[EM] In un bar ci sono uno scienziato, un assassino e un pirata…

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  1. ~Steel
     
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    Parlato Calisto


    Il punto dello schianto era sempre più lontano, i resti della nave precipitata alle loro spalle e il torrido deserto dello Yuzrab davanti. Anche alla velocità a cui guidava Calisto, ci sarebbe voluta quasi un'ora per giungere a destinazione, e per quanto fosse divertente fingersi un cocchiere in fuga dai banditi in un film di Clint Eastwood, dopo un po' tendeva a diventare noioso. Così, senza dar cenno di voler rallentare, il Dottore attorcigliò le redini e le legò a un'asse del rimorchio, lasciando che i cavalli continuassero la corsa per conto loro, quindi con un balzo si spostò dal lato dei passeggeri.
    Qui stavano Lupo Alberto e Platinette, accucciati ai lati del legno, assieme con le cianfrusaglie raccolte sulla nave spaziale. Il primo su cui lo scienziato posò lo sguardo, fu proprio il naufrago, di cui a malapena ricordava il nome, ma per cui provava un genuino interesse, non tanto per la sua natura aliena, quanto per le sue conoscenze tecnologiche; era intenzionato a fare di lui un Eversore, ma sfortunatamente non spettava a lui la decisione se accettarlo o meno, dovevano passare attraverso Zimmer.

    Mugugnò un poco tra sé e sé, fissando per qualche tempo il lupacchiotto, in silenzio, quasi lo stesse studiando; arricciò poi un labbro, facendoglisi vicino con aria poco rassicurante.

    «Ok, diamogli una sistemata.»

    Quindi prese a tastare ed esaminare gli arti, controllò attentamente in cerca di ferite e cominciò a rivoltare il poveraccio come un calzino. Il fatto è questo, non poteva permettersi di presentare al Boggart un regalo mezzo scassato come quello, che nemmeno era riuscito a salire su un carro per conto proprio: no, doveva fare di tutto perché venisse accettato nella gilda. E così, che il povero Helk lo volesse o meno, il Dottore cominciò il proprio trattamento, che sarebbe consistito in: una sessione lampo di fisioterapia, somministrazione di farmaci per via transcutanea, decontaminazione radioattiva ed anche un corso accelerato di pilates!
    So come può sembrare, ma vi assicuro che funziona.


    Bah, ho buttato il post un po' alla cazzo, non avevo ispirazione. :geez:
     
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  2. _MajinZ_
     
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    Dimitriy fissava con scarso interesse un frammento metallico a poca distanza dalla sua gamba, il quale a causa dei movimenti del carro si muoveva e si scontrava con il legno, producendo un leggero ticchettio a ogni avvallamento colpito. Davanti a lui si trovava l’alieno piovuto dal cielo insieme alla sua navicella ormai in pezzi, i cui unici pezzi riconoscibili erano quelli che lo scienziato aveva stipato a forza nel carro, così tanti che ormai non c’era neanche il posto per muoversi.
    La direzione che seguivano i cavalli conduceva dritta alla Tana, ovvero il luogo in cui stavano scortando il sopravvissuto del naufragio per presentarlo ad un certo molliccio rossastro. Per arrivare ci sarebbe voluta almeno un’ora buona, quindi avevo tutto il tempo per parlare un po’ anche se il biondo non era di certo il tipo adatto con cui discorrere, anche perché aveva altri problemi a cui pensare, come ad esempio il suo braccio divenuto ormai insensibile a causa della pietra e la cosa diventava abbastanza seccante, oltre che fastidiosa, in quanto era come avere un braccio mozzato, anche se in realtà era ancora attaccato al braccio e a stento riusciva a incrociarsi al petto insieme all’altro. Il suo dilemma però riguardava quello scienziato... poteva fidarsi di lui? Il suo istinto gli urlava dietro di non farlo, ma purtroppo sapeva di non avere molte alternative se voleva ritrovare al più presto l’uso del braccio sinistro. Insomma, per il suo lavoro era importante avere tutto il corpo perfettamente funzionante.
    Dopo qualche minuto proprio il tipo poco rassicurante saltò dentro il mezzo, dopo aver assicurato le redini dei cavalli alla struttura stessa del mezzo di trasporto, così che i quadrupedi continuassero la cavalcata per Merovish. Sempre che qualche verme gigante non decidesse di mangiarseli in un sol boccone, passeggeri del carro compresi. In seguito a un rapido sguardo alle condizioni del lupacchiotto, l’Indiana Jones dei poveri iniziò a trafficare con medicinali di vario genere e attrezzi dai dubbi utilizzi senza dare l’impressione di sapere davvero quel che stava facendo. Certo, Dimitriy non ci capiva molto di quelle cose, però continuava a guardare in malo modo Calisto.
    Se ti da troppo fastidio, picchialo.
    Commentò l’assassino in direzione del naufrago nel vero senso della parola, dimostrando ancora una volta la sua acidità verso quell'uomo che l'aveva chiamato Platinette. Volse quindi lo sguardo glaciale verso l’esterno a osservare il sole cocente che infiammava lo Yuzrab, rendendolo un luogo completamente inospitale. Sperava che non venisse qualche colpo di calore ai cavalli, non aveva nessuna intenzione di attraversare il deserto con quel caldo fino alla Tana.

     
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    Dal ponte di comando di una nave pirata era finito su un carro trainato da un folle nel deserto sabbioso più caldo e rovente che avesse mai visto. Se non bastasse il folle cocchiere aveva cominciato a curarlo alla sua maniera, con aghi, farmaci e manipolazioni varie. Certo era per il suo bene, in fondo era appena sopravvissuto ad uno schianto interstellare, e non era da molti poter raccontare una storia del genere. Ma quelle cure cominciavano a diventare un po' troppo... ecco si, invadenti!

    Se ti da troppo fastidio, picchialo.



    Bé se quell'altro tipo, che non sembrava avere molto in simpatia il dottore, gli dava il permesso chi era lui per non accettare l'offerta. Tentò invano di allungare il braccio verso la sua Alabarda Spaziale, ma era troppo distante e il movimento dell'arto gli regalò un doloroso crampo che riuscì a nascondere con abilità.
    Allora cercò di mettersi a sedere e ridarsi un contegno. Tirò fuori il cappello polveroso e cominciò a scuoterlo osservandolo con attenzione. Quello era una delle poche cose che gli era rimasta dalla sua vita precedente, l'unica cosa che gli era rimasta dalle sue vite precedenti. Rattoppato e sistemato chissà quante volte era il suo simbolo, e da qualche anno vi aveva ricamato su anche un jolly roger.

    Così quando fu sicuro di averlo ripulito per bene lo indossò. Per un attimo fu come essere nuovamente il Capitano Muliphein a dare ordine di arrembaggio sulla Nova. Ma un'ondata di consapevolezza lo travolse oscurandolo in volto. Non era più capitano di nulla e di nessuno. La nave era distrutta ed erano tutti morti...
    Uno ad uno sfilarono i volti di ogni membro della ciurma. E ad ognuno associava il primo incontro e il momento in cui li aveva accolti a bordo. Certo altri membri erano deceduti... ma adesso era tutto finito. La sua ciurma non esisteva più. Lui era il solo superstite di una gloriosa e temuta ciurma di pirati, e mai avrebbe dovuto rinnegare quel suo passato.

    “Sapete... io sono... ero... Capitano Helk Muliphein, pirata.”


    Una verità già rivelata solo in parte.
     
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  4. ~Steel
     
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    Parlato Calisto
    Parlato Helk


    Oh, Lupo Alberto sembrava non gradire granché il suo speciale trattamento medico, visto come di dimenava e divincolava, nemmeno stesse tentando di violentarlo. Bah, era abituato a quel tipo di situazioni, pochi riuscivano a comprendere la bontà dietro le sue intenzioni; per questo non s'offese di non aver ricevuto alcun ringraziamento anche dopo che il lupacchiotto era stato rimesso a nuovo. Ora se ne stava seduto, con aria depressa e uno sguardo cupo sul viso, a rigirare tra le mani un vecchio cappello ornato di un Jolly Roger.

    Sapete... io sono... ero... Capitano Helk Muliphein, pirata.

    Proruppe d'un tratto il capitano, mentre Calisto stava riponendo gli attrezzi del mestiere, soddisfatto del lavoro. Probabilmente sentiva il bisogno di parlare con qualcuno, di sfogare l'angoscia di aver perso la propria nave, il proprio equipaggio, il proprio ruolo. D'altronde era su un carro assieme ad uno scienziato squilibrato e un assassino poco socievole, cosa poteva aspettarsi?

    Oh, un pirata... ti troverai bene a Merovish, allora, l'80% della popolazione è composta da furfanti, banditi, assassini e compagnia bella.

    Esordì per primo il Dottore, con fare gioviale, mentre - ora che aveva rimesso a posto gli attrezzi - si appoggiava stancamente contro il bordo del carretto, accanto a Platinette; con una mano si tolse il cappello da Indiana Jones, mentre con l'altra traeva da un taschino quella che aveva il vago aspetto di una sigaretta.

    Senti bello, ascolta me che sono vecchio...

    Tirò per accendere la cicca, e subito nell'aria si diffuse uno spesso e scuro fumo dal dolce odore di fiori ed erbe. Appena un paio di boccate, poi il suo viso si fece più greve e serio, quasi minaccioso, come anche il tono delle sue parole.

    Tutti perdono qualcosa o qualcuno, affetti, sogni, averi... ma nessuno perde mai "tutto", perché ha ancora la propria vita. Finché sei in vita puoi fare qualsiasi cosa, ottenere qualsiasi cosa, riprenderti qualsiasi cosa; puoi cadere e rialzarti, abbattere e ricostruire, perdere e ritrovare "tutto". Guarda me, io ho perso molto, molto più di quanto credi, persino il mio mondo, come te, eppure sono qui, felice e beato. Perciò, piangi pure i tuoi uomini quanto ti pare, ma continua a compiangere te stesso, e noi due avremo un problema...

    Chi credeva che il Dottore fosse semplicemente un pazzoide mezzo euforico con un sorriso ebete sulle labbra, allora lo conosceva molto poco.



    No, non è una semplice sigaretta. :pft:
     
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  5. _MajinZ_
     
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    Helk non ci mise molto a seguire il consiglio che gli aveva dato Dimitriy, iniziando a muoversi per sfuggire alle attenzioni dello scienziato da strapazzo, mettendosi quindi seduto una volta che quell’altro terminò con le medicazioni. Il capitano recuperò poi il suo cappello a cilindro, sul quale svettavano le tipiche ossa incrociate unite a un teschio, tipico simbolo di chi dedicava la propria vita all’essere un pirata... un uomo che dedicava l’intera vita a essere libero. Infine il lupacchiotto indossò il suo capello e il suo volto si adombrò, probabilmente quel semplice accessorio aveva più di un significato per lui e il fatto che avesse appena perso tutti i suoi compagni non aiutava di certo.
    “Sapete... io sono... ero... Capitano Helk Muliphein, pirata.”
    A quelle parole il russo deviò lo sguardo dal capitano, puntandolo quindi verso il retro del carro da dove si vedeva scorrere il deserto, quasi sorridendo. In confronto a lui quello era uno stinco di santo, certo, poteva aver commesso svariati crimini come pirata, ma probabilmente non aveva mai ucciso nessuno senza pietà, magari non aveva mai tolto la vita a un bambino solo perché aveva visto troppo o sterminare intere famiglie solo per seguire un gelido ordine. Comunque il biondo non aggiunse altro, non disse la sua, lasciando invece parlare lo scienziato che accese qualcosa di simile a una sigaretta, ma a giudicare dall’odore si trattava di qualcosa di differente. Magari era quello il motivo per cui sul suo volto svettava sempre quel sorriso da ebete.
    Però il sicario fu costretto a dar ragione al suo collega, le sue parole erano vere e anche lui stesso dopo che aveva perso tutto era rinato una volta messo piede su Endlos. Finché si continuava ad essere padroni della propria vita, non vi era motivo di lasciarsi andare anche se ormai non si aveva più nulla, perché combattere per la propria vita era pur sempre qualcosa per cui continuare a vivere.
    Ogni Eversore ha perso qualcosa, chi più e chi meno.
    Non dimentichiamo il passato ma continuiamo a vivere guardando al futuro.

    Disse infine il ragazzo di Mosca, appena qualche istante dopo lo scienziato, senza però distogliere lo sguardo dal paesaggio sabbioso che continuava ad osservare. Ormai non mancava molto per raggiungere la Tana, un luogo dove ciò che qualcuno aveva fatto prima di mettervi piede, perdeva ogni importanza.

     
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    Merovish, la loro destinazione. Da come la descriveva il dottore sembrava un posto davvero accogliente, o forse era semplicemente il posto migliore per uno come lui. Un reietto rifiutato dall'universo e a cui era stata data una seconda possibilità. Senza casa e senza nessuno, ancora una volta.

    Ascoltava accarezzandosi la barbetta blu il discorso del doc. Forse lo aveva giudicato male, sembrava più profondo e meno folle. Anche lui aveva perso molto, ma su una cosa aveva ragione... aveva ancora la sua vita e non doveva buttarla! Su questo in realtà non aveva dubbi, tuttavia la sue perdite erano ancora troppo recenti. Anche l'altro ebbe per lui parole di conforto, così le intese. Dichiarò che ogni eversore aveva perso qualcosa, ma senza dimenticare il passato guardavano avanti .Forse aveva fatto bene a fidarsi di quei due.

    E continuava a rimuginare su quelle parole....
    Ma quello non era ancora il passato, era ancora il dannato presente!

    Socchiudendo gli occhi rivolse lo sguardo al cielo e al caldo sole che implacabile si abbatteva sul deserto. Aveva nostalgia del suo grande sole blu... era da tempo che non provava una sensazione simile. Quella grande stella era per lui simbolo di casa e il solo pensare alle incandescenti protuberanze azzurrine gli dava in qualche modo conforto e serenità. Chissà dove si trovava...

    Non si accorse di quanto era rimasto in quello stato catatonico-riflessivo, ma non molto considerando che il doc stava ancora fumando quella sua specie di sigaretta dall'odore interessante.

    “Bah... lasciamo stare il passato.”



    In qualche modo doveva pur cominciare. Meglio con un taglio netto, anche se non del tutto sincero. Ma almeno poteva provare a distrarsi.

    “Parlatemi un po' di questo pianeta? Dove sono finito? A giudicare dal nostro mezzo di trasporto immagino che dovrò restare qui per un bel po'...



    Che voleva essere un modo elegante per chiedere in quale angolo sottosviluppato della galassia era capitato. Provò anche a richiamare qualche sensore della bio-tuta invano...
     
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  7. ~Steel
     
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    Parlato Calisto


    Tirò un altro paio di boccate di fumo, alzando lo sguardo al cielo e appoggiando la testa sul bordo del legno. Dopo le sue parole l'atmosfera s'era fatta tutta seria e anche un po' cupa, ma vuoi per il dolce odore delle erbe, vuoi per un improvviso attacco di calma - ebbene sì, era anche lui soggetto a simili situazioni -, non vi prestò molta attenzione. A malapena sentì quanto detto dagli altri passeggeri, e ci volle qualche attimo prima che si rendesse conto della domanda posta dal pirata; scosse un po' la testa, aggiustandosi gli occhiali sul naso, e cercando di rispondere al quesito, ma trovò inaspettatamente difficile trovare qualcosa da dire.

    Beh, questa è Endlos. Sul fatto del pianeta non son sicuro, ma posso dirti che sicuramente ci troviamo in un'altra dimensione. C'è tipo 'sto gigantesco vortice-qualcosa che risucchia robe a caso da un po' tutte le dimensioni e i pianeti e li sputa qui. Lascia fare, quel coso ha sradicato tutta la mia villa e l'ha trasferita qua, non chiedermi come.

    Ancora una volta il Dottore dovette fare i conti con una realtà estremamente degradante per uno scienziato come lui: dopo quasi sei mesi di permanenza sul semipiano, ancora non aveva scoperto nulla sulla sua natura. La sola esistenza di quella dimensione era per lui un enigma a cui non riusciva a trovare risposta, ed anche se questo rappresentava un'intrigante sfida, era anche fonte di una certa umiliazione.

    Dopo un momento di pausa chiuse tra i denti il mozzicone ancora fumante, continuando a parlare tra uno sbuffo di fumo e l'altro; aveva un tono distante, totalmente distratto, tanto che persino i suoi occhi preferivano vagare verso l'orizzonte.

    Da queste parti le cose sono strane, mostri, alieni, donne-uomini e un mucchio di puttanate casuali. Sembra un cazzo di fumetto, gente che se ne va in giro su cavalli, ma che possiede armi ultratecnologiche che nemmeno Terminator. Oh! E la magia, non dimenticare la magia, della seria Merlino & company. Bah, lo vedrai tu stesso.

    Terminato il discorso rimase in silenzio, continuando a spaziare con la mente con fare assente.
    D'un tratto, però, sgranò gli occhi, come si fosse appena ricordato di una cosa importante, dunque sputò in terra il rimasuglio di erbe bruciate e si tirò su a sedere. Inclinò appena la testa da un lato, poi si volse verso Platinette, che finora era rimasto lì seduto per i cazzi suoi e, senza una ragione apparente, gli afferrò il braccio, scoprendo la manica. Aveva ragione di credere che quel biondino stesse nascondendo volutamente qualcosa, e aveva tutta l'intenzione di scoprire di cosa si trattasse...


    Non ricordo più quale fosse il braccio di pietra, se il destro o il sinistro, perciò non ho speciicato.
     
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  8. _MajinZ_
     
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    Calisto era calmo, Dimitriy invece si faceva semplicemente gli affari suoi come era ovvio che fosse. Dopo le sue parole, infatti, il biondo rimase in silenzio a fissare il deserto che cambiava forma, segno che la Tana si faceva sempre più vicina. Però, visto che il suo collega era troppo preso dalle sue erbette profumate, non si accorse subito della domanda posta dal sopravvissuto, quindi il biondo si accollò per primo l’onere di rispondere, voltando gli occhi azzurri verso il lupo e osservandolo con la sua solita espressione distaccata e priva di qualsiasi emozione.
    Sei precipitato nello Yuzrab, il deserto che caratterizza il presidio meridionale di Endlos.
    Non si tratta di un pianeta nel vero senso della parola, diciamo che è un pezzo di un pianeta, solo una parte di esso.
    Ma ci sono parecchi libri sull’argomento, se vorrai approfondire la conoscenza.

    Da quando era giunto su Endlos, Dimitriy non aveva pensato solo a combattere e a lavorare per la Gilda, ma aveva anche studiato un po’ di libri che parlavano del semipiano, facendosi una certa cultura sui presidi, sulle creature e su tutto quello che il Maelstrom aveva plasmato e che era stato documentato dagli studiosi di Endlos... beccati questa dottore. Lo lasciò comunque continuare fino alla fine, senza intromettersi nel discorso, anche se il rischio che sparasse qualche cazzata era abbastanza concreto, visto come lo stavano riducendo le sue erbette fumanti.
    Una volta finito il discorso, Dimitriy si voltò appena in direzione di Calisto Jones, il quale sgranò all’improvviso gli occhi e sputacchiò un rimasuglio di rosmarino, quasi fosse una sorta di effetto collaterale a causa di ciò che aveva fumato. Ma invece no! Quello si tirò su e si mise seduto, inclinando poi la testa in direzione del russo che lo guardò malissimo, cercando di uccidere in quel modo qualsiasi idea malsana gli stesse passando per la testa... ma non riuscì ad evitare che l’altro gli afferrasse il braccio sinistro, sollevando la manica e scoprendo l’arto mutato in pietra. Inutile dire che l’assassino reagì abbastanza male.
    Il braccio destro si mosse rapido e l’artigliò scattò fuori dalla manica, fermandosi a pochi centimetri dalla gola dello scienziato. Le tre lame vibrarono tanto fu la forza impressa nel muovere la leva, mentre lo sguardo del ragazzo si fece forse ancora più freddo e inquietante del solito... non gli piaceva essere toccato così all’improvviso e il suo corpo reagì quasi in automatico, come una risposta a una minaccia con successivo contrattacco. Ma per fortuna le lame si fermarono.
    Non farlo mai più.
    Alla prossima non sono sicuro di riuscire a fermare le lame.

    Rispose con un tono stizzito al gesto, un tono che non ammetteva nessuna replica. Successivamente strappò via il braccio dalle mani dello scienziato, rinfoderando l’artiglio legato al suo braccio e incrociando le braccia, puntando gli occhi gelidi verso la sabbia del deserto.


    Il sinistro :geez: scusami se sono stato un po' autoconclusivo, ma ecco cosa succede quando Dimitriy viene preso alla sprovvista... XD
     
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    Infine le risposte arrivarono, riempiendolo di nomi sconosciuti. Era precipitato nel deserto dello Yuzrab, presidio meridionale di Endlos. La cosa strana era che questo Endlos non era un pianeta, ma il biondo lo aveva definito un pezzo di pianeta. Cosa diavolo voleva dire?

    Per qualche attimo Helk lo fissò con i suoi occhi gialli pieni di compassione. In fondo si muovevano su un carro, non poteva sperare che riuscisse a capire quello che stava chiedendo. Forse la parola che aveva usato, “pianeta”, non aveva lo stesso significato per quegli indigeni. Poi... i libri! Era da anni che non ne teneva in mano uno, dai tempi della biblioteca del professore, era ormai abituato a schermi olografici e ricostruzioni tridimensionali.

    Poi arrivò la confusa spiegazione del dottore, che fece un po' di chiarezza e diede un senso alla risposta del biondo. In fondo non erano così arretrati... anche se quello che dicevano aveva dell'incredibile.

    Si ricordò allora dei valori registrati dai sensori poco prima dello schianto, e quasi quasi erano coerenti con una sorta di salto dimensionale, anche se non ne aveva mai sperimentato uno. Già perché di solito si limitava a saltellare nel tempo più che altro.

    “Uhm... ora che ci penso... prima dello schianto i sensori davano valori coerenti con la tua spiegazione. Forse il nostro dispositivo combinato all'anomalia di quella regione di spazio ci ha scaraventato a cavallo di una sorta di orizzonte degli eventi multidimensionale. Magari una singolarità della sovrastruttura di tutto il multiverso... La singolarità.”



    Mentre non sapeva interpretare il comportamento del vortice di prendere cose a caso dalle dimensioni. Sempre che tutto ciò fosse vero. Eppure il tipo sembrava abbastanza convinto, nonostante sembrasse un po' folle.

    “Bisogna senz'altro approfondire.”



    Già. Avevano stuzzicato il suo spirito da scienziato e la sua curiosità intellettuale. Gli avevano fornito una sfida, forse un nuovo scopo in quella nuova realtà.
    Un'altra cosa lo aveva incuriosito... la Magia. Ora ritornava sull'ipotesi che fossero pazzi, o meglio dubitava delle loro capacità intellettuali. Anche se poteva essere una prospettiva interessante... Era impazzito anche lui continuando ad accarezzarsi la barbetta e a furia di respirare il fumo passivo del doc?

    Intanto le cose tra i due soccorritori sembravano aver preso una strana piena. Calisto aveva sollevato una manica al russo rivelando quello che sembrava un arto di pietra, e il secondo aveva reagito di scatto puntandogli una lama alla gola. Dal canto suo non batté ciglio e continuava a guardarli quasi divertito accarezzandosi la barbetta, erano più simili alla sua ciurma di quanto avesse immaginato. Più che altro prese un'annotazione.

    Promemoria: non toccare il biondo.
     
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  10. ~Steel
     
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    Parlato Calisto


    Sì sì! Il suo istinto aveva visto giusto! Quel russo ossigenato nascondeva davvero qualcosa sotto quella manica: un braccio di pietra per l'esattezza. Che diavolo, un braccio di pietra?! Wtf, ancora una volta Endlos dimostrava di essere un posto del tutto insensato, dove un povero cristo, per una ragione o l'altra, rischiava di ritrovarsi con un braccio pietrificato.
    Il giovane tra l'altro non parve gradire l'iniziativa dello scienziato, tanto che per poco non finì per sgozzarlo con una lama uscita fuori dalla manica; pazzo, quello era un posto pericoloso per nascondere un coltello! Per tutta risposta il Dottore mollò la presa, mentre il biondino sfuggiva al suo sguardo, evidentemente seccato dal fatto che il suo problemino fosse venuto alla luce. Calisto non diede peso alla sua irritazione, ed anzi sbuffò seccato spettinandosi i capelli.

    Uh, ma come sei suscettibile...

    Lo canzonò.

    Dico, non ti hanno detto che farsi troppe pugnette fa male? O diventi cieco, o il braccio ti diventa di pietra, è un fatto.

    Continuò con fare sarcastico, appoggiandosi contro una pila di aggeggi meccanici.

    ... potrei aiutarti sai?

    Concluse infine in tono più serio, senza staccare gli occhi dalla schiena del compagno.

    Intanto il carro correva veloce in mezzo alle dune, che man mano si facevano più basse e sempre meno sabbiose; ormai i cunicoli di Merovish erano in vista e non ci sarebbe voluto ancora molto prima di raggiungere la loro destinazione. Sperava solo che Zimmer fosse alla locanda, non aveva voglia di andarlo a cercare in giro per la città.
     
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  11. _MajinZ_
     
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    Essere toccato senza permesso era una delle cose che Dimitriy odiava di più, soprattutto quando ciò avveniva all’improvviso e in un modo come quello. In quei momenti il suo addestramento prendeva il sopravvento e le sue reazioni diventavano quasi automatiche, quasi sempre quando la sua mente era concentrata su qualcos’altro e bastava un semplice tocco per farlo tornare alla realtà ma in un modo abbastanza sbagliato, visto che li non c’era nessuno che volesse fargli la pelle... ma lui era fatto così, si poteva fare ben poco per correggerlo.
    L’assassino però si era talmente infuriato, che non rispose neanche alle provocazioni dello scienziato, preferendo ignorarlo per fissarsi sull’orizzonte sabbioso dietro il carro, che scorreva senza fermarsi ma era ormai ovvio il fatto che la Tana fosse vicina. Alla fine però si voltò nuovamente verso il dottore, squadrandolo con uno sguardo gelido e rabbioso, anche se il biondo era perfettamente calmo. La sua era una rabbia silenziosa, ecco.
    Non ho bisogno del tuo aiuto.
    Disse per poi voltarsi ancora una volta, lanciando prima uno sguardo al sopravvissuto, il quale aveva dovuto assistere a quella scena pietosa... l’assassino non vedeva l’ora di arrivare alla Quinta Bolgia così da concludere quella missione di arruolamento il prima possibile, così da poter restare un po’ da solo con i suoi pensieri. Però ecco che il tempo giunse in suo soccorso, visto che una delle vie d’accesso ai cunicoli si apriva dritta davanti a loro e Merovish attendeva il terzetto per abbracciarlo con la sua violenza e la sua criminalità, due cose che facevano sentire quelli come loro a casa, insomma, i delinquenti stavano bene in mezzo agli altri delinquenti, questo era poco ma sicuro. E comunque no, in quel momento non aveva bisogno dei servigi di uno come quello, ma chissà, forse un giorno la necessità l’avrebbe portato proprio dallo scienziato.
    Il destino era così capriccioso delle volte.

     
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    Simpatici, davvero simpatici.
    Quei due formavano una coppia davvero divertente di soccorritori, come se ne vedono davvero poche in circolazione. Certo uno gli pareva pazzo e l'altro pericoloso... ma questa è un'altra faccenda.

    Intanto il carro continuava veloce la sua corsa nel deserto e il paesaggio cominciava a mutare. Le dune diventavano sempre più basse e in lontananza compariva la loro agognata destinazione.

    Merovish.
    Quella metropoli del deserto sembrava avere un aspetto interessante, gli ricordava qualcosa ma non riusciva a ricordare a un posto in particolare. Chissà a quale remoto distretto di chissà quale mondo stava pensando... Eppure qualcosa aveva scatenato nella sua mente un che di conosciuto.
    Ma poteva giurare di non essere mai stato a Merovish.
    Per essere il primo approccio con la città cominciava col piede giusto.

    Si rivolse allora ai suoi compagni di viaggio.

    “Siamo quasi arrivati... adesso dove si va?”



    A questo punto era più che naturale per il naufrago cominciare a preoccuparsi del suo futuro.
     
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  13. ~Steel
     
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    Parlato Calisto
    Parlato Helk


    Il russo pareva stizzito ed aveva velocemente chiuso la faccenda con un secco rifiuto alla sua proposta. Constatando l'indisponenza del biondo, Calisto decise di arrendersi e far cadere per il momento la questione, finché il compagno non si fosse deciso a riacquistare del sale in zucca; il suo orgoglio avrebbe infine ceduto il passo alla miseria della propria condizione, e a quel punto non avrebbe avuto altra scelta che rivolgersi all'unico disposto ad aiutarlo. Fin quando non fosse arrivato il momento, lo scienziato sarebbe semplicemente rimasto in attesa, a studiare per conto proprio la situazione.
    Dopo il breve colloquio con Platinette, il Dottore era tornato a fissare distrattamente il cielo, senza più prendere parola. Per un breve momento si illuse persino di poter schiacciare un pisolino, coprendo il volto col cappello e abbandonandosi contro il letto di cianfrusaglie accatastate su un lato; il suo piano, però, fu ben presto vanificato dall'ennesima domanda di Lupo Alberto.

    Siamo quasi arrivati... adesso dove si va?

    Non rispose subito, ma reclinò bruscamente la testa all'indietro, cosicché i suoi occhi potessero studiare l'orizzonte davanti a loro.

    Oh è vero, siamo quasi arrivati...

    Ripeté ad alta voce con una nota di disappunto. Tornò quindi a fissarsi sul pirata, sbadigliando appena prima di rispondergli.

    Bene, stiamo andando alla Bolgia mio caro, un delizioso localino dove conoscerai il tuo nuovo datore di lavoro. E' un tipo simpatico, ha un cugino che lavora in Star Wars.

    Non era stato molto esauriente invero, ma in fondo aveva dato al capitano le informazioni che voleva, il resto sarebbe venuto da sé.
    Che il lupetto si accontentasse o meno, comunque, non avrebbe avuto modo di chiedere altro al Dottore, perché appena finito di parlare era saltato in piedi, tornando a ricoprire il suo legittimo ruolo come cocchiere. Aveva slegato le redini e nuovamente giù a spronare i cavalli, spingendo gli sfortunati ronzini ad un ultimo sprint in direzione di Merovish. E lì sarebbe rimasto, a conduzione del carro, indaffarato tra i suoi YAAAHH! e WAHOOOH!, finché il gruppo non avesse raggiunto l'entrata della Quinta Bolgia.
    Una volta arrivati lo scienziato avrebbe fatto scendere i passeggeri, per poi legare il carro appena dietro la struttura. Del russo non gli importava più molto, che volesse restare o meno non faceva differenza per lui, ma ci teneva particolarmente a presentare il nuovo arrivato a Zimmer, considerato quanto lo volesse nella divisione scientifica.
    E per il carico? Oh, di quello non c'era da preoccuparsi, Calisto aveva già messo una guardia a proteggerlo...


    La guardia :8D: :

    CITAZIONE
    png• Dio-che-brutto: Non fate caso al nome, appena creato questo essere Calisto non ha potuto fare a meno di esclamare "Dio che brutto!" e sfortunatamente la chimera ha ricevuto l'imprinting scambiando l'insulto con il proprio nome, ed ora non risponde ad altro che a questo. Dio-che-brutto è una chimera le cui componenti genetiche di base non sono facilmente scomponibili, tant'è che anche guardandolo non è possibile fare una supposizione delle specie che hanno contribuito alla sua creazione. Se vogliamo possiamo dire che l'aspetto è più rassomigliante a quello umano, anche se molte caratteristiche differiscono. Innanzitutto l'altezza, benché infatti la sua stazza non sia così grande, le sue gambe sono lunghissime e superano da sole i 2 metri, per un'altezza totale di circa 4 m. Per questo motivo il Dio-che-brutto tende a stare con le ginocchia piegate e a muoversi molto poco per mantenere l'equilibrio; quando deve spostarsi lo fa tramite dei salti in modo simile a una rana e vista l'enorme spinta che i suoi arti gli consentono può avanzare di circa 10 metri con un solo, rapidissimo balzo. A causa di queste sue caratteristiche la chimera non è indicata per il combattimento ravvicinato, ma per ovviare a questo è dotata di tre tentacoli estensibili. Il primo diparte dal braccio destro, mentre l'altro paio fuoriesce dalla schiena e dalla scapola destra. Questi tentacoli raggiungono una distanza massima di 10 metri e sono percorsi per l'intera lunghezza da diversi spuntoni, per poi terminare con una lama falciforme (braccio destro) o due punte di lancia (tentacoli sulla schiena). Questi arti sono usati come delle fruste robustissime, capaci facilmente di devastare un edificio e vengono comandati a piacere. Date le sue dimensioni, la creatura viene tenuta in stato proto-plasmico all'interno di una provetta, una volta a contatto con l'esterno tende a crescere e formarsi nel giro di pochi istanti per poi entrare subito in azione. Se non viene distrutto permane sul campo per un turno, prima di tornare alla sua forma inerte rimanendo inattivo per circa sei ore.
    {Attiva - Attacco fisico a distanza, 10 m; Alto, 1 turno.}

    Diciamo che ho tagliato corto e descritto già più o meno l'arrivo alla Bolgia. :sisi:
    Come detto nel post, se Dimitriy vuole finirla qui può pure andarsene, mentre Calisto accompagnerà Helk da Zimmer. E a proposito di Zimmer, qualcuno mandi un messaggio a Netro/Kami per avvisarlo. Io gliene ho già mandati troppi.
     
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  14. _MajinZ_
     
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    Dimitriy rimase in disparte per il resto del viaggio, mantenendo un’espressione imbronciata, segno che non aveva proprio digerito l’azione dello scienziato di poco prima. Non aveva nessuna intenzione di farsi toccare da lui, piuttosto avrebbe conservato quel braccio pietrificato per il reso dei suoi giorni, fino a trovare qualcuno più affidabile e meno invadente di quel dottore da strapazzo. Però quanto si sbagliava, mentre pensava a quelle cose con tutta quella risolutezza. Comunque, la domanda del naufrago distrasse un poco il biondo, il quale constatò che ormai mancava veramente poco all’arrivo, così quella missione avrebbe avuto finalmente termine.
    Una volta imboccata una delle gallerie che conducevano alla Tana, Calisto recuperò le redini guidando cavalli e carrozza in modo più accurato e dopo alcune svolte, ecco che il terzetto giunse a Merovish, avanzando quindi verso il Bazar delle Talpe e fermando la carrozza proprio davanti alla Quinta Bolgia: finalmente erano giunti a destinazione.
    Il russo subito saltò giù dal mezzo, aprendo il retro del carro in modo tale da rendere la discesa del sopravvissuto molto più agevole, aiutandolo nel caso ne avesse avuto bisogno. Non aveva nessuna intenzione di andarsene lasciando il povero Helk nelle mani di quel pazzo. Se ne sarebbe andato solo una volta conclusa la missione, in caso contrario sarebbe rimasto insieme ai due come una zecca, così da parlare con Zimmer prima di dileguarsi.
    La Bolgia era come al solito zeppa di gente, ma sapere se il molliccio fosse presente era un po’ un’incognita. Bisognava avere fortuna in certe cose e Dimitriy non era di certo un tipo fortunato, quindi sperava che i suoi due compagni provvisori ne avessero un po’ di più, così da trovare il rosso in casa senza doverlo cercare per tutta Merovish. Insomma, ormai quella particolare missione di recupero era agli sgoccioli e presto gli Eversori avrebbero avuto una nuova recluta tra le loro file, sempre se il capitano avrebbe accettato le condizioni imposte dal Boggart.



    Non vi libererete di me :geez:
     
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    Merovish era sempre più vicina, e il carro che portava i tre procedeva verso la meta.

    Bene, stiamo andando alla Bolgia mio caro, un delizioso localino dove conoscerai il tuo nuovo datore di lavoro. E' un tipo simpatico, ha un cugino che lavora in Star Wars.



    Il Dottore riprese allora le redini e spronò i cavalli al galoppo gridando come un folle fino a che non giunsero effettivamente a destinazione. Helk aveva capito molte cose su quel tipo, aveva un umore decisamente variabile ed era decisamente pazzo. Di che tipo di pazzia si trattasse era troppo presto per dirlo, ma aveva la sensazione che avrebbe avuto modo di scoprirlo lavorandoci insieme.

    Intanto fantasticava su quello che avevano definito come suo nuovo datore di lavoro, chissà che tipo era. Doveva considerarlo il suo nuovo Capitano? Non era abituato ad essere sottoposto di qualcuno e forse non era nemmeno portato all'obbedienza. Certo se quei tizi avrebbero preteso troppo da lui e magari non con i modi a lui congeniali non ci avrebbe pensato due secondi prima di filarsela.

    Ma per qualche tempo un appoggio in un mondo ancora sconosciuto gli ritornava vantaggioso. Meglio aspettare e non immaginare il futuro peggiore. Magari si sarebbe davvero trovato bene, magari avrebbe trovato la sua nuova ciurma e la sua nuova casa.

    E chissà magari quel nuovo datore di lavoro lo avrebbe colpito.

    Così un po' aiutato dal biondo e un po' reggendosi alla sua alabarda usata come bastone scese dal carro e si avviò con gli altri due. Meglio essere armati, non si sa mai.



    credo di aver letto da qualche parte che netro/kami è in vacanza
     
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27 replies since 1/9/2012, 16:01   387 views
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