[CC] Rapporto dai sinistri risvolti

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    In silenzio e con attenzione, la donna cerulea prestò ascolto alle parole del Ninja: a quanto pareva -secondo il suo parere di soldato-, non c’era via di risoluzione che potesse escludere del tutto l’uso della forza; suddividendo l’intervento in tre diverse direzioni, Masahiro proponeva di iniziare ad agire a livello politico inviando ad Ovest una delegazione guidata dal suo Ambasciatore, rafforzando nel frattempo il servizio di accoglienza per i bisogno di che l’Est portava già avanti con efficienza secondo una tradizione lunga secoli.

    "Alla copertura di questo fronte avrei pensato alla dislocazione degli altri Falchi di Fanedell in funzione di sentinelle ed avanguardie per poter accogliere e proteggere i profughi da eventuali minacce. E l'elfo che ho portato al vostro cospetto potrebbe anche trarre giovamento dalla dislocazione e dal contatto con gli altri elfi e le persone che proteggono la Casa degli Spiriti Silvani."

    Appuntando lo sguardo di zaffiro su Doyen, la Dama annuì appena nel vederlo eseguire un leggero inchino, e le labbra rosse come petali di rosa si distesero in una curva benevola e paziente, come una madre amorevole: effettivamente, un atteggiamento duro e categorico come quello che l’elfo le aveva mostrato poc’anzi -così schietto da apparir quasi spietato e crudele- avrebbe trovato una dimensione più affine nell’orgoglioso Capitano dei Ranger.

    Infine, l’ultima tappa della strategia suggerita dello shinobi sarebbe dovuta consistere in una missione di infiltraggio nel Presidio Occidentale al fine di raccogliere prove e testimonianze di ciò che il Laccio Nero e -tramite loro- i governanti subentrati a Mio stava perpetrando in quelle terre.


    "Io e Kizan potremmo agire come punte di diamante per questo compito, coperti indirettamente dalla visita ufficiale del primo gruppo... sperando di essere ancora in tempo."
    concluse l’Esploratore, proponendosi -come sempre- per la prima linea
    "Mi rimetto al vostro giudizio, Dama Azzurra."

    Traendo un profondo respiro, la donna si alzò dal suo seggio e si preparò a pronunciare il suo responso... temendo con sincera preoccupazione che un uomo valoroso -e orgoglioso- come Masahiro potesse non mostrare in quel frangente la ragionevolezza di accettarlo.

    « Tu sei un uomo d’azione Masahiro, navigato e con molta esperienza,
    e non ho mai avuto di che lamentarmi del tuo operato sul campo... »

    esordì pacatamente la Castellana, cercando con le iridi blu gli occhi del suo interlocutore
    « ...ma tu sei per metà un elfo, e Kizan un mannaro: ciò vuol dire che ad Ovest le vostre vite sarebbero a rischio per il semplice fatto di essere quello che siete. E io non posso perorare una simile iniziativa: sarebbe una leggerezza fatale e deliberata. »

    Senza contare che Kizan non si trovava ad Est in quel momento,
    e inviare l’elfo da solo era fuori discussione.


    « Ad ogni modo, per quanto non ci sia tempo da perdere,
    si tratta comunque di una situazione delicata da cui dipendono troppe vite... »

    « Intendo prendermi qualche giorno per riflettere, e per conferire con Sylvanas e Quarion,
    prima di esporvi tutti al pericolo. »

    infine, prima che potessero congedarsi, riportò poi lo sguardo di zaffiro sull’elfo
    « Sir Doyen, se siete davvero interessato ad unirvi ai Falchi di Fanedell,
    vi procurerò un incontro col Capo Ranger. »

     
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    Alcuni dicono dal cimitero, altri dal cielo notturno... Decidete voi da dove vengo.

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    La Dama Azzurra rimase ad ascoltare con la consueta elevata attenzione ciò le shinobi non solo le riferì, ma anche le propose. Anche gli altri due ascoltarono quelle stesse parole, ma non ebbero reazioni parlate, né di approvazione né di opposizione; solo Doyen mostrò qualcosa con un inchino di sostanziale riconoscimento dell'autorità dell'Alfiere: conosceva bene i tratti tipici degli elfi silvani e delle loro civiltà e sapeva bene quindi che non si sarebbe sottomesso tanto facilmente, nemmeno ai dettami del suo clan.
    La signora invece sembrò cogliere i sottintesi del discorso dello shinobi, ma come suo solito non si espresse fino a quando lui non ebbe finito di esporre il suo pensiero, che in quel momento era il suo piano d'azione per scongiurare futuri pessimi rapporti con l'Ovest dopo il completamento di quanto aveva visto e sentito in quelle terre. Quando però venne il momento del responso, la sua signora si espresse in una maniera tipicamente politica. Da un lato lo comprendeva bene: mobilitare truppe ed eserciti tra un Presidio e l'altro, per motivi umanitari nei confronti di chi ironicamente di umano non aveva praticamente nulla a parte la razza, non era una decisione facile da prendere, né tantomeno rapida, soprattutto perché forirera di conseguenze tutte da valutare. Comprendeva bene il peso che ciò comportava e perciò riuscì anche ad accettare la sua decisione con un inchino.
    "Aspetterò la vostra decisione, Lady Kalia." disse con un tono calmo e disteso. "Permettetemi solo un'ultima osservazione: non ho citato a caso la presenza di Kizan oltre a me, perché so che una simile impresa non è a portata di una persona sola." E di ciò tutto il dialogo fin lì svolto doveva rendere testimonianza sia della consapevolezza del ninja sia delle dimensoni del fenomeno che lo shinobi aveva stimato. "Tuttavia chiunque non sia dell'Ovest, umano o meno, che dichiari o semplicemente paia di essere a sfavore di tale iniziativa, per non definirla in altro modo, temo possa perdere la vita anche se completamente Umano di nascita. E ciò è inaccettabile per il bene di tutti. Squadre che abbiano caratteristiche a me affini possono invece godere di un vantaggio: presumo di non essere l'unico ad aver esplorato le terre del Presidio Occidentale al di fuori delle strade ordinarie e conoscendo il pericolo, è possibile neutralizzare la loro conoscenza del territorio sfurttandolo a nostro vantaggio per nasconderci e raccogliere non visti le prove del loro sporco operato, inopponibili nemmeno negando l'evidenza." Lasciò un altro sottinteso: lui non avrebbe potuto fare a meno di tornare sul campo dopo quello che aveva visto, ma era consapevole non solo di non poter agire da solo, ma anche di poter dare un aiuto concreto nelle operazioni più dirette, sia come agente di avanscoperta, sia come indagatore. Non osava pensare alle conseguenze a lungo termine di eccessivi ritardi, ma già se le figurava, perché a Phlenmor ne aveva già viste di simili, anche se per fortuna non erano mai state imputabili a lui, né avevano sfiorato il continente dove il suo clan dimorava.
    Lo shinobi quindi non si mosse, aspettando una reazione della Dama Azzurra e, in misura minore, anche degli altri due ascoltatori.
     
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    Evidentemente la Dama Azzurra doveva aver riconosciuto qualcosa nel giovane elfo, al di là delle loro differenze di razza, di cultura, di modi di vedere e concepire la vita e del fatto che lui fosse appena arrivato in quella strana dimensione, era chiaro c’ella era interessata dalla possibilità di averlo con se.
    Forse sperava che col tempo i suoi atteggiamenti intransigenti si sarebbero stemperati in qualcosa di più “umano”, meno brutale del semplice ma efficace “uccidere chi uccide, la giustizia per gli altri”, forse si stava sbagliando e questa speranza sarebbe rimasta tale per sempre.
    Non era dato saperlo in quel momento.

    Le orecchie di Doyen si rizzarono, letteralmente, quando l’Alfiere del Presidio dell’Est si rivolse nuovamente a lui con fare diretto offrendosi di organizzare un incontro con il Capo Ranger, chiunque fosse questa figura enigmatica.
    Ci rifletté per qualche istante, probabilmente tale Capo Ranger era colui che governava l’operato dei Falchi di Fanedell, che se non aveva mal compreso erano un corpo militare ai diretti ordini di Lady Kalia e con il compito di effettuare missioni di infiltrazione, ricerche e spionaggio in generale oltre che essere i protettori dell’enorme foresta chiama, appunto, Fanedell.
    Soppesò accuratamente la proposta della donna, indubbiamente Ella sembrava un essere buono e illuminato e non una crudele regina del terrore, inoltre provava un moto di fiducia istintivo verso Masahiro ed egli era parte dei Falchi, non lo conosceva da molto ma aveva capito subito ch’egli non era individuo dal cuore malvagio.
    Solo per ultimo rifletté che probabilmente gli sarebbe assai convenuto entrare a far parte di un ordine costituito che non vagare da solo per quel piano, non temeva affatto per la propria incolumità ma non conosceva usi e costumi di quello strano mondo bizzarro, inoltre la cosa gli avrebbe dato uno scopo e modo di capire cosa fare della sua vita da ora in avanti, cosa che per suo conto sarebbe potuta risultare difficile.

    Lady Kalia, sono interessato ad unirmi ai Falchi di Fanedell, almeno per ciò che ho compreso siano le loro funzioni all’interno e all’esterno del vostro regno.
    Fintanto che sarò qui, sotto le vostre regole, mi impegno ad accettarle sebbene a mio avviso manchino di qualsiasi senso logico e siano per questo del tutto inefficaci, spero che un giorno le nostre visioni del mondo vengano a coincidere.
    Comunque finché mi vorrete sotto la vostra ala, cercherò di trattenermi dallo spargere il sangue di coloro che hanno perso il loro diritto a vivere, se la questione vi è tanto cara.
    Mi è stato insegnato a rispettare le leggi nella convinzione che coloro che le promulgano abbiano la lungimiranza di crearle severe ma giuste, non ritengo sia così ma non posso disonorare gli insegnamenti dei miei antenati solo perché voi vi state sbagliando.


    Di sicuro era uno che diceva le cose come riteneva che stessero, senza mezze misure o alcun tipo di indoramento: per lui la Dama Azzurra aveva torto, punto, anche se si sarebbe comunque piegato al suo volere.
    In fondo ella desiderava scioccamente che le vite dei colpevoli fossero risparmiate per commutare la loro pena in qualcosa di meno assoluto, finché non gli avesse chiesto di uccidere degli innocenti, avrebbe anche potuto accondiscendere a questa follia.
    Prese una delle frecce dalla sua faretra e, muovendosi lentamente per celebrare la solennità del momento e far capire che non aveva intenzioni meschine, si avvicinò all’Alfiere abbastanza da porgerle quell’insolito dono.

    Questo, nel mio popolo, rappresenta un simbolo di legame.
    Fino a quando i vostri ordini non contrasteranno il mio codice morale di condotta, essa sarà il simbolo della mia appartenenza alle vostre schiere, ma se tradirete la fiducia che sto riponendo in voi in questo momento, tornerò per spezzarla e andarmene per sempre.


    Terminò in fine la piccola cerimonia con un lieve inchino, attendendo la risposta della Dama.
     
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    Come si aspettava, la Dama Azzurra prese tempo per prendere la decisione migliore, anche se comunicò che probabilmente Masahiro e il collega da lui citato non avrebbero preso parte ad una simile iniziativa. Non essendo umani sarebbero stati presi maggiormente di mira dal misterioso gruppo noto come Laccio Nero e Lady Kalia probabilmente non voleva esporre i due a un rischio così grande.
    Il Gufo Reale però insistette e non era difficile capire che sarebbe stato molto difficile per lui non far nulla dopo che aveva visto nell'Ovest. Era strano, anche la ragazza spesso non poteva fare a meno di imbarcarsi in qualche folle impresa, ma a differenza sua l'esploratore non sembrava essere mosso dall'incoscienza, come spesso accadeva con lei. Tutt'altro, sembrava conoscere molto bene il rischio e aver calibrato molto bene i suoi limiti riguardo all'eventuale missione che avrebbe svolto.
    Per molti versi lo ammirava, ma dubitava che un giorno avrebbe fatto come lui. Lei finiva sempre per mettersi nei guai e poi pensare, ma forse era meglio così: se si fosse chiesta se era pronta o meno a fare qualcosa alla fine si sarebbe sempre tirata indietro, senza capire che la forza per superare un ostacolo si acquisisce spesso quando si ha a che fare con quest'ultimo. E questo l'aveva imparato su Endlos: fin quando aveva vissuto su Wanu non aveva mai avuto il coraggio di fare quel che riteneva giusto perché si riteneva debole e non ancora pronto a lottare. Solo dopo la disavventura con Ise e quando era giunta su quelle terre senza avere nulla da perdere si era decisa a fare le cose senza pensarci due volte... e aveva scoperto che le piaceva davvero fare così!
    Sentendo quindi le parole dell'altro cavaliere celeste, fu spinta anche lei a insistere un po'. Anche lei voleva dare una mano e non le piaceva l'idea che il rischio potesse precludere un suo contributo.
    " Anch'io aspetterò la vostra decisione Lady Kalia. Avrei però una piccola richiesta da farvi: per quanto riguarda me, desidererei che teniate maggiormente conto di cosa sia o non sia in grado di fare, rispetto al rischio che potrei correre quando valuterete se e come attuare la condotta operativa propostavi."
    Avrebbe accettato molto più facilmente di non prendere parte all'iniziativa perché "sarebbe stata solo d'intralcio", anziché sentirsi dire che "sarebbe stato troppo pericoloso per lei".
    Comunque se e come sarebbe stata coinvolta in quella storia lo avrebbe deciso L'Alfiere dell'Est, come se accogliere o meno la sua piccola richiesta.
     
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    "Aspetterò la vostra decisione, Lady Kalia."
    convenne il Ninja con voce quieta, accompagnandosi con un inchino

    ...tuttavia -come aveva previsto-, il discorso che seguì quelle parole rese chiaro che difficilmente Masahiro avrebbe accettato di restare in panchina; non che fosse intenzione della Dama lasciarlo in disparte, essendo ella stessa fin troppo partecipe del meccanismo che scatta negli animi nobili quando assistono ad un’ingiustizia... ma il punto era che, pur capendo il suo desiderio di fare qualcosa, non poteva affidargli il ruolo di avanguardia: inviarlo in avanscoperta in territorio ostile dove sarebbe stato dichiaratamente un bersaglio era un rischio inutile che poteva essere evitato.

    « Capisco come ti senti, e ti darò modo di agire sul campo per fare giustizia... »
    esordì con voce ferma e pacata la Castellana, incatenando lo sguardo dell’Esploratore
    « ...ma non come avanguardia; tanto più che Kizan
    non si trova nemmeno ad Est in questo momento. »


    Sperando che il Piromante incamerasse quella decisione, e la cogliesse come un’occasione per prepararsi all’imminente futuro, gli occhi di zaffiro della donna tornarono a posarsi su Doyen... e dove chiunque al suo posto gli avrebbe insegnato a portare il giusto rispetto -concreto e reale, non quello con cui seguitava a riempirsi la bocca, accostandolo a parole offensive... come se la pensasse troppo stupida per non accorgersi della differenza- ella gli sorrise con tutta la benevola pazienza e la delicata indulgenza che si possa riservare ad uno sciocco.

    Dopotutto, mentre il Cacciatore non si faceva scappare l’opportunità di ribadire quanto lui avesse ragione e lei invece torto -ridondante concetto già esplorato in tutte le salse nella breve durata di quel consesso- Kalia pensò che tanta ottusità non fosse tutta colpa sua, e non trovò cuore di arrabbiarsi: era piuttosto evidente -vista la totale mancanza di elasticità mentale- che Doyen fosse semplicemente il risultato di un dogma metabolizzato senza alcuna ombra di raziocinio... e, dunque, perché colpevolizzare una creatura il cui destino era già stato così severo?


    "Questo, nel mio popolo, rappresenta un simbolo di legame.
    Fino a quando i vostri ordini non contrasteranno il mio codice morale di condotta, essa sarà il simbolo della mia appartenenza alle vostre schiere, ma se tradirete la fiducia che sto riponendo in voi in questo momento, tornerò per spezzarla e andarmene per sempre.


    Terminato quell’ennesimo attacco deliberato alla per lui incredibile -eppure efficace, a riprova dei fatti- politica della Signora del Maniero, che gettava su di lui più discredito che condivisione per le sue convinzioni -più simili alle imposizioni propagandistiche del Laccio Nero-, l’elfo avanzò lentamente verso il seggio della donna, porgendole una freccia prelevata dalla sua faretra.

    « Una vera fortuna che -dopo quasi cinque secoli di pace e serenità- siate arrivato finalmente voi, a salvare le genti del Presidio Est dal più lungo alfierato di Endlos. »
    lo gratificò la fanciulla con voce gentile, annuendo convinta con un dolce sorriso
    « Vorrà dire che utilizzeremo il tempo insieme per imparare qualcosa l’uno dall’altra. »
    jpg
    Con una leggera ed elegante rotazione del polso, la Guaritrice evocò nella mancina un fiore... e forse solo Masahiro gli avrebbe tributato la giusta attenzione, comprendendo che quella corolla dal colore vivace nascondesse in vero un significato più profondo... proprio come era stato tempo addietro anche per lui, durante il Rito delle Investiture dell’Oracolo dei Fiori.

    « Accetto questa freccia e quello che rappresenta
    - la terrò con me come promemoria. »

    pronunciò, accettando l’insegna e ricambiandola con la Bocca di Leone
    « ...e confidando che siate di parola, vi porgo lo stesso memento:
    non tradite la fiducia che sto riponendo nella vostra
    nobiltà d’animo. »


    " Anch'io aspetterò la vostra decisione Lady Kalia."
    prese la parola la giovane Sarah, richiamando l’attenzione delle iridi di zaffiro
    "Avrei però una piccola richiesta da farvi: per quanto riguarda me, desidererei che teniate maggiormente conto di cosa sia o non sia in grado di fare, rispetto al rischio che potrei correre quando valuterete se e come attuare la condotta operativa propostavi."

    Senza proferire alcuna parola per dissuaderla, la Dama Azzurra la fissò per un lungo istante in silenzio, poi annuì: Sarah aveva buon cuore, e per questo -proprio come era appena successo anche a lei- era facile da sottovalutare, ma gli occhi della Castellana andavano oltre le sue apparenze di ragazzina inesperta ed animosa, e il suo grado di discernimento -una lungimiranza che a dispetto delle critiche di chicchessia aveva retto l’Est ed Endlos per più tempo di quanto si potesse ricordare- vedeva in lei ben più di una graziosa bambolina dai capelli d’oro. Ma era il caso di inviarla in una missione simile...?

    « Ti terrò in considerazione. »
    le assicurò con un sorriso gentile, rimanendo ferma nella decisione di pensarci
    « Ora, sarà il caso che andiate a concedervi il vostro giusto riposo. »

    ...e a quel punto, ai Cavalieri non restava che congedarsi.

     
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    Alla fine le parole ripresero a scorrere, sebbene non tutte fossero egualmente rispettose: dei due infatti, solo la ragazza aveva avuto rispetto e ardore sufficiente a dimostrare il suo buon animo e la determinazione che aveva già dimostrato durante le indagini sulla madre della bambina e lo shinobi da esse si convinse che con il giusto addestramento sarebbe potuta diventare un'alleata molto valida ed una guardia davvero impenetrabile. Doyen invce mostrò non solo una forte schiettezza, ma anche una quantità di arroganza e rigidità al di fuori di qualsiasi soglia di razionalità, tanto da far sfuggire persino al ninja una seconda e più marcata occhiata di totale disapprovazione. Come fosse possibile comportarsi in quella maniera non osava nemmeno chiederselo e,facendo un ardito paragone, nessuno aveva dato fino a quel momento prova di una simile stoltezza: in fondo, nemmeno lo shinobi, ancora psicologicamente provato e reduce dalla distruzione di Phlenmor, era stato tanto duro con la Dama Azzurra ed era finito per diventare quello che era lì in Endlos in quel momento.
    L'Alfiere alla fine prese di nuovo la parola e la prima che rivolse fu proprio al ninja. Il suo discorso gli fece intendere che non avrebbe gli permesso di tornare sul campo tanto presto all'Ovest, ma che allo stesso tempo avesse qualche altro progetto per lui. Rimase sorpreso di sapere che Kizan fosse lontano dall'Est, ma il vecchio ninja non lo diede a vedere e i suoi occhi non fecero trapelare alcuna emozione, mentre comprendeva quanto ormai non fosse il caso di insistere: quello che aveva fatto al laboratorio del Professor Hineshi era già stato sufficiente ed anche se aveva appreso quale pericolo stessero correndo tutti, avrebbe dovuto aspettare: non erano su Phlenmor e non aveva alcun potere per prendere decisioni di qeulla portata. Non sapeva ancora cosa avesse in mente l'Alfiere, ma doveva confidare in lei, specie dopo che lui aveva fato il suo dovere e l'avesse avvertita del pericolo.
    "Com desiderate, Dama Azzurra. Mi troverete ad Istvàn nei prossimi giorni, probabilmente alla Biblioteca di Palanthas." Non aveva intenzione di disturbare i Sette Saggi, anche se una visita ad Amelie non gli sarebbe dispiaciuta, ma in quel luogo sperava di trovare quante più informazioni possibili per prepararsi al melgio a ciò che sarebbe dovuto seguire.
    Poi vide la Dama Azzurra prodigarsi nei confronti di Doyen e trattarlo con una gentilezza che superava ampiamente i demeriti dell'elfo non solo con delle parole prive di durezza, ma anche e soprattutto con una misura che ancora una volta sorprese il vecchio shinobi: la Dama materializzò un fiore e lo donò a Doyen come pegno in cambio della freccia simbolicamente data a lei dall'elfo. Masahiro, il prescelto con il simbolo della Fresia dal lontano giorno del suo approdo in Endlos, sapeva che quella piantina probabilmente non avesse lo stesso valore di quello dato a lui stesso dall'Oracolo dei Fiori, ma allo stesso tempo ne comprendeva pienamente l'importanza.
    E una volta che l'altro si fosse rialzato e avesse realizzato l'accaduto, Mashairo si sarebbe premurato di di farglielo ben comprendere con parole in lingua elfica: "Conservalo con cura, Doyen: hai appena icevuto molto più di quello che pensi." Avrebbe voluto aggiungere anche "e di quello che meriti", ma ricacciò quelle parole all'interno della propria coscienza, lasciando che il tempo, l'esperienza ed il contatto con gli altri Falchi di Fanedell e l'Alfiere gli facessero capire molto più di quanto le parole non potessero esprimere.
    Quando anche la Guardia Cittadina venne congedata, lo shinobi si inchinò nuovamente alla sua signora e prese la via d'uscita dal Maniero, diretto nel luogo dove sarebbe stato più facilmente ritrovato per sua stessa decisione.
     
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    Di nuovo l'elfo ribadì la propria opinione di fronte alla Dama Azzurra, che non mancò di ribattere in modo pacato e mostrando semplicemente l'evidenza dei fatti.
    Ormai le parole e l'atteggiamento di Doyen non influenzavano più il pensiero di Sarah, che avrebbe presto consolidato la certezza che agire in quel modo fosse sbagliato. Tuttavia non se la sentiva neanche di condannarlo: in fondo quando era stata sul posto aveva fatto pensieri simili nel momento in cui l'ira stava per prenderla. Forse anche lui doveva essersi trovato in una situazione del genere e doveva aver ceduto a quei pensieri o magari non avuto qualcuno che l'aiutasse a ricordare ciò in cui aveva sempre creduto.
    Comunque venne riportata con i piedi per terra non appena Lady Kalia non rispose alla sua richiesta.
    " Ti terrò in considerazione."
    Fu abbastanza contenta della risposta: aveva tenuto un no categorico o magari che le dicesse che il rischio veniva prima di tutto e invece sembrava essere disposta a considerare quanto chiestole. Rimanendo comunque dell'idea di doverci pensare un po'.
    " Ora, sarà il caso che andiate a concedervi il vostro giusto riposo."
    Dopo quelle parole capì che il loro rapporto era finito e ora l'unica cosa che potevano fare era lasciare l'Alfiere sola a riflettere e approfittarne per riposarsi in attesa del prossimo compito.
    Quindi si inchinò alla Dama e aggiunse.
    " Prendo congedo."
    Quindi avrebbe lasciato la stanza assieme agli altri due.
     
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    Una vera fortuna che -dopo quasi cinque secoli di pace e serenità- siate arrivato finalmente voi, a salvare le genti del Presidio Est dal più lungo alfierato di Endlos.
    Accetto questa freccia e quello che rappresenta - la terrò con me come promemoria.
    ...e confidando che siate di parola, vi porgo lo stesso memento: non tradite la fiducia che sto riponendo nella vostra nobiltà d’animo.



    Subito non capì se con la prima frase lo stesse prendendo in giro o intendesse davvero quelle curiose parole, i capi della sua gente raramente si mettevano a utilizzare l’ironia con i propri sottoposti quindi non vi era un granchè abituato.
    La seconda frase però spazzò via ogni possibile remora, ella aveva accettato il suo dono e gliene aveva porto uno, sentì appena le parole di Masahiro, ancora estasiato dalla bellezza di quel fiore e da ciò che rappresentava.

    Lentamente mosse la mano che reggeva il delicato bocciolo e lo avvicinò al proprio mantello, che in quel momento aveva il colore verde scuro delle foglie estive, ed esso mutò rapidamente adattandosi alla nuova natura che aveva attorno, trasformandosi in una splendida distesa di bocche di leone sulla schiena dell’elfo.

    Grazie, Lady Kalia, accetto di buon grado il vostro dono e non temete, il tradimento non è qualcosa che sia ammesso tra il popolo degli Elfi Silvani e non intendo che sia gravemente punito.
    Esso non è contemplato.

    Ora come avete consigliato, sarà meglio per noi ritirarci e riposare, nella speranza che un giorno i nostri punti di vista possano finalmente convergere.


    Detto questo, con ancora in mano lo splendido fiore appena ottenuto, si apprestò a seguire il Ninja per farsi dare indicazioni sulla geografia della città e, più precisamente, sul modo più rapido per tornare a Fanedell, il luogo che più lo faceva sentire a casa.
     
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22 replies since 9/8/2012, 21:30   468 views
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