[CC] Riemerso dalla Foresta

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    Mago guerriero, amante dei gufi e signore della piromanzia.

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    Da quando aveva chiesto aiuto in maniera anonima mediante un bando che aveva diffuso ad Isvàn senza firmarlo, era trascorsa un’intera settimana senza che nessuno dei diretti testimoni di quegli eventi avesse saputo nulla di lui, così come nessuno di coloro che avessero eventualmente ascoltato il loro racconto avrebbe potuto vederlo, neppure andandolo a cercare nella Foresta di Fanedell.
    Ma dopo setti tramonti e sette albe, finalmente quella figura avvolta nel proprio mantello rosso era finalmente riemersa dalla foresta. Come se nulla fosse successo, si presentò alla Regia Dogana, dove si identificò e le guardie, ormai abituate a vedere quell’ufficiale nei momenti più impensabili e ad intervalli irregolari, non gli fecero domande e lo lasciarono entrare tranquillamente in città, inconsapevoli di ciò che era successo e di ciò che sempre faceva quel misterioso ed ombroso individuo al di fuori della città. Eppure, secondo la visione comune, era uno dei servitori e allo stesso tempo dei rappresentanti della Dama Azzurra, così come lo erano tutti gli ufficiali e i Cavalieri Celesti in genere… per quanto questi a volte potessero apparire dubbi, com’era il caso di chi era appena passato.
    Nella sua mente, mentre percorreva di nuovo le vie della variegata ed armoniosa civiltà edificata da Lady Kalia, risuonavano ancora le parole della driade e ciò che avvenuto quando, a suo dire, la mente del mezz’elfo era rimasta distante dal suo corpo. L’esperienza era stata in effetti piuttosto insolita, soprattutto per lui che non apparteneva per nulla al popolo propriamente silvano, così come la sua conclusione aveva delle conseguenze che ancora lo stavano lasciando… non indifferente, nonostante la sua lunga carriera gli avesse già riservato le sorprese più varie ed inverosimili. E tuttavia, non aveva avuto ancora modo di provare qualcosa del genere, qualcosa che non sarebbe scomparso a breve, ma l’avrebbe probabilmente accompagnato per il resto dei giorni che ancora gli rimanevano. Qualcosa di cui avrebbe forse parlato con la Dama Azzurra, anche se forse era un’altra la persona che meglio avrebbe saputo aiutarlo a comprendere appieno ciò che gli era successo.
    Alla fine, il vecchio shinobi, ancora avvolto da mantello e cappuccio rossi per non destare troppa inquietudine tra la popolazione e certe guardie che magari ancora non sapevano chi fosse, arrivò ai cancelli di Lordaelon. Lì superò ancora una volta i controlli e, incontrando un paggio sulla via per la sala delle udienze, chiese di poter essere accompagnato ed annunciato all’Alfiere: con ogni probabilità, la signora in questione già sapeva del suo arrivo, ma non voleva essere troppo diretto o scortese infrangendo cerimoniali di corte ai quali non era più granché abituato… e a cui neppure era in fondo tenuto.
     
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    Con gesti misurati e l’esperienza accumulata in quella pratica abitudinaria, le bianche mani della Castellana piegarono in tre il dispaccio con le ultime novità, riponendolo nella busta da lettere a lui adibita e rigirandosela tra le mani prima di imprimervi il suo sigillo e consegnarla al messaggero con un sorriso e l’augurio di un buon viaggio.

    Badare alla burocrazia era talvolta noioso, e tuttavia necessario... e due volte a settimana si recava in quella camera e si prefiggeva di sbrigarla tutta durante le ore diurne: la Sala delle Udienze era per lei un punto strategico dove condensare le attività della giornata, poiché -grande, spaziosa e sfarzosa- era adatta ad accogliere funzionari e nobili, ma la sua breve distanza dalle Aule di Guarigione le permetteva non farsi attendere quando a giungere da lei erano feriti bisognosi di cure.

    Non appena le doppie porte si schiusero, lo sguardo blu come l’oceano abbracciò la figura ormai nota del nuovo arrivato, e osservandolo per un lungo istante -pensierosa-, la fanciulla reclinò graziosamente la testolina azzurra da una parte e sorrise.


    « Bentornato, Masahiro. »
    salutò, preparandosi a ricevere un dettagliato rapporto sulla sua ultima missione
    « Che notizie porti da Fanedell...? »

     
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    Era ancora tutto piuttosto nuovo per lui: quel nuovo potere, le parole della driade, il tempo trascorso: nonostante i poco piacevoli e ancor meno chiari risvolti che aveva avuto la comparsa di un suo vecchio nemico proprio nella Foresta, quello che aveva ricevuto i cambio lo faceva sentire all'improvviso come nel giorno in cui aveva scoperto e risvegliato i propri Sensi Arcani per la prima volta: stordito e quasi brillo dalle nuove sensazioni che provava. Prima di allora, il vecchio ninja aveva solo percepito la magia, mai prima di allora aveva avuto modo di percepire persino la vita tutt'intonro a sé! Era come riscoprire il mondo una seconda volta con occhi completamente diversi.
    Con passi lenti e non esattamente misurati, lo shinobi arrivò fino alla sala delle udienze, stimolato e sorpreso ogni volta da impulsi e percezioni di vita vegetale e animale, dai più piccoli insetti di cui non si sarebbe nemmeno accorto alle piante cui non avrebbe prestato altrimenti più attenzione di una singola vista durante il suo passaggio. E quando infine si presentò al cospetto dell'Alfiere, non appena la portata dei suoi Sensi Arcani la sfiorò, la percezione che ebbe di lei fu diversa dalle altre e più ricca: non solo la portata della sua forte magia, ma anche la vastità della sua vita. Lo shinobi aveva sempre avuto varie idee, ma dalla sua riemersione dalla Foresta di Fanedell qualcosa era irrimediabilmente cambiato in lui.
    "Mia signora" la salutò con leggero inchino. Lei gli chiese poi quali notizie portasse dal luogo dov'era rimasto per molto tempo, più del dovuto rispetto ai suoi usi e alle sue intenzioni. Sulle prime non rispose, ancora incerto su ciò che provava ed in difficoltà nel gestire le sue nuove percezioni, poi perché non sapeva bene che cosa dire, perché in fondo in tutto quel tempo poteva non essere il primo a far visita alla Dama Azzurra per riferire di quegli stessi eventi.
    Alla fine riuscì a trovare le parole adatte. "Porto notizie mio malgrado tardive, ma nessuna preoccupante nell'immediato, mia signora. Ma posso presumere che gli eventi e la causa del mio ritardo vi possano essere stati già riferiti da un'altra persona..."
    Il riferimento era ad Amelie, la figlia stessa della Dama Azzurra. Non riusciva a capire se fosse una figlia naturale o adottiva e non aveva modo di saperlo... ma quel dettalgio era comunque emerso con molta chiarezza nei sotterranei in cui erano stati traspotati dal pomposo ed ambizioso maghetto evocatore.
    Non aggiunse altro, in attesa di sapere se e come sarebbe stata accolta la notizia e se la stessa Dama Azzurra ne fosse già informata e se volesse da lui solo le spiegazioni di contono o la sua versione dei fatti effettivamente avvenuti. In effetti forse era l'unico a poter dare spiegazioni esaustive su certi risvolti della vicenda... incluso Korador.
     
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    "Mia signora"

    Il mezz’elfo la salutò con il solito spartano inchino che era solito rivolgerle nelle loro rare occasioni di incontro, ma quando venne il momento di rispondere alla domanda che gli era stata posta, accadde qualcosa che lasciò la Castellana perplessa, inducendola a reclinare la testolina cerulea da una parte e ad inarcare un sopracciglio perplessa - quasi preoccupata: Masahiro taceva. Masahiro, sempre così loquace e prodigo di dettagli nel rendicontare le sue missioni, taceva.

    "Porto notizie mio malgrado tardive, ma nessuna preoccupante nell'immediato, mia signora."
    esordì il Gufo dopo un lungo silenzio, cercando ancora di riordinare i pensieri
    "Ma posso presumere che gli eventi e la causa del mio ritardo vi possano essere stati già riferiti da un'altra persona..."

    « Amelie e Brifos mi hanno riportato la faccenda, ma... »
    replicò, alzandosi dal suo seggio e raggiungendo l’esploratore per prenderlo sottobraccio
    « Ora però preferirei che ti sedessi un momento: hai l’aria un po’ provata. »

    E senza dargli la possibilità di rifiutare, la Dama Azzurra lo indirizzò al tavolino e alle poltroncine defilate in una delle navate laterali, accompagnandocelo perché si accomodasse e servendogli una tazza di thè per distendergli i nervi.

    « Sei sicuro di sentirti bene...? »

     
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    Il suo silenzio doveva essere durato fin troppo rispetto al solito e anche e soprattutto al dovuto, tanto che la sua signora espresse la sua preoccupazione anche fisicamente inclinando la testa. Quando infine parlò, la Dama Azzurra gli rispose che in effetti ben due persone, Brifos e Amelie, avevano già fatto rapporto sulla situazione avvenuta una settimana prima e poi si alzò e gli mostrò ancora una volta la premura che già altre volte l'avevano contraddistinta, ma senza dargli nemmeno la possibilità formale di rifiutare in quel momento, asserendo come lo stesso ninja sembrasse ancora provato. In effetti non poteva darle torto, anche se il suo spaesamento non era dovuto ad alcun fattore fisico, bensì a causa del mondo fisico e del modo in cui lo stava percependo letteralmente per la prima volta.
    Quando poi Lady Kalia gli chiese se stesse bene, la risposta che gli sorse spontanea sarebbe stata per certi versi spiazzante: "Fisicamente sto bene, mia signora... quasi come nel momento in cui mi avete riportato in vita anni fa." Fece una pausa e si appoggiò allo schienale della sedia, come a voler cercare di capire bene e di ricordare le cose, rilassandosi allo stesso tempo al contrario di quello che aveva appena asserito. Prima di parlare, tornò però in una posizione più consona ad un dialogo e continuò: "Come i Saggi vi avranno riferito, sono caduto in uno stato semicomatoso alla fine della lotta con il demone invasore della Foresta di Fanedell e la natura mi ha racchiuso e protetto per tutto questo tempo. Tutti questi sette giorni li ho passati con la coscienza distante dal mio corpo, senza vere consapevolezza di ciò che mi accadesse intorno. E quando questa mattina finalmente mi sono risvegliato, la stessa driade che avevamo soccorso nella Foresta mi ha accolto e mi ha riferito ciò che era avvenuto in questo tempo. La Fanedell si sta risanando e rigenerando da sé, contrariamente alle mie previsioni e tutti coloro che hanno dato un contributo alla lotta hanno ricevuto qualcosa dalla Foresta."
    E qeullo che stava per aggiungre aveva una nota particolare e soprattutto era la vera causa della sua apprenza così strana, tanto che anche in quel momento non sapeva ancora bene con quali parole esprimere quell'evento. Dopo qualche istante, si riprese ed espose la causa di tutto quel turbamento: "Nemmeno io, che non lo meritavo perché l'intera vicenda è in un certo senso colpa mia, sono stato esente da una ricompensa da parte della foresta... ma ciò che la natura mi ha donato va oltre i termini meramente fisici. Non so spiegare né come sia avuto né perché la natura abbia deciso di farlo, ma io sono cambiato dentro. O per meglio dire, le mie facoltà sono cambiate. Sono state... amplificate." Sospirò prima di continuare: "Non riesco ad esprimerlo chiaramente, forse perché non riesco ancora a realizzarne bene io stesso la portata di ciò che mi è stato fatto e dato... ma ora posso... posso sentire la vita tutt'intorno a me. Tutta. Integralmente... in ogni sua forma. E questo... è qualcosa di completamente diverso: prima mi accorgevo di buona parte della vita intorno a me o almeno così credo... ora invece la sento integralmente, la percepisco in una maniera molto più profonda che con i normali cinque sensi. Anche la vostra vita ora mi è apprsa e l'ho percepita nella sua dimensione fin da quando i miei Sensi Arcani si sono posati qui e non hanno percepito solo la vostra magia latente. E questa cosa... mi disorienta più di quanto non abbia mai fatto il risvelgio della mia sensibilità perla magia. Anzi, anche rispetto ad essa è una cosa completamente diversa" aggiunse scuotendo leggermente il capo "perché quella è stata un percorso mirato, cercato e voluto, ma soprattutto graduale. Questo dono della foresta invece è giunto inaspettato ed integrale, spiazzante nella sua immensità. Io... credevo di essere tornato nelle lande della morte al mio risveglio e forse lo crederei ancora se la driade non mi avesse assicurato il contrario."
    Quando ebbe finito, tornò a guardare più direttamente la donna e le disse ancora: "Perdonatemi se vi ho fatto preoccupare, mia signora, ma ancora devo... prendere confidenza con questa nuova parte di me stesso."
    Non trovava parole migliori per descrivere il suo spaesamento, ma era sicuro che lei avrebbe capito. E se Amelie fosse stata nei paraggi, forse anche lei avrebbe saputo aiutarlo a capire meglio che cosa gli stesse capitando, dato che lei aveva maggiore affinià con la natura di quanto lo shinobi non avesse mai avuto. Ma in quel momnto non la percepiva lì intorno... anche se, ovviamente, il suo campo percettivo era limitato e non poteva escludere che non fosse nel Maniero.
    "Piuttosto, spero che vostra figlia non abbia riportato danni o traumi per colpa dell'espeienza che ha vissuto accompagnandomi all'interno dela Foresta di Fanedell" disse dopo un po' per cambiare in parte argomento e per sincerarsi delle condizioni della Fata.
     
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    "Fisicamente sto bene, mia signora, quasi come nel momento in cui mi avete riportato in vita anni fa."

    Per un istante, il Ninja si abbandonò contro lo schienale della poltroncina per ordinare le idee, e quando lo ebbe fatto cominciò a narrarle l’accaduto dal suo punto di vista: come era diventato tutt’altro che raro negli ultimi tempi, Fanedell era uscita vittoriosa dall’ennesimo assalto di forze oscure che sempre cercavano di contaminarne l’ineguagliabile forza vitale, e -secondo la loro indole- le creature silvane avevano elargito la loro ricompensa ai soccorritori di turno.

    Eppure, nonostante l’ovvietà di quella prassi, Masahiro sembrava davvero sorpreso... e il fatto che una tale reazione stesse verificandosi proprio in un tipo stoico come lui -che non mostrava mai entusiasmo per niente-, rese la Castellana piuttosto attenta al resto della storia; tuttavia, non interruppe il fiume in piena delle sue parole nemmeno questa volta, e sorvolò sul fatto che l’elfo si fosse imputato la colpa dell’incidente nel bosco: già una volta il Gufo l’aveva avvertita delle tragedie che avevano segnato la sua vita e che ancora lo seguivano come un’ombra... e poiché si trattava di cose che esulavano dal suo controllo,
    non sarebbe stato giusto farglielo pesare.

    Men che mai in quel momento in cui, nel confuso smarrimento dovuto alla sua nuova condizione, l’Esploratore sembrava -forse per la prima volta da quando lo aveva incontrato- del tutto umano.

    "Perdonatemi se vi ho fatto preoccupare, mia signora, ma ancora devo...
    prendere confidenza con questa nuova parte di me stesso.
    "
    ammise il mezz’elfo, prima di indirizzare il colloquio ad altri argomenti
    "Piuttosto, spero che vostra figlia non abbia riportato danni o traumi per colpa dell'esperienza che ha vissuto accompagnandomi all'interno della Foresta di Fanedell"

    « Non c’è da preoccuparsi... »
    lo rassicurò la Dama Azzurra, rivolgendogli un sorriso gentile
    « Amelie può sembrare delicata come un fiore, ma in lei c’è più di quanto non colpisca alla vista; ha una forza segreta che sbalordisce, come quella che hai visto a Fanedell. »

     
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    Per fortuna, Amelie stava bene e non sembrava aver ricevuto grossi traumi dall'esperienza passata. Ciò era un bene e anche la Dama Azzurra gli confermò ciò che aveva visto in prima persona: la fata era tanto dolce e delicata nella normalità quanto imprevedibilmente forte e robusta nell'animo nei momenti che avrebbero abbattuto molti altri.
    "Ciò mi solleva" replicò a rapido giro il vecchio mezz'elfo. "Non credo mi sarei perdonato tanto facilmente se Amelie fosse rimasta ferita in qualche modo da qualcosa del genere."
    Quindi decise di cambiare argomento: Lady Kalia sarebbe forse rimasta sorpresa da una dimostrazione di attaccamento da parte del ninja nei confronti di qualcuno in particolare, soprattutto se si trattava addirittura di sua figlia, ma era una questione che avrebbe approfondito solo su sua richiesta.
    "Avete detto che Amelie e Brifos vi hanno già riferito gli eventi intercorsi a Fanedell, quindi avete già il quadro generale di ciò che è avvenuto, ma temo di essere io ancora una volta una delle possibili chiavi d'interpretazione di questa vicenda. C'è qualcosa in particolare che vorreste che io approfondisca?"
    In caso contrario, sapeva che cosa riferirle e in cosa fosse bene che l'Alfiere venisse avvertita.
     
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    "Ciò mi solleva. Non credo mi sarei perdonato tanto facilmente
    se Amelie fosse rimasta ferita in qualche modo da qualcosa del genere.
    "

    Con un sorriso benevolo, la donna cerulea si limitò a muovere un cenno di assenso col capo, anche se una certa perplessità le arcuò appena un fine sopracciglio: naturalmente, poteva ben comprendere che una creaturina dolce e adorabile come Amelie suscitasse simpatia e tenerezza in quanti la incontravano -d'altronde, era stato per quello stesso sentimento che l'aveva presa con sé-, ma... per un tipo ruvido e anaffettivo come le si era sempre presentato Masahiro, la cosa assumeva un connotato curioso. Quasi sospetto. Una sensazione rafforzata dalla rapidità con cui il Ninja tentò di cambiare argomento.

    "Avete detto che Amelie e Brifos vi hanno già riferito gli eventi intercorsi a Fanedell..."
    proseguì il mezz'elfo, tornando al motivo della sua visita
    "...quindi avete già il quadro generale di ciò che è avvenuto, ma temo di essere io ancora una volta una delle possibili chiavi d'interpretazione di questa vicenda. C'è qualcosa in particolare che vorreste che io approfondisca?"

    Pacata e riflessiva come suo solito, la Dama Azzurra si prese qualche istante di silenzio per pensare, e non tanto a cosa fare, ma a come dirlo: dopotutto, per quel che aveva avuto modo di conoscerlo, aveva maturato l'idea che le visite dell'Esploratore fossero sì finalizzate alla sua mansione per conto del presidio... ma anche a fornirgli un'occasione per sfogarsi almeno un po' dei numerosi traumi di quel passato che il guerriero seguitava a tenere celato per sé.

    « Dipende da te, Masahiro... »
    rispose con dolcezza e pazienza la Castellana, prendendo posto di fronte a lui
    « ...cos'è che credi sia importante confidarmi? »

    Cosa ti tormenta questa volta...?

     
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    Le risposte della Dama Azzurra furono piuttosto eloquenti, anche se la prima reazione fu completamente priva di parole: non gli sfuggì infatti il sopracciglio inarcato della signora dell'Est quando aveva accennato a sua figlia e per un istante si immaginò quali potessero essere le preoccupazioni di un genitore nei confronti del proprio pargolo, ma non vi riuscì: non era mai diventato padre, benché lo avesse voluto a lungo e con due donne diverse e non aveva mai adottato nessuno, per cui non sapeva esattamente cosa potesse provare un genitore quando si parlava ai propri figli. Si ripropose tuttavia di fare più attenzione la prossima volta che si fosse venuto a toccare quell'argomento con lei: poteva solo presumere certe cose, ma quello era un terreno troppo accidentato perché sapesse muoversi con sufficiente sicurezza... o volesse farlo.
    Piuttosto pensò a cosa rispondere alla Dama Azzurra: era evidente che lei fosse pronta per sentire qualche altra sua storia riguardo al passato, ma in quel momento si chiese se fosse davvero il caso di farlo: in fondo lei aveva già avuto la forza di ascoltare della sua perdita di Nariko di fronte ad Ab Dinagh Zì e non ne era rimasta esattamente indifferente... senza contare che in quel momento lei era disposta in una maniera forse non ordinaria per via dell'accenno che aveva fatto ad Amelie, verso la quale lo shinobi ancora non capiva bene che cosa provasse... anzi, non sapeva se valesse la pena riprovare a provare qualcosa per qualcuno al di là del mero rispetto. Che fosse nei confronti della Fata o della stessa interlocutrice che aveva dinnanzi, poteva permettersi di instaurare di nuovo dei legami senza che per ciò stesso la vita delle altre persone fosse messa in mortale pericolo? Non poteva saperlo.
    Lo shinobi, accantonando per il momento quell'interrogativo, decise di risparmiare alla Dama Azzurra la storia della nascita di Korador e del suo gemello Jorador e di come loro avessero portato orrore e morte in molte terre fino a quando lo stesso Jorador, la mente del duo, venne finalmente annientata dal suo Katon Zantetsuken e di come quasi vent'anni più tardi Korador si fosse unito al Cerchio Demoniaco...
    "Le vicende di Fanedell sono chiare, così come i rimedi che immagino vi siano stati proposti, mia signora. Quello che invece credo nessuno sappia è il fatto che il Demone che ha attaccato la Foresta non è solo un mio vecchio nemico, ma anche parte di un'organizzazione di Demoni nota come Cerchio Demoniaco, un'unione dei venti demoni più potenti della loro stirpe, nata unicamente allo scopo di distruggere me e tutto ciò che rappresentavo nel mio mondo. Un'unione... che alla fine, per cercare di distruggermi, ha utilizzato un'incantesimo proibito che ha causato l'apocalisse di Phlenmor." A rapido giro, abbassò involontariamente la voce, dimezzandola nel ricordare il nome di ciò che aveva distrutto tutto il suo mondo, tutto ciò che gli era rimasto e per cui aveva lottato. "L'Onda di Luce Siderale..."
    Dopo la morte di Dalia, Phlenmor era tutto ciò per cui aveva deciso di continuare a combattere, ma alla fine, a pensarci bene, aveva finito per perdere tutto, tranne praticamente la vita, il passato ed il Semper Fidelis. Era forse un caso che Korador era apparso la settimana appena passata? Aveva inconsapevolmente cominciato ad attaccarsi ad Endlos o anche solo ad una sua parte e per ciò stesso il destino aveva ripreso a perseguitarlo per strapparglielo? Assurdo... ma non impossibile. Non per lui.
    Riprendendosi, continuò a parlare come prima: "Se non ho capito male, Korador era l'unico del Cerchio Demoniaco ad essere arrivato su Endlos e non ha fatto in tempo ad avvertire gli altri del fatto che io fossi sopravvissuto. Ma per un attimo ho temuto che si fosse avverato ciò che da sempre ho temuto e di cui vi h fatto partecipe praticamente fin dalla prima volta che ci siamo incontrati, nel giorno stesso del mio approdo in Endlos. In parte quel timore si è avverato: non sono l'unico sopravvissuto di Phlenmor, ma con me è sopravvissuta la parte peggiore. E se essa sapesse che sono vivo e qui... temo di rivedere quell'apocalisse di luce e di non sopravvivervi una seconda volta. Non perché mi ha già sottratto più di quanto non abbia mai fatto altro nella vita, quanto perché ora come allora non potrei fare nulla per impedirlo... e ora, non sono che un decimo di quello che ero e per quanto abbia riacquistato alcuni dei miei poteri, non ritornerò mai alla mia forza originaria" soggiunse non con pessimismo, ma con la tragica consapevolezza di chi sapeva bene quello che diceva.
    "Spero che ciò non avvenga mai... ma è questo ciò di cui dovevo mettervi in guardia, Dama Azzurra. Se sentite parlare del Cerchio Demoniaco da altre persone che non sia io, vi esorto e vi scongiuro a non avere pietà: se sapessero chi sono in realtà e della mia eistenza, nessuno di loro ne avrebbe per l'intera Endlos. E non posso escludere che ciò è già stato scatenato possa essere usato una seconda volta."
    Quello era il suo unico vero timore: che qualcosa avesse potuto o voluto distruggere ancora qualcosa semplicemente perché lui era lì... e potesse anche solo importarglien qualcosa, se non di più.
    L'avrebbe compreso la Dama Azzurra?
     
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    Rispettò il silenzio di Masahiro quando questi fece una pausa, pur intuendo -senza discernimento- che il suo animo fosse in balia di avverse e scostanti maree, e prestò quietamente orecchio al nuovo frammento di storia che le veniva offerto non appena il Ninja si sentì pronto a continuare la narrazione: la distruzione del suo mondo era stata dunque dovuta alla congiura di creature desiderose di distruggerlo... una consapevolezza pesante da portare nel cuore.

    Con mente lucida, la Dama Azzurra ripose con cura nella memoria ogni informazione che potesse tornare utile per cogliere i segni futuri, ma non si lasciò scuotere da quelle rivelazioni, perché era suo dovere -verso la sua gente ed il popolo di Endlos- restare salda nell'avversità e prestare soccorso e aiuto a quanti ne avevano bisogno; dopotutto, l'elfo era provato da gli anni di una lunga vita, segnato da innumerevoli dispiaceri di lutti e traumi.... semplicemente, non poteva privarlo del suo sostegno o gravare ulteriormente la sua precaria condizione cedendo al timore per una minaccia fantasma non ancora reale.

    "Spero che ciò non avvenga mai... ma è questo ciò di cui dovevo mettervi in guardia, Dama Azzurra. Se sentite parlare del Cerchio Demoniaco da altre persone che non sia io, vi esorto e vi scongiuro a non avere pietà."
    concluse lo shinobi, confidandole quel suo rammarico
    "Se sapessero chi sono in realtà e della mia esistenza, nessuno di loro ne avrebbe per l'intera Endlos. E non posso escludere che ciò è già stato scatenato possa essere usato una seconda volta."

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    « So che hai ben donde di essere preoccupato, Masahiro... »
    lo rassicurò la fanciulla celeste con voce gentile, posandogli una mano sulla sua
    « ...ma -proprio come hai visto succedere per Fanedell- ci sono forze in questo mondo che non resteranno a guardare senza far nulla. »
    le labbra rosse e ben disegnate si piegarono in un dolce e materno sorriso
    « Qualsiasi cosa sia in arrivo, non devi affrontarla da solo; fidati di quello che dico:
    i tuoi alleati hanno più risorse di quelle che tu e i tuoi nemici possiate immaginare. »

     
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    L'Alfiere dell'Est rimase ad ascoltare quanto aveva ancora da dirle lo shinobi in assoluto e rispettoso silenzio, rimanendo salda nella sua posizione di reggente anche quando si palesò la vera minaccia per Endlos, che per certi versi Masahiro stesso rappresentava per tutto e tutti nel semipiano.
    Lei poi gli appoggiò una mano e gli sorrise in maniera calda e materna, con chiaro intento consolatorio. Forse non aveva capito fino in fondo a cosa si stesse riferendo, ma d'alltronde solo lo shinobi stesso sapeva esattamente di cosa stessero parlando: quelli erano stati per molti anni i suoi nemici peggiori e anche presi singolarmente erano ormai avversari molto più pericolosi di quanto non lo fossero su Phlenmor, ora che aveva perso praticamente tutti i suoi poteri.
    La Dama Azzurra non capiva fino in fondo tutto, ma non gliene faceva una colpa, anzi: era stata fin troppo buona e coraggiosa con lui. Ma la sua fiducia nelle forze di quel mondo... certo, era lodevole e per certi versi giustificata, almeno entro i confini dell'Est, ma se il Cerchio Demoniaco avesse colpito nella sua interezza un mondo esponenzialmente più piccolo rispetto a Phlenmor, anche le migliori reazioni del mondo avrebbero rischiato di non bastare.
    Nascose tuttavia immediatamente l'amarezza e la sensazione di dejà vù e ricambiò il sorriso della Dama Azzurra con un'espressione improvisamente stanca: era vecchio e cominciava a sentirlo. Soprattutto cominciava a pesargli la vita sempre nascosta che conduceva da praticamente tutta la sua esistenza. Ma sapeva altrettanto che avrebbe dovuto continuare in quel modo a sostenere quel fardello fin quando fosse stato necessario.
    Lo sapeva e lo avrebbe fatto. Da solo.
    Infine il ninja si ritrasse e si alzò, offrendo poi la mano per aiutare la Dama Azzurra ad alzarsi a propria volta. Una volta entrambi in piedi, avrebbe aggiunto: "Vi ringrazio, mia signora: come al solito siete molto comprensiva con me e vi chiedo perdono..."
    Quindi si sarebbe allontanato di alcuni passi, ma poi si sarebbe fermato e voltato di tre quarti prima di aggiungere: "Spero che un giorno tutto questo finisca e possa farmi perdonare... e rivelare chi sono senza timore di mettere in pericolo chi mi ha sempre ascoltato senza sapre chi io sia. Smettere di nascondermi... almeno con voi."
    Quindi, senza indugiare oltre, se ne sarebbe andato di nuovo dal palazzo. Nessuno sapeva né avrebbe potuto dire che di lì a pochi giorni un Sntuario sarebbe comparso sulla sommità della Cascata Dior eavrebbe portato con sé delle oscure verità ignote persino al vcchio mezz'elfo che si celava sotto una maschera da ninja.
     
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    Con un tirato sorriso di circostanza, ennesima -triste- riprova di sfiducia verso il suo prossimo, il vecchio Guerriero si ritrasse dal contatto con l'Alfiere... e la Dama Azzurra lo lasciò fare, senza opporsi e senza perdere il suo sereno sorriso comprensivo, perché non esiste modo per infondere fiducia in qualcuno se non offrendola per primi, custodendola sempre nel cuore, con pacata determinazione e incrollabile pazienza.

    Poiché quello era il suo voto, la fanciulla eterna sapeva quanto fosse difficile non cedere allo sconforto, e proprio per quello sentiva di non poter certo biasimare lo Shinobi per il suo disfattismo: non era stato in grado di salvare il suo mondo né di proteggere le persone che amava -consapevolezze capaci di spezzare la volontà e lo spirito-, e ora che i colpevoli erano emersi dalle ombre del passato per tormentarlo ancora, la Castellana poteva solo immaginare quanto Masahiro dovesse essere intimamente
    spaventato dall'eventualità che quella sua antica sconfitta -come padre, come marito, come reggente, soldato e uomo- potesse ripetersi, portandogli di nuovo via ogni cosa.

    Purtroppo, così funziona la natura umana: più a lungo tenebre e dispiaceri ci consumano, più difficile diventa riuscire a scorgere la luce... e proprio per quella ragione, Kalia credeva fermamente di dover superare quel limite, conservare viva la speranza, e mantenere gli occhi bene aperti ad ogni chiarore -anche il più flebile- che si affaccia timido lungo la nostra strada, e che potrebbe guidarci attraverso le avversità; dopotutto, il mezz'elfo poteva dubitare delle sue parole, ma quando e se le circostanze più nefaste si fossero avverate, avrebbe scoperto di non essere solo, e avrebbe visto da solo la verità dei fatti.
    Proprio come era già successo anche a Fanedell.

    "Vi ringrazio, mia signora: come al solito siete molto comprensiva con me e vi chiedo perdono..."
    replicò il Gufo, alzandosi e tendendole la mano per aiutarla a far lo stesso
    "Spero che un giorno tutto questo finisca e possa farmi perdonare... e rivelare chi sono senza timore di mettere in pericolo chi mi ha sempre ascoltato senza sapere chi io sia. Smettere di nascondermi... almeno con voi."

    Così dicendo, il Ranger prese la via dell'uscita, e la Signora dell'Est lo seguì con lo sguardo di zaffiro fino alla porta; intrecciando tra loro le dita sottili delle mani diafane in un nodo delicato, le morbide labbra rosse scolpirono un sussurro soffuso.

    « Quel giorno, sarò qui... »
    mormorò una volta rimasta sola

    Le sue parole si persero nell'eco dei passi, lungo il corridoio delle armature.



    Edited by Madhatter - 8/1/2013, 12:28
     
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