The man of a thousand faces

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    Lordaeron {Tutti}

    Un lungo sogno.
    I due eroi non possono che pensarlo.
    Quando riaprono gli occhi, distesi a terra in una delle stanze di Lordaeron.
    Nessuna ferita sui loro corpi.
    Solo immagini confuse scavando tra i ricordi.
    Eppure, per quanto in quella camera non vi sia nessuno, il dubbio si insinua.
    Due macchie di sangue, proprio dove si trovavano il coniglio e la gatta.
    Liquido verde dove giaceva il braccio di Aria.
    Schegge di legno e frammenti di metallo.
    E qualcosa di nero.
    Appollaiato sul balcone della stanza vi è un corvo.
    Squadra i due eroi con tre occhi rossi.

    crow_zps88edfc7e

    «Prestate orecchio, voi che più di ogni altro io amo.» La voce sembra provenire dall'animale, ma è chiaramente quella di un uomo. «Voi che avete assistito al risveglio di ciò che era sopito, volete ancora combattere? Volete avere delle risposte?»


    Angolo del Master

    xTutti: cronologicamente siete ritornati dal carillon, avete assistito a quella scena confusa a fine quest dopodiché avete una sorta di vuoto di memoria (più o meno come dopo una pesante sbronza). Quando riacquistate i sensi siete ancora distesi a terra (senza ferite e con i muscoli un po' intorpiditi), ma di Aria, del bambino e dei due cadaveri non c'è traccia. Dall'alba ormai avanzata dovrebbe essere passata una mezz'ora buona.

    La stanza è diversa da quella della riunione (con Amarth, Kalia e compagnia). E' una piccola camera da letto piastrellata in azzurro, con un letto a baldacchino, uno specchio ed un armadio. Il simpatico corvo è dotato di una passiva di autorità (un misto tra carisma e paura diciamo).

     
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    Mozart Von Baltasar


    Era stato un'attimo.
    Un balzo ed un respiro, sospeso a metà tra il già e il non ancora.
    La tenebra si era presa un po' tutto, i ricordi come la cognizione di ciò che era stato. Come in un teatro invaso di colpo da una fine nebbia, strani attori si susseguivano su di un palco confuso e gelido. Parole ovattate, a tratti spente, aumentavano il disagio del non poter far nulla, oltre a guardare. E guardare oltre verso un tavolo, a cui piedi si allarga una macchia bronzea di liquido. Tè, misto a cocci di porcellana. C'era poi un coniglio bianco, o quasi -rosso in più punti. Poi una gatta, il cui triste destino era decifrabile dal numero e dal volume degli intestini che si aggrovigliavano in terra. Quindi una bambina, capelli d'oro, sulle ginocchia... e poco più in là un braccio, che sembrava quello di un'automa.

    E l'ultima figura, la più inquietante, era quella di un bambino.
    Due occhi, uno verde e l'altro azzurro, ed un sorriso che sapeva di catastrofe.



    Ti svegliati di colpo, come se il sogno, lungo di per sé, si fosse concluso con una pugnalata al cuore. Ed era sempre il tuo cuore, che galoppando furiosamente, immediatamente ti faceva un resoconto di cos'era accaduto, o di cosa ancora doveva accadere. Ma in realtà ogni tuoi ricordo era confuso, smarrito, sbiadito e impreciso: avevi la sensazione che mancasse qualcosa, in quel groviglio di immagini e suoni che affollavano la tua mente. Le uniche certezze le trovasti immediatamente in Lordaeron, palazzo di cui oramai conoscevi a menadito l'architettura, e il non avere sul corpo nessuna delle ferite che credevi di aver subito. Sì credevi, perché solo il dolore, come una carezza sbiadita nel tempo, ti suggeriva che qualcosa di sgradevole ti era capitato, benché nulla sulla tua carne potesse testimoniarlo con certezza.

    Soltanto dopo, con un che di inorridito, ti accorgesti che ad eccezione delle figure e delle immagini, le macchie di sangue, il te versato, il liquido verde e frammenti di una colluttazione. Per ultimo, anch'egli dal sapore delle più temibili avvisaglie di una procellosa catena di eventi, un corvo da ben tre occhi rossi s'appollaiava sul balcone. Per fortuna, non aveva un'occhio azzurro ed uno verde.

    «Prestate orecchio, voi che più di ogni altro io amo.» Fece l'animale, rivolgendosi ad entrambi... «Voi che avete assistito al risveglio di ciò che era sopito, volete ancora combattere? Volete avere delle risposte?»

    Già, entrambi. Con un moto di vergogna ti addossasti le colpe di non aver subito cercato Rei, e d'esserti assicurato che almeno fosse anch'ella integra. Così, prima di rispondere al Corvo, il tuo primo gesto fu:

    « Stai bene? Scusa per prima -il braccio dico- ma non era certo tempo per le smancerie. »

    Dopo aver atteso una risposta dell'ormai compagna di sventure, ti voltasti verso la creatura dallo sguardo trino, e con un senso di profonda inquietudine e inadeguatezza dicesti:

    « Ora come prima, desidero rinnovare il mio impegno in questa vicenda... Tuttavia, credo di parlare anche a nome della mia compagna quando dico che non intendo più farmi usare. Quindi sì, voglio delle risposte, e voglio sapere chi e cosa stiamo combattendo. E... » sopratutto « perché! »




    Legenda



    Status Fisico: In ottimo stato (100%).
    Status Emotivo: Felice e contento.
    Danni Subiti: Nessuno
    Mana Totale: (110%).
    Mana Consumato: (0%).



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    Gold Cloth di Pisces
    { -corazza d'oro
    -passiva di semi-indistruttibilità valida per i soli attacchi senza consumo
    -passiva di bagliore accecante }

    Lancia d'Oro
    { lancia facente parte dell'Armatura, lunga 3 mt. }

    Flauto delle Vuote Melodie
    { flauto only gdr }



    Passive



    Seventh Sense
    { passiva mana + 10% }

    The Graceful Death
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    Un battito.
    Leggero, quasi impercettibile all'inizio. Poi più forte, sempre più forte. Un tamburo incessante.

    REIEYES4_zps84ba4a70

    Rei riaprì gli occhi destata dal suono del suo stesso cuore.
    Che cosa era successo? Dove era finita?
    Nessuna risposta.

    La prima cosa che attirò la sua attenzione furono quei tre piccoli bulbi rossi che la fissavano.
    Riflessi nella loro luce ipnotica, rivide gli istanti precedenti alla perdita dei sensi; la battaglia con il Bianconiglio, l'incontro con il bambino dagli occhi eterocromi, l'imminente morte e infine il salvataggio all'ultimo secondo della piccola Aria. Il resto era confuso. Ricordava del sangue, il sorriso di Cielo. Ma non vi era più nessuno lì, a parte quello strano uccello e il compagno, che intravide solo in un secondo momento spostando lo sguardo. Ma le chiazze sul terreno restavano, lì dove aveva osservato le carcasse del coniglio e della gatta.
    Non poteva esser stato solo un sogno.

    « Mhh... »
    biascicò a malapena, rimettendosi a sedere con una certa fatica
    « ...dove--? »

    La risposta giunse in fretta quando la vista si fu ristabilita completamente. Passò delicatamente le dita sulle piastrelle azzurre, piuttosto sicura che quella stanza fosse una delle tante del Maniero di Kalia, la stessa dove rimembrava confusamente di aver visto l'ultima volta il loro nemico. Si accorse anche di non aver più ferite, e che nonostante la spossatezza il suo corpo reagiva bene ai comandi; si sentiva un po' come svegliata da un sonno troppo lungo. Non si domandò oltre. Ormai succedeva così spesso che la situazione era quasi diventata normale... tanto quanto un corvo che parla, e che ha uno strano modo di mostrare il proprio amore per il prossimo.

    « Credo che avere delle risposte sia il minimo, arrivati a questo punto... »
    rispose rimettendosi in piedi, ignorando di proposito le scuse di Mozart
    « ...quindi parla, qualunque cosa tu sia. »

     
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    Lordaeron {Tutti}

    Il corvo piega la testa di lato e squadra i due. Avrebbe sorriso se solo avesse avuto una bocca. «Fuori. Venite vero il balcone e guardate il cielo.» E lì, in cielo, è possibile assistere ad uno spettacolo fuori dal comune. «Un cerchio alchemico di livello S ha bucato per un attimo il Maelstrom.» Una città che spunta dalle nuvole. «Liberando la città dalla stasi che la contraddistingueva.» Una città ricordo di una pericolosa avventura. «E portandola qui su Endlos per l'ultimo atto di questa Storia.» Gradia.

    «La situazione è grave. Tra poche ore, quando lui si desterà, esigerà la sua risposta e marcerà su Rivenore per ottenerla con le cattive. E neanche io, uno tra i più potenti Diogene, potrei riuscire a fermarlo. Forse un altro Dio, forse qualcuno che conoscete o forse lo stesso Aeon, ma chiunque sia dubito ci possa riuscire senza distruggere buona parte di Endlos. E perciò convengo che prevenire sia meglio che curare.»

    SKY ROAD INITIALIZATION

    Una voce metallica che fa eco nella stanza. «Io vi posso dare il mezzo per ottenere le risposte che si celano lassù. Un mezzo a cui loro non hanno pensato. Un mezzo solo per voi due. L'unico mezzo per poterci arrivare.»

    PENDING AUTHORIZATION
    ...

    «Ovviamente non farò nulla senza il vostro consenso. Volete andare? Basta un “Confermo” pronunciato da entrambi. Ma come tutti i regali è a tempo limitato. Cinque minuti, per l'esattezza. Una volta passati non sarò più in grado di portarvi su Gradia. Il tempo scorre.»
     
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    Non aveva compreso molto del discorso del Corvo parlante, tuttavia afferrò il necessario: stava proponendo loro un altro viaggetto - probabilmente di sola andata - in quella stessa città che neanche troppo tempo prima aveva rischiato di divenire la loro tomba. E ancora una volta Rei si chiese chi diavolo glielo facesse fare; forse doveva semplicemente esser grata del fatto che fosse ancora viva, nonostante tutto, e sfruttare la sua ultima occasione per tirarsi fuori da quella storia folle e pericolosa, iniziata quasi per gioco ma rivelatosi estremamente seria. Eppure quando gli occhi si posarono sulla gigantesca forma di Gradia, che bucava le nuvole e scendeva minacciosa verso il basso, in cuor suo si rese conto di non poter veramente fuggire. Era successo troppo, e ormai si poteva quasi dire che fosse diventata una questione personale. Desiderava vedere la fine, capire chi vi fosse dietro tutte quelle macchinazioni e quei misteri.

    « Ti ho già dato la mia risposta, mi sembra. »

    Esclamò aggiustandosi le ultime ciocche di capelli fuori posto, per poi buttare giusto un occhio a Mozart e alla sua eventuale reazione. Chissà, forse lui - che ci era morto davvero in quel posto - avrebbe avuto più di una riserva a riguardo. Del tutto comprensibile... ma lei era determinata ad andare fino in fondo.
    Ormai erano in ballo, tanto valeva ballare.

    « Ma se proprio serve che te lo ripeta... »
    sorrise leggermente, riportando l'attenzione all'animale
    « ...confermo. »

    Parole delle quali, lo sapeva, si sarebbe presto pentita.

     
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    Non ti era bastato sentire le sue parole.
    Non era stato sufficiente credere, senza vedere, che la catastrofe stava piovendo su Endlos. No, a cosa serviva parlare, quando una sola e mostruosa visione era bastata a scavare dentro di te il significato del termine "terrore"?

    Eppure eccola là.
    Sembrava una figura dell'inferno dantesco: un cono rovesciato su una fetta di mondo, che a detta del Corvo poteva salvarsi, al prezzo di qualche milione di vite. Forse poche? E assurdamente, ti ritrovasti a pensare a tuo padre... Non si era trovato anche lui alle porte dell'apocalisse? Non era giunta la morte, alla Dodicesima Casa, a bussare per la prima volta contro di lui?

    Ti avevano raccontato poco, solo l'essenziale.
    Sapevi che si era opposto al Dio del Sole e il Dio del Sole l'aveva incenerito.
    Ma le corti dell'Ade lo avevano avuto a prigionia per poco tempo, perché egli ne fuggì portandosi dietro più di un trofeo: di quella notte numerose schiere di Spettri serbano ancora un ricordo tumultuoso e pieno di astio. E vergogna, sì anche quella.

    Aprendo quindi gli occhi alla realtà, pensasti che qualsiasi cosa fosse chiuso lì dentro non fosse meno spaventoso del Dio d'Ebano, reo della fine del tuo mondo; e al tempo stesso, il Corvo parlava di possibili vittime... e non era stato necessario annichilire intere generazioni nell'Olocausto, per bloccare l'avanzata di quel ch'era poco più di un bambino?

    Ironico.
    Ancora una volta era un moccioso
    a mettere il mondo a ferro e fuoco.

    « Confermo. »

    Un'occhiata di ricambio a Rei, poi la tua risposta.
    E via, verso un nuovo olocausto.



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    AUTHORIZATION ACHIEVED

    Il rumore della voce metallica sancisce un nuovo passo verso l'obiettivo. «Ottima scelta.», sentenzia la voce proveniente dal corvo. E l'impressione che stia nascondendo fin troppi dettagli è sempre più palese.

    Intorno alla città sospesa le nuvole si aprono all'improvviso ma non sembra emergere nulla né la voce metallica annunci alcunché. Lontano, nella vastità dello Yuzrab è stata compiuta già la connessione con Gradia e non resta altro che collegare nuovamente due punti.

    CONNECTION IN PROGRESS


    Gradini dorati prendono vita dal balcone fluttuando nel cielo. Due scalinate, una per Eroe. «Ci siamo quasi. Il che ci porta alla questione del: come prevenire. Non so come si muoveranno, ma so chi ci sarà al centro del loro schema. Quella che sembra una bambina, dalle iridi dorate. Se fermerete lei potrete fermare tutto ed avere le risposte che cercate.»

    I gradini nel frattempo sono aumentati di numero – venti in entrambe le scalinate – ed in cima si è materializzata una porta dorata.

    CONNECTION COMPLETED

    Il corvo torna silente ed osserva i due con i suoi tre occhi rossi. Non resta altro che varcare le porte.
     
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    III



    « ...comincio ad averne abbastanza di tutti questi marmocchi. »

    Disse sospirando, quasi esasperata all'idea di trovarne altri ancora in cima a quelle scale. Alzò gli occhi verso Gradia e ne studiò la struttura drappeggiata da nubi, chiedendosi che fine avesse fatto Aria. Che fosse morta? Era improbabile, altrimenti ne avrebbero ritrovato il cadavere; c'era dunque da chiedersi perché quel bamboccio l'avesse portata con sé. Avrebbe comunque senza dubbio preferito non doverne incontrare più di quei nanetti dai poteri distruttivi. Si era sentita umiliata entrambe le volte in cui si era ritrovata in ginocchio e allo stremo delle forze dinanzi a quegli esseri, e non era una che ben sopportava le umiliazioni.
    Ma come al solito, non sembrava esserci molta scelta.

    « Diamoci da fare, collega. »

    Concluse infine rivolgendosi a Mozart senza tuttavia voltarsi; il suo sguardo aveva già iniziato a percorrere le gradinate luminose fino alla loro cima, che passo dopo passo si faceva sempre più vicina. Forse, l'ora della verità non era più così lontana.

    Post del cazzo, ma con febbre e nausea non potevo far tanto meglio xD e così andiamo avanti.

     
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    Mozart Von Baltasar


    Guardasti per un'attimo il cielo. E quella città maledetta: la tua morte, Quitas, il finto tradimento... c'erano tante cose racchiuse in quelle mura fluttuanti, ben più di tutto ciò che avevi vissuto nella cella angusta della Colonna nell'Oceano Indiano, lì dove il giorno era scandito dalle missioni di morte e dove la notte seguiva alla prigionia fino a data da destinarsi.

    Con un brivido accompagnasti le parole di Rei, e non potevi darle torto, dato che anche tu non eri molto felice d'aver optato per una fuga anziché sculacciare quel bimbo impertinente. Ma avresti avuto occasione, ne eri certo: avresti punito la sua arroganza e la sua baldanza. Così ti trovasti a correre su quelle scalinate, verso la porta dorata, vociando nei riguardi della tua compagna d'avventure:

    « Va bene, finiamo questa storia una volta per tutte! »

    Con lo sguardo fisso sull'orizzonte e l'ignoto ad attenderti, la tua armatura brillava come rinnovata dal tuo cosmo ardente: avresti bruciato tutta la tua esistenza per bandire quell'abominio dal mondo.
    Dal tuo nuovo mondo.



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    Gradia {Deus Ex Machina}

    Dalla più alta delle torri di Gradia si sporse sui merli per scrutare l'orizzonte. Poteva sentire le loro anime una per una. Erano insolitamente sporche. «Dimmi, mio servo, perché sono così disgustosi?» Un uomo dietro di lei, dalla carnagione scura e dai capelli bianchi, si inginocchiò e rispose con voce atona. «E' opera di Faustus, mia signora. Per cercare di spezzare i sigilli ha fatto in modo che gli abitanti venissero infettati. Il gruppo con cui ha collaborato ci è sconosciuto.» Gli occhi della bambina si fecero due fessure. «Ma l'effetto sembra una mutazione in creature provenienti da leggende e miti.» La boccuccia si increspò in una smorfia. «Come ha osato, quel parassita.» Il castello tremò. «Come ha osato sporcare ciò che lui aveva creato con amore.» L'espressione del servo non mutò. Lei si voltò e, irata, iniziò a percorrere avanti ed indietro la strada dalle scale ai merli. «Quanto manca ancora?» Si fermò. La risposta dell'altro si perse nel vento. «Ancora?» Il volto di Deus Ex Machina si fece sempre più cupo. «Non tollererò uno spettacolo così disgustoso un altro minuto di più.» Colpì con violenza il pavimento ed il mondo mutò secondo il suo volere. Dal terreno emersero artigli di cristallo che si intrecciarono tra loro richiudendosi sul castello a formare un bozzolo. La luce si rifletteva sulle pareti proiettando ogni sfumatura di colore. Sotto la cupola il broncio si tramutò in un sorriso. «Questo dovrebbe cancellare quell'abominio. E tu dovresti prepararti, mio Specchio. Quando giungerà il momento non dobbiamo farci cogliere alla sprovvista.» Il servo si inchinò, poi scese lentamente le scale della torre. Lei rimase per un attimo a contemplare il suo lavoro. Il sorriso divenne più largo. «E ora che il palcoscenico è pronto non deludermi anche tu Cielo. Mostrami che può fare il tuo giocattolo...»

    I corpi cambiano lentamente forma.
    A Storm Is Coming
    Ma ciò che erano stati non è perso.
    And No One Shall Be Saved

    [...]

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    SKY

     
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