[EM] Compiti sgradevoli, viaggi estenuanti e mete folli

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  1. »Laleith
     
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    Aveva imparato molte cose, Kelis.
    Ad esempio che andarsene in giro nuda non era consigliato. I maniaci che aveva dovuto bruciacchiare ne erano stata la dimostrazione.
    O che se fosse stata un demone completo che si nutriva solo di colpa e negazione, nel Presidio Sud avrebbe trovato un banchetto degno di un re.
    Aveva anche imparato il valore del denaro: per questo si era ritrovata a borseggiare pochi gruppi di girovaghi nel mezzo del Deserto dello Yuzrab.
    Si potrebbe dire che il suo essere un demone della Vendetta, pronto a punire chiunque compia azioni moralmente criticabili, l’avrebbe dovuta tenere lontana da simili atteggiamenti. Peccato che avesse anche imparato che la vita non è così semplice e facilmente gestibile.
    Più passava il tempo, insomma, e più trovava nuovi dettagli da aggiungere alla lista dei “Pro” e dei “Contro” da presentare al caro vecchio Zmatek.
    Quello stesso Zmatek, Dio della Vendetta,che l’aveva relegata su quello schifo di terra con un maledettissimo corpo rosa. Lo stesso che l’aveva esiliata perché, sì, voleva vendicarsi. Lo stesso che aveva creduto alle sue sorelle, piuttosto che a lei. Lo stesso che continuava a servire.
    Perché poco importava che avesse dovuto attraversare le pene dell’Inferno (nel vero senso della parola), lei sarebbe stata riammessa nel ruolo che le spettava di diritto. A fianco al suo Dio, al di sopra delle sue sorelle.
    Per questo compilava la lista. Appena avrebbe riottenuto il perdono, l’avrebbe sbattuta sotto al naso del suo padrone.

    Un’altra cosa che aveva imparato la Daitya, era che il suo corpo non era immortale.
    Cioè, ad intuirlo lo aveva intuito fin da subito. Il sangue rosso che le scorreva nelle vene ne era una prova più che evidente: il problema, per la nostra povera Kelis, era che non era abituata a svenimenti e cose del genere. Per questo quando, giunta nei pressi di Geisine, il luogo paradisiaco per ogni demone, si ritrovò ad annaspare alla ricerca di ossigeno e di aria fresca rimase sconvolta.
    Soprattutto perché il buio che l’avvolse non era quello cui si era abituata in quei mesi di peregrinazione, quello ristoratore che ridava l’energia. No, era stato un buio angosciante, riempito dai rimproveri di un demone alquanto incazzato che le ordinava di tornare indietro perché dove era capitata era esattamente dove doveva stare.
    Per un attimo aveva temuto che il suo padrone la volesse lasciare in quell’oasi piena di zanzare dove era atterrata.
    Sarebbe stato davvero brutto morire sotto il sole cocente, dissanguata da insetti grandi quanto un granello di polvere.
    Il suo Dio aveva temuto che fosse diventata scema, esattamente come tutti i mortali che aveva punito. Per questo le aveva dato informazioni più dettagliate.
    “Zimmer” e “Procurami altre vittime”.
    Dettagliatissime, come informazioni.
    Senza contare che dopo mesi di viaggio estenuante, con pochissimo cibo e acqua, doveva ripercorrere lo stesso tragitto, a piedi, senza cibo e acqua, a ritroso.

    Quindi, eccola. Davanti uno dei tanti Cunicoli d’ingresso a Merovish, sporca di sabbia e sudore, con due pezzetti di stoffa arrangiati alla bell’è meglio per coprire lo stretto indispensabile a non incorrere in altri maniaci, pronta a cercare quel Coso Rosso.
    Un’altra delle cose che aveva imparato era che quella città era un vero labirinto. E che meno persone la notavano, più facilmente sarebbe arrivata a destinazione.
    Dopo tutti quei mesi per l’andata, e altrettanti per il ritorno, non voleva perdere altro tempo. Prima avrebbe iniziato a svolgere il suo compito ancora da definire, prima sarebbe tornata dove voleva.
    Doveva trovare Zimmer.

    Uno dei tanti problemi, però, era che non ricordava dove fosse esattamente Zimmer.
    Ricordava bene o male una bettola parecchio frequentata da gente davvero poco raccomandabile, eppure i pochi giorni trascorsi in quel luogo non erano stati sufficienti a farle memorizzare il modo per tornarvi.
    Immaginate, dunque, con quale espressione degna di fiducia, si sia avvicinata a un malcapitato borseggiatore di strada, anche alquanto negato nelle sue truffe, e con quanta gentilezza gli abbia chiesto dove trovare un tizio brutto e rosso, noto mercante di nome Zimmer.
    Diciamo che se per caso, durante un giretto per il Bazar delle Talpe, incontrerete un ragazzo scioccato dalla vista di un qualcosa di mostruoso, sappiamo che non è colpa di Kelis.

    Raggiungere quella taverna fu più complicato del previsto. Ma con passi furtivi, sguardi di fuoco e qualche pugnetto qua e là, arrivò sana e salva alla Bolgia.
    Per una che aveva percorso migliaia di chilometri solo per giungere in quel luogo, entrò nel locale con un’espressione contrariata e disgustata.
    Che ci avesse già ripensato?




     
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  2. Zimmer
     
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    La quinta bolgia è composta da un lago di pece bollente nel quale sono immersi i barattieri.
    Il termine "barattiere" deriva da barat, cioè "astuzia truffaldina"




    1ej03







    La Quinta Bolgia, l'apoteosi del sogno distorto di un Boggart.
    In quel posto c'era tutto: stanze per una bella partitona a risiko [cit.] con le bellezze locali, un grosso e lungo bancone dietro il quale troneggiavano le immancabili litrate dei peggiori alcol del mondo, un tavolo da biliardo quasi del tutto funzionante, un enorme focolare... non mancava niente.
    A parte i servizi igienici. Ma scavatelo voi un condotto di fognature sottoterra, nella roccia viva.

    Dietro al bancone stava un ragazzo avvolto da una semplice giacchetta di cuoio, in netto risalto con i capelli chiarissimi, quasi bianchi.

    E come ogni oste che si rispetti nel mondo dei giddierre, in quel momento stava beatamente pulendo un bicchiere con uno straccio, dando retta occasionalmente agli avventori e indirizzandoli tutti verso un angolo della locanda.

    Le porte della Bolgia si aprirono e si chiusero, come era consuetudine in quell'ora della giornata, e come era consuetudine, 23 allungò un occhio verso l'ingresso, per controllare chi fosse il suo nuovo cliente.

    Una ragazza, molto poco vestita, dagli occhi rossi e i capelli corvini, era appena entrata nella Quinta Bolgia.
    Subito non la riconobbe, sotto gli strati di sporco e di sabbia, ma un flashback di un nudo integrale lo fece avvampare, tanto che dovette tornare immediatamente a pulire il suo bicchiere, facendo finta di nulla.

    La Bolgia era sempre, SEMPRE piena di gente che, tendenzialmente, avrebbe notato subito una ragazza seminuda.
    Ma quello non era un giorno normale. Quel giorno era Giovedì.

    E il Giovedì, era il giorno del Poker.

    Tutti erano raccolti attorno a un tavolone sudicio, a osservare gli avventori che tentavano la fortuna.
    I giocatori effettivi erano cinque.
    Quattro umani, chini sulle carte e concentrati fino all'inverosimile, stanano contando le loro possibilità di portarsi via il montepremi.
    Questo, posto al centro del tavolo, era una grossa montagnetta di monete d'oro, un pugnale d'argento, un contratto di cessione ereditaria e la testa di un Thrull del cordoglio.
    Tutti i beni dei presenti, che mano a mano erano andati in palio.
    Il banco era alto, e quella piccola fortuna faceva gola a tutti. Sopratutto la testa.

    Il quinto giocatore stava alla sua postazione, guardando con aria disperata le proprie carte. Non aveva più niente da puntare, e sembrava quasi sul punto delle lacrime.
    I quattro ogni tanto gli lanciavano delle occhiate divertite, era ovvio come, nelle mani precedenti, gli avessero spillato tutto quello che aveva.

    Venne il momento di calare le carte. I quattro rivelarono le loro carte. Uno, uno strano tipo con la barba lunga e una lunga cicatrice lungo l'occhio destro, esultò.
    "Straight flush! Pagate, avanzi di galera!"
    E si lanciò in una sguaiata risata.
    Qualcuno del pubblico esultò, congratulandosi con l'uomo... ma i più rimasero silenti, con un sorrisetto sulle labbra.

    Chi aveva esultato e i quattro avventori erano clienti nuovi della Bolgia.
    Non sapevano cosa fosse un Boggart... e non lo avrebbero riconosciuto nemmeno avendolo davanti.

    "Royal flush. Signori, piacere è stato. " commentò Zimmer, alzandosi dalla sedia e stiracchiando le corta braccia rosse, mentre una scala reale sfoggiava la sua bellezza dalla superficie scheggiata del tavolo.

    Chi era rimasto in silenzio prima rise di gusto, dando delle pacche sulle spalle ai perdenti per consolarli mentre incassavano i soldi di chi aveva scommesso contro il molliccio.

    L'ex vincitore guardò il Boggart con aria esterrefatta, cercando di boccheggiare qualcosa.
    Le sue mani erano già protese verso la vincita.

    "Ba..baro!" esclamò, con voce tremante.
    Poi diede una spallata al tizio al suo fianco, mandandolo a terra, e velocemente arraffò quanto poté dal tavolo, e brandendo il pugnale d'argento, si fece largo verso l'uscita.

    23 fece per saltare oltre il bancone e intercettarlo, Zimmer non mosse un muscolo.

    L'unico ostacolo che si frapponeva fra lui e l'uscita era quella ragazza appena entrata.

    "Levati puttana!" urlò, con gli occhi fuori dalle orbite, agitando il pugnale davanti a se, con le monete d'oro che gli cadevano dalle tasche a ogni movimento.



    picchialo picchialo!



     
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  3. »Laleith
     
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    La puzza era sempre quella.
    Fu la prima cosa che notò Kelis.
    Subito dopo arrivò la consapevolezza che l’ultima volta che era stata in quel locale, la stanza era molto più piena.
    Ricordava gente che urlava da un lato, persone che lottavano da un altro, senza contare le malcapitate cavie dei nuovi intrugli alcolici che venivano inventati sul momento.
    Quel giorno, invece, la folla era concentrata in un unico punto. Un leggero brusio faceva intendere che la persone sedute erano impegnate in qualche cosa di davvero importante, perché sembrava che chi li attorniava volesse disturbarli il meno possibile.
    Il mormorio venne però interrottò quando un rumore sordo, come di qualcosa che sbatteva sul tavolo, riecheggiò tra quelle mura di pietra, seguito da una risata degna della peggiore Vittima che avesse mai incontrato.
    Kelis storse la bocca, movendo un paio di passi verso quel tavolo, rimanendo comunque vicina all’entrata.
    Una serie di risate seguì la prima, mentre il resto della piccola folla rimaneva in silenzio. Dietro alcune persone intravide la figura di Zimmer. Almeno non avrebbe dovuto aspettarlo, o cercarlo, o inseguirlo.
    Non presto particolare attenzione agli scambi di battute, persa com’era nel valutare se in quel luogo dimenticato da…cioè, in quel luogo benedetto da Zmatek, ci fosse qualcun altro, qualsiasi altro, cui poter prestare i propri poteri e aiutare a rinfoltire le lande del suo mondo.
    Non che Zimmer l’avesse trattata male, ma non riusciva a fidarsi di quegli occhietti neri e di quella parlantina incantatrice. Senza contare le dita che portava appese al collo.
    E poi, Kelis non aveva affatto dimenticato di quel Coso Grigio che le aveva fatto la doccia il giorno in cui era precipitata nell’inferno demoniaco. Doveva ancora vendicarsi a dovere.
    Uno dei pro di quel lavoro, però, era senz’altro il fuoco al centro della stanza. Ricordava la carne che le avevano dato quando era arrivata e lei non mangiava da giorni.
    Probabilmente Zimmer si sarebbe arrabbiato. Odiava cedere le cose gratis, da quel che aveva capito.
    Sentì improvvisamente un trambusto che la portò a concentrarsi di nuovo sui tizi presenti nella Taverna.
    Evidentemente qualcuno aveva fatto arrabbiare il tizio che aveva urlato prima, perché quello aveva mandato a terra un poveraccio che gli sedeva vicino.
    Lo vide arraffare quanto più possibile per poi lanciarsi verso la porta, ritrovandosi però bloccato da lei.
    L’uomo, sventolando un pugnale come si farebbe per cacciare un insetto fastidio, tentò di spaventare la ragazza, che, insultata, alzò un sopracciglio contrariata.
    Non si era mossa di un millimetro, guardando con curiosità e scetticismo le mosse dell’uomo.
    Questo tentò un affondo, in modo molto maldestro, protendendo il braccio verso di lei. Peccato avesse calcolato male le distanze, perciò Kelis, senza particolare sforzo grazie alla sua notevole agilità, scartò di lato quel tanto che bastava per afferrare il braccio dell’uomo e colpire con forza il nervo del gomito.
    L’uomo dovette avvertire un formicolio fastidiosissimo, che gli impose di lasciare cadere a terra il pugnale.
    Mentre questo bestemmiava una divinità che lei non conosceva, con un piccolo passo indietro, prese la rincorsa per assestare un bel calcio lì, dove faceva più male.
    Perché quella era una delle altre cose che aveva imparato Kelis: gli uomini temevano più di ogni altra cosa un colpo da quelle parti.
    L’uomo urlò, in modo abbastanza femminile, a dirla tutta, e si accasciò a terra, tenendosi con eleganza le parti basse.
    Kelis puntò lo sguardo verso Zimmer solo per un secondo, per poi tornare a fissare il tizio che aveva osato darle della puttana. Si chinò alla sua altezza, tirandogli la lunga barba verso l’alto, in modo che la guardasse negli occhi.
    «Hai per caso detto che ti dispiace?», chiese a voce abbastanza alta da essere udita da tutti.
    Oh, sì. Kelis amava vendicarsi.
    «Come, come? Restituisci tutte le cose prese? », continuò la daitya. Peccato che l’uomo non avesse affatto parlato. Sembrava terrorizzato dagli occhi della ragazza. Li fissava come se avesse dovuto divorarlo da un momento all’altro.
    Lo lasciò andare e quello, ritrovandosi senza sostegno, crollò a terra, dando una notevole capocciata.
    «Aw, che bravo.», disse soddisfatta.
    Detto questo si avvicinò verso il bancone. Aveva fame.

     
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  4. Zimmer
     
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    Se la vittoria del Boggart era scontata dai frequentatori abituali della Bolgia, la reazione dello sfregiato era stata quanto mai improvvisa.
    Merovish era una città violenta, priva di regole e morale... eppure, c'erano cose da rispettare, leggi non scritte che era meglio imparare subito, se non si voleva finire in catene al distretto dei Caduti o peggio, come carne da macello per l'Arena Nera.
    Non rubare alla Quinta Bolgia era una delle regole che tutti avevano ormai imparato a conoscere. Quell'uomo, evidentemente, era nuovo dell'ambiente.

    Imprevisto fu anche l'epilogo della vicenda: con mosse rapide e precise quella piccola e gracile ragazzina aveva messo al tappeto il ladro, che si piegò in due lasciando cadere sul pavimento la refurtiva, ansimando dal dolore.
    Si levarono una serie indicibile di insulti, smorzati subito da quegli occhi di brace che sembravano scrutargli l'anima.

    "Eh... io.. si.. mi dispiace..." ansimò, mentre arrancava per mettersi in piedi, senza molto successo. Il braccio gli si era completamente intorpidito, e i gioielli di famiglia gli dolevano come se lo avessero preso a martellate per ore.

    Gli avventori della Bolgia esplosero in una colossale risata, applaudendo infine alla ragazza seminuda (si, finalmente avevano notato quel particolare), avvicinandosi al bancone facendo a gara per offrirle da bere.

    Un ultimo grido di dolore fece voltare tutti i presenti nuovamente sulla scena.
    Il ladro era nuovamente a terra, mentre si reggeva una mano insanguinata, alla quale ora mancava un indice.
    "Ba..bastardo!" ululò, verso Zimmer, che si era alzato dal tavolo da Poker e ora era in piedi davanti a lui, con il pugnale d'argento in una mano e il dito nell'altra.

    "Bastardo? Tu ringrazia che lei no ha ucciso te. Tu ringrazia che io accontenta di dito, e no chiama Legione."
    L'uomo impallidì.
    Nella Bolgia calò il silenzio... la legione era un fantasma capace di ammutolire perfino Merovish, nonostante ancora non fosse ben chiara la situazione.

    Nemmeno qualche secondo più tardi, l'uomo era scomparso, la refurtiva era stata chiusa sul retro e tutti erano tornati ai loro tavoli, a bere e azzuffarsi.

    23 mise davanti alla ragazza un piatto di carne affumicata assieme a qualche fetta di pane nero e del formaggio stagionato.
    "Offre la casa... bentornata." la salutò, mettendole davanti anche un bel boccale di birra. Non quegli intrugli che vendevano agli ingenui.. quella era Birra Boggart, scura come i cunicoli profondi.

    Finalmente anche Zimmer si unì al duo, sfoggiando il nuovo dito nella sua collezione che portava al collo.

    "Allora? Voci dicono che Geisire ottimo in questa stagione." commentò, sorridente, mentre prendeva un boccale anche per se.




     
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  5. »Laleith
     
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    Ogni bravo essere di sesso femminile, dentro di sé, ha una piccolissima parte che invoca all’attenzione maschile. Ogni donna finge di essere infastidita, per poi compiacersene in privato.
    E ogni donna sa sfruttare le attenzioni maschili a proprio vantaggio.
    Peccato che Kelis dimenticasse il suo appartenere a quella particolare categoria.
    Ad esempio, non appena raggiunse il tavolo, non gradì affatto lo spostarsi della folla nelle sue vicinanze. No. Per niente.

    Uno dei tanti avventori della Bolgia le sedette di fianco, sorridendole languidamente e complimentandosi per la sua bravura. Ora, come non definire idiota un tizio del genere?
    I complimenti erano carini, certo, ma cosa dire di quella mano che, scivolando sul bancone, aveva tentato di raggiungere il braccio della ragazza? Mentre cercava di capire cosa le dicevano le altre, troppe, persone? Con un vero e proprio attacco alle spalle?
    Inutile dire che lo sguardo che gli lanciò Kelis bastò a far pagare il conto all’uomo e a farlo sparire nei pressi del Distretto della Fame.
    Fortunatamente, prima che qualche altro rincitrullito prendesse il posto di quello scappato, un urlo proveniente dal furbone di poco prima costrinse tutti a voltarsi verso la scena, che Kelis avrebbe definito deliziosa, se solo le fosse piaciuto il sangue umano.
    Il ladro era stato raggiungo dal Boggart che, vendicativo almeno quanto la ragazza, aveva deciso di rinfoltire i ciondoli della sua collana. Un po’ kitsch, come gingillo, ma faceva comunque un certo effetto sui nuovi incontri.
    AL termine Legione, la ragazza si guardò intorno. Tutti avevano trattenuto il fiato e il silenzio era tornato.
    Cos’era?

    Tentò di riattirare su di sé lo sguardo di uno dei presenti, ma sembravano tutti pietrificati.
    Avrebbe chiesto in giro. In fondo quei tizi non sembravano molto svegli.
    Tanto che nel giro di due minuti si erano già dimenticati della ragazza mezza nuda al bancone. Non appena il ladro aveva trovato le forze di scappare, il locale sembrava tornato alla tranquillità.
    Nel senso che tutto era tornato in quello stato puzzolente e confusionario tipico dei Non-Giovedì.
    Kelis tirò un sospiro di sollievo, godendo del vuoto che le si era creato attorno. Sollievo che aumentò non appena le arrivò l’odore di carne abbrustolita.
    Inutile dire che si avventò sul cibo, senza la minima intenzione di pagare.
    Il bentornato che le fu rivolto fu accettato con un gesto secco del capo, troppo impegnato a destreggiarsi tra un boccale di birra e una manciata di cibo.
    Un’altra delle cose che la nostra ex-demone aveva imparato era che le piaceva davvero tanto mangiare. Il problema era che si vergognava a implorare per il cibo. Se le veniva offerto, di certo non faceva complimenti, ma se si trattata di chiederlo… Poteva digiunare per giorni.
    Così, nella foga del momento, tra un boccone e l’altro, la notizia che il nanetto già conoscesse la meta della sua peregrinazione, per poco la fece strozzare.
    Gli rivolse un’altra occhiata, prima di voltarsi repentinamente verso di lui e arrivargli a un soffio dal…muso?
    «Mi hai fatta seguire, nano da strapazzo?»
    Era alquanto incazzata.
    Come aveva osato farle un simile torto?
    La poca carne rimasta nel piatto prese improvvisamente fuoco, mentre negli occhi della ragazza sembravano agitarsi le stesse lave che si rimescolavano senza sosta a Geisine.
    «Giuro che se non mi fosse stato ordinato di tornare qui…», borbottò, stringendo i pugni sotto al bancone e guardando con rabbia la carne incenerita – povera, aveva ancora fame- «… quella collana sarebbe mia, adesso.»
    Si ritrovò a prendere brevi sorsate nervose, maledicendo a mezza voce Zmatek e il suo appetito, il nano e il suo ricettacolo e il povero 23, che ancora non le riempiva il piatto.

     
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  6. Zimmer
     
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    Zimmer fu lieto di constatare che il lungo viaggio non aveva intaccato l'appetito della ragazza, che vorace come sempre si stava avventando su quel piatto di carne come se fosse la prima volta in vita sua che gli capitasse di mangiare carne. Il molliccio sorrise, appuntandosi mentalmente che quella era la sua carne, lanciando pertanto un occhiataccia al proprio schiavo, che così galantemente aveva offerto quel lauto pasto.
    -La galanteria gli sarebbe stata sottratta dallo stipendio, molto probabilmente.-

    Quando poi la ragazza si rivolse al Boggart, irata per essere stata seguita, il molliccio diede un lunghissimo sorso al boccale di birra, terminando con un poderoso rutto.
    "Io somiglia a nano? Io ha forse barba lunga e incolta? Tu vede me forse fare sesso con roccia? No? Allora perchè tu dice cazzate? Piace strapazzare nani? Tuoi gusti sessuali essere alquanto perversi."
    biascicò questi, schiarendosi la voce dopo la performance canora.

    23 sospirò, ben conscio di come sarebbe finita quella discussione.
    Un sospiro che fu prontamente sostituito da un esclamazione di sorpresa, quando il piatto che aveva dato alla ragazza prese fuoco.
    "Ma che cazz... ehi!" esclamò, a metà fra l'infastidito e il sorpreso. Prontamente il piatto venne fatto volare nel lavabo: vapore ovunque.

    Alla velata (ma nemmeno tanto) minaccia, un impressionatissimo Zimmer gettò la testa indietro, spalancò le fauci e sbadigliò come se si fosse appena svegliato, snudando due file complete di denti e zanne affilate come rasoi.
    "Dei? Diavoli? Che vengano. No è prima volta che tentano di prendere qualcosa a un Boggart." commentò, dando una manata a 23, che stava per riempire nuovamente il piatto alla ragazza.
    "Tu forse ha dimentica, occhi rossi. Tu è investimento, e io no è abituato a lasciar investimenti andare in giro come loro vuole. Noi no è opera di carità, schiavo. Vitto e alloggio, in cambio di lavoro. Patti questi erano. Tu prende o tu lascia, e se tu lascia tu paga tuo debito."


     
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  7. »Laleith
     
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    Era semplice intuire che il rapporto tra Zimmer e Kelis non sarebbe mai stato idilliaco. Innanzitutto perché Zimmer era un tirchio che ricercava il profitto in ogni cosa che faceva. Come poteva risultare simpatico e benevolo verso una ragazza che non aveva nulla?
    Kelis, invece, trovava il Boggart insopportabile per un motivo più che comprensibile, cioè, incomprensibile: parlava strano.
    Che diamine erano i “gusti sessuali”? E cos’era quel “sesso”, da cui evidentemente derivava il “sessuali”?
    Cosa poteva saperne lei, piccola, povera demone nata da una costola di Zmatek?
    Guardò con sguardo interrogativo 23, chiedendogli spiegazioni.
    «Zimmer fa sesso con le rocce? Che significa?»
    Solitamente avrebbe trascurato questa sua ignoranza, ma se veniva accusata di essere perversa, aggettivo che spesso veniva usato per le vittime, doveva scoprire di più.

    Zimmer tornò alla carica. Era tornata da meno di dieci minuti e lui già le ricordava che non faceva la carità.
    Mica scherzavamo nel definirlo “tirchio”!
    «Ho capito, ho capito.», rispose la ragazza, sventolando una mano verso il Rosso e finendo la sua birra.
    Osservò con la coda dell’occhio il locale.
    Di certo non si sarebbe annoiata, da quelle parti.
    «Accetto.»
    Il fatto che non potesse pagare il debito in altri modi, naturalmente, non c’entrava.
    «Ma», si affrettò ad aggiungere, «…non sarò mai una tua schiava. Non sei tu il mio padrone.»
    Era puntigliosa, Kelis. Non voleva incatenarsi a quell’essere più di quanto fosse necessario.
    Zmatek era stato “chiaro”: vai da Zimmer e procuratemi altre vittime. Significava, in poche parole, spedirgli chiunque ostacolasse il Boggart, oh no?
    Per un attimo le passò per la mente che il suo Dio volesse solo rimpizzarsi con la buon’anima del Rosso. Ma in quel caso l’avrebbe avvertita, no?
    Tornò a fissare il Boggart.
    «Quale sarebbe, questo lavoro?»

     
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  8. Zimmer
     
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    Quando la ragazza domandò a 23 perchè il proprio padrone facesse sesso con delle rocce, lo schiavo alzò le spalle, sospirando.
    "Non lo so. Davvero, non lo so." commentò, con tono rassegnato. Sapeva benissimo che era una battaglia persa in partenza.
    Zimmer annuì, pieno di aspettative, mentre aspettava il responso della ragazza.
    Eh...
    *rullo di tamburi*
    ...la ex diavolessa accettò di lavorare per lui, garantendosi così la possibilità di vivere alla Bolgia e usufruire degli eccezionali pasti (per DUE volte al giorno, colazione esclusa ovviamente), assieme ad un set per coltelli miracle blade serie 3 perfetta e una fornitura a vita di gazzosa.

    :run:



    Quando poi la ragazza specificò il fatto di non voler diventare sua schiava, il Boggart esplose in una risata dirompente, tanto che alcuni bicchieri sul bancone si creparono.
    "Tu schiava? Tu no scherza! Io già un pulcioso ho, e costa per mille, tu figura se io prende altra! No no..." la risata proseguì, mentre 23 alzava gli occhi al cielo.
    Non si ricordava nemmeno l'ultima volta che aveva mangiato.
    Forse il mese scorso? Se consumava come mille, erano mille molto magri.

    Venne poi il momento delle spiegazioni. Il lavoro, prima di tutto.
    " Bhe, come tu ha fatto notare a tutta Bolgia, prima, tu è più che capace di tenere a bada mala gente. E come forse tu sa, qui siamo tutti mala gente... ma noi rispetta regole, per lo meno." commentò, cacciando giù una sorsata di birra.
    " Tu deve prendere chi no segue regole. Chi no paga, chi è troppo violento...cose così."
    Poi si scoprì la manica destra della veste di pelli, mettendo in mostra un grosso tatuaggio nero, che spiccava sulla pelle rosso scura.
    Un occhio stilizzato, con una E rovesciata verso il basso.
    " Gente con chesto tatuaggio può no pagare, bere gratis, e fare tutte risse che vuole. Tu no provare a fermare loro... o tuo diavoletto deve venire a prenderti con cucchiaio. " commentò, annuendo serio, coprendo il marchio degli Eversori.
    Se la ragazza avesse avuto spirito di osservazione, avrebbe notato che anche 23 aveva un tatuaggio simile, senza la E rovesciata, e che quel simbolo era più volte stampato nei volantini affissi su una bacheca appesa dietro al bancone, fra i liquori e la porta sul retro.



     
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  9. »Laleith
     
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    Kelis si sentì soddisfatta.
    Non le piaceva mostrare ai mortali quanto fosse ignorante in materia… mortale.
    In effetti non sapeva nulla di come funzionasse la vita prima di esservi spedita con posta prioritaria mesi prima. E durante il suo peregrinare, vagando per il deserto, da sola, senza persone con cui parlare e scambiare piacevoli informazioni sull’essere destinati a diventare un cumulo di cenere.
    Per questo, la risposta di 23 la fece sentire meglio.
    Se lei non conosceva qualche cosa era normale. Si era risvegliata nuda e rosa in mezzo al deserto da poco tempo. Per quanto ne sapeva di 23, invece, il suo tempo su Endlos era stato almeno leggermente più lungo del suo.
    Quasi sorrise compiaciuta, Kelis.

    Il sorriso che avrebbe potuto spuntarle, però, fu ben presto tramutato in una smorfia di disgusto alla risata del Boggart. Qualche pezzo di vetro le passò davanti al viso, e si gustò la traiettoria di quella scheggia che finì dritta dritta sulla sedia di un uomo che stava per sedersi.
    Ahi.

    Tornò a prestare attenzione a Zimmer quando rispose alla sua domanda più urgente.
    Se non voleva che fosse una schiava, cose voleva che facesse?
    Forse il Boggart aveva capito molte più cose di quelle che credeva.
    Fin dal loro primo incontro, in effetti, aveva mostrato un certo interesse per i suoi occhi, e il fatto che l’avesse fatta seguire chiariva maggiormente come avesse compreso quanto sarebbe potuto tornargli utile.
    O forse Zmatek aveva avuto il piacere di parlargli e di farla accettare.
    Onestamente a Kelis non importava.
    Le bastava sapere che tutto quello che doveva fare era picchiare gente e se possibile spedirla all’altro mondo.
    Ascoltò il Rosso attentamente, quasi quanto osservò con altrettanto interesse quel tatuaggio. Era convinta di averlo già visto da qualche parte, ma non riuscì a ricollegare nessuna immagine in modo coerente.
    Il fatto che dei tizi, solo perché possedevano quel tatuaggio, potessero fare quel che volevano la lasciò confusa.
    Possibile che dovesse sottostare così ai capricci di persone che evidentemente potevano essere pericolose? E che Zmatek fosse d’accordo?
    Piantò le unghie nel bancone, rendendosi conto che accettando, avrebbe potuto per sempre compromettere il proprio compito di vendicatrice.
    Così, digrignando i denti, accettò.
    «Ci sto, ma voglio sapere tutto.»
    E quando due occhi rossi del genere ti fissano con aria minacciosa, forse è meglio non disubbidire.


     
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  10. Zimmer
     
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    Zimmer si accorse dell'incertezza negli occhi della "ragazza" quando accennò al lasciar fare tutto quello che volevano ai tizi con il marchio degli Eversori.
    "Tu no fraintende me. Io no lascia loro fare cosa voglio a caso. In tutta Endlos, io mi fida solo di loro. E nemmeno di tutti, se io deve essere sincero. Ma chi di loro viene in Bolgia, è per me collega e compagno. Lo può permettersi birra gratis e rissa occasionale..." e questo valeva fino ad un certo punto.

    La Bolgia stava risentendo ancora dell'ultima rissa fra il Greco e il Castigo... cose brutte, inenarrabili. Anche perchè lo scontro in questione, sulla carta, è ancora in corso :pyt:

    Sorrise infine alla decisione della giovane, picchiando il fondo del boccale di birra sul tavolo e sorridendo a tutto tondo (e a tutti denti).
    "Bene! Se tu svolge bene tuo compito qui, io può anche pensare ad affidare compiti extra... chissà, magari tu può arrivare a portare tatuaggio tu stessa!" e vuotò fino all'ultima goccia la propria bevanda, sbattendo nuovamente il vetro sul legno.
    " 23! Altra birra, noi deve firmare contratto!"

    In quel momento, le porte della Quinta Bolgia si aprirono nuovamente, e una voce con un curioso accento francese li sorprese entrambi alle spalle.
    "A si, mon amì? Sei riuscito a intrappolare qualcun'altro in questo cesso di locanda?"

    Zimmer si voltò, riconoscendo la voce. Un uomo piuttosto alto, con una lunga treccia di capelli arancioni e una benda nera sull'occhio stava camminando lungo la sala della Bolgia, avvicinandosi al bancone.
    E da come lo guardavano i bevitori della Bolgia, doveva essere un volto noto.

    "Non dirmi che è questa dolce e bella ragazza!?" esclamò, con tono contrariato, sedendosi al fianco di Kelis sorridendole senza censure.

    "Io avverte te, Pip... ragazza morde, anche più di me."
    Ma il ragazzone parve non ascoltarlo, tanto che una mano scivolò casualmente sotto il bancone, cercando una furtiva carezza alle gambe della simpatica occhi rossi.

     
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  11. »Laleith
     
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    La Daitya allentò leggermente la presa sul bancone.
    Quindi si trattava di “fidarsi del prossimo”.
    Sarebbe volentieri scoppiata a ridere se non avesse trovato la situazione alquanto tragica.
    Sul serio c’erano persone che si fidavano di altre persone? Cioè, esistevano ancora?
    Credeva avessero fatto tutte una brutta fine. O che la stessero per fare.
    Il Boggart però, iniziava a starle simpatico, se mai Kelis avesse saputo cosa significasse la parola simpatia.
    Forse anche per questo si era ritrovata ad annuire al sorrisotuttaltrochepiacevole di Zimmer. Avrebbe potuto evitare di fargli fare una finaccia, no? Oppure fargliela fare lei. Le opzioni erano molte.
    All’idea di un tatuaggio, pensò che forse avrebbe potuto farne uno bello grosso. Magari che occupasse qualsiasi pezzo di pelle. E che coprisse quell’orrido rosa.
    Accolse la birra con piacere, aspettando di capire cosa significasse “firmare un contratto”. Si sarebbe di certo rivelato difficile. La nostra Daitya non sapeva di certo leggere, o scrivere.
    Forse avrebbe anche dovuto darle qualche lezione di alfabetizzazione. Nella speranza che non fosse lo stesso Zimmer a dargliele.

    E Kelis sperò che non toccasse nemmeno all’uomo strano, con la parlata fastidiosa e irritante, che era appena entrato nella Bolgia.
    Gli lanciò un’occhiata disinteressata. L’uomo era decisamente più grosso di lei, con capelli quasi più lunghi dei suoi e di un colore ancora più brutto del suo colorito rosa. Il tutto completato da una simpatica benda sull’occhio, caratteristica che lo rendeva senz’altro un soggetto affidabile.
    Tornò a concentrarsi sulla birra, catalogando l’uomo come potenzialmente inutile.
    Purtroppo però, l’uomo non sembrò cogliere l’antifona e, sprezzante del pericolo, si sedette accanto a Kelis, sorridendole maliziosamente.
    La ragazza, dal canto suo, si sentì insultata.
    Dolce??
    Preferiva il puttana di prima, allora!
    Sbuffò rumorosamente, fissando il bancone. Non voleva creare confusione prima ancora di poter iniziare a lavorare e a riscattarsi.
    Purtroppo per lei, Pip (che razza di nome era??), non sembrava dello stesso avviso. O forse non aveva notato gli occhi della giovane, perché altrimenti non avrebbe mai fatto quello che aveva osato fare.
    Cos’era quella mano che le stava toccando la gamba?!
    Kelis si bloccò, inspirando una quantità abnorme di aria. Sarebbe stato un ottimo momento per testare le sue capacità atletiche, nella fattispecie quelle acquatiche. Avrebbe probabilmente creato un nuovo record di apnea, se all’improvviso non fosse esplosa.
    Scattò all’indietro, scendendo dallo sgabello molto velocemente e raggiungendo una distanza di sicurezza di 4 passi.
    Stava diventando rossa.
    Peccato, per Pip, che non fosse dovuto all’imbarazzo.
    Oh, nonono!
    Se fosse stata imbarazzata, non avrebbe avuto l’accortezza di sfruttare quell’enorme braciere al centro della locanda per creare dei mini proiettili di fuoco tutti volti a bruciacchiare l’orrenda chioma arancione dell’uomo. Purtroppo, non era imbarazzata. Era proprio incazzata.
    Talmente incazzata che non riuscì a fare altro che a ringhiare in modo isterico.





    CITAZIONE
    Lingue Danzanti
    Il fuoco regnava nel suo mondo. Lei, figlia della stessa terra su cui camminava, ha acquistato la capacità di manipolare le fiamme a proprio piacimento. Non può creare il fuoco dal nulla, ma può plasmarlo attorno ai pugnali da lancio. In questo modo riuscirà a scagliare dei proiettili infuocati che, seppur non ferendo completamente il bersaglio, possono ustionarlo.
    Durata: 2 turni (manipolazione + utilizzo)
    Costo: Variabile.


    Edited by »Laleith - 6/8/2012, 13:38
     
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  12. Zimmer
     
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    Il nuovo arrivato sorrise malizioso verso la ragazza, ignorando completamente l'avvertimento del Boggart. Era un francese, lui. Ci sapeva fare con le donne, lui.
    Chissà se in revisione gli passerebbero una passiva di sbruffonaggine, perché sarebbero cinque punti ben spesi.
    La Daitya, com'era comprensibile, non gradì le attenzioni che quel signorotto dalla lunga treccia le stava riservando. La ragazza andò in apnea, e in conseguenza di ciò chi le stava attorno reagì di conseguenza.
    Zimmer sorrise divertito, pescando da dietro il bancone un pacchetto di popcorn e mettendosi comodo.
    23 si tuffò al riparo dietro al suddetto bancone, cercando con gli occhi un estintore. -estintore che, di fatto, non c'era. Costava troppo e rientrava nelle spese "inutili" del rossiccio. Cosa da riconsiderare, ovviamente-
    Gli uomini seduto nei tavoli limitrofi, ben ricordandosi quella piccola ragazza dagli occhi rossi e della sua inclinazione a colpire dove fa più male, si alzarono discretamente e discretamente si riunirono in fondo alla tavola, tremanti.

    I bambini del distretto della fame si misero a piangere contemporaneamente, mandando in delirio le rispettive madri (o padroni, a seconda)
    Un prete, a due isolati di distanza, avvertendo tutta quell'energia negativa, si fece il segno della croce e scappò via, col rosario in mano che cominciava ad annerirsi.
    In Perù, un vulcano decise di eruttare.

    Pip di accorse di tutto ciò?
    Nooo.
    Ci sapeva fare con le donne, lui.

    Il dubbio gli sorse solo quando la ragazza scattò all'indietro, verso il focolare.
    Il ragazzo di girò, sorridendo ebete ma con una nota interrogativa in volto.
    Nota che si trasformò in un espressione di terrore quando notò che, di li a poco, avrebbe potuto fare da tiro a segno.
    Tre proiettili partirono dalla ragazza: uno sibilò oltre la testa del mercenario, che prontamente si era abbassato, ululando spaventato. Il secondo gli sfiorò la treccia, che per un tratto avvampò come paglia.
    Il terzo venne preso al volo dal mercenario.
    "Dovresti stare attenta, mon amour... ci si fa male a lanciare coltelli alla gentOCCAZZOBRUCIA!"
    Ebbene si, solo allora l'uomo si accorse che quei dardi erano infuocati. Pip si alzò di scatto, ribaltando lo sgabello e lanciando via quel pugnale infuocato, che palò dolcemente verso il ripiano dei liquori, dietro il bancone. Centrò una bottiglia, che esplose prendendo fuoco. Poi ci fu un effetto domino, che vide rovesciare un intera fila di bottiglie.
    L'ultima cadde ai piedi di 23, che urlò spaventato.
    Da dietro di lui, prima nascosto dentro la sua tana, un topo di dimensioni ragguardevoli decise che era il momento giusto per fare una retata alla dispensa, ma finì invece sbalzato via dai movimenti convulsi dello schiavo. Il roditore -un un Rattus rattus di ben 133 centimetri senza contare la coda, di un bel pelo grigio topo lucido- atterrò di culo dentro la birra che era stata destinata alla ragazza dagli occhi rossi. Karma signori, karma.

    Risultato.
    23 era in un angolo, le mani attorno alla testa, che aspettava la fine del terremoto.
    Gli avventori della Bolgia erano o scomparsi o sotto i tavoli.
    I bambini del distretto della fame erano scappati da merovish, e negli anni a seguire avrebbero fondato una delle più famose tribù nomadi dello Yuzrab.
    Il prete morì di infarto.
    Il Perù scomparve dalle cartine geografiche.

    E Zimmer era a terra, a rotolarsi dalle risate -e prendendo nota del conto dei danni, da imputare a Pip naturalmente-

    Pip stava invece immergendo la testa, cappello compreso, dentro un barile colmo d'acqua stagnante, con l'intento di spegnere il rogo che aveva sulla testa.
    Zimmer ne approfittò per dargli il colpo di grazia, spingendolo e facendolo finire per intero dentro il barile.

    "Occhirossi, io ha piacere di presentare te mister Bernadotte, comandante di Carovane Scarlatte e di Mercanti d'Acqua. E probabilmente nostro datore di lavoro, visto che lui e qui, e certamente no per mia compagnia."
    L'uomo riemerse, spruzzando acqua dalla bocca come una fontanella, o capelli un poco anneriti.
    "Gha-haa! Certo che da te non ci si annoia mai, eh Z?" esclamò, prendendo fiato e lanciando un occhiata atterrita alla ragazza.
    Occhi rossi... un altra Upir? Glie ne bastava una, grazie.

     
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  13. »Laleith
     
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    Una belva.
    Ecco cos’era quell’esserino di un metro e 70. Una belva pronta a rosicchiare le ossa di chiunque avesse osato avvicinarsi. Non aveva ancora smesso di ringhiare e digrignare i denti, mentre il rossore le imporporava le guance e rendeva il resto del suo corpo più bianco. Ne sarebbe stata contenta. Non era più tanto rosa.
    Purtroppo però, non era al suo colorito che erano rivolti i suoi pensieri omicidi: un tizio con una lunga treccia bruciacchiata sarebbe stata una prima vittima perfetta. Zimmer si sarebbe arrabbiato? Non le sembrava di aver visto tatuaggi come quelli del Coso Rosso. Avrebbe potuto ucciderlo? Però l’idea di alleviare così le sue sofferenze fisiche non l’attirava. Certo, Zmatek avrebbe potuto torturarlo per l’eternità, ma lei? Voleva il suo divertimento! In fondo era stata lei ad essere toccata, dico toccata!, dall’uomo. Poteva pretendere una mano, no?
    Concentrata com’era sugli spostamenti di Pip e sulla possibile mossa con cui strappargli l’arto, non si accorse dell’incendio che avrebbe potuto dilagare se qualche anima pia non si fosse presa la briga di spegnere la bottiglia appena andata a fuoco. Finché, per cause che non si appurò di accertare, la SUA birra venne rovesciata a terra.
    Era ovvio di chi fosse la colpa. Era palese.
    Così, come mossa finale, decise di ricorrere all’arma per eccellenza dell’intero genere femminile: l’Urlo da Banshee-incazzata-col-marito.
    Ci sarebbe riuscita! Oh sì, lo avrebbe spaventato a morte il povero Pip che, intento a spegnersi l’incendio in testa, avrebbe cercato riparo all’interno del barile, magari autoaffogandosi. Così lei avrebbe solo dovuto troncargli il braccio e consacrarlo a Zmatek. Avrebbe funzionato.
    Il dolore per la perdita della birra però arrivò all’improvviso, insieme alla consapevolezza di star morendo di sete. Provate voi a ringhiare ininterrottamente per quindici minuti!
    In un attimo Kelis smise di essere una belva inferocita. Anche perché era troppo intenta a trovare un modo adeguato per celebrarlo.
    A Zimmer, naturalmente. Il simpaticissimo cosetto Rosso che aveva appena tentato di affogare lo straniero idiota.
    Inspirò ed espirò, Kelis, tornando padrona di sé.
    Con quell’ultima mossa, la Daytia aveva appena giurato fedeltà eterna al piccolo Boggart che si era guadagnato in un attimo una ex-demone guardia del corpo e la simpatia di una stronza infernale.
    Mentre l’uomo riemergeva dal barile, la ragazza ascoltò la presentazione di Zimmer.
    Avrebbe dovuto lavorare per quel tizio?
    «Cosa?!», ringhiò di nuovo, stavolta però un colpo di tosse da gola secca smorzò il tentativo di spaventare.
    «Mi rifiuto anche solo di starlo ad ascoltare.», aggiunse sibilando. Un sibilo a dir poco perfetto. Sicuri fosse una diavolessa e non una Lamia?
    «Prova a toccarmi di nuovo e ti divertirai un mondo senza un braccio.»
    Con quest’ultima risposta velenosa, potevano sorgere dubbi considerevoli.
    Assottigliò lo sguardo, indirizzando all’uomo tutto il suo rancore per qualche secondo.
    Poi, come se nulla fosse successo, si riavvicinò al bancone, si sedette e osservò con un’espressione indifferente i due.
    Nel mentre, i poveri malcapitati della Bolgia, dopo il piccolo incendio domato e le minacce sottili della ragazza, avevano prontamente deciso di lasciare ai tre allegri compari la giusta intimità per parlare di affari. Fuggendo a gambe levate nel Bazar delle Talpe. Magari cercando quel prete morto d’infarto e cercare di resuscitarlo per farsi benedire.

     
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  14. Zimmer
     
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    La rabbia della Daitya non sembrava affatto svanita dopo lo spettacolo pirotecnico da lei elaborato. Il fatto che la sua birra fosse andata perduta non era certo stato d'aiuto, e 23, senza farsi vedere dal proprio padrone, si prodigò a riempirle nuovamente un altro boccale. Senza topo, questa volta.

    Il carovaniere, cautamente, cercava senza successo di uscire da quella piscina improvvisata. Sembrava gradire la frescura dell'acqua, ma evidentemente non era saggio usufruire troppo di quel servizio. Non con il molliccio in zona, almeno... quello era capace di farti pagare il servizio piscina nemmeno fosse stato il direttore di un resort.

    "Cosa? Quel demone su due gambe dovrebbe lavorare con me? No, non la voglio nella mia carovana." esclamò Pip, nello stesso istante in cui la ragazza esprimeva il proprio disappunto. Sembrava che, infine, avessero trovato qualcosa in comune.

    Il rossiccio sospirò. Quanta gente scontenta, attorno a lui.
    "Zitti, bipedi pallidi! TU indicò il mercante d'acqua tu viene a me da chiedere guardie di Eversione. Io sceglie chi mandare, no tu. Mia regola, e tu sa. E TU ora si rivolgeva alla Daitya tu ha chiesto lavoro, io sta dando te. Se lui fa idiota, tu è autorizzata a colpire lui come tu crede, ma io assicura te, no esiste persona più valida per addentrarsi su mamma Yuzrab."

    Nella bolgia, calò il silenzio. Già la situazione era tesa, ci mancava solo che pure il padrone s'incazzasse.
    Mai il giovedì del poker era stato così movimentato, ma i più coraggiosi stavano già facendo le loro puntate, scommettendo su chi dei tre ne sarebbe uscito vivo.

    Pip si lasciò andare in una risata nervosa. "Ma si ma si... lo sai che faccio il bravo. Quando serve." sprezzante del pericolo, lanciò un ammiccamento alla ragazza, saltando fuori a piedi uniti dal barile, volteggiando teatralmente verso il bancone e afferrando con noncuranza il boccale che in teoria 23 aveva versato per Kelis, vuotandolo in due rapide sorsate.
    E no, il buon mercenario non aveva capito come funzionava.
    Lo schiavo si, pertanto si affrettò a riempire l'ennesimo boccale, oltre che un altro per il proprio padrone, questo riempito con un inquietante fluido color arancio acceso, denso come magma e dalle sfumature rossastre.
    Birra Boggart, letale per qualsiasi altra razza.

    "Parliamoci chiaro, Z. Ho bisogno di una scorta abbastanza corposa, questa volta. Dobbiamo risalire le vie dell'acqua fino all'Orchidea, da li fare rifornimento alla base e portare un grosso carico ad un accampamento di nomadi, a est di Daleli."
    Zimmer annuì, sedendosi anche lui al bancone, invitando la ragazza a fare lo stesso, prima che la sua birra scomparisse per l'ennesima volta.
    Zimmer storse il muso. Est di Daleli era piena di accampamenti occasionali di banditi, taglia gole, signorotti convinti di possedere l'intero castello e sopratutto, tribù indigene di shamani e di Viashino. Viaggiare con una carovana, anche se piccola, avrebbe certamente attirato l'attenzione.
    Pip aveva i suoi uomini, e ci sapevano fare, Zimm lo aveva potuto appurare di persona in diverse occasioni.
    Chiedeva aiuto agli Eversori solo quando le tratte erano davvero lunghe, e il rischio di essere attaccati alto.
    Lanciò uno sguardo ricco di interrogativi alla ragazza appena assunta.
    "Lavoro è tuo, se tu vuole. "

    La ragazza era tornata lo stesso giorno in cui arrivava un lavoro... curioso.
    Per un istante, Zimmer si sentì osservato.

     
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  15. »Laleith
     
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    Tra le tante cose che Kelis aveva imparato nel suo peregrinare, una le mancava in un modo preoccupante: la pazienza.
    Era stanca, la nostra Daytia. Era reduce di mesi di pellegrinaggio in solitaria – o forse no, vista la inquietante conoscenza dei suoi spostamenti da parte di Zimmer -, e per i suoi gusti aveva avuto a che fare già con troppe persone. Figuriamoci quando si sorprese a parlare in contemporanea con quel tizio.
    Le se rizzarono i capelli sulla nuca. Dall’orrore.
    E anche un po’ per il fastidio.
    Dopo tutto il casino che aveva causato, si permetteva anche di rifiutare il suo lavoro?
    Per la prima volta si sentì offesa: non come una donna mezza nuda che si sente umiliata dopo il mal di testa dell’amante; era una sensazione più infima che rasentava la voglia malsana di dimostrare al tizio col nome da scemo di che pasta era fatta.
    Che lui avesse già sperimentato la sua passione da piromane mancata era tutta un’altra storia.
    Avrebbe volentieri esposto i suoi motivi, se l’improvvisa rabbia di Zimmer non l’avesse scioccata.
    Ok, il Cosetto era scorbutico, antipatico, tirchio e poco incline alle buone azioni, ma per quei pochi giorni di vita convissuta, non lo aveva mai visto in quel modo.
    La ragazza si zittì, mettendo inconsciamente il broncio e assomigliando in modo spaventoso a una bambina con gravi disturbi psicotici.
    Per un breve momento, mentre sgridava di nuovo Pip, la ragazza provo l’insensata voglia di abbracciarlo. Il fatto che non sapesse cosa fosse un abbraccio salvò entrambi dall’imbarazzo e dalla stranezza di una simile scena.
    Quando però si rivolse a lei, rischiò davvero di saltargli al collo. Tanto da ritrovarsi in piedi e con gli occhi scintillanti di perversione. Naturalmente si era fermata alla parte “autorizzata a colpire come credi”. Aveva già pensato a come farsi piacere la carne umana. Per una volta le sue papille gustative avrebbero resistito.
    Il silenzio improvvisamente calato la costrinse a stamparsi in faccia l’ennesima espressione disgustata e indifferente. Scosse il capo con un gesto secco, guardando di traverso il carovaniere.
    Se lui era disposto a fare il bravo, lei senz’altro avrebbe accett…COSA CAVOLO STAVA FACENDO CON LA SUA BIRRA?!?
    Si congelò sul posto.
    Eh no. No, no e no.
    Quel tizio andava preso, rivoltato come un calzino e tagliuzzato in così tanti pezzi da poter sembrare sabbia!
    Lo avrebbe squartato, altrochè!
    Era già pronta a scatenare il suo istinto demoniaco quando ecco arrivare un altro boccale dritto dritto nelle sue mani. Quel 23 sapeva come calmare le donne.
    Guardò prima il boccale e poi il ragazzo, come a sincerarsi della cosa. Poi, in un gesto che consciamente non avrebbe mai e poi mai rifatto, sorrise. Se sorriso si può chiamare l’alzare gli angoli delle labbra e mostrare i denti. Perché fece esattamente questo. Probabilmente il povero ragazzo si sarebbe anche spaventato.
    La ragazza decise di ignorare definitivamente Pip, senza nemmeno ascoltare il tipo di lavoro che le veniva richiesto.
    Naturalmente avrebbe accettato. Era anche stata autorizzata a picchiarlo, se necessario. Perdersi quell’occasione non sarebbe stato producente.
    Quindi, mentre i due parlottavano sull’itinerario del carovaniere, Kelis concentrò tutta la sua attenzione sulla birra, quasi nascondendola agli occhi di Pip. Se avesse anche solo osato avvicinarsi alla bevanda gli avrebbe strappato gli occhi. Sul serio. Anche perché quel tic doveva essere fastidioso non solo per lei.
    Quando Zimmer le rivolse la fatidica domanda, la ragazza era già pronta.
    «Accetto. Ma non garantisco che lo ritroverai tutto intero.», aggiunse indicando con il capo Pip. Nulla di personale, naturalmente.


     
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15 replies since 8/7/2012, 14:43   243 views
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