Brutal Raid

Retroscena

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    La Dama del Vento attese pacata che gli Aviatori uscissero dal Mastio prima di rivolgersi alle guardie rimaste lì fuori alla porta con aria perplessa ed allo stesso tempo smarrita. Poveri idioti: le sembravano quasi una massa di burattini senza altra ragione di vita che non fosse quella di compiacerla in tutto e per tutto. Tuttavia le andava bene così: se non fosse stato per loro, il piano non sarebbe giunto a compimento. Si avvicinò, imperiosa ed allo stesso tempo femminile, e parlò loro con la voce che per mesi si era allenata ad imitare, anche a suon di frustate. Si era perfino finta cameriera al Mastio per trovare un modo di mascherare la malia che non aveva, trovando poi la risposta proprio da Drusilia stessa! Mai il Destino era stato così favorevole nei suoi riguardi! Infondo aveva un dono, e come tale andava sfruttato. Certo, non immaginava in questo modo: quando il suo padrone l'aveva inserita in quel progetto pensava riguardasse contraffazione di documenti o, al più, prostituzione pura e semplice. E invece il destino era andato oltre ogni previsione...
    Come sempre, infondo.

    -Ho bisogno di rimanere sola per riflettere, e ne approfitterò per chiedere consiglio all'Autocrate nelle sue stanze. Voi controllate tutte le uscite: che nessuno entra o esca da questo posto.

    Fu così che chiuse nuovamente la porta dietro di sè, tirando un profondo sospiro di sollievo. Quell'elfo albino l'aveva quasi scoperto, anche se non del tutto: se non le fossero venuti i brividi nel momento in cui aveva supposto fosse una trappola, sarebbe scoppiata a ridere.
    Certo che era una trappola!
    Per loro, ovviamente.
    I suoi padroni avevano bisogno di spazio di manovra, non particolarmente grosso ma del tutto sicuro per la loro incolumità sia fisica che di facciata, e con quegli Aviatori tra le scatole penetrare nel Mastio sarebbe stato troppo, anche arrivando dal passaggio segreto indicato loro da Ukkonen. Ci voleva qualcuno per allontanarli, e lì arrivava lei, che per natura era in grado di diventare chiunque.
    Un'artista, ecco cos'era.
    Un'artista maledettamente brava.

    Raggiunse a passi lenti il colonnato che le era stato indicato, fissando soddisfatta il proprio riflesso formoso ed ammaliante nel marmo lucidato perfettamente. Poi contò le colonne, raggiungendo la settima e cercando un tassello alla sua base. Lo trovò, lo spostò e premette nella fessura che si era creata.
    Il mezzobusto elfico innanzi a lei prese a ruotare insieme a tutta la parete, e si aprì esattamente come una porta. Aldilà della soglia, due figure maschili.

    -Come i miei Signori hanno comandato.

    Disse la falsa Dama del Vento, sorridendo maliziosa ed inchinandosi al loro cospetto.

    -Desiderate altro, dalla vostra umile serva?



    Edited by Drusilia Galanodel - 13/11/2015, 17:53
     
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    Quando finalmente l’uscita del passaggio segreto si aprì, gli parve che quasi un’eternità fosse trascorsa dal momento in cui si era addentrato nell’oscurità dei cunicoli sotterranei in compagnia di Leone e Jepson: in vero, il percorso non aveva richiesto che un’ora scarsa, ma il contrasto tra l’adrenalina data da quel gesto di ribellione e l’inerzia a cui -di contro- la segretezza li obbligava, non aveva certamente giovato a rendere piacevole la traversata.

    In più, non volendo farsi mancare gli imprevisti dell’ultimo momento come in ogni situazione delicata che si rispetti, Lord Ukkonen aveva dovuto improvvisamente ritirarsi e abbandonare la spedizione in fretta e furia per una incresciosa circostanza: a quanto pareva, il sistema di allarme di cui il suo stimato collega aveva dotato la propria abitazione aveva rilevato la presenza di estranei all’interno della villa... e l’anziano non aveva avuto dunque altra scelta che tornare in sede, lasciando a lui -l’erede dei Borgia- le redini della missione.

    La sottile linea luminosa che sagomava la porta nascosta si schiuse in uno spiraglio, e sebbene già la luce di quel corridoio sarebbe bastata a farlo trasalire, anche il volto della donna giunta ad aprire ebbe su di lui un certo effetto; naturalmente, sapeva che si trattava di una copia e non di quella vera, ma a dispetto di tutte le prove a cui aveva assistito, il risultato finale restava sempre un po’ sconvolgente.


    -Come i miei Signori hanno comandato.
    esordì, sorridendo maliziosa ma inchinandosi con deferenza
    -Desiderate altro, dalla vostra umile serva?

    « Vi ringrazio per il vostro servizio, Milady. »
    si limitò a risponderle l’aitante giovane bruno, superandola

    In qualità di rampollo di una delle famiglie di punta del Sodalizio, la responsabilità e il privilegio di difendere gli interessi suoi e dell’intera congrega dei Mercanti era ricaduta nelle sue mani, e se questo implicava il doversi introdurre nel Mastio con l’inganno e mettere l’Autocrate con le spalle al muro per costringerlo a sputar fuori una spiegazione, l’avrebbe fatto senza battere ciglio. Anche se questo voleva dire strumentalizzare e manipolare dei perfetti sconosciuti.

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    « I mercenari dovrebbero star ingaggiando battaglia con i LAM in questo momento. »
    riassunse rivolgendosi a Jepsen e abbassando il cappuccio della cappa scura
    « ...ma non credo sia saggio far troppo affidamento su di loro:
    potrebbero non essere in grado di guadagnare abbastanza tempo. »

    proseguì, percorrendo a grandi falcate il colonnato che portava alle stanze di Raylek
    « E’ più prudente che tu e la tua servitrice restiate qui fuori per assicurarvi che nessuno scocciatore si intrometta. »

     
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  3. Lo Schiavista
     
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    Non credevo proprio che emozione come la paura mi si addicesse; la vedevo come qualcosa degno solo degli animali o di qualche bifolco dal basso intelletto. Eppure quel giorno la sentii anch'io, seppure solo in forma di forte nervosismo. Era un fastidio che sentivo ad ogni passo, mentre percorrevo la via del passaggio che ci avrebbe condotti direttamente al mastio. Vedevo la cosa come una debolezza inaccettabile, che avrei dovuto schiacciare all'istante. Ahimè, riuscii però solo a controllarla e a non dare a vedere il mio stato d'animo. Mi ero abituato sin troppo a vincere e ad avere successo, così non riuscivo a gestire con il dovuto distacco l'idea di una possibile sconfitta.
    Non potevo nemmeno più dissolvere la mia preoccupazione immergendomi nell'illusione di essere invincibile: aveva già ricevuto uno smacco negli ultimi tempi e proprio dagli aviatori. Tuttavia non potevo neppure ritirami e continuare ad osservare i fatti come spettatore. Dopo quanto successo era diventata una questione personale, ne andava del mio orgoglio e anche il fango che avrei rischiato di prendermi sarebbe stata ben poca cosa di fronte all'umiliante scelta di non reagire.
    E dunque eccomi lì, a percorrere quel tetro passaggio assieme al giovane Borgia, un uomo d'onore di cui sapevo che ci si potesse fidare. Era stato lui a prendere le redini del malcontento del Sodalizio e coordinare gli sforzi dei mercanti che avevano deciso di reagire. Io mi ero aggregato solo alla fine a questi, ma sapevo che fosse una persone su cui si potesse contare, perciò avevo accettato ben volentieri che fosse la mia guida in qual giorno particolare.
    Di contro ero piuttosto deluso dall'atteggiamento del signor Leone, che aveva abbandonato il tutto all'ultimo momento. Aveva detto che alcuni intrusi erano entrati nella sua residenza e se ne era andato. Inutile dire che ai miei occhi tale giustificazione non aveva fatto altro che farlo sfigurare ulteriormente: aveva mostrato ben poca lungimiranza a non pensare come impedire che qualcuno potesse approfittare della sua assenza, nonché ben poca serietà a non impegnarsi per far si di poter rispettare un impegno preso.
    Se non altro potevo essere sollevato dal fatto aver al mio fianco solo persone affidabili.
    Finalmente arrivammo all'uscita e fu proprio lì che il mio nervosismo raggiunse il suo picco, quando la porta si aprì e dietro di essa vedemmo la sagoma di Drusilia. Per un attimo credetti di avere davvero davanti quella ragazzina ambiziosa e non seppi cosa fare. Non sarebbe stato facile trovare una scusa per giustificare la nostra presenza lì e tapparle la bocca con la violenza non rientrava nelle nostre capacità.
    Fortunatamente appena la ragazza parlò mi resi conto che fosse la schiava che avevo inviato lì. Tutta la tensione mi lasciò all'istante e sorrisi compiaciuto; finalmente le cose stavano andando come desideravo!
    " Vi ringrazio per il vostro servizio, Milady"
    Adesso avremo dovuto pensare a raggiungere l'Autocrate e quindi portarlo, volente o nolente, alla sede del Sodalizio. Non sarebbe certo bastato parlargli una sola volta per cambiare le cose, solo lontano dai Liberi Aersi Milites avrebbe potuto ascoltare le nostre ragioni. Comunque non sarebbe dovuto essere troppo difficile, in fondo sapevamo in che zona del mastio risiedeva e non avremmo impiegato troppo a farlo entrare nel passaggio segreto. Il resto sarebbe venuto da sé.
    " I mercenari dovrebbero star ingaggiando battaglia con i LAM in questo momento."
    Non potei però fare a meno di notare una certa preoccupazione nel suo tono, qualcosa che sembrava ben più concreta rispetto al timore provato quando avevamo raggiunto l'uscita.
    " ...ma non credo sia saggio far troppo affidamento su di loro:
    potrebbero non essere in grado di guadagnare abbastanza tempo."

    Il suo era un timore molto fondato. A giudicare da come erano riusciti a contenere la folla inferocita dovevamo trovarci contro ad avversari molto competenti, in grado di fronteggiare anche degli ottimi mercenari.
    " E’ più prudente che tu e la tua servitrice restiate qui fuori per assicurarvi che nessuno scocciatore si intrometta."
    Fui leggermente seccato dal sentire tale affermazione, tanto che per un breve istante lo diedi persino a vedere. Non per un motivo razionale, quanto più per una questione di orgoglio: eravamo andati lì a prendere l'Alfiere, il nostro gesto sarebbe forse passato alla storia e il mio compito si stava riducendo ad un semplice "fare la guardia alla porta", mentre il giovane Cesare Borgia avrebbe compiuto personalmente alla parte che sarebbe stata ricordata per sempre. Tuttavia capii subito che il ragazzo avesse tutte le ragioni per farlo ed era anche il più adatto a svolgere quel compito.
    " Comprendo, vedremo di far in modo che non succeda."
    Aspettati che passasse oltre per dare nuove disposizioni alla mia schiava e già che c'ero per esercitare i miei poteri su di lei. Anche in una situazione del genere non potevo farne a meno, in fondo era una mia peculiarità, un tratto caratteristico per cui ero famoso e farlo contribuiva a connotare il mio stile di comportamento.
    " Hai fatto un ottimo lavoro, finora..."
    E le feci provare una lieve soddisfazione. Forse era un po' poco in confronto all'importanza del compito che aveva svolto, ma non volevo che si montasse la testa, specialmente quando non avevamo ancora finito tutto.
    " ...Tuttavia rimangono ancora molte cose da fare. Ritorna dagli altri e assicurati che nessuno si rechi nell'alloggio dell'Alfiere o in questa stanza. Torna qui solo quando ti darò il segnale o se credi che qualcuno possa smascherarti. Io resterò di guardia al passaggio."
    Se tutto fosse andato bene, in pochi minuti Cesare Borgia avrebbe trovato l'Autocrate e ce ne saremmo potuti andare.
     
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    "Hai fatto un ottimo lavoro, finora..."

    La falsa Drusilia sorrise soddisfatta del proprio lavoro e della lode del proprio padrone, tuttavia si sentiva ancora incapace di provare gioia profonda: probabilmente si trattava della consapevolezza di non aver terminato il proprio compito, come difatti le parole del suo signore le confermarono immediatamente dopo.

    " ...Tuttavia rimangono ancora molte cose da fare. Ritorna dagli altri e assicurati che nessuno si rechi nell'alloggio dell'Alfiere o in questa stanza. Torna qui solo quando ti darò il segnale o se credi che qualcuno possa smascherarti. Io resterò di guardia al passaggio."

    Lei abbassò il capo lievemente, lasciando alcune ciocche castane scivolare via dalle spalle diafane.

    -Sarà fatto, mio signore.

    E così si diresse a passo sinuoso verso la sala da cui era uscita poco prima, dispensando ordini agli stupidi lacchè adoranti di quella donna di cui aveva preso le sembianze. Tuttavia il destino a volte si rivela assai curioso, ed oltretutto con un pessimo senso dell'umorismo: non appena varcò la porta e la chiuse dietro di sè, lo stesso fecero due figure alla seconda uscita, di fronte a lei.

    druinganno

    -Ma cosa diav-....?!?!?
    -...

    Un uomo ed una donna per l'esattezza, esattamente uguali nell'aspetto se non per il colore di occhi e capelli, di cui uno -la fanciulla- ne era il positivo e l'altro -il giovanotto- il negativo. Entrambi fissarono la falsa Ufficiale con occhi sbarrati, sebbene sul volto del maschio si fosse dipinto un sorrisino divertito.

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    -Guarda guarda, Dru. Non sapevo avessi un'altra gemella! Hehehehehehe...

    Ma nonostante lui lo trovasse divertente, il volto di lei si era trasfigurato in una maschera priva di espressione e dallo sguardo assassino. Perchè c'era una sua copia lì dentro ed in un momento come quello senza un suo consenso? Come diavolo aveva osato nel prendere le sue sembianze? Ma soprattutto... dove era finita la squadra a cui aveva ordinato di proteggere il Mastio???

    -Sarò breve, impostore.

    Parlò alla schiava con le sue sembianze, e senza perder tempo, rapida ed inattesa come un fulmine a ciel sereno, sguainò la sua spada e gliela puntò alla gola.

    -Dimmi perchè sei qui e dove sono i miei Aviatori ed io non ti ucciderò...

    Breve pausa, e le regalò uno sguardo in grado di far gelare anche le fiamme degli inferi.

    -...adesso.

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    Sostava in posa rilassata e con le spalle posate sul muro. Lo sguardo aureo rivolto a quello strano modellino in miniatura del Presidio Errante, donato all'Alfiere da parte della sorella. Ancora più avanti di qualche passo, una finta-Drusilia quasi spalmata sul muro e con lo sguardo colmo di terrore, nonostante nessuno le stesse di fatto addosso. A dire il vero Quarion non si seppe spiegare il motivo preciso di tutto quel terrore, semplicemente perchè le cause erano di gran lunga superiori a quelle che si sarebbe aspettata. Poteva essere terrorizzata a morte dall'errore commesso, o magari dalla conseguente possibilità di essere giustiziata inquanto traditrice. Forse aveva ancora più scheletri nell'armadio, e temeva che venissero svelati anche quelli, o magari era stata la fama dell'Ambasciatore a piantarla di spalle contro il muro: chissà perchè, succedeva quasi sempre quando incontrava un viso conosciuto, ma generalmente erano gli uomini a comportarsi in quel modo. E se in realtà era un maschio? Possibile... infondo lui stesso non aveva problemi a mutare il proprio aspetto in quello di una candida fanciulla.

    -Questo piano fa acqua da tutte le parti... non è con il conflitto che si intaccano i punti deboli di un avversario... mi meraviglio che dei mercanti non ci abbiano pensato. Perchè solo qualcuno del Sodalizio potrebbe aver avuto il coraggio e le finanze per questa inutile rivolta, su questo ne son certo.

    Pronunciò con voce suadente, mentre la sua interlocutrice continuava a rimanere paralizzata al muro lì di fronte.

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    -In ogni caso, tutto è bene ciò che finisce bene... vorrà dire che rimarrò qualche giorno per assistere alla condanna tua e di tutti i tuoi complici. Ho come il sospetto che mi troverò davanti molte facce conosciute fra le teste sgozzate ed appese in piazza, la pensi anche tu come me, tesoro?

    L'altra, intanto, continuava a rimanere muta come una graziosissima statua di ghiaccio. In effetti l'Ambasciatore riteneva adorabile il momento in cui puttanelle come quella abbandonavano improvvisamente la loro disinvoltura non appena si rendevano conto di aver perso tutto, ed in un certo senso trovava estremamente eccitante girare il coltello nella piaga, dare quella spintarella che avrebbe trascinato la vittima già sconfitta nella più nera disperazione.

    -Non so... forse riscoprirò fra i colpevoli qualche vecchia conoscenza come un Ukkonen o un Goldwine ...o magari qualche nuovo acquisto del Sodalizio, come il figlio di Borgia o non so... quel grazioso biondino che mi ha permesso di affittare alcune fanciulle -davvero molto capaci- per il mio compleanno.

    Bastava così poco... a volte anche una sola frase.

    -Come aveva detto di chiamarsi? Ah, si! ...Jepson Hughes.

    A quelle parole, il mondo le crollò addosso.
    Jepson Hughes, colui che l'aveva aiutata a sopravvivere in un mondo così crudele, e che con magnanimità le aveva dato un posticino, seppur insignificante, in una società malvagia e corrotta, chiedendo in cambio solo la sua fedeltà. Fedeltà, ecco l'unica moneta che per lui contava, così diverso da tutti gli altri mercanti al punto da farla quasi innamorare della sua persona. No, lei non avrebbe permesso che gli facessero del male. Nessuno avrebbe infierito contro l'intaccabile figura del suo salvatore: se fedeltà aveva giurato, così sarebbe stato.
    Fu un moto di rabbia immotivata il suo, o forse lo sfogo di una tensione arrivata ben oltre il limite di sopportazione. Estrasse un pugnale che teneva nascosto fra le pieghe dell'abito e, in un atto disperato, affondò il braccio per colpire l'Ambasciatore.

    ...

    Il coltello cadde.
    Gocce di sangue bagnarono il pavimento prima di essere rapidamente raggiunte da altre sorelle, che copiose scesero sotto forma di cascate cremisi. Rosso sangue sul marmoreo pavimento... che splendido dipinto! Il colore della carne sul freddo della pietra, la tonalità della passione che avvolge qualunque cosa in una morsa senza vincitori.
    Ecco il vero volto dell'arte!

    -Dimenticavo un ultimo dettaglio.

    Sorrise sornione, ammirando compiaciuto il volto della Dama del Vento totalmente ricoperto di sangue, agonizzante per dei tentacoli che, inaspettati, avevano attraversato completamente il suo sterno, spaccando la gabbia toracica e raggiungendo così il suo cuore. Lo aveva afferrato, l'Amore aveva resto quel cuore totalmente suo, e nello stesso modo l'avrebbe stretto fino ad ucciderla.
    Perchè era quello il suo scopo... era così che lui agiva: affascinante e tormentato Amor Profano... così agognato e travolgente, ma allo stesso tempo fonte di innumerevoli disgrazie. Così sarebbe stato per chiunque l'avesse sottovalutato, o per ingenuità si fosse lasciato trascinare.

    evilquarionlol

    -Non sopporto le nullità che non sanno stare al loro posto.

    Perchè nessuno doveva avere anche solo l'idea di improvvisarsi copia di sua sorella. Solo lui poteva osare tanto, solo lui poteva sfiorare il suo viso davanti ad uno specchio, e carezzare il proprio corpo come meglio desiderava. Nessun altro poteva toccarla, nessun altro poteva anche solo pensare di averla.
    Drusilia apparteneva soltanto a lui e a nessun altro, uomo o donna che fosse.
    Sospirò, dunque smosse il corpo appena deceduto con la punta della scarpa, così da vedere ad incantesimo sfumato quale fosse il reale volto del traditore, che si scoprì essere una traditrice. Sorrise tranquillo. Infondo non gli importava nulla di quella variante.

    -Sogni d'oro, puttanella.

    E così si stiracchiò, tornando a posare il dorso della propria schiena contro il muro mentre i capelli si ritrasformavano da tentacoli a semplice chioma azzurrina, ora elegantemente legata in una treccia. Gli occhi d'oro fissavano compiaciuti il cadavere di fronte ad essi, adagiato su di una splendida pozza di sangue. Forse Drusilia non l'avrebbe presa benissimo, ma si sarebbe inventato qualche scusa a riguardo.
    Infondo "occhio non vede, cuor non duole".

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    Camminava a passi svelti lungo il corridoio che dava alle stanze dell'Autocrate. Non sapeva se vi fossero davvero dei complici in quella terribile vicenda, ma un terribile presentimento le diceva che il suo segreto non era più al sicuro. Il risultato era stato quello di gettarsi verso la camera da letto dell'Autocrate, la stessa in cui diceva si fosse rintanato per non uscire quasi mai, e controllare che tutto fosse in ordine ed al sicuro.
    Ma, ahimè, non appena voltò l'angolo trovò uno dei capi del Sodalizio proprio davanti ad una porta lievemente socchiusa, segno che c'era qualcun altro.

    -Tu.

    Disse con voce rabbiosa, avvicinandosi come una furia e sguainando la spada.

    -So cosa avete fatto.
    Vi dichiaro in arresto!



    Edited by Drusilia Galanodel - 13/11/2015, 17:54
     
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    Un malcelato lampo di disappunto riverberò negli occhi verdi del Mercante di Schiavi, e nonostante il Borgia fosse perfettamente in grado di intuire quali pensieri insofferenti dovevano star sfrecciando agili tra le sinapsi nascoste sotto quella chioma bionda, egli rimase piacevolmente impressionato dallo scoprire in quel ragazzo giovane quanto lui la sua stessa lungimiranza, cortesia e senso pratico.

    Poteva capire che -giunto a quel punto- Jepsen intendesse condividere la futura fama di aver compiuto quell’incursione al Mastio per unirsi al colloquio con l’Afiere, ma...


    "Comprendo, vedremo di far in modo che non succeda."

    ...l’orgoglio non lo distolse dal ragionare lucidamente, ed era una cosa in cui -di certo- nessuno degli altri vecchi del Sodalizio sarebbe probabilmente riuscito; in quel momento, la priorità era riuscire nell’impresa: a ciò che avrebbero fatto cantare ai bardi, avrebbero pensato poi.

    Con austera solennità-, Cesare rivolse al suo complice un cenno di omaggio col capo e lo superò, raggiungendo le doppie porte degli appartamenti dell’Autocrate, schiudendo uno dei pesanti battenti in uno spiraglio, ed insinuandosi all’interno: nella semi-oscurità che vi regnava, la prima cosa che lo colpì fu il tanfo stagnante dell’aria viziata e il lezzo sgradevole della polvere...

    ...e quando gli occhi scuri si abituarono a quella condizione di scarsa luminosità, il Mercante d’Armi fu rapido nel muoversi alla ricerca di altri tasselli di quel puzzle; senza indugiare troppo, sgattaiolò fino alle pesanti tende che coprivano le finestre, e -riparatosi il volto in una sciarpa- le scostò con un solo gesto brusco, che librò nell’aria una densa nube di pulviscolo.

    Voltandosi, il moro si guardò intorno per abbracciare la stanza con una sola occhiata, e -per quanto stentasse a credere ai suoi occhi- capì all’istante molte cose: Raylek non era lì, e non c’era più stato da un tempo terribilmente lungo. Ma da quanto...? Da quando aveva iniziato a negar loro udienza?

    Nel tentativo di trovare un punto cardinale da cui cominciare a raccapezzarsi per basare le teorie che avrebbe formulato, il Borgia si diresse a passo spedito verso una libreria in legno dove sapeva avrebbe trovato i rendiconti dell’Alfiere Errante: per quello che ricordava dai racconti di suo padre -e da quel che aveva veduto con i suoi occhi le volte in cui lo aveva accompagnato a conferire-, il goblin teneva uno scrupoloso monitoraggio di tutti i progressi compiuti dal Sodalizio giorno per giorno...

    Scorse le dita lungo le costine di numerose file di registri, alla ricerca del più recente, e quando lo trovò non poté far a meno di trasalire in un momento di irrequietezza: estrasse l’agenda dal mobile, se la rigirò tra le mani, trovò il verso giusto e cominciò a scorrere le pagine in cerca dell’ultima annotazione.
    Decimo giorno di Spica, il settimo mese. Quasi un anno prima...

    jpg
    « . . . »

    Molte cose non gli tornavano, cose come disposizioni firmate dal sigillo dell’Autocrate posteriori a quella data, testimonianze di chi diceva di averlo visto partire o tornare da chissà quale missione, lo strano comportamento che il goblin aveva tenuto al Ballo d’Inverno... e mentre la mente del giovane annaspava in cerca di una spiegazione logica,
    la verità lo colpì come un maglio.

    Qualcun altro aveva potuto mettere le mani sul sigillo e usarlo su qualsiasi documento.
    Le testimonianze potevano essere state falsate, distorte o deliberatamente ricostruite.
    Dal basso della Sala, qualsiasi nano verde su una balconata poteva passare per l’Autocrate.

    E chi mai poteva avere i mezzi per portare avanti questa messinscena? Chi poteva averne bisogno?
    Chi avrebbe -e, in vero, già aveva- tratto maggio vantaggio da quella situazione?

    La risposta gli parve così scontata da non aver nemmeno bisogno di pronunciarla a sé stesso.

    Chiuse l’agenda con un colpo secco che originò uno sbuffo di polvere dalle pagine, e se la nascose nella bisaccia sotto il mantello mentre già girava i tacchi e tornava a passo spedito verso la porta; le dita affusolate e forti della destra erano già strette attorno alla maniglia quando, dall’altra parte, gli giunse la voce del colpevole.

    -So cosa avete fatto.
    tuonò la voce di Drusilia Galanodel
    -Vi dichiaro in arresto!

    « In arresto...? »
    esordì incuriosito, spingendo il battente e rivelandosi, sulla soglia spalancata
    « E con quale accusa? »
    volle sapere, mentre avanzava verso la donna, fissandola negli occhi
    « Visitare gli appartamenti dell’Autocrate è sempre stato un privilegio dei leader del Sodalizio, e solo lui ha l’autorità per dettar legge in casa sua. »

    Fermò la sua avanzata quando ancora molti metri lo separavano da quella creatura maliarda e mendace, ma i suoi occhi scuri non lasciarono quelli di giada della silfide nemmeno per un solo istante; dopotutto, tra i due, non era lui quello ad aver qualcosa da nascondere.

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    « O meglio, l’avrebbe - se fosse qui. »
    proclamò, lanciando il suo guanto di sfida
    « Allora, Lady Galanodel: dite di sapere cosa abbiamo fatto noi, ma... voi, invece?
    Che cosa ne avete fatto dell’Autocrate? »

     
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  6. Lo Schiavista
     
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    Sentivo che qualcosa non stesse andando: aveva ascoltato i suoni della mia schiava mentre si allontanava, prestandone attenzione anche quando l'avevo persa di vista. Tutto era sembrato procedere per il verso giusto, ma qualcosa mi allertò. Era da un po' che la donna era troppo lontana per poter essere udita, ma improvvisamente avvertì la sua voce, o meglio quella che doveva essere del capo dei Liberi Aeris Milites.
    Se ero riuscito a udirla doveva aver detto qualcosa in un tono piuttosto alto. Forse non era il caso di allarmarsi per qualcosa dovuto a chissà quale causa, ma il mio istinto mi diceva che la situazione potesse sfuggire dal mio controllo.
    Cosa potevo fare allora? Se ci fossero state delle difficoltà la mia servitrice avrebbe potuto venire a cercarmi in quel punto, ma se l'avesse preceduta qualche altro membro degli Aviatori mi avrebbe visto subito e, cosa peggiore, avrebbe scoperto il passaggio segreto, la nostra unica via di fuga.
    Allora cosa potevo fare? Spostarmi, cercare il giovane Cesare o magari rintanarmi dietro la porta del passaggio? Esaminai molto attentamente queste opzioni e notai che sarebbe stato ben poco dignitoso farsi scoprire in un maldestro nascondiglio o, ancor peggio, far credere a tutti che avessi intenzione di andarmene lasciando indietro il mio alleato .
    Piuttosto valeva la pena correre qualche rischio in più, se mai fossi stato catturato non sarebbe stato umiliante. Dopo tutto, anche l'orgoglio aveva la propria importanza.

    Quindi intravidi la ragazza tornare verso di me. Come sospettavo dovevano esserci stati dei problemi, ma appena fu abbastanza vicina mi accorsi di qualcosa di strano: la sua andatura, i suoi occhi e la sua sua espressione avevano qualcosa di diverso. Conosco molto bene i miei schiavi ed ero certo che la mia servitrice non sarebbe stata mossa da simili emozioni in quelle circostanze.
    " Tu."
    Quella furia, quella fierezza non erano tipiche di lei. Ero certo, ero davanti alla vera Drusilia Galanodel!
    " So cosa avete fatto. Vi dichiaro in arresto!"
    Era lei! Era la nostra nemica! Dovetti impormi di restare impassibile, non ascoltando il lieve timore e la fortissima rabbia che mi iniziò a bruciare. La guardai negli occhi, senza badare alla spada sguainata.
    Nonostante stessi salvando la mia dignità, in quell'istante non seppi proprio cosa fare! I miei pensieri andarono alla nostra impresa, quasi sicuramente fallita, alle conseguenze che avrebbe avuto e per ultimo alla mia schiava. Probabilmente dovevano averle fatto qualcosa e la ciò non mi piaceva e non solo perché dovevano aver danneggiato un "pezzo" di grande valore, ma anche perché potevano aver distrutto uno dei frutti del mio lavoro. Insegnare l'ubbidienza per me era un arte, qualcosa che richiedeva disciplina e creatività; se quella donna era stata ferita o uccisa era come se avessero distrutto un oggetto artistico. Era pur vero che non fosse stata una soddisfazione grande come Sindy, ma comunque aveva il suo valore, soprattutto per la sua capacità nel mutare aspetto.

    Proprio allora però la voce del mercante d'armi mi fece capire che quella ragazzina non ci avesse ancora in pugno.
    " In arresto...? E con quale accusa?"
    Non ebbi il tempo di intuire cosa intendesse, che il giovane mollo il suo affondo. Quelle parole sembravano ferire molto più della lama della Dama del Vento!
    " Visitare gli appartamenti dell’Autocrate è sempre stato un privilegio dei leader del Sodalizio, e solo lui ha l’autorità per dettar legge in casa sua."
    Come c'era da aspettarsi dal rampollo dei Borgia! Sorrisi sarcastico, aspettando quale altra mossa avesse fatto.
    " O meglio, l’avrebbe - se fosse qui."
    Improvvisamente il sangue mi si gelò nelle vene, sentendo quella che avrebbe potuta essere solo un'ipotesi remota e pessimista. Dietro a quelle parole c'era un significato enorme!
    Avevamo esitato troppo, io avevo esitato troppo e ci eravamo fatti governare dagli Aviatori! Fino ad allora avevo pensato che la mia strada sarebbe stata sempre in ascesa e invece l'unica cosa che mi sarebbe stata concessa in quei tempi sarebbe stato lottare per ciò che avevo costruito. Sperare che alla fine dei miei sforzi rimanesse molto o per lo meno qualcosa. Percorrere la stessa via brillante per cui ero passato fino ad adesso era qualcosa che non sapevo se e quando avrei avuto di nuovo l'occasione!
    Nessuno poteva sapere quali conseguenze avrebbe portato quella rivelazioni, ma non era da escludere l'ipotesi di una guerra civile!
    " Allora, Lady Galanodel: dite di sapere cosa abbiamo fatto noi, ma... voi, invece?
    Che cosa ne avete fatto dell’Autocrate?"

    Capii quale immensa responsabilità fosse sulle nostre spalle e decisi di dar man forte al giovane.
    " Senza contare che se ci succedesse qualcosa, chiunque potrebbe capire che voi e la vostra gilda state, come minimo, nascondendo qualcosa di scomodo."
    Cercai di farle notare che arrestandoci o peggio non avrebbe ottenuto molto, per dissuaderla dal prendere simili iniziative. Ammettevo di essere incerto, sebbene non lo dessi a vedere, ma nonostante tutto iniziai a sentire uno stato d'animo assai gradevole, a pregustare il fatto che stavamo tornando ad avere noi il coltello dalla parte del manico e che mi stessi rifacendo, seppur in minima parte, sui Liberi Aeris Milites!
    " Ordunque, Lord Borgia vi ha fatto una domanda."


    Edited by Lo Schiavista - 9/12/2012, 23:59
     
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    « In arresto...? E con quale accusa?
    Visitare gli appartamenti dell’Autocrate è sempre stato un privilegio dei leader del Sodalizio, e solo lui ha l’autorità per dettar legge in casa sua. »


    La situazione iniziava a farsi bollente, ed intanto la Dama del Vento si ritrovò totalmente smascherata. Ahimè, poco pratica nell'arte del mentire, ella stette immobile e con i verdi smeraldi sbarrati dalla sorpresa, momentaneamente incapace di pensare ad un qualunque altro piano.

    « O meglio, l’avrebbe - se fosse qui.
    Allora, Lady Galanodel: dite di sapere cosa abbiamo fatto noi, ma... voi, invece?
    Che cosa ne avete fatto dell’Autocrate? »


    " Senza contare che se ci succedesse qualcosa chiunque potrebbe capire che voi e la vostra gilda, state come minimo nascondendo qualcosa di scomodo."

    La bella si morse le labbra, completamente sorpresa ed allo stesso tempo preoccupata da ciò che Lord Borgia intendeva dire, velatamente e non.

    "Ordunque, Lord Borgia vi ha fatto una domanda"

    Sta di fatto che al suo posto intervenne il gemello che, ormai libero dal tenere ferma la finta dama, aveva deciso di seguire sua sorella, fuggita nei meandri del Mastio senza dirgli nulla.

    -In arresto per cosa, domandate?

    Apparve da dietro un angolo, estremamente bello ed inquietante come sempre. Nella sua sinistra teneva stretto un lembo di vesti strappate, le stesse indossate dalla brutta copia della sorella che loro avevano osato mandare allo sbaraglio fra le guardie.

    -A quanto ricordo io, aizzare cittadini contro il governo e mandare una falsa copia dell'Ufficiale a dare ordini da parte vostra, ha un preciso nome, lo stesso in ogni Presidio.

    evilquaeua

    -Si chiama tradimento, signori miei.

    Il pochi passi raggiunse il fianco della sorella.
    Era giunto a Laputa sotto richiesta della stessa per portare via ed in un luogo sicuro ad Est la figlia di un mercante, Rajuilma, insieme alla sua amante sirena ed ora si trovava nel Mastio a difendere Drusilia da due traditori abbastanza potenti da darle noia: dire che il Destino fosse bizzarro era ben poca cosa.

    -Alla Dama dell'Est non piacerà affatto questo affronto del Sodalizio verso l'autorità di un Ufficiale.

    Affermò con gusto, assaporando il momento della loro disfatta.
    Tuttavia una mano giunse lesta innanzi a lui, aperta con la sola volontà di bloccarlo. Drusilia, la Dama del Vento, aveva qualcosa da dire.

    drupiccolabrutal

    -L'Est non interverrà.

    Il gemello la squadrò poco convinto.

    -Si tratta di question interne al presidio: non ho intenzione di coinvolgere stranieri, anche se alleati.

    E con quello, l'Ambasciatore tacque. Dubitava che sua sorella avesse davvero il cinismo per affrontarli in modo opportuno, tuttavia era altrettanto convinto che, legami di sangue a parte, lei era un suo superiore in quel castello, e perfino Kalia avrebbe avuto da ridire se si fosse messo contro l'Ufficiale di Laputa davanti a dei mentecatti. L'unica soluzione sensata era tacere, e lasciarla lavorare. Se poi le cose si fossero messe male, avrebbe trovato un modo per intervenire, su quello non c'erano dubbi.

    -Ho giurato di mantenere i segreti dell'Alfiere come tali, dunque nessuno di voi ha l'autorità di estorcermeli, esattamente come non avevate l'autorità di scatenare rivolte cittadine o mandare mie sosia a dettar legge fra l'esercito.

    Gli occhi brillarono di un'antica fiamma, mentre con risolutezza riprendeva il comando della situazione. Umano era aver paura, inciampare, cadere. Ciò nonostante talvolta diveniva necessario spogliarsi di umanità per vestire di potere, forza. Non per avidità e nemmeno per gloria: Amore soltanto, verso tutti coloro che riposavano al sicuro fra le ali della Giustizia.

    -Ed il peccato che vi condanna non è certo il tradimento: per i vostri scopi avete aperto una ferita nella nostra isola, seminando panico ed angoscia fra la gente, strappando via al popolo la sicurezza di una protezione sempre vigile e costante. Una certezza che Raylek ha costruito in anni di glorioso governo, sopportando dolore, guerre e morte... volata via in una sola notte.

    Guardò entrambi i mercanti con disprezzo, rinfoderando la lama.

    -Andatevene pure, sparite dalla mia vista. Dimenticherò il vostro affronto se sceglierete il silenzio. Ma ricordate che questa notte non avete recato danno a me, perchè a sanguinare è Laputa stessa: se avrete intenzione di continuare questa crociata masochista, allora vi dichiarerete miei nemici, e vi combatterò come tali.

    E con ciò stette in silenzio, il volto trasfigurato in una maschera di odio e dolore.



    Edited by Drusilia Galanodel - 13/11/2015, 17:55
     
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    Le sue parole sferzarono l’aria generando sgomento, ma se il suo collega Jepson si riebbe in fretta da quella agghiacciante rivelazione e dai sottesi pensieri che si annidavano tra le pieghe delle ovvie conseguenze, la donna dagli occhi verdi ristette in silenzio - con il viso d’angelo trasfigurato in una maschera sconvolta.

    "Senza contare che se ci succedesse qualcosa, chiunque potrebbe capire che voi e la vostra gilda state, come minimo, nascondendo qualcosa di scomodo."
    rincarò la dose il biondo, sottolineando quanto losca fosse stata la condotta dei LAM
    " Ordunque, Lord Borgia vi ha fatto una domanda."

    Anche davanti a quella sollecitazione, Lady Galanodel rimase in silenzio
    - la più incondizionata ammissione di colpa.


    -In arresto per cosa, domandate?
    intervenne una voce suadente, richiamando l’attenzione sul suo proprietario
    -A quanto ricordo io, aizzare cittadini contro il governo e mandare una falsa copia dell'Ufficiale a dare ordini da parte vostra, ha un preciso nome, lo stesso in ogni Presidio.

    ...ad intervenire in sua difesa era stato il gemello della cospiratrice: Lord Quarion Galanodel -Ambasciatore dell’Est spesso in visita alla loro città volante- aveva fatto il suo ingresso in scena al fianco della sorella, e la sua argomentazione sarebbe stata molto significativa e autorevole... se non fosse stato per il piccolo ma cruciale dettaglio che la sua cara consanguinea -chissà in quali scellerate circostanze- aveva fatto sparire l’Autocrate e nascosto il fatto per quasi un anno.

    Una cosa che per il Borgia...

    -Si chiama tradimento, signori miei.
    Per l’appunto.

    -Alla Dama dell'Est non piacerà questo affronto del Sodalizio all'autorità di un Ufficiale.

    « Quando vorrò interpellare la Dama Azzurra, le scriverò una letterina
    come fanno i bambini per l'equinozio di primavera. »

    garantì con garbato cinismo il moro, scoccando un’occhiata gelida all’albino

    -L'Est non interverrà. Si tratta di questioni interne al presidio:
    non ho intenzione di coinvolgere stranieri, anche se alleati.


    Infine, la Dama del Vento si era riscossa dal suo torpore, dipanando il silenzio con un gesto, e -strano a dirsi- su quello il Borgia fu d’accordo con lei: le questioni di Laputa riguardavano Laputa, e nessuno più del Sodalizio era in grado di fare gli interessi del Presidio Errante; tanto meno -ne era convinto- quella donna arrivata lì come una forestiera, che -nonostante tutti i privilegi ottenuti per la benevolenza dall’Autocrate- aveva tramato nell’ombra per usurparne il seggio.

    -Ho giurato di mantenere i segreti dell'Alfiere come tali, dunque nessuno di voi ha l'autorità di estorcermeli, esattamente come non avevate l'autorità di scatenare rivolte cittadine o mandare mie sosia a dettar legge fra l'esercito. Ed il peccato che vi condanna non è certo il tradimento: per i vostri scopi avete aperto una ferita nella nostra isola, seminando panico ed angoscia fra la gente, strappando via al popolo la sicurezza di una protezione sempre vigile e costante. Una certezza che Raylek ha costruito in anni di glorioso governo, sopportando dolore, guerre e morte... volata via in una sola notte.
    dopo il bel discorsetto, il Gran Maestro rinfoderò la spada guardandoli con spregio
    -Andatevene pure, sparite dalla mia vista. Dimenticherò il vostro affronto se sceglierete il silenzio. Ma ricordate che questa notte non avete recato danno a me, perchè a sanguinare è Laputa stessa: se avrete intenzione di continuare questa crociata masochista, allora vi dichiarerete miei nemici, e vi combatterò come tali.

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    « Non osate rivolgervi a noi con questi toni, madama: la mia famiglia serve quest’isola da ben prima del suo arrivo qui da Celentir - e senz’altro da prima del vostro. »
    la redarguì il rampollo dei Borgia, incatenando senza timore i loro sguardi
    « Non so quali presunti segreti Lord Raylek possa aver preferito affidare ad una straniera piuttosto che ai suoi più fedeli e leali collaboratori, ma vi dirò solo una cosa. »
    esordì, mentre il suo volto si induriva di un’autorità rampante
    « Il Sodalizio si è sempre sobbarcato gli oneri delle guerre combattute per preservare la nostra libertà ed indipendenza: le nostre merci, i nostri capitali, le vite dei nostri giovani... E non piegheremo il capo in silenzio davanti ad una usurpatrice che ci ha manipolato come burattini per un anno!

    Potete far finta di non aver avuto parte nella spaccatura che ora affligge la città, ma sarà il popolo a decidere - e quando sarà chiamato a schierarsi, resterete sorpresa.

    Se per avere giustizia per la mia gente e verità sul nostro sovrano dovrà scorrere del sangue, così sia: siamo Mercanti e nessuno meglio di noi conosce il prezzo. »


    Il fervore avvampava nei suoi occhi senza tuttavia intaccare minimamente la compostezza glaciale del suo viso, e quando Cesare ebbe a sua volta terminato, volse risolutamente la schiena alla sua avversaria quasi sfidandola a colpirlo alle spalle, e -superato il Mercante di Schiavi- si incamminò verso l’ingresso del passaggio segreto: il dado era ormai tratto.

    « Ci rivedremo, Dama Galanodel - e allora chiuderemo questa faccenda. »

     
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    " In arresto per cosa, domandate?"
    La nostra nemica ci doveva delle risposte, ma qualcuno la anticipò, qualcuno che conoscevo.
    " A quanto ricordo io, aizzare cittadini contro il governo e mandare una falsa copia dell'Ufficiale a dare ordini da parte vostra, ha un preciso nome, lo stesso in ogni Presidio."
    Come ci si poteva scordare dell'ambasciatore dell'Est? Un tipo piuttosto stravagante, anche se la innegabile che avesse delle incredibili doti diplomatiche, molte delle quali non ortodosse, che usava quando la situazione non andava come avrebbe voluto. Una volta era stato persino un mio cliente e avevo apprezzato molto che avesse pagato subito e senza storie per le ragazze che gli avevo temporaneamente ceduto.
    Ora però non era certo lì in come mio alleato e non poteva esserlo. Il capo degli Aviatori si era dimostrato un'altra volta scaltro, sfruttando il suo legame di sangue per procurarsi un eventuale aggancio con l'Est per combatterci.
    Una mossa degna di lode, che io stesso avrei fatto se ne avessi avuto la possibilità, ma che ovviamente non gradii, dato che stava venendo usata contro di noi.
    " Si chiama tradimento, signori miei."
    Tradimento? Era estremamente ironico venire apostrofati così da qualcuno che stava difendendo una donna che aveva nascosto a tutti la scomparsa dell'Alfiere, aveva sostenuto di agire in suo nome e forse l'aveva persino tolto di mezzo!
    " Alla Dama dell'Est non piacerà affatto questo affronto del Sodalizio verso l'autorità di un Ufficiale."
    Era pur vero che a seconda della versione che si dava, un gruppo di persone poteva essere dipinta come degli eroi o dei traditori e Lord Quarion, che era una persona intelligente, aveva già trovato gli argomenti giusti per farci apparire come gli antagonisti. Anche noi avevamo prove per difenderci e per screditare i nostri avversari e quale dei due schieramenti sarebbe parso dalla parte del giusto dipendeva solo dalla capacità di convincere le persone... o di tappare la bocca ai propri nemici.
    " L'Est non interverrà. Si tratta di questioni interne al presidio:
    non ho intenzione di coinvolgere stranieri, anche se alleati."

    Tuttavia la Dama del vento rinunciò a un aiuto che le poteva essere utile nella lotta che avrebbe dovuto affrontare. Tirò quindi fuori una storia difficilmente credibile, visto la sua condotta, per poi lasciarci andare.
    " Andatevene pure, sparite dalla mia vista. Dimenticherò il vostro affronto se sceglierete il silenzio. Ma ricordate che questa notte non avete recato danno a me, perchè a sanguinare è Laputa stessa: se avrete intenzione di continuare questa crociata masochista, allora vi dichiarerete miei nemici, e vi combatterò come tali."
    Fu allora che capii perché la Dama del Vento si comportasse così: voleva il nostro silenzio. Evidentemente era in una posizione talmente critica che se qualcosa fosse trapelato o se ci fossero stati ulteriori sospetti dovuti alla nostra sparizione, tutto sarebbe caduto. Doveva essere talmente indifendibile che nemmeno Lady Kalia avrebbe potuto fare molto per aiutarla, se aveva rifiutato subito la proposta dell'ambasciatore.
    Era più che logico che non ci avesse fatto nulla e ci stesse chiedendo di non parlare: quello era l'unico modo in cui avrebbe potuto sostenere di agire col benestare dell'Autocrate. Se fossimo tornati dal mastio senza averlo portato con noi, molti avrebbero visto il tutto come un gesto del del residente del castello in favore degli aviatori. O meglio lo avrebbe pensato se non avesse saputo tutto.
    Quella proposta non era altro che il disperato tentativo di una donna ambiziosa di non perdere la propria posizione, sostenendo che convenisse a noi. Un trucchetto che però non funzionò.
    Cesare Borgia rispose alle parole della Dama, dichiarando la propria ostilità e dirigendosi verso il passaggio. Prima di fare lo stesso, presi anche io la parola; non potevo certo tacere dopo quello che avevo visto.
    " Davvero una bella storia Lady Galanodel, ma sarebbe stato meglio se ci aveste fornito delle prove a riguardo.
    Ammesso che decidessimo di non dire nulla, per quanto credete di riuscire a nascondere ancora la mancanza dell'Alfiere?"

    Detto ciò, iniziai a voltarmi.
    " Non credo di aver più motivo di rimanere qui e dato che non sono gradito tolgo il disturbo, per ora."
    E avanzai anch'io verso la porta.
     
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    « Non osate rivolgervi a noi con questi toni, madama: la mia famiglia serve quest’isola da ben prima del suo arrivo qui da Celentir - e senz’altro da prima del vostro. Non so quali presunti segreti Lord Raylek possa aver preferito affidare ad una straniera piuttosto che ai suoi più fedeli e leali collaboratori, ma vi dirò solo una cosa.
    Il Sodalizio si è sempre sobbarcato gli oneri delle guerre combattute per preservare la nostra libertà ed indipendenza: le nostre merci, i nostri capitali, le vite dei nostri giovani... E non piegheremo il capo in silenzio davanti ad una usurpatrice che ci ha manipolato come burattini per un anno! »


    Era divertente vedere come riuscissero a rivoltare la vicenda anche in una situazione come quella. Sembrava quasi che avessero investito i loro averi quasi per dovere, e non per trarne profitto. Ma almeno su di una cosa Cesare era stato onesto: si parlava delle vite dei loro giovani, non delle proprie, che era ben diverso. Forse era per quello che Raylek non aveva dato a nessuno il posto vuoto alla vetta del Sodalizio lasciato da Dorian: servire era infatti un conto ma esser devoti tutt'altra cosa, ed evidentemente nessuno di loro aveva dimostrato abbastanza devozione ed amore per la patria agli occhi del Goblin da meritare l'eredità dell'Ufficiale Gray che, pur non essendo soldato, aveva abbastanza a cuore Laputa da sacrificare la propria vita nelle Guerre di Fondazione.
    Erano questi gli uomini di cui si fidava Raylek.
    Nessun antico casato, nessun nativo, nessun naufrago: solo eroi al suo fianco.

    « Potete far finta di non aver avuto parte nella spaccatura che ora affligge la città, ma sarà il popolo a decidere - e quando sarà chiamato a schierarsi, resterete sorpresa. Se per avere giustizia per la mia gente e verità sul nostro sovrano dovrà scorrere del sangue, così sia: siamo Mercanti e nessuno meglio di noi conosce il prezzo. »

    Sinceramente, avrebbe voluto che fosse così.
    Quanto lo aveva sperato la Dama del Vento, eppure col senno di poi si sarebbe resa conto di quanto Cesare si sbagliasse. Prezzo? Davvero conoscevano il prezzo delle vite umane che si sarebbero spente nei giorni a venire? Davvero si prendevano carico di un tale peso? Mercanteggiare con la vita degli altri?
    Da quando a Laputa dimoravano gli dei?

    " Davvero una bella storia Lady Galanodel, ma sarebbe stato meglio se ci aveste fornito delle prove a riguardo. Ammesso che decidessimo di non dire nulla, per quanto credete di riuscire a nascondere ancora la mancanza dell'Alfiere?"

    Più pacato e carico di senno fu invece l'intervento di Jepsen, che le mise davanti agli occhi l'unica vera falla che avrebbe potuto metterla seriamente in difficoltà. Prove, e tempo. Aveva atteso nella speranza di un ritorno risolutivo dell'Alfiere, ma questo non aveva ripercorso i passi che l'avevano portato lontano dalla sua terra. In aggiunta l'attesa non aveva fatto altro che degenerare la situazione, ora al suo culmine.
    E lei non aveva prove.
    Totalmente incapace di dimostrare sia la sua innocenza che la sua colpevolezza.
    Era quella la vera falla, e lei ne era cosciente.

    « Ci rivedremo, Dama Galanodel - e allora chiuderemo questa faccenda. »

    " Non credo di aver più motivo di rimanere qui e dato che non sono gradito tolgo il disturbo, per ora."

    E fu così che alcune delle cause di tutta quella rivolta se ne andarono, lasciando i due gemelli da soli.

    quariondrucivilwar

    -Dovresti ucciderli ora, o quantomeno incarcerarli. Se vuoi posso usare qualche trucco per farli tacere anche sotto tortura.

    Suggerì l'Ambasciatore non appena i mercanti furono abbastanza lontani da non sentire. E... si, l'appunto del Borgia sulla Dama Azzurra l'aveva particolarmente stizzito. Tuttavia da signore quale era aveva scelto di mantenere un atteggiamento composto, per poi organizzare con calma una vendetta degna di tal nome. Oh si, perchè a prescindere da cosa voleva farci la sorella, ora Cesare aveva un conto da saldare con lui personalmente.

    -E' troppo tardi, continuare questa farsa non fa che affossarmi. L'hanno capito che non ho nulla dalla mia parte, e se inizio a blaterare storie di Arcani e Card Master non ci crederà nessuno. In più sono certa che non sono solo loro due: far loro qualcosa crea solo prove a mio sfavore.

    Rispose la fanciulla, con voce atona e colma di ansia.

    -Per te resterei qui a combattere se me lo chiedi. Farò qualunque cosa se tu me lo domandi, lo sai.

    La mano dell'Ambasciatore si avvicinò a quella della sorella, ma Drusilia la ritrasse.

    -Allora porta Rajuilma e Meti ad Est non appena Jattur ed Adam tornano all'Albero Casa. Io resterò qui e cercherò di limitare i danni. Ti prego fa in fretta: non appena usciranno dal Mastio, potrebbe accadere qualunque cosa e non so se sarò in grado di bloccarli.

    Gli occhi d'oro si abbandonarono nel suo sguardo di smeraldo, e dopo un attimo di silenzio Quarion annuì lentamente col capo. Dunque girò sui tacchi e si allontanò rapidamente verso l'uscita.



    Edited by Drusilia Galanodel - 13/11/2015, 17:55
     
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