[LAM] L'amico perfetto.

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    -Mi raccomando, non voglio problemi.

    Una voce femminile si interpose decisa ed imperiosa fra la sua fonte ed il destinatario, un giovane dai lunghi capelli azzurrini e gli occhi aurei ed intensi, a dispetto delle tonalità naturali di verde e castano della sorella, la stessa con cui condivideva la faccia e gran parte dei tratti somatici. Non a caso erano gemelli...

    -Massì, mio splendido raggio di sole, cosa vuoi che faccia in una grifonaia?

    Commentò lui facendo spallucce e levando lo sguardo con fare da grande diva.
    Lei attese due minuti prima di parlare.

    -Non lo so...

    Lo smeraldo si incatenò all'oro per un breve, eterno attimo.

    -...e non voglio saperlo.

    Tagliò corto, mentre si levava dalla scrivania per poi dirigersi verso l'enorme balconata che dava sul Latifondo. Il problema era semplice: da parecchi giorni tutti i grifoni e gli aviatori che andavano a dargli da mangiare o anche solo salivano oltre il dodicesimo piano dell'Albero Casa per i più disparati motivi, tornavano doloranti e confusi da un insolito quanto fastidioso mal di testa. La Dama del Vento non sapeva spiegarne le ragioni, tuttavia aveva immediatamente pensato a qualche maledizione psionica, cosa che tuttavia non poteva accertare dato che davvero pochi erano i suoi sottoposti abili in quella disciplina, oltre ad essere attualmente tutti in missione. Fu solo perchè scarseggiava la materia prima che fu costretta a chiamare suo fratello, che di fatto era sicuramente fra i migliori, anche se personalmente non ne condivideva i metodi...

    -Va bene, tesoro... e come ricompensa?

    Lei si voltò, guardandolo molto, molto male.

    -Bacino?

    Quarion fece per protendersi verso la sorella, quando lei andò ad interporre un dito fra l'aria che li separava e le labbra di lui, probabilmente sporche di rossetto.

    -Se non vai immediatamente su quella grifonaia e non risolvi il problema, giuro che non ti presto più i vestiti quando decidi di fare la donna a Laputa, chiaro?

    -Come il cielo d'estate, mia colomba!

    Esclamò imperterrito l'Ambasciatore dell'Est, approfittando di quel contatto per baciarle la punta del dito affusolato.
    E fu così che ebbe tutto inizio.

    png

    evilquarion

    Ci sono cose che è bene non sapere.
    Cose, ad esempio, che avrebbe fatto Quarion in grifonaia se Drusilia non lo avesse minacciato, ad esempio.
    Ma quella è ben altra storia.
    Forse.

    Sta di fatto che un bel giorno, mentre il cielo azzurro libero da nubi troneggiava su Laputa, un aitante giovanotto dai lunghi capelli turchini fece la sua prima comparsa in quello che era il regno dei grifoni del Liberi Aeris Milites. Ignorando gli aviatori perplessi che lo fissavano, ed anche quelli che fingendo di fare altro arretravano fino a scomparire dietro la soglia delle scale -forse testimoni involontari di ciò che quell'uomo era realmente in grado di fare- l'Ambasciatore andò a porsi al centro di tutta quella struttura, così da poter osservare meglio quella che poteva definirsi "la scena del crimine".
    Doveva trovare delle prove... o magari un colpevole.

     
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  2. un piccione
     
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    Era stato per lui un insegnamento di vita: laddove ci sono degli altri volatili, il cibo comparirà come per magia!
    Era una giovane Columba Livia, lui, un innocente e comunissimo uccello come tanti altri. In quel di Laputa, la sua specie era assai comune! Girovagavano per le piazze, per le viuzze... alla ricerca di una briciola qui, e di una nuova piccioncina da corteggiare di là. Era semplice, la loro vita! Spensierata, da un cielo di un girone all'altro, fra un pericolo ed una sfida.
    Il re del mondo! Così si sentiva, a poter ammirare tutti dal cornicione. Salvo spaventarsi, qualche volta, quando colto alla sprovvista vedeva anche loro affiancarlo nel cielo... come era possibile?! Umani volanti?! Un colpo al cuore!
    Qualcuno di loro, addirittura, in groppa ai suoi simili... piccioni giganti. Più grandi e più forti, ma pur sempre piccioni. Suoi fratelli! Come osavano loro, razza arrogante e finta amica, servirsi dei suoi amici per solcare i cieli, loro unica proprietà ora violata??
    Non andava bene, nossignore.
    Per questo, spinto non dal coraggio ma dalla curiosità, un giorno desiderò avvicinarsi a quell'enorme ed imponente albero. Perché lì si dirigevano i suoi amici da difendere?
    Non solo. Perché lì, se loro si avvicinavano, di sicuro vi avrebbe trovato anche del cibo!

    ...mai l'avesse fatto.
    Paura! Orrore!
    Non erano Columba Livia giganti e cresciuti, quelli! Creature bestiali, inimmaginabili... lo guardavano torvo, dal loro sguardo adirato... non lo volevano? Non lo riconoscevano come fratello?
    Umani, maledetti umani! Avevano corrotto anche loro, sicuramente... ah, ma stavolta non li avrebbe perdonati. Non sarebbero bastate un po' di briciole per farsi perdonare, stavolta... (certo, non le avrebbe rifiutate però!).

    Si poggiò su un ramo ad osservare la situazione.
    Cosa doveva fare?
    Ma certo! Richiamare i suoi fratelli! Tutti insieme, sarebbero stati più forti.

    TRRR TRRR!

    Urlava dunque a gran voce.

    TRRR TRRR!

    Ribadiva ancora più forte, nella speranza che potessero udirlo!
    Ma più lo faceva, e più gli altri volatili si arrabbiavano e si agitavano... cosa stava succedendo?!
    Lo stavano minacciando? Volevo allontanarlo?
    Aiuto, aiuto! Ed ora che cosa avrebbe dovuto fare?

    Inconsciamente, per la paura e la preoccupazione, il Piccione rilascia inconsciamente nell'area delle costanti bordate psioniche di media entità!

    Energia incontrollata
    Possedere dei poteri di cui non si detiene il controllo può risultare alquanto problematico, alle volte.
    Soprattutto per gli altri: non è fenomeno raro, difatti, che dalla mente di questa creatura alata venga improvvisamente rilasciata nei dintorni una bordata psionica in grado di causare mal di testa a chiunque si trovi nel suo raggio d'azione.
    La gittata e la potenza dell'emicrania causata dipenderanno dal consumo inconsapevolmente prosciugato dalla riserva energetica del piccione.
    Durata: 1 turno
    Consumo: variabile
     
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    Qualcosa lo distrasse, un rumore -o forse un verso- vagamente diverso a quello dei grifoni.
    Splendide creature alate loro, davvero, ma quando decidevano di far baccano erano in grado di spaccare i timpani: suono simile se non del tutto uguale a quello delle aquile a parte la non tanto trascurabile differenza del volume che, causa la loro mole decisamente più grossa rispetto ai succitati rapaci, rendeva le loro comunicazioni più accese udibili anche a parecchi chilometri di distanza.

    -Ma cosa diavolo...

    Non ebbe tempo di voltarsi che gli esplose un violento mal di testa, così improvviso ed intrinsecamente fastidioso che si trovò costretto a portarsi le dita laccate di nero alle tempie, mentre gli occhi aurei si chiudevano per il dolore. Strano, davvero strano. Lui non aveva mai mal di testa... e per quelle poche volte che ne era stato affetto comprese immediatamente che qualcosa non andava.
    Che fosse...?

    -Mh?

    Non appena ebbe modo di riaprire gli occhi, si rese conto che -cosa ancora più strana- i grifoni si erano a lui avvicinati. Avrebbe pensato volessero mangiarlo, se solo gli sguardi non fossero stati diretti verso qualcosa sopra di lui, alle sue spalle.
    Lo vide.
    Lì, sopra un ramo, solo.
    Un piccione.

    Quindi? Direste voi. Cosa c'è di interessante in un comunissimo piccione? Niente, ovviamente. Però quel piccione normale non era, e Quarion riuscì anche ad intuire perchè.

    -Ma guarda che bravo...

    Si trovò a commentare. Avrebbe potuto acchiapparlo come e quando voleva, tuttavia le bestie che ormai gli erano giunte ad un metro di distanza non glielo avrebbero permesso, alterate com'erano. E pensandoci non poteva nemmeno far loro del male, quindi doveva trovare un diversivo.

    -Uff..!

    Gli bastò fare spallucce, e tutti i volatili intorno a lui iniziarono a diventare... agitati. Poi, improvvisamente, si accasciarono al suolo contenti ed insolitamente fiacchi. Un Aviatore si avvicinò allo stormo dormiente per controllare: probabilmente non sarebbe più salito su quella grifonaia.

    -Ed ora a noi!

    Esclamò tutto contento. Poi prese dalla borsa un tramezzino lasciato a metà da una gita pomeridiana al boschetto lì vicino, dunque ne fece delle briciole che espose in bellavista sulla propria mano.
    E sul suo volto brillò un sorriso rassicurante.

    SODDISFARE LE MASSE»
    Derivazione: psion
    Descrizione: Si tratta principalmente di una tecnica ad area; tutti i soggetti che rientreranno in una determinata zona prossima al Galanodel (di grandezza variabile in base alle tecniche ad area secondo regolamento) saranno travolti da una bordata psion in grado di penetrare pelle ed ossa, giungendo dritta dritta al cervello dei malcapitati. Qui saranno azionate le aree che controllano le proporzioni ed i delicati flussi ormonali e sovraeccitate all'inverosimile in modo che le vittime siano totalmente travolte da un'ondata di libido incontrollabile ed inimmaginabile. Sebbene sia una tecnica istantanea, in quei pochi istanti, come si può ben supporre, la vittima sarà totalmente distratta dai suoi flussi ormonali incontrollati e, superato il momento massimo di "tensione emotiva", si ritroverà improvvisamente sfiaccata ed infinitamente stanca... tuttavia soddisfatta.
    Consumo: Variabile
    Drurata: Istantanea
     
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  4. un piccione
     
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    C'era qualcosa che non andava.
    Perché i fratelli non arrivavano in suo soccorso?? Era impensabile ipotizzare che non fossero da quelle parti... i piccioni sono ovunque, sempre! Il cibo ci stava, un luogo riparato dove preparare i nidi per i piccoli anche... che cosa non funzionava?
    ...e quell'uomo dai lunghi capelli? Non l'aveva visto arrivare, eppure a ben vedere si stava sempre più avvicinando... Non aveva paura? Quei columba livia giganti erano grandi quanto lui! Così spaventosi ed aggressivi... ecco, ecco, lo sapeva, li stava facendo arrabbiare!! Ed ora cosa avrebbe dovuto fare lui? Scappare? Nascondersi?
    Si agitava, si agitava avanti ed indietro fra le fronde del suo albero indeciso ed in pieno panico.
    Ma... d'improvviso...

    ...cosa era quella sensazione? Come poteva... oh, oh... non... come... le sue zampe... le ali aperte e tremolanti verso il cielo, lo sguardo perso nel vuoto... il respiro che manca, la pelle che pulsa, il corpo che si agita, che... che...
    ...!!!!!
    Si ritrovò accasciato su un lato senza neanche rendersene conto! Ansimante, spaventato eppur al tempo stesso soddisfatto! Come quanto terminava un pasto di lusso (quando nelle briciole restava qualche pezzetto di prosciutto), dopo aver mangiato talmente tanto da faticare persino ad alzare la testa.
    Era stata l'esperienza più bella della sua vita! Erano stati i suoi fratelli giganti a consentirgli di viverla, oppure...
    AH! Era arrivato vicinissimo!!! Come aveva fatto? L'aveva distratto, maledetto umano! Ecco chi era stato, ecco chi era stato!
    ...ecco, chi era stato.
    Il terrore si placò, nel giovane Columba livia spaesato, e lo sguardo... parve quasi assottigliarsi compiaciuto.
    Quell'uomo... gli sorrideva. Ed era bello come il sole! Lo aveva fatto stare bene, lo aveva aiutato a calmarsi, ed ora... ed ora gli offriva anche del cibo?! La testolina scattò fulminea su un lato, per poter osservare con più precisione la situazione.
    Non stava sognando? Pane bianco, pane morbido e delicato?
    Quell'umano.. quell'umano... no, non era un umano lui... era... la leggenda! Il leggendario umano buono! Un fratello! Esistevano davvero dunque? Non era una falsa speranza, una bugia?
    Non si rese neanche conto di quello che stava facendo, quando schiuse le sue ali e si lanciò nel nulla, in un volo liberatorio verso il paradiso che lo accoglieva a braccia aperte.
    Gli si posò sul braccio, e per la prima volta non ebbe paura di avvicinarsi. Non... non sapeva perché, ma lui, lui non gli avrebbe fatto male. Lo rasserenava, lo faceva sentire a casa!
    Un vero intenditore di uccelli, forse? Non lo sapeva, però gli piaceva!
    E neanche si rendeva conto di quello che stava facendo, beato com'era in quell'incanto, il piccolo ingenuo Columba livia che becchettava felice e contento... oh, chissà cosa avrebbero detto i suoi fratelli quando l'avrebbero saputo: l'umano buono!
    Incredibile...

     
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    Evidentemente il suo piano aveva funzionato: il piccolo volatile lo raggiunse per becchettare sulle sue mani ricolme di briciole senza attaccarlo. Probabilmente aveva stabilito un rapporto di fiducia, e dal momento in cui aveva inviato energia psionica anche i mal di testa erano scomparsi, forse generati inconsapevolmente dalla bestiola in un possibile stato di agitazione, tipico di molti individui che godevano di capacità mentali insolite. Lui per primo ricordava di averlo fatto da ragazzino, in particolar modo quando, preso da uno stato di euforia mista a passione, aveva provocato lo svenimento di Drusilia sul suo letto semplicemente avvicinandosi, probabilmente grazie a qualche potere usato inconsapevolmente.
    Se solo gli altri non fossero arrivati in quel momento...

    -La vita è dura, amico mio...

    Gli avrebbe accarezzato la testolina delicatamente.
    La sua missione era ormai compiuta; niente nemici, niente apocalissi o congiure: un semplice piccione. Tuttavia sapeva che non sarebbe stato giusto lasciarlo lì. Probabilmente lo avrebbero cacciato, e qualche malintenzionato avrebbe perfino potuto uccidere la povera creatura che di fatto dimostrava un potenziale di base assolutamente sconvolgente, considerando quanto fossero "rinomate" le capacità cerebrali di un piccione.
    No, non avrebbe sopportato un simile pensiero.

    -Facciamo che ti porto con me.

    Sorrise tenero, mentre si voltava verso l'uscita.

    -Ti insegnerò tante cose belle, ed in cambio avrai tutte le bricioline che desideri!

    E così il fantasma del Galanodel sarebbe sparito oltre la soglia, lasciando tuttavia dietro di sè i terribili segni del suo passaggio: nessuno saprà mai chi, per volere di un fato crudele e meschino, avrebbe ricevuto l'ordine di far riprendere le bestie per poi, ahimè, pulire ciò che era stato generato.
    Un mistero come tanti in quel di Laputa, e forse era meglio per tutti che restasse tale.

     
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  6. un piccione
     
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    Anche le coccole!
    L'ultima volta che le aveva ricevute, era ancora quasi un pulcino... la mamma picciona era solito posarsi su lui ed i suoi fratelli per riscaldarli, e nel farlo li accarezzava dolcemente con la sua testa. Quanto gli mancava quella sensazione! Si sentiva al sicuro, protetto ed al caldo...
    Semmai potesse aver conservato ancora dubbi, ora aveva soltanto certezza: gli voleva bene. Mai avrebbe pensato di provarlo per un umano, ma... lui andava ben oltre.

    TRRR!

    Era contento, e con quel suo verso per nulla preoccupato ci teneva a comunicarglielo.
    Rilassato e coccolato, protetto e con un vassoio riverito di squisito cibo... se anche fosse stata una trappola, quella, sarebbe stata la morte più dolce che avrebbe mai potuto immaginare.
    Si appollaiò dunque, piegando e nascondendo le sue zampette sotto il piumaggio fitto e variopinto, noncurante oramai dello scenario circostante.
    Chi se ne importava dei bestioni lì intorno? Nessuno poteva raggiungerlo, ma tutti potevano, anzi dovevano, invidiarlo: lui era l'uccello di Quarion, il solo ed unico.
    Dove lo stava portando? Non importava, per lui sarebbe andato bene. Mai più si sarebbero separati, oramai amici per sempre legati.

    Socchiuse gli occhi, poggiò la testolina ai capelli del compagno, e finalmente rilassato e rasserenato si sarebbe addormentato.
    Fra briciole, coccole e bellissimi sogni alati.
    Iniziava una nuova vita, per il piccolo ed innocente Columba Livia.
    Una vita da prescelto, una vita speciale: lui era l'uccello di Quarion.
    Il solo, bellissimo, unico e da tutti desiderato.

     
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