Goodbye for now.

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    La bimba dai capelli d'argento -ancora profondamente affranta- trasse un gran respiro. e chiuse i suoi teneri e grandi occhi, come per ricercare un momento di intimo raccoglimento in cui cercare la giusta determinazione per trovare la sua risposta; quando le palpebre si sollevarono ancora una volta sul mondo, la forza della sua decisione le brillava nello sguardo.

    « Sì, Mia Signora. »

    « Puoi chiamarmi solo Kalia, piccola Aqia... »
    la rassicurò, cercando di rincuorarla con un sorriso e tendendole la destra
    « Ora prendi la mia mano: andiamo a cercare la tua sorellina. »

    Non appena si fossero sfiorate, l'anima delle gemelle avrebbe lasciato il corpo per trasferirsi nel cuore della Dama Azzurra, lasciando tra le braccia di Salem un tiepido guscio vuoto; dopodiché, chiudendo gli occhi e calandosi in uno stadio meditativo, la Papessa si sarebbe immersa nei meandri onirici della Corte... così da condurre quell'incontro faccia a faccia.

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    A chiunque ne avesse percorso anche una sola volta le vie, il luogo dell'introspezione non sarebbe apparso altro che come una fedele riproduzione di uno scorcio di Chediya: prati verdi trapunti di fiori colorati, specchi d'acqua limpida e argentea sotto un sole dorato, che riflettevano la volta distante di un cielo azzurrissimo...

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    Dopotutto, le Zone Soffici rappresentano -per definizione- lo specchio dell''animo dell'Arcano che le origina, e passeggiando per quelle lande sarebbe stato facile comprendere quello dell'Alfiere dell'Est.

    « Mostrati pure senza timore, Aria... »
    esortò la voce dolce della donna dai capelli turchini
    « ...vieni avanti, ti prego, perché è con te che desidero parlare. »



    Edited by Madhatter - 17/2/2013, 09:53
     
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    Aria non aveva mai amato particolarmente l'oscurità del luogo in cui si trovava in quel momento, aveva sempre preferito apparire circondata di luce e bolle del medesimo elemento quando qualcuno entrava nelle loro menti. Le Ombre la circondavano, ammantandola di una coperta del colore della notte più profonda, celandola allo sguardo dell'altra sorella di cui piangeva la presenza. Sotto il suo corpicino esile vi era un letto fatto di morbidi cuscini, creato dalle Ombre e fatto di ombra; esse la cullavano e la viziavano, cercando di vincerne la ritrosia e conquistare definitivamente la sua fiducia. Aria sospirò, pensando che in realtà lei e Aqia non si erano mai veramente fidate del patto fatto involontariamente con quegli esseri parzialmente vivi; eppure essi erano diventati i loro compagni più fedeli. Stava carezzando la superficie lucida e oscura quando ad un tratto lo avvertì: sua sorella era scomparsa.

    Cadde nel panico. Scalciò le Ombre, la coperta e i cuscini, si girò a destra e a manca, ma tutto ciò che vide fu solo oscurità. Stava per mettersi a urlare, disperata, quando all'improvviso apparve una luce: da filo esile e instabile, pian piano prese una forma sempre più piena. Aria si avvicinò e allungò una mano per toccarla, mentre le Ombre tentavano di fermarla attorcigliandosi alle sue caviglie pallide; la trattenevano, avevano paura di quella luce. Essa emanava calore, familiarità, amore, e prometteva quel caloroso abbraccio di cui Aria aveva tanto bisogno in quel momento.
    Si buttò, ignorando gli accorati e improvvisamente rabbiosi richiami degli esseri oscuri nella sua testa... e trovò la pace. Quando riaprì gli occhi si trovava in un posto incantevole: i fiori, l'erba, il terriccio fresco le facevano il solletico sotto i piedi, facendole nascere un sorriso spontaneo alla loro vista; l'acqua cristallina rifletteva il cielo terso e tranquillo, e non un solo suono oltre a quello della pace rompeva l'atmosfera di quel luogo tranquillo. Aria ispirò l'aria fresca; sentì nascere la necessità di correre e saltare fino a toccare le piccole isolette che crescevano in mezzo ai laghetti, ma riuscì a fare solo qualche passo: si era ricordata della scomparsa della sorella.

    « ... Aqia...! » - singhiozzò, versando qualche lacrima.
    In quel quadro incantevole mancava solamente lei, e allora esso sarebbe stato perfetto.

    « Mostrati pure senza timore, Aria... »
    La ragazzina si girò, spaventata. Non si era accorta della presenza della bellissima donna: nonostante non l'avesse conosciuta personalmente ma solo attraverso gli occhi della sorella e i racconti degli zii, trovò istintivo fidarsi di lei ora che le era innanzi. E poi in quell'atmosfera di pace non riusciva proprio a dubitare di nulla.
    « ...vieni avanti, ri prego, perché è con te che desidero parlare. »

    Avvolta nel suo abitino bianco bordato di nero, la ragazzina dai grandi occhi identici a quelli di Aria ma di un castano più caldo, si avvicinò come le era stato chiesto; la brezza le mosse i capelli lunghi albini mentre alzava imbarazzata la testa verso la donna.
    « Dove ci troviamo...? » le chiese esitante. « E dov'è mia sorella? »

     
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    In risposta all'esortazione che la voce melodiosa della Castellana aveva rivolto all'etere, le giunse il singhiozzo incerto di una bambina; voltandosi a cercarla con lo sguardo blu, la donna la trovò in piedi in mezzo al prato fiorito che rispecchiava le lande dell'Est, vestita di un grazioso abito bianco e nero.

    « Dove ci troviamo...? »
    chiese la piccola, avvicinandosi come le era stato chiesto
    « E dov'è mia sorella? »

    « Grazie per essere venuta, Aria... »
    replicò con calma la Dama Azzurra, sorridendole con dolcezza
    « In un certo senso, potremmo dire che siamo nel mio cuore. »
    spiegò, lasciando che le iridi di zaffiro vagassero sull'orizzonte di quel luogo onirico
    « Quanto a tua sorella, non essere in pensiero: non è lontana, e sta bene. »

    Avanzando a sua volta per pararsi di fronte alla piccola e inginocchiarsi perché i loro occhi fossero allo stesso livello, Kalia le porse la destra, come a domandarle la manina in un muto gesto.

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    « ...mi piacerebbe parlare un po' con te, prima di riportarti da lei. Vuoi...? »

     
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    « Grazie per essere venuta, Aria... » - la salutò con dolcezza Lady Kalia.
    La Dama rispose alle sue domande con la stessa voce gentile che aveva udito attraverso sua sorella Aqia. Pensò che fosse davvero strano sentirla in modo così distinto, senza nessuna sorta di interferenza o l'aiuto di altre persone; per un attimo essa le apparve incredibilmente limpida, come le acque dei laghetti presenti, e calma come quella di un timido ruscello: le piaceva molto. Seguì lo sguardo di lei quando lo fece vagare sul paesaggio, osservandolo ancora una volta sorridendo timida.

    « Quanto a tua sorella, non essere in pensiero: non è lontana, e sta bene. »

    Il sospiro che esalò, così come le due lacrime che bagnarono ancora il suo volto, questa volta nacquero dal sollievo di sapere che la gemella stava bene, e che soprattutto era ancora vicina. Il saperla lontana, pensò portandosi una mano chiusa a pugno sul petto, all'altezza del cuore, era per lei fonte di un'atroce sofferenza; forse addirittura peggio di saperla morta, rifletté rabbrividendo. Possibile?
    Fu quando la gentile Dama si inginocchiò per guardarla che Aria riportò il suo sguardo su di lei, poiché prima esso si era perduto per un attimo nel nulla, indirizzato verso quegli strani pensieri dal retrogusto amaro e che sapevano di un passato lasciato - per fortuna - alle loro spalle. Ella porse la mano destra, invitando la bambina ad afferrarla.

    « ...mi piacerebbe parlare un po' con te, prima di riportarti da lei. Vuoi...? »

    Aria, come sua abitudine, piegò la testa di lato per un attimo per fissarla in silenzio. La sensazione di potersi fidare di lei tornò a farle visita, e per questo annuì lentamente, mentre un sorriso un po' più sicuro si affacciava sulle sue labbra rosate.

    « D'accordo... » - le afferrò delicatamente la mano con la sua mano destra, prima chiusa a pugno; poi si guardò un attimo ancora attorno, fissando il suo sguardo castano sul cielo riflesso nell'acqua.

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    « E' un posto davvero molto bello... Anche la valle che abbiamo attraversato io e mia sorella per arrivare a Istvàn era così. » mormorò, riferendosi soprattutto all'atmosfera che regnava in quel luogo.

     
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    Mentre il gelo che aveva isolato il suo cuore si scioglieva come neve al primo bacio della primavera - scivolando dagli occhioni color nocciola in due scie d'argento svelate-, un sospiro di sollievo si librò dal petto sottile della bambina, e quando il suo sguardo incrociò quello blu della Signora dell'Est, la testolina si reclinò da una parte e la manina -che le si era serrata sul petto per la fitta dolorosa dei cattivi pensieri- si tese ad accettare quella che le era stata porta.
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    « D'accordo... »
    acconsentì la bimba albina, mostrando un sorriso un po' più deciso
    « E' un posto davvero molto bello... »
    commentò Aria, gettando uno sguardo al panorama circostante
    «Anche la valle che abbiamo attraversato io e mia sorella per arrivare a Istvàn era così. »

    « Sì... questa, in fondo, è una sua riproduzione. »
    assentì Kalia, sorridendole e intrecciando delicatamente le dita alle sue
    « Ma... dimmi, Aria... voi due »
    esordì l'Alfiere, decidendo di prendere la questione un po' alla lontana
    « ...siete venute ad Est per Salem, no...?
    Allora cosa è successo prima, quando eravamo fuori...?
    Non vuoi più stare con lui e Aqia...? »

     
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    Aria si beò del calore che la mano della Dama riusciva a trasmetterle. Per un attimo ebbe uno strano flash, e le sembrò di essere tornata ai suoi primi anni di vita. Gli anni in cui lei e sua sorella erano ancora automi umani. Rivide il sorriso di sua madre e il volto di suo padre: le davano esattamente lo stesso calore, forse solo un po' di più. Chiuse un attimo gli occhi, e quando li riaprì fu contenta di trovare ancora quel paesaggio - così diverso da quello del luogo in cui era nata - e Lady Kalia.

    Aria la ascoltò attentamente reclinando ancora una volta la testolina, lasciando che i lunghi capelli bianchi come la neve le scivolassero ancor più su una spalla sola, andando a confondersi con il candido vestitino. Inizialmente sorrise, pensando che la bellissima donna si sarebbe dilungata a raccontarle della sua terra come aveva fatto quando lei e Aqia erano entrate a Lordaeron, parlando del Maniero...

    « Ma... dimmi, Aria... voi due... siete venute ad Est per Salem, no...?
    Allora cosa è successo prima, quando eravamo fuori...?
    Non vuoi più stare con lui e Aqia...? »


    ... ma pian piano il sorriso sparì, lasciando il posto a un'espressione amareggiata a quell'ultima domanda. Piccole lacrime pronte a trasformarsi in un tiepido e filiforme fiume cominciarono a raccogliersi sulle sue ciglia, costringendola ad asciugarsele con la mano libera. Aria scosse la testa con forza, lasciando che i capelli frustassero l'aere con violenza attorno a lei.

    « NO! No... » mormorò più debolmente. « Tutto ciò che voglio è stare con loro. Non voglio altro: Aqia è mia sorella gemella, e Salem... Zenki è buono, lo abbiamo trovato, è caduto dal cielo per noi. »

    Tirò su col nasino, sperando di riuscire a non piangere mentre spiegava le sue ragioni. Era così difficile, però, si trovò a pensare.

    « Siamo venute qui perché lui è la nostra famiglia. E... » - guardò la Dama sottecchi dal basso, imbarazzata e con un'aria colpevole. « Lo sono anche lo zio Dorian e lo zio Raylek. A Laputa ci hanno accolte come se fossimo parte della loro famiglia da sempre. »

    La bambina a quel punto cedette, cominciando a piangere e singhiozzare molto forte.

    « Non lo pensavo veramente quello che le ho detto... » - disse tornando con la mente a quello che aveva detto prima alla gemella.
    « Non è vero che lo zio Dorian e lo zio Raylek piacciono solo ad Aqia. Anche a me piacciono molto, ma... » - singhiozzò più forte - « A lei piacciono di più, e ogni volta che siamo con loro è lei ad avere il controllo del corpo. Io forse non conto...! »

    Tirò su ancora con il naso, cercando di asciugare le piccole stille d'acqua che le cadevano sul vestito. Ripensò a quando Lord Grey aveva insistito per comprare a lei e Aqia tantissimi vestiti dall'aria principesca, e a come si era prodigato per farle sentire a casa su Laputa; ripensò anche a quando nello studio del Mastio Raylek aveva detto loro che erano una famiglia, consegnandogli l'anello da ambasciatrici ufficiali - che lei e Aqia tenevano sempre in una delle tasche dei loro vestiti. Gli occhi le tornarono immediatamente lucidi ancora una volta, e i singhiozzi trattenuti la fecero tremare per un attimo.

    « Mi mancano tanto... Quando riusciremo a tornare a Laputa gli chiederò scusa, lo prometto. »

    La voce le tremava, ed era abbastanza debole, ma sforzandosi la bimba alzò gli occhioni verso Lady Kalia e le fece una richiesta.

    « Fino ad allora non possiamo rimanere qui...? Non voglio che gli zii mi vedano così. »

     
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    « NO! No... Tutto ciò che voglio è stare con loro. »
    confessò la piccola, mentre alla letizia nel suo sorriso si avvicendava un tormento senza nome
    « Non voglio altro: Aqia è mia sorella gemella, e Salem... Zenki è buono, lo abbiamo trovato, è caduto dal cielo per noi. »
    spiegò ancora, scuotendo la testolina mentre lacrime amare sgorgavano dai teneri occhi scuri
    « Siamo venute qui perché lui è la nostra famiglia. E... Lo sono anche lo zio Dorian e lo zio Raylek. A Laputa ci hanno accolte come se fossimo parte della loro famiglia da sempre. »

    Nell'udire quelle parole, una lama gelida trafisse il cuore della Dama Azzurra, ma poiché la piccola era scoppiata in singhiozzi disperati, Kalia dovette vincere quella sensazione paralizzante insieme a tutti i dubbi che l'accompagnavano: avrebbe dovuto dirle che Raylek e Dorian erano scomparsi... ma con quale cuore aggiungere altro dolore ad uno spirito già ferito?

    « Non lo pensavo veramente quello che le ho detto... Non è vero che lo zio Dorian e lo zio Raylek piacciono solo ad Aqia. Anche a me piacciono molto, ma... »
    un singhiozzo più forte la scosse, costringendola ad una pausa densa di dispiacere
    « A lei piacciono di più, e ogni volta che siamo con loro è lei ad avere il controllo del corpo.
    Io forse non conto...! »


    Interrogandosi senza trovare risposta, la Castellana fece l'unica cosa di cui era sicura, e -rimessasi in piedi- circondò la ragazzina con le braccia flessuose, stringendola delicatamente a sé per cercare di trasmetterle conforto.

    « Questo non è vero, Aria... »
    mormorò con voce gentile come le onde sulla battigia, carezzandole il capo
    « ...conosco Raylek, e so che non sarebbe capace
    di non voler bene ad una bambina cara come te. »


    « Mi mancano tanto...
    Quando riusciremo a tornare a Laputa gli chiederò scusa, lo prometto. »

    asserì la bimba con voce tremante, levando verso di lei gli occhi umidi di pianto
    « Fino ad allora non possiamo rimanere qui...? Non voglio che gli zii mi vedano così. »

    « Ma certo che potete... »
    garantì la Castellana, decidendo che la verità avrebbe atteso il mondo esterno
    « ...tu, Aquia, e anche Salem: potrete restare per tutto il tempo che vorrete. »

     
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  8. Gemini`
     
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    La bambina chiuse i grandi occhioni marroni con aria finalmente serena, nonostante le scie di lacrime salate splendessero ancora sotto la luce sulle sue gote arrossate. Le parole della Dama le avevano scaldato il cuore, esattamente come quelle di una madre - loro madre, pensò.
    Un pensiero triste si insinuò nella sua testa, ma la bimba lo scacciò stringendosi un po' più forte alla donna, al cui vestito si era aggrappata in prenda ai singhiozzi. Strusciò per un istante la parte della guancia non bagnata sul tessuto, come avrebbe fatto un felino. E il pensiero triste se ne andò, inglobato da una tiepida luce. La sua luce, quella di cui adorava circondarsi.

    « ...tu, Aqia, e anche Salem: potrete restare per tutto il tempo che vorrete. »

    Sorrise, e di nuovo la guardò dal basso.

    « Grazie... » mormorò commossa.
    Non solo per quelle ultime parole, ma anche per quello che aveva affermato prima: ricordava che Raylek parlava sempre di loro al plurale, senza fare alcuna distinzione; erano le gemelline, per lui. Tirò su con il naso, finalmente più tranquilla: quanta preoccupazione per una cosa così stupida, pensò. Le sarebbe bastato andare a scavare nella memoria, e invece...

    Poi si staccò un pochino, imbarazzata, e si asciugò con la manica le scie di lacrime. A quel punto si guardò nuovamente attorno, girando la testa prima da una parte, poi dall'altra. Perplessa, di nuovo, guardò Lady Kalia.

    « Lady Kalia... dov'è esattamente Aqia? Possiamo andare da lei? »

     
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    Cherish

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    Apparentemente rasserenata dalle parole della donna celeste, la bimba albina chiuse gli occhi scuri per un momento, assaporando quella sensazione e stringendosi più forte a lei, e mentre le braccia flessuose dell'Alfiere ricambiavano quel nodo e le carezzavano ad un ritmo lento e dolce le seriche chiome candide, la piccina si scostò dal suo ventre per rivolgerle un sorriso.

    « Grazie... Lady Kalia... »
    mormorò Aria, tirando su col naso per poi arretrare ancora e guardarsi intorno
    « Dov'è esattamente Aqia? Possiamo andare da lei? »

    « Certamente, piccolina... »
    la rassicurò prontamente la Castellana
    « ...sarà di nuovo qui prima ancora che tu te ne accorga. »

    Così dicendo, la Dama Azzurra stese verso l'esterno la sua destra, e una serie di increspature deformarono la realtà onirica di quel luogo, mostrando ciò che del paesaggio era rimasto celato allo sguardo castano dell'ospite: un ampio e slanciato gazebo di legno bianco -dalla cupola intrecciata con fiori- si ergeva nella verde valle punteggiata di lagune cerulee come il cielo, e in esso, serena tra i balocchi, la piccola Aqia attendeva.

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    « Che ne dici di andarle incontro? »
    Kalia le sorrise... con nel cuore il peso di poter confidare almeno a Salem la verità

     
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  10. Gemini`
     
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    La bambina dai capelli albini seguì attentamente con gli occhi la mano tesa dell'Alfiere; il suo sguardo si posò sulle increspature che, lavorando la malleabile realtà di quel luogo paradisiaco, sembrarono creare un passaggio verso una porzione di mondo che fino a quel momento le era sfuggita: si trattava di un bellissimo gazebo, e al suo interno poteva vedere una chioma identica alla sua affaccendata a muoversi da una parte all'altra, come se tentasse di nascondersi.

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    Gli occhi della bambina divennero subito lucidi per il sollievo. Guardò sorridente la Castellana e poi lasciò dolcemente la presa per slanciarsi verso la piccola struttura. Al suo interno vi erano giocattoli e confortevoli cuscini, così come piccole sedie formato bambino. Da dietro due grandi cuscini candidi, la chioma di Aqia faceva capolino. Raramente avevano la possibilità di guardarsi negli occhi e toccarsi, poiché essere l'una nella testa dell'altra significava che un sottile velo separava fisicamente le loro due realtà mentali nonostante fossero fuse; ciò che toccavano era il loro riflesso, sempre. Ora però gli occhi marroni di Aria si specchiarono in quelli identici della leggermente più alta Aqia, che la osservava nascosta con aria colpevole... E Aria sapeva che allungando una mano avrebbe potuto toccarla, finalmente.

    « Sei arrabbiata, sorellona? »
    le chiese timidamente Aqia.

    Aria, a quel punto, tirò su con il nasino e assunse una posa decisa, con la schiena dritta, il mento ben sollevato, le braccia incrociate davanti al petto e un'espressione truce. Annuì.

    « Molto. » - e ovviamente non era vero.

    Ma la finta arrabbiatura non durò molto: Aria non poté trattenersi dal ridere e dal piangere assieme, così allargò di nuovo le braccia come a invitarla ad abbracciarla. Gli occhi di Aqia si fecero immediatamente più grandi e cominciarono a lacrimare, e con un urlo a metà fra il sollievo e la disperazione si gettò su di lei per abbracciarla forte.

    « Perdonami...! Era l'unico modo... Avevo paura... »
    singhiozzò Aqia stringendo forte la gemella più grande.

    Quella annuì e la accarezzò la testa come aveva fatto Lady Kalia con lei: va tutto bene, non sono arrabbiata, avrebbe voluto dirle, ma era sicura che Aqia avrebbe capito lo stesso. E infatti capì, e i singhiozzi lentamente scemarono. Aria a quel punto si sentì in colpa: sapeva che in qualche modo la gemella aveva udito tutto, che sapeva quali erano le stupide pene che l'affliggevano, e sapeva che ella avrebbe dovuto avercela con lei, non il contrario. La strinse di più affondando il viso fra i capelli albini: avrebbe trovato il modo di ringraziarla veramente, un giorno. Anche se era sua sorella, non avrebbe mai dovuto dare per scontato la sua importante presenza - anche se lei l'avrebbe seguita sempre, anche in capo al mondo.

    Aqia invece ebbe finalmente modo di rialzare la testa. Vide Lady Kalia e il sorriso che le fece fu il più grande di sempre, paragonabile solo a quelli che riservava a Raylek e Dorian quando le facevano un complimento o la rendevano contenta. Chiuse un attimo gli occhi per cacciare indietro un altro singhiozzo, e infine, quando li riaprì, disse una cosa all'indirizzo della Dama.

    « Lady Kalia... grazie » disse commossa.

    Voleva aggiungere altro - grazie per avermi aiutata, per aver aiutato mia sorella, per averle detto che possiamo restare, per averci dato un'altra casa, per aver aiutato Salem... ma non ci riuscì. Sperò che quel ringraziamento potesse comunicarle tutto questo ancora una volta. Si disse che prima o poi ci sarebbe riuscita, perché con Aria avrebbe aspettato il momento adatto per tornare a Laputa. Lì, a Istvàn. Poi sospirò.

    « E ora dobbiamo trovarci una casa qui. »
    disse ridacchiando all'indirizzo della sorella, che rise di rimando.

    Quando si staccarono mantennero le mani le une nelle altre, guardando sorridenti Lady Kalia. Nei loro occhi brillava latente un'assoluta fiducia in lei.

     
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    Dopo aver spiato le reazioni della gemella, la piccola Aria rivolse un gran sorriso alla donna per poi gettarsi in corsa verso Aqia, che stava timidamente cercando di nascondersi nel gazebo... e fu sorridendo con sollievo -lieta che le sorelline avessero infine trovato un modo di chiarirsi e appacificarsi- che Kalia si mosse lentamente per avvicinarsi; quando le ebbe raggiunte, le due si stavano abbracciando, riconciliate.

    « Perdonami...! Era l'unico modo... Avevo paura... »

    Erano strette l'una all'altra, in lacrime, ma non appena Aqia sollevò il viso -e gli occhioni scuri incontrarono quelli di zaffiro della Castellana- la sua espressione si sciolse in un rincuorato e luminoso sorriso; di nuovo, la bimba abbassò le palpebre per trattenere la forza del singhiozzo che la scosse, e infine le parlò.

    « Lady Kalia... grazie »
    mormorò commossa, e la Dama le carezzò la testolina, e le sorrise perché aveva capito
    « E ora dobbiamo trovarci una casa qui. »

    « Sarà meglio tornare da Salem... »
    le esortò, chinandosi sulle piccole per abbracciarle entrambe
    « ...si preoccuperà senz'altro a non vederci tornare. »

    ...e lentamente l'incanto si sarebbe disfatto, sciogliendo le sue trame in un'avvolgente e riposante luce cerulea, che le avrebbe circondate tutte e tre fino a cancellare ogni cosa... prima di restituirle alla realtà e alle braccia premurose del loro tutore dai capelli fulvi.

     
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  12. Frøzen
     
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    pov salem ::

    Salem era rimasto tutto il tempo con il capo chino sulle sue protette e la donna dai capelli azzurri, che aveva tentato di sorreggere per tutto il tempo con il braccio destro cingendola in una sorta di abbraccio. Deglutì per l'ennesima volta. Il suo cuore batteva così velocemente che temeva che da un momento all'altro esso gli sarebbe schizzato fuori dal petto, lasciandolo senza vita ad attendere per sempre il ritorno delle sue signore. Allo stesso tempo pensava a quanto la sua presenza fosse inutile in quel momento, a quanto altra gente aveva fatto per loro - e per le Gemelle - al posto suo.

    Il suo rimuginare fu interrotto dal lieve movimento delle spalle della piccola fra le sue braccia, che un attimo dopo tossì e riaprì i suoi grandi occhioni; prima si osservò attorno - sorrise all'indirizzo della Castellana - e poi, notati la mano che le cingeva le spalle e il petto innanzi a lei, li alzò fino a suoi, di un rosso scintillante. La guardò con apprensione, chiedendosi se fosse andato tutto bene. Doveva dare per scontato che fosse Aqia? Oppure era la piccola Aria? Qualunque delle due fosse, aveva un'aria terribilmente affaticata e un viso molto pallido.

    « Signorine...? »
    si decise infine a chiamarle. Si era sempre rivolto a loro in questo modo quand'erano a Laputa.


    pov aria&aqia ::

    Avvolte nell'abbraccio di Lady Kalia, le due bambine chiusero gli occhi. Si sentirono trasportare dalla brezza, e infine una luce calda sembrò depositarle da qualche altra parte. Fu Aria a riaprire gli occhi per entrambe quando si accorse di avere il controllo sul corpo. Perplessa e affaticata, rabbrividì per un attimo per poi guardarsi attorno: si trovava nelle Sale della Guarigione del Maniero; quando si voltò alla sua sinistra vide Lady Kalia, e ancora grata per quello che aveva fatto le sorrise, nonostante sentisse lievi dolori al corpo. Si chiese se per caso fosse normale tutto ciò: forse era la moneta da pagare in cambio di quello che aveva fatto e l'ansia che aveva causato.
    Sospirò, poi alzò lo sguardo verso Salem.

    « Signorine...? »

    Aria gli sorrise dolcemente, alzando una manina altrettanto insolitamente pallida e fredda. Gli strizzò una guancia, ridacchiando della sua espressione stranita quando lo fece.

    « Quanto sei buffo, Salem. Io e Aqia abbiamo risolto tutto, puoi smettere di preoccuparti. »
    gli disse con il tono più gentile e fermo che riuscì a trovare.

    All'ennesima fitta quando cercò di rimettersi in piedi fece però una smorfia, esalando a mezza voce un gemito di dolore che - lo avvertì chiaramente - impensierì Salem. Lo vide guardare con angoscia la Dama - probabilmente anch'ella aveva già ripreso pienamente conoscenza - e alla fine lo sentì chiedere qualcosa.

    « E' normale che stia così male? Aria è pallida, stanca... e fredda. »

    Aria chiuse gli occhi. Sentiva le forze venirle meno... e anche Aqia dentro di lei sembrava soffrire, avvolta fra le ombre ai piedi del cancello delle loro menti.

     
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    Cherish

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    Nell'istante in cui il suo spirito fece ritorno al proprio corpo materiale -riconducendo anche le Gemelle verso la loro dimora terrena-, le lunghe ciglia nerissime dell'Alfiere fremettero appena prima di sollevarsi lentamente, e tornare a svelare al mondo gli zaffiri che avevano gelosamente custodito dietro il sipario delle palpebre chiuse; la prima cosa che vide, fu il sorriso dolce e fiducioso della piccola Aria.

    « Signorine...? »
    la voce premurosa e preoccupata del Demone le giunse all'orecchio

    « Quanto sei buffo, Salem. »
    in risposta, la bimba lo apostrofò sorniona, tirandogli una guancia con la manina
    « Io e Aqia abbiamo risolto tutto, puoi smettere di preoccuparti. »

    Le cose sembravano sistemate per il meglio, eppure...d'un tratto, uno spasmo scosse il corpicino della piccola strappandole una smorfia sofferente, e la ritrovata quiete si incrinò come ghiaccio sottile, raggelando con la sorpresa di una inattesa preoccupazione anche il tenero cuore della Dama Azzurra.

    « E' normale che stia così male? »
    ...e quello stesso sentimento era anche sul volto di Salem
    « Aria è pallida, stanca... e fredda. »

    L'albina chiuse gli occhi, e mentre ne raggiungeva il fianco per posarle una mano candida e fresca sulla fronte, Kalia sostenne lo sguardo del fulvo, cercando al contempo di trattenere in sé le proprie paure e di mostrarsi salda agli occhi dell'altro, così da poterne alleviare l'ansia.

    « Io... Io non credo... »
    replicò cauta la fanciulla celeste, cercando di capire cosa non andasse nelle Gemelle
    « Non mi è mai successo che qualcuno stesse male dopo il riposo dello spirito. »
    aggiunse incredula, prendendo la mano di Zenki per trasmettergli il suo sostegno
    « Devo capire cose le sta accadendo... »


    Percepire l’Essenza: Con un semplice tocco, la Dama Azzurra esegue un approfondito esame dello stato di salute di chi le sta di fronte: toccando il bersaglio, Kalia può determinare quanta energia gli resti, apprendendo molte cose sulla sua costituzione, anche più di quante ne sappia lui stesso: la sua vera età, la sua muscolatura, eventuali malattie, caratteristiche ereditarie, la sua forza... Il potere rivela inoltre, soprattutto, la natura e il tipo di creatura che si ha di fronte, su cosa si basano i suoi poteri, eventuali elementi nella cui manipolazione eccelle e poteri speciali. La quantità di informazioni cresce in base alla durata del contatto. [GDR-only]
     
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    pov aria&aqia ::

    Aria sentì il tocco fresco della mano di Lady Kalia sulla fronte, ma - stranamente - ciò non le provocò alcun sollievo, come invece aveva immaginato di provare: un senso di nausea si impadronì all'improvviso di lei, costringendola ad aggrapparsi più saldamente a Salem, che tentò di sostenerla. Aria sentì la mano del gentile maggiordomo tremare, ma prima che potesse alzare lo sguardo su di lui avvertì una forte pressione alla testa. Fece per girarsi verso la Dama Azzurra per chiederle aiuto, ma all'improvviso avvenne qualcosa di strano.
    Fu come se una luce l'avesse abbagliata per un istante, togliendole il senso della vista: nella sua testa vide i bastioni che fungevano da protezione alla propria mente spalancarsi d'un colpo e rigurgitare al suolo un mare di Ombre, che si gettarono verso quella che sembrava essere lei all'istante - per poi oltrepassarla e cominciare a girarle attorno. La inglobarono. Le sembrò di non riuscire a respirare per un lungo istante, poi delle immagini cominciarono a scorrere davanti ai suoi occhi come se si trovasse all'interno di un caleidoscopio.

    Vide lei e sua sorella procedere per mano lungo un tunnel oscuro - come anime richiamate a riprendere vita -, per poi aprire per la prima volta gli occhi scuri sul mondo, incontrando gli sguardi stupiti ed emozionati di quelli che erano i loro genitori: Ian e Karen Vassel, scienziato e insegnante del Governo Mondiale di Pàngeaa; erano rinate in un mondo completamente diviso in due - con una dittatura da una parte e un governo libero dall'altra, perennemente in lotta per la supremazia e la distruzione dell'altro - prima come semplici automi, e poi - con l'uso di tecnologia, scienza, alchimia e magia combinate in modo blasfemo - come bambine umane di dodici anni apparenti.
    Si vide crescere assieme alla sorella e manifestare poteri che diedero da pensare allo scienziato, che spaventato dalla possibilità di perderle fece su di loro analisi di laboratorio in modo da poter eliminare la massa celebrale che aveva identificato come la causa dei loro poteri di ESPer, che avevano attirato le intenzioni malvagie del Governo stesso. In un'esplosione di colori e suoni che la resero nuovamente cieca, Aria riconobbe il tentativo fallito di loro padre nel rimuovere la massa: lo vide mentre si piegava sul suo corpicino, ancora steso inerte e incosciente sul freddo metallo del lettino che l'uomo teneva nel laboratorio privato, per poi piangere tutte le sue lacrime assieme alla moglie. Quello era stato il momento fatidico che aveva parzialmente legato lei e sua sorella per l'eternità, rendendole due menti in un unico corpo. Uno sbaglio fatto per amore.
    Poi venne il buio, e le risate silenziose dell'Oscurità che si risvegliava nel loro corpo per dare origine al contratto con le Ombre: richiamata dai loro poteri di ESPer, l'Oscurità aveva siglato con loro un patto che gli permettesse di usare le sue senzienti propaggini fino a che essa avesse ritenuto loro - le gemelle - utili. Un patto che le Gemelle avevano scordato assieme al passato al loro risveglio in un mondo completamente bianco, fra la neve e gli alberi della foresta ai piedi delle montagne, lontane da qualsiasi luogo civilizzato. Erano scampate - a loro insaputa - a un destino terribile fatto di guerra e sangue, ma non a uno fatto di continui morsi della fame, dove per sopravvivere erano state costrette a rubare, vivere in piccole caverne adornate da pochi stracci per renderle confortevoli e poco altro.
    Una vita che durò due anni, prima che uno squarcio dimensionale le portasse a casa: Endlos. Aria si vide precipitare verso i Picchi dell'Ovest, e infine essere salvata per ironia della sorte da un uomo di metallo - come lo erano state lei e la sorella prima del risveglio dell'anima. Uomo che le portò a Laputa, dove incontrarono per la prima volta Dorian Grey e l'Autocrate, con cui vissero da quel momento in avanti, circondate dalla loro generosità e - infine - anche accudite dal loro Salem, caduto dal cielo esattamente come loro e davanti a loro, mentre si trovavano nei prati verdi di Laputa a intrecciare fiori da regalare al Lord e allo zio Raylek.
    Si vide mentre, nella personalità di Aqia, aiutava a Klemvor l'Autocrate contro gli scemi a rotelle e poi di nuovo nella sua dimensione natale, dove con una corsa contro il tempo, aiutata dai suoi ritrovati genitori, cercava di salvare il corpo-contenitore di Aqia per riuscire a farle riavere un proprio corpo; e alla fine scoppiare in lacrime, mentre vedeva lo stesso scomparire e disintegrarsi nel void, nell'atto di attraversare il Maelstrom che doveva farle tornare nuovamente su Endlos.
    ... Consapevole che mai più lei e la sorella si sarebbero separate.
    Aria vide anche il ricordo in cui, una volta arrivate, venivano salvate non da un uomo di metallo, questa volta, ma dalla cavalleresca Drusilia che le riportò immediatamente a Laputa.

    Le immagini rappresentavano in continuazione il suo passato e il suo presente, ciò che lei e sua sorella erano state e ciò che invece erano ora, dopo tante sofferenze... e ciò che sarebbero diventate. Con un singulto dovuto alla sorpresa, Aria si portò le mani alla bocca: davanti a lei scorrevano immagini delle Ombre che mostravano quello che le stava accadendo. Si vedeva crescere, crescere come essere umano; il suo corpo nelle immagini assumeva delle sembianze pian piano più adulte, ma l'espressione che esso recava in viso denotava un'atroce sofferenza. E le Ombre la guardarono come se sapessero che era quel dolore che lei e sua sorella avrebbero provato. Allo stesso tempo era come se guardassero oltre di lei, come se ci fosse qualcun altro a guardare tutte quelle immagini che le vorticavano attorno senza sosta, mostrando le esperienze sue e di Aqia su quel semipiano e su quello natio.

    Quando tornò finalmente a vedere, riaprendo gli occhi sulla realtà, fu come riuscire a respirare di nuovo dopo essere rimasta in apnea troppo a lungo. Aria si accorse di avere il fiatone e di essere aggrappata a un altrettanto sconvolto Salem, che fissava il terreno - e lei - con occhi sbarrati.

    « C-che cosa è successo? »
    chiese con voce piccola e tremante alla Dama, per poi deglutire a vuoto.


    pov salem ::

    Zenki aveva osservato sconvolto il viso pallido di Aria diventarlo sempre di più, mentre la Dama, nuovamente, si avvicinava per controllarne le condizioni. La vide appoggiare una delle sue mani fresche sulla fronte di Aria, mentre l'altra andava a toccare la sua per dargli il proprio sostegno. Gli occhi color delle fiamme di Zenki si andarono a posare su quest'ultime - poiché leggermente imbarazzato dal contatto - ma all'improvviso avvertì una forte pressione all'altezza del cuore, dove il Sigillo era stato posto.
    Aprì la bocca per prendere aria, ma all'improvviso fu come non essere più in quel luogo, e non aver nemmeno bisogno di respirare. Si trovò di nuovo all'Inferno.

    Nella sua testa vide altri Demoni incappucciati fargli strada verso un altare dorato, in una sala sfarzosa con alte finestre. Si trattava di una cerimonia d'investitura, e in cuor suo Zenki sapeva benissimo dove si travava. Si osservò mentre procedeva verso l'altare, dove un Demone piuttosto anziano e incappucciato come gli altri era stato posato per il suo ultimo riposo: il suo viso era stanco e rugoso, le sue palpebre a stento rimanevano aperte, e i suoi occhi azzurri come il cielo che non avevano mai potuto vedere si fissarono su di lui, senza veramente vederlo. Egli sollevò la mano destra e gli toccò il petto, pronunciando parole in una lingua antica e ormai perduta. Si sentì bruciare come se avesse la febbre, e all'improvviso tutto cominciò a vorticargli attorno, mentre i sacerdoti demoniaci presenti si inginocchiavano innanzi a lui dandogli il benvenuto a una nuova vita.
    Niente più stenti - si sentì pensare Zenki, nei recessi della sua mente -, niente più lotte per la sopravvivenza in quei gironi infernali, niente più morte se non per mano mia o mia detestabile decisione. Niente più sofferenza, si sentì pensare con sollievo. Ce l'aveva fatta, aveva raggiunto la vetta, aveva toccato con mano il potere più grande a cui un Demone potesse accedere a quel mondo. E ora poteva comandare che tutto ciò avesse fine.
    Ma il Sigillo lo avvertì del pericolo e lo condusse lontano, perché a lui e a lui soltanto quell'immenso potere - o essere senziente che fosse - era fedele; lo fece perché la sua missione, il suo vero nome, Zenki non lo avrebbe mai scoperto rimanendo negli Inferi. Mentre era nel void, il Sigillo gli fece rivivere a ritroso la sua vita, dal momento della fuga rocambolesca dal suo mondo a causa dei sacerdoti che volevano ucciderlo fino alla sua nascita, fra le fiamme del girone più basso da cui si era dovuto elevare massacrando e sviluppando i suoi poteri. Infine il momento in cui diventò il maggiordomo delle Gemelle e sfidò nuovamente il void per raggiungerle, finendo invece per tornare per sbaglio negli Inferi da cui riuscì nuovamente a fuggire.
    E infine vide lei: capelli e occhi azzurri, mani di fata che lo avevano curato con amore e con una devozione che solo una santa poteva avere.

    Lei non doveva vedere.

    Spalancò gli occhi sul mondo con il respiro trattenuto fra i denti, trovandosi con la testa piegata in avanti e gli occhi sbarrati sulla testolina di Aria, che in quel momento sembrava aver ripreso conoscenza - ma perduto allo stesso tempo altro colore in viso. La testa gli scoppiava, e avrebbe tanto voluto gridare o andare a nascondersi dietro una delle colonne della Sala. Quale miserabile essere era lui...

    « C-che cosa è successo? »
    sentì chiedere alle Gemelle.

    Con la fronte imperlata di sudore si girò anche lui, portandosi la mancina al cuore, dove il Sigillo mandava fitte continue - come se stesse reagendo ai battiti accelerati del suo stesso cuore.

    « ... Avete intuito qualcosa, Lady Kalia? »
    chiese con voce insolitamente bassa, stanca e tremante, come se fosse in allerta.
    Pronto a scattare per nascondersi dal nemico, come una bestia selvatica e impaurita.



    Post lunghissimo, dove attraverso dei flashback indotti prima dalle Ombre e poi dal Sigillo, Kalia viene a sapere i dettagli richiesti dalla sua tecnica.



    Aria&Aqia - Ombre:
    - Si scopre che le Gemelle - i cui veri nomi sono Aria Vassel e Aqia Vassel - sono due anime riportate in vita attraverso un processo piuttosto complesso, e che hanno preso coscienza di sé e di essere tornate in vita solamente dopo che loro padre ha tentato di tramutare i loro freddi corpi di macchine in carne umana (riuscendoci, appunto).
    (La loro vera natura è di automi-umani.)
    - Aria e Aqia provengono da un'area montana del loro mondo soggetta a un regime totalitario (Governo Mondiale di Pàngeaa), di cui dovevano divenire armi di distruzione di massa, come tanti altri soggetti come loro. In particolare, loro erano fortemente ricercate poiché loro padre è il primo scienziato ad essere riuscito a creare la vita.
    - Proprio per scappare dal Governo, le Gemelle fanno il patto con le Ombre, di cui ora sono Manipolatrici: in cambio di potere per salvare i loro genitori (ottenuto mentre erano ancora in un sonno profondo dovuto all'esperimento del padre per rimuovere i loro poteri di ESPer - loro unica iniziale particolarità, fortemente voluta dal Governo), le Gemelle donano il loro unico corpo alle Ombre finché sarà ritenuto necessario. Il "padrone" delle Ombre è definito semplicemente l'Oscurità, l'Ombra-matrice.
    (I loro poteri da Psiomanti sono gli unici poteri propri che hanno; l'essere Elementaliste-Illusioniste dipende tutto dalle Ombre, che gli hanno donato questo potere attraverso il loro utilizzo.)
    - Le Gemelle perdono la memoria proprio a causa del Patto, e si risvegliano dopo essere riuscite a scappare. Vivono di stenti e, infine, arrivano su Endlos.
    - Le Gemelle incontrano Salem su Laputa.
    - Ad un certo punto le Gemelle riescono a tornare nel loro mondo per un certo periodo di tempo (che su Endlos viene percepito in modo diverso), e riescono quasi a recuperare il corpo di Aqia. Questo però viene distrutto dal Maelstrom, poiché privo di un'anima al suo interno. Le menti delle Gemelle si fondono completamente.
    (Le Gemelle sono legate fra loro non per loro scelta, ma per casualità/destino: loro padre - prima - ha reso il corpo di Aqia inadatto ad ospitare la mente e l'anima di quest'ultima, che si è spostata durante l'esperimento nel corpo di Aria; la distruzione del corpo di Aqia - dopo - ha portato la mente delle Gemelle a fondersi completamente, anche con l'aiuto delle Ombre. In questo modo non è più possibile renderle due individui fisicamente distinti.)

    Il resto non riassunto qui deriva tutto da altre Scene.

    Infine:
    - Le Ombre mostrano ad Aria il processo che sta avvenendo al loro corpo: essendo passati tre anni dalla loro fuga dal Governo, il loro corpo avrebbe dovuto crescere essendo quello di un normale essere umano; ciò non è avvenuto, a causa della perdita della memoria. Avendo recuperato quest'ultima, ed avendo sviluppato due mentalità completamente diverse nonostante la fusione della loro mente (come ad esempio avvenuto durante questa Scena), le Gemelle ora stanno attraversando un momento di crescita rapida/istantanea, fisicamente parlando.
    Stanno perciò assumendo l'aspetto che dovrebbero avere da un po', quello di quindicenni/sedicenni.



    Zenki "Salem" Lelouch - Sigillo:
    Siccome il contatto è più leggero, non essendo lui il destinatario, allora le informazioni sono un po' meno.
    - Zenki è nato in un mondo dove i Demoni erano segregati sottoterra, negli Inferi, suddivisi a loro volta in gironi. Più si procedeva verso il basso, più i gironi si facevano pericolosi. Nascere nell'ultimo girone significava essere feccia della feccia, il peggio, e risalire era un'impresa ritenuta impossibile.
    (Zenki è un Demone in grado di manipolare le fiamme degli Inferi, che lui è in grado di evocare tramite il Sigillo che ha tatuato sul petto, all'altezza del cuore - è perciò un Elementalista/Evocatore)
    - Zenki è il Duca Infernale: il titolo più alto che un Demone possa avere negli Inferi, corrisponde a quello di monarca/dittatore a seconda di come viene utilizzato. Il Sigillo prende possesso di un corpo alla volta, e solo di colui che eccelle fra i tanti Demoni. Il Sigillo viene passato in punto di morte da Duca a Demone tramite un rituale sacro. Da allora il nuovo Duca ha il potere di fare ciò che vuole negli Inferi.
    (Zenki è posseduto da un potere/essere chiamato il Sigillo; esso è materialmente rappresentato da un tatuaggio all'altezza del cuore, che reca il vero nome del Duca e la sua missione - che dovrà portare a termine nell'arco della sua esistenza.)
    - Il Duca, nonostante il suo immenso potere, è spesso soggetto ad attacchi omicidi da parte degli altri Demoni, sacerdoti inclusi. Il Sigillo ha pensato di salvare il suo possessore trasportandolo in un altro mondo, dando così inizio alla "missione" di Zenki, che ha così incontrato le Gemelle e a loro è diventato devoto, tanto da volerle seguire in altri mondi e rischiare così di tornare nel proprio.
     
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    Quando la bianca mano della Castellana si adagiò sulla fronte della bambina, un nuovo viaggio onirico ebbe inizio... ma, nel moto istintivo di donar conforto al preoccupato mentore, ella non si avvide di aver accidentalmente esteso il suo potere anche al demone, e prima che potesse rendersene conto, la sua anima si ritrovò catturata tra la catena di ricordi delle Gemelle che ora si intrecciava a quella del Maggiordomo.

    Dapprima, gli occhi cerulei della donna scorsero il cancello metafisico che conduceva all'interiorità della Gemelle, là dove Aria e Aqia sostavano in piedi, tenendosi per mano e dandole le spalle; avrebbe voluto chiamarle e raggiungerle, dir loro di non seguire quel tunnel tenebroso... ma le Ombre schiusero i battenti e scivolarono loro incontro come un denso banco di fumo senziente, avvolgendo la piccola nel loro fosco abbraccio e cancellando il mondo dietro una coltre nera.
    jpg
    Trascinata in una nuova proiezione astrale, Kalia si ritrovò in una grande e sfarzosa sala, ad un passo dalle spalle di Salem; era così vicino che le sarebbe bastato tendere la mano per toccarlo, ma figure incappucciate affiancarono il demone dai capelli rossi e lo condussero al cospetto di un altare dorato, su cui giaceva un anziano uomo dagli occhi azzurro cielo, ormai in fin di vita.

    Un brivido di timore irrazionale risalì la schiena della fanciulla celeste quando vide l'Antico portare una mano sul petto del fulvo, e mentre il Sigillo veniva impresso su di lui e una febbre tormentosa iniziava a divorarlo, lo stesso dolore raggiunse anche lei.
    Portandosi le mani sulle tempie, serrò le palpebre.

    « . . . »

    Quando schiuse gli occhi di zaffiro, il dolore era passato, consegnandola all'atmosfera dolce e ovattata di mura domestiche in cui una giovane coppia rimirava con amorevole commozione le loro due creature tornate a nuova vita... Sarebbe potuto essere un ricordo felice, ma la consapevolezza che il mondo al di fuori fosse diviso in due per una guerra dettata da un odio scellerato e interessi meschini gettava ombre sul futuro, lasciando aleggiare nell'aria un senso di ineffabile malinconia. Perché i desideri umani causavano tutto questo...?

    Non trovò risposta, la Papessa, e nel domandarselo si ritrovò di nuovo in compagnia di Salem; sintonizzata con la sua mente, percependone l'ebbrezza per l'enorme potere che gli era stato conferito insieme al Sigillo, Kalia udì l'eco dei suoi pensieri: c'era una sorta di “gioia”, una specie di sollievo, perché gli stenti e le lotte per la sopravvivenza erano spettri lontani da lui, e poi... e poi una vena oscura di ambizione perché tutto quello finisse. E fu allora che venne scagliato nel Void.

    Il nulla le sfrecciò attorno obnubilandole i sensi e trasmettendole una forte nausea, ma durò solo un istante, perché d'un tratto la realtà era mutata ancora: muovendosi come un fantasma tra quelle memorie, la Dama Azzurra avanzò nel laboratorio privato del padre delle Gemelle, e si sentì il cuore a pezzi quando scorse il corpicino inerte di una delle piccole sul freddo tavolo operatorio... e pianse insieme ai loro genitori quando vide cosa era costato a loro e alle bambine -delle bambine ancora così piccole, con una vita intera davanti- il folle tentativo di privarle di un dono che era parte di loro. E così, le due divennero una.

    jpg
    « . . . »

    ...proprio come accadde alle visioni nella sua testa: l'Oscurità e il Void la inghiottirono all'unisono, e si sovrapposero e si fusero, e mentre le Ombre irretivano le Gemelle in un patto e mille promesse sussurranti, la benevola Dea dell'Est fluttuava accanto a Salem come priva di peso, ripercorrendo con lui i frammenti del suo passato -una storia piena di sangue e dolore-, cullandola in quella dimensione senza spazio e senza tempo, come a volerla confortare per i segni che tutta quella tristezza continuava ad incidere sul cuore troppo tenero.

    Forse fu per quell'eccesso di emozioni che il resto delle immagini le fuggì davanti più spedito e confuso di quanto già sperimentato, e il biancore di un mondo di ghiaccio si mescolò alla terra rossa dei Picchi di Sequerus, all'azzurro del cielo sopra Laputa, al grigio dell'acciaio e del cemento di Klemvor, all'Inferno di Zenki, al suo incontro con le bambine e al verde di Chediya... in un fiume indistinto su cui galleggiavano intatti solo il volto bitorzoluto ma gentile di Raylek, quello fascinoso dell'Ufficiale Grey, e quello di Ian e Karen Vessel mentre cercavano di ridestare Aqia nel suo vero corpo.

    Con uno esercizio di volontà -una volontà in grado di mantenere coesa una porzione di semipiano-, Kalia si costrinse a tornare lucida e presente a sé stessa, e mentre la tempesta di ricordi ed emozioni la superava passando oltre, la confusione e la nausea svanirono, permettendole di contemplare nuovamente la quiete asettica dell'oscurità... e di tornare a fissare negli occhi le Ombre e il cambiamento che stavano profetizzando alle piccole – che aveva finalmente raggiunto.


    « Non c'è nulla di cui dobbiate avere paura... »
    esordì la voce dolce della Castellana, gentile come il mormorio delle onde
    « Sono sicura che non sarà brutto o doloroso come dicono... »

    jpgAvrebbe voluto accompagnare a quelle parole di rassicurazione un abbraccio, ma non appena mosse un passo verso le bambine, la realtà onirica si sfaldò, e quella concreta, bianca e riposante delle Aule di Guarigione le esplose intorno, abbagliandola per un istante e togliendole il respiro.

    « C-che cosa è successo? »
    chiese ansante e tremante la piccola, fissando il viso sconvolto di Salem

    « ... Avete intuito qualcosa, Lady Kalia? »
    domandò, con lo stesso tono provato il demone dai capelli rossi

    Con gli occhi ancora lucidi, la Dama Azzurra trasse un respiro profondo, e mentre si svuotava del fiato e della tensione con un sospiro, la destra si staccò dalla fronte della bambina per tergere via le iridescenti perle di rugiada rimastele impigliate tra le folte ciglia nerissime; poi, la sinistra lasciò la mano di Salem per levarsi leggera a sfiorargli amorevolmente la guancia, e lo sguardo di zaffiro si incatenò a quello del demone.

    « Credo di aver capito... »
    assentì, abbassando poi premurosamente le iridi sulle piccoline
    « Se ho ben interpretato i messaggi delle Ombre,
    le Gemelle stanno crescendo... »

     
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