Così cadono gli dei.

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  1. † Guerra †
     
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    Si guardò attorno.

    Nell'arena dalle pareti d'ossidiana e dal pavimento di sangue rosso, l'uomo era completamente circondato. Uomini armati, vestiti di scuro, si accalcavano gli uni contro gli altri intorno a lui mulinando minacciosamente le loro armi. I loro volti esprimevano il medesimo e sadico compiacimento, un unico sogghigno animava le loro facce. Era solo contro cento, forse persino di più.
    Fece la cosa più naturale di tutte.
    Attaccò.

    La spada deviò l'asta della lancia che l'avrebbe trafitto al petto, mozzò la mano che la reggeva, s'immerse nella calda carne della gola, ne uscì disegnando un'arco di spruzzi rossi. La gamba si alzò, colpì l'interno di una rotula, buttò a terra un avversario, ne sfondò la cartilagine della trachea e si abbassò, spingendo tutto il corpo a ruotare. Si chinò. Spade, lance, lame affilate trafissero lo spazio occupato dal suo petto, scontrandosi le une con le altre. Si tirò in piedi, spingendole tutte in alto. L'arma brandita nella destra volò nel cuore di un nemico, il suo piede colpì e scagliò all'indietro quello vicino. Mentre saliva sul suo corpo afferrò di nuovo la spada dal fodero in cui l'aveva riposta e si lasciò cadere alle sue spalle. L'acciaio squarciò la sua spina dorsale con forza immane, il colpo lo scagliò via, contro quelli che cercavano di inseguirlo. E coloro fra i quali era piovuto, increduli ed esterrefatti, gli lasciarono quell'attimo di esitazione di cui aveva bisogno.
    Mulinò tra le sue fila, facendo a pezzi i nemici uno dopo l'altro. La sua spada sventrò armature come se fossero di carta. Trafisse i punti deboli delle loro armature senza alcuna pietà. Li uccise senza dar loro tempo di riorganizzarsi. Ogni volta che tre di loro si radunavano lui era lì a schiacciare i loro crani e sventrare le loro viscere. Infilzava, schivava, tagliava, si piegava, ruotava senza fine. Alle sue spalle si stendeva una pista di braccia mozzate, crani sfondati, petti dilaniati. I suoi piedi iniziarono a scivolare per il sangue che rendeva viscida la sabbia.
    Ne rimase uno solo.



    Lui, il capo, sorrise. Loro - i cadaveri - erano solo carne da macello, sapeva che sarebbero morti fino all'ultimo. E sapeva che adesso lui era stanco, ferito, debole. Era su questo che contava. Levò la sua spada, gli venne incontro a gran velocità. Poi i lembi di carne si separarono e la sua testa volò via dal busto.
    E l'uomo, che non era un uomo, rinfoderò la lama.

    « Stronzo. » sogghignò malvagio, gli occhi iniettati di sangue - sangue sulle sue vesti, sulla sua pelle, sulla lama della sua spada. Un tremito percosse la terra sotto i suoi piedi, ed egli si voltò verso sinistra e la nube di potere che veniva dall'occidente di Endlos. La sua bocca si storse aprendosi in un sorriso da squalo, poi in un ululato di gioia pura.

    « Cazzo, si! » rise, invasato. « Così cadono gli dei! »

    E rimase così, ghignante impulso di follia omicida, su quell'arena insanguinata
    ad osservare due stelle spegnersi e consumarsi
    nell'abbraccio di una lotta
    non più
    mai più
    eterna.

     
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