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Sotto lo spettacolo sublime di un'aurora dalle tinte magenta ed i riflessi aurei e di zaffiro intervallati dal cielo che in trasparenza mostrava al mondo il colore dello zinco, il Presidio Errante si chiudeva nel più profondo silenzio, come contemplante verso un fenomeno che aveva del magnifico ed allo stesso tempo dell'agghiacciante. Come una cappa iridescente, il velo intessuto di magia aliena apparso da pochi giorni avvolgeva Endlos rubandogli le stelle, imprigionandolo fino a che non gli fosse mancata l'aria: la nebbia fitta fra le strade dell'isola celeste non poteva non confermare la preoccupazione di colei che ora si ergeva al di sopra di una delle più potenti forze militari del semipiano e che per prima si era mossa nel dichiarare lo stato di allerta in tutto Endlos.
In quella ricca sala intarsiata di legno e marmo, bagnata dalla calda luce delle candele ed i tre camini in prossimità del complesso di un altare e due statue, sei persone molto diverse fra loro per origini, vita, ideali, sedevano attorno ad un tavolo lucido e dalla forma ovale.
Davanti a loro, una pergamena.
-Con questo documento sigilliamo il Patto di Alleanza che ci unisce contro il Drago Divoramondo e tutti coloro che sono colpevoli della sua evocazione.
A parlare fu una donna, levatasi in piedi così da mostrare la sua copia del patto, lo stesso di cui avevano discusso per ore, riuscendo in fine a raggiungere un compromesso. Diverse erano le condizioni come le richieste, altrettante se non di più le strategie... unica costante un nemico comune e la consapevolezza di quanto fosse pericoloso.
-Per ultimo chiedo a tutti voi di mettervi la propria firma,
così da rendere ufficiale questo incontro e tutto ciò che ne consegue.
E così tacque, per poi discostare lo scranno su cui era assisa e dirigersi verso i presenti uno alla volta, così da render loro possibile scrivere il proprio nome con la piuma e l'inchiostro elegantemente posati davanti ad ognuno.
Il silenzio era calato e l'aria si fece tesa
mentre l'orologio vitale del cuore di Endlos
segnava un minuto alla Mezzanotte.
Edited by Drusilia Galanodel - 14/10/2012, 21:24. -
Tristan Gawain.
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V'erano profondità nel suo animo che difficilmente
tempra e orgoglio
riuscivano a celare al suo occhio interiore.
Ammetteva d'essere un Cavaliere più che un Guerriero
fin quando l'acciaio e il cobalto nelle iridi non posavano attenzione
sul sangue versato in battaglia: lì, in quegli istanti d'agonia e passione,
Tristan Gawain diveniva un Leone.
Il ruggito era la forza del suo cuore, in perenne ascolto
verso le emozioni altrui;
la criniera un sorriso amaro ma splendido e le fauci
gli occhi di cristallo azzurro, ancor di più acceso dalla luce che quel giorno
-danzando nelle venature del legno e del marmo-
aveva scelto di gettare ombre e dettagli
sui volti dei presenti alla grande tavolata.
Era giunto su Laputa quando ancora il cielo stava combattendo
quella malattia aliena che ne aveva alterato ogni sfumatura;
una coltre di incertezza, faro dell'imminente tragedia che cavalcava all'orizzonte,
discendeva silenziosa tanto nei vicoli quanto nei pensieri di coloro i quali
aveva con chiarezza compreso la portata di quel Male atroce.
In nome e per conto dei Cavalieri Celesti,
voce, corpo e cuore della Dama stessa Kalia Menethil Djibrielle,
il Capitano delle Guardie aveva acconsentito a rappresentare
l'ideale dell'Est e l'intero dispiegamento di Forze che il Presidio poteva offrire
come segno di solidarietà ed unanime preoccupazione per il futuro
dell'intero semipiano.
Preoccupazioni, preamboli, chiarimenti e problematiche erano rotolate
sulla lucida superficie del rettangolo intarsiato che distanziava gli uomini e le donne
presenti alla seduta.
Dettagli e strategie s'era infrante e ricomposte come frammenti di uno stesso
immenso
vetro colorato.
Una figura carismatica si era elevata a portavoce di una volontà comune,
d'un palese bisogno condiviso di protezione e salvaguardia: ed erano proprio le parole
di colei che reggeva il Patto d'Alleanza ad avere l'attenzione di tutti i presenti.
“Questa è la mia parola, scritta e non solo.
Avete la Promessa dell'Est.”
Non ebbe bisogno di fare altro.
Il Leone Sanguinante intrecciò le dita attorno all'esile stilo, bagnandone l'estremità
con una quantità d'inchiostro precisa e sufficiente al solo imprimere un nome ed un cognome.
Quando la scia ondulante della sua persona terminò nell'aria, la firma fu definitiva.
Era pronto a combattere.
Tutti loro erano pronti a combattere.. -
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Seduto al suo scranno come una statua in posa, il gigante dai capelli blu aveva ascoltato ogni parola che era stata pronunciata in quella sala con un interesse insospettabile per la sua espressione vacua e il suo sguardo spento; in un paio di occasioni si era anche preso la briga di prendere la parola ed argomentare una risposta, ma solo quando strettamente necessario...
...e non per pigrizia o noia, ma soltanto perché, in quanto delegato a nome dei Saggi di Palanthas e dell’Alfiere dell’Est -che rappresentava insieme a Sir Tristan Gawain-, non aveva avuto di che mercanteggiare il prezzo di quel loro aiuto: il rapporto che legava Laputa e Chediya andava ben oltre la mera convenienza politica, e -a differenza di molti altri riuniti attorno a quel tavolo- la firma del documento che impegnava il Presidio Orientale a prender parte all’imminente battaglia era una decisione già presa.
« Confermo l’impegno dell’Est anche come portavoce delle Sette Corone di Palanthas,
sempre in accordo ai principi e alle volontà della Dama Azzurra. »
Una saggia decisione che anche tutti gli altri avrebbero fatto bene a seguire,
dal momento che dall’esito di quel conflitto sarebbero dipesi anche i loro destini.
Edited by Madhatter - 18/9/2012, 11:12. -
Basaran Shodai.
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Il flusso del mondo era stato disturbato.
L’aveva percepito durante un pigro pomeriggio di meditazione, mentre sedeva nella macchia di vegetazione incastonata nel caos urbano del Pentauron. L’aveva sentito chiaramente, bisbigliato dal fruscio delle foglie. Aveva assistito alla fuga delle nuvole, che veleggiavano nella volta celeste per fuggire dalla minaccia. Tutto il mondo circostante sembrava gridare aiuto, ma le sue urla sarebbero rimaste inaudite: le persone comuni non riuscivano a cogliere quegli allarmi sussurrati dalla Natura, immerse com’erano nel baccano della loro quotidianità. E intanto il cinguettio dei fringuelli presagiva il disastro.
Subito si era messo in cammino, accompagnato dal vento che ruggiva ribelle e premuroso alle sue spalle. Si era lanciato in corsa attraverso le lande, senza curarsi degli anni che gravavano sulle sue spalle: in quel viaggio si era sentito pervaso come non mai dalla forza della gioventù. Si sforzò soltanto di fare in fretta. La Via del Guerriero - cieca e previdente nello stesso tempo - aveva provveduto al resto.Nebbia malsana aleggiava tra le vie dell’Isola del Cielo: solo qualche ventennio prima, il suo vecchio l'avrebbe definita respiro di demone. In effetti, l’innaturale foschia che aleggiava su quei luoghi non lasciava presagire nulla di buono. Emergendo dalla bruma, un altro spettacolo agghiacciante si parò dinanzi ai suoi occhi anziani: un cielo notturno senza stelle vegliava su quell’angolo di mondo, immerso in un silenzio forzato e irreale.
Il Maestro aveva varcato i cancelli del Mastio con l’animo pregno d’inquietudine.
La Via l’aveva condotto in quel palazzo, in quella sala, al cospetto di altre persone preoccupate per le sorti del semipiano. La discussione si era protratta a lungo, in cerca di un punto d’incontro che potesse trovare il consenso di ciascuno. Infine raggiunsero questa labile intersezione d’interessi e tutti parvero soddisfatti.
Dal canto suo, Basaran non aveva chiesto nulla. Offrì gratuitamente il suo supporto per quell’emergenza, concedendo ospitalità nel suo Dojo a chiunque ne avesse fatto richiesta. Lui stesso sarebbe sceso sul campo di battaglia.
Eppure questa volta non era come le altre. Non si trattava di sfinire il proprio avversario danzando sul morbido tatami. Non era nemmeno un allenamento in riva al mare in tempesta.
Quella era guerra, resistenza, contrattacco.
Si metteva in gioco tutto e in cambio c’era solo una speranza.
Nemmeno lui poteva essere certo di come avrebbe reagito o di cosa avrebbe provato.
Non poteva nemmeno esser certo di esserne all’altezza.
Eppure doveva farlo.
Per il bene di tutti.
Per dimostrare al mondo che la luce non trionfa solo nelle ultime pagine di ogni fiaba.
Le parole di rito uscirono dalla sua gola con sicurezza.
Nel nome di Shion – che portò speranza nelle strade del Pentauron secoli or sono – anch’io m’impegno a riportare la Pace che tutti noi meritiamo.
Impugnò la piuma intinta d’inchiostro e solcò la pergamena, concatenando le lettere e intrecciando le linee dei loro Destini.. -
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La minaccia che aleggiava su Endlos, seppur imprecisata, era nota a tutti i presenti nella sala del Mastio.
Non mancava nessuno: i leader delle organizzazioni più potenti del semipiano, segrete e non, erano riuniti nella terra volante Laputa, casa del Gran Maestro dei L.A.M., Drusilia Galanodel.
Avevano discusso a lungo, e sebbene molti si offrivano alla causa senza apparenti interessi, lo stesso non si poteva dire per Aristotelis Skotos.
Non che avesse richiesto chissà cosa, suvvia. D'altronde i veri accordi li avrebbero siglati con ben altra gente, in ben altre situazioni, di ben altra entità. E lo avrebbe fatto assieme a Bid'daum e Zimmer.
La priorità principale, tuttavia, era evitare che i vari Presidi venissero scossi dal pericolo imminente, e Ariste non avrebbe mai potuto accettare che Merovish sfuggisse all'ambizione delle sue mani, alla perversione del Castigo e all'avarizia del Boggart.
Rigirò un'ultima volta il contratto -era pur sempre un soldato di ventura- tra le mani, lanciò un'occhiata ai presenti senza soffermarsi su alcuno in particolare e, infine, firmò, accompagnando lo scritto con parole che completassero il tutto.
Io e i miei mercenari vi aiuteremo.
Disse laconico, senza sorridere.
Se voi aiuterete noi.
Concluse.
Dare e ricevere in cambio, prima regola non scritta degli Eversori di Merovish.SPOILER (clicca per visualizzare)CITAZIONENote: Divertitevi e fatemi sognare, signorini e signorine.. -
Kaede Fujiyaji.
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Su Endlos gli astri avevano cessato di esistere.
Trame di magia iridescente le avevano divorate, ammantando il cielo di nuovi colori e gettando sulla terra l'ombra di un'imminente catastrofe. La ragione di quanto stava succedendo un mistero; il pericolo che comportava per il semipiano una certezza. Era per questo che quel giorno, attorno al tavolo della sala, siedevano molte persone che in un modo o nell'altro potevano e volevano dare una mano. Aveva incrociato lo sguardo di ognuno di loro: aveva visto in alcuni genuino senso del dovere, in altri il bagliore della volpe consapevole di poter vincere qualcosa d'importante in quell'alleanza. Eppure sapeva, proprio perché persino una creatura abietta ed egoista come lei riusciva a concepirlo, che in quei frangenti critici l'interesse personale passava in secondo piano. Denaro e potere erano parole prive di significato in un mondo devastato da un nemico ignoto; le macerie non avevano richezze da elargire, i cadaveri non avevano un orgoglio da piegare. E così quando giunse il suo turno non esitò a firmare il patto, guardando ancora una volta tutti negli occhi prima di parlare.
« Mi impegno a fare tutto quello che posso per aiutare. Avete la mia parola. »
Così diversi eppure riuniti nell'emergenza, ognuno di loro era consapevole di condividere lo stesso cielo.
Un solo cielo, un solo destino..