[EM] Ciò che cadde nel deserto

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    Un naufrago dallo Spazio



    Un'esplosione dopo l'altra si susseguiva a bordo di quella nave pirata, divenuta ormai un piccolo inferno nello spazio profondo. Fumi e scintille continuavano ad uscire da ogni intercapedine possibile, persino dai punti più impensati. Sirene e allarmi urlavano senza sosta e un equipaggio nel panico si muoveva freneticamente cercando di riparare ciò che era danneggiato o rispondere al fuoco nemico.

    Ma oramai per quel vascello spaziale stava per giungere la fine per mano dei grossi cannoni al plasma di un incrociatore dell'Autority, grosso dieci o quindici volte più del veicolo in avaria.
    Per qualche miracolo qualche scudo era ancora attivo ed aveva evitato che venissero tutti disintegrati nell'assalto.

    In quel frangente sul ponte di comando della nave pirata solo una persona sembrava mantenere la calma, il Capitano Helk Muliphein. Scura figura immobile, braccia conserte. Non era certo la calma di chi ha in mano la situazione, più quella di chi ha già accettato il suo destino. O forse si trattava semplicemente di una maschera creata ad arte per arginare il panico e la paura dilaganti nella ciurma.

    In quell'inferno il Noetheriano cercava davvero di elaborare qualcosa, aveva lasciato libertà di manovra al suo vice, che intanto si affaccendava per dare ordini e mantenere alto il morale. Inutile dire che stava fallendo in ogni senso.

    Era la loro fine... o forse c'era qualcosa che ancora potevano tentare?
    Normalmente avrebbero attivato il dispositivo di cronoteletrasporto e sarebbero scomparsi nel nulla, sperando certo di non venire agganciati dalla nave nemica nella sofisticata procedura. Ma adesso la situazione era rischiosa, i dispositivi erano in avaria e i pochi sensori ancora funzionanti mostravano segni di un'insolita anomalia in quella regione di spazio. Non gli era dato sapere se fosse uno scherzo del cosmo o frutto di una tecnologia ideata ad arte dall'Autority per impedirgli quella manovra di cui sapevano fosse capace il suo vascello.

    Il suo adorato vascello, progettato e realizzato completamente da lui. Di persona aveva raccolto a bordo ogni reietto, furfante o rifiuto della galassia che ora si agitavano come formiche di un formicaio in fiamme. A dire il vero non gli stavano tutti simpatici, anzi qualcuno lo avrebbe fatto fuori volentieri ultimamente, ma diamine! Era pur sempre il loro Capitano, il suo compito ultimo era quello di proteggerli!

    E così si decise! Si lanciò verso il pannello di controllo più vicino e le sue mani cominciarono a muoversi rapide.

    “Ciurmaglia! Manovra Exa!”



    Per un attimo parve calare il silenzio, avevano capito tutti a quale manovra si riferisse Helk, anche se non tutti avevano idea di cosa sarebbe potuto accadere. Qualcuno scoppiò in lacrime, altri a ridere istericamente, qualcun'altro riprese ad urlare e altri ancora si buttarono a terra in silenzio.

    “Andiamo!”



    Nessuno poteva vedere le lacrime che cominciavano a rigare il volto di Helk; anche il Capitano aveva paura. Un Capitano sconfitto e distrutto.

    Uno sfarfallio di luce azzurrina comparve intorno alla nave. Un globo pulsante la circondava e in una compressione istantanea la fece svanire...


    Yuzrab.
    Il sole stava di nuovo per ergersi maestoso e implacabile sulle distese sabbiose e deserte. Il roseo orizzonte nascondeva beffardo l'inferno di fuoco e calore che come ogni giorno stava per imporsi incontrastato su quelle lande aride e impoverite.
    E in quel cielo di primo mattino comparve un insolito bagliore azzurrino. Pulsante e sempre più intenso. Una stella cadente? No, ma qualcosa che aveva tutta l'intenzione di precipitare su quel suolo il prima possibile!


    Maelstrom!
    Il cronoteletrasporto aveva funzionato! O almeno così sembrava, non c'era più nessun incrociatore dietro di loro. Ma dove diavolo erano finiti?
    I pannelli continuavano a lampeggiare mostrando valori improbabili e insensati. Dopodiché la nave prese nuovamente a vibrare. Lo scheletro di metallo sembrava contorcersi e urlare sotto la violenza di orrendi scossoni.
    Alcuni scudi si erano riattivati e impedirono al vascello di disintegrarsi sotto l'azione di forze sconosciute.

    Le cose continuarono a precipitare. In tutti i sensi.
    La nave si divise a metà e un pezzo scomparve in un lampo di luce. L'altro in qualche modo era mantenuto da dispositivi di emergenza ancora funzionanti e continuò a cadere a velocità sempre maggiore.

    Helk si teneva il più possibile a qualsiasi cosa gli capitasse a tiro, come d'altronde cercavano di fare tutti quelli rimasti su quel frammento di vascello.

    Poi sugli schermi riconobbe i segni di un'atmosfera. Come diavolo era possibile...
    Forse era un'avaria!

    Nonostante tutto, mosso dall'istinto, ordinò dal pannello a lui adiacente il comando di atterraggio di emergenza.
    Delle guide energetiche simili a scariche elettriche dalle tonalità verdi e gialle comparvero attorno alla nave. Altri scudi riuscirono ad attivarsi.

    Tuttavia il grosso velivolo era ridotto a metà e i sistemi di atterraggio funzionarono solo in parte. Il mezzo vascello nel suo globo azzurrino cominciò una spirale discendente muovendosi lungo quelle scariche elettriche che si creavano via via.

    Furono pochi istanti, ma per chi era a bordo parve un tempo infinito.

    L'impatto giunse inesorabile, terribile.


    Yuzrab.
    Accompagnato da una terribile esplosione un globo di luce e metallo si infranse contro il suolo sabbioso.

    Innaturale si estendeva ora una distesa di rottami fumanti, pezzi di metallo di ogni forma e dimensione, una decina di cadaveri di altrettante razze differenti e forse un calore che non aveva nulla da invidiare agli standard di quel deserto.

    In quel caotico inferno di metallo, da cui continuavano a levarsi verso il cielo del mattino inquietanti fumi verdi, c'era un solo sopravvissuto.

    Nascosto all'ombra di quello che era il frammento più grosso rimasto della nave giaceva vivo ma privo di sensi il Capitano Helk Muliphein, col suo volto rivolto in alto, la peluria azzurrina bruciacchiata e sporca di fuliggine...
     
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  2. _MajinZ_
     
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    Dimitriy in quel momento si trovava nella sua abitazione, seduto su una sedia accanto a un vecchio tavolo bucherellato in vari punti dai tarli. Il suo sguardo era pensieroso mentre fissava il suo stesso braccio poggiato sulla superficie di legno, il guanto bianco accanto ad esso... accanto a quell’arto di un grigio spento, un colore molto simile alla pura roccia in cui era mutata sia la mano che l’avambraccio. Quella maledetta strega l’aveva completamente fregato e gli aveva lasciato quel simpatico regalino che stava diventando uno scomodo ingombro, con il lavoro che faceva il russo non poteva permettersi di portarsi dietro una roba del genere, quindi doveva trovare il modo per tornare normale il prima possibile, anche se trovare qualcuno in grado di guarirlo forse era fin troppo complicato... però non aveva neanche l’intenzione di perdere l’intero braccio.
    Però non aveva il tempo di restare li a pensare alla sua vendetta, oltre che a una possibile cura, visto che un evento particolare aveva bisogno della sua presenza. Il messaggero fu rapido e conciso, così una volta indossato nuovamente il guanto, il biondo lasciò il suo appartamento e si diresse al sito indicatogli dall’informatore, un luogo che peraltro apparteneva agli Eversori, ma in cui il ragazzo non era mai stato visto che il più delle volte era fuori città a svolgere qualche missione. E anche stavolta doveva muoversi, visto che si trattava di una cosa urgente.
    Una manciata di minuti dopo ecco che l’assassino giunse finalmente nel sito indicatogli, così dopo essersi fatto riconoscere riuscì ad entrare, ritrovandosi in una grande sala dove stazionava una grossa... nave? Un incrociatore ad un primo sguardo, ma comunque il giovane non pensava che la sua gilda si servisse di mezzi come quello. Il suo lavoro però non era quello di ammirare quella nave, infatti la sua meta si trovava nel laboratorio di un certo scienziato entrato da poco tra le fila degli eversori e che il biondo non aveva mai visto, anche se la sua figura spiccava sugli altri e fu abbastanza semplice riconoscerlo, almeno non persero altro tempo, vista l’urgenza della missione.
    Dimitriy Kozlov, la tua guardia del corpo.
    Subito dopo le frettolosa quanto gelida presentazione, il russo si mosse in direzione del carro preparato poco lontano, salendo quindi a bordo in attesa della partenza verso il luogo dove era avvenuta una specie di esplosione, insomma, bisognava indagare per fare luce anche sue quel fatto... magari poteva rivelarsi una buona occasione per la Gilda. Quasi dimenticandosi del suo piccolo problema, Dimitriy provò ad incrociare le braccia ma con quello scomodo arto risultava un’operazione abbastanza complicata, quindi pensò bene di lasciar perdere. Fissò comunque per qualche istante lo scienziato e il giovane pensò che forse magari poteva aiutarlo in qualche modo, anche se nutriva ancora qualche dubbio... no, ancora non si fidava abbastanza di lui.
    Comunque quando ormai l’alba era alle porte, il gruppo arrivò a destinazione e quel che si trovava davanti ai loro occhi era qualcosa di abbastanza insolito. Le sabbie dello Yuzrab infatti erano diventate una distesa di pezzi di metallo ancora fumanti, alcune fiamme che divampavano qua e la e quelli che sembravano dei cadaveri. Sembrava proprio un disastro simile a quelli che accadevano nel mondo da cui proveniva l’assassino appena sceso dal carro, il quale osservava la scena in modo distaccato, fin troppo freddo. Era difficile pensare che ci fosse qualche sopravvissuto, ma quella catastrofe poteva tornare comunque utile agli Eversori.

     
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    Il deserto dello Yuzrab era forse il luogo più inospitale e disabitato di tutta Endlos, eppure quel giorno sarebbe stato teatro di eventi abbastanza insoliti.
    Certo, un naufrago dimensionale giungesse in quel mondo era abbastanza comune, ma se a precipitare era un'intera nave spaziale (per giunta pirata!), il discorso cambiava. Se poi a completare il quadretto si aggiungevano uno scienziato pazzo, un assassino membro di una strana organizzazione, una principessa che desiderava essere un paladino della giustizia, una specie di dama di corte e una ragazza volante (senza contare la fatastra dai capelli rosa che le avrebbe portate fino a lì) la situazione si faceva parecchio bizzarra!
    Cioè... di punto in bianco, sarebbe sembrato più di trovarsi nel Pentauron che nel presidio del Sud!

    Come già premesso, il vascello volante si schiantò fra le dune, in un disperato tentativo di atterrare. Oramai del velivolo non rimaneva che una carcassa fumante e solo una persona, forse la più forte fra tutto l'equipaggio, era ancora viva.
    Chi l'avrebbe mai detto che, dopo solo un'ora, quattro fanciulle sarebbero state teletrasportate a soli cinquecento metri di distanza?
    Sembravano essere tutte e quattro vestite per affrontare il torrido ambiente del deserto, ma non tutte sembravano credere in quello che stavano facendo.
    " Ecco fatto, più o meno dev'essere questo il posto."
    Disse seccata la fata, per poi andarsi a sedersi ai piedi di un piccolo promontorio che si ergeva nella distesa sabbiosa.
    " È stata una vera e propria fortuna che avessero installato quell'apparecchiatura nell'Altopiano della Tempesta! Senza di esso non avremo mai potuto accorgerci di quel segnale Radio."
    Ise continuava ad essere scettica.
    " Ma sei proprio sicura che quel segnale provenga dai tuoi amichetti?"
    Il tono irritò non poco l'enling, anche se non lo diede a vedere.
    " Di solito le nostre navi non utilizzano queste frequenze, ma dall'intensità del segnale posso affermare che con buona probabilità si tratta di un veicolo spaziale."
    La maestra in magia bianca scosse la testa.
    " Stiamo qui solo poche ore, poi vi riporto con indietro."
    Anche Sarah era a dir poco furibonda per via del comportamento egoista di Ise, ma come al solito non avrebbe potuto fare nulla.
    " Cyztia, forse è meglio se fai un giro di ricognizione. Così almeno sapremo da dove iniziare a cercare."
    La fanciulla dalla lunghissima coda di cavallo annuì e, iniziando ad emanare uno strano colore blu, si alzò in volo.
    " Un attimo... e noi nel frattempo cosa facciamo?"
    Chiese la quarta.
    " Aspettiamo..."
    L'altra la guardò come una pazza e distese le braccia.
    " Eeeeh?"
    Per una ragazza vivace e iperattiva come Saline, l'attesa poteva rivelarsi una prova piuttosto impegnativa. Stentava a credere che anche Sarah si fosse seduta (ovviamente ben distante dall'odiata nemica).

    Intanto l'enling si era allontanata e a terra sarebbe parsa come una specie di cometa azzurra che svolazzava in maniera irregolare, salvo per chi le fosse stato particolarmente vicino.
    Comunque, non ci volle molto che adocchiò una cortina di fumo elevarsi al cielo. Subito si avvicinò al punto ed ebbe la conferma che si trattasse di una nave spaziale. Solo che... quelle del suo popolo di solito non emanavano vapori verdi quando incendio e lei di queste cose era abbastanza pratica; non a caso era a capo della cittadina dove aveva vissuto prima che i loro nemici li avessero costretti a fuggire nel regno di Sarah.
    Beh, non era il caso di saltare a conclusioni affrettate. Prima doveva avvertire le altre che aveva trovato qualcosa, poi avrebbe dato un'occhiata da vicino. Fece un altro giro, notando che un paio di persone l'avessero preceduta, poi tornò dalle compagne.

    " Sarah, Cyztia sta tornado!"
    La osservò con attenzione, poi sorrise.
    " Sembra che voglia che la seguiamo. Meno male, non ce la facevo più ad attendere."
    La biondina si mise a seguirla, mentre la fata rimase in quel punto.
    " Andate pure, nel caso vi serva aiuto sapete dove trovarmi."
    Questa volta Ise non stava rimanendo lì per egoismo. Sapeva quanto Sarah la odiasse e avrebbe potuto solo che gradire standosene un po' alla larga da lei.

    La loro guida aveva preso a svolazzare attorno al vascello stellare per far capire alle due dove voleva che cercassero.
    L'ancella correva più forte che poteva, curiosa di vedere qualcosa di nuovo. Ma quando fu abbastanza vicina e la luce del cielo abbastanza intensa, riuscì a scorgere qualcosa che non andava: un cadavere! Era a pochi metri da lei e presentava diversi segni di bruciatura.
    Per la prima volta, la sua espressione allegra e spensierata si fece incredibilmente seria.
    " Ma che è successo qui?"

    Disse a bassa voce, mentre l'amica la raggiunse. Fortunatamente Saline era molto più salda e forte di molte altre cortigiane, come Lisa e Sheila, quindi riuscì a ragionare con freddezza.
    Per qualche secondo le due non dissero nulla, poi si scambiarono uno sguardo e si avvicinarono di più per vedere se ci fossero eventuali superstiti.
    " C'è qualcuno che mi sente?"
    Gridò la biondina, sperando che le rispondesse una persona ancora viva. Controllava tutti i corpi che trovava, ma nessuno sembrava dare segni di vita. Intanto l'altra intravide qualcosa e la interruppe prima che si mettesse di nuovo a urlare.
    " Sarah, da quella parte!"
    Sembravano essere due uomini. Chi potevano essere? Superstiti? Sciacalli? Difficile a dirsi, vista la scarsa visibilità. L'unica era avvicinarsi a loro e capire chi fossero.
    Parlato
    " Sarah"
    " Ise" (comparsa)
    " Cyztia"
    " Saline"

    Status psichico: Leggermente turbata e attenta
    Status fisico: ottimale
    Energia: 95% (100- 5)
    Passive in uso:
    Il carisma di una principessa
    La delicatezza di una principessa

    Attive utilizzate:
    Le ali di Einheit: È difficile non ricordarsi il giorno in cui un gran numero di enling (creature dall'aspetto umano e che viaggiano e vivono tra le dimensioni) arrivarono sul principato, in cerca di un luogo dove rifugiarsi dai loro nemici.
    Dopo la piccola vicenda il nuovi arrivati decisero di rimanere permanentemente ad Einheit, vivendo assieme al resto della popolazione.
    Mantenendo fede alla loro promessa, hanno insegnato le loro conoscenze magiche e si sono impegnati a proteggere il luogo dove ora vivono. Perciò Sarah ora può contare su un nuovo tipo di evocazione che ha la possibilità di volare.
    La fanciulla potrà chiamare un numero variabile di enling o di persone che hanno appreso le loro arti (a seconda del consumo fino a un massimo di: quattro, sei, otto e dieci), in grado di volare ed equipaggiati principalmente con armi medievali e tenerli in campo uno o due turni (a sua discrezione).
    Ovviamente le loro capacità delle singole unità saranno proporzionate ai consumi e distribuite a seconda del numero di evocazioni e dei turni in cui rimarranno in campo.
    Consumo: Variabile (basso)

    Pet in uso ---> Saline
     
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  4. ~Steel
     
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    Parlato Calisto
    Parlato Sarah


    Che cazzo è quell'affare?!

    Era iniziato tutto con un semplice BIP!, un segnale d'avviso proveniente dal radar installato nel laboratorio; inizialmente non ci aveva fatto caso, ma dopo qualche secondo, eccolo di nuovo, BIP!, poi un altro, ed un altro ancora, progressivamente più rapidi e acuti. Incuriosito, il Dottore aveva mollato il proprio lavoro per controllare l'attrezzatura: le sonde che aveva piazzato nella zona esterna stavano rilevando qualcosa, qualcosa di grosso. Confuso dalle rilevazioni anomale che riceveva, Calisto aveva tirato fuori il cannocchiale ed era salito fin sulla cima della caverna che faceva da Hangar per la nave; qui aveva preso a scrutare il cielo con metodica testardaggine, in lungo e in largo, finché qualcosa non aveva attirato la sua attenzione. Lì, in alto, tra le nuvole che si condensavano scure in una volta cerulea d'un pomeriggio sereno, scariche elettriche e fenomeni elettrostatici come mai se ne vedevano in natura. Era forse il giorno del giudizio? Una tempesta che la meteorologia non poteva spiegare? No, lui conosceva quel fenomeno, perché l'aveva già visto: era l'indicatore di un naufragio. L'ultima volta che aveva assistito al fenomeno, si trovava poco fuori Istvàn, ed una ragazza-seppia era precipitata da centinaia di metri d'altezza senza riportare alcuna ferita. Questa volta, però, per quanto si sforzasse, non riusciva a capire che cosa diavolo stesse precipitando sul semi-piano, sembrava una navicella, una nave, no macché, a malapena metà di un'astronave.
    Qualunque cosa fosse, comunque, stava cadendo, rapida ed inesorabile, approssimativamente in qualche punto dello Yuzrab, e quando fosse successo, lui sarebbe stato lì: se davvero era una specie di astronave, allora lui doveva esaminarla e recuperarla, chissà poi che non ci fossero anche degli alieni seppia - o polpo - che avrebbe potuto studiare...
    Richiuse il cannocchiale, poi, come d'abitudine quando era di fretta - e sovraeccitato -, si lanciò come una furia giù per le scale, correndo, saltando ed anche precipitando lungo il percorso, urlando come un ossesso:

    SMILE! SMIIIIIIILEEE! CHIAMA I CAPOCCIA! DIGLI DI MANDARE QUALCUNO PER DELLE OPERAZIONI DI SOPRALLUOGO, UNO TOSTO EH! MUOVI IL CULOOOOO!!!

    Così continuò a ripetere, finché non irruppe nel laboratorio, letteralmente lanciandosi dentro, finendo con l'atterrare su una pila di scarti alquanto spigolosi; ma non c'era tempo per lamentarsi di qualche graffietto o costola rotta, perché innanzitutto doveva accertarsi dell'esatto punto di atterraggio del naufrago, poi, cosa più importante fra tutte, prepararsi.
    Qualche minuto dopo, quando i suoi rinforzi arrivarono, il Dottore era pronto a tutto: vestito con pantaloni attillati, camicia e panciotto di pelle, sopra un cappotto leggero color terra ed infine un cappello alla Indiana Jones, con tanto di frusta proveniente direttamente dalla sua collezione personale. Per quanto fosse eccitato dall'idea del suo camuffamento da Calisto Jones, però, fu alquanto deluso dal constatare che l'unico uomo che gli avessero mandato non era altro che... Platinette, più simile a un modello di biancheria intima frù-frù, che un guerriero. Lo shock fu così grande da lasciarlo senza parole, cosicché non riuscì neanche ad esprimere il proprio sarcasmo, prima che il belloccio salisse sul carro che aveva preparato, pronto a partire. Per il momento il Dottore si limitò a sbuffare depresso, arreso dall'idea di doversi accontentare, prima di mettersi alla guida; come sua abitudine, prese posto sul sedile del conducente, mettendosi in piedi sul legno e cominciando a spronare i cavalli.

    YYYAAAAAHHH!!!

    E i due si misero in marcia, guidati da Calisto Jones, che come suo solito governava il carro come un pazzo suicida, rischiando di farlo ribaltare ad ogni buca e dando di redini per far accelerare i cavalli ancora ed ancora.

    Complice la sconsideratezza del Dottore e la folle velocità a cui spingeva il carretto, il duo di recupero raggiunse il luogo dello schianto in meno di un'ora. Il cielo era tornato sereno, ed il crudele sole del deserto batteva sulle loro teste senza pietà, forse l'unica corrente di vento che potesse alleviare il loro viaggio era quella provocata dalla velocità del rimorchio.
    Infine oltrepassarono una duna, così alta da impedire la vista del paesaggio, come una collina bruna e dorata, ed oltre essa lo videro, quell'imponente relitto fumante ingoiato dall'oceano di sabbia. Lo schianto aveva creato un cratere intorno ai pezzi di metallo e cadaveri, bruciando la rena e trasformandone delle minima porzioni in cristalli di vetro che riflettevano la luce di mille colori, fondendosi con i grigi, i rossi, gli azzurri e i gialli. In mezzo a quello spettacolo, tuttavia, gli occhi dello scienziato erano rapiti unicamente dalla carcassa senza vita che una volta era stata un'astronave, e che ora, alla fine del suo viaggio, sembrava aver voluto chiamarlo lì: quasi poteva sentirla sussurrargli "vieni a prendermi, sono tutta tua". Si leccò le labbra, poi, con una luce sinistra negli occhi ed un ghigno estatico sul volto, spronò ancora una volta i destrieri giù per il desertico promontorio.
    Disceso il dislivello, fermò ancora ed un'ultima volta il carro appena accanto al cadavere della nave, per poi saltare giù con un balzo. Intorno a lui pezzi di metallo divelti, strumenti, macchinari ed altro ancora, la maggior parte distrutti o danneggiati; a giacere insieme ai cadaveri di metallo, anche quelli di carne ed ossa, corpi senza vita di uomini ed alieni, gli uni di fianco agli altri.

    Ok Platinette, diamo un'occhiata in giro, vedi se trovi qualche strumentazione ancora funzionante che possiamo utilizzare. Oh, e se c'è qualche superstite, ben venga. Mmmh, e se ci sono degli uomini seppia, caricali sul rimorchio.

    Senza aspettare una risposta dal compagno, il Dottore cominciò da subito a muoversi in mezzo ai rottami, guardandosi intorno con fare attento e iperattivo, talvolta controllando le condizioni di un cadavere, talvolta studiando la forma di un componente rinvenuto in terra. Ad una prima occhiata c'era di che stare poco allegri, giacché l'impatto - e forse non solo quello - aveva danneggiato gravemente l'astronave, abbastanza da rendere difficoltoso reperirne qualche informazione utile. Bah, non si sarebbe certo arreso per così poco, non quando una così succulenta opportunità gli capitava a tiro.
    Digrignò appena i denti, piegandosi sulle ginocchia per raccogliere quello che gli sembrava essere un terminale portatile, cercando di capire se potesse ancora funzionare o se fosse danneggiato irrimediabilmente, quando una voce lo fece trasalire.

    C'è qualcuno che mi sente?

    Scattò in piedi, voltando lo sguardo in direzione del suono, sul viso un sorriso entusiasta: avrebbe riconosciuto quella voce tra mille.

    Platinette, resta qui a controllare la nave, io devo salutare una vecchia amica.

    Quindi si aggiustò il cappello e spolverò il cappotto, aggirando a passo svelto i rottami di metallo e superando il carro parcheggiato a qualche metro dal relitto. In lontananza scorgeva due figure, ma riconobbe solo quella posta alla destra, non dal viso - erano contro sole e non lo vedeva -, ma dalla lunga chioma bionda. Con calma risalì una bassa duna di sabbia, avvicinandosi senza timore al duo, adocchiando le giovani con quel smeraldino sguardo dalla luce maligna che si sarebbe potuto descrivere come quello di un predatore nei confronti della preda; spalancò poi le braccia, come a dar loro il benvenuto, poi esclamò:

    Ci incontriamo ancora una volta, ma chère!

    Ed era ovvio che le sue parole erano rivolte a nient'altri che a Sarah, la principessa che per la terza volta incrociava il suo cammino. Dai che questa era la volta buona che se la faceva, aveva anche dietro la frusta a 'sto giro...



    Mi scuso per l'abnooorme ritardo, ma in questi giorni sto avendo svariati casini. :sob:

    PS: Ah, Majin perdonami per il soprannome, ma temo che Calisto ormai ricorderà il tuo PG solo come Platinette. :geez:
     
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    La tiepida luce di un enorme sole blu filtrava attraverso le finestre di un minuscolo modulo di salvataggio illuminando il suo occupante. Un orfano dello spazio, solo e abbandonato. Unico superstite di chissà quale tragedia adesso schiantatosi con un atterraggio di emergenza su un grosso asteroide o piccolo pianeta. Così innocente e così piccolo, prossimo ad una fine senza un passato e senza ricordi. Un cucciolo blu, naufrago nello spazio profondo...


    E fato beffardo fece di tutto per ripetere la storia. Certo erano passati anni, il cucciolo si era salvato ed era diventato un uomo. Ora nuovamente naufrago. Ma questa volta si era schiantato nel deserto, e non era la tiepida luce del gigante Muliphein, di cui ora portava il nome, a riscaldarlo. No, questa volta era il sole cocente dello Yuzrab che si abbatteva implacabile sull'esanime pirata, come a voler prendere quella vita scampata per miracolo allo schianto.

    Ma un pirata non è un'erbaccia facile da estirpare, ancor meno facile se si tratta di un pirata spaziale! Un capitano per giunta!
    Così Helk teneva duro nella sua incoscienza. La sua mente era immersa nell'oscurità, squarciata di tanto in tanto da fitte e spasmi che percuotevano il corpo ferito. Ma lentamente nel buio il suo io cominciò a cercare una strada per non sprofondare nell'oblio. Pian piano cominciano a riattivarsi le sue percezioni. Caldo. Quello che permeava l'aria secca che credeva di respirare e ciò su cui era adagiato. Dalle orecchie nessun segnale, solo un continuo ronzio che provvedeva a martellare senza sosta la testa di un pirata già così ferito.

    Pian piano la mente continuava a riprendere piena coscienza del corpo, e forse desiderava tornare nel buio. Ora sentiva ogni singolo dolore, ogni singola frattura e ogni bruciatura. Se prima erano sporadici spasmi adesso sentiva pienamente il continuo e ininterrotto pulsare delle carni.
    Per fortuna il modulo di sopravvivenza sembrava aver funzionato e il suo corpo per quanto danneggiato era stato adattato all'ambiente in cui era stato catapultato. Poteva respirare quell'aria senza rimanere soffocato, nonostante ogni respiro sembrasse una zaffata di deserto stesso. Secco e asciutto. Sempre grazie a quella tuta che aveva prontamente manipolato i suoi tessuti non sarebbe stato ucciso da radiazioni sconosciute, certo se non fosse morto prima per il caldo.

    “Coff! Coff!”



    Con un potente colpo di tosse il pirata riaffermò il suo ritorno alla vita, o per meglio dire mormorava alle sabbie del deserto che non era ancora morto. In più nello spasmo divenne quasi pienamente sveglio e provò anche ad aprire gli occhi ma fu un tentativo inutile.

    Chissà quanto poteva sopravvivere un naufrago inerme in quella landa desolata e tremendamente inospitale.

    In quello stato di ignara semi-veglia non sapeva ancora che il suo rovinoso naufragio aveva attirato le attenzioni di un gruppo di curiosi...

     
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  6. _MajinZ_
     
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    Dimitriy mosse qualche passo in direzione dei rottami, osservando con cura ciò che lo circondava. Era difficile crede che potesse esserci qualche sopravvissuto in mezzo a tutta quella distruzione, ad un primo sguardo infatti quelli a risaltare erano solo i cadaveri, dei quali ben pochi erano riconoscibili. Anche perché molti aveva delle fattezze non propriamente umane, ma l’assassino era talmente abituato a vedere esseri completamente diversi dalla propria persona che non ci faceva più caso, quella era diventata la normalità e ovviamente il male minore.
    Comunque il tempo per restare li a guardare era finito, bisognava mettersi a lavoro per controllare la situazione e cercare i sopravvissuti per quanto fosse abbastanza difficile trovare qualcuno. Però ecco... quel soprannome non gli piaceva proprio. Infatti lanciò un’occhiata terribile al tizio che gli stava di fianco, quasi trafiggendolo con quegli occhi freddi come il ghiaccio. Nessuno aveva mai chiamato il russo Platinette, quella che nel suo paese era una bestia mitologica metà uomo e metà donna, e lui per fortuna era completamente uomo. E non era un’opinionista.
    Chiamami Dimitriy se non vuoi finire male.
    Rispose inacidito il sicario, mentre iniziava a muoversi fra i rottami alla ricerca di qualcosa di utile, anche se di parti meccaniche non capiva molto, anzi, era proprio ignorante in materia. Infatti ignorò lo strano componente elettronico alla sua destra, così come il cadavere bruciacchiato poco lontano, in verità non sapeva proprio cosa cercare, anche perché di ancora funzionante non c’era molto. Però il frammento più grosso di quel disastro attirò il biondo, il quale si mosse guardingo in quella direzione senza produrre il più piccolo rumore, era quasi come uno spettro mentre si aggirava tra i rottami. E mentre camminava continuava a pensare che non doveva proprio fidarsi di quello scienziato, avrebbe trovato una cura per il braccio di pietra da un’altra parte.
    Una volta giunto vicino al frammento più grande, comunque, il ragazzo ne sfiorò la superficie con il guanto bianco constatando come quel frammento fosse il più grande nei dintorni, l’unico ad aver resistito bene all’impatto e doveva esserci una qualche spiegazione. Poi però un suono molto familiare giunse alle orecchie del giovane, il quale ignorava completamente l’altra persona giunta in quel luogo e le trattative diplomatiche del tizio che doveva proteggere, il quale si concentrò sulla nuova fonte sonora, ovvero alcuni colpi di tosse. Così Dimitriy si mosse camminando lungo il perimetro del frammento e li, nascosto dai caldi raggi che riscaldavano lo Yuzrab, c’era quello che sembrava un sopravvissuto. Però dalla gravità di quelle ferite era abbastanza difficile capire per quanto potesse sopravvivere.
    Ohi veshchʹ, qui c’è un sopravvissuto.
    Disse l’assassino cercando di farsi sentire da quello scienziato da strapazzo, mentre sganciava dalla cintura una borraccia, posandola quindi al suolo per svitarne il tappo, visto che l’altro braccio era completamente inutile, quindi avvicinò il contenitore al muso dell’alieno, per poi parlare con un tono calmo e rassicurante.
    Bevi, è acqua.
    Non sapeva se poteva capirlo o meno, però quando si aveva sete non c’era nulla di meglio di un po’ d’acqua e in quelle condizioni anche un liquido inodore come quello acquisiva un aroma fantastico, probabilmente il ferito l’avrebbe capito anche se parlavano un’altra lingua. Ovviamente l’avrebbe aiutato a dissetarsi in caso di qualche accenno positivo, in quel deserto dissetarsi era la prima cosa che bisognava fare se sil voleva restare in vita.



    Vai tranquillo, platinette va benissimo :geez: ma occhio alle lame vaganti :8D:
     
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    Chi si sarebbe mai aspettato di incontrare, dall'altra parte del mondo, per di più in un luogo disabitato, una persona che si conosce? Beh, se la persona in questione era Calisto, non c'era poi tanto da stupirsi. Quel tipo era tanto strano che ci si poteva aspettare di tutta da lui!
    " Ci incontriamo ancora una volta, ma chère!"
    Per qualche secondo la fanciulla dimenticò cosa stesse succedendo lì e sorrise. Dopo che avevano indagato sull'omicidio della mezz'elfa considerava quello scienziato pazzo alla stregua di un amico.
    " A quanto pare non hai perso il tuo talento nel comparire nelle situazioni più improbabili!"
    Disse, non facendo caso allo sguardo pervertito puntato su di lei. Forse perché aveva imparato ad ignorarlo o più probabilmente perché parte del suo inconscio non si era reso conto che fosse diventato una ragazza, quindi credeva che stesse fissando l'altra fanciulla.
    Saline, dal canto suo, era stata abbastanza irritata dalla leggerezza mostrata dal professore e ancor più dal modo in cui gli aveva risposto Sarah. Quasi quasi gliene diceva quattro a tutti e due, anzi gliene diceva quattro e basta.
    Stava per aprire bocca, ma sopraggiunse la voce dell'altro eversore che richiamò i due.
    " Ohi veshchʹ, qui c’è un sopravvissuto."
    La biondina smise di sorridere e tornò con i piedi per terra.
    " Sarebbe stato meglio incontrarti in altre circostanze, ma a quanto pare sembra che ci sia bisogno di nuovo del nostro intervento."
    Hei, mica male quella frase! Era paragonabile a quelle dette dalle persone che aveva sempre ammirato. Forse avrebbe dovuto farsi venire in mente più volte simili trovate.
    " Forza, andiamo!"
    Disse agli altri due, risalendo di corsa la duna di sabbia; sospinta da un'energia che solo gli individui più infantili ( quelli che credevano di poter diventare degli eroi) riuscivano a tirare fuori.
    Ben presto giunse in prossimità del superstite e, senza curarsi troppo di cosa stesse facendo l'altro, esaminò il suo stato di salute. Dunque, sembrava presentare diverse ferite, anche se non eccessivamente gravi, che però sarebbero comunque risultate pericolose se fosse rimasto a lungo in un ambiente del genere.
    Sospirò e si grattò la testa.
    " Vediamo cosa posso fare..."
    Disse, per poi imporre le mani verso al naufrago dimensionale, cercando di non intralciare troppo l'eversore. Quindi l'incantesimo iniziò ad attivarsi e comparve una luce che andò ad illuminare le ferite del malcapitato.

    Nel frattempo l'ancella aveva raggiunto la principessa e aveva dato un attimo un'occhiata al ferito. Di certo non era uno degli enling che stavano cercando. Capendo di non essere molto d'aiuto, si allontanò per andare a controllare se ci fosse qualcuno di ancora vivo e fare segno a Cyztia di scendere in basso.
    Parlato
    " Sarah"
    " Ise" (comparsa)
    " Cyztia"
    " Saline"
    " Calisto"
    " Dimitriy"

    Status psichico: Concentrata
    Status fisico: ottimale
    Energia: 95% (100- 10)
    Passive in uso:
    Il carisma di una principessa
    La delicatezza di una principessa

    Attive utilizzate:
    Bagliore curativo: Avvicinando le mani ad una ferita, un'ustione, una botta o anche a un punto in cui ci sia un'emorragia interna, comparirà una debole luce bianca che nel giro di qualche secondo sarà in grado di curare il danno.
    Può essere usato solo all'infuori del combattimento.
    Consumo: Variabile (medio)

    Pet in uso ---> Saline
     
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  8. ~Steel
     
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    Parlato Calisto
    Parlato Dimitriy


    Fu piacevolmente rallegrato dal saluto che la bionda gli ricambiò, anche se quelle parole sarebbe stato più opportuno rivolgerle a lei, piuttosto che a lui: in fondo non era lui il re delle assurdità? Prima che potese aggiungere altro, però, senza nemmeno avere tempo per presentarsi alla bella ancella - sexy anche quella - che accompagnava Sarah, Platinette dovette interrompere la conversazione.

    Ohi veshchʹ, qui c’è un sopravvissuto.

    E vaffanculo al sopravvissuto! Ma non vedeva la gravità della situazione?! Da quell'incotro dipendeva la sua serata all'insegna delle pugnette o meno! Ora il Dottore era di malumore, e quando la giovane gli passò accanto, tutta entusiasta, non riuscì neppure a mascherare la sua delusione, sbuffando seccato; diede qualche pacca alla frusta, consolandosi nella fantasia.
    Seguì il duo, senza tanta fretta di preoccuparsi del ferito, più che altro perché ora come ora non gli interessava granché per due ragioni: prima, a causa del tizio s'era giocato l'abbordaggio iniziale; seconda perché era più concentrato sulla nave, che sul suo capitano. Dunque, quando raggiunse il gruppetto stretto intorno a quello che sembrava Lupo Alberto, non lo degnò che di qualche occhiata, lasciando le operazioni di cura a Sarah. Superò la squadra, fermandosi al centro di quello che doveva essere stato il ponte, poi, mani sui fianchi e occhi come due fessure, prese a guardarsi intorno alla ricerca di qualcosa, qualunque cosa.

    Oh... oh!

    Esclamò tutto d'un tratto, voltandosi a sinistra e quasi correndo in direzione di quella che aveva riconosciuto essere la consola di navigazione. Sparì dietro un muretto, un vestigio ancora intatto di quella che doveva essere la sala di comando, e lì piombò rapace sui macchinari, cominciando a schiacciar bottoni, spostare cavi e tirare leve. Infine, riuscì ad accendere il monitor, ma per quanto tentasse non riusciva ad accedere ai file o altre informazioni sul mezzo, principalmente perché l'impianto elettrico e quello multimediale erano stati pesantemente danneggiati. Imprecò a bassa voce, ma non che questo segnasse la sua sconfitta, perché in fondo i dati erano ancora lì, avrebbe semplicemente dovuto recuperarli ed esaminarli dal suo laboratorio.
    Beh, questo significava semplicemente che per ora non avrebbe potuto far niente con quei rottami, avrebbe dovuto attendere che la gilda mandasse una squadra per il recupero del mezzo. Sconsolato si staccò dai computer, uscendo dalla cabina e sostando un attimo sulla soglia per accendersi una sigaretta. Lo sguardo cadde nuovamente sul trio piegato in aiuto dell'alieno, giusto in tempo per vedere la biondina finire di curarlo con la sua magia. Per qualche attimo ponderò se star lì a far niente od unirsi al gruppo, poi ripensò alle disposizioni del direttore-ballerina e si decise. Gli Eversori erano stati chiari, qualunque sopravvissuto doveva essere portato da loro, ed in fondo anche a Calisto avrebbe fatto comodo avere per le mani un membro dell'equipaggio di quella nave, sopratutto se alieno.

    Scrollò le spalle, bloccandosi in piedi di fonte al corpo del lupacchiotto, oscurandolo con l'ombra della sua imponente stazza; stette lì fermo, fissandolo con una serietà glaciale ed intanto esalando nuvolette di fumo.

    Chi sei? Qual'è il tuo nome?

    Chiese in tono imperioso, diverso dal solito fare casuale che normalmente utilizzava.

     
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    Bevi, è acqua.


    Un insieme di suoni articolati di un oscuro linguaggio alieno e sconosciuto. Ma non per molto. I sistemi della bio-tuta sembravano funzionare ancora e non appena registrarono quella frase concisa il motore di ricerca interno cominciò un'opera di estrazione e impianto. Si perché quella tuta, nota come modulo di sopravvivenza, non serviva solo a permettere all'utente la sopravvivenza in qualsiasi ambiente alieno ma era dotata di sofisticati software in grado di garantire l'interazione con quasi tutti i popoli dell'universo. Una sorta di traduttore universale, che stava scaricando quel nuovo linguaggio appena impostato nella mente del pirata ferito. Sebbene possa sembrare un'operazione lunga ed estenuante, forse dolorosa, durò un attimo permettendo ad Helk di recepire quelle parole appena rivoltegli giusto con qualche istante di ritardo attraverso il ronzio infernale che gli pulsava nelle orecchie.

    Qualche altro istante gli occorse per capire veramente la situazione. Qualcuno aveva parlato, un indigeno, e gli aveva offerto acqua. Era tutto vero o un'allucinazione? Era ridotto davvero così male?
    Con uno sforzo sovrumano riuscì a schiudere le palpebre per qualche attimo, mostrando i suoi brillanti occhi giallo pallido, che gli rivelarono la presenza di una borraccia davanti al suo muso. Con uno sforzo superiore al precedente, sorretto dalla promessa dell'ambito liquido, riuscì ad avvicinarsi al contenitore. Per fortuna era già aperto! E cominciò ad ingurgitarne il contenuto con avidità. Il fluido fresco scorreva fresco dando sollievo e ristorando la sua gola riarsa. Per un naufrago atterrato nel deserto potersi dissetare era un miracolo.

    E con l'acqua e la luce il Capitano Muliphein prese a riacquistare il suo solito vigore.
    Già acqua e luce. Perché accanto alla voce che gli aveva offerto da bere se ne aggiunse un'altra, dal timbro decisamente diverso.

    " Vediamo cosa posso fare..."



    Un bagliore cominciò ad illuminare il suo corpo ferito. Gli effetti furono quasi istantanei: lesioni e ustioni presero a dolere molto meno, e non era solo un effetto anestetico! Stavano guarendo davvero!
    Helk dissetato e molto meno sofferente cominciava a riacquistare sempre maggiore lucidità, tanto che poté nuovamente riaprire gli occhi ed osservare i suoi misteriosi soccorritori. Un uomo e una donna. Il primo gli aveva porto la borraccia, e la seconda con l'imposizione delle mani lo illuminava di un bagliore misterioso, che era sicuro fosse la causa della sua guarigione. Sembravano appartenere entrambi alla stessa razza, umani probabilmente. C'era forse qualcun altro con loro ma dalla sua visuale non poteva scorgere oltre che quei due.
    Prese a fissare negli occhi i due, mentre intanto aveva preso a reggere egli stesso la borraccia e aveva sollevato il busto, passando lo sguardo dall'uno all'altra.

    “Aksh Kash shajk...”


    Quando ne fu pronto il suo muso si schiuse in quello che voleva essere un ringraziamento. Purtroppo lo aveva formulato nell'ultima lingua che aveva adoperato prima dell'atterraggio, il nuovo dizionario impiantatogli nella mente doveva ancora farsi largo. Si rese conto quasi subito dell'abbaglio e riformulò il pensiero scavando nel nuovo vocabolario a sua disposizione. Non riuscì ad escogitare una traduzione efficace, gli mancava ancora la padronanza della lingua. Quindi si limitò ad una semplice e lapidare parola.

    “Grazie.”


    Quegli autoctoni si erano dimostrati insolitamente gentili e cordiali. Era la seconda volta nella sua vita che veniva soccorso dopo un naufragio. Una statistica decisamente fuori dal comune.

    Finché non giunse un terzo individuo, che oscurandolo con la sua stazza lo fissava con serietà glaciale, e gli rivolse imperioso la parola.

    Chi sei? Qual'è il tuo nome?



    Un altro umano a quanto poteva vedere. Non gli piacque molto il modo in cui gli aveva parlato e non si affrettò certo a rispondere. Più che altro continuava a sorseggiare l'acqua e a guardare incuriosito l'opera della guaritrice. E quando ritenne giusto presentarsi parlò per una seconda volta.

    “Il mio nome... Il mio nome è Helk Muliphein”



    Qualche istante per poi rivolgersi nuovamente ai due soccorritori, ignorando velatamente il terzo individuo.

    “Vi sono riconoscente.”

     
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  10. _MajinZ_
     
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    In qualche modo l’alieno dal lungo muso sembrò capire le parole del ragazzo che gli stava porgendo l’acqua, visto che aprì lentamente gli occhi e subito dopo si mosse per bere dal contenitore quell’acqua non tanto fresca, ma comunque dissetante in egual misura. Come era prevedibile l’essere avvolto dalla strana tuta era assetato, infatti mandò giù in poco tempo gran parte del contenuto della borraccia. Non era di certo un problema quello, Dimitriy era nel pieno delle forze e non avrebbe avuto bisogno d’acqua per un po’... anche se non era poi completamente sano l’assassino, con quel braccio pietrificato che si ritrovava, maledetta strega.
    Appena un istante dopo al giovane si affiancò quella che sembrava una principessa, la quale iniziò a curare le ferite dell’alieno con una strana luce. Un momento... che ci faceva una principessa nel bel mezzo del luogo di un disastro? Bah, Endlos era piena di misteri, forse non si doveva stupire neanche di quella così particolare situazione. Comunque le cure della ragazza servirono al loro scopo, visto che qualche istante dopo il sopravvissuto iniziò a stare decisamente meglio. Infatti gli occhi si schiusero così come il muso, dal quale fuoriuscì un insieme di parole sconosciute alle orecchie del russo, il quale inarcò un sopracciglio. Probabilmente era stato l’odore dell’acqua a farlo svegliare, ma in realtà la sua lingua era totalmente estranea a loro. Però, fortunatamente, dopo poco arrivò una parola che tutti avrebbero capito, infatti ringraziò i due ragazzi che si erano prodigati per aiutarlo.
    Dimitriy annuì in seguito a quel grazie, spostando quindi lo sguardo azzurro sullo scienziato che apparse alle sue spalle, il quale al contrario di lui e della principessa non si dimostrò per nulla gentile, domandando invece all’alieno quale fosse il suo nome, quasi ordinandolo. Insomma, c’era modo e modo per chiedere qualcosa, infondo quello aveva appena visto la morte in faccia, non era di certo una bella cosa da superare, non in tempi brevi almeno. L’essere disse di chiamarsi Helk Muliphein, e quest’ultimo subito dopo ignorò lo scienziato, rivolgendo la sua riconoscenza a chi l’aveva soccorso, ovviamente.
    Non potevo di certo lasciarti li a morire.
    Disse il biondo, ritirando indietro la borraccia una volta che l’alieno ebbe finito di bere, avvitando nuovamente il tappo e agganciando il contenitore alla cintura. Una volta fatto ciò il ragazzo si tirò su, osservando per un attimo il suo compagno Eversore. Infatti la Gilda era stata molto chiara: nel caso ci fossero stati dei sopravvissuti, essi andavano condotti alla base con le buone o con le cattive, e quella ragazza non faceva altro che complicare le cose. Comunque Dimitriy riportò lo sguardo sull’alieno, parlando quindi con voce calma e il più rassicurante possibile.
    Bene, Helk Muliphein, se non ti dispiace dovresti seguire me e il veshchʹ qui accanto a me.
    Gli Eversori di Merovish richiedono la tua presenza.

    Disse quindi l’assassino senza fare troppi giri di parole, voltandosi però in direzione della fanciulla, osservandola con uno sguardo serio e che non ammetteva repliche.
    Ti consiglio di dimenticare quel che è successo qui.
    Detto ciò si avvicinò nuovamente al sopravvissuto, porgendogli la mano guantata di bianco (quella sana) nel caso avesse avuto bisogno di aiuto per alzarsi, sostenendolo se necessario. Una volta fatto ciò si sarebbe mosso verso il carro con cui erano giunti sul luogo dello schianto.

     
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    Dopo un po' il malcapitato sembrò iniziare a riprendersi. Bevve molta acqua e poi disse alcune parole incomprensibili, forse non parlava la loro lingua o magari era solo confuso.
    La seconda opzione diventò molto più probabile quando lo strano lupo spaziale ringraziò entrambi in maniera molto chiara.
    Poi sopraggiunse Calisto, che con un tono autoritario e sbrigativo, chiese al nuovo arrivato chi fosse e come si chiamasse. Mentre l'altro eversore era riuscito in qualche modo ad ipotizzare che Sarah fosse una principessa. Difficile dire come avesse fatto, dato che non ce l'aveva mica scritto in fronte e i vestiti che indossava in quel momento erano abbastanza anonimi. Magari gliel'aveva fatto pensare la presenza di Saline, che però sarebbe potuta essere benissimo solo un'amica che viaggiava con lei, o magari per l'aspetto particolarmente avvenente e curato.
    Comunque l'uomo, dopo aver chiesto allo straniero di seguirlo, si rivolse direttamente alla fanciulla.
    " Ti consiglio di dimenticare quel che è successo qui."
    Ignorava che quel genere di frasi fosse strettamente da evitare con Sarah, dato che potevano portarla a reagire in maniera stupida e produrre gli effetti opposti a quelli che si volevano ottenere.
    " Temo sia impossibile."
    Fortunatamente le tornò alla mente che con lui doveva esserci Calisto, quindi forse era meglio non fargli uno sgarbo e trovare un compromesso.
    " Ma se lo tratterete bene, potrei evitare di spifferarlo ai quattro venti."
    Rispose indicando il pirata e sorridendo in maniera impertinente, quasi volesse sottolineare che non aveva paura.
    Poco dopo chiamò l'altra ragazza e le sussurrò qualcosa nell'orecchio. Subito dopo questa si avviò verso Cyztia, che nel frattempo era tornata a terra, e le
    chiese di riprendere quota.
    " Comunque non me ne andrò prima di avergli chiesto qualcosa."
    Quindi si avvicinò al capitano.
    " Helk, so che la situazione non è delle migliori e deve essere dura aver perso i tuoi compagni, ma ho bisogno che tu mi risponda ad una domanda.
    Sembri essere un viaggiatore spaziale; hai mai sentito parlare del popolo degli enling? Sai cosa stia succedendo loro in questo momento?"

    Voleva avere conferma che si stessero davvero ritirando per via della disfatta subita nella guerra che stavano combattendo. Ma era ancora più importante sapere se intendessero rifugiarsi su Endlos o meno.
    Parlato
    " Sarah"
    " Ise" (comparsa)
    " Cyztia"
    " Saline"
    " Calisto"
    " Dimitriy"

    Status psichico: Concentrata
    Status fisico: ottimale
    Energia: 80% (85- 5)
    Passive in uso:
    Il carisma di una principessa
    La delicatezza di una principessa

    Attive utilizzate:
    Le ali di Einheit: È difficile non ricordarsi il giorno in cui un gran numero di enling (creature dall'aspetto umano e che viaggiano e vivono tra le dimensioni) arrivarono sul principato, in cerca di un luogo dove rifugiarsi dai loro nemici.
    Dopo la piccola vicenda il nuovi arrivati decisero di rimanere permanentemente ad Einheit, vivendo assieme al resto della popolazione.
    Mantenendo fede alla loro promessa, hanno insegnato le loro conoscenze magiche e si sono impegnati a proteggere il luogo dove ora vivono. Perciò Sarah ora può contare su un nuovo tipo di evocazione che ha la possibilità di volare.
    La fanciulla potrà chiamare un numero variabile di enling o di persone che hanno appreso le loro arti (a seconda del consumo fino a un massimo di: quattro, sei, otto e dieci), in grado di volare ed equipaggiati principalmente con armi medievali e tenerli in campo uno o due turni (a sua discrezione).
    Ovviamente le loro capacità delle singole unità saranno proporzionate ai consumi e distribuite a seconda del numero di evocazioni e dei turni in cui rimarranno in campo.
    Consumo: Variabile (basso)



    Pet in uso ---> Saline
     
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  12. ~Steel
     
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    Parlato Calisto
    Parlato Dimitriy


    Vabbé, s'era capito che il lupacchiotto non si fidasse molto di lui, così come andasse a genio neppure a Platinette, a cui il Dottore non doveva aver fatto una gran bella impressione: continuava a chiamarlo vesch', non aveva idea di cosa significasse, ma aveva il sospetto che non fosse niente di carino. Bah, poco male comunque, giacché nel complesso non sembravano esserci tensioni, anche in una situazione anomala come quella... finché il modello di biancheria frù-frù non attaccò a farsi il figo.

    Bene, Helk Muliphein, se non ti dispiace dovresti seguire me e il veshchʹ qui accanto a me. Gli Eversori di Merovish richiedono la tua presenza.

    Poi aggiunse, rivolgendosi a Sarah:

    Ti consiglio di dimenticare quel che è successo qui.

    Ugh! Coglione! Quel tipo non conosceva la bionda giovinetta che gli stava di fronte, ma lo scienziato sì, e dal poco che aveva visto in passato, dichiarazioni come quella l'avrebbero solo resa più agguerrita. Ed infatti, come previsto, la ragazza ci mise un attimo a rispondergli a tono, con tanto di sorrisetto impertinente e velata minaccia di fondo.
    In quella situazione, Calisto reagì non nervosismo, tirando con tanta forza dalla sigaretta da accartocciare addirittura il filtro; si tirò su un lembo del cappello, poi ridacchiò sorridente con l'intento si sdrammatizzare la conversazione.

    Aaah, non fare caso a lui mia cara, sai come sono i soldati, sempre troppo ligi e dal carattere difficile. Vero amico mio?

    E gli tirò una pacca al braccio sinistro, non tanto per fare, quanto ad ammonirlo; curioso come nell'intento si fece un male del diavolo alla mano, quasi avesse tirato uno schiaffo ad una parete di pietra, cosa che lo spinse a rivolgere al caro Dimitriy un torvo sguardo incuriosito.

    In ogni caso ci prenderemo cura di lui... è la prassi nei confronti degli ospiti, no?

    Concluse con il solito sorriso, più simile a un ghigno invero, che tuttavia avrebbe dovuto contribuire a rassicurare la fanciulla ed ancora più il suo seguito di damigelle, giacché non conoscendole non avrebbero potuto davvero fidarsi della sua parola.

    Sarah intanto continuò a parlare col naufrago, ponendo domande su un certo popolo di cui mai aveva sentito parlare, e che anzi doveva presumibilmente essere di origine aliena. Possibile? Che dunque la biondina fosse un'aliena anch'essa? Oddio, da un certo punto di vista la gran parte dei cittadini di Endlos erano alieni, tutti pescati da mondi e dimensioni diverse, anche Calisto lo era, in fondo, ma chissà perché quando sentiva la parola alieno, nella sua mente la associava a strani uomini-granchio dalla fisionomia improbabile: forse che Sarah fosse in parte un granchio? Nah, impossibile... beh, improbabile almeno.
    Quale che fosse il caso al Dottore non interessava - non molto almeno - ed era anzi più curioso di conoscere le origini di Lupo Alberto e dell'astronave su cui era imbarcato; appena la bionda finì, infatti, lo scienziato si piegò sulle ginocchia, fronteggiando il naufrago faccia a faccia, fissandolo con quegli occhi inquietanti, e tuttavia senza malignità: sulle labbra un mezzo sorriso, mentre prendeva boccate di fumo.

    Già già, ma non hai ancora risposto alla domanda, chi sei? Parte dell'equipaggio? Cos'è successo? E non dirmi "ci siamo schiantati", che questo lo vedo anche da solo.

    Quindi alzò un sopracciglio, reclinando la testa da un lato e sputando il mozzicone di sigaretta consumato in terra, aspettando pazientemente la risposta del lupacchiotto.



    Per intenderci, Calisto tira una pacca al braccio pietrificato di Dimitiy, per questo si fa male, ed anche se non lo chiede apertamente, ha notato che c'è qualcosa di strano, per quello lo guarda incuriosito. Ah, naturalmente finora ho supposto che il braccio del russo fosse interamente coperto da manica lunga e guanto.
     
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    Bene, Helk Muliphein, se non ti dispiace dovresti seguire me e il veshchʹ qui accanto a me.
    Gli Eversori di Merovish richiedono la tua presenza.



    Uhm... quella storia non gli piaceva molto. Troppo spesso aveva sentito di naufraghi dello spazio finiti su pianeti primitivi che avevano visto la loro fine segregati in qualche laboratorio e fatti a pezzettini. Non aveva nessuna intenzione di fare una fine simile, soprattutto dopo che si era salvato da un disastro di dimensioni spropositate. Di certo non era ancora in grado di scappare e doveva pensare a qualcosa.

    “Non posso camminare, dovrete trasportarmi”


    Ripeté con tono ingenuo e toccandosi gli arti inferiori.
    Era più che sicuro che il bagliore della fanciulla lo avesse rimesso in sesto, ma alla fine loro cosa ne sapevano. Se lo volevano dovevano assecondarlo, pensò maliziosamente il capitano pirata.

    Però che strano il modo in cui si era espresso quel tipo. Aveva parlato di certi Eversori di Merovish che richiedevano la sua presenza. In altri mondi lo avrebbero preso senza nemmeno rivolgergli la parola. Magari non avevano cattive intenzioni nei suoi confronti.

    Ti consiglio di dimenticare quel che è successo qui

    .

    Ma se non avevano cattive intenzioni perché richiedere la segretezza. Bé da questo tassello si potevano intuire un paio di cose... poco gradite al naufrago spaziale.

    " Temo sia impossibile."
    " Ma se lo tratterete bene, potrei evitare di spifferarlo ai quattro venti."



    La ragazza sorrise impertinente indicando il naufrago. Una risposta decisamente a tono!
    Helk poté intuire che la ragazza non aveva nulla a che fare con quei due. Bé poteva comprendere che lo schianto della sua nave avesse attirato l'attenzione di molti.

    In ogni caso ci prenderemo cura di lui... è la prassi nei confronti degli ospiti, no?


    Il terzo individuo, il “veshch'”, era ancor meno rassicurante.
    Intanto la fanciulla aveva ancora qualcosa da dirgli.

    " Comunque non me ne andrò prima di avergli chiesto qualcosa."


    Quindi gli si avvicinò per poi proseguire.

    " Helk, so che la situazione non è delle migliori e deve essere dura aver perso i tuoi compagni, ma ho bisogno che tu mi risponda ad una domanda.
    Sembri essere un viaggiatore spaziale; hai mai sentito parlare del popolo degli enling? Sai cosa stia succedendo loro in questo momento?"


    Già viaggiatore spaziale...
    Enling, enling... enling!
    Ma certo aveva già sentito quel nome, ma dove? Era più che sicuro di non aver mai abbordato una loro nave, ma dove li aveva sentiti nominare?
    Cominciò a rimuginare, ma era ancora un po' confuso dal naufragio per poter scavare nella propria memoria con efficienza.

    Ma certo!
    Ne aveva sentito parlare in uno degli ultimi abbordaggi! O meglio, ne aveva letto qualcosa nel diario del Capitano del vascello conquistato!

    “Enling... si! Non li ho mai incontrati, ma di recente ne ho sentito parlare! Dicono sia un popolo in grado di viaggiare nello spazio e tra le dimensioni e...”


    Si fermò qualche istante fissando negli occhi la giovane guaritrice.

    “... e ho sentito di certe richieste di aiuto e voci riguardo ad attacchi alle loro postazioni. Nient'altro, mi dispiace.”


    Preferì omettere il modo in cui aveva ottenuto quelle informazioni. Poteva essere inappropriato.

    Già già, ma non hai ancora risposto alla domanda, chi sei? Parte dell'equipaggio? Cos'è successo? E non dirmi "ci siamo schiantati", che questo lo vedo anche da solo.


    Era naturale che presto o tardi cercassero di scoprire qualcosa in più su di lui. Ma che cosa poteva dirgli, era decisamente meglio omettere il fatto che fosse il capitano di una nave pirata.

    “... Helk Muliphein, Capitano della Coconaut Nova.”


    Dannazione! Non poteva stare zitto?
    Anche da naufrago in un mondo sconosciuto il suo orgoglio gli aveva impedito di confondersi con l'equipaggio e mantenere un basso profilo. Almeno non aveva rivelato di essere un pirata spaziale, non poteva sapere che reazione avrebbero potuto avere. Fortunatamente il suo cappello col jolly roger, simbolo di pirateria in molte culture dell'universo, era poco distante da lui e seminascosto nella sabbia.
    E fu cauto abbastanza da raccontare una versione dei fatti adeguata.

    “... lo schianto è stato secondario. Abbiamo attivato il dispositivo di teletrasporto con i sistemi in avaria e incuranti delle anomalie che i sensori segnalavano in quella regione di spazio. Così siamo finiti qui...”


    Alzò gli occhi al cielo.

    “In realtà non so nemmeno dove siamo finiti. I sensori quando siamo ricomparsi continuavano a riportare valori incoerenti, evidentemente erano troppo danneggiati. Poi qualche energia di natura sconosciuta ha strappato la nave a metà, facendola scomparire. Deve esserci qualcosa di strano nella vostra atmosfera.”


    Dopodiché tornò a fissare il gruppetto intorno a lui.

    “Con la nave a metà, ma mantenuta dagli scudi abbiamo cominciato a precipitare. Ho attivato i sistemi di atterraggio di emergenza ma con la nave ridotta in quelle condizioni era impossibile arrivare a terra in sicurezza.”


    Il so sguardo si posò allora sui frammenti fumanti e sui cadaveri finiti a caso tra la sabbia. Chissà poi quanto avevano capito del suo discorso su teletrasporto e scudi.

    “Distrutta, è completamente distrutta.”


    Il suo capolavoro finito così a morire tra le sabbie aride di un mondo sconosciuto.

    “Sono davvero l'unico sopravvissuto?”

     
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  14. _MajinZ_
     
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    Dimitriy osservò per svariati attimi la principessina, scrutandola con uno sguardo freddo come quello di un frigorifero (si, i frigoriferi guardano tutti noi così), anche se sembrava che quelle minacce non avessero molto effetto su di lei. Quella donna era una vera e propria seccatura agli occhi del biondo, tutto il contrario di ciò che pensava Calisto di lei, ma il giovane metteva prima il lavoro davanti ad ogni cosa e se gli Eversori gli avevano detto di insabbiare la cosa, beh, l’avrebbe fatto in qualsiasi modo. E lui era molto bravo a insabbiare le cose, quindi era meglio dargli retta.
    Comunque l’assassino lasciò perdere le parole della ragazzina, infondo poteva concederle di chiedere qualcosa all’alieno, visto che non era una cosa da tutti i giorni... anche se in effetti anche il sicario era un po’ un alieno, visto che proveniva da un altro mondo, però ecco, quello sembrava un... un lupo? Quindi per forza di cose era molto più alieno di un semplice umano, ecco. Però ovviamente lo scienziato da strapazzo doveva mettersi in mezzo, mandando così a quel paese la serietà che aveva dimostrato l’Eversore, infondo anche lui lo era e quel giorno dovevano lavorare, quindi non approvò quelle parole, anche perché loro due non erano amici. La cosa seccante, però, fu quella pacca sul braccio sinistro completamente insensibile, ma che fece comunque voltare il ragazzo, il quale rivolse a Calisto uno sguardo gelido come a dirgli di farsi gli affari suoi... non si fidava proprio di lui.
    In seguito allo spiacevole scambio di sguardi, comunque, il sopravvissuto iniziò a raccontare e rispondere alle domande postegli, rispondendo in modo affermativo alla domanda, o almeno, soddisfando in parte la richiesta, visto che conosceva quella razza ma alla fine non sapeva molto di loro. Successivamente quello che si definì il capitano della nave andata in pezzi iniziò a raccontare di quel che avvenne prima dello schianto, e sembrava proprio che lui fosse rimasto in vita per un puro colpo di fortuna, la stessa che non avevano avuto gli altri membri dell’equipaggio che non avevano avuto modo di scampare alla fine. Probabilmente però non avevano sofferto troppo, quella era forse l’unica cosa positiva nel mezzo di quel disastro. Dimitriy comunque si guardò attorno in seguito alla domanda posta dal capitano, purtroppo era rimasto da solo.
    Sembra proprio di si... possiamo accertarci delle condizioni di tutti, ma si vede anche ad occhio nudo che non c’è molto da fare per i tuoi compagni.
    Forse rispose in un modo un po’ duro, ma purtroppo la realtà era quella e nascondere le cose non avrebbe fatto altro che dare una falsa speranza, quindi la filosofia del biondo era quella di dire tutto e subito, perché tutti dovevano conoscere sempre la verità.
    Comunque non c’è problema se non riesci a muoverti, io e il babochka qui accanto ti aiuteremo.
    Credo che ormai restare qui non abbia molto senso.

    Probabilmente se ne sarebbe accorto da solo, era l’unico sopravvissuto, l’unico membro dell’equipaggio ad essersi salvato da quel terribile schianto. Inoltre il sole nello Yuzrab era implacabile e restare per troppo tempo sotto i suoi raggi poteva portare ad un colpo di calore e non era una cosa molto rara quella, anzi, era un rischio reale. Comunque attese una reazione da parte dell’alieno, ignorando completamente sia la principessa che lo scienziato.



    Dimitriy invece lo guarda male... XD Hai supposto bene, comunque :geez:
     
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    Poco dopo che la ragazza rispose all'assassino arrivò Calisto a rassicurarla, con il suo solito atteggiamento vivace e stravagante. Forse era un po' inopportuno parlare con così leggerezza in quella drammatica situazione, ma Sarah sapeva che non lo faceva con cattiveria. Semplicemente era fatto così.
    Poi rivolse l'attenzione sullo strano lupo, che sembrava stare riflettendo un dopo la richiesta della ragazza. Poi riprese la parola, come se avesse scavato sufficientemente nella memoria per trovare quanto chiestogli.
    " Enling... si! Non li ho mai incontrati, ma di recente ne ho sentito parlare! Dicono sia un popolo in grado di viaggiare nello spazio e tra le dimensioni e..."
    Subito Saline intervenne.
    " Questo lo sapevamo già! Non è che puoi dirci qualcos'altro su di loro?"
    Allora Sarah le fece segno di stare zitta, anche se l'altra non capiva cosa avesse detto di male.
    " ... e ho sentito di certe richieste di aiuto e voci riguardo ad attacchi alle loro postazioni. Nient'altro, mi dispiace."
    Poi lo scienziato gli chiese cosa fosse successo e che ruolo avesse nell'equipaggio; così Helk iniziò a narrare come fossero andate le cose e che fosse proprio il capitano della nave che si erano schiantati; terminando tutto chiedendo se fosse l'unico superstite.
    " Sembra proprio di si... possiamo accertarci delle condizioni di tutti, ma si vede anche ad occhio nudo che non c’è molto da fare per i tuoi compagni."
    La principessa non poté far altro che annuire a quanto detto dall'assassino.
    " Possiamo provare a fare un altro giro qua intorno, ma non ti posso promettere niente.
    Tra l'altro anche noi non possiamo stare molto."

    Sicuramente Ise si stava già spazientendo e il sole stava già diventando fastidioso. Quando il gruppo principale se ne sarebbe andato, avrebbero girato un paio di volte intorno alla nave e poi sarebbero tornate dalla fata, che le avrebbe riportate nell'Est.
     
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