[CC] Rapporto dai sinistri risvolti

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    Mago guerriero, amante dei gufi e signore della piromanzia.

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    Erano da poco usciti da Misericorde e i tre individui erano in cammino per Lordaeron, il maniero della Dama Azzurra. Ognuno dei due individui che lo accompagnavano era a modo proprio impressionato da ciò che aveva appena visto: Sarh sembrava in un certo qual modo entusiasta della cosa, come se vedere quel miracolo avesse un qualche significato recondito ed inaccessibile per lei, qualcosa che andava oltre la mera gioia di vedere riunita una piccola famiglia... qualcos che non comprendeva pienamente. Doyen invece sembrava allo stesso tempo meravigliato e sconvolto, come se fosse la prima volta che si trovava di fronte ad un simile miracolo e forse neppure pensasse potesse esistere... il che poteva anche essere: Phlenmor era abbastanza isolato come mondo, ma sapeva bene che ne eistevano alcuni dove il ritorno alla vita era possibile solo ed unicmente sotto forma di abominevoli non-morti ed altri ancora dove ciò non era proprio possibile. Quindi nulla escludeva che l'elfo provenisse proprio da uno di quei mondi.
    Lo shinobi, avvolto come sempre da mantello e cappuccio rosso quando si muoveva in ambienti urbani o dove non voleva rivelare fin da subito la propria professione, guidò in maniera silenziosa gli altri due fino al maniero dell'Alfiere. L'Esploratore si era sempre presentato da solo quando aveva avuto da ripotare alcuni fatti urgenti alla Dama Azzurra, ragion per cui pressoché tutti, forse la stessa signora, si sarebbero stupiti di trovarlo in compagnia di ben altre due persone. Ma verosimilmente la padrona del luogo avrebbe intuito abbastanza presto che ci dovevano essere delle ragioni se lui aveva deciso di guidare qualcun'altro con sé fino alla sua presenza e difatti così era, ma le avrebbe rivelate solo al momento oportuno. Al momento dovevano ancora raggiungere la dimora di Lady Djibrielle.
    "Non credo di aver bisogno di ricordare a nessuno il cerimoniale" disse rivolto leggermente verso Sarah mentre camminava. Poi parlò in elfico all'altro compagno di marcia: "Prima che arriviamo, è giusto che tu sappia, Doyen, che la Dama Azzurra è l'Alfiere, una carica che qui in Endlos equivale sostanzialmente a quella di una regina. Ignoro le usanze dl tuo mondo, quindi semplicemente tieni presente la persona con cui avremo a che fare."
    Poco dopo giunsero in vista dell'immenso e magnifico palazzo, cuore politico e non solo di Istvàn. Quello era l'ultimo momento utile per presentare domande o rimostranze: dopo, evidentemente, non ce ne sarebbe stato il tempo.
     
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    Vedere quell'incantesimo, così simile ad un miracolo, l'aveva come distratta da ciò che stava pensando. Ma a stupirla non era solo il fatto di aver visto una conclusione che non riteneva possibile riguardo la vicenda, ma anche essersi resa conto di aver lo stesso potere! Quando l'aveva appreso e gli era stato detto che sarebbe bastato conoscere una persona per riportarla in vita, aveva stentato a crederci, ma ora qualcuno aveva fatto una cosa simile davanti ai sui occhi! Forse quella magia era la migliore che conoscesse e la cosa strana era che ad insegnargliela era stata proprio la sua peggior nemica!
    Purtroppo l'entusiasmo duro poco e presto tornò a immergersi nei dubbi che le erano venuti quando aveva visto i mezz'orchi giustiziati dall'arciere. Era come riniziare a sentire il dolore quando gli effetti di una debole medicina iniziavano a scemare.
    Credeva di aver fatto bene a scegliere la via della pietà, nonostante l'orrendo delitto commesso dagli altri e pensava che tutti glelo avrebbero confermato. Invece l'elfo aveva fatto il contrario; rifacendole pensare che avrebbe fatto meglio ad ucciderli. Solo che questa volta quel pensiero era piuttosto razionale e non spinto dalla rabbia.
    Quei due si meritavano forse tanto riguardo? Nessuno avrebbe pianto se fossero morti (come era successo) e non avrebbero più potuto far del male a nessuno e poi il fatto che Doyen non fosse stato rimproverato era sicuramente segno che il suo comportamento fosse più che corretto. Perché si era fatta tanti problemi? Perché aveva messo in atto quell'inutile messa in scena?
    Quella convinzione sembrava essersi ormai radicata in Sarah, quand'ecco arrivare dei pensieri opposti a confutarla, come fossero uno schermitore ferito, ma non sconfitto, che finalmente si decide a contrattaccare. No, non era giusto! Ammetterlo equivaleva a rinnegare quello che aveva sempre pensato, a diventare come le persone che disprezzava! Uccidere altre persone, seppur colpevoli, equivaleva a dire agli altri che togliere la vita fosse giusto. La morte dei due mezz'orchi non aveva significato due criminali in meno, ma due cadaveri in più nel presidio dell'Est, che sarebbe dovuto essere la dimora della felicità.
    Ma se era così, allora perché l'elfo non solo non era stato riconosciuto colpevole, ma stava andando con loro a far rapporto con alla Dama Azzurra? Forse perché non c'era nulla di male nella sua condotta... o forse perché lo avevano perdonato, visto che era comprensibile farsi guidare dalla rabbia in quelle situazione.
    Sarah continuava a porsi quella domanda, o meglio a lottare contro sé stessa (cosa che le stava dando una leggera angoscia), ma fortunatamente l'esploratore la riportò alla realtà.
    " Non credo di aver bisogno di ricordare a nessuno il cerimoniale."
    Non fece però in tempo a rispondergli, se non con un lieve cenno della testa, che il Falco di Fandell si volse verso il cacciatore e gli disse qualcosa in una lingua a lei sconosciuta per spiegargli qualcosa.
    Avrebbe parlato di nuovo con Lady Kalia... non sapeva perché, ma si sentiva più tesa rispetto alla prima volta. Chissà, forse perché aveva paura di deluderla in qualche modo, magari proprio per il dubbio che stava cercando di dissolvere. Già, sarebbe arrivata al suo cospetto con ancora più cose che le opprimevano la mente e appesantita da una nuova responsabilità!
    Si fece coraggio e fece un sospiro profondo, aspettando che l'esploratore diede loro il via a proteggere e di oltrepassare quelle porte che vedeva quasi sempre aperte.
    Parlato
    " Esploratore"

    Status psicologico: Combattuta
    Status fisico: ottimale
    Energia: 100%
    Passive attualmente in funzione:

    Il carisma di una principessa
    La grazia di una principessa
    La delicatezza di una principessa
     
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    Masahiro.

    A quanto pare stava venendo portato, assieme alla giovane Sarah, a conversare con colei che governava l’Alfierato in quella zona di Endlos, colei che veniva chiamata con riguardo e deferenza da parte dei suoi sudditi “Dama Azzurra”.
    Doyen dovette ammettere di essere estremamente curioso di conoscere questa persona così importante, tanto che persino l’Esploratore pareva avere un gran rispetto per la sua figura.
    Da ciò che aveva visto del suo regno, sembrava essere un luogo piuttosto pacifico in cui anche i più miserabili venivano assistiti in un edificio apposito, pareva davvero che la Dama Azzurra fosse una regnante saggia e capace.
    Ora voleva conoscerla, anche solo per accertarsi con i propri occhi della veridicità proprie supposizioni.

    Prima che arriviamo, è giusto che tu sappia, Doyen, che la Dama Azzurra è l'Alfiere, una carica che qui in Endlos equivale sostanzialmente a quella di una regina. Ignoro le usanze dl tuo mondo, quindi semplicemente tieni presente la persona con cui avremo a che fare.


    Esatto, come aveva sentito dire in giro si stava avvicinando alla regnante incontrastata e incontrastabile di quei luoghi, comunque non era uno zotico e avrebbe certamente saputo come comportarsi.

    Molto bene.


    Conciso come sempre, si limitò a seguire il Ninja per quel dedalo che lui vedeva la prima volta e nella quale probabilmente si sarebbe perso, senza la guida esperta del mezz’elfo.
     
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    Sotto l’attenta sorveglianza delle guardie di ronda avete attraversato le porte del Maniero; seguendo l’iter usuale, attraversando il vestibolo e il cortile interno, vi siete ben presto ritrovati nel corridoio che conduce alla Sala del Trono, e sebbene dia sempre una strana sensazione percorrere quell’andito fiancheggiato da armature -in piedi come soldati eternamente vigili-, non accade nulla di strano quando varcate la soglia dell’ampio salone circolare, le cui doppie porte monumentali sono sempre tenute aperte in un muto gesto di accoglienza.

    E lei è lì, al suo solito posto: la Dama Azzurra siede sullo scranno di legno intagliato dove è solita dare udienza, come sempre indaffarata nelle mille questioni che richiedono la sua attenzione; non appena fate il vostro ingresso, alza lo sguardo di zaffiro da lettere, mappe e dispacci per posarlo su ciascuno di voi: con materna e dolce premura quando si sofferma sul volto della giovane Sarah, con consapevolezza e presagio quando incontra gli occhi di Masahiro, e con una benevola curiosità non appena intercetta lo sconosciuto -un elfo- a cui rivolge un sorriso cordiale.

    jpg
    « Buongiorno, Signori e Signorina... »
    esordisce, mettendo da parte le scartoffie e alzandosi per rivolgervi una riverenza
    « ...cosa posso fare per voi? »

     
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    Ancora una volta lo shinobi si ritrovò a varcare quel portale, ancora una volta con delle notizie da riferire ed altre conseguenze da sottoporre e far valutare a chi di dovere. La questione in sé e per sé era stata del tutto risolta e probabilmente sarebbe stato sufficiente un semplice resoconto scritto, se non fosse stato per le notizie che erano affiorate da quella vicenda, che meritavano tutta l'attenzione del caso e che vedeva come potenziali protagonisti anche gli altri due individui che per una volta aveva portato con sé al cospetto dell'Alfiere.
    Per una volta, lo shinobi non venne scortato e ancora una volta si ritrovò a percorrere un ampio e lungo corridoio riempito di mere armature impilate che forse tali non erano e che al momento opportuno si sarebbero forse animate per respingere chi in quel palazzo avrebbe voluto ledere alla salute, se non alla vita della Dama Azzurra. Non era il loro caso e nulla di simile avvenne.
    La Dama si rivelò essere al suo solito posto, assisa sul suo scranno nella Sala delle Udienze, sempre bella e sempre indaffarata a studiare qualche carta per qualche affare di Stato più o meno importante ed urgente.
    Si avvide di come il suo sguardo cambiasse nel guardare ognuno di loro, arrivando quasi con un misto di consapevolezza e preoccupazione quando arrivò a guardare lui.
    La Dama quindi si alzò con riverenza e chiese loro cosa potesse fare per loro.
    Masahiro allora si inchinò per ricambiare la riverenza e disse: "Mia signora, perdonate il disturbo, ma sono venuto a riferirvi di una situazione spiacevole avvenuta poco fa proprio nella Valle di Chediya. Questi diretti testimoni mi hanno aiutato e penso che meritino loro di raccontare meglio gli eventi."
     
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    Era la seconda volta che percorreva quel corridoio e incontrava la Dama Azzurra. Ora però le circostanze erano abbastanza diverse e la cosa la rendeva un po' nervosa. Stava iniziando ad ambientarsi in quel mondo e non tendeva più a considerarsi esterna ad esso, come invece era stato per la prima volta. In fondo era logico: quando si trovava lì era molto più libera di quanto non lo fosse su Dreamcross.
    Le sorse spontanea una domanda. Cosa avrebbe fatto quando tutto sarebbe "tornato a posto"? Sarebbe tornato su Wanu o avrebbe deciso di rimanere in quel posto? Da una parte c'era la sua dimensione d'origine, in cui aveva vissuto vissuto e che si era ripromesso di rendere un posto migliore, dall'altra c'era Endlos e il presidio dell'Est.
    Dunque arrivarono davanti a Lady Kalia, intenta a svolgere le sue delicate mansioni di alfiere. Appena varcata dal soglia, la donna dai capelli azzurri mise da parte le carte, per rivolgere una riverenza ai nuovi arrivati, che la biondina si affrettò a ricambiare.
    Con sua grande sorpresa, l'esploratore delegò agli altri due il compito di spiegare cosa fosse successo quel giorno. Cosa difficile per la fanciulla; non perché non sapesse cosa dire o perché trattasse argomenti forti, ma perché non sapeva che morale dedurre da tutto quello.
    L'elfo aveva ucciso a sangue freddo i due mezz'orchi, ma lei non sapeva se condannarlo o meno; visto l'atroce delitto che avevano commesso. Molte volte aveva sentito di cose simili e aveva sempre creduto di sapere come fosse giusto comportarsi in simili situazioni, ma questa volta era diverso: aveva visto il cadavere e aveva visto i colpevoli ridere della loro vittima! Era davvero il caso di farsi tanti riguardi anche con loro?
    Avrebbe voluto avere molto tempo per rifletterci su, ma la signora dell'Est si aspettava un rapporto subito e lei non voleva deluderla. Quindi cercò di mettere da parte i dubbi e prese la parola.


    " Cercherò di essere esauriente, Lady Kalia.
    Questa mattina l'esploratore Masahiro è giunto a Misericorde portando con se una bambina di pochi mesi, trovata presso il luogo in cui era avvenuto l'omicidio della madre. Io, la persona qui presente e un uomo di nome Calisto, ci siamo offerti volontari per aiutare il Falco di Fanedell ad indagare riguardo al delitto."

    Non aveva chiamato l'elfo con in suo nome perché nessuno gliel'aveva detto e quando l'esploratore si era rivolto a lui, aveva parlato in elfico e quel "Doyen" le era apparsa come una comune parola straniera.
    " Giunti sul posto abbiamo cercato di ricostruire la dinamica, notando anche un goffo tentativo di depistaggio da parte degli assassini.
    Quindi ognuno di noi quattro ha deciso di seguire una pista diversa. A questo punto posso solo riferire quanto ho assistito personalmente."

    Ovviamente non poteva sapere cosa avessero fatto gli altri compagni di squadra.
    " Grazie all'aiuto di un'amica, Lisa, sono riuscita ad identificare la vittima; una mezz'elfa di nome Arwen. Informateci un un po' siamo venute a sapere che era stata assunta dai Marchesi Rockwellern. Mi sono ricongiunta con l'esploratore Masahiro e siamo andati entrambi presso la residenza dei nobili.
    Lì abbiamo scoperto che il loro figlio aveva avuto una storia con la vittima e che questa era stata scacciata non appena si erano accorti della gravidanza di Arwen."

    Tralasciò volutamente il dialogo con il "padre" della bambina, un emerito idiota aristocratico frivolo e tutti i sermoni della sua "promessa sposa", sull'orgoglio del casato. Non servivano e non sarebbe stato piacevole rievocarli.
    " Oltre a ciò ci hanno indicato il teatro dove lavorava la ragazza e ci siamo recati lì, ritrovandoci con gli altri due partecipanti alle indagini.
    All'interno dell'edificio abbiamo scoperto che ad ucciderla erano stati un gruppo di quattro attori che conoscevano la ragazza.
    Siamo intervenuti e... due sono stati catturati e altri due uccisi."

    Era stata molto vaga sulla dinamica della cattura. In parte perché la iniziava a farsi strada in lei l'idea che fosse stato giusto giustiziare i colpevoli, in parte perché voleva vedere come avrebbero reagito l'elfo e Dama Kalia.
    Se il primo avesse taciuto su come aveva ucciso i mezz'orchi o se la donna avesse disapprovato tale comportamento, ciò avrebbe dato credito a quanto aveva sempre creduto fino ad allora.
    " Interrogando gli arrestati abbiamo saputo che il loro delitto era finalizzato ad attirare l'attenzione dell'Est riguardo a quanto sta accadendo nel presidio occidentale. Hanno accennato a una persecuzione contro i non umani a opera della autorità locali, parlando in particolare di un rastrellamento in un ospedale ad opera di un gruppo che hanno chiamato "Laccio Nero"."
    A dire il vero non aveva capito come avessero provato a farlo, ma forse i compagni di avventure avevano visto qualcosa in più di lei.
    " Successivamente siamo tornati a Misericorde, dove Arwen è stata riportata in vita. Poi ci siamo recati da voi, con l'eccezione del signor Calisto che è stato congedato."
    Fece una breve pausa e poi concluse.
    " Questo è quanto posso dire riguardo a ciò che ho assistito."
    Ora si aspettava che anche l'elfo parlasse. In fondo quanto appena detto era un invito a "completare" il resoconto riguardo alla vicenda.
     
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    Erano finalmente arrivati davanti all’alfiere del presidio, una donna la cui bellezza notevole tolse il fiato da Doyen, anche se fu solo per un rapidissimo istante.
    Effettivamente tutta la struttura del maniero in cui essa abitava era motivo di shock per il giovane elfo silvano, abituato com’era a vivere in strutture altrettanto maestose ma ricavate intrecciando la vita degli alberi della foresta con la potente magia degli stregoni elfici; il fatto che quel luogo fosse così bello e nonostante questo fosse di pietra e non legno lo affascinava e al tempo stesso disturbava.

    Di fatto quel luogo lo affascinava a tal punto che a mala pena sentì le parole dell’Esploratore, ma potè farsene un idea quando la giovane ragazzina che si era portati dietro cominciò a raccontare tutto ciò che avvenne quel giorno, dal suo punto di vista, partendo dal ritrovamento del cadavere della giovane mezz’elfa fino alla sua miracolosa resurrezione, di cui lei parlava come fosse un nonnulla.
    Quella dimensione lo sconvolgeva più di ogni cosa, lui non era un mago vero e non conosceva i segreti più profondi dell’arcano e questo lo sapeva bene, aveva un talento naturale del porre incanti minori sulle proprie frecce e la cosa finiva qui.
    Riportare in vita i morti era qualcosa di innaturale, ne era sicuro.

    Comunque mentre rifletteva sulle possibilità magiche di quel mondo a lui tanto sconosciuto, ascoltò attentamente il racconto della ragazza, anche per scoprire cosa avevano fatto gli altri mentre lui era a inseguire le facilissime tracce lasciate da quei tizzi.
    Mentre ascoltava, però, Doyen non mancò di notare che la fanciulla non aveva fatto menzione di come erano stati uccisi i due orchi, una grave mancanza in quanto toglieva l’onore di aver eseguito le antiche leggi degli elfi a chi, effettivamente, aveva strappato la vita dai loro sudici corpi.
    Ripensandoci a posteriori effettivamente c’era una piccola vocina, in fondo all’anima del giovane Cacciatore, che gli consigliava di stare zitto e che forse la legge della sua gente non valeva esattamente in tutto il multiverso ma lui inconsciamente la ignorò, in fondo nessuno che avesse brutalizzato così un membro del Popolo poteva essere lasciato in vita, indipendentemente dalla dimensione gli elfi erano esseri superiori e in quanto tali la loro vita e la loro dignità andava preservata ad ogni costo.

    Non appena ella ebbe finito di parlare, intervenne lui.

    Vorrei però aggiungere, mia signora, che sono stato io a uccidere i due orchi con la forza del mio arco e la precisione del mio occhio, come prescrive la legge degli Elfi Silvani nessuno che uccida un membro della nostra nobile razza, gettandogli sopra anche la vergogna della violenza può restare vivo.
    Quei due esseri abominevoli non meritavano la vita che gli è stata donata, così pronti a strappare quella altrui e a stup…non riesco a dirlo, a violare l’intimo di un altro essere.
    Non potevano che essere uccisi seduta stante.



    Tralasciando il fatto che non aveva il concetto di processo e di giustizia temporale, era piuttosto visibile, anche se non voleva darlo a vedere, che forse il Cacciatore avrebbe forato la gola di quei due orchi anche se a venire uccisa così fosse stato un membro di un’altra razza, il fatto che fosse stata compiuta violenza su un essere indifeso era ciò che più lo disturbava.
    Prendere la vita di un nemico era assolutamente cosa lecita ma lasciare intatto il suo onore senza brutalizzare il suo corpo inutilmente, questa era la filosofia del Popolo, fosse anche stato uno schifoso goblin ucciso in un imboscata.
     
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    "Mia signora, perdonate il disturbo, ma sono venuto a riferirvi di una situazione spiacevole avvenuta poco fa proprio nella Valle di Chediya. Questi diretti testimoni mi hanno aiutato e penso che meritino loro di raccontare meglio gli eventi."

    Con quei modi garbati che sempre esprimevano una certa nobiltà, Masahiro rispose alle parole della Dama esibendosi in un inchino, e prese la parola, presentandole i due accompagnatori che aveva condotto al suo cospetto e delegando loro il compito di riportarle testimonianza dei fatti; condiscendendo a quell’iniziativa, la donna posò gli occhi di zaffiro sulla giovane Sarah.

    "Cercherò di essere esauriente, Lady Kalia. "
    esordì la fanciulla, dopo un attimo di evidente perplessità su come iniziare
    "Questa mattina l'esploratore Masahiro è giunto a Misericorde portando con se una bambina di pochi mesi, trovata presso il luogo in cui era avvenuto l'omicidio della madre. Io, la persona qui presente e un uomo di nome Calisto, ci siamo offerti volontari per aiutare il Falco di Fanedell ad indagare riguardo al delitto."

    In silenzio, la castellana ascoltò con la massima attenzione il dipanarsi delle trame di quel racconto, e un indignato rammarico le balenò negli occhi all’udire notizia di un crimine tanto triste compiutosi entro i confini della terra che si era ripromessa di proteggere; le sue belle labbra rosse si serrarono in una linea sottile di ostile disappunto quando udì menzionato il nome dei marchesi -piccoli nobili di un casato minore, con ben poca dedizione al loro popolo-, e rammaricato sgomento gettò ombre sul suo viso angelico non appena apprese la sorte toccata ai colpevoli.

    " Interrogando gli arrestati abbiamo saputo che il loro delitto era finalizzato ad attirare l'attenzione dell'Est riguardo a quanto sta accadendo nel presidio occidentale. Hanno accennato a una persecuzione contro i non umani a opera della autorità locali, parlando in particolare di un rastrellamento in un ospedale ad opera di un gruppo che hanno chiamato "Laccio Nero"."

    All’udire quella notizia, gli occhi di zaffiro della Dama Azzurra si sbarrarono sorpresi, dando un senso nuovo alla profondità della sua attenzione a quella faccenda: che storia era mai quella? Una rivendicazione politica per l’Ovest...? Fin nel suo reame...? Certo, suonava a dir poco bizzarro e poco credibile, ma... era un fatto che -dalla misteriosa scomparsa di Mio Aranwe- il presidio occidentale sembrava essersi sempre più rinchiuso in se stesso, trascurando del tutto la diplomazia estera, riducendo ogni interazione con l’esterno e limitando ogni fuga di informazioni, ma... se quanto le stava venendo riportato era vero, la situazione era davvero grave.

    "Successivamente siamo tornati a Misericorde, dove Arwen è stata riportata in vita.
    Poi ci siamo recati da voi, con l'eccezione del signor Calisto che è stato congedato."

    proseguì la giovane Sarah, dandole finalmente una buona notizia: l’elfa era salva
    " Questo è quanto posso dire riguardo a ciò che ho assistito."

    Per un istante, nella sala delle udienze calò un denso silenzio, e l’Alfiere stava mettendo ordine tra le informazioni appena acquisite -per riporle negli schemi di pensieri coerenti- quando lo sconosciuto avventuriero che aveva presenziato al rapporto sulla missione prese la parola...

    Vorrei però aggiungere, mia signora, che sono stato io a uccidere i due orchi con la forza del mio arco e la precisione del mio occhio, come prescrive la legge degli Elfi Silvani nessuno che uccida un membro della nostra nobile razza, gettandogli sopra anche la vergogna della violenza può restare vivo.
    e il suo intervento avrebbe lasciato la donna senza fiato
    Quei due esseri abominevoli non meritavano la vita che gli è stata donata, così pronti a strappare quella altrui e a stup…non riesco a dirlo, a violare l’intimo di un altro essere.
    Non potevano che essere uccisi seduta stante.


    Mentre ogni goccia di sangue abbandonava il suo già pallido incarnato e l’ultima ombra di colore abbandonava il suo bel viso, la Signora dell’Est si levò in piedi dal suo seggio, e mentre si ergeva splendida davanti ai suoi visitatori, le iridi blu come l’oceano scivolarono attorno alla figura dell’elfo, trascinandone lo spirito nelle sue profondità come le onde della risacca.

    jpg
    « E con quale autorità avete eseguito una tale sentenza? »
    la sua voce era quieta, e in essa il rimprovero si univa alla tristezza per tanta spietatezza
    « Molti di quelli che muoiono meritano la vita, e molti di quelli che vivono meriterebbero la morte... ma non sta a noi giudicare: se le indagini vi avessero indotto in errore, come avreste potuto rimediare al male arrecato? »
    parlando, discese i suo podio per fermarsi davanti al giustiziere e fissarlo negli occhi
    « Il vostro desiderio di giustizia è una cosa senz’altro nobile, ma... non si dovrebbe mai aver fretta di elargire morte e giudizi; nemmeno i più saggi conoscono tutti gli esiti... »

    Con un’espressione addolorata nei recessi dei serafici occhi di zaffiro, la Dama distolse lo sguardo da Doyen, liberandolo dal semplice incantesimo della sua bellezza, e si rivolse al suo esploratore in cerca di delucidazioni.

    « Masahiro... Che cosa sai dirmi di questo Laccio Nero...? »

     
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    Uno dopo l'altro, i due individui che aveva portato al cospetto della Dama Azzurra risposero al suo invito. A cominciare fu Sarah, la ragazza che aveva inquadrato come titubante e non ancora sicura di sé e delle proprie potenzialità, rimasta altresì sorpresa di dover parlare e di non essere invece relegata al ruolo di mera spettatrice passiva. Tuttavia la sua relazione fu piuttosto esaustiva, per quanto foriera di sorpresa e comprensibile turbamento per la Dama Azzurra: conosceva la bontà di cuore dell'Alfiere e sapva bene che il male era sempre una ferita aperta per lei, difficile da sopportare e ancora più da accettare, ma al posto nemmeno lui sarebbe riuscito a rimanere impassibile di fronte alla rivelazione di un gesto così sconsiderato da parte dei colpevoli di un simile crimine.
    Fin troppo sintetico e per certi tratti stolto si rivelò invece Doyen, che fece risaltare il proprio orgoglio elfico e sotto tale manto riuscì a vantarsi di essere stato lui ad uccidere i due mezz'orchi che avevano violentato la povera elfa immigrata dall'Ovest. A quelle parole Masahiro gli rivolse un'occhiata carica di riprovazione: i ninja come lui erano spesso, a torto o a ragione, indicati come assassini senza pari e senza scrupoli, ma non erano in molti a vantarsi di quello che spesso dovevano fare, in special modo con le più alte autorità. L'elfo invece sembrava adiritutra aver rivendicato la propria azione, prospettandola come giusta ed inevitabile. Forse così poteva essere in un altro mondo ed in un'ottica di difficile inquadramento, ma il mezz'elfo, nato e vissuto sotto l'egida del codice degli Oboro, non poteva accettare una cultura tanto retrograda. Ma prima che potesse parlare, fu la stssa Lady Kalia a mettere in chiaro il concetto, con tutta l'autorevolezza ed il carisma degno della sua figura, pur impallidita di fronte a ciò che aveva dovuto sentire e di cui lo shinobi si dispiacque.
    *Temo che non finirà qui...* ipotizzò il ninja, con l'implicita intenzione di provvedere in prima persona a spiegargli ciò che il suo orgoglio elfico avrebbe impedito a Doyen di comprendere.
    Poco dopo, l'Alfiere decise di soprassedere sulla questione e si rivolse direttamente all'Esploratore dell'Est, chiedendogli ulteriori informazioni riguardo al Laccio Nero. In tal modo, la donna tornò velocemente al motivo che l'aveva riportato indietro fino a quando si era imbattuto nel carro di Arwen nella Valle di Chediya.
    "Tornavo dall'Ovest con funeste notizie al riguardo prima di fermarmi ad adempiere al dovere di carità che vi ha purtroppo turbato, mia signora. Sono stato recentemente nel Presidio Occidentale per indagare sugli eventi che hanno devastato la zona del Klemvor, ma la situazione che ho trovato non è per niente buona: in tutti i centri abitati in cui mi sono fermato, la popolazione è... esclusivamente umana, se non nella natura, almeno nell'aspetto. Inoltre per tutto il territorio vagano pattuglie del Laccio Nero. Non sono riuscito a raccogliere molte informazioni al riguardo, ma ciò che ho saputo mi ha spinto a tornare indietro a riferirvelo quanto prima: a quanto pare, si tratta di un corpo armato parallelo all'esercito regolare e tutte le voci sono concordi nell'affermare che la sua formazione risale successivamente alla scomparsa dell'Alfiere Mio Aranwe. Nessuno ha parlato molto apertamente, nemmeno sotto i fumi dell'alcol, ma pare che la drastica scomparsa di buona parte della popolazione non umana sia dovuta all'azione di questo corpo. Ho sentito anche di tentativi di fughe e di esodi verso il Pentauron ed i deserti del Sud intercettati dal Laccio Nero, che hanno lastricato il terreno di cadaveri con il beneplacito delle autorità... sul mio percorso non ho trovato prove tangibili di questa voce, ma è un fatto innegabile che la popolazione dell'Ovest ha radicalmente perso la varietà di razze che prima lo contraddistingueva. L'unica altra cosa di cui sono certo è che le attività del Laccio Nero fino a questo momento si sono limitate esclusivamente al Presidio Occidentale. Ma senza altri riscontri oggettivi, temo che gli altri Presidi abbiano le mani legate..."
    L'ultima asserzione non era stata pronunciata eprò con un senso di rassegnazione, ma anzi lasciarono intendere che quel particolare fatto non costituiva un problema. Difatti poco dopo continuò: "Se posso, mia signora, avrei una condotta operativa da suggerire, che in un certo qual modo coinvolge anche coloro che sono qui presenti."
    Prima di proseguire, però, voleva che sia la Dama Azzurra sia i diretti interessati fossero ben consapevoli di quel dato e li guardò significativamente entrambi: sevolevano ritirarsi e non fare parte del piano dello shinobi o se nemmeno avessero voluto ascoltarlo, quello era il momento opportuno per ritirarsi. Forse l'unico.
     
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    Il suo era un semplice racconto, un pallido riflesso di quanto aveva visto di persona, eppure la Dama Azzurra sembrava leggermente turbata! Non vi era traccia di ipocrisia nella sua espressione e una come lei non poteva certo essere brava a mimare degli stati d'animo. Sembrava quasi avere una repulsione al male talmente elevata che anche pensare che potessero accadere simili eventi la infastidiva.
    Certo però che era strano: come faceva Lady Kalia a non venire contaminata dalla crudeltà presente nel mondo? Era impossibile che non avesse mai avuto a che fare con qualcosa e qualcuno di negativo eppure si comportava come se non fosse mai avvenuto. Indurire il proprio cuore era un meccanismo naturale di difesa che, anche se non faceva accettare il male, faceva abituare alla sua presenza e dava il coraggio di combatterlo, anche se rendeva pure sospettosi, diffidenti e pessimisti. Ma quella donna non aveva fatto così ed era riuscita a sopravvivere al mondo lo stesso!

    Appena ebbe finito il suo resoconto, l'elfo specificò di aver ucciso personalmente i due mezzorchi per punirli del crimine da loro commesso, rigettando la fanciulla nel dubbio. In fondo non era ciò che lei aveva desiderato sentendo la conversazione degli assassini. Certo era riuscita a trattenersi, ma visto come era andata a finire non era più sicura di aver fatto bene.
    Ma proprio allora le parole della Dama Azzurra irruppero nel cuore della fanciulla come un raggio di luce. In fondo tutto ciò che aveva bisogno era la conferma che quanto aveva sempre creduto fosse giusto. Che il desiderio di ucciderli si avvicinasse più a quello dei colpevoli che ai pensieri che avrebbe dovuto fare una persona giusta. In fondo che differenza c'era tra loro e lei? Forse solo una: lei aveva fatto il possibile per non uccidere qualcuno, almeno fino a quel momento.
    I suoi pensieri omicidi erano solo un segno di debolezza che mostrava che non si rendesse conto che fare la cosa giusta non fosse sempre facile. Ma avrebbe lavorato per diventare più forte dal punto di vista e non lasciarsi prendere da simili pulsioni.
    Certo, parte di sé non ancora persuasa dalle parole della Dama Azzurra e sosteneva che lei parlasse così perché non si era sporcata direttamente le mani, ma ormai era evidente che piega avrebbe preso il conflitto interiore di Sarah e in pochi giorni sarebbe tornata ad essere quella di sempre.

    Successivamente, Kalia interpellò Masahiro, che le riferì quanto sapesse sul Laccio Nero, parlando di una situazione ben peggiore rispetto a quanto era appena venuta a conoscenza la principessa. Si stava parlando di un vero genocidio!
    Inutile dire che la ragazza sentì che si dovesse fare qualcosa e quando sentì il Cavaliere Celeste suggerire una "condotta operativa " per i presenti dovette trattenersi dal dire subito che accettava. In fondo spettava all'Alfiere decidere se metterla in atto o meno e anche se aveva particolarmente voglia di andare in qualche missione suicida, non poteva rimanere con le mani in mano di fronte a quelle cose, era ben consapevole di non dover influenzare le decisioni della Dama Azzurra con il suo comportamento.
    Quindi si limitò ad annuire lievemente e stette in silenzio, in fondo se volevano un parere glielo avrebbero chiesto.
     
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    Le questioni che la Dama Azzurra gli pose furono molteplici e per qualcuno che non provenisse dalla sua cultura, probabilmente, avrebbero suscitato quesiti interiori piuttosto profondi ma per lui erano solo sciocchezze senza senso, sintomo di una società debole.
    Le avrebbe risposto immediatamente, s’ella non si fosse poi subito rivolta all’Esploratore per avere nuovi ragguagli sul Laccio Nero, visto che non potè esprimere il suo punto di vista si limitò a tacere fin quando l’ultimo interpellato non avesse finito di parlare.

    I comportamenti di questo cosiddetta organizzazione erano quanto di più orribile Doyen potesse concepire, l’eliminazione sistematica di appartenenti a razze diverse dalla propria era qualcosa di estremamente barbaro e incivile, oltre che assolutamente insensato.
    Esistevano razze superiori ad altre, infatti gli elfi erano superiori a tutti gli altri per un motivo, ma ciò non giustificava genocidi incontrollati e insensati e chiunque fosse dietro questo orrore avrebbe dovuto pagare con la vita le sue azioni.

    Proprio a questo proposito, una volta che il ninja ebbe finito di parlare, si rivolse direttamente alla signora del presidio per rispondere alle sue precedenti affermazioni, sapeva di avere ragione e non avrebbe lasciato che la disparità di rango la facesse aver vinta alla nobil donna.

    Le vostre affermazioni mancano di senso, mia signora.
    Mi chiedete con quale autorità ho eseguito la sentenza, ebbene con nessuna autorità, tutti coloro che uccidono devono farlo sapendo bene di esporsi al rischio di essere uccisi.
    Nel momento stesso in cui si intingono le mani nel sangue di un’altra creatura senziente si accetta implicitamente di poter fare la stessa fine, solo gli innocenti hanno diritto alla vita, chiunque si appropri della vita di un altro essere, perde il diritto alla propria.
    Questo è un patto che io stesso ho accettato, anni fa, per difendere il mio popolo ed è universalmente valido.


    Aveva spiegato il proprio punto di vista nel modo più chiaro e dissoluto che gli era venuto in mente lì per lì, leggermente spiazzato dalla mancanza di comprensione della Dama Azzurra per il suo operato.
    Se si fossero soltanto vantati di aver ucciso sarebbero stati anche più stupidi, perdendo il diritto alla vita per un atto che nemmeno avrebbero compiuto.
    Forse non avrebbe mai capito quel piano dimensionale, cominciava sinceramente a temere di non potercela fare.
     
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    Pronta a memorizzare ogni parola del suo esploratore, la Dama Azzurra concentrò l’attenzione degli occhi di zaffiro sul volto severo di Masahiro, apprendendo con solenne gravità l’esistenza di quel nuovo reparto militare e l’entità della loro nefasta condotta: se le informazioni che le stavano venendo riportare erano esatte -e conoscendo il suo uomo non aveva motivo di dubitarne- quello che si delineava era uno scenario raccapricciante e terribile.

    Un genocidio. Una barbara pulizia etnica perpetrata contro le creature che variegano l’Ovest. Un crimine meschino e feroce, perpetrato nell’omertà di sudditi sottomessi e regnanti senza scrupoli... gli stessi che -nel corso di molti mesi- non erano riusciti a trovare una sola pista che potesse condurli al ritrovamento del loro Alfiere scomparso, la piccola e arguta Mio Aranwe - e alla luce di ciò che stava udendo, la cosa cominciava a sembrarle sempre meno una coincidenza.

    "L'unica altra cosa di cui sono certo è che le attività del Laccio Nero fino a questo momento si sono limitate esclusivamente al Presidio Occidentale."
    concluse lo shinobi, mostrando nella voce più pragmatismo che rassegnazione
    "Ma senza altri riscontri oggettivi, temo che gli altri Presidi abbiano le mani legate... Se posso, mia signora, avrei una condotta operativa da suggerire, che in un certo qual modo coinvolge anche coloro che sono qui presenti."

    Serrando le labbra per contenere il giusto sdegno che una tale realtà le provocava, la donna chiuso gli occhi per un momento e trasse un calmo e profondo respiro; quando tornò a sollevare il velo di palpebre bordate di lunghe ciglia, il suo sguardo era triste, ma non per questo privo di determinazione... perché è dove la presenza del male è più forte, che quella del bene è più necessaria. E lei doveva fare qualcosa.

    Le vostre affermazioni mancano di senso, mia signora.
    la voce dell’elfo si erse con arroganza, spezzando il silenzio
    Mi chiedete con quale autorità ho eseguito la sentenza, ebbene con nessuna autorità, tutti coloro che uccidono devono farlo sapendo bene di esporsi al rischio di essere uccisi. Nel momento stesso in cui si intingono le mani nel sangue di un’altra creatura senziente si accetta implicitamente di poter fare la stessa fine, solo gli innocenti hanno diritto alla vita, chiunque si appropri della vita di un altro essere, perde il diritto alla propria.
    proseguì, incapace di comprendere quanto stolto e puerile fosse quel credo
    Questo è un patto che io stesso ho accettato, anni fa, per difendere il mio popolo
    ed è universalmente valido.


    jpg « Naturalmente... sono sicura che quelli del Laccio Nero la pensano allo stesso modo. »
    mormorò la donna abbassando tristemente il volto e scuotendo il capo
    « Del resto, è facile fare discorsi del genere quando usa la prepotenza di decidere per gli altri.
    Ma il prezzo della giustizia non è quello del sangue. »

    con fermezza risollevò il capo; nei suoi occhi c’era solo compassione
    « Non so quali prove abbiate dovuto superare in passato per proteggere la vostra gente, ma so che la nobile razza cui appartenete è saggia e riconosce la sacralità della vita; l’ho sempre molto stimata per questo... Non vi chiedo nulla di più che ricordare chi siete. »

    Sperando che stavolta il messaggio fosse giunto a destinazione, Kalia distolse lo sguardo dall’elfo per riportarlo sul ninja -ancora in attesa di poter esprimere le sue considerazioni- e gli sorrise debolmente per invitarlo a continuare.

    « Parla pure, Masahiro... »

     
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    Ancora una volta Doyen dimostrò di possedere un'arroganza oltre l'inverosimile e soprattutto quanto l'arroganza fosse inevitabilmente una fonte di stupidità tanto quanto l'orgoglio che la alimentava, tanto che per la seconda volta la Dama Azzurra in persona fu costretta a tacitarlo. Quella volta però, anche lo shinobi fece mutamente seguito, lanciandogli un'occhiata significativa che voleva asserire molte cose: l'elfo aveva esagerato e stava passando il segno e dopo la fine di quella conversazione avrebbe fatto meglio a restare nei paraggi per poter parlare con lui. Tuttavia non rincarò la dose e non disse nulla, aspettando che fosse l'Alfiere a continuare il passo e a decidere ciò che fosse meglio in casa sua.
    Difatti poco dopo Lady Kalia invitò lo shinobi a proseguire. Lui allora la osservò di rimando e fece un cenno di assenso con il capo, in muto segno di ringaziamento e di accettazione delle sue istruzioni. Quello era il momento di essere il più chiari possibili, prospettando tutte le ipotesi e i piani procedurali per agire. Ovviamente sapeva perfettamente che non erano su Phlenmor e che molte cose funzionavano diversamente su Endlos, ma sapeva per esperienza quale sarebbe stata l'evoluzione più probabile se la situazione fosse rimasta inalterata.
    Quindi la sua esposizione cominciò: "Dato il livelllo della situazione, non ci sono condotte possibili che possano avere una reale efficacia alternativa alla guerra aperta se prese singolarmente. Quindi è necessario agire letteralmente su più fronti, almeno tre contemporaneamente: il primo più diplomatico e di facciata e gli altri più discreti, uno addirittura incognito. La diplomazia consisterebbe nell'inviare una picocla delegazione composta dal Galanodel e da altri membri di razza umana, puramente tali o quantomeno nell'aspetto,con lo scopo di una visita ufficiale con il pretesto di voler scoprire il motivo dei cali delle relazioni diplomatiche... o semplicemente di fare i finti tonti andando a chiedere udienza all'Alfiere dell'Ovest per vostro conto e scoprirne così la scomparsa. Per la nobiltà locale sarà difficile rifiutare una visita ufficiale di una delegazione straniera e ancor meno agire contro di essa perché altriemtni l'incidente diplomatico sarebbe inevitabile, ma ciò darà tempo ai vostri agenti di scoprire qualcosa sul versante ufficiale e diplomatico. Al Galanodel suggerirei di aggregare anche la Guarida Cittadiana qui presente, che ha già dato prova di carisma ed autocontrollo sufficienti a reggere una situazione diplomaticamente piuttosto... poco piacevole. Naturalmente la situazione non sarebbe del tutto sicura per i delegati, per cui sarebbe meglio inviare dietro di loro un supporto più votato al combattimento diretto. Nicholas della Folgore potrebbe essere un buon candidato per questo ruolo." Fece una piccola pausa per permettere alle due donne di assimilare bene i concetti, quindi proseguì: "Il secondo fronte dovrebbe agire in maniera più discreta ed in posizione arretrata, ancora entro i confini del Presidio per la precisione, ma pronto ad accogliere profughi e facilitare la raccolta e l'evacuazione dei civili dall'Ovest, soprattutto nel caso in cui l'evoluzione della situazione dovesse farsi spicevole, ma da esser anche pronti a trasferirsi e ad operare umanitariamentenell'Ovest . Alla copertura di questo fronte avrei pensato alla dislocazione degli altri Falchi di Fanedell in funzione di sentinelle ed avanguardie per poter accogliere e proteggere i profughi da eventuali minacce. E l'elfo che ho portato al vostro cospetto potrebbe anche trarre giovamento dalla dslocazione e dal contatto con gli altri elfi e le persone che proteggono la Casa degli Spiriti Silvani."
    Inizialmente aveva pensato ad un'altra funzione per lui, ma data la doppia prova di arroganza, aveva rapidaemnte cambiato opinione e piani. Ma l'implicito suggerimento alla Dama Azzurra di includere Doyen fra i Falchi era rimasto intatto.
    "Infine il terzo movimento dovrebbe agire parallelamente al primo ed infiltrarsi segretamente all'interno del Presidio dell'Ovest e trovare delle prove incontrovertibili che costringano il Laccio Nero allo scioglimento e i suoi istitutori ad affrontare le proprie responsabilitàprima che la situazione degenri ulteriormente in una guerra o che l'idea del genocidio possa estendersi ed essere praticata anche al di fuori di quei confini. Io e Kizan potremmo agire come punte di diamante per questo compito, coperti indirettamente dalla visita ufficiale del prim gruppo... sperando di essere ancora in tempo."
    Quindi guardò direttamente la sua signora e aggiunse solamente: "Mi rimetto al vostro giudizio, Dama Azzurra."
     
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    Ancora una volta l'elfo ribatté alle parole della Dama Azzurra, ma le sue affermazioni vennero di nuovo confutate dalla donna con estrema facilità. Forse Doyen non avrebbe capito ciò che la Regina dell'Est stava cercando di dirgli, ma di certo quella conversazione servì a Sarah per fare più ordine nella sua testa.
    In fondo molte delle cose dette le aveva già pensate lei in precedenza, ma quando le sentiva uscire dalla bocca di Lady Kalia colpivano molto di più, sconfiggendo la le idee che si stavano facendo strada a seguito della missione.
    Era sorprendente come la Dama potesse parlare quasi direttamente alla sua anima, sorpassando emozioni, pregiudizi e qualsiasi barriera di ogni sorta! Come faceva? Era semplicemente grazie al fatto che fosse in buona fede o perché possedeva un'innata dote ad influenzare gli altri?

    Se era il secondo caso... a pensarci bene era un po' inquietante! Non tanto finché era Kalia ad esercitarla, quanto per il fatto che ci fossero altre persone che potevano utilizzare le sue stesse potenzialità per scopi ben diversi. Non certo per indurre qualcuno a riflettere e riconsiderare le sue azioni, ma per manipolarlo senza permettergli di riflettere in modo critico.
    In fondo spesso bastava fare un ragionamento sensato, ma non necessariamente attinente alla realtà, per far si che qualcuno lo riconoscesse come vero o ancor peggio far notare solo i vantaggi di un determinato piano d'azione per farlo sembrare valido. Se ci fosse stato qualcuno che usava un carisma del calibro della Dama Azzurra per scopi personali, sarebbe stato un problema davvero grande!
    Chissà se non ci fosse proprio qualcuno nel presidio Occidentale che si comportasse così per far apparire tollerabile il massacro in atto.
    Sospirò, pensando che avrebbe dovuto trovare un modo per difendersi da chi usava l'abilità di comunicare con gli altri per scopi ben poco nobili, altrimenti avrebbe corso il rischio di non capire cosa fosse più giusto o sbagliato, diventando una pedina priva di volontà proprio come dovevano essere molte truppe del Laccio Nero.

    Quindi Masahiro passò ad esporre la sua proposta di "condotta operativa" la ragazza capì che stesse proponendo anche lei per un ruolo. La cosa la mandò un po' nel panico, anche se non lo diede a vedere. Fare la sua parte per combattere un'ingiustizia del genere era qualcosa che aveva sempre sognato, ma era stato anche una cosa considerata (per il momento) quasi fuori della sua portata.
    Ricordava ancora ai tempi in cui era ancora un ragazzo, quando Ise e lui cadevano su certi argomenti in cui si trovavano in disaccordo. Lei era quella disillusa, che pensava che tutti i mondi fossero squallidi e che non fosse possibile cambiarli, dato che il loro problema erano proprio le persone, lui invece era convinto dell'esatto contrario. Purtroppo però doveva sempre riconoscere una cosa: per quanto si fosse sforzato non era mai riuscito ad ottenere molto. Aveva concluso che fosse perché sbagliava qualcosa: forse perché non era abbastanza forte, astuto o, probabilmente, perché agiva da solo anziché cercare di unirsi ad altri. Comunque aveva anche creduto di correggere i suoi errori e riuscire nei suoi intenti, ma pensava che sarebbe stata una cosa molto graduale.
    Ritrovarsi proposta per un simile incarico così, all'improvviso, un po' la spaventava. Fece un sospiro profondo, cercando di calmarsi e pensando che stesse ingigantendo un po' troppo le cose. Forse non era un compito poi così importante e poi il superiore l'aveva solo proposta.
    Sarebbe spettato alla Dama Azzurra decidere se e come sarebbero intervenuti in quella faccenda, almeno come Cavalieri Celesti. L'unica cosa che poteva fare lei era aspettare in silenzio per non influenzare l'eventuale decisione dell'Alfiere, che magari avrebbe avuto persino bisogno di qualche giorno di riflessione, prima di pronunciarsi in merito.
     
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    Niente.
    La Dama Azzurra proprio non riusciva a comprendere il punto di vista del giovane elfo e questi non riusciva a comprendere il perché, ovviamente la vita era sacra, era per questo che era loro vietato uccidere, era pur vero però che chiunque si macchi della vita di un altro essere senziente perda il diritto alla propria vita.
    Lui aveva dovuto scegliere tra proteggere la sua gente dai goblin, accettando fatalisticamente l’idea di poter morire di morte violenta, oppure lasciare quelle creature a scorrazzare impunemente nei reami elfici e massacrare il suo popolo.
    Lui aveva fatto la sua scelta, tutti dovevano.

    Comunque decise di non controbattere ancora, sicuramente prima o poi anch’Ella avrebbe intuito la verità sul circolo della vita: tutti erano predatori e contemporaneamente prede, una volta entrati nel cerchio sporcandosi le mani di sangue non v’era più modo di uscirne.

    Si fece improvvisamente più attento quando il ninja lo nominò come possibile aiuto ai Falchi di Fanedell nel prendersi cura di profughi e coloro che fuggivano dal silenzioso genocidio che si stava lentamente consumando nelle terre dell’Ovest.
    Ovviamente voleva dare il proprio contributo a salvare innocenti dalla follia dilagante in quelle terre, anche se riteneva di essere più utile come eventuale cacciatore di prove, si rendeva conto di non conoscere praticamente per nulla quella dimensione e che non avrebbe avuto la più pallida idea di dove cominciare.
    Pensò che fosse stato questo il ragionamento fatto dall’Esploratore e non potè che dargli ragione, non lo sfiorò nemmeno per un istante l’idea ch’egli potesse averlo fatto per altri motivi.

    Silenziosamente si genuflesse in un leggero inchino, per dimostrare alla Dama Azzurra che sebbene fossero in forte disaccordo sulla loro visione della vita, egli ne riconosceva l’indiscusso potere e si rimetteva al suo insindacabile giudizio.
    In fondo lui rispettava le leggi, sempre.
     
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