Meet the Parents

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    Si accorse che il meriggio stava lasciando gradualmente spazio alla sera dal modo in cui la luce che filtrava dalla tettoia naturale -composta dall’intreccio delle chiome degli alberi secolari- sopra di loro aveva iniziato ad affievolirsi, e mentre il torace si muoveva con regolarità al ritmo del suo respiro, la mano forte del Cavaliere percorse per l’ennesima volta la lunga morbidezza del vello scarlatto che -solo- gli ammantava il costato, scaldandogli il cuore insieme alla cadenza dolce e leggera del respiro della sua amata, a cui quella chioma fiammante apparteneva.

    Seppure a malincuore, il Paladino si disse che tra poco avrebbe dovuto svegliarla; dopotutto, spezzare l’incanto di quel loro idillio era un dispiacere preferibile alla colpa di provocarle un’infreddatura: minuta com’era, Amelie aveva ai suoi occhi cerulei la fragile delicatezza di un miraggio, qualcosa che avrebbe dovuto salvaguardare ad ogni costo... ma la sua presenza emanava l’inebriante ebbrezza di un sogno, e talvolta era davvero difficile mantenere la lucidità necessaria per scendere a patti con la realtà.


    Quello, era proprio uno di quei momenti: l’erba fresca che ammantava la Radura Arcobaleno riluceva ancora iridescente intorno a loro come un morbido letto di madreperla colpito dai raggi del sole, e mentre tutta quella pigra luce sfarfallava ad ogni alito di vento che faceva ondeggiare e stormire la vegetazione cresciuta più alta, illuminando la pelle dei loro corpi di un caleidoscopio di colori, ogni cosa era bella e perfetta come in una fiaba.

    « Amy... »
    provò a chiamarla in un sussurro, per ridestarla dolcemente
    « Svegliati, Amelie... »

    ...ma la premura di Leon divenne inutile nel momento in cui il cielo fu squarciato da un fulmine, e il fragoroso rombo di un tuono -intrecciato a irripetibili improperi della Vecchia Scozia- fece tremare l’aria con un sussulto: il Maelstrom aveva appena sputato qualcosa a pochi metri da loro... e per quanto la Fata l’avrebbe trovato familiare, ciò che avrebbe trovato davanti ai suoi occhi verdi non sarebbe stato niente di rassicurante.

     
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    Insomma.
    Sì, insomma.
    Avete presente quelle giornate in cui ti svegli col piede sbagliato e tutto va a peggiorare ogni ora che passa? Ecco.
    Questa non è una di quelle giornate.

    E dire che era iniziata così bene! Tanto che mi sono pure scordato di maledire quei culi rotti con le baguette sotto le ascelle! Che se le mettessero altrove!

    Har har har!
    Ero pure riuscito a concupire un'avvenente fanciulla interessata alla mia clava... quella da giocoliere, ovviamente. All'altra ci siamo arrivati dopo.
    Har har har!
    E i contadinotti! Oh, i contadinotti! Quant'erano felici di poter ammirare la mia raffinata maestria, la mia estrema eleganza che, badate bene, è d'altissimo livello, al contrario della mia statura.
    Suvvia, un po' d'autoironia per superare questo momento buio!

    Har har har!
    Tutto sembrava bellissimo, n'è vero? Ebbene, che Re Francesco possa sguazzare in una latrina di elefanti, la giornata non ha avuto il suo giusto coronamento! Ptuà!
    Vi dico orbene come i fatti si sono svolti: io e la mia combriccola ci trovavamo in questa amabile piazza di Glasgow, brulicante di bambini e curiosi spettatori, quand'ecco che diamo inizio al nostro superlativo spettacolo!
    Tralascerò i particolari delle performance dei miei altrettanto validi colleghi girovaghi, in quanto una ed una sola fu quella incriminata: il mago e il nano!
    Sempre sommo gaudio abbiamo regalato con questa nostra bricconcellata! Ma stavolta, o miei signori, qualcosa è andato storto, tremendamente storto! Quasi come un francese in una fogna, anche se in vero loro scivolano nella melma dritti dritti, come solo loro sanno fare.
    Ebbene, l'atto ciò prevede, che suddetto stregone -badate bene, in realtà nient'altro che un saltimbanco di grandi capacità-, con formule e riti arcani faccia scomparire il mezz'uomo di turno, che modestamente sarei io -e che io, signori!- in una nuvola colorata che agli occhi degli astanti nasconde la verità! Tanto che poi io, sommo Will, riappaio, giulivo come solo un vero scozzese sa essere, tra la folla incredula!
    Ebbene, miei signori, stavolta qualcosa non è andato per il verso giusto.
    Che forse il saltimbanco davvero mago è sempre stato? Forse ha venduto l'anima al Diavolo in cambio di poteri oscuri? Solo lui lo sa; tant'è che io dalla nube venni realmente catturato, e viaggiando in un vortice di stelle e meraviglie mi ritrovai strappato dalla mia terra, la mia Scozia!
    Dieci, cento, mille le coltellate al petto che ho provato per il dolore di abbandonare la mia casa! La mia compagnia! La mia libertà!
    E caddi, caddi, caddi.
    Caddi senza fine, domandandomi se mai vivo sarei giunto e se, in vero, sarei concretamente giunto da qualche parte.
    E come potrebbe andare peggio, direte voi?
    Ve lo dico io, ve lo dico: cadendo in qualche punto sperduto di qualche luogo mai conosciuto! Ma questo non posso ancora dirlo con certezza, in vero.
    E perché mai, direte voi?
    Ve lo dico io, nuovamente: perché nel cadere lo feci a testa in giù! E già che son mezz'uomo, ora mi ritrovo un quarto, o forse più, in dentro alla fredda terra, tanto che solo le tozzette gambe son rimaste fuori, ad agitarsi, immagino, assai buffamente.
    Pertanto, eccomi qui: come uno struzzo con la testa sotto terra e le gambette a scalciare.
    E non vorrei dirlo, ma sento anche un soave venticello rinfrescarmi le terga: che sia rimasto senza calzoni? Ohibò...


    Giusto per dire, Will è conficcato per terra a testa in giù, ed ha la tasca sul sedere aperta... pertanto, beccatevi le sue nerborute chiappe! :guru:
     
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    Cosa stava sognando Amelie? Dal faccino soddisfatto si sarebbe detto qualcosa di molto bello, e in effetti era proprio così. Era un bel piatto di focaccine d’avena, grondante di miele chiaro e dolcissimo. Su alcune c’era anche una leggera spolverata di zucchero, in modo da donare loro quel giusto grado di dolcezza capace di solleticare a dovere il palato. Inoltre, quelle non erano focaccine qualunque: quelle erano le focaccine di Will.
    E infatti eccolo lì, la sua testona sorridente e pelata che si ergeva al di là del piatto, osservandola con un che di sornione e malizioso; glielo stava porgendo, sospingendolo appena verso di lei in un irresistibile invito a mangiare a volontà… ma che gli era preso? Aveva per caso picchiato la testa? Non era da lui essere così gentile! Beh, in verità poco importava per la Fata: contava solo mangiare, e lei lo avrebbe fatto a volontà.

    In realtà, la graziosa fanciulla stava goffamente masticando alcune ciocche della sua chioma rossa – inframezzando l’attività con risatine divertite – , piuttosto che fragranti dolcetti come sognava la sua mente innocente. Il potere della suggestione compie miracoli, come dicono alcuni. Più semplicemente, era la potenza della fame.
    E Amelie ne aveva tanta – erano diverse le ore che lei e il suo amato avevano trascorso a sonnecchiare all’ombra della verzura variopinta; inoltre, l’aria ormai rinfrescatasi le suscitava qualche lieve brivido lungo la schiena nuda, disturbando il suo riposo e rendendolo più leggero.
    Lentamente, la voce del suo amato si intrufolò tra le pieghe del sonno, accarezzandola con dolcezza mentre la riconduceva alle soglie della coscienza.


    « Amy...
    Svegliati, Amelie... »


    La Dama Rossa mugolò qualcosa, rannicchiandosi di più contro il petto del Sole. Seppur controvoglia, Amelie si stava svegliando. E l’avrebbe fatto, magari stiracchiandosi pigramente tra le braccia del suo promesso sposo, se non fosse che un tuono improvviso squarciò la calma idilliaca della Radura e strappò la Fata alla morbida bambagia del dormiveglia.
    La ragazza sgranò gli occhi, a metà tra lo stordito e il terrorizzato, drizzandosi a sedere con la stessa rapidità di un cerbiatto che si prepari alla fuga: gettò attorno lo sguardo spaesato, per poi posarlo su Leon e domandargli con voce interrogativa:


    « Leon... che cos'è esploso? »

     
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    Accoccolata sul petto del suo cavaliere, al sicuro nel suo caldo abbraccio, la fanciulla dai lunghi capelli amaranto rispose al suo appello con un mugolio inintelligibile e muovendosi pigramente nel sonno; spiandone l'espressione beata, gli occhi azzurri del Paladino la videro intenta a rimasticare con aria soddisfatta un ciocca delle sue belle chiome, e un sorriso divertito -tenero- incurvò la linea delle labbra ben disegnate mentre si chinava su di lei per schioccarle un bacio leggero sulla guancia morbida.

    Probabilmente, sapendo con quanta passione Amelie amasse biscotti, torte fragranti, e -sopra ogni altra leccornia- le focaccine d'avena coperte di miele, Leon non faticò ad immaginarsela impegnata a sognare chissà quale sonuoso banchetto di dolci e frutta; qualcuno avrebbe potuto trovarlo un po' infantile, ma per lui -che era cresciuto tra i rigori della guerra- la gioia di vivere della Fata -così semplice e pura- era divenuta la cosa più preziosa al mondo.

    ...per questo, prima ancora di reagire in linea al suo istinto militaresco, accusò una umanissima fitta di preoccupazione nel vedere la sua amata sobbalzare spaventata, e tirarsi subitaneamente a sedere nel momento in cui il possente boato di un tuono squassò l'aria pigra del tardo meriggio dorato, seguito dappresso da un vicino tonfo.
    Troppo vicino.

    « Leon... che cos'è esploso? »

    « Non lo so, mia dolce, ma non devi preoccuparti... »
    le rispose con voce calma, prendendole una manina nella sua per rassicurarla
    « Andrò a controllare di cosa si tratta. »

    Un pò controvoglia, il biondo si separò da lei: come più che naturale, avrebbe comprensibilimente preferito restare ad oziare in compagnia della sua donna... ma, che razza di uomo sarebbe stato se avesse anteposto quel desiderio alla sicurezza stessa di Amelie? Non certamente uno degno di stare al suo fianco.

    Non erano bei tempi quelli che correvano, e per quanto Fanedell fosse suolo amico, le invasioni passate gli avevano dimostrato che non era certo inviolabile; in più, in vista della visita alla Radura Arcobaleno insieme alla sua futura sposa, il Cavaliere aveva espressamente richiesto ai Ranger di escludere quella zona dalle loro ronde per qualche ora, perciò... sperò davvero che non fosse qualche problema.

    « In ogni caso, vorrei evitare di lasciarti da sola... »
    proseguì, allacciandosi le brache e indossando gli stivali
    « ...quindi ti prego di non allontanarti dal mio fianco... »

    Torreggiando sull'adorabile Fata, il Cacciatore le rivolse un sorriso caloroso e le tese una mano per aiutarla a rialzarsi; poi, non appena lei fosse stata pronta, si sarebbe incamminato in direzione del punto da cui era provenuto il tonfo; avanzò tra i cespugli senza fare rumore, scostò alcune fronde dal suo campo visivo e... con rapidità, la destra corse al viso della fanciulla per coprirle gli occhi verdi.

    « Perdonami, cara... ma non è un bello spettacolo. »

    Le parole del giovane erano riferite al paio di natiche pelose che -attraverso una finestrella nella stoffa- facevano bella mostra di loro, sorgendo da una depressione del terreno smosso: naturalmente, erano attaccate ad un paio di gambe -gambette curiosamente tozze-, ma di inconsueto c'era il fatto che sforbiciassero nell'aria anziché poggiare per terra.

    Ad ogni modo, il tempo della sorpresa durò poco -giusto il necessario a restare sgomenti per la vista, interrogarsi sul da farsi, e giungere alla conclusione che non fosse pericoloso-, e non appena Leon giunse alla conclusione che -chiunque fosse- dovesse avere bisogno di assistenza, egli fece voltare di spalle la sua amata e le spiegò brevemente la situazione in un bisbiglio.


    « C'è un ometto infilato a testa in giù nel terreno, e... beh: ha le terga al vento. »
    le raccontò, ancora un pò interdetto e... beh, imbarazzato
    « Sarebbe meglio che aspettassi qui mentre lo aiuto a ricomporsi... Vuoi? »

     
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    « Perdonami, cara... ma non è un bello spettacolo.
    C'è un ometto infilato a testa in giù nel terreno, e... beh: ha le terga al vento.
    Sarebbe meglio che aspettassi qui mentre lo aiuto a ricomporsi... Vuoi? »


    Il culo di Will.
    Di primo acchito, si potrebbe pensare che una frase pregna di tanta rozzezza e volgarità mal s'addicesse a una signorina per bene come la fanciulla dai capelli rossi, specie se la signorina in questione fosse la Principessa dell'Est, nonché Ufficiale del Presidio.
    Niente di più giusto.
    Tuttavia, a discolpa della suddetta signorina, potremmo dire che tali turpiloqui non siano frutto della sua mente pura, bensì oscenità partorite dai pensieri maliziosi della masnada che il già citato nano soleva scarrozzare per mezza Europa.
    E che la detta signorina si trovava ad ascoltare suo malgrado.
    Ebbene sì, perché battute come "il culo di Will è talmente peloso che pure le piattole faticano a trovare la strada di casa", o "il culo di Will ha talmente tanti peli che per tenerlo in ordine deve usare la spazzola", erano parte integrante della vita della Fata. Pare però che la giovane applicasse l'amnesia selettiva come difesa inconscia contro tali turbe della psiche, non riuscendone a ricordare neppure una per intero.
    Ora, fu solo un attimo, ma sapeva di averlo visto chiaramente. La visione di quel deretano che faceva capolino dalla patta posteriore - ahiahi, che malandrina! - presentava un fitto vello corvino degno della vegetazione della Foresta Nera, e per la fanciulla fu assolutamente naturale associare inconsciamente l'orrore di quelle immagini ai ricordi nefasti affastellati nella sua mente.


    « Aspetta. »
    rispose con tono meditabondo al suo promesso sposo
    « Dammi solo qualche secondo. »

    Con gentilezza scostò la mano del suo cavaliere e osservò le terga al vento, mentre le gambette tozze si agitavano in malo modo come lombrichi spuntati dalla terra.

    Poteva davvero essere il sedere di Will, quello?
    Un quesito che Shakespeare non avrebbe faticato a porsi.

    Eppure, nella strana innocenza di quella domanda, era racchiuso un interrogativo ben più importante per la Fata: era davvero Will quell'ometto capovolto? Davvero il suo tutore era precipitato su Endlos, dopo tutto questo tempo?
    Nel suo cuore - prima col passare dei giorni, poi dei mesi e degli anni - Amélie si era rassegnata ad un'eterna separazione dalle persone che aveva amato come Armànd; e vedere ora qualcuno che gli somigliasse così tanto le provocò un tremito delle viscere, uno spasmo impercettibile nei muscoli, aprendo una voragine di incertezza nel suo spirito.

    Ma un modo c'era. Un modo per sapere, un modo per spazzare via ogni dubbio e capire - finalmente - se quello era davvero il Nano pazzo che si era occupato di lei per tutto quel tempo, nella sua vita prima di Endlos.
    Mentre, stordita dalla situazione, la Fata navigava tra i ricordi, uno in particolare le apparve più vivido degli altri; quando, ancora bambina, percorreva il buio dell'accampamento sino al carrozzone del saltimbanco, intrufolandovisi dentro. Ricordava la puzza dell'olio mentre i cardini ruotavano silenziosamente su se stessi, lasciando che i vecchi assiti di legno, malamente tenuti insieme da una manciata di chiodi arrugginiti, emettessero un lieve cigolio di disapprovazione mentre spalancavano la strada per il giaciglio del Nano. Ricordava la pallida luce lunare, che come una lama tagliava l'atmosfera attraverso le grate del piccolo lucernario, illuminando il pulviscolo danzante nel buio. Ricordava il ritmico sollevarsi ed abbassarsi del torace al di sotto delle coperte, accompagnato di tanto in tanto da un raschio della gola o un brontolio sommesso e indecifrabile. Ricordava la sua mano tendersi nel buio, sollevare le lenzuola e...

    ...e afferrare con precisione chirurgica uno di quel peli, neri e lucidi come chiodi, tirando con la giusta dose di forza e mano incredibilmente ferma sino a provocarne l'estrazione. Un colpo secco e deciso, incredibilmente rapido - ma non indolore. Una precisione tecnica appresa con gli anni e dure sessioni di allenamento - terminate quasi sempre con un nano urlante e minacce di morte in svariate lingue della cara, vecchia Europa medievale.
    E ora Amelie era lì. Ritta in piedi accanto a un cavaliere biondo alto pressapoco due metri, un vestito messo sbilenco addosso e con un pelo nero, lungo e riccioluto trattenuto tra le dita. Non aveva detto un singola parola la Fata, aveva ridotto gli occhi a due fessure e aspettava - il tutto, ovviamente, consumato in poche frazioni di secondo.

    L'urlo che Will emetteva quando Armànd - pardon, Amélie - gli strappava un pelo somigliava vagamente ad un incrocio tra una gallina starnazzante e lupo in calore che richiami una compagna per l'accoppiamento. Qualcosa di molto anonimo e discreto, insomma.
    Ora, se due più due fa quattro e la matematica non è un'opinione, se quel nanetto a gambe all'aria avesse urlato allo stesso modo, allora non ci sarebbero stati dubbi: quello era davvero Will e per lei sarebbe stato l'inizio della fine.

     
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    Ma io dico.
    Lo dico?
    Lo dico.
    Sarà la primavera, sarà il cambio di stagione, sarà che non son più l'aitante saltimbanco di una volta, sarà che forse mi trovo in terra francese -Bleah! Mille volte schifo e mille verghe nel deretano a quei sodomiti! Anzi no, che poi ne gioiscon pure, con quegli sguardi da cerbiatti omosessuali!- sarà quel che sarà... Ma sento proprio quei brividini corrermi lungo la schiena, quelle serpentine gelide foriere di nefasto raffreddore!
    Sarà la fredda terra, sarà il mio bel didietro posto a mo' di faro in questa landa sconosciuta, sarà quel che sarà, ma...

    Etciù!
    Blaaah, corbezzoli! Mai più starnutirò mentre per un quarto son sotto all'erba! E dico un quarto in relazione all'uomo intero, ché di mio son già mezzo.
    Non ci sta nessuno, in giro? E insomma! Tutte a me le sfortune!
    Scommetto che è colpa di quei mangialumache...

    La bella la va al fosso...
    Ripassiamo almeno la parte del prossimo spettacolo! Orpo!
    Ravanei, remulass, barbabietul e spinass...
    Però, mica un'idea da scartare questa, volete? Scorgo nubi di gloria all'orizzonte!
    Una performance degna della mia persona! Saltimbanco futurista! Il nuovo che avanza! L'ardire, l'osare, il provocare!

    Daghel al françois, daghel aaaal françooooois!
    Potrei riproporre l'amata sketch del Dottor Calabraghe nella mirabolante versione a capa capovolta!
    Oh oh oh!
    Will, vecchio brigante, anche nelle impreviste avversità sai sempre suggere il nettare della creatività dal tuo magnifico animo lillipuziano!
    Oh oh oh!

    In saccoccia a chi dice che siam carogne di sicuro perché abbiamo il cuore troppo vicino al buco del culo! Har har har!
    Tuttavia, a proposito di culo, ora sì che la brezza inizia a diventar insidiosa! La mia folta pelliccetta posteriore sarà più irta di un siculo riccio di mare! Vade retro, istrici e porcospini!
    Crapa pelada l'ha fa' i turtei, ghe ne dan minga ai suoi fradei, oooo- per la Regina, dimenticai il vocalizzo! Ardue, le canzoni lombarde!
    ?!
    Un rumore! Nemici! Avventori! Francesi!
    Cosa potranno mai... No! Vogliono profanare il mio sacro tempio! La mia bocca di fuoco sulfureo! Maledetti culirotti!
    Giammai mi avranno senza lottare! Giammai! Scalcerò con la forza di mille pinte di birra finché non andranno via!
    Oh no! Oh no, no, no! Sento la presenza! Sento la mano! Sento...
    Ma...
    !?

    Un mome-
    *snap*





























    AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAMEEEEEEEEEEEEEEEELIIIIIIEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEARGHARAGHRAGHARFGAHRAGAHRAFGHARGHARHGARTHARHAGRAHGRHAGRHAGRHAGRAHGRHAGRAHGRAG


     
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    Negli istanti che seguirono il già incredibile atterraggio del misterioso Naufrago, Leon Belmont ebbe modo di sperimentare nuovi apici di non-sense, ricavando da tutta la surreale scena la sensazione di stare facendo uno di quei sogni bizzarri (allegri e colorati) che talvolta gli procuravano i saporiti funghetti che la sua amata soleva raccogliere nel bosco con le sue manine.

    « Aspetta. Dammi solo qualche secondo. »

    Così aveva detto con fare pensoso la sua promessa sposa, mettendosi un passo avanti a lui e avvicinandosi all'ometto; poi, la stessa candida manina si era tesa verso quelle natiche villose, e gli occhi azzurri del Paladino si spalancarono nella più incredula sorpresa quando la videro afferrare qualcosa tra pollice ed indice per poi eradicarla con uno strattone deciso.

    E per un istante, restarono così: lui, a bocca aperta e occhi sgranati; lei con gli occhi a fessura, l'espressione concentrata, e un pelo nero e riccio tra le dita sottili.
    Poi, l'urlo disumano.

    AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA[...]

    Preso dal momento, il Cavaliere non intese subito cosa l'ometto stesse gridando -in larga parte a causa del fatto che la sua testa fosse infilata nella terra-, ma dal momento che non sarebbe probabilmente stato nulla di gentile, il suo corpo si mosse in risposta ad un riflesso inconscio, l'istinto di protezione verso la dolce Fata: quasi temendo che quelle parole potessero nuocerle -vuoi per l'onda d'urto con cui quella voce poteva farla volar via come un fuscello, vuoi per le vibrazioni che minacciavano di squarciare la terra in un terremoto-, Leon le cinse un braccio attorno alla vita sottile, l'altro attorno le spalle, e -stringendola contro il petto- la sollevo di peso e la spostò dietro di sé, pronto a farle scudo con la schiena se necessario.

    [...]AAMEEEEEEEEEEEEEEEELIIIIIIEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEARGHARAGHRAGHARFGAHRAGAHRAFGHARGHARHGARTHARHAGRAHGRHAGRHAGRHAGRAHGRHAGRAHGRAG

    Lunghi momenti più tardi, il vocalizzo si esaurì e il biondo scoccò da sopra la spalla un'occhiata alle gambette tozze che si agitavano nell'aria, poi tornò a voltarsi -lasciando vagare lo sguardo nel vuoto e razionalizzando quanto appena udito-, e infine si scostò un pò dalla Principessa Rossa, abbassando lo sguardo ceruleo sul petto, alla ricerca degli smeraldi verdi che ella aveva incastonati per occhi sul viso scolpito da mani di angeli.

    « Ehm... ha detto "Amelie"...? »
    le chiese incerto, inarcando un sopracciglio e volgendole uno sguardo interrogativo
    « L-lui... Tu.... Vi conoscete? »

     
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    Se non ci fosse stato il suo prode paladino a farle da scudo, probabilmente la giovane Fata sarebbe volata via come un fuscello investito da una burrasca: lo spostamento d'aria causato dal vocione burbero fu così repentino da scompigliarle la bella chioma di fuoco e scompaginarle le vesti in malo modo, ma questo sarebbe stato nulla se non fosse stato che quell'urlo proveniva da sotto terra.
    Will aveva dei polmoni d'acciaio, lo aveva sempre detto.

    « Ehm... ha detto "Amelie"...?
    L-lui... Tu.... Vi conoscete? »


    Oh sì. Ooooooh sì, sì e ancora sì.
    Ecco cosa sembrava dire il viso di Amelie, a metà tra l'euforico e il malandrino. In effetti, non sapeva se essere felice per il ricongiungimento, preoccupata per le conseguenze o tutte queste cose insieme. Dopotutto, il farfugliare del Nano sarebbero potute essere delle offese nei loro confronti - e non ancora gli aveva detto che Leon era francese! Nel dubbio, avrebbe optato per l'ultima possibilità.

    « È Will »
    confermò a voce
    « ne sono assolutamente sicura. »

    Adesso, però, era il momento di agire: un Nano del suo calibro non poteva restare nella terra ancora a lungo; era abituato a mangiare polvere solo sul palco, lui.
    Si appropinquò lentamente, passo dopo passo, allargando le braccia per poi stringerle a tenaglia attorno alle sue gambotte villose... poi, inspirando profondamente, diede uno strattone violentissimo, capace di far ribaltare lei e tutto il suo (modesto) carico gambe all'aria - e Will lo era già. Il che, per una signorina perbene, non sarebbe stato adeguato.

    ...Ma lei era testarda.

    « Ti salvo ionghghnnngh! »
    disse, tirandolo ancora e ancora - si era ficcato davvero per bene, diavoli!
    « Ce ne hai messo di temp..nghggggghhh! ...a raggiungermi, sciocco di un Wilarghagagahagh! »

    Ok, era ufficiale: Amelie era impazzita.

     
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    Nel fissare il faccino euforico della sua amata Dama, il biondo Paladino fu sorpreso di scorgervi un barlume pestifero ad illuminare il suo sorriso radioso - solitamente dolce e candidamente innocente anche quando architettava qualche scherzo mancino.

    « È Will »
    affermò, come se la cosa rispondesse alla domanda
    « ne sono assolutamente sicura. »

    ...e, sì: evidentemente lo conosceva, dato che avevano il suo nome, e anche piuttosto bene, visto il livello di confidenza e affetto che poteva sentire in lei; uno spettacolo che provocò un moto di tenerezza nel giovane, che le posò una mano sulla guancia -in una carezza gentile- prima chinarsi sul suo viso eburneo per libare un bacio fugace dalle sue labbra soffici e rosse come perali di fiore. E prima che Amy sgusciasse via per soccorrere il suo amico.

    Con un mezzo sospiro, Leon dovette riconoscere di essere stato piuttosto inopportuno: non che avesse mai inteso trascurare i suoi doveri di Cavaliere omettendo o ritardando soccorso al Naufrago, ma... la sua promessa sposa catalizzava senza rimedio le sue attenzioni...

    « Ti salvo ionghghnnngh! »
    scandì nello sforzo la Fata, mentre il Paladino le arrivava alle spalle
    « Ce ne hai messo di temp..nghggggghhh!
    ...a raggiungermi, sciocco di un Wilarghagagahagh! »


    Nel vederla afferrare l'ometto per le sue gambette tozze e fare leva con tutte le sue forze per eradicarlo dal terreno, un sorriso divertito gli incurvò le labbra, così la raggiunse per sostituirla in quel lavoro decisamente ingrato per una fanciulla.

    « Mia dolce... lascia che ti aiuti... permetti? »
    facendole scorrere una mano sulla schiena, Leon la scostò con garbo da una parte
    « Stai indietro... »

    Poi, avrebbe circondato il Nano per la vita, e -facendo leva sulle gambe-
    Leon lo avrebbe liberato dalla sua prigione di terra e rimesso in piedi sulle sue.

     
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    Viaggiatore dei Mondi

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    ... Ah!
    Cosa!
    Dove!
    Quando!
    Perché!
    Con chi!
    Francia merda!

    ..

    Poffarre! Che mai accadde? Forse che svenni? E come mai? Rimembro appena di trovarmi testa in giù nella fredda terra e gambe all'aria nelle fresche frasche! Con tanto di terga al vento!
    E poi, e poi...
    E poi qualcuno mi tirò!
    Mh, non è andata proprio così, sorbole... Eppure...
    Eppure...
    Ma...
    !!

    ... un mome-
    *blink*
    AAAAAAAAAMELI
    Oh! Oh oh! Oh oh oh! Va' là là, son finalmente fuori! Ma allora...

    Allora si trattava proprio d'Amelie! La principessa! La mia batuffolina! Il mio cestino di fragole! La mi-





























    CCCCCCOOOOOOOOOOOOOOOOSAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAARGH!?!
    UN FRANCESE!
    SONO NELLE MANI DI UN FRANCESE! RICONOSCO IL SUO ODORE, TIPICO DELLA CAROGNA DALL'ANIMA RICOPERTA DI GUANO DEI GABBIANI DELLE HIGHLANDS!
    Perché mai io debba... MA

    MA

    MA

    MA QUELLA È AMELIE!!

    COSA CI FA LA MIA ZUCCHERINA, tanto carina quanto birichina, CON UN FRANCESE?!

    IL DOLORE! IL MIO PETTO! UN INFARTO
    Ooooh, Amelie! Perché, perché mi... Perché CI hai fatto questo... Noi, suprema razza scozzese... Ooh...
    Sento la fine incombere... Il freddo cingermi in un dolce abbraccio... L'Eterna Signora reclamare lo spirito del più fiero dei suoi figli, l'essenza del Diversamente Gigante delle Colline Rosse... Io, nano Will, dico Addio a te, o mondo crudele.
    Non piangere per me, poiché io riderò di te...

    E mi accasciai come corpo scozzese toccato da mani pederasta francesi s'accascia...


    Perdonate l'abominevole ritardo, dimenticai toccasse a me. ;_;
    Per chiarire, Will era svenuto dopo aver urlato in quella maniera, e si risveglia, e tutto il resto è qua. :guru:
    Alla fine si lascia andare in una plateale finta morte, con tanto di movimenti teatrali e ciglia folte con i lacrimoni. :v
     
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    Ad un guerriero addestrato come era Leon, disincastrare il Nano dalla dura terra in cui si era conficcato al suo precipitar sul Maelstorm non richiese né molto tempo né molto sforzo; certo, immaginando quanto l'operazione potesse comunque rivelarsi traumatica per un uomo di quell'età, il Paladino aveva comunque adoperato una certa delicatezza, eppure...

    IL DOLORE! IL MIO PETTO! UN INFARTO!
    Sento la fine incombere... Il freddo cingermi in un dolce abbraccio...
    L'Eterna Signora reclamare lo spirito del più fiero dei suoi figli,
    l'essenza del Diversamente Gigante delle Colline Rosse...
    Io, nano Will, dico Addio a te, o mondo crudele.
    Non piangere per me, poiché io riderò di te...


    ...l'ometto, subito dopo essere rinvenuto ed essersi presentato, spirò svenne tra le braccia del Cavaliere biondo; senza parole quanto chiunque al suo posto si sarebbe scoperto dopo aver assistito ad una simile performance, l'uomo lanciò uno sguardo interrogativo all'indirizzo della dolce Fata, cercando i suoi occhi di smeraldo alla ricerca di appoggio.

    « Forse... Forse è meglio se lo portiamo in città... vero? »

    La bella dama dai capelli scarlatti gli rivolse un sorriso luminoso e annuì;
    così, il trio si lasciò alle spalle la foresta, diretto alla volta dei cancelli di Istvàn.

     
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