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    Nove lune. Nove lune e l'alba del decimo giorno.
    Tanto è trascorso da quando Skarn e Miron hanno incrociato il proprio destino con un giovane russo di poche parole, tanta è la distanza coperta a piedi spostandosi di villaggio in villaggio lungo una strada malmessa e sommersa di sabbia.

    (Procedendo di questo passo, dubito arriveremo mai da qualche parte...)

    Non è stato un cammino agevole, non una passeggiata tranquilla nei giardini dell'Accademia. Tutt'altro: il deserto cui erano abituati non ospitava comunità tanto misere, tra le sabbie che circondavano la loro vecchia dimora nessuno sceglieva di abitare. Ma forse, nemmeno qui la gente sceglieva.

    [E cosa consigli, dunque?]

    Avevano sostato più volte accogliendo di buon grado l'ospitalità offerta loro, si erano prodigati per ricambiare quei favori aiutando le popolazioni locali nei loro bisogni più umili. E per questo avevano tardato, rallentando una marcia senza meta ad un vagare senza riferimenti.

    (Di lasciar perdere quest'assurdità e di proseguire lungo il nostro cammino: non sono fatto per zappare la terra, questo lo dovresti sapere meglio di chiunque altro!)

    E' un Miron furente con il suo fratellone quello che lancia al compagno un'occhiata letale, un Miron sotto le proprie spoglie umane che -nel torrido sole del mattino inoltrato- è intento a rimestare un orticello arido e privo di vita. Come sfondo a quella sfuriata, l'ennesimo paese dimenticato dal mondo, al limitare di una sconfinata distesa gialla e marrone -le dune unica variante alla piattezza dell'orizzonte.

    [Capisco. Dopotutto non ti posso biasimare, sei abituato a ben altro tipo di lavori.]

    Poco lontano, solo qualche rudere più in là, il Gallo prova a dimostrarsi accondiscendente -cerca di essere comprensivo- pur continuando imperterrito a riparare alla bell'e meglio delle imposte erose in anni e anni di tempeste.

    [Ciononostante, in qualche modo dobbiamo pur procurarci di che sostentare: hai altre idee escluso il furto?]

    Per quanto ridotti alla fame, infatti, fratello e fratello non si sarebbero mai lasciati andare ad un gesto tanto spregevole -ancor meno, poi, dopo aver constatato di persona le condizioni in cui versavano gli abitanti di quelle terre. Dal punto di vista di Miron, però -secondo una giovane mente a sprazzi ottimista- c'era molto che ancora non avevano tentato, grandi opportunità da cogliere per il duo: senza dubbio quel mondo aveva bisogno di loro, o meglio, qualcuno in quel mondo.

    (Potremmo far fruttare le nostre abilità di combattenti, rendere servizio con l'esperienza in materia di armi!)

    Si sbilancia, speranzoso, fuggendo con la mente alla fatica e distraendosi dalla sua attività corrente.

    [A chi? A questa povera gente?]

    Replica di rimando l'altro, ben più attento a far combaciare gli infissi con l'apertura nel muro sporco di fuliggine.

    (No, non loro. Sicuramente anche qui ci saranno guerre, sovrani e tesori, perciò non mancheranno quelli che hanno bisogno di due come noi!)

    Niente da dire, perchè l'entusiasmo la fa da padrone -perchè senza svelare la propria presenza, la nostalgia richiama la Rondine ai mesi invernali da poco trascorsi.

    [Intendi quindi intraprendere la via del mercenario? Combattere anche se non ci sono streghe cui opporsi?]
    (Perchè no?)
    [Venderti per del cibo e un po' di conio?]
    (Forse che non lo stiamo già facendo?)
    [Rinunciare alla tua libertà per obbedire agli ordini di un despota sconosciuto?]

    Silenzio, un silenzio carico di ammissioni. A quell'obiezione, infatti, il minore non sa come tener testa -troppo geloso dell'indipendenza che ha imparato ad assaporare anni addietro, tristemente conscio di quale sia il prezzo per riconquistarla.

    (Forse hai ragione, è meglio guadagnarsi il pane così.)

    Capitola infine, dissodando una zolla sabbiosa, ancor meno fertile di quanto lo sono le parole appena udite.

    [Onestamente?]
    (Onestamente, certo. E in piena autonomia.)

    Sarà una lunga giornata quella che si profila oltre il pranzo imminente, lunga e ben spesa a rendersi partecipi di un mondo umile ma non per questo meno vero.

    [Sono felice tu sia d'accordo con me: la scelta non è la più semplice, ne prendo atto, ma è la migliore che abbiamo a disposizione ora.
    E se ci pensi bene, è pure migliore di quelle che abbiamo avuto in passato.]

    Un giorno come tanti, un giorno di cammino verso sud.


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    Scheda - Revisione - Conto
    »ResonanceScongiurato dunque il pericolo di un prematuro abbandono -triste realtà che tuttora imperversa sul genere umano- rimane ad ogni buon conto da affrontare il vastissimo ventaglio di circostanze che un legame così intenso generosamente concede ai propri fruitori: tra i tanti agi disponibili, infatti, figurano la possibilità di un perpetuo scambio di pareri e percezioni -una sorta di telepatia operata tramite l'essenza ultima dell'individuo- ma anche -ed è forse questo uno dei vantaggi più interessanti- la prospettiva di un pari ripartirsi tanto delle gioie quanto dei dolori di cui è costellato il quotidiano vivere.

    Passiva | 5 pt. | Skarn+Miron
    [Le anime della giovane coppia sono in perenne contatto l'un l'altra, consentendo al duo un libero dialogo di pensieri e sensazioni a prescindere dalla distanza o dagli ostacoli che si frappongono loro.]
     
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  2. Aralune
     
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    Le vie di superficie che risalivano dal profondo Sud fino alle soglie del Pentauron avevano sempre il fascino mistico e surreale dei luoghi desolati: il caldo torrido distorceva l’aria come un miraggio, la notte calava silenziosa portando con sé un gelo che eguagliava gli inverni del Nord, e il fatto che il tratto fosse del tutto tagliato fuori dagli iter delle carovane rendeva il traffico praticamente inesistente... una cosa che dava l’impressione di essere l’ultima persona rimasta sulla faccia della terra. Un senso di abbandono che, in fondo, non le dispiaceva: sapeva di libertà.

    jpgMa anche i turisti estremi e i lupi solitari hanno bisogno di fermarsi ogni tanto per riposarsi, rifocillarsi e ripulirsi, e se dopo aver marciato per settimane attraverso il deserto -dovendosi arrangiare con ciò che offriva il bivacco- ci si imbatte nel primo assembramento urbano nel raggio di chilometri, e si ha la possibilità di chiedere ospitalità... perché prendere a calci la fortuna?

    Dopotutto, lei era un’avvenente fanciulla che viaggiava da sola: difficilmente qualcuno -vuoi per buon cuore, vuoi per secondi fini- rifiutava di prestarle aiuto o rinunciava a cercare di approfittarsene, e in entrambi i casi, sapeva come gestire la situazione... ma si era trattata più di una necessità che di un talento, perché non si sopravvive a lungo restando ingenui col lavoro che aveva scelto.

    E anche se quello non era il suo mondo natio,
    la regola non trovava eccezione nemmeno su Endlos.

    ...a parte l’Est, forse.

    « Salve...! »
    salutò ad alta voce, addentrandosi in quella che aveva l’aria di essere una fattoria
    « Scusate, c’è nessuno...? »

    Con un gesto distratto, si ravviò una ciocca di capelli argentei -resi opachi dalla polvere del viaggio- e tenne ben tese le orecchie mentre gli occhi blu spaziavano per il posto, in cerca di un segno di vita.

     
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    Segno di vita che, da qualche parte in fondo all'ennesimo vicolo polveroso (sempre che di vicolo vero e proprio si possa parlare, dato ch'è più lo spazio destinato alla nuda terra che non quello rivendicato dalle rade case), la nuova arrivata avrebbe potuto scorgere nelle sembianze di un sagoma scura, controluce, non troppo alta nè eccessivamente magra. Un figuro che -data una lunga occhiata a quel miraggio in carne ed ossa- avrebbe finto di rimettersi noncurante al lavoro, avvertendo tosto il suo fratellone della novità incipiente.

    (C'è qualcuno...)

    Attacca mentalmente, quasi a voler rispondere alla domanda che, ben scandita nel silenzio ritmico di quelle lande, egli ha udito per bocca della straniera.

    (Una donna, sola. A prima vista una viaggiatrice.)
    [Da che parte?]

    Replica l'altro, un misto di interesse, preoccupazione e inaspettato risvegliatisi nel torpore di una giornata torrida e per nulla entusiasmante.

    (La stessa che abbiamo seguito negli ultimi giorni.)

    Il sud, destinazione a loro ignota, meta frutto del caso.

    [Porta con sè minacce di sorta?]

    Chiede ancora, impossibilitato a scorgerla di per sè nel chiuso di una modesta dimora.

    (Non ne ho idea, è ancora lontana.)
    [Meglio; ti raggiungo subito, sul lato destro. Se dà problemi, scansali. ]

    Conclude, appoggiando gli attrezzi e facendosi strada all'esterno.
    Miron, dal canto suo, continuava a smuovere zolla su zolla vessato dai fissi raggi solari, abbraccio dal quale non riusciva mai a sottrarsi per più di qualche istante, ardente carezza che ne aveva scurito la pelle ben oltre il pallore tipico della propria terra natia. Con la coda dell'occhio, tuttavia, seguiva attento i movimenti che accompagnavano la donna -ne scrutava i dettagli, il riflesso platinato cui essa portò le mani scrollandosi di dosso la sabbia nell'aria. Non una parola, però, lasciò le sue labbra schiuse ed ansanti, non un gesto le fu espressamente tracciato -nè di monito ad andarsene, nè tantomeno di cordiale ospitalità.


    VIGORE RESIDUO: 100% della riserva condivisa.

    CONDIZIONI: Leggermente affaticati (in particolar modo Miron), ma ancora perfettamente lucidi e prestanti.

    TATTICHE IN USO:
    10x10»Resonance [Passiva] • Skarn+Miron
    10x10
     
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  4. Aralune
     
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    Gli occhi blu della donna ispezionarono i dintorni con fare curioso e circospetto, finché non colsero qualcosa che le era sembrato un movimento da parte di una silohuette nera confusa tra i giochi di luce del meriggio e i chiaroscuri con cui le ombre tinteggiavano ogni cosa; avendo cura di mostrare una certa cautela, la straniera mosse passi lenti e misurati in quella direzione, così da esser certa di annunciare il proprio arrivo dal rumore dei suoi passi, senza spaventare nessuno... dopotutto, da quelle parti, era facile venire scambiati per banditi.
    E vista la vicinanza con il Sud, di solito la gente fa parlare i fucili prima di fare domande.

    Quando ebbe percorso abbastanza strada da dirsi a portata di voce per un discorso civile, e quando il sole smise di abbacinarle la vista, la viandante poté scoprire che quello che aveva visto era un aitante giovanotto impegnato a lavorare con la zappa una zolla di terra secca in un esempio di duro -ma onesto- lavoro agricolo; lo osservò più attentamente di quanto dimostrò, e sfoggiando uno dei suoi sorrisi schiuse le labbra per rivolgergli la parola.

    « Buongiorno, Signore, mi scusi se la disturbo... »
    salutò di nuovo, glissando sul fatto di essere stata volutamente ignorata
    « ...ma avrei davvero bisogno di chiederle qualche informazione. »

    E, mentre attendeva una risposta, il suo bel viso diafano si vestì di una maschera afflitta; dopotutto, tralasciando il problema emotivo della sua insensibilità, era conscia di quanto potesse essere oggettivamente fastidioso vedersi interrompere nelle proprie attività... quindi meglio addolcire la seccatura con un bel faccino e due occhi imploranti.

     
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    Gli sorrise. E poi prese a conversare, inevitabile; non rimaneva che risponderle, svelarle umilmente che era ad altri ch'ella avrebbe dovuto chiedere informazioni -spiegarle in breve di come il duo non sapeva nemmeno dove fosse, figurarsi fornire indicazioni a sua volta!
    Per fortuna del giovane, però, l'andatura tranquilla con cui la donna l'aveva raggiunto aveva anche permesso al Gallo di incedere rapido verso l'orticello, tardare di poco -pochissimo- quell'incontro, sopraggiungere prima ancora che Miron potesse spiaccicare parola. E, presumibilmente, aggiungere un imprevisto alla discussione oramai intavolata.

    [Non le hai ancora detto nulla, perciò fingiti muto: apri e chiudi la bocca senza emettere versi, e per quel che ne sa noi saremo Min e Han-wo. Il resto già lo conosci.]

    Ordina il fratellone appena giunto, scoccando un'occhiata alla Rondine e subito dopo rivolgendosi al volto femmineo di chi attende risposta.

    (Perchè tante precauzioni? In fin dei conti qualcuno già ci conosce per chi siamo in realtà, nè dobbiamo temere spie o complotti.)

    Replica intimamente Miron, ubbidiente ed atono in linea con la richiesta del suo quasi-fratello.

    [Perchè essere cauti non guasta. E ancora non sappiamo se Dimitriy ci ha mentito o meno.]

    Esplica infine, dedicandosi a quello che sarà un dialogo all'insegna del segreto.

    «Ne ricaverai ben poco, temo: purtroppo per lui Min non riesce a parlare, nè alcuno ha mai udito altro se non i flebili rantoli di quando è in preda a forti emozioni.»

    Si rivolge alla donna, certo, le si rivolge con un sorriso spiacente e una scrollata di spalle. E con quell'innocua dimostrazione si prepara rapido ad ottenere ciò che vuole -ad incalzarla sul medesimo campo.

    «Quanto a me, sarò ben lieto di raccontarti ciò che desideri, se prima tu racconti a noi cosa ti porta in questo villaggio sperduto nel nulla.»
    (Sempre che la sua risposta non somigli alla nostra, e non sia anch'essa una viandante senza meta nè destinazione.)
    «Allora, cosa mai può cercare una delicata fanciulla in un angolo di mondo tanto misero?»

    Riattacca e conclude il maggiore dei due -l'unico di cui ella abbia udito la voce- mosso da quella che potrebbe essere semplice curiosità, ma lasciando trapelare che il sospetto è la regola d'oro cui senza ritegno obbedisce.
     
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  6. Aralune
     
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    Movimenti rapidi e furtivi entro il cerchio descritto dalle sue percezioni la avvertirono del sopraggiungere di un’altra presenza, ma la cosa non la turbò eccessivamente; dopotutto, il suo “turno di lavoro” era finito, e quella non era che una innocente passeggiata per quella landa in continuo divenire che aveva studiato essere Endlos: non aveva motivo di preoccuparsi dei pericoli dietro ogni angolo.

    «Ne ricaverai ben poco, temo: purtroppo per lui Min non riesce a parlare,
    nè alcuno ha mai udito altro se non i flebili rantoli di quando è in preda a forti emozioni.»


    Le labbra del suo primo interlocutore si erano mosse, ma nessun suono ne era uscito: quella risposta, era provenuta dalle sue spalle, ma non si trattava di un trucchetto di ventriloquismo, perché l’altra presenza percepita poco prima era comparsa dietro di lei... e la cosa non le lasciò una buona impressione.

    «Quanto a me, sarò ben lieto di raccontarti ciò che desideri,
    se prima racconti a noi cosa ti porta in questo villaggio sperduto nel nulla.»

    voltandosi, incontrò il volto di un giovanotto piuttosto carino... e rispose al suo sorriso
    «Allora, cosa mai può cercare una delicata fanciulla in un angolo di mondo tanto misero?»

    Che si trattasse di un bel tipo, comunque, non cambiava le cose: dalle sue parti, sia spuntare all’improvviso alle spalle delle persone che mentire -non sapeva dire su cosa, perché non era una veggente, ma aveva un certo orecchio nel riconoscere le balle quando le sentiva- non erano esattamente atteggiamenti amichevoli, perché voleva dire che stavano per infilarti un pugnale tra le costole o per cercare di raggirarti. In entrambi i casi, non una chiacchierata piacevole.

    Tuttavia, se chiunque altro se ne sarebbe andato in fretta davanti a tanta chiusura, la bella fanciulla dai capelli d’argento scelse di restare: forse per curiosità di vedere fin dove quei due volessero arrivare, forse per mera fiducia nelle proprie capacità... o forse per qualcos’altro che non poteva razionalizzare; fatto sta che inclinò leggermente la testolina da una parte e decise di stare al gioco.

    «Oh, mi dispiace... non potevo immaginarlo: spero di non essere stata indelicata.»
    con voce dolce, rivolse uno sguardo di scuse al muto e sollevò la destra per carezzargli una guancia
    «Il mio nome è Sasha, e sono in viaggio verso il Pentauron.»
    si presentò, tornando a voltarsi e a guardare verso il suo unico interlocutore
    « Sono stata a Sud per questioni di lavoro, ma non è stata una bella esperienza: sapete com’è il Sud... e poi il deserto è micidiale per me: mi secca la pelle e mi rovina i capelli. »

    Ancora una volta, sorrise al giovanotto che aveva davanti e intrecciò le mani dietro la schiena prima di riprendere il discorso e arrivare al punto: il nocciolo della questione, ovvero il perché della sua presenza lì.

    « ...così, quando ho visto segni di civiltà dopo un sacco di nulla, ho pensato: “magari qualche buon samaritano potrebbe offrirmi la possibilità di darmi una ripulita e un posto per questa stanotte.” »
    espose con tono spigliato, senza smettere di fissare il giovane negli occhi
    « Naturalmente, posso pagare per il disturbo. »

     
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    (Finirò per tradirmi.)

    Puntualizza Miron al fratellone, mentre il suo imbarazzo monta di pari passo con lo spiccato rossore sulle guance pallide.

    (Per tradirci. Come diamine si comporta un muto quando la gente prova compassione per lui?)

    Continua, sotto il tocco delicato della mano femminile: solitamente la Rondine rimane piuttosto lucida e controllata pure se vittima di avances ben più ardite, ciononostante solitamente si limita a mentire su nome e professione -non certo a dover interpretare il ruolo del ragazzo sfortunato e senza parole. Un'esperienza strana quella, disagevole e scomoda, benchè in qualche modo inspiegabilmente agrodolce.

    [Non ne ho idea. E tuttavia, in qualsiasi modo si comporti, ciò che importa è come reciterai tu: dopotutto ciascuno agisce in modo proprio, nè sarebbe meno sospetto se assomigliassi in tutto e per tutto ad un muto ideale.]

    Rimbrotta, stupito che il fratellino gli ponga certe domande. A dir suo, comunque, l'interpretazione cui doveva attenersi cominciava a passare in secondo piano: la donna era stata sufficientemente evasiva nel riassumere le proprie motivazioni e -a meno che Endlos non fosse un piano estremamente pacifico e ligio al rispetto altrui- ella dimostrava fin troppa sicurezza nel viaggiare da sola tra deserti e chissà quali altre terre infide. Senza contare, poi, che sembrava davvero preoccuparsi più per questioni frivole come una fugace avvenenza che non della propria salvaguardia -tesi avvalorata, questa, dall'apparente e piena fiducia nutrita nei confronti dei primi venuti.

    [Sospetto col quale temo stia giocando pure lei, nostro malgrado.]
    «Sasha, dunque; un altro nome russo. Si direbbe che qui in zona ci sia qualche attrattiva per richiamare tanti sovietici, pur non essendo le sabbie comuni alle vostre terre d'origine.»

    Scherza infine, ripensando a Katja e alla sua ossessione contro il sole crudele del basso Nevada. Della docente, ovviamente, non può più avere notizie -ella è rimasta al di là, lontana da Endlos, a svolgere il proprio lavoro ignara di quanto sia successo ai due sudcoreani- eppure il ricordo di lei -del suo carattere vivido e imperioso, delle superstizioni cui non poteva resistere- mai aveva abbandonato il fratellino, finendo quindi per permeare pure le memorie del Gallo attraverso il loro intimo legame.

    «Beh, sembra che tu sia capitata nel posto giusto: nemmeno noi abitiamo qui, siamo anzi viandanti qual tuo pari. Perciò, esattamente com'è stata offerta a noi, credo proprio non ti verrà rifiutata l'ospitalità della povera gente che qui risiede.»

    E nel dire questo il giovane si prende la briga di allargare le braccia, facendo intendere alla donna che quelle sparute case sono a loro disposizione, rozze e malandate a vedersi quanto spoglie e logore sul versante interno.

    «Così come, scoprirai, il compenso è piuttosto esiguo: una giornata o due di umile lavoro, prestare aiuto nel riparare quanto tu stessa avrai utilizzato, fare in modo che questa gente possa continuare a sopravvivere come ha sempre fatto.»

    Parole accompagnate da un sorriso sereno e da un vicino volto che annuisce calmo, frutto di un Miron che non ha altri modi di esprimersi se non aggiungere un tocco finale facendo pure spallucce.

    «Anche se... forse ti può interessare un altro tipo di offerta...»

    Lascia brevemente sfumare la voce, cerca di creare un'atmosfera che incuriosisca la straniera, per poi riprendere tosto prima che quella possa pensare ad affari loschi o a qualche forma di ricatto.

    «Raccontaci nel dettaglio delle tue peregrinazioni, aggiornaci su quanto avviene nel Sud: da lungo tempo non ho notizie di quel che vi accade ma so della triste sorte capitata ad alcuni amici che là vi si erano diretti.
    Se acconsentirai, però, io e Min eviteremo un lungo viaggio, potendoci dirigere altrove senza deviazioni, mentre per te il guadagno sarebbe ovviamente quello di ottenere ristoro lasciando a noi le incombenze da svolgere per il villaggio.»
     
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  8. Aralune
     
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    «Sasha, dunque; un altro nome russo. Si direbbe che qui in zona ci sia qualche attrattiva per richiamare tanti sovietici, pur non essendo le sabbie comuni alle vostre terre d'origine.»

    « Non sono sovietica. Vengo da Neo-Varsavia. »
    puntualizzò, scoccando un’occhiataccia al chiacchierone senza perdere il sorriso

    «Beh, sembra che tu sia capitata nel posto giusto: nemmeno noi abitiamo qui, siamo anzi viandanti qual tuo pari. Perciò, esattamente com'è stata offerta a noi, credo proprio non ti verrà rifiutata l'ospitalità della povera gente che qui risiede.»
    in un gesto eloquente, allargò le braccia per indicare l’intero podere che li circondava
    «Così come, scoprirai, il compenso è piuttosto esiguo: una giornata o due di umile lavoro, prestare aiuto nel riparare quanto tu stessa avrai utilizzato, fare in modo che questa gente possa continuare a sopravvivere come ha sempre fatto.»

    A quelle parole, la donna arricciò un po’ il naso: non le piacevano i lavori ingrati -non di quel genere almeno, vista la sua consolidata professione-, e non le piacevano perché, dopo il crack della loro corporazione, aveva visto suo padre spezzarsi la schiena a sufficienza per poter sostentare sua moglie e sua figlia... e non le era mai parso “felice” del suo umile lavoro. Era anche per quello che si era avviata per la cattiva strada; di certo, il suo talento glielo rendeva molto più redditizio, ed era con quello che aveva permesso una vecchiaia serena ai suoi genitori.

    ...tuttavia, vedere il Muto annuire con tanta convinzione le migliorò l’umore: rispetto al fratello, che continuava a farle il terzo grado -come se potesse arrivare a capirla, poi!-, senza evidentemente nemmeno rendersi conto di quanto fosse spiacevole la sensazione che le stava trasmettendo, quello le sembrava tanto una specie di cucciolo. Quel genere di cosa che ti ispira gentilezza.
    E poi era carino.

    «Anche se... forse ti può interessare un altro tipo di offerta...»
    con la stessa diffidenza che le stava cortesemente usando, Sasha riportò lo sguardo sull’altro
    «Raccontaci nel dettaglio delle tue peregrinazioni, aggiornaci su quanto avviene nel Sud: da lungo tempo non ho notizie di quel che vi accade ma so della triste sorte capitata ad alcuni amici che là vi si erano diretti. »
    lo fissò per un lungo momento, continuando a sorridere e inarcando un sopracciglio
    «Se acconsentirai, però, io e Min eviteremo un lungo viaggio, potendoci dirigere altrove senza deviazioni, mentre per te il guadagno sarebbe ovviamente quello di ottenere ristoro lasciando a noi le incombenze da svolgere per il villaggio.»

    « Vuoi una storia, eh...? Alcuni mercanti sono disposti ad effettuare affari in cambio di storie, ma almeno ti invitano attorno al fuoco, ti offrono da bere e si presentano. »
    commentò l’albina con calma, incrociando le braccia
    « Certo, tu non sembri un mercante... Ma non mi hai ancora detto il tuo nome.
    Devo pensare che ci sia qualcosa dietro, o l’educazione funziona diversamente, da queste parti? »

     
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  9.  
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    [Ottimo!]

    Finalmente un'informazione utile, un dettaglio sfuggito alla reticenza stretta di quella donna.

    (E quindi, pure lei arriva da un altro mondo. Uno nel quale sono esistiti i soviet, uno in cui la Varsavia che conosciamo non è più tale...)
    [Esatto, ma non lascia trapelare se ciò le abbia dato fastidio, rimpianto o che altro. Sempre quel sorriso statico, quella maschera a nasconderne i moti dell'anima.]
    (Evidentemente sa mentire molto bene. Oppure non ha motivi per nasconderci una verità che la lascia del tutto indifferente.)

    C'è calma nei pensieri di Miron, una tranquillità che il suo fratellone non riesce a condividere -forse dovuta alla responsabilità che le sue parole hanno nella discussione con l'estranea e con i suoi fari azzurrissimi. Ma, volente o nolente, deve rispettare quanto ha costruito per il duo, rispondere all'accusa della donna, dimostrarsi ospitale in casa d'altri.

    «Oh!»

    Esclama lasciando correre un sorriso -incredulità genuina all'udire le ultime parole di quella.

    «Se fossi davvero un ricco mercante non credi che me ne starei in panciolle su di una lussuosa portantina, attorniato di servitori che sgobbino per levarmi la fatica di esistere?»

    E prima di riattaccare, ecco che Skarn scuote il capo in un gesto di rassegnazione -e forse disgusto- per quanto egli stesso ha appena pronunciato.

    «No, nessun affare muove la mia curiosità -nulla di nascosto, niente dietro di esso.»

    Si volge, mostra la schiena alla sua interlocutrice, avanza verso la capanna che costeggia l'orticello in concessione al suo fratellino.

    «Ma certo hai ragione, non ti ho ancora trattata quale un ospite; prego, entra, mettiti comoda!»

    La esorta, scostando la leggera tenda che ne protegge l'interno dalla sabbia trasportata dal vento.

    «Questa è la dimora di un giovane padre prematuramente separato dalla sua adorata moglie...»

    Aggiunge, lasciando che il tono assuma una connotazione greve e pregna di tristezza.

    «...ma ora non c'è, al pascolo con il figlioletto cui tramandare quel poco che gli resta.
    Per breve tempo ce l'ha ceduta, alle condizioni di cui ti ho parlato; perchè in Min e Han-wo ha avuto fiducia e noi ripagheremo il suo altruismo ottemperando alla promessa.»

    Dichiara solenne, rivelando per l'ultima volta i loro falsi nomi, giocando con le identità ch'erano soliti usare durante la lunga fuga dall'orfanotrofio. Miron -dal canto suo- li ha preceduti attorno al focolare, silente più che mai ha acceso la fiamma, servizievole sta tuttora riempiendo un paiolo con l'acqua raccolta dal pozzo.
    E in questo, il Gallo conclude ammiccando:

    «Gradisci un the amaro?»
     
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  10. Aralune
     
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    «Oh! Se fossi davvero un ricco mercante non credi che me ne starei in panciolle su di una lussuosa portantina, attorniato di servitori che sgobbino per levarmi la fatica di esistere?»
    scosse il capo, tradendo la stessa repulsa che aveva appena arricciato le labbra della donna
    «No, nessun affare muove la mia curiosità -nulla di nascosto, niente dietro di esso.»

    Allora, la muta domanda nella mente di Sasha sorse spontanea, insieme all’inarcarsi dubbioso del suo sopracciglio: perché tanta circospezione e mistero, dunque? Tuttavia, quel quesito rimase inespresso, e -pertanto- senza risposta, perché il suo interlocutore le volse d’un tratto la schiena e fece per allontanarsi in direzione del povero capanno che gettava una lunga ombra sull’orticello in cui si erano fermati a chiacchierare, invitandola a seguirlo.

    «Ma certo hai ragione, non ti ho ancora trattata quale un ospite;
    prego, entra, mettiti comoda!»

    l’incoraggiò il suo cicerone, scostando la tenda che chiudeva l’uscio
    «Questa è la dimora di un giovane padre prematuramente separato dalla sua adorata moglie...
    ...ma ora non c'è, al pascolo con il figlioletto cui tramandare quel poco che gli resta.»

    spiegò il, assumendo un tono mesto: chissà se almeno quella storia era vera?
    «Per breve tempo ce l'ha ceduta, alle condizioni di cui ti ho parlato; perchè in Min e Han-wo ha avuto fiducia e noi ripagheremo il suo altruismo ottemperando alla promessa.»

    ...di nuovo, ebbe la sensazione di no. Quell’uomo continuava a mentirle su qualcosa, ma non seppe dire che cosa fosse -dopotutto, mica era un’indovina!-, così si limitò a lasciar correre e a tenere gli occhi aperti contro eventuali pericoli; dopotutto, lei la pensava così: tutti hanno diritto ai loro segretucci... l’importante è che non arrechino danno a lei.

    «Gradisci un the amaro?»

    La voce e l’espressione di Han -un nome da paesi orientali nel suo mondo, e presidio occidentale su Endlos- richiamarono l’attenzione dei suoi gelidi occhi azzurri sul muto, che già si affaccendava per bollire l’acqua sulla fiamma di un focolare, ed è a quello che l’albina rivolse un adorabile sorriso tutto zucchero quando accettò l’offerta.

    « Oh, sì, grazie. Molto gentile, Signor Min. ♥ »
    ...zucchero che non c’era più quando si rivolse ad Han
    « Allora... sembra che le faccende del Sud ti interessino molto:
    cos’è che vuoi sapere della Tana? »

     
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    Di nuovo imbarazzo, emozione sopra emozione ad aggredire la piccola Rondine! Ma dopotutto, la donna si dimostrava fin troppo gentile e premurosa, con quelle poche parole capace di mettere in reale soggezione il finto muto. Cosa che, in effetti, non tarda ad arrivare: colpito da quell'ondata improvvisa di disagio, perfino Skarn comincia ad arrossire -lui pure vede i propri pensieri farsi meno nitidi perchè soggiogati dal turbamento- ma si tratta di qualche istante appena, di un'incertezza che tosto lo abbandona al solo scuotere il capo; gli è stata rivolta una domanda, Sasha gli ha finalmente rivolto la domanda. Ed è un'occasione che non può permettersi di perdere -nemmeno per tutti i complimenti e le carinerie che l'ospite indirizza loro.

    [Fratellino, cerca di contenerti!]
    (Ci provo, ma sai che non è per nulla facile; non sono abituato a tante attenzioni!)
    [Sì, scusa, hai ragione. E' che... no, niente.]

    Un rapido dialogo mentale, una pausa minima prima di aprir bocca.

    «Cosa voglio sapere? Bella domanda!»

    Comincia, arrestandosi subito dopo per rimuginare in compagnia del suo doppio.

    [Qualche curiosità? Qualcosa in particolare da chiederle?]
    (Qualsiasi cosa! Sembra essere disponibile, oltre che gentile.)
    [Non farti influenzare: guardala bene e nota che non me non si comporta alla stessa maniera. Piuttosto, se non c'è niente che vuoi sapere, direi che posso cominciare con un...]
    «Mmh...
    Tanto per cominciare, potresti dirmi cos'è questa Tana. Anzi: cos'è, dove si trova, a cosa serve e pure se c'è qualche ragionevole motivo per cui non la conosco!»

    Mente, ben sapendo che il motivo è uno e uno soltanto: naufragio recente, tutto qui.

    «Può bastare come prima domanda?»

    Un sorriso sagace a condire il tutto, un lampo negli occhi e chissà cosa nell'animo.
     
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  12. Aralune
     
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    «Cosa voglio sapere? Bella domanda!»
    così esordì il fratello maggiore, dopo un istante di silenzio

    Sì, era confermato: più quello andava avanti a parlare, più il sopracciglio di Sasha si inarcava per l’unico sospetto che faceva capolino nei suoi schemi di ragionamento... e cioè che quella coppia di ragazzi sembrava non sapere assolutamente nulla del mondo di Endlos. E, a questo punto, le possibilità erano solo due.

    Ipotesi numero uno: magari non avevano mai potuto viaggiare e, per questo -come spesso succede ai ragazzini di paese- erano avidi di dettagli d luoghi lontani ed esotici con cui alimentare le loro fantasticherie mentre erano bloccati in un altro posto, oppure...


    «Mmh... Tanto per cominciare, potresti dirmi cos'è questa Tana. Anzi: cos'è, dove si trova, a cosa serve e pure se c'è qualche ragionevole motivo per cui non la conosco!»

    Ehi, un momento! Non si può non conoscere la Tana! Non si può! Aveva imparato a saperlo pure lei che era un outsider; com’era possibile che quei due... Mh. Ecco svelato l’arcano di tanta curiosità.

    «Può bastare come prima domanda?»

    Il giovanotto le sorrise, di un sorriso sornione... e lei fece esattamente la stessa cosa, sogghignando come chi ha realizzato una inequivocabile verità giunta con il lampo di un’intuizione.

    « Voi due non siete di Endlos: vero...? ♥ »

    Doveva essere così per forza... e se le avessero mentito, lo avrebbe capito.



    Edited by Madhatter - 7/9/2012, 10:09
     
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  13.  
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    «Non...»

    Vorrebbe mentire ancora, rispondere a tono, negare l'evidenza.

    (Non serve più. L'ha capito già da prima, da quando ha cominciato a considerarti una seccatura.)
    [Non è vero. Non puoi saperlo. E soprattutto, perchè non mi hai detto niente?]
    (L'hai detto tu stesso: con noi due non si comporta alla stessa maniera.)
    [Ciò non significa nulla. E non mi hai ancora risposto!]

    Tuona Skarn -sempre a livello intimo- voltandosi verso il fratellino -ignorando la donna spettatrice- ed esigendo spiegazioni con uno sguardo a metà tra il furente e lo smarrito.

    (Calmati! Ho taciuto perchè non ne ero sicuro. E poi, penso che sia meglio così: almeno adesso potrai continuare a mentire senza destare sospetti, giacchè pensa di averci scoperti.)
    [Niente segreti, non funzionava così?]
    (Niente segreti, certo. Ma allora, nemmeno con lei.)

    Replica gelido Miron, deciso a far valere la propria opinione in quanto libero da tutte le preoccupazioni che affliggono il Gallo.

    [Non ho inten-...]

    Ma poi si accorge che Sasha è ancora lì, che quella deve aver presentito ben oltre il consueto cosa stia avvenendo tra due volti intenti a rinfacciarsi smorfie e stupore. Perciò, cercando di salvare quanto più possibile, le si rivolge all'istante e con un'aria sarcastica prende a risponderle:

    «Ma guarda tu: allora c'è davvero un motivo per non conoscere la Tana! E io che non ci avevo mai pensato!»
    (Non provarci: se non glielo dici tu, riacquisterò magicamente la parola.)
    [Non oseresti!]
    (Come preferisci.)
    [No! D'accordo.]
    «Non siamo di Endlos, no. Veniamo dalla Corea del Sud, da quella di un altro mondo.
    E abbiamo intenzione di ritornarci.»

    Anche questa una menzogna, ma detta quasi inconsapevolmente, credendoci davvero, perlopiù un'inesattezza. Perchè mai e poi mai tornerebbero volontariamente in patria, eppure Skarn realmente agogna di riprendere la propria ordinaria vita nel loro vecchio mondo -e, se anche fosse Corea il punto d'arrivo, se ne sarebbero potuti sempre fuggir via come in passato.

    «Non stai rispettando gli accordi, però: sei tu a doverci raccontare di te, non noi.»

    Ti scruta, vuole accusarti. Forse perchè hai svelato le loro bugie, forse perchè ti ritiene davvero colpevole.

    «Di te e di com'è fatto questo mondo.»

    Aggiunge infine.
     
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  14. Aralune
     
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    «Non...»

    Dapprima, il bellimbusto parve in procinto di dire qualcosa, ma a quel suono isolato non ne seguirono altri, facendo calare un lungo silenzio intervallato solo da un suo scambio di sguardi con il fratello muto... sguardi che sembravano comunicare, come se i due stessero dicendosi qualcosa, protraendosi addirittura in un intero discorso, tuttavia privo di parole. In tutto questo, il sorriso di Sasha crebbe divenendo sornione, ma ci volle ancora un istante, prima che Han paresse ricordarsi dell’esistenza della sua ospite.

    «Ma guarda tu: allora c'è davvero un motivo per non conoscere la Tana!
    E io che non ci avevo mai pensato!»

    esordì di nuovo, mostrando un tono scanzonato, di certo volto a sdrammatizzare
    «Non siamo di Endlos, no. Veniamo dalla Corea del Sud, da quella di un altro mondo.
    E abbiamo intenzione di ritornarci.»


    Finalmente rilassata dalla sua scoperta -che escludeva un buon numero di scenari peggiori-, l’albina incrociò le braccia sul petto morbido senza smettere di sorridere soddisfatta, e quando la piccola protesta del suo interlocutore la raggiunse -“Non stai rispettando gli accordi, però: sei tu a doverci raccontare di te, non noi.” lei la ignorò con grazia e lo superò per passare oltre; raggiunse il tavolaccio -che rappresentava il poco mobilio dello stanzone-, e vi prese posto, poi prese a sorseggiare il suo thè amaro in tutta serenità.

    « C’era davvero bisogno di fare tanto il misterioso? »
    pungolò con quella domanda retorica
    « Non siete i primi che capitano su Endlos dopo esser stati strappati alle vostre vite,
    e non sarete di certo gli ultimi... ma, se non altro, siete cascati meglio di tanti altri. »

    fece una pausa, traendo un primo sorso dall’infuso di erbe
    « E ora, sedetevi: ci sono molte cose che dovete sapere per sopravvivere là fuori. »

     
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  15.  
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    Non sarebbe mai riuscito ad andare d'accordo con quella donna. Mai.
    Non Skarn, almeno. Quanto a Miron... beh, lui vedeva le cose da un punto di vista completamente differente. Ed era per quello che i due quasi-fratelli si erano sempre trovati bene assieme, due corpi e due menti distinte capaci però di completarsi a vicenda.
    Certo è che al Gallo non piaceva affatto ricevere ordini -non in quella che temporaneamente era casa sua, non da un'ospite- dettaglio sul quale la Rondine sembrava invece molto più accondiscendente -perfettamente in linea con il suo carattere ben più remissivo, assai lontano dall'essere costantemente in ribellione con ciò che lo circonda.

    [Non tollero che sia lei a comandare: perchè mai dovrebbe?]
    (Perchè noi dipendiamo da lei. O meglio, lei non ha bisogno di noi quanto il contrario.)

    Replica, prendendo posto al rozzo tavolo che occupa la parete di fondo.

    (Ti è così difficile sopportarla finchè non avrà finito di parlare? Dopo potrai riprendere il tuo lavoro, io il mio, lei se ne starà qui a riposarsi e all'alba di domani probabilmente se ne sarà già andata: nulla di più semplice che pazientare!)

    Qui giunto -in attesa che pure il fratellone sieda con loro- ammicca alla donna, quasi a volerle chiede se la bevanda sia davvero di suo gradimento. Potrebbe offrirle del pane -benchè vecchio, tutt'altro che fragrante- o anche del formaggio di pecora -che, comunque, forse con un the non si abbina molto. Ma preferisce attendere, riservarsi quel poco che c'è a disposizione per poi: come altro ringraziarla delle informazioni che si appresta a fornir loro se non mostrandosi parimente gentili?

    «Sono curioso, Sasha: hai l'aria di una che cela il proprio passato tanto quanto noi, di una che viaggia al pari di noi, di una ch'è stata strappata alla sua vita precedente esattamente come noi.»

    Esclama infine, accomodandosi a poca distanza dalla donna, rifiutando con un gesto la tazzina che Miron gli porge, tenendo fisso lo sguardo sulla loro ospite.

    «Perciò dicci: siamo tutte orecchie!»

    Conclude, quella nota di sarcasmo che non si è ancora estinta nella sua voce.
     
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24 replies since 15/8/2012, 16:48   399 views
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