanza per riportare qualcuno allo stato di una bestia.
    Si, una bestia, perchè infondo la parte umana rimasta nascosta sotto qualche strato di corteccia celebrale momentaneamente e stupidamente lesa, sempre vigile nonostante tutto, aveva già sussurrato alla sua padrona che sarebbe risultato più dignitoso restare ferma in quella locanda e chiedere silenziosamente perdono di tutti i propri peccati al Creatore prima che il suo aguzzino gliela rispedisse a colpi di lama. Peccato però che Alhandra non si era mai ritenuta un eroe, nè le interessava esserlo a dirla tutta: troppo stupidi per i suoi gusti, oltre che masochisti. Combattevano, soffrivano e morivano per degli imbecilli viziati a cui non sarebbe importato assolutamente nulla, ammesso che conoscessero il nome dei loro salvatori. Qualche lacrima, qualche bella parola all'ennesimo buon samaritano di turno finito male e poi via, ognuno per la sua strada, e chi si è visto si è visto. A conti fatti qualunque gesto sarebbe finito prima o poi nel dimenticatoio, e l'unica differenza si sarebbe concretizzata nel dato di fatto che loro erano ancora liberi e felici ad ingozzarsi come maiali, mentre "l'eroe" giaceva immobile in una bara, nel migliore dei casi, senza più un futuro, stroncato da un ideale che con la sua stessa morte sarebbe probabilmente rimasto a fargli compagnia, congelato nelle sue labbra ormai incapaci di proferir verbo.

    In effetti, a ben pensarci, forse era per quel motivo che il mondo si mostrava così pieno di imbecilli e cagasotto: i migliori, gli eroi, finivano sempre sottoterra.

    Un conato di vomito la distrasse dal suo folle incedere, costringendola a cadere ancora tra la polvere ed il terriccio umido e puzzolente. Cercò di rialzarsi, ma dove l'adrenalina la spingeva a fuggire, l'alcol le tolse la forza dalle braccia. Il cielo solo sa quante figure mistiche furono oggetto delle sue imprecazioni pronunciate a denti stretti mentre strisciava come un verme fra il dolore causato dalle ripetute cadute ed i continui conati di vomito che le risalivano ad ogni movimento brusco. Lo sapeva, sapeva che in quell'affare c'era la fregatura, e sapeva anche che ci sarebbe morta sotto i colpi di quello stronzo dietro di lei... ma non immaginava così presto. Sperava almeno di ritrovare Drusilia prima di lasciare i propri resti mortali. Si disse che quello era davvero un destino crudele: a che pro lasciarla in vita se poi non terminava ciò che era stato iniziato?

    Un insolito soffio di vento la distrasse. No, non era una normale corrente: c'era un profumo in quell'aria, qualcosa che sentiva aver già annusato ma di cui non ricordava nè l'origine nè l'occasione. Non sapeva ricondurlo a nulla quell'odore, e si maledisse per questo. Era forse l'effetto degli ultimi momenti di vita? Un altro soffio di vento le scompigliò la chioma corvina, alzando un pò di polvere e facendola tossire, poi qualcosa di terribile, tremendamente simile ad una tromba d'aria, cadde dal cielo per centrarla in pieno. "Addio" pensò, mentre assaporava quello strano odore di morte, ma quando fu infine colpita non sentì dolore.

    -Pensavo che crepare fosse peggio...

    Si disse sorridendo, mentre il suo corpo spariva in quel vortice dalle tinte violacce, così pregno di magia da risultare vivo, quasi pulsante agli occhi di chi ne aveva avuto a che fare in vita sua almeno una volta. Alhandra si addormentò felice, ignara di quanto il destino non fosse in realtà così crudele. Probabilmente ci avrebbe riflettuto su qualche giorno dopo, acquattata all'ombra delle rovine di Daleli, ma al momento preferì convincersi di non aver più un futuro, esattamente come gli eroi nelle loro bare adornate di fiori ed epiteti. Infondo era meglio così: era fin troppo stanca di pensare.

    E così fu il buio.

    Grazie della splendida giocata, è stato un bel gesto e mi sono divertita tanto! :flwr:

    La mia pg è scomparsa in un turbine dimensionale. Se desideri postare una conclusione vai pure, altrimenti avvisami così faccio chiudere la giocata.

    Grazie ancora! :grab:
     
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6 replies since 5/6/2012, 23:04   216 views
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