L'inizio della prova

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  1. Dark Fox
     
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    L'oscurità mi avvolge... La luce diventa nulla attorno a me, sento che le forze vengono a mancarmi. Un formicolio si assale e non riesco a muovere neppure un muscolo. L'ultima cosa che vedono i miei occhi è un volto indefinito, avvolto dalla nebbia. Una forza misteriosa mi trascina e mi fa levitare al di sopra di una spirale, che inesorabile mi risucchia al suo interno.
    Una voce nella mia testa mi pronuncia parole da prima incomprensibili. Ma più precipitavo nel vuoto, più queste parole prendevano senso. Un forte dolore al petto mi fa perdere il fiato per diversi secondi. In quel preciso momento credevo di morire.

    Il vuoto, riapro gli occhi e sento l'aria che mi sfiora violentemente. Il mio sguardo vede il cielo azzurro. Solo dopo lunghi e interminabili secondi mi rendo conto che sto precipitando. Nessuna sensazione di paura... Nessun senso di panico... Niente, come se fosse tutto normale.
    Sono cambiato nel profondo, solo ora me ne rendo conto. Piano piano i ricordi della mia vita vanno svanendo e io impotente, non posso recuperarli. L'aria comincia a farsi più calda, mentre il mio corpo ancora intorpidito, non vuole saperne di muoversi. Sapevo che non sarei sopravvissuto a quella caduta, eppure qualcosa mi diceva che non sarei morto quel giorno.

    Con violenza, sento la mia schiena che impatta sul terreno. Sento male... Eppure non riesco a gridare per il dolore. Riesco ad alzare debolmente il capo, ma il mio corpo è integro... Ma qualcosa non va... Non ho il tempo di fare altri pensieri perché la testa si fa pesante. Svengo, non rendendomi conto di aver scavato un piccolo cratere attorno a me.
    Ero atterrato in un'isola vulcanica, al mio fianco c'era una sorgente d'acqua calda, direttamente riscaldata dal magma incandescente del sottosuolo. Passano diversi minuti ed in fine i miei occhi si riaprono. Il mio corpo era cambiato drasticamente, ma ancora non ne ero consapevole. Faccio forza con il busto fino a giungere una postura seduta. Alzo le mie mani al viso, realizzando che non sono più rosee... Ma bensì cupe. Le mie dita non sono più tali ma sono simili ad artigli. Tutto il mio corpo era di tonalità catrame... Solo allora capii le parole della voce che mi risuonava nella testa. Ero cambiato nel profondo e ogni secondo che passava, il mio modo di pensare e di reagire diventava sempre più... Vuoto.
     
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    Migrare verso quel luogo si stava rivelando una mossa azzardata. Non che lo fossero state quelle precedenti, come la scelta di farsi una passeggiata nel Deserto dello Yuzrab, ma Berjaska era un luogo con forme di vita davvero esigue. Doveva aspettarlo, ahilei, quando aveva letto di quei pochi stracci di terra colonizzati da una tribù, i Teeka, non favorevole a diffondere la metodologia di insediamento sicuro nel territorio. Aveva altresì letto, da qualche parte nei libri sfogliati durante i suoi viaggi su Endlos, che costoro non credevano all'esistenza di un fantomatico spirito-guardiano del vulcano: Pietravuota.
    Che avessero scelto quel nome per dare una conferma del loro credo in merito?
    Coralia pensava di sì. La donna, sospinta dal suo ombrello, fortunatamente, era riuscita a non finire in pozze d'acqua bollente o vicino geyser sfumacchianti. Il suo proposito era di atterrare vicino la costa, ma, al solito, Bo Bo aveva sbagliato. Nulla di eclatante questa volta, anche se un bel rimprovero arrivò ugualmente dalla padrona.
    Nell'atto di sondare con lo sguardo cremisi la zona che l'aveva accolta senza intoppi, la donna ebbe l'ulteriore fortuna di trovarsi in un punto speciale. Quale? Quello che le era valso lo scansare una specie di meteorite ambulante!

    « Che modi! », sbottò con veemenza, arricciando il piccolo naso con contrarietà, « Al giorno d'oggi dovrebbero avvisare la caduta di frammenti del genere dal cielo. »

    Per un attimo ebbe un ponderamento intenso: non era più nel precedente mondo. Lì c'era il televisore, uno strano aggeggio, fantastica scoperta moderna di quel semipiano, che trasmetteva roba interessante e prevedeva con anticipo eventi come quello appena veduto.
    A passo leggero volle avvicinarsi; magari era un frammento interessante. Un sonoro "oh" si librò nell'aere, bocca schiusa ed ombrello fra le mani. Non era un meteorite, nemmeno un piccolo asteroide, era un... un qualcosa dalle sembianze di sciacallo.

    « Ehilà, tutto bene? »

    Chiese con un pizzico di curiosità, osservando la figura seduta nel cratere creato dall'impatto. Il suono di quell'arrivo doveva aver turbato parte dell'isola come trombe attaccate all'orecchio di uno sventurato che bramava nient'altro che la pace dei sensi: il silenzio.

     
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  3. Dark Fox
     
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    Com'era possibile che fossi ancora vivo? Il mio sguardo si alza nuovamente al cielo, cercando di ricordare il perché stessi precipitando... Vuoto. Non ricordavo niente e sempre più la mia mente di ofuscava, da prima riuscivo a formulare pensieri riguardo a prima della caduta dal cielo... Ora, non ci riuscivo più. Sentivo confusione in testa e il mio modo di pensare era cambiato drasticamente. Normalmente in una sitauzione del genere, mi sarei messo a gridare.
    Il mio corpo era mutato in quello di un mostro, e io lo avevo accettato senza farmi torppe domande. Come se fossi sempre stato così... Piegai la gamba destra e sopra al ginocchio posai un braccio. La mia mano libera, andò a posarsi sui miei occhi. Il senso di confusione svanì, quando seii una voce.
    Lentamente voltai il capo verso quella figura femminile che apparve nel mio campo visivo. Chi era? La mano che mi copriva la vista, fu lascianta andare verso il basso, mentre i miei occhi bianchi, osservavano quella figura. Capivo che non era una donna comune, percepivo come qualcosa di diverso in lei.
    Poco a poco concentrai le forze e con un balzo riuscii a mettermi in piedi. Era sorprendente come il mio corpo fosse diventato forte. Non me ne rendevo conto, ma ero tre volte più forte di prima.
    Mi voltai completamente verso la donna, osservandola. Dal mio viso non figurava alcuna espressione. Ero vuoto, come se fossi un oggetto inanimato. Fu naturale per me, avvicinarmi ancora a quella figura. Allungai la mano verso di lei, ma poi mi fermai a metà strada... La mia intenzione era quella di toccarla, ma non ero sicuro di riuscire a calibrare la mia nuova forza. La mano si abbassa nuovamente, mentre prendo parola.

    "Credo di sì... Mia signora, sapete dirmi dove mi trovo?"

    Chiesi attendendo una risposta.
     
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    L'ennesimo naufrago dimensionale. Il pensiero appena formulato nella mente di Coralia fu esattamente quello. L'evidenza dello spossamento che attanagliava le membra dell'essere, il suo disorientamento ed infine quella domanda più chiara del sole che brillava fiero nel cielo, illuminando Berjaska con i suoi raggi. Chiedersi il perché si imbattesse sempre in povera gente piombata su Endlos per opera nel Maelstrom era superfluo quanto indagare sull'aspetto poco comune dell'individuo che ora si alzava dal giaciglio creato dal suo impatto e si avvicinava a lei.
    La fanciulla non provò ad arretrare ma fu ben disposta nei suoi confronti. Una calda accoglienza in un mondo estraneo era un buon inizio per ambientarsi e non rimpiangere di aver abbandonato il proprio non di spontanea volontà. Particolare attenzione fu portata a quel gesto morto sul nascere, quella mano che voleva forse tangerla ma che si era ritirata come se un pensiero spaventoso l'avesse richiamata a sé.
    Gli occhi bianchi furono sondati da quelli rossi della Dama Scarlatta, approfondendo di più. Lo specchio dell'anima si era concesso, repentino, alla donna che non mancava di analizzarlo con scrupolo non indifferente. Vide della bontà, di un antico aspetto ormai sbiadito da tempo.

    « Se vi muovete così direi che state più che bene. »

    Lo sciacallo doveva possedere una forza e resistenza sopra la norma, addirittura divine, se lo schianto non gli aveva procurato ferite, o pensando con spiacevolezza perfino la morte. Si era alzato un po' barcollante eppure non era altro che un residuo di stupore incassato e superato dal suo fisico statuario.

    « Siete un nuovo abitante del mondo di Endlos, signore. L'isola in cui vi siete spettacolarmente schiantato si chiama Berjaska, l'Isola dei Vapori Bollenti e potete capirne il perché se date uno sguardo intorno. », spiegò, andando ad allargare il braccio per indurre il suo interlocutore ad accertarsi della presenta di alcuni geyser gorgoglianti, « Il mio nome è Coralia e sono una viaggiatrice errante. Posso avere l'onore di conoscere il vostro? »



    Edited by Coralia - 27/6/2012, 18:11
     
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  5. Dark Fox
     
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    Un forte dolore mi percosse la testa. istintivamente portai una mano al capo, dalla mia bocca non fuoriusci nessun lamento. Il dolore spari e con esso anche tutta l'umanità che mi era rimasta. Abbassai nuovamente la mano artigliata mentre il mio sguardo da prima fissa il terreno per qualche secondo, poi si alza andando a concentrarsi sul viso della donna.

    "Il mio nome..."

    Inizialmente fui colto da un dubbio. Non ricordavo il mio nome, la mente era annebbiata. Nessun ricordo del mio passato mi giungeva alla mente. Poi dal nulla delle lettere familiati mi giungono alla mente.
    Non so come facevo a sapere che quello fosse il mio nome. Ma con sicurezza la mia bocca lo pronunicò, senza esitare.

    "Nero... Mi chiamo Nero, mia signora. Vorrei ringraziarvi per il chiarimento. Non so esattamente come sono giunto qui... Non lo ricordo."

    Alzai il capo al cielo, cercando di ricordare. Ma nulla giungeva. Decisi di lasciar perdere, se ero lì c'era un motivo. Tornai ad osservare Coralia, più la guardavo più sentivo qualcosa di diverso in lei. In un certo senso sentivo che eravamo simili, anche se non del tutto.

    "Mondo di Endlos... Chi vive in questo luogo?"
     
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    « Non lo ricordate? »

    Chiese, sbattendo le ciglia perplessa. Era un gioco crudele quello che stava mettendo in piedo la Moira, consapevole che lo sciacallo non lo rimembrasse davvero. Non quello che apparteneva alla figura, un tempo umana, che lo specchio della sua anima stava mostrando senza vergogna alla donna. Un sorriso velato di malinconia fece capolino sulle belle labbra carminie, accogliendo il nome - falsamente dato - della creatura parlante e pensante.
    Nero. Nero come l'ebano. Nero come la pelle che fasciava l'involucro dell'anima che non gli apparteneva veramente. Non c'era cosa peggiore al mondo che essere prigioniero di se stessi. La liberazione era più semplice se il carceriere era un altro uomo o dio che fosse, ma avere le chiavi della propria cella e non saperle utilizzare era simbolo di oblio e perdizione. Di sgomento.

    « Non c'è bisogno di sforzarvi, state tranquillo. Su Endlos ci sono varie razze, tante persone particolari, che non sentirete la tipica distanza che è grande per chi è unico nel suo genere. »

    Lei stessa, aspetto da donna, non si definiva normale. L'esteriorità era comune all'essere umano ma la sua natura differiva alla stregua del giorno con la notte; solo il cielo che li ospitava, ossia il suo corpo, era il medesimo.
    Coralia avanzò qualche passo verso Nero, fermandosi presso di lui. Con un movimento leggero andò a sondare i meandri del suo mantello da dove tirò fuori una borraccia di acqua fresca e limpida.

    « Non è molto ma spero possa darvi un po' di ristoro assieme al mio benvenuto su questo mondo. »

    Sorrise, inarcando gli angoli della bocca e mostrando sincera gioia nell'accogliere il nuovo naufrago con l'offerta semplice e senza pretese di un po' d'acqua. Nei paraggi non vi era fonte di cristallino liquido a temperature modiche che potesse consentire di prelevarlo, e a parer suo non doveva essere vicino visto il punto in cui si trovavano: lontano dalla costa, nell'entroterra di Berjaska.

     
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  7. Dark Fox
     
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    In quel momento non è che mi importesse molto del mio aspetto fisico. Non provavo vergogna o qualcosa di simile, come già detto ogni singola goccia di umanità era sparita da dentro di me. Tuttavia capivo di essere diverso, ma nonostante tutto, non ci davo alcun peso.
    Ripresi a guardare la figura femminile soffermandomi su quel suo gesto di gentilezza. Se avessi potuto avrei sorriso... Ma non provavo niente in quel momento... Ad un tratto però, captai qualcosa di più profondo in quel gesto. Altruismo. In quella donna c'era quella caratteristica, forse non lo dava molto avedere, ma nei gesti genitili solitamente c'è un principio di altruismo. Mettere gli altri prima di sé stessi.
    L'altruismo era una caratteristica cedisamente importante, per rendere l'anima pura. Io scossi lievemente il capo prendendo parola.

    "Siete molto gentile. Ma io non bevo o mangio le stesse cose degli umani. Io mi nutro di emozioni."

    Dissi con tono calmo. Non c'era nulla nella mia voce, soltanto il vuoto più totale. Non ero nè seccato dalla cosa, ne felice.
    Tuttavia la mia curiosità saliva e volevo capire di più di quella donna.

    "Anche voi siete giunta qui, come me? Oppure siete nata qui?"

    Chiesi rimanendo immobile.
     
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    Capì bene che la sua offerta non era allettante, quindi ritrasse la borraccia e bevve lei un sorso d'acqua. L'aria calda emanata dai geyser nei paraggi si stava rivelando alquanto pesante da respirare, facendo accorciare il tempo stimato dalla donna per la sua piccola esplorazione. Lo straniero sembrava non soffrire di quel particolare tutt'attorno, in più le aveva confessato, dopo il diniego sull'abbeverarsi, di avere altri metodi di sostentamento.
    Qualcun altro avrebbe fatto una grinza a quella confessione spontanea, proferita con placità dallo sciacallo, ma Coralia non ne rimase impressionata: ognuno aveva i suoi gusti, dopotutto. Si ristorò con l'acqua fresca della borraccia e mise via quest'ultima, conservandola nel medesimo posto precedente: all'interno del suo mantello, nei meandri della borsa che si portava dietro.

    « No, io sono un abitante di Endlos da ormai un paio di mesi, naufraga come voi. Oggi ho voluto visitare Berjaska per pura curiosità, arrivando qui grazie al mio compagno. »

    Non mascherò i suoi reali intenti, non omise nulla perché non riteneva fosse un male parlare dei suoi affari con Nero. Era lì per diletto, intimamente per studio personale. Ad accompagnarla il fidato ombrello di sempre: Bo Bo.
    Indicò allo sciacallo l'oggetto, picchiettandolo lievemente sul terreno.

    « Avanti, Bo Bo, sii educato e saluta. »

    Silenzio.
    La donna parve sospirare, spazientita ma ancora calma.

    « Non vorrai provare i vapori bollenti di quest'isola, vero? Non fare il falso timido, furbastro di un bastone. »

    « E va bene. Va bene! Salve! Bellissima giornata, non trova? Sta bene dopo essere precipitato da cielo? Sì? Benissimo! Arrivederci. »

    La Moira storse la bocca, roteando i begl'occhi rosso rubino verso l'alto, verso il cielo azzurro e privo di nubi.

    « Lo perdoni, credo che questo posto non gli piaccia molto. »

    « No che non mi piace: è caldo come un forno. Vogliamo tornarcene a Laputa? »

    « Sì, sì, dammi solo un po' di tempo, santo cielo. », rispose, piccata, ora osservando Nero, « Vuole un passaggio o desidera rimanere qui? Se ha modo di lasciare l'isola con i suoi mezzi, le consiglio di farlo celermente perché non è completamente disabitata. »



    Edited by Coralia - 6/7/2012, 16:24
     
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  9. Dark Fox
     
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    Osservai con aria inespressiva lo strano oggetto animato. Io lo consideravo un essere vievente, perché da dove ne ero arrivato io, gli ombrelli non erano ancora stati inventati. Non ero a conoscenza che questo Bo Bo, fosse in realtà un semplice ombrello con delle capacità tutte sue ovviamente.
    La cosa però che mi fece vacillare per qualche secondo, fu: Come era possibile che un essere così piccolo, potesse spostare una persona? A prima vista non sembrava per niente resistente... Inlinai il capo di lato osservando quella strana figura, cercando di capire se fosse semplicemente mosso dalla magia, o fosse un'essere vivente vero e proprio. Ero a conoscenza che un oggetto poteva essere animato grazie alla magia, tuttavia non mi spiegavo il perché esso dovesse disporre anche di una personalità. Dopo qualche secondo tornai ad osservare la donna, riprendendo parola.

    "Non c'è bisogno che vi scusiate, capisco la fretta del vostro... Compagno."

    Ancora ripresi il mio solito silenzio, cercando di capire in che modo la donna avrebbe potuto portarmi via da quel luogo, non c'era modo migliore di esporre i propri dubbi.

    "Voi siete in grado di volare?"

    Chiesi attendendo una risposta.
     
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    Il solito rompiscatole, quell'ombrello. A casa avrebbe fatto i conti con la sua padrona; non ci si comportava così con i nuovi arrivati. Il senso di accoglienza che aveva creato Coralia era stato distrutto dal compagno in men che non si dica e a lei questo fatto proprio non piaceva.
    Uno sbuffo prese vita dalle labbra carminie della Moira, arricciandosi.
    Presa com'era dal pensare a come far scontare la sua insolenza all'ombrello, ella non si accorse che l'oggetto, il decorato parasole, aveva attirato le attenzioni di Nero e che ne fosse incuriosito. Dall'altra parte nemmeno Bo Bo si accorse delle occhiate che stava ricevendo; al contrario non si risparmiò di rispondere alla domanda dello straniero con sagacia ed una punta d'orgoglio: mica era da tutti gli ombrelli sapersi teletrasportare e lui ben lo sapeva.
    Lui era magico. Lui era unico.
    E possedeva una personalità pungente che a molti dava sui nervi.

    « Certo che sì! », rispose impettito, agitandosi appena al braccio della donna a cui era ancorato, « So teletrasportarmi, il che è ancora meglio! »

    A Coralia sfuggì una piccola risata di scherno, ricordando alla perfezione tutti i fallimenti di Bo Bo nel centrare la meta da lei desiderata.

    « Cala, cala, mio fidato amico. Non hai proprio niente da puntualizzare? »

    « Assolutamente no! »

    « Come no, d'altronde la precisione è una tua virtù quanto lo è la tua parlantina. Ma prego, Nero, prendete il mio braccio e potrete appurare una delle poche cose buone che quest'ombrello è in grado di fare, con riserva. »

    E dicendo ciò, Coralia porse il braccio libero, quello che non fungeva da ancora a Bo Bo, offrendolo con delicata grazia allo sciacallo.

    « Ah ah, che divertimento... », fu l'aspra risposta del compagno ombrelloso, sentendo ciò che la padrona aveva appena detto sul suo conto. Oltretutto doveva teletrasportare due persone: che faticaccia!

    « Vi lascerò a Laputa, da lì sarà più semplice dirigervi dove desiderate. Oppure potete considerare di rimanere nel Presidio Errante: la scelta è soltanto vostra. »

     
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  11. Dark Fox
     
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    Rimasi in silenzio osservando lo scambio di battute tra Coralia e quel strano coso parlante, inizialmente rimasi lievemente sorpreso della capacità di quell'essere così piccolo. Il teletrasporto era un'abilità molto potente, che in pochi potevano vantare di avere.

    "Teletrasporto... Interessante."

    Affermai portando la mia attenzione nuovamente a Coralia. Mi stava offrendo un passaggio. Attualmente non avevo obiettivi, quindi ovunque mi portasse, andava bene. Annuì avvicinandomi alla figura femminile, quindi posai la mia mano artigliata sul quella minuta della donna. La differenza di grandezza era piuttosto evidente. Lei era delicata e leggera, mentre io ero l'esatto opposto. Ma in quel momento non mi feci alcun tipo di pensiero, non mi importava molto del mio aspetto fisico, come non mi preoccupavano le altre relative differenze.

    "Laputa andrà benissimo, al momento non ha ancora progetti sul mio viaggio."

    Attesi quindi che la donna mi mostrasse il suo potere.

    Edited by Dark Fox - 7/7/2012, 16:55
     
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    Nonostante la mano di Nero fosse il doppio, forse addirittura il triplo o più, di quella di Coralia, lei non ne ebbe timore né tanto mano sul suo bel viso eburneo si disegnò una smorfia riluttuosa. L'arto che toccava timidamente la sua bianca mano era intriso di un'inaspettata gentilezza che la fanciulla non mancò di percepire e fare sua, andando a circuire il braccio dello sciacallo con il suo femmineo ed esile.
    La presa, in questo modo, doveva permettere di non perderlo di vista durante il moto ascendente che di lì a poco Bo Bo avrebbe preso a generare grazie al suo potere. Difatti, l'ombrello, ad un movimento ben conosciuto da parte della sua padrona, creò il consueto campo enegetico a ricoprire, dalla chioma ombrelluta sino ai piedi dei viaggiatori, facendoli staccare dal terreno con leggiadria.

    « Si parte. »

    Annunziò l'oggetto, dando il tempo alla Moira di scambiare le ultime parole con il suo compagno di viaggio acquisito a Berjaska.

    « Durerà poco, stia tranquillo. Sentirà un vago senso di disorientamento all'inizio, quando spariremo del tutto, ma poi passerà. »

    E così dicendo, attendendo un cenno affermativo da Nero per cortesia, Coralia diede l'ordine a Bo Bo di sparire da quel luogo e comparire a Laputa, il Presidio Errante del cielo. Lì si sarebbe congedata, lo stesso avrebbe imposto all'impertinente ombrello, incamminandosi successivamente verso casa, nella Città Bassa.

     
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  13. Dark Fox
     
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    Annuì in direzione di Coralia, con la mia solita espressione vuota e inespressiva. In un certo senso sapevo cosa mi aspettava, come se avessi già affrontato una sensazione del genere in passato. Il mio sguardo rimase fisso sulla figura femminile, attendendo l'imminente spostamente istantaneo.
    Qual'era il mio obiettivo? Non mi era acnora chiaro... Quella donna poteva portarmi ovunque, ma sentivo che non avevo bisogno di andare in un posto preciso.
    Poi tutto si fa buio per pochi istanti, una strana sensazione di distorsione si fece sentire. Era la classica sensazione dello spazio e del tempo che si piegavano inesorabili alla pressa della magia.
    Quando i miei occhi furono in grado di vedere qualcosa, capii di essere giunto in una nuova zona. La donna era ancora lì con me, accompagnata dal suo bizzarro amico di viaggi. Ora cosa sarebbe successo? Dove mi sarei diretto? Non lo sapevo e a dire la verità, non ne ero neppure preoccupato.

    "Siete stata molto gentile. Se posso ricambiare il suo favore, me lo faccia presente."

    Affermai, sentendomi in dovere di ricambiare quel semplice gesto di altruismo.
     
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12 replies since 15/6/2012, 16:12   163 views
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