Stato di Allerta

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    Pallida in volto e con una certa preoccupazione che ancora le traspariva dallo sguardo, la Dama Azzurra si allontanò dall’aula -adibita a Sala delle Riunioni- rimasta vuota dopo che i tutori del Nido degli Angeli si erano congedati per intraprendere gli incarichi speciali e ricominciare le quotidiane mansioni che erano state loro affidate fin dal momento del loro arrivo.

    In tutta franchezza, Kalia si era sentita profondamente dispiaciuta nel dover dar loro una simile notizia, ma con la minaccia di una bestia leggendaria in marcia per annientare il mondo su cui vivi, c’era ben poco che potesse fare per rendere quella notizia meno terribile.

    Laputa (e con essa la sua piccola Drusilia) aveva diramato una richiesta d’aiuto, e in virtù dei vincoli politici e personali che legavano i due presidi, la Signora dell’Est aveva immediatamente risposto, inviando Tristan -uomo forte, saggio e fidato- a condurre il consiglio di guerra in sua vece, mentre lei -ben lungi dal rimanere con le mani in mano- aveva iniziato a radunare le truppe e ad organizzare immediatamente la preparazione delle strutture per l’accoglienza di eventuali profughi, oltre che gli aiuti da spedire a supporto della popolazione.

    jpgMiséricorde -viste le sue dimensioni e i servizi di cui era dotata- sarebbe stata un buon rifugio per coloro che sarebbero fuggiti dal fronte, per questo la castellana aveva ritenuto doveroso avvertire preventivamente i tutori e richiedere la loro collaborazione perché si occupassero della gestione del palazzo; in più, solo a loro poteva chiedere di usare tutta la delicatezza del caso per non spaventare i bambini nel corso delle manovre necessarie.

    Dopo aver fatto il giro del suo Maniero, della Caserma e del Nido degli Angeli, la Dama Azzurra si concesse un attimo di riposo sedendosi su di un basso muretto all’ombra del colonnato del cortile interno... e mentre gli occhi di zaffiro vagavano per il verde del giardino, i suoi pensieri continuavano ad elaborare protocolli di sicurezza e liste di cose da fare, riportandole indietro -di tanto in tanto- frammenti di ricordi della guerra che aveva vissuto quando era appena una bambina.


    Così assorta nei suoi pensieri, non si accorse di avere visite.

     
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    Molti mesi prima ≈ Misericorde


    I corridoi del palazzo erano bellissimi, ma non era li per una gita turistica. Aveva appena finito il colloquio con la Dama e si era congedato lasciando il numero sei in compagnia del frocetto e della Signora dell’Est per cercarla. L’aveva tenuta con se per parecchi giorni, l’aveva vista barcollare sotto gli effetti del suo veleno, l’aveva vista sputare bolle di sapone e l’aveva vista piangere. Il pianto di un bambino. Un pianto sincero.
    Ma soprattutto, l’aveva vista ridere. L’aveva vista sorridere e sorridergli. Era una delle poche persone che avesse mai incontrato a farlo. Oltre alla Dama ed a…
    Da sotto la maglia tirò fuori una maschera bianca. Chissà se mai l’avesse rincontrata?

    Arrivò al cortile e la vide. Kokorì. Il suo incarico.
    Si appoggiò ad un pilastro per osservarla. Erano stati insieme anche troppo tempo. Lei ora era a casa, lui invece, doveva ancora trovarla.
    Con un ultimo sorriso, sparì nell’ombra dei corridoi che portavano all’uscita e si avviò verso il presidio del Sud.



    Molti mesi prima ≈ Presidio del Sud


    Era da tanto che non tornava sul posto. Anzi, dopo che Rain lo aveva distrutto, non vi era più tornato.
    Rain, colui che lo aveva aiutato a realizzare la sua vendetta, eppure anche colui che lo aveva privato dellasua unica casa. Perché quello era il posto dove era nato, il luogo dove lo avevano generato grazie a macchine, scienziati ed alchimisti. Era nato lì e lì era morto suo padre. Un padre/scienziato. Colui che lo aveva aiutato a scappare, in cerca di un perdono che aveva trovato solo con la morte. Era uno scienziato, eppure non lo odiava. Non più, almeno.

    Fece qualche passo tra le rovine e provò a ricordarsi com’era quel posto. Lo ricordava eccome. La grande torre che sorgeva nel mezzo del nulla del Presidio del Sud.
    Sentì come un vuoto dentro, eppure non gli mancava niente di quei giorni passato chiuso in un cella o ad essere sottoposto a vari esperimenti.
    Si sedette su un masso volato lì dopo l’esplosione ed osservò il panorama. Pezzi di cemento sparsi ovunque, alcuni più grossi di altri. Pezzi di metallo che spuntavano tra le macerie, resti di macchine un tempo usate per esperimenti, ora impossibili da riparare.
    E da lì seduto, osservò il sole completare il suo arco nel cielo e tramontare.
    Possibile che quella fosse davvero la sua unica casa?



    Molti mesi prima ≈ luogo imprecisato


    « Benvenuta nuova Testa: Daligar. »

    Guardò i suoi compagni. In mancanza di Rain, era stato eletto lui a nuovo capo del Ragno. Cosi come le regole della precedente Testa dicevano, avevano votato e lui ne era uscito vincitore. Ora toccava a lui portare avanti gli interessi del gruppo.
    Ce l’avrebbe fatta?

    « Questo è un nuovo inizio. »



    Oggi ≈ Misericorde


    I giorni si erano susseguiti uno dopo l’altro ed il suo cammino, come membro del Ragno e poi come Testa del gruppo, lo avevano portato lontano. Lontano da quel posto, dove per l’ultima volta aveva visto la Dama e dove per l’ultima volta aveva visto Kokorì…
    Non poteva dire di essersela dimenticata. Anzi, aveva incontrato una ragazza che le somigliava, Edylabor. Istintivamente arrossì a quel pensiero. Arrossì al ricordo che la bambina con le treccine aveva detto a tutti che si sarebbero sposati, come arrossì al ricordo di Edy che gli diceva che ora era il suo ragazzo.

    Davanti alle porte del palazzo, ripensò a tutto quello che aveva passato prima di arrivare lì la prima volta. Chissà quanto Kokorì fosse cresciuta? L’avrebbe finalmente rivista?
    Pieno di pensieri, attraversò l’ingresso con passo incerto, proseguendo verso l’interno senza sapere dove avrebbe trovato la Dama.
    Era stata lei a convocarlo, o meglio, aveva convocato Rain.
    Peccato che la ex-Testa era tuttora dispersa e lui ne aveva preso il posto. Avrebbe dovuto spiegare anche questo alla Signora dell’Est.

    Girovagò un po’, fino a giungere nel cortile interno e lì vide una figura seduta su un muretto. Era strano, non si ricordava di averla vista, le altre volte che vi era passato davanti. Forse non c’era o forse era lui ad essersi distratto. Ad ogni modo si avvicinò e quando giunse a pochi passi da lei riconobbe la donna che gli aveva chiesto di presentarsi li.

    « My Lady… »

    Era molto che non la vedeva, ma era esattamente come se la ricordava. Aveva un buon profumo, un profumo da mamma. Infondo lei era la madre di tutti gli orfani e bambini che trovavano una casa in quel posto.
    Fece un piccolo inchino ed attese che la donna gli concedesse udienza.


    Come avevamo deciso, ho scritto che è stata la Dama a convocare il capo del Ragno, non sapendo della scomparsa di Rain.
     
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    « My Lady… »

    Quella voce gentile e quasi familiare la richiamò indietro dal flusso dei suoi pensieri, attirando lo sguardo degli occhi di zaffiro su colui che le aveva rivolto la parola, e nonostante le mille preoccupazioni che l’attanagliavano in quel momento, una sensazione di calorosa benevolenza riuscì a ridisegnare la curva delle sue labbra rosse in un sorriso accogliente.

    « Daligar...! Sono lita di rivederti...! »
    esitò, alzandosi in piedi per accoglierlo con un abbraccio
    « ...anche se non sono esattamente le circostanze che avrei sperato. »
    ammise, ritraendosi e sollevando gli occhi blu a cercare quelli del Kildren
    « Ti ha mandato Rain...? »

     
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    Lasciò che la Dama lo abbracciasse e la strinse delicatamente a se come avrebbe fatto con la madre che non aveva mai avuto. Quella donna era sempre gentile e buona con lui, se solo avesse saputo quale criminale stesse stringendo…
    Ma non lo sapeva, né lo immaginava.
    Al sentir pronunciare il nome della ex-Testa, il viso del ragazzo si rabbuiò e per un istante abbassò gli occhi.

    « My Lady, mi dispiace doverglielo dire così, ma Rain è disperso e non riusciamo a trovarlo. Sono qui in sua vece e come capo del nostro gruppo. »

    Alzò piano gli occhi sulla Signora dell’Est ed attese che quest’ultima digerisse le parole da lui pronunciate, rimanendo in religioso silenzio per qualche attimo.
    Finita l’attesa, andò avanti.

    « Lo stiamo cercando ovunque, non si preoccupi. »

    Le sorrise. Un piccolo sorriso di circostanza.

    « Lei, invece, My Lady…? Cos’è successo di grave, da aver di nuovo bisogno dei nostri servigi? »

    Forse fu troppo schietto, ma l’espressione della Dama gli aveva fatto credere che la questione fosse piuttosto urgente e non poteva aspettare.

     
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    Per un momento, Daligar ricambiò l’abbraccio della donna cerulea, infondendole un po’ più di calma, forza d’animo e lucidità in quel momento di dubbi e apprensioni; dopotutto, era questo il più grande potere dei bambini su di lei: la rendevano più forte e più saggia, perché le davano l’ancestrale consapevolezza di doverlo essere, per proteggerli e avere cura di loro.

    Certo, il Ragno non era un bambino, e Kalia non lo aveva incrociato che per poco tempo... ma per
    riconoscersi basta un attimo, e qualcosa negli occhi scuri del Kildren aveva fatto sì che quel giovane le diventasse caro come uno dei suoi figli... per questo, quando il suo viso si adombrò abbassando lo sguardo sul pavimento, la Dama Azzurra ne fu preoccupata.

    « My Lady, mi dispiace doverglielo dire così, ma Rain è disperso e non riusciamo a trovarlo.
    Sono qui in sua vece e come capo del nostro gruppo. »

    le disse, sollevando le iridi scure per cercarla
    « Lo stiamo cercando ovunque, non si preoccupi. »

    Daligar le sorrise, ma l’insincerità di quel gesto aumentò il dispiacere che le strinse il cuore in uno spasmo doloroso, facendole portare istintivamente una mano al petto, mentre gli zaffiri incastonati sul suo viso di alabastro si facevano preoccupati e le sue labbra rosse si lasciavano scappare un mormorio preoccupato.

    « Spero solo che stia bene... »

    E lo pensava davvero, anche se aveva avuto modo di veder poco anche lui: dopotutto, per quanto taciturno, indecifrabile e sfuggente apparisse, anche Rain le era sembrato tutt’altro che un cattivo ragazzo; solo, troppo tormentato da demoni e fantasmi di chissà quale passato... e troppo chiuso e distaccato -forse spaventato- per lasciare che altri gli si avvicinassero per davvero, a lenire un po’ alla volta quella sua irrequietezza senza nome.

    « Lei, invece, My Lady…? Cos’è successo di grave,
    da aver di nuovo bisogno dei nostri servigi? »


    Riportata al fulcro della questione da quella richiesta, Kalia si riscosse leggermente e mosse un lieve ma deciso cenno di assenso; poi, si guardò intorno con fare circospetto -aiutandosi con le sue altre percezioni- per assicurarsi che non ci fossero bambini in ascolto, e infine riportò le iridi di un blu profondo come l’oceano in quelle del suo interlocutore.

    « So che può sembrare assurdo a sentirsi -quasi una fiaba avventurosa-,
    ma Endlos è in pericolo, e con lui tutte le creature che lo abitano... »

    cominciò, mostrandosi seria e prendendo nelle sue le mani di Daligar
    « ...una creatura gigantesca e mostruosa -un drago che si ciba del cuore dei mondi- è stata sguinzagliata nel Sud da una setta misteriosa, e ora punta verso il Pentauron. Se lo raggiunge, il semi-piano finirà destabilizzato e -secondo alcuni vecchi testi rinvenuti a Palanthas- distrutto. »
    la calma e nella voce della donna, compensavano il timore nel suo sguardo
    « Proprio ora, Drusilia ha indetto un Consiglio di Guerra a Laputa per radunare tutte le forze alleate che è riuscita a convocare, e per coordinare l’azione. »
    aggiunse, abbassando lo sguardo e la voce, quasi si sentisse in colpa a coinvolgerlo
    « Ho inviato il mio Capitano delle Guardie a prender parte al vertice e fatto preparare alla battaglia i miei Cavalieri, ma la situazione è molto seria, e avrei voluto ingaggiare la vostra compagnia mercenaria... Avremo bisogno di ogni aiuto possibile... »

     
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    La mente dell’Assassino si riaccese alle parole della Dama. Un mostro mangia mondi? Tutte le forze di Endlos alleate per distruggerla e riunite in un solo luogo?
    Un’idea malsana poteva venire in mente ad un ladro esperto. O ad un gruppo di ladri. Un’idea come quella di approfittare della situazione e rubare in ogni angolo del semipiano contemporaneamente.
    Ed il Ragno era anche una gilda di ladri…

    Poteva forse lui dire di no alle dolci e limpide iridi della Dama che lo supplicavano in cerca di aiuto per depredare tutta Endlos? Poteva forse condannare un intero mondo all’estinzione per una cosa stupida come rubare ad ogni angolo del globo tanto di quel denaro e di quell’oro da fare schifo? Poteva forse infrangere i sogni dei bambini che dimoravano in quel luogo di pace, per un senso di onnipotenza derivato dal rubare agli abitanti più potenti del semipiano intenti a combattere anche per la sua salvezza?
    Se Rain aveva sterminato e falciato vite per un’esistenza intera, e si diceva l’avesse fatto anche in un altro mondo lontano da Endlos, perché lui non poteva farlo?

    « Non è nostra abitudine lavorare gratis… »
    -iniziò a dire l’Assassino-
    « …Tuttavia è anche vero che se il mondo venisse distrutto noi non avremmo più niente. »
    -proseguì il Kildren.

    In realtà nella mente della Testa era solida la convinzione di poter sfruttare l’abilità del numero sei per portare tutta la banda su un altro pianeta e salvarsi tutti.

    « Tuttavia non me la sento di prendere un impegno tanto grande da parte di tutto il mio gruppo. Preferisco parlarne prima a loro. In fondo, lavorano per soldi, non per diletto. »

    Finì il giovane guardando negli occhi azzurri la Dama dell’Est.

     
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    « Non è nostra abitudine lavorare gratis… »
    obiettò Daligar, sebbene Kalia avesse chiaramente parlato di un ingaggio
    « ...Tuttavia è anche vero che se il mondo venisse distrutto noi non avremmo più niente.
    Non me la sento di prendere un impegno tanto grande da parte di tutto il mio gruppo.
    Preferisco parlarne prima a loro. In fondo, lavorano per soldi, non per diletto. »


    « Se il problema è il denaro, non hai da temere... »
    fece presente con calma la donna cerulea, sostenendo lo sguardo del Kildren
    « Il mio regno può permettersi di retribuire una squadra di mercenari, ma... »
    gli sorrise dolcemente -comprensiva ed indulgente- ed annuì con gentilezza
    « ...ad ogni modo, hai perfettamente ragione: prima di impegnare i tuoi compagni in una missione tanto pericolosa è giusto chiedere il loro consenso. »

    Così, la Dama Azzurra si preparò a congedare il suo ospite, stringendolo di nuovo in un abbraccio materno e deponendo un lieve bacio sulla sua guancia prima di arretrare di un passo, discostandosi abbastanza da lasciarlo libero.

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    « Va’ pure, e non preoccuparti: non biasimerò nessuno se non ve la sentirete di accettare. »
    lo rassicurò, riflettendo nelle iridi di zaffiro la quieta e profonda forza degli oceani
    « Se vorrete esserci, mi troverete sul campo di battaglia, per aiutare la popolazione. »

     
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    « Vi schiererete in prima linea per il bene del vostro popolo… »
    -rifletté ad alta voce la Testa-
    « Molto altruistico e coraggioso da parte vostra, My Lady. Vedrò cosa posso fare per il bene di Endlos. »

    Il Ragno la guardò nelle iridi azzurre. Il suo sguardo era deciso, ma non freddo, ne duro. Voleva darle più sicurezza ed incoraggiarla in quello che stava facendo.
    Avrebbe si riunito i suoi compagni, ma non certo per aiutare Endlos.
    Avevano un lavoro da fare.

    Giratosi su ste stesso, dopo un breve inchino alla Dama dell’Est, si diresse nei corridoi del palazzo.

     
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