[CC]Un incontro voluto dal destino

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    SchedaAlleriafogliaLa luce filtrava debolmente tra le trame degli alberi che intrecciavano rami e foglie sopra di lei, quasi a creare uno scudo protettivo per la foresta e i suoi abitanti.

    Quel giorno Alleria stava camminando con passo felpato in una delle zone più scure della foresta, intenta a ispezionare la zona da eventuali minacce che avrebbero potuto mettere in pericolo il suo popolo, o più semplicemente la flora e la fauna del luogo.
    Ogni tanto si chinava a scrutare il terreno in cerca di tracce, ma le uniche che trovò furono di animali totalmente innocui.

    Arco alla mano e sempre all'erta, proseguì fino alle radici di un grande albero, dove decise di fare una breve sosta. Quel giorno -a quanto pareva- era relativamente calmo e nulla per cui valeva la pena allarmarsi anche solo minimamente.

    Si arrampicò su una delle radici e si sedette , lasciando penzolare la gamba sinistra, poggiando la schiena sul grosso tronco d'albero.
    Con indosso il cappuccio non si poteva dire se stesse schiacciando un pisolino o meno, ma i suoi occhi elfici scrutavano continuamente la penombra davanti a sé.
    Dopotutto, non si trovava in un posto dove poteva scorgere immediatamente eventuali presenze, ma nemmeno lei era così facile da individuare: il suo abbigliamento le permetteva di mimetizzarsi perfettamente con l'ambiente e non l'avrebbero individuata subito.

    Poggiò l'arco sulle gambe e si sgranchì le braccia, mentre prese un profondo respiro. Infine, portò le mani dietro alla testa.

    Era proprio una bella giornata.






    CITAZIONE

    ~Energia: 100%
    ~Stato fisico: ottimale
    ~Stato mentale: ottimale.

    ~Equip:

    SchedaAlleriafogliaArco di Quel'Thalas: Si tratta di uno degli archi elfici che possedeva suo padre, poi offertole in dono per il suo servizio come Ranger dei boschi. E' composto di un legno pregiato, flessibile ma allo stesso tempo resistente. Nonostante somigli a poco più di un semplice arco in realtà è stato imbevuto dalla magia del Sunwell che gli ha conferto particolari poteri.
    [Indistruttibile]

    Frecce: 10

    ~Abilità:

    SchedaAlleriafogliaShadowmelt: Un Elfo Alto che si rispetti, specialmente un Ranger deve essere in grado di sapersi confondere con la natura circostante, essere un tutt'uno con essa. Deve saper sfruttare ogni suo angolo e trarne vantaggio per sfuggire alla vista. Inoltre è importante ricordare che non è solamente la vista in grado di localizzare. L'udito è un altro potenziale nemico e l'elfo deve essere in grado di muoversi con grazia e limitare il respiro a un lieve sussurro.
    In altre parole Alleria è in grado di mimetizzarsi e muoversi in modo furtivo senza essere localizzata.
    [Mimetismo] [Assenza di Aura] [Furtività]

    SchedaAlleriafogliaRanger: Quando sei un Ranger devi saper ascoltare in maniera più sottile il mondo che ti sta attorno, sia per la propria sopravvivenza sia per andare a caccia di eventuali minacce. Ed essere un elfo è l'ideale: le lunghe orecchie a punta sono in grado di percepire i suoni in maniera più distinta e chiara. Anche la vista è migliore, abituata a livelli di luce molto bassa. Infine, l'utilizzo costante dell'arco ha reso l'elfa in grado non mancare mai il suo bersaglio.
    In altre parole l'udito, la vista e la mira di Alleria sono potenziati.
    [Udito Potenziato] [Vista Acuta] [Scurovisione] [Mira Migliorata]

    SchedaAlleriafogliaElusività: Il fisico e la razza di Alleria la rendono in grado di muoversi con estrema agilità, sia in mezzo alla natura che in combattimento.
    [Bonus 50% Agilità]

    ~Info: nessuna

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    Scusa il ritardo, puccino >*</

    Come ogni mattina, anche quell’oggi il sole splendeva radioso su Fanedell, illuminando con la sua calda luce dorata l’alba di un nuovo giorno: i ranger si muovevano non visti lungo il confine con le vie di transito per assicurarsi che tutto andasse bene, carovane di mercanti e viandanti pellegrini percorrevano i sentieri del bosco diretti alla capitale o semplicemente desiderosi di una passeggiata in mezzo alla natura, e tutto sembrava svolgersi esattamente come al solito, secondo una routine serena e rilassata, scandita dalla Canto del Vento, che riecheggiava dalla vicina valle di Chediya.

    Eppure... eppure, qualcosa l’aveva spinta ad allontanarsi dall’itinerario della sua ronda per penetrare nel folto della selva, qualcosa che era simile ad un richiamo senza voce... e così, eccola lì a saltellare di ramo in ramo, silenziosa come un’ombra e resa invisibile dall’incanto mimetico che impregnava la morbida fibra del suo mantello.

    Giunta tra le fronde di un grande albero, il Capo dei Falchi sentì nel suo cuore di aver trovato ciò di cui era in cerca, e quando abbassò lo sguardo sulle radici nodose che affioravano dalla terra- i begli occhi -verdi come foglie e leggermente a mandorla- si posarono su una figura talmente familiare che avrebbe potuto affermare di conoscerla come se stessa...
    e il suo cuore saltò un battito,

    « Alleria...? »

    Quel nome le sfuggì dalle labbra in un sussurro incredulo, e quando saltò giù dal ramo -toccando il suolo con leggerezza- la donna elfo mosse un passo in avanti, rivelando la sua presenza e restando in attesa ad un paio di passi dalla sua schiena... Forse era quella la ragione per cui si era ritrovata tanto lontana dai suoi doveri in risposta ad un istinto invisibile: era stato il richiamo del sangue.

     
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    E dopo il buio, venne inevitabilmente la luce.
    Calda, luminosa, rassicurante. Quello che altre razze chiamavano “giorno” fece capolino, spazzando le tenebre notturne. Il vecchio Germoglio allargò lentamente le grosse braccia legnose, alzandole verso il cielo per ricevere i raggi del sole. Un operazione che gli portò via quasi tutta la mattina.

    Il suo organismo non necessitava della luce del sole, ne della clorofilla sintetizzata da questa… ma sul suo corpo crescevano numerose altre piante, diverse dalla sua natura. Era sua responsabilità nutrirle.
    Le sentì esporsi alla luce, percepì le loro radici allungarsi, distendersi, e penetrare lentamente nel suo corpo, sempre più in profondità.
    Percepì ogni organismo vegetale cresciuto sul suo corpo durante i secoli, e attraverso questi, avvertì ogni vita che aveva scelto quegli organismi come casa. Nidi di uccelli, colonie di formiche, perfino qualche temerario mammifero dalla pelliccia arruffata.

    Quando tutti furono sazi della luce solare, lo Sporoloth tornò a distendere le mastodontiche braccia lungo il suo possente corpo.
    Per un attimo fu il riposo, e l’Antico chiuse i propri, innumerevoli occhi (ovunque si trovassero).
    Per qualche secondo, fu nuovamente un Germoglio. Una piccola spora, portata dal vento.
    Giovane, curiosa, impertinente spora. Il vento la posò su una goccia di rugiada adagiata sulla foglia di una siepe di sottobosco… la goccia non era più grossa di una capoccia di spillo, eppure quell’acqua gli permetteva di sfruttare quel fastidioso flagello, così poco aereodinamico nelle braccia del vento.
    E finalmente fu movimento, i suoi primi passi. Quel cespuglio fu il suo primo ospite.
    Quanta strada aveva percorso da allora. Quanti figli aveva creato. Quanti simili, aveva conosciuto.
    Eppure, ora era da solo, in quell’enorme santuario che da sempre era stata casa sua, come lo era quell’albero che gli spuntava dalla spalla sinistra per il mammifero dalla pelliccetta arruffata.
    Ed entrambi avevano dei doveri, verso le loro case.

    L’Antico sbadigliò, un verso possente, come un corno da caccia. Una nuvola di volatili si alzò dalla sua testa fungine, accompagnando lo sbadiglio con i loro richiami.
    Aveva nutrito i propri ospiti, ora era tempo di nutrire se stesso.

    ~~~



    Non molto lontano, un'altra figura, molto più piccola, vagava strisciando amorfa per il sottobosco. A volte pareva che avanzasse su due zampe, poi strisciava, aderendo quella che sembrava una faccia al suolo, annusando il fango e la terra sotto di lui. A volte ancora si arrampicava su un albero e si lanciava verso quello successivo.
    Il corpo non era altro che un ammasso di materiale organico, come una serie di viticci intrecciati fra loro. Madre natura a volte esprimeva la propria fantasia generando le creature più strane.

    IR_3
    Finalmente l’andatura si fece regolare, optando per una forma più antropomorfa: due gambe e due braccia, anche se proseguiva quasi sempre chinato, con fare circospetto.
    Il Saproling vagava nella vegetazione in cerca di nutrimento per il proprio corpo, quello che utilizzava in quello stesso istante e quello più grosso, alto più di qualsiasi altro fungo che il mondo potesse mai aver sperato di poter vedere.
    Perché lui e lo Sporoloth erano una cosa sola, uno era la mente dell’altro e viceversa. Un'unica coscienza, divisa in una miriade di corpi, che al momento agivano con l’unico compito di trovare del nutrimento.
    Ma quel particolare Saproling avrebbe trovato anche qualcos’altro.

    Due Elfi, creature antiche e nobili che da tempo immemore erano state giudicate “Figli della Foresta” dagli sconosciuti e silenziosi dei degli alberi e dei fiumi.
    La creatura si tenne in disparte, modellando se stessa per apparire in una forma più umana possibile. Di antropomorfo rimase la faccia, allungata come quella di un formichiere, e gli arti, quelli superiori con sole tre dita e quelli inferiori palmati.
    L’apice del volto, una lunga protuberanza prensile, si allungò fino a un germoglio che spuntava da un albero li vicino, avviluppandosi lungo il gambo.

    Non era sua intenzione interferire con le due creature, ma nemmeno nascondersi alla loro vista.
    Salve, figlie della Foresta. salutò con voce incredibilmente profonda, mentre gli arti andavano ad abbracciare istintivamente il tronco dell’albero.

     
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    SchedaAlleriafogliaUna farfalla le si posò gentilmente sul dorso della mano destra, mentre sbatteva le ali colorate con sempre meno frequenza.
    Si avvicinò la mano al volto, in modo da osservare meglio la fragile creatura. Aveva proprio dei bellissimi colori, e le pareva strano che un tale tripudio di colori avesse deciso di addentrarsi in un posto dove la luce era tale da non riuscire ad ammirare al meglio la sua bellezza.

    Un lieve rumore di foglie calpestate fece volare via la farfalla dalla mano dell'elfa, e questa alzò lo sguardo per guardarsi intorno.
    Una figura stava in piedi a osservarla non molto distante da lei. Quasi non credeva ai suoi occhi quando realizzò chi fosse.

    « Sylvanas... »

    Saltò giù dalla radice e le corse subito incontro con l'intento di abbracciarla forte tra le sue braccia e darle in seguito un bacio sulla fronte, come era solita fare.

    « Sorella mia...che cosa ti porta qui? »

    Era molto contenta di rivedere la sua sorellina.
    Si tolse il cappuccio che le copriva quasi interamente il volto, in modo che sua sorella la potesse guardare meglio.
    Forse la farfalla stava solo annunciando il suo arrivo, pensò.

    Salve, figlie della Foresta.

    Alleria si voltò verso dove aveva sentito provenire la voce. Una strana creatura stava avvinghiata ad un tronco d'albero. La sua voce era incredibilmente profonda e giurò che se fosse stata ad un centinaio di passi di distanza l'avrebbe sentita ugualmente grazie alle sue orecchie elfiche.
    Non si allarmò più di tanto, dato che la figura si era presentata a loro.

    « Salve, creatura della Foresta. »

    Osservandola meglio, ebbe modo di notare che era composta principalmente da un groviglio di viticci. Forse era una sorta di guardiano della foresta, sebbene in tutta la sua vita non aveva mai visto nulla di simile circolare a Fanendell.




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    SchedaAlleriafogliaArco di Quel'Thalas: Si tratta di uno degli archi elfici che possedeva suo padre, poi offertole in dono per il suo servizio come Ranger dei boschi. E' composto di un legno pregiato, flessibile ma allo stesso tempo resistente. Nonostante somigli a poco più di un semplice arco in realtà è stato imbevuto dalla magia del Sunwell che gli ha conferto particolari poteri.
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    SchedaAlleriafogliaShadowmelt: Un Elfo Alto che si rispetti, specialmente un Ranger deve essere in grado di sapersi confondere con la natura circostante, essere un tutt'uno con essa. Deve saper sfruttare ogni suo angolo e trarne vantaggio per sfuggire alla vista. Inoltre è importante ricordare che non è solamente la vista in grado di localizzare. L'udito è un altro potenziale nemico e l'elfo deve essere in grado di muoversi con grazia e limitare il respiro a un lieve sussurro.
    In altre parole Alleria è in grado di mimetizzarsi e muoversi in modo furtivo senza essere localizzata.
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    In altre parole l'udito, la vista e la mira di Alleria sono potenziati.
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    « Sylvanas... »

    Per un attimo, la voce di sua sorella Alleria le parve un miraggio, e così il Capo Ranger ristette immobile al suo posto, cercando di capire se quella davanti ai suoi occhi verdi fosse davvero la realtà e non piuttosto un’illusione uscita da uno qualsiasi dei suoi ricordi insieme a lei...

    Dopotutto uno scherzo della mente non sarebbe stato così strano: da quando si era Risvegliata come Arcano ed era giunta su Endlos con una seconda possibilità, era sempre stata lei la parte della sua vecchia vita che le era mancata di più... e sognava spesso di quel tempo lontano in cui -crescendo insieme tra i boschi di Silvermoon- condividevano ogni giorno; dall’addestramento mattutino fino al tramonto della luna, sempre insieme, affrontando tutti i compiti che venivano loro affidati...

    Solo che... quella era la prima volta che le capitava una cosa simile da sveglia.

    La visione saltò giù dalla radice su cui si era accomodata per correrle incontro, e Syl face oscillare appena l’orlo del cappuccio mentre scuoteva un poco il capo per schiarirsi le idee... ma quando l’abbraccio dell’altra la travolse -e il calore familiare del suo bacio le si impresse sulla fronte-, ella si mosse per istinto, sollevando le braccia per cingerle la vita e circondarla a sua volta in un nodo di affetto.

    « Sorella mia...che cosa ti porta qui? »

    Si riscosse dal suo muto stordimento solo quando sua sorella abbassò il copricapo, svelando il volto bello esattamente quanto lo ricordava -in vero, piuttosto simile al proprio- e rivolgendole quella domanda... un quesito, che avrebbe voluto porle lei stessa, se solo in quel momento avesse avuto la lucidità di pensarci.

    « I-io... Beh, io... Io ci lavoro... »
    replicò, ancora un po’ perplessa, scuotendo il capo e scostandosi appena da lei
    « Sono il Capitano dei Ranger che vegliano in questo bosco. »
    aggiunse, trovando nel proprio ruolo un sicuro aggancio con la realtà
    « Ma tu, piuttosto...? Non eri insieme a quell’umano... Turalyon...? »

    Salve, figlie della Foresta.

    Prima che sua sorella potesse risponderle, una voce baritonale giunse ad interrompere quella riunione, una voce di cui non aveva stranamente percepito il proprietario; tuttavia, quell’anomalia le divenne ben chiara nel momento in cui lo sguardo color peridoto si posò sul groviglio di arbusti e viticci che componeva le sembianze di quell’essere: si trattava -al suo pari- di una creatura della selva, uno di quegli abitanti che -per comodità di concentrazione- tendeva a tener fuori dal radar delle sue solite preoccupazioni giornaliere. Loro, non aveva bisogno di tenerli d’occhio.

    « Salve, creatura della Foresta. »
    Alleria fu la prima a rivolgergli la parola, e -con un mezzo sospiro- Syl la imitò

    « Salve a te, creatura... cosa ti spinge così vicino ai sentieri degli uomini? »
    si affrettò a chiedere, con voce autoritaria ma premurosa, avvicinandosi
    « Qualche pericolo nell’aria? Qualcosa vi ha recato disturbo? »

     
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    Entrambe le Figlie della Foresta salutarono la contorta creatura mentre questa si stringeva sempre di più al tronco dell'albero, come a volersi mimetizzare con la vegetazione. Non che in questo vi fosse alcuna difficoltà, vista la sua natura vegetale.
    In particolare la sua attenzione parve essere catturata dalla seconda creatura, che oltre al saluto di rito aveva anche avanzato una domanda circa i suoi spostamenti.
    L'appendice del suo volto si staccò per un istante dal germoglio del tronco, allungandosi verso l'elfa. La mimetica facciale di chi una faccia non ce l'ha è decisamente particolare, sopratutto per chi si sentiva lo sguardo del Saprolingio addosso.

    "Perché Madre Natura ci ha concesso il dono del movimento, mia signora?" domandò, con quella sa voce baritonale che proveniva da chissà quale punto del suo corpo, visto che non era visibile alcuna bocca.
    La creatura tornò a concentrarsi sull'albero che stava abbracciando, come se si fosse improvvisamente ricordata del vero motivo della sua presenza in quel luogo.

    Un infinità di canule si separarono dal groviglio di viticci che le formava il petto, attaccandosi alla superficie lignia della pianta. Questa parve scurirsi, scricchiolare debolmente, per poi marcire nella zona colpita. Il germoglio che prima la creatura lambiva con le proprie appendici appassì quasi completamente, mentre il gambo perdeva turgore e diventava marroncino.

    Di contro, la creatura parve riprendere forze, colorandosi di un bel verde acceso mentre nuova linfa pulsava in tutto il corpo. Il Saprolingio si staccò tuttavia dalla pianta, interrompendo il proprio nutrimento prima di essere completamente sazia.
    Non voleva uccidere l'intera pianta: l'Antico Germoglio ricordava ancora come, nell'impeto della giovinezza e nella fame della crescita, consumava interi ettari della foresta secolare. Alcuni scheletri di alberi facevano tutt'ora parte del suo corpo principale, ormai induriti nei secoli. Con la vecchiaia era arrivata la saggezza, accompagnata dalla vergogna di tutte quelle vite spente per la sua fame, e da allora moderava sempre il proprio raccolto.

    "Per permettere di raccogliere i suoi frutti per il nostro nutrimento, naturalmente." concluse, tornando a rivolgersi alle due, ora ergendosi in posizione eretta. Sarebbero stati simili, se anche loro fossero fatte di organismi vegetali.
    "Nessun pericolo, mia signora. Ben altri Saprolingi si sarebbero manifestati, se l'equilibrio del nostro territorio fosse in pericolo. Questo Germoglio si scusa se ha instillato in te il dubbio e l'allerta, non era sua intenzione."
    commentò, chinando il capo in segno di sottomissione.

    Il gesto fu accompagnato da un lontano lamento, profondo e malinconico. L'ululato del vento, o il verso di una creatura ben più grossa, che manifestava i propri sentimenti?




     
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    SchedaAlleriafogliaSi lasciò stringere tra le braccia della sorella, che non vedeva da tanto, troppo tempo. Il suo calore, il suo profumo la trascinarono nel fiume dei ricordi, a quando vagavano assieme nelle foreste di Eversong Woods, quando stavano sempre insieme come fossero una sola persona, come se l'esistenza di una fosse legata in modo indissolubile a quella dell'altra. Non avrebbe mai pensato di incontrarla ora che era giunta su Endlos. Ma a quanto pareva Sylvanas era giunta in quella dimensione prima di lei.
    Si lasciò trasportare ancora dai ricordi in quel breve ma intenso abbraccio fraterno, prima di staccarsi e mutare lo sguardo in una smorfia cupa, scrutando a vuoto il terreno.

    « Turalyon...è morto. Ci aveva attaccato un gruppo di orchi quando l'ho visto per l'ultima volta, disteso a terra. Riuscimmo a respingerli io e il mio gruppo e quando seguii l'ultimo orco sopravvissuto questi entrò in un portale ed ora mi trovo qui. Da Azeroth alle Outland, dalle Outland a Endlos. »

    Si lasciò sfuggire un sospiro piuttosto inciso e tornò a incrociare gli occhi della sorella.

    « Che buffo. Forse è il mio destino viaggiare per i mondi e perdere per strada tutto quello che ho di più caro. »

    Poi un lieve sorriso le sfiorò il volto, illuminandosi mentre prendeva la mano di Sylvanas con entrambe le sue e carezzandole il dorso della mano con il pollice.

    « Ma ora che ti ho ritrovata è come se avessi ritrovato anche un frammento del mio cuore, ora più motivato a guardare avanti. »

    Infine rivolse la sua presenza contro il Saprolingio, che nel frattempo si era nutrito della linfa di un albero che stava a pochi passi da lì.

    Nessun pericolo, mia signora. Ben altri Saprolingi si sarebbero manifestati, se l'equilibrio del nostro territorio fosse in pericolo. Questo Germoglio si scusa se ha instillato in te il dubbio e l'allerta, non era sua intenzione.

    « Possiamo fare qualcosa per te? »
    Chiese senza indugiare troppo.




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    SchedaAlleriafogliaShadowmelt: Un Elfo Alto che si rispetti, specialmente un Ranger deve essere in grado di sapersi confondere con la natura circostante, essere un tutt'uno con essa. Deve saper sfruttare ogni suo angolo e trarne vantaggio per sfuggire alla vista. Inoltre è importante ricordare che non è solamente la vista in grado di localizzare. L'udito è un altro potenziale nemico e l'elfo deve essere in grado di muoversi con grazia e limitare il respiro a un lieve sussurro.
    In altre parole Alleria è in grado di mimetizzarsi e muoversi in modo furtivo senza essere localizzata.
    [Mimetismo] [Assenza di Aura] [Furtività]

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    In altre parole l'udito, la vista e la mira di Alleria sono potenziati.
    [Udito Potenziato] [Vista Acuta] [Scurovisione] [Mira Migliorata]

    SchedaAlleriafogliaElusività: Il fisico e la razza di Alleria la rendono in grado di muoversi con estrema agilità, sia in mezzo alla natura che in combattimento.
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    ~Info: scusate il ritardo ma ero fortemente convinto che non fosse il mio turno xD

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    « Turalyon...è morto.
    Ci aveva attaccato un gruppo di orchi quando l'ho visto per l'ultima volta, disteso a terra. »

    pronunciò la voce Alleria, spezzata da un sospiro e quella notizia la raggelò
    « Riuscimmo a respingerli io e il mio gruppo e quando seguii l'ultimo orco sopravvissuto,
    questi entrò in un portale ed ora mi trovo qui. Da Azeroth alle Outland, dalle Outland a Endlos. »


    Incapace sulle prime di rispondere alcunché, Sylvanas si attardò in un costernato silenzio: viste le circostanze del suo arrivo in quel semipiano, la donna-elfo era ben conscia di cosa volesse dire subire il destino del naufrago... perché venire strappati al proprio mondo -per finire sballottati in una realtà aliena- è già sufficientemente pesante di suo, ma apprendere della morte dell’umano la addolorò anche di più. E non perché lo tenesse in particolare simpatia, ma perché sapeva quanto -invece- Alleria lo amasse, e sentire vibrare nella voce di sua sorella la sofferenza di quella perdita era qualcosa di davvero triste.

    « Che buffo. Forse è il mio destino viaggiare per i mondi e perdere per strada
    tutto quello che ho di più caro. »

    con un mesto sorriso, la sua congiunta le prese la mano nelle sue
    « Ma ora che ti ho ritrovata è come se avessi ritrovato anche un frammento del mio cuore,
    ora più motivato a guardare avanti. »


    « Ora che siamo di nuovo insieme andrà tutto bene. »
    le promise la Capo-Ranger, stringendo la sua mano con forza e dolcezza
    « Puoi restare qui, e... »

    Il sopraggiungere di un abitante della selva interruppe le sue parole, e dopo l’iniziale allarme e le domande di rito la creatura rispose, ponendo loro una domanda a sua volta.

    "Perché Madre Natura ci ha concesso il dono del movimento, mia signora?"

    Mentre un barbaglio della pianta si tendeva verso di lei come in un cenno di saluto, la voce baritonale e profonda della creatura silvana le rivolse quel quesito; tuttavia, prima che la Ranger potesse avere il tempo di rispondere, il Saprolingio parve volerle dare una dimostrazione pratica: gli occhi verdi dell’elfa lo videro liberare un fascio di viticci da quello che poteva idealmente essere il petto per ghermire il tronco dietro cui si era riparato, e quando -dopo il contatto- il legno cominciò a marcire, Sylvanas comprese.

    "Per permettere di raccogliere i suoi frutti per il nostro nutrimento, naturalmente."

    Quell’essere si stava cibando, ma in un modo perfettamente naturale, che non comprometteva ma anzi contribuiva all’ecosistema del bosco come fin troppo spesso -ultimamente- le era capitato di vedere, e bastò una sola boccata di humus per restituirgli un bel colore verde brillante.

    "Nessun pericolo, mia signora. Ben altri Saprolingi si sarebbero manifestati, se l'equilibrio del nostro territorio fosse in pericolo."
    rivelò lo spirito arboreo, con un tono che si guadagnò un sorriso benevolo della Ranger
    "Questo Germoglio si scusa se ha instillato in te il dubbio e l'allerta, non era sua intenzione."

    « Lo capisco, Spirito dei Boschi, perciò non rammaricarti: non c’è nulla da perdonare. »
    lo rassicurò prontamente Sylvanas, gratificandolo di un sorriso benevolo
    « Ad ogni modo, da dove sei giunto? Non ti ho mai visto da queste parti... »

     
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    Ora che era sazio, il Saprolingio poteva vantare un colorito più verde, mentre il viticci si irrobustivano e il suo petto si faceva nuovamente più compatto. Conquistata la posizione eretta, sulle spalle della creatura spuntarono delle piccole gemmazioni dai colori vivaci, simili a piccoli fiori, mentre un curioso mantello d’erba cresceva sul proprio dorso. Il volto si fece più piatto, lasciando tuttavia a penzolare quello strano asco che prima lo aveva aiutato a nutrirsi.
    Era come se la creatura cercasse, in qualche modo, di adattarsi nella forma delle due interlocutrici, forse per metterle a proprio agio verso una creatura così diversa da loro, o forse per mettere a proprio agio se stesso, per lo stesso motivo.

    Alla sua piccola recita da guitto, le due figlie della foresta reagirono con ulteriori domande, animate dalla curiosità tipica dei sangue caldo. L’asco che gli componeva il viso si attorcigliò in quello che, ad un mente molto fantasiosa, poteva somigliare ad un sorriso. Nella sua lunga, lunga vita, aveva avuto modo di osservare silente le abitudini di chi marciava fra gli alberi del suo santuario, imparando da loro… una delle caratteristiche che più lo aveva incuriosito era proprio la curiosità di quelle creature.

    Aiutare? Giovane elfa, questo Germoglio si pascerà della vostra compagnia e del dolce suono delle vostre voci, se mi farete questo onore… ma non penso che voi possiate aiutarmi a trasportare il nutrimento alle mie bocche. commentò la voce, dopo un breve fruscio di foglie che poteva essere interpretata come una risata.
    Sarebbe… inglorioso, per questo povero Germoglio, non riuscire a nutrirsi senza aiuto… ma non preoccupatevi, da così tanto tempo non mi capitava di poter parlare con qualcuno. Alberi e uccelli sono tutt’altro che silenziosi, ma le loro conversazioni, nei secoli, non sono affatto mutate.

    Si rivolse poi alla seconda figlia della foresta, alla quale aveva posto quella domanda in precedenza.
    Sorrise di rimando in quel suo modo strano, rammaricandosi di non avere delle labbra da inarcare o occhi da far fissare. Dalla sua domanda, intuì quale doveva essere il suo ruolo in quella foresta… o almeno, parte di esso.

    Da dove è giunto questo Germoglio? Lui è qui da sempre… commentò, per poi interrompersi, fissando il folto della foresta alle loro spalle.
    Da questa, comparve un'altra creatura, del tutto simile all’aspetto che aveva il Saprolingio prima di essersi nutrito.
    E’ qui… in molti posti. riprese la nuova creatura, con la stessa voce profonda della prima. Da uno degli alberi, si calò quello che sembrava un grosso fiore arancione, attaccato da un intricato stelo, composto da svariati viticci attorcigliati fra loro ancorati a uno dei rami più alti. Al centro dei grossi petali carnosi, si poteva vedere una fila di denti e una piccola voragine nera, come se fosse una grossa pianta carnivora. A giudicare da come l’albero stava avvizzendo, la terza creatura si stava nutrendo, proprio come aveva fatto la prima: i suoi colori andavano man mano accendendosi.
    Questo germoglio è qui… in molte forme.
    Dal folto emerse infine una creatura più grossa, risultato dell’unione di diversi viticci e alcuni pezzi di corteccia. Sembrava la versione più grossa e corazzata del Saprolingio che per primo si era avvicinato alle due elfe. Era intento a spingere un grosso baccello, quando si interruppe per fissare lo strano gruppo.
    E’ qui… ed è sempre uno. commentò, mentre dal baccello uscirono due piccoli tentacoli, che sondarono il terreno circostante.


    Tutte e cinque le creature parlavano con la stessa voce, si muovevano allo stesso modo e agivano per lo stesso scopo… perché quelle non erano cinque creature, ma la medesima. Gemmazioni create dallo Sporoloth, i suoi arti, le sue mani, i suoi occhi nella foresta.
    Dopo essersi rese visibili ed aver parlato, le creature tornarono ai loro compiti, scomparendo nel folto della foresta senza curarsi delle due elfe o dell’altro Saproling. Quest’ultimo restò al suo posto, facendo ciondolare l’asco dal volto, ora nuovamente allungato.
    Questo germoglio si scusa, ma non ha ricordi di quando era una piccola spora in balia del vento, che così gentilmente la posò in questo angolo di paradiso. E’ passato troppo tempo, e troppe cose sono andate perse da allora...
    Commentò infine il Saprolingio, facendo ondeggiare il capo.
    Ma forse… vuoi volete vedere il vero corpo di questo Germoglio, e non solo una sua gemmazione… Il nutrimento deve essere portato alle bocche, e se volete seguirmi, vi mostrerò la vera forma di questo Germoglio. propose la creatura, porgendo una mano fibrosa e umida verso le due, come a volerle invitare a seguirlo. Da troppo tempo non aveva avuto il piacere di una conversazione, lo aveva ammesso lui stesso… forse, da più di un secolo.






    Perdonate il ritardo, mie belle elfe, ma entrambe sapete i casini in cui questo Germoglio si era andato a ficcare XD


    Energia= 90

    Diffusione di spore.
    Come ogni fungo, la Thallid fungus e i Saprolingi svolgono durante il loro ciclo vitale due cicli riproduttivi, uno asessuato e uno sessuato. Nonostante il secondo sia impossibilitato dal fatto che non vi sono altri Thallid fungus con cui dividere il patrimonio genetico, il primo è perfettamente possibile attraverso la diffusione nell’ambiente di spore asessuate in grado di far germinare degli individui geneticamente identici all’originale. Questo processo può occasionalmente essere accelerato, spargendo, dal Thallid o dal Saprolingio, un gran numero di spore nell’ambiente facendo germinare nuovi Saprolingi.
    In termini di role, la tecnica evocherà 4 Saprolingi di medie dimensioni, che per due turni supporteranno il pg.
    [Tecnica di evocazione media, divisa in basso+basso]


    Uso la tecnica di evocazione per tirar fuori dal cappello varie versioni del Saprolingio, che per l'occasione fanno sfoggio di varie forme e compiti. Si, pure il baccello.
    Enjoy!
     
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    SchedaAlleriafogliaLa "giovane" elfa rimase in silenzio mentre sua sorella e la creatura sbucata fuori dal nulla dialogavano pacificamente. Il suo sguardo guizzava da lui a lei, da lei a lui.
    Tuttavia concedeva più tempo a fissare Sylvanas, quasi incantata dal suo dolce viso e dal movimento delle sue labbra.
    Da quanto tempo non vedeva quel volto. Da quanto tempo non si rifletteva in quegli occhi che l'avevano sempre assistita, sempre amata. E da quanto tempo non aveva abbracciato il sangue del suo sangue.

    Quel turbinio di emozioni e ricordi la estraniarono nuovamente dalla realtà, e poteva chiaramente sentire il suo corpo scaldarsi e raggiungere uno stato di perfetta serenità con tutto ciò che la circondava. La morte di Turalyon in quel momento pareva solo un lontano ricordo e la visione negativa del mondo per un attimo la abbandonò, lasciando spazio a pensieri positivi.

    E’ qui… ed è sempre uno.

    Tornò alla realtà quando si accorse che altre creature molto simili alla prima avevano fatto la loro comparsa, spuntando da diverse parti e parlando con l'esatto timbro del primo.
    Alleria ne rimase affascinata, ma anche un po' intimorita. Per tutto il tempo che aveva passato a Fanendell non aveva mai fatto caso a loro.
    Loro erano sempre lì, e osservavano.

    Ma forse… vuoi volete vedere il vero corpo di questo Germoglio, e non solo una sua gemmazione… Il nutrimento deve essere portato alle bocche, e se volete seguirmi, vi mostrerò la vera forma di questo Germoglio.

    Curiosa di conoscere questa misteriosa creatura e il suo vero corpo, motore di tutto, non ci pensò due volte a esordire:

    « Certamente. Fai pure strada. »

    Infine, cercò lo sguardo di Sylvanas per abbozzarle un sorriso, segno implicito che non avrebbe accettato una risposta negativa da parte dell'elfa. Desiderava la sua compagnia, ora più che mai.





    CITAZIONE

    ~Energia: 100%
    ~Stato fisico: ottimale
    ~Stato mentale: ottimale.

    ~Equip:

    SchedaAlleriafogliaArco di Quel'Thalas: Si tratta di uno degli archi elfici che possedeva suo padre, poi offertole in dono per il suo servizio come Ranger dei boschi. E' composto di un legno pregiato, flessibile ma allo stesso tempo resistente. Nonostante somigli a poco più di un semplice arco in realtà è stato imbevuto dalla magia del Sunwell che gli ha conferto particolari poteri.
    [Indistruttibile]

    Frecce: 10

    ~Abilità:

    SchedaAlleriafogliaShadowmelt: Un Elfo Alto che si rispetti, specialmente un Ranger deve essere in grado di sapersi confondere con la natura circostante, essere un tutt'uno con essa. Deve saper sfruttare ogni suo angolo e trarne vantaggio per sfuggire alla vista. Inoltre è importante ricordare che non è solamente la vista in grado di localizzare. L'udito è un altro potenziale nemico e l'elfo deve essere in grado di muoversi con grazia e limitare il respiro a un lieve sussurro.
    In altre parole Alleria è in grado di mimetizzarsi e muoversi in modo furtivo senza essere localizzata.
    [Mimetismo] [Assenza di Aura] [Furtività]

    SchedaAlleriafogliaRanger: Quando sei un Ranger devi saper ascoltare in maniera più sottile il mondo che ti sta attorno, sia per la propria sopravvivenza sia per andare a caccia di eventuali minacce. Ed essere un elfo è l'ideale: le lunghe orecchie a punta sono in grado di percepire i suoni in maniera più distinta e chiara. Anche la vista è migliore, abituata a livelli di luce molto bassa. Infine, l'utilizzo costante dell'arco ha reso l'elfa in grado non mancare mai il suo bersaglio.
    In altre parole l'udito, la vista e la mira di Alleria sono potenziati.
    [Udito Potenziato] [Vista Acuta] [Scurovisione] [Mira Migliorata]

    SchedaAlleriafogliaElusività: Il fisico e la razza di Alleria la rendono in grado di muoversi con estrema agilità, sia in mezzo alla natura che in combattimento.
    [Bonus 50% Agilità]

    ~Info: scusate il ritardo ma ero fortemente convinto che non fosse il mio turno xD

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    Aiutare? Giovane elfa, questo Germoglio si pascerà della vostra compagnia e del dolce suono delle vostre voci, se mi farete questo onore… ma non penso che voi possiate aiutarmi a trasportare il nutrimento alle mie bocche.

    Sotto gli occhi verdi e attenti del Capo-Ranger, la creatura silvana modifica il suo aspetto, riplasmando la natura che lo componeva per ricalcare un modello maggiormente antropomorfo solo allo scopo di riuscire a sorriderle con la piccola proboscide con cui aveva attinto alla linfa della corteccia.

    Sarebbe… inglorioso, per questo povero Germoglio, non riuscire a nutrirsi senza aiuto… ma non preoccupatevi, da così tanto tempo non mi capitava di poter parlare con qualcuno. Alberi e uccelli sono tutt’altro che silenziosi, ma le loro conversazioni, nei secoli, non sono affatto mutate.

    All’udire quel commento, venne da sorridere anche a Sylvanas,
    sempre fin troppo seriosa ed inflessibile nell’approcciarsi ad un’altra forma di vita.


    Da dove è giunto questo Germoglio? Lui è qui da sempre…
    raccontò l’antico essere, voltandosi a guardare un suo simile spuntato dalle fronde

    E’ qui… in molti posti.
    continuò il nuovo arrivato, con l’identica voce profonda dell’altro

    Questo germoglio è qui… in molte forme.
    aggiunse un altro, simile a un fiore, calandosi come un ragno da uno degli alti rami

    E’ qui… ed è sempre uno.
    concluse un ultimo -grosso- agglomerato di scorze e viticci emergendo dagli alberi

    La Ranger li guardò uno ad uno mentre -così come si erano palesati- tornavano ai loro compiti nella foresta, e sebbene normalmente lo scoprirsi accerchiata avrebbe finito per indignare il suo orgoglio -farsi cogliere così di sorpresa non era da lei!-, non seppe trovare abbastanza diffidenza per volersene: forse, quello stato d’animo era semplicemente dovuto alla presenza della sua ritrovata sorella -perché niente poteva scuoterla quando erano insieme-, ma quella creatura dalle molte forme parlava, ragionava e si comportava come un’unica entità, e in cuor suo Syl fu certa che quello spirito era benigno.

    A dirla tutta, il suo primo pensiero in qualità di Custode e Figlia del Bosco, fu che chiunque tirasse le fila di quei simulacri vegetali sarebbe stato un alleato assai prezioso ai tempi in cui Fanedell aveva dovuto subire l’oltraggio della corruzione perpetrata dai suoi misteriosi invasori -
    e lei l’umiliazione di dover chiedere aiuto.

    Questo germoglio si scusa, ma non ha ricordi di quando era una piccola spora in balia del vento, che così gentilmente la posò in questo angolo di paradiso. E’ passato troppo tempo, e troppe cose sono andate perse da allora...
    commentò il Saprolingio, ondeggiando il capo e con esso la cannula che aveva per bocca
    Ma forse… vuoi volete vedere il vero corpo di questo Germoglio, e non solo una sua gemmazione… Il nutrimento deve essere portato alle bocche, e se volete seguirmi, vi mostrerò la vera forma di questo Germoglio.

    A sostegno del suo invito, il Germoglio -così seguitava a definirsi- tese un arto verso di loro, e a rompere gli indugi fu l’intervento spigliato e risoluto di Alleria.

    « Certamente. Fai pure strada. »
    replicò prontamente l’elfa, scoccando uno sguardo e un sorriso a sua sorella minore

    « Saremo onorate di incontrarti di persona, graziosa Creatura. »
    confermò Syl, e ricambiando il sorriso di sua sorella, seguì il Saprolingio

     
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    Entrambe le figlie della foresta accettarono di seguire la creatura silvestre, forse incuriosite dal conoscere la vera forma di una così strana entità. Il Saproling tentò un inchino, portandosi la mano al petto e piegando il corpo tanto quasi da toccare il terreno con quella che doveva essere la bocca. Il manto di foglie fresche si arricciò, come una pelliccia arruffata che si scuote per liberarsi da qualche parassita. Infatti, immediatamente, una piccola nube di lepidotteri dai colori più vivaci spiccò il volo dalla schiena contratta della creatura, mandando riflessi scarlatti dalle squame delle loro fragili ali.
    Un rumore di foglie smosse e di fanghiglia annunciò l’ennesimo cambio di forma della creatura, più consona allo spostamento nel labirinto di radici e rugiada che componeva il sottobosco del Fanedell.

    Una volta liberatosi dei suoi piccoli coinquilini, che fino a quel momento non avevano fatto altro che depositare con le loro minuscole proboscidi piccole ma apprezzate dosi di nettare, il corpo dell’avatar si disfece, lasciando cadere a terra gran parte dei viticci, dell’erba appena cresciuta e di gran parte della struttura vegetale che prima era intesa come corpo. Rimase a testimonianza della creatura solo un paio di grossi baccelli, grossi quanto un melone maturo a testa, di un verde acceso, brillante.
    Le due grosse sacche erano collegate da un sottile apparato di canule e tubicini, probabilmente l’apparato linfatico della creatura.
    Questo, con un guizzo, scivolò verso un tronco svuotato, ormai grigio di morte.
    Una volta che quel che restava della creatura penetrò nell’albero cavo, quello si illuminò di un verde scuro, mentre si ricopriva interamente di un fitto strato di muschio. Il tronco, la cui sommità era stata troncata dalla forza degli elementi e che quindi non misurava più di un metro e mezzo, si sradicò dal terreno, mentre due occhi purpurei si schiudevano per la prima volta sul mondo. Due possenti braccia di viticci e legna secca si fusero al tronco, mentre un ghigno spettrale si scolpiva in un apertura ove la muffa aveva fatto breccia.
    Un corpo utile per proteggere ciò che di più è prezioso… questo Germoglio si scusa nuovamente per l’attesa, ma non poteva rischiare che il suo lavoro divenisse vano. commentò, con la medesima voce, anche se ora resa leggermente più cavernosa dal corpo di corteccia e muschio.

    Senza dire altre parole, la strana creatura partì, seguendo il percorso che aveva intrapreso all’andata.
    Lungo il tragitto, numerose piante appassite seguivano la processione con sguardo fievole, ma non spento. Lo Sporoloth, fedele ai propri principi, non aveva soffocato alcuna vita per soddisfare la sua grande fame, e nonostante questo era riuscito, grazie ai propri germogli, di catturare abbastanza nutrimento per potersi sfamare per un altro ciclo vitale.
    Per il prossimo, le piante che aveva sfruttato si sarebbero riprese e avrebbero potuto crescere forti e rigogliose.

    Il tragitto, percorso senza fretta ma con andatura regolare, non fu lungo. La creatura sapeva evidentemente come muoversi in quell’ambiente, scegliendo sentieri battuti dagli animali per agevolare il passaggio alle due elfe. Non che ne avessero certamente bisogno, vista la loro comune affinità per quel posto, ma al Germoglio piaceva pensare di aver usato una gentilezza verso quelle giovani creature che avevano spezzato la monotonia della sua caccia.

    Quando finalmente il Saproling si fermò, il gruppo si ritrovò in una radura ammantata d’erba verde brillante. Il terreno era irregolare, probabilmente a causa di profonde radici che davano quell’aspetto ondulato a un prato altrimenti piatto. Al centro della radura, quello che sembrava un gigantesco albero svettava verso il cielo.
    La creatura, senza proferire parola, abbandonò il proprio corpo di corteccia e fungo come aveva fatto con il primo, avendo cura però di piantare bene in profondità le radici prima secche che gli avevano concesso il dono del movimento.
    Quando i due baccelli emersero da quella che era stata la bocca della creatura, una spaccatura nel tronco dell’albero rivelò la presenza di una serie di canule che, protesesi verso il nutrimento portato dall’avatar, lo afferrarono e lo portarono verso la pianta.
    Il tronco si congelò, l’espressione minacciosa ormai inanimata… in compenso, l’immensa pianta, che superava per altezza ogni altra pianta nelle vicinanze, si animò.
    Ad uno sguardo più attento le due elfe avrebbero notato come i tronchi portanti della pianta erano in realtà due, formati a un ammasso di radici e altri tronchi induriti dai secoli. Al posto della chioma verde, alla sommità, stava una colossale fruttificazione fungina, il cui colore mutava a seconda della luce.

    Quella era senza dubbio la sagoma di una creatura. Si potevano distinguere, anche se raccolte, le due braccia, formate da un intricata fusione di legno, muschio e materiale fungine. I colossali funghi sulla sommità, che ne facevano da testa, parvero muoversi di volontà propria, mentre una lenta processione di creature simili a quella che le aveva condotte fin li sfilava in silenzio verso il loro corpo d’origine, abbandonando i loro simulacri e restituendo baccelli carichi di nutrimento.

    Con un movimento lento e studiato, l’immensa creatura finalmente si destò dal torpore della giornata, facendo scendere un braccio verso la radura. Ad ogni movimento, un rumore di foglie, tronchi e altro si unì in una cacofonia curiosamente… naturale.

    Quando finalmente in braccio venne calato al suolo, la creatura piegata e in attesa, su quella che doveva essere la mano (un arto di materiale spugnoso ma comunque solido al tatto) vi era ad aspettarle la stessa creatura che le aveva trovate poco prima.
    Con un gesto calmo della mano le invitò a salire su quell'ascensore improvvisato.






    Ed eccoci finalmente dallo Sporoloth vero e proprio. Ricordo in forma sintetica la passiva di trasformazione e le due passive di dimensioni colossali.
    La forma finale è quella illustrata nel primo post, quella invece usata per il tragitto (e mi mangio il cappello che Maffo non l'ha riconosciuta) è questa.
     
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    zkd4CUna volta che le due elfe accettarono di seguire il Saprolingio, questi abbozzò un inchino, per poi annunciare l'ennesima trasformazione quando dei lepidotteri dai colori scarlatti -nascosti tra il manto erboso che lo ricopriva- si librarono in volo e gran parte della massa arborea che lo componeva si disgregò e cadde.

    Ciò che ne rimase (due grossi baccelli) andò a rifugiarsi in un tronco morto. In pochi attimi la linfa tornò a scorrere sotto la sua corteggia e si riplasmò in modo da avere braccia, gambe, due occhi e una bocca. Il Saprolingio era diventato un piccolo alberello.

    Un corpo utile per proteggere ciò che di più è prezioso… questo Germoglio si scusa nuovamente per l’attesa, ma non poteva rischiare che il suo lavoro divenisse vano.

    « Non preoccuparti creatura. Non abbiamo fretta »
    replicò prontamente l'elfa.

    Partirono infine verso la zona più interna di Fanendell.
    Il tragitto non si rivelò affatto pericoloso come si sarebbe aspettata l'elfa di Quel'Thalas, ma particolarmente gradevole. Si trattava di una zona che non aveva ancora esplorato e seppur non somigliava al ricordo che aveva delle foreste di Kalimdor era comunque una bella foresta, forse la più prosperosa mai vista in vita sua.

    Quando la creatura fermò la sua corsa, si ritrovarono in una radura che le mozzò il fiato. Una vasta distesa irregolare di erba verde e al centro un enorme, immenso albero.
    Il Saprolingio piantò le radici a terra e i due baccelli che conteneva il tronco vennero trascinati verso la pianta attraverso una serie di canule. Terminato il suo compito, questo si spense. Ma in compenso, il grosso albero al centro si animò.

    Ad uno sguardo più approfondito, Alleria poté osservare che effettivamente quello che componeva l'albero non era un tronco, bensì due. Più in altro, altri due grossi tronchi stavano come fossero delle enormi braccia e infine -in testa- non foglie, ma un grosso cappello fungiforme.
    Gli occhi sgranati dell'elfa dicevano tutto. Funghi di tali dimensioni si sarebbe aspettata di trovarli a Zangarmarsh, nelle Outland; e per un momento le venne il dubbio che quell'enorme creatura potesse venire proprio da lì.

    Un braccio venne lentamente abbassato invitando le due sorelle elfiche a salire, e proprio lì il Saprolingio le stava aspettando.
    Alleria salì su quella "mano" spugnosa ma comunque solida e allungò una mano alla sorella con l'intento di aiutarla a salire.



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    ~Energia: 100%
    ~Stato fisico: ottimale
    ~Stato mentale: ottimale.

    ~Equip:

    zkd4CArco di Quel'Thalas: Si tratta di uno degli archi elfici che possedeva suo padre, poi offertole in dono per il suo servizio come Ranger dei boschi. E' composto di un legno pregiato, flessibile ma allo stesso tempo resistente. Nonostante somigli a poco più di un semplice arco in realtà è stato imbevuto dalla magia del Sunwell che gli ha conferto particolari poteri.
    [Indistruttibile]

    Frecce: 10

    ~Abilità:

    zkd4CShadowmelt: Un Elfo Alto che si rispetti, specialmente un Ranger deve essere in grado di sapersi confondere con la natura circostante, essere un tutt'uno con essa. Deve saper sfruttare ogni suo angolo e trarne vantaggio per sfuggire alla vista. Inoltre è importante ricordare che non è solamente la vista in grado di localizzare. L'udito è un altro potenziale nemico e l'elfo deve essere in grado di muoversi con grazia e limitare il respiro a un lieve sussurro.
    In altre parole Alleria è in grado di mimetizzarsi e muoversi in modo furtivo senza essere localizzata.
    [Mimetismo] [Assenza di Aura] [Furtività]

    zkd4CRanger: Quando sei un Ranger devi saper ascoltare in maniera più sottile il mondo che ti sta attorno, sia per la propria sopravvivenza sia per andare a caccia di eventuali minacce. Ed essere un elfo è l'ideale: le lunghe orecchie a punta sono in grado di percepire i suoni in maniera più distinta e chiara. Anche la vista è migliore, abituata a livelli di luce molto bassa. Infine, l'utilizzo costante dell'arco ha reso l'elfa in grado non mancare mai il suo bersaglio.
    In altre parole l'udito, la vista e la mira di Alleria sono potenziati.
    [Udito Potenziato] [Vista Acuta] [Scurovisione] [Mira Migliorata]

    zkd4CElusività: Il fisico e la razza di Alleria la rendono in grado di muoversi con estrema agilità, sia in mezzo alla natura che in combattimento.
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    Edited by _Maffy_ - 23/12/2012, 12:16
     
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    La creatura si esibì in una sorta di profondo inchino, e mentre un nugolo di farfalle colorate si librava dalla sua schiena, egli mutò nuovamente le proprie sembianze, lasciando cadere sul manto di foglie che rivestiva il bosco i numerosi elementi vegetali con cui si era composto il suo corpo, e svelandone la base: una sorta di grosso baccello verde brillante.

    Con le braccia conserte sul petto e l’espressione attenta sul volto, il Capo-Ranger osservò il nucleo di quella forma di vita fondersi ad un albero cavo e abbattuto da una tempesta per tramutarlo nella sua nuova pelle, vestendolo di un abito di muschio, dotandolo di braccia, e scolpendo tra le rughe della corteccia un volto ghignante su cui si aprirono i suoi occhi rossi.


    Un corpo utile per proteggere ciò che di più è prezioso...
    commentò il vegetale, incamminandosi lungo un sentiero di piante indebolite ma vive
    Questo Germoglio si scusa nuovamente per l’attesa,
    ma non poteva rischiare che il suo lavoro divenisse vano.


    « Non preoccuparti creatura. Non abbiamo fretta »
    lo rassicurò gentilmente Alleria, suscitando un mezzo sorriso in sua sorella

    Al seguito di quella strana guida, le elfe percorsero i sentieri silvani -tanto simili eppure diversi da quelli della loro terra natia-, e quando quella breve passeggiata ebbe fine, le due si ritrovarono in una verdeggiante e rigogliosa radura, al centro della quale sorgeva un albero probabilmente millenario, le cui radici profonde dovevano essersi spinte ad abbracciare la terra per decine di metri.

    Mentre gli occhi verdi di Sylvanas contemplavano con una luce nuova quel posto -dove le era forse già capitato in passato di passare senza accorgersi di nulla-, e quelli di Alleria restavano sgranati per la meraviglia, molti altri Saprolingi conversero dal limitare del prato e si radunarono attorno al monumentale tronco... e tutti si spogliarono del loro involucro per ricongiungersi al corpo principale e rifocillarlo con la linfa che i baccelli avevano così diligentemente raccolto.

    Contemplando l’antico arbusto con una certa guardinga attenzione, la Ranger ci mise un po’ a discernere in quel groviglio -funghi, muschi e rampicanti- la forma coerente di una creatura, e quando essa si animò -misteriosa e colossale- per porgere loro il palmo aperto, Alleria ci balzò su per prima senza mostrare alcuna incertezza, voltandosi poi per porgerle la mano; sempre così sua sorella: coraggiosa e aperta alle novità...

    Rivolgendole un sorriso fiero -per dimostrarle che non era da meno- la più orgogliosa Sylvanas accettò la mano che le veniva tesa e la imitò, raggiungendola sul palmo dello Sporoloth con un solo e aggraziato balzo; quella piattaforma avrebbe cominciato a salire, ma per qualche istante ancora, il Capo-Ranger non sciolse l’intreccio delle loro mani,
    finalmente riunite.

     
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    Nuovamente, entrambe le figlie della foresta accettarono l'invito posto dalla strana creatura, fidandosi di quella voce pacata e profonda che le invitava a salire su quella mastodontica appendice spugnosa. Quando le due salirono su di questa, la superficie si scurì, irrigidendosi al contatto con i loro piedi, forse un meccanismo automatico di difesa, forse per rendere più agevole il loro trasporto. L'ascesa crebbe di velocità, senza mai però diventare eccessiva, e il paesaggio mutò improvvisamente. Era come se le due elfe si fossero arrampicate su uno degli alberi più alti del Fanedell, potendo così godere della vista del cielo e di buona parte della foresta. Un dito si alzò dalla grossa mano, schermandole dalla brezza di quelle altitudini. L'ungo l'ascesa, le elfe poterono notare come il corpo del Fungo fosse composto da un groviglio di licheni, funghi minori, apparati fungini più grossi che fungevano probabilmente da organi e diversi scheletri di antichi alberi, assorbiti dalla fame titanica dell'essere. Il tutto aveva un che di grottesco, ma allo stesso modo naturale.
    L'appendice continuò a salire fino alla sommità di quella strana creatura e l'avatar, che aveva perso la sua utilità, venne riassorbito dal corpo principale.
    La testa, ora visibile da una diversa angolazione, era composta da diversi cappelli fungiformi sovrapposti di colore giallo-violaceo. Non vi erano organi di vista, un bocca, delle orecchie... almeno, non alla loro vista. Eppure, una voce profonda (la stessa usata dal Saprolingio, ma molto più profonda e in qualche modo stanca) scaturì dall'ammasso di funghi, salutando le due nuove conoscenze.

    "Questo germoglio si scusa nuovamente per avervi distratto dai vostri compiti, figlie della foresta... ma non approfittavo di un'occasione simile ormai da troppo, troppo tempo." commentò la voce, con un velo di tristezza.
    Una coppia di volatili scelse quel momento per appollaiarsi su una delle spalle della creatura, intrufolandosi in una nicchia di legno e materiale spugnoso, come se quella fosse la loro tana naturale.

    "Per tanto tempo non mi sono arrivate notizie dal mondo esterno... ditemi, la vita continua, al di là dei confini di questo paradiso?" domandò, con voce venata di curiosità.
    A volte per diffidenza, a volte per rancore, altre per mera malavoglia, aveva quasi sempre rifiutato i contatti con le altre razze, se non per quelle che lo avevano scelto come casa. Eppure, sentiva che in quelle due poteva riporre fiducia: la stessa che loro avevano riposto in lui accettando di seguirlo e di salire fino al suo volto.

    "Voi avete proposto il vostro aiuto, e questo germoglio vuole ricambiare... c'è qualcosa che posso fare per voi, spiriti silvestri?"




    Ed eccoci finalmente dallo Sporoloth vero e proprio. Ricordo in forma sintetica la passiva di trasformazione e le due passive di dimensioni colossali.
    La forma finale è quella illustrata nel primo post, quella invece usata per il tragitto (e mi mangio il cappello che Maffo non l'ha riconosciuta) è questa.
     
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