Sky ~ Aquamarine Midnight

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    ??? {Brifos, Dimitriy}

    Ogni storia ha un inizio
    ma questa ne ha molteplici.
    Da dove iniziare il racconto, allora?

    Forse da quella sera persa nel tempo a Gradia
    quando il Gran Prince osservò il Secondo Distretto crollare
    e con esso il suo sogno di una città perfetta.
    Ciò che vide riflesso allo specchio non fu un solo volto.
    Ciò che vide riflesso segnò l'inizio della Storia...

    A boat beneath a sunny sky,
    Lingering onward dreamily
    In an evening of July

    Children three that nestle near,
    Eager eye and willing ear,
    Pleased a simple tale to hear

    Long has paled that sunny sky:
    Echoes fade and memories die:
    Autumn frosts have slain July.

    Ever drifting down the stream
    Lingering in the golden gleam
    Life, what is it but a dream?


    Oltre le porte la più accecante delle luci. E dopo la luce? Il bianco. Niente ombre, niente orizzonte, cielo o pavimento. La serratura alle spalle si chiude e dell'uscio attraversato non rimane più nulla. E' allora che quella massa innaturale inizia a muoversi. Gorgogliare, per la precisione. Come acqua portata all'ebollizione si increspa e si modella secondo le indicazioni di uno scultore invisibile. Un' immensa scultura creata nell'arco di un battito di ciglia. Con il secondo si generano i colori. Ora tutto è perfettamente reale.


    Due sedie sono state preparate per gli ospiti, per di più delle esatte dimensioni richieste. Legno laccato di nero con piccoli intarsi di pipistrelli e rovi. E conviene sedersi, perché è scortesia rimanere in piedi di fronte ad una tavola imbandita, qualunque essa sia. Una lunga tavolata, difficile persino scorgerne la fine, taglia in due il prato secco quasi a voler creare due fazioni. Ma quali? Per ora concentriamoci su cosa c'è sopra ed intorno. Già, perché si tratta di un “afternoon snack” degno di un incubo. Centinaia di teiere dalle più svariate forme e colori accompagnano gelatine dalla forme di zucca, brownies e torte per ogni gusto. Sembra quasi assurdo ma ogni piatto pullula di vermi ed è ricoperto di muffa. Persino dalle teiere non fa che sgorgare un liquido nero simile a catrame. La fioca luce della luna illumina il giardino marcescente in cui è stato allestito il tutto, proprio al centro di quello che sembra un labirinto di siepi adornato di rose secche del color della ruggine. Ed eccoci giunti al quesito: se da una parte della “barricata” ci sono di due ospiti, dall'altra chi si trova?

    Innanzitutto un bambino, dal cilindro viola e dal pigiama a righe orizzontali che lascia scoperti i piedi. Squadra i due con iridi bicrome, una verde ed una azzurra, mentre fischietta un motivetto con aria divertita. Poco più in là una bambina dai lunghi capelli biondi e vestita a lutto non fa che fissare mestamente la tovaglia con innaturale occhi color rosa acceso. Una pesante catena le cinge la caviglia per terminare inghiottita nel terreno, ma soprattutto è impossibile non notare il braccio destro che termina all'altezza del gomito con un moncherino. «Dovresti salutare gli ospiti, Aria. O hai dimenticato la cortesia?» Lei sospira, poi alza lo sguardo e prende fiato. «Non dovevate venire qui!» E' una tempesta improvvisa. Sbatte persino il braccio sinistro sul tavolo. «Nessuno doveva venire qui! Perché io...» La mano del bambino le si poggia sulle labbra zittendola. «No, Aria. Stai spaventando gli ospiti.» Lei abbassa di nuovo lo sguardo. «Prego, servitevi pure.» Corvi volteggiano sopra i presenti. «Sarò io il Cappellaio di questo Mad Tea Party.»


    Angolo del Master

    xTutti: lunga tavolata imbandita di schifezze in un giardino circondato da un labirinto di siepi secche. Accomodarsi e mangiare, picchiare i due tizi o chissà? Se avete passive che vi danno qualche indizio allora avete ricevuto mp, altrimenti dovete ingegnarvi. Ricordate di non essere autoconclusivi verso nulla (né persone, né oggetti e via dicendo). Se qualcuno prova a mangiare contattatemi in privato o via mp ^^

    Musica: Forest - Track 10

    Tempo limite: 24 Gennaio

     
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    Nell’istante in cui Dimitriy si addentrò oltre la porta dorata, una luce accecante lo investì in pieno, inghiottendolo con la sua luminosità. Per un attimo il giovane si sentì perso, schiacciato da tutto quel chiarore intenso che quasi lo privava di ogni forza... ma che per fortuna ebbe presto termine, lasciando spazio a qualcosa di molto simile: il bianco. Il sopra e il sotto non esistevano, così come la destra e la sinistra... non vi era nemmeno l’orizzonte e anche l’oscurità delle ombre era bandita, visto che non vi era nessun oggetto per proiettarla.
    Il suono di una serratura fece voltare il biondo quasi di scatto, come intimorito da quel suono improvviso in mezzo al nulla. La porta si era chiusa sparendo subito dopo, chiudendo ogni via di fuga da quel luogo così strano e inquietante. Ma il russo non ebbe il tempo di chiedersi se fosse infine quella la meta, visto che quasi fosse vivo, il bianco iniziò a muoversi... a gorgogliare. Il pensiero dell’acqua in ebollizione era la cosa che più si avvicinava a quel suono. E infine in due rapidi battiti di ciglia apparvero gli oggetti e i colori, quasi mossi da un comando di un essere invisibile.
    Lo sguardo del sicario si posò quindi sul primo oggetto percepito, ovvero una sedia laccata di nero con diversi intarsi alquanto particolari... rovi e pipistrelli. Davanti ad esse si allungava una tavolata che divideva a metà il giardino, quasi fosse un confine, anche se le stranezze non si trovavano intorno... ma sopra il lungo tavolo imbandito. All’inizio sembrava quasi invitante, anche se tutte quelle teiere erano un po’ fuori luogo, solo che aguzzando un po’ lo sguardo, si poteva notare come i dolciumi all’interno dei piatti stessero già sfamando alcuni ospiti... come i vermi e la muffa. E dalle teiere continuava a sgorgare un liquido nero, denso come il catrame.
    La tenue luce della luna illuminava il giardino, mostrando infine ciò che circondava la tavolata, ovvero un labirinto di siepi adornato da rose ormai secche, come a sottolineare il marcio della situazione. Ma proprio in quel momento, prima che gli occhi azzurri si spostassero dallo schifo al resto, ecco che il sesto senso del ragazzo sfiorò qualcosa, o meglio, qualcuno. Benché gli occhi vedessero con chiarezza le figure di due bimbi, l’istinto dell’assassino continuava a percepirli a fatica, quasi fossero disturbati da qualcosa... era come se non fossero davvero li, ma molto più distanti.
    Dimitriy però, dopo aver osservato la scena, decise di muoversi in direzione della sedia: in casa del nemico era sempre meglio essere educati e sottostare alle sue regole. La mano guantata di bianco andò ad afferrare una delle sedie per lo schienale, tirandola indietro di qualche passo, per poi sedersi su di essa e puntare il ghiaccio in direzione dei bambini. Le braccia vennero incrociate mentre lo sguardo si posò su un bimbo con indosso un cilindro viola, accompagnato da un pigiama a righe orizzontali e un paio di vispi occhi bicromatici, uno verde e uno azzurro. Accanto a lui sedeva una bambina, vestita con abiti con proprio adatti a un picnic, per quanto marco fosse. Lei era vestita a lutto e tutto quel nero veniva spezzato solo dai suoi occhi di un rosa intenso... un rosa innaturale... un colore di cui aveva sentito parlare, proprio dalle labbra del mascherato. L’Eversore però non fece una piega, nemmeno mentre lo sguardo si posò sul braccio destro terminante in un moncherino all’altezza del gomito.
    «Dovresti salutare gli ospiti, Aria. O hai dimenticato la cortesia?»
    Fu il maschietto a parlare, esortando la sua compagna a salutare i nuovi arrivati, scatenando in lei un sospiro mentre sollevava lo sguardo, prendendo aria per parlare.
    «Non dovevate venire qui!»
    La sua voce aumentò improvvisamente di intensità, sbattendo anche il braccio sinistro sul tavolo in seguito a quell’impeto.
    «Nessuno doveva venire qui! Perché io...»
    Aria non riuscì a terminare la frase, visto che l’altro bimbo posò una mano sulla sua bocca, ammonendola sul fatto che stesse spaventando gli ospiti. A quel gesto la bocca del sicario si piegò per un attimo verso il basso, segno abbastanza evidente di disapprovazione.
    «Prego, servitevi pure. Sarò io il Cappellaio di questo Mad Tea Party.»
    Aggiunse infine il bimbo, dopo che lo sguardo della poverina si abbassò nuovamente, il tutto mentre i corvi volavano sulle loro teste... il che aggiunto i vermi, fece passare al biondo l’appetito per almeno due settimane. Comunque, l’assassino assottigliò per un attimo lo sguardo rivolgendosi al “Cappellaio”, cercando di tenere il disgusto per se.
    Non è molto gentile da parte tua zittire una fanciulla.
    Commentò l’assassino con il suo solito tono gelido e piatto, anche se si poteva notare una punta di delusione.
    Le sue parole mi interessano molto.
    Concluse Dimitriy con garbo, dispiaciuto per non aver udito il proseguo del discorso. In effetti quelle parole lo lasciarono dubbioso, c’era sicuramente qualcosa sotto il gesto del bambino, informazioni che non dovevano essere fornite agli Invasori. Il biondo attese quindi in silenzio, guardandosi molto bene dal prendere qualcosa da quel tavolo imbandito di morte. Inoltre facendo così aveva dalla sua la scusa della sbadataggine, infondo erano in territorio ostile ed era meglio avere diverse vie di fuga... visto che sicuramente non si trattava di bambini normali...



    Stato Fisico: Ottimale
    Stato Mentale: Confuso, inquieto
    Energia: 100%

    Passive:
    ₪ Vy ne mozhete vzyatʹ ~ Non puoi prendermi
    Addestrato fin da bambino a rendere ogni movimento sicuro e sorprendente, Dimitriy ha sviluppato un'agilità superiore al normale che un semplice essere umano non potrebbe mai neanche pensare di sfiorare, oltre a una velocità che esula dai limiti di un mortale. I movimenti complessi non sono più un ostacolo, spiccare balzi, salti e rocambolesche fughe diviene facile come respirare, inoltre l'equilibrio riceve un discreto miglioramento che permette al ragazzo di correre anche su superfici esigue o scivolose. Inoltre la rapidità eccezzionele lo rende capace di scatti improvvisi, i quali rendono il giovane quasi imprendibile ed è difficile scorgerne con esattezza i movimenti. Ogni singolo movimento diventa qualcosa di sicuro, rendendo facile schivare ad esempio colpi in arrivo o far perdere le proprie tracce in poco tempo, sfruttando percorsi preclusi a umani senza nessun allenamento specifico e percorrendo grandi distanze con facilità. Il biondo non ha bisogno della forza, gli basta solo colpire al momento giusto come un vero killer per poi sfuggire e senza lasciare nessuna traccia.
    [Power Up Agilità 50% - Velocità 50%]

    ₪ Vy ne slyshite ~ Non puoi sentirmi
    Il silenzio per un assassino è l'alleato numero uno su cui poter contare, seguire il bersaglio senza che esso se ne accorga, arrivare alle spalle e colpire senza dare neanche il tempo alla vittima di rendersi conto di quel che le succede intorno. L'allenamento speciale a cui Dimitriy si è sottoposto ha sviluppato anche questa fondamentale capacità per fare un lavoro come quello, infatti il giovane riesce a distribuire il peso così bene che i suoi passi sono diventati impercettibili ed è quasi impossibile riuscire a sentire qualche suono provenire da lui a meno che non sia lui stesso a volerlo. Anche durante la corsa il suo rumore non viene influenzato e sarà silenzioso proprio come un felino, a patto che tutto il suo equipaggiamento sia ben fissato e non abbia nulla che fa rumore, benché riesca a controllare il suo corpo ciò sarebbe più complicato nel caso ci fosse qualcosa che fa rumore senza il suo volere.
    [Il personaggio non produce nessun suono muovendosi]

    ₪ Vy ne mozhete vosprinimatʹ ~ Non puoi percepirmi
    Da quando Dimitriy ha scoperto di avere una grande energia interiore, si è sempre allenato per potenziarla e sfruttarla al meglio nei suoi attacchi, oltre che nelle sue difese. Però, vivendo su Endlos ormai da diverso tempo, ha incontrato delle persone con la capacità di leggere quell'energia interiore senza nessuna fatica, come se i loro occhi riuscissero a vedere nitidamente l'anima degli altri esseri viventi... e ciò può diventare un problema per un assassino che deve essere invisibile, nascondere la presenza è uno dei requisiti fondamentali e coloro che riescono a leggere l'anima, beh, possono diventare molto pericolosi.
    Per questo motivo Dimitriy, durante i suoi allenamenti, ha cercato un modo per riuscire a nascondere la sua energia spirituale quando è inutilizzata, così da schermare la sua anima in modo tale da renderne molto difficile l'individuazione. Sfruttando diversi esercizi di respirazione e un controllo quasi perfetto sul Ki, il russo è riuscito a creare una specie di contenitore intorno alla sua riserva spirituale, il quale riesce in qualche modo a schermare l'energia interiore dell'assassino... almeno finché non si attinge ad essa nelle tecniche. Il tutto è assimilabile a una pentola sul fuoco, con al suo interno dell'acqua che bolle: finché il coperchio rimane sopra, il vapore (Ki) non esce fuori e nessuno lo vede, mentre se il coperchio viene sollevato, ecco che il vapore inizia a fluire, rivelando solo in quel caso la sua presenza.
    [Anti-auspex: il personaggio riesce a eludere gli Auspex spirituali Passivi.]

    ₪ Instinkt ubiĭtsy ~ Istinto dell'Assassino
    Essere dei Killer professionisti non solo necessita di un'ottima preparazione fisica o mentale, vi sono infatti alcuni dettagli che solo con l'esperienza si possono padroneggiare e sfruttare appieno i propri sensi è uno di quei dettagli. Non solo un Assassino ha bisogno di un'ottima vista, magari un fino udito, ma l'arma più importante è situata all'interno del corpo, qualcosa che non è un vero e proprio senso, infatti esce fuori dai cinque canonici e altri non è che il sesto senso, l'istinto.
    Grazie ad anni di continua pratica, Dimitriy è riuscito ad allenare il suo istinto arrivando a un punto tale da utilizzarlo come una specie di sonar, sfruttando questa capacità con estrema naturalezza, quasi fosse un'estensione del suo stesso corpo. Il suo sesto senso amplificato lo rende in grado di percepire non solo i pericoli imminenti, ma anche la presenza di qualsiasi essere abbia intenzioni ostili nei confronti del sicario. Non serve nascondersi, l'istinto del ragazzo infatti è così sviluppato che qualsiasi cosa entri nel raggio d'azione, è tenuta sotto controllo.
    [Passiva Auspex - 30 Metri]

    Equpaggiamento:
    ₪ Banket Krovi ~ Banchetto di Sangue
    Si tratta di un'arma all'apparenza semplice che però nelle mani giuste diventa un temibile strumento di morte. Essa si compone di un bracciale che avvolge interamente l'avambraccio ed è composta di una lega di metallo abbastanza leggera così da non divenire un ingombro ma un semplice prolungamento del corpo. La parte finale dello strumento è un guanto di pelle con una placca metallica sul dorso della mano che ovviamente è unita al meccanismo presente nell'avambraccio, con annesso una piccola leva metallica che finisce nel palmo della mano. Nell'istante in cui il biondo eserciterà una certa pressione sulla leva, dal meccanismo presente sul polso fuoriusciranno tre lame di acciaio temprato curiosamente rossastre della lunghezza di circa venticinque centimetri appuntite ed affilate, pronte a colpire il nemico di turno. Un'arma facile da nascondere ma letale se usata nel modo giusto.

    ₪ Oskolki Malinovyy ~ Schegge Cremisi
    Nell'addestramento per diventare un perfetto killer, alle giovani reclute viene fatta scegliere un'arma da corpo a corpo e una da lancio con cui addestrarsi. Quel giorno gli occhi di un giovane Dimitriy incontrarono quell'artiglio dalle lame cremisi e, accanto ad esso, quella serie di cinque pugnali da lancio di cui si innamorò. Ben presto iniziò ad addestrarsi nell'uso di quelle armi, recuperando i suoi coltelli dopo ogni uso: non se ne separava mai. Almeno fino al giorno in cui attraversò il portale, ritrovandosi così senza i suoi fidati e silenziosi dardi... anche se non ne fece una tragedia.
    Però quando rivide qualcosa di molto simile ai suoi pugnali, su una bancarella del Bazar, beh, non poté fare a meno di acquistarli.
    Il set è composto da cinque pugnali scarlatti lunghi circa una ventina di centimetri, forse un po' meno. Essi sono posizionati in diversi punti strategici sparsi tra le vesti dell'assassino, così da essere utilizzati in ogni situazione. Uno è situato nella manica del braccio sinistro, ad esempio, un altro nella caviglia e così via. Sono fatti di acciaio, non ha altro di particolare se non un certo valore affettivo.

    ₪ Occhio della Sirena
    Le leggende narrano di un tremendo naufragio che colpì alcune navi dirette ad Undarm per consegnare un prezioso carico. Su una di queste, un marinaio ebbe l'incontro più inatteso della sua vita. Una bellissima sirena, dai capelli lunghi e del color del mare, attratta dal suo fascino lo salvò dall'annegamento deponendolo su di una tavola di legno. Quando il marinaio si riprese l'amore tra i due sbocciò come un fiore a primavera, facendo dei due instancabili amanti. Tuttavia, il marinaio con il passare dei giorni bramava sempre più la terraferma e, stremato dalla sua condizione, finì per abbandonare la sirena facendosi issare a bordo da una nave di passaggio. Affranta per la sua perdita, la sirena non si diede pace, cercando un modo per ritrovare il suo amato e convincerlo a tornare da lei. Per questo motivo, con l'aiuto della Strega dei Mari, si cavò l'occhio destro e su di esso pose una potente magia in grado di condurlo da lui. Ma la sorte non arrise alla giovane sirena, catturata dalle reti per la pesca durante il suo lungo viaggio. Si dice che morì di rimpianti in una vasca di qualche collezionista, mentre il suo occhio ancora giace in fondo al mare...

    L'artefatto si presenta come una biglia di vetro del diametro di una decina di centimetri. Utilizzando un consumo basso e mettendo a contatto un oggetto posseduto da chi si vuole rintracciare (o meglio ancora una parte del suo corpo come un capello), la sfera indicherà, tramite un raggio di luce, la direzione da seguire per raggiungerlo. Più a lungo l'oggetto è stato posseduto da chi si vuole rintracciare, migliore sarà l'effetto dell'artefatto.

    Note: Al prossimo turno inserirò solo la parte all'interno delle parentesi quadre :3 Buona quest a tutti X3
     
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    Per certi versi, all'inizio fu come tornare a casa: oltrepassare una soglia misteriosa, approdare in una distesa senza tempo e senza spazio, venire accolti da un vuoto malleabile come creta, e tornare al nulla... l'unica differenza con il Nexus stava nel colore: nero e fondo il tessuto della Corte; di un bianco abbacinante, la fibra di quel mondo alieno.

    Mentre il corno aureo crepitava una scintilla perplessa, la serratura della porta dorata si richiuse alle spalle sue e del Russo, e con una contrazione simile ad un battito di cuore -o ad un esercizio di volontà creatrice-, quel vuoto canvas immacolato mutò in una realtà più fosca e gotica...
    degna delle vezzose fantasie della Luna, che brillava sopra la sua testa, in un cielo ora notturno.

    Assorto nella contemplazione di quella mensa deserta -eppure apparecchiata per un esercito-, il Raitei lasciò vagare lo sguardo bigio tra i suppellettili ornamentali, le porcellane grottesche che vomitavano neri liquami, e tutto un assembramento di dolci guasti che avrebbero tolto l'appetito a chiunque, e si accostò alla sedia che sembrava grande abbastanza da accogliere la sua mole, senza però prendervi posto.

    Senza mostrare particolari emozioni, la sua attenzione si appuntò sugli sconosciuti occupanti dell'altro capo del lungo tavolo, e con la fredda curiosità dell'accademico, il Saggio si limitò a registrare mentalmente i dettagli sensibili che avrebbero definito quelle due identità: una bambina bionda -di cui riconobbe la descrizione ricevuta da Kalia- in condizioni piuttosto penose, e un bambino dagli occhi bicromi, vestito con pezzi di abbigliamento accostamenti alquanto bizzarramente.
    Una scintilla azzurrina gli risalì il corno.

    «Dovresti salutare gli ospiti, Aria.»
    esordì il maschietto, con uno spregio evidente anche senza la vista karmica
    «O hai dimenticato la cortesia?»

    «Non dovevate venire qui!»
    l'altra iniziò con un sospiro, infervorandosi poi fino a sbattere il pugno sul legno
    «Nessuno doveva venire qui! Perché io...»

    «No, Aria. Stai spaventando gli ospiti.»
    la zittì il congiunto, posandole una manina sulle labbra per poi rivolgersi a loro
    «Prego, servitevi pure. Sarò io il Cappellaio di questo Mad Tea Party.»

    Corvi scuri come ossidiana si librarono in volo in ampi cerchi sopra le loro teste, e nel silenzio -reso pesante come piombo da quell'atmosfera surreale- il Demone delle Tempeste udì risuonare la voce di Dimitriy.

    Non è molto gentile da parte tua zittire una fanciulla.
    asserì con distaccata disapprovazione
    Le sue parole mi interessano molto.

    Un basso ronzio meditabondo accompagnò il battito ci palpebre del Raitei,
    e fu dopo un ulteriore vuoto di parole, che Brifos si decise ad interoquire a sua volta.


    « Ci è stato detto di trovarti, Aria: perchè? »
    le iridi di ardesia si appuntarono in quelle rosa della bimba; l'altro, lo ignorò
    « Di qualche schema sei al centro? »

    ...così aveva detto l'uomo con la Maschera nel deserto dello Yuzrab,
    ed era il momento di vedere se in quelle parole ci fosse qualcosa di vero.

     
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    ??? {Brifos, Dimitriy}

    Manca poco che Cielo scoppi a ridere tenendosi la pancia con entrambe le mani alle parole di Dimitriy, ma è abbastanza per farlo cadere dalla sedia. E così, mentre lui sghignazza di gusto, Aria torna nuovamente a parlare. «Trovarmi...» sussurra in direzione del Raitei. Dagli occhi sgranati e dall'aria perplessa a quanto pare sembra saperne ancora meno dei presenti. «All'inizio pensavo foste loro. Si, loro avrebbero voluto delle risposte. Ma venire qui superandone le difese è impossibile. Per arrivare...» La mano stringe con forza la tovaglia. «Chi vi ha mandato? Chi..»

    2-4_zps30a208c4

    «AHAHAHAHAHAHA!»

    La risata di Cielo sovrasta la continuazione del discorso ed eccolo comparire alle spalle della bambina cingendola con entrambe le mani. «Zittire una fanciulla?» Abbassa il mento, poggiandolo sulla spalla di Aria. «Hai ingannato anche loro, Aria, con il tuo bel corpicino?» Con l'indice le accarezza la guancia per poi farlo scivolare verso le bende che avvolgono il moncherino. Con uno strattone le srotola rivelando fili, tubi ed ingranaggi nel punto in cui la pelle termina. «Un prodotto pregevole, ma pur sempre nient'altro che una bambola. Una bambola che puoi camuffare come più desideri per fingerti un altro. Aria.» La mano risale ad afferrarle le guance tra indice e pollice. «Perché quel nome? Chi tra loro è la tua chiave? O forse lo sono tutti.» Con una piroetta si allontana dalla sedia di lei e torna nuovamente sulla propria, poggiando i piedi scalzi sulla tovaglia. «Importa poco. Tanto ormai è troppo tardi per esser salvata. Hai tentato ed hai fallito. E dire che avevi creato due corpi tanto complessi. Una vera opera d'arte indegna di essere sigillata dove nessuno può vederla.» Afferra con noncuranza una tartina, pasto di panciuti vermi, e la inghiotte in un sol boccone. «Quasi mi dispiace aver dovuto ridurre così male uno dei due.» Batte le mani ed una luce accanto al tavolo si accende, come se vi fosse puntato un proiettore. Un secondo battito ed ecco qualcosa cadere.

    Il corpo di un bambino dai capelli argentati, tenuto in alto da centinaia di fili e vestito di quelli che un tempo erano abiti eleganti ma che ora non sono nient'altro che stracci rovinati. Gli occhi aperti non mostrano alcuna iride. «Però ci può ancora intrattenere, non credi?» Ed ecco il burattino danzare e muoversi ad ogni battito di mani come in preda a spasmi incontrollati. Lo sguardo di Aria si fa ancora più mesto. «Non mangiate?» domanda Cielo, mentre si butta su una fetta di torta ricoperta di muffa. «Ah, già. Siete quelli che si fanno ingannare dalle apparenze.»


    Angolo del Master

    xTutti: niente da segnalare a parte che lo pseudo-burattino è un corpo senza vita (bambola meccanica) come si poteva intuire ergo passive di auspex e simili non rivelano la sua presenza.

    Tempo limite: 27 Gennaio

     
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    Mentre in risposta all'osservazione del Russo il bambino dagli occhi bicromi si sbellicava fino a rovesciarsi con la sedia su cui stava, la bimba dai capelli biondi prestò più attenzione al Raitei che le si era rivolto... ma a giudicare dalla smarrita perplessità riflessa sul suo faccino, il Saggio constatò di aver imboccato nuovamente un vicolo cieco.

    «Trovarmi... All'inizio pensavo foste loro. Si, loro avrebbero voluto delle risposte.
    Ma venire qui superandone le difese è impossibile. Per arrivare... Chi vi ha mandato? Chi..»


    Come le cavie di laboratorio che venivano rilasciate all'interno del labirinto,
    il gigante capì che -se voleva arrivare da qualche parte- doveva prendere un'altra strada.

    Stava per rispondere alla piccola interlocutrice, ma venne interrotto.

    «AHAHAHAHAHAHA!»
    risa sguaiate stroncarono la conversazione levandosi da sotto il tavolo
    «Zittire una fanciulla? Hai ingannato anche loro, con il tuo bel corpicino?»
    in quel momento, Cielo riapparve alle spalle della piccina, bloccandola
    «Un prodotto pregevole, ma pur sempre nient'altro che una bambola.
    Una bambola che puoi camuffare come più desideri per fingerti un altro. Aria.»


    Il corno aureo fu percorso da un azzurro crepitio incuriosito non appena l'attenzione del Demone fu rapita dal braccio della ragazzina, perché dalla struttura sintetica che intravide dove la pelle si interrompeva -opera di qualche lesione grossolana-, Brifos capì di trovarsi a qualcosa di sintetico: fili, tubi, ingranaggi... tutti materiali -a dirla tutta, un po' datati rispetto a quelli che conosceva- che aveva studiato in alcuni trattati di meccanica e che aveva spesso giocato ad assemblare insieme ad Arthur nei laboratori di Garwec. Intanto, la sfuriata del “fratellino” proseguiva.

    «Perché quel nome? Chi tra loro è la tua chiave? O forse lo sono tutti.
    Importa poco. Tanto ormai è troppo tardi per esser salvata. Hai tentato ed hai fallito. »

    inquisì ancora, con ferocia, torturando il faccino di Aria prima di ergersi sulla tavola
    «E dire che avevi creato due corpi tanto complessi. Una vera opera d'arte indegna di essere sigillata dove nessuno può vederla. Quasi mi dispiace aver dovuto ridurre così male uno dei due. Però ci può ancora intrattenere, non credi?»

    In quel momento, il corpo di un terzo infante -albino, dallo sguardo vuoto, e con abiti un tempo eleganti- si abbattè sul tavolo, e mentre Cielo scandiva il ritmo con le mani, i fili che avevano sostenuto quel peso -sottili e argentei come ragnatele- lo animarono facendolo danzare come una marionetta. Uno spettacolo certamente suggestivo - anche se il burattinaio non sembrava molto bravo.

    «Non mangiate?»
    chiese il bambino, richiamando la sua attenzione e servendosi dal buffet
    «Ah, già. Siete quelli che si fanno ingannare dalle apparenze.»

    « No, grazie, non ho appetito adesso. »
    rispose con mnemonica educazione l'Amal, prima di tornare a cercare gli occhi di Aria
    « Un uomo in maschera ci ha mandato qui. Hai idea del perché o di chi sia? »

     
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    Tra tutte le cose che potevano accadere in quel momento, avvenne quella che Dimitriy proprio non si aspettava, visto che lui non era quello che si poteva definire “comico”. Le sue parole, infatti, scatenarono l’ilarità del bambino il quale, sopraffatto dalle risate, finì per cadere dalla sedia tenendosi la pancia, svanendo così alla vista del biondo che dal canto suo era rimasto abbastanza perplesso. Non riusciva proprio a capire cosa ci fosse di divertente nel suo commento, ma decise di passare oltre: infondo non gli interessava parlare con quello svitato.
    Almeno in seguito a quella scenata, Aria decise finalmente di riprendere a parlare, ma quel che disse all’inizio di certo non era di facile comprensione, esse erano confuse e non portavano a una conclusione soddisfacente. Infine giunse una domanda, la bimba infatti domandava chi avesse mandato sia il gigante che il russo in quel luogo, ma qualcosa le impedì di terminare il discorso.
    «AHAHAHAHAHAHA!»
    La risata sguaiata di Cielo si sollevò da sotto il tavolo, sovrastando le parole della bimba mentre appariva alle spalle di quest’ultima, cingendola con le sue esili braccia.
    «Zittire una fanciulla? Hai ingannato anche loro, Aria, con il tuo bel corpicino?»
    Esordì poi posando il mento sulla spalla della biondina, suscitando ancora una volta nel russo una certa perplessità, cosa significava tutto ciò? Doveva forse ricollegarsi alla strana aura che avvolgeva quei due bambini? Adesso che ci ripensava, quella sensazione era piuttosto strana, come se davanti a lui non si trovassero delle persone.
    E infatti qualche istante dopo, ecco che giunse la certezza.
    Il Cappellaio sfiorò con l’indice la guancia della piccola Aria, scendendo con esso fino a giungere al moncherino, per poi afferrarne le bende che l’avvolgevano e strapparle via... mostrando una serie di cavi e tubi, segno che quella cosa era solo un manichino, una bambola priva di una coscienza. Il viso dell’assassino però non fece una piega, aveva sbagliato un po’ i suoi calcoli, ma dopo tutto quel che gli era successo percepire quella strana sensazione lo fece uscire totalmente fuori strada, quello infatti era un mondo soprannaturale e non era strano pensare che ci fosse come una qualche magia che aleggiava su quel luogo, i burattini erano il minimo.
    Quando il bimbo smise di maltrattare il manichino, tornò alla sua sedia appoggiando i piedi scalzi sulla tovaglia, riprendendo poi a parlare.
    «Importa poco. Tanto ormai è troppo tardi per esser salvata. Hai tentato ed hai fallito. E dire che avevi creato due corpi tanto complessi. Una vera opera d'arte indegna di essere sigillata dove nessuno può vederla.»
    Concluse Cielo prima di prendere una di quelle deliziose tartine ripiene di vermi, mandandola giù senza farsi troppi problemi. Dimitriy si ritrovò parecchio disgustato da quel gesto, tanto che sul suo viso si dipinse un’espressione nauseata, che tuttavia sparì in un istante.
    «Quasi mi dispiace aver dovuto ridurre così male uno dei due.»
    Aggiunse poi prima di battere le mani, facendo si che accanto al tavolo si accendesse una luce e dopo un secondo battito qualcosa cadde giù. Si trattava di un altro bambino, o meglio, di una marionetta, tenuta su da un numero imprecisato di fili e vestito con abiti che avevano perso l’eleganza ormai da tempo. Ma la cosa più inquietante erano gli occhi, privi dell’iride. In seguito a un comando del bimbo con il pigiama, il burattino prese a muoversi come colto da spasmi incontrollati, di certo non era un bello spettacolo... il marionettista non doveva essere molto bravo.
    «Non mangiate?»
    Chiese infine il folle con il cappello, mentre agguantava una fetta di torta ammuffita... il sicario doveva ammetterlo, quel tizio aveva davvero uno stomaco di ferro.
    No, grazie.
    Rispose comunque l’Eversore, ancora parecchio nauseato da quella vista. Spostò invece i suoi occhi azzurri sul Cappellaio, lasciando prima parlare il blu per poi rivolgersi al bimbo, ricordandosi della sensazione che aveva percepito poco prima.
    Sei anche tu... un burattino?
    Chiese infine il biondo, attendendo di udire la sua risposta e quella di Aria, sempre che le sue parole non fossero comandate da qualcuno: se era una semplice bambola, allora c’era qualcun altro che muoveva i fili di quella conversazione.



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    [Anti-auspex: il personaggio riesce a eludere gli Auspex spirituali Passivi.]

    ₪ Instinkt ubiĭtsy ~ Istinto dell'Assassino
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    ₪ Banket Krovi ~ Banchetto di Sangue
    Si tratta di un'arma all'apparenza semplice che però nelle mani giuste diventa un temibile strumento di morte. Essa si compone di un bracciale che avvolge interamente l'avambraccio ed è composta di una lega di metallo abbastanza leggera così da non divenire un ingombro ma un semplice prolungamento del corpo. La parte finale dello strumento è un guanto di pelle con una placca metallica sul dorso della mano che ovviamente è unita al meccanismo presente nell'avambraccio, con annesso una piccola leva metallica che finisce nel palmo della mano. Nell'istante in cui il biondo eserciterà una certa pressione sulla leva, dal meccanismo presente sul polso fuoriusciranno tre lame di acciaio temprato curiosamente rossastre della lunghezza di circa venticinque centimetri appuntite ed affilate, pronte a colpire il nemico di turno. Un'arma facile da nascondere ma letale se usata nel modo giusto.

    ₪ Oskolki Malinovyy ~ Schegge Cremisi
    Nell'addestramento per diventare un perfetto killer, alle giovani reclute viene fatta scegliere un'arma da corpo a corpo e una da lancio con cui addestrarsi. Quel giorno gli occhi di un giovane Dimitriy incontrarono quell'artiglio dalle lame cremisi e, accanto ad esso, quella serie di cinque pugnali da lancio di cui si innamorò. Ben presto iniziò ad addestrarsi nell'uso di quelle armi, recuperando i suoi coltelli dopo ogni uso: non se ne separava mai. Almeno fino al giorno in cui attraversò il portale, ritrovandosi così senza i suoi fidati e silenziosi dardi... anche se non ne fece una tragedia.
    Però quando rivide qualcosa di molto simile ai suoi pugnali, su una bancarella del Bazar, beh, non poté fare a meno di acquistarli.
    Il set è composto da cinque pugnali scarlatti lunghi circa una ventina di centimetri, forse un po' meno. Essi sono posizionati in diversi punti strategici sparsi tra le vesti dell'assassino, così da essere utilizzati in ogni situazione. Uno è situato nella manica del braccio sinistro, ad esempio, un altro nella caviglia e così via. Sono fatti di acciaio, non ha altro di particolare se non un certo valore affettivo.

    ₪ Occhio della Sirena
    L'artefatto si presenta come una biglia di vetro del diametro di una decina di centimetri. Utilizzando un consumo basso e mettendo a contatto un oggetto posseduto da chi si vuole rintracciare (o meglio ancora una parte del suo corpo come un capello), la sfera indicherà, tramite un raggio di luce, la direzione da seguire per raggiungerlo. Più a lungo l'oggetto è stato posseduto da chi si vuole rintracciare, migliore sarà l'effetto dell'artefatto.

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    ??? {Brifos, Dimitriy}

    «Un uomo in maschera?» domanda perplesso Cielo «E' ancora opera tua, Aria?» E lei si affretta a negare facendo di no con la testa. Lui sbuffa e si versa una tazza di quel liquido simile a catrame. «Noioso. Pensavo fosse uno dei due che hai mandato da me. Il biondo con la treccia o la tizia dai capelli rosa. Ma quelli stanno parlando con Deus.» Questa volta è il turno di Aria nel restare sorpresa. Spalanca gli occhioni rosati ed apre la boccuccia come nel voler dire qualcosa, poi però li riabbassa e torna nel suo silenzio. Lo sguardo di Cielo si posa su Dimitriy e ne accoglie le parole con un sorriso.

    «Pensavo saresti rimasto traumatizzato dal fatto che la tua dolce fanciulla è in realtà un uomo.» E ride sguaiatamente. Eppure, a rispondere, non è lui bensì Aria. «Non sono un burattino!» Questa volta pare decisamente scocciata. «Un corpo meccanico non vuol dire essere un burattino.» Stringe con forza l'orlo della gonna «Quello che provo non è diverso da voi. Quello che sento è al pari di ogni uomo. Perché sono...»

    «Un abominio.» E' Cielo a concludere la frase, lasciando Aria senza parole. «Non dimenticarlo mai, Aria.» Lo sguardo è affilato come mille coltelli. «Se non fosse stato per il tuo folle gesto tutto ciò non sarebbe successo. Non ci sarebbe stata una strage a Serendip ed ogni cosa si sarebbe risolta senza spargimenti di sangue. Ogni colpa è solo tua.» Poi cambia espressione di nuovo, trasformandosi in quella maschera sorridente che fino ad un attimo prima aveva mostrato ai presenti. «Per rispondere alla tua domanda, Dimitriy, no, non ho nulla di meccanico.» Vuole cambiare argomento? «Ma neanche qualcosa di umano.» Lo dice così, come se stesse parlando del tempo. «Potreste considerarmi come un costrutto di pura energia, o qualcosa di più complesso.»


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    In seguito alla domanda posta da Brifos, Cielo rimase vagamente perplesso, come se si aspetta una risposta del tutto differente. Rivolgendo la domanda alla piccola Aria, quest’ultima fece segno di diniego con la testa, a quanto pareva non era a conoscenza di quel tizio, quindi lei non aveva molto a che fare con quella faccenda. Successivamente il bimbo sbuffò, versandosi una tazza del liquido catramoso che fuoriusciva dalle teiere... ma furono le parole pronunciate qualche istante dopo a suscitare la curiosità dell’assassino, il quale per un attimo fessurizzò lo sguardo.
    Infatti il Cappellaio nominò altre due persone, magari anche quelle si trovavano nella stessa situazione del biondo e del gigante, incastrati in una serie di eventi dalla difficile comprensione. Era comunque una cosa facilmente intuibile, visto che loro due ora parlavano con due esseri che di umano avevano ben poco e, se gli altri parlavano con quella persona, beh, doveva esserci sicuramente un collegamento. Però proprio la persona... anzi, l’essere nominato dal ragazzino era colei a cui il biondo aveva giurato vendetta, senza timore alcuno le aveva detto che avrebbe preso la sua testa. Lasciò comunque la curiosità da parte, Dimitriy, concentrandosi sulla reazione della bimba... essa infatti pareva sorpresa e i suoi occhi si allargarono, così come la bocca, con un moto di stupore.
    «Pensavo saresti rimasto traumatizzato dal fatto che la tua dolce fanciulla è in realtà un uomo.»
    Disse poi Cielo sorridendo, in seguito alle parole dell’assassino, scoppiando poi a ridere sguaiatamente: iniziava a non sopportarlo più, la voglia di prenderlo a schiaffi era tanta ma il giovane doveva riuscire a trattenersi... anche perché, beh, non era così certo di riuscire a prenderlo davvero a schiaffi, quindi era meglio contenersi per evitare una morte violenta. Così lasciò che quelle parole scivolassero su di lui senza effetti, anche se quelle prima pronunciate fecero effetto su Aria.
    «Non sono un burattino!»
    Affermò lei con un tono scocciato, facendo si che lo sguardo di ghiaccio si posasse sulla sua figura.
    «Un corpo meccanico non vuol dire essere un burattino.»
    Aggiunse poi, stringendo con forza l’orlo della gonna. Dalle sue parole sembrava quasi che la sua condizione, il suo essere una bambola, fosse come il contenitore di un essere capace di provare pietà, proprio come ogni uomo. Ma, proprio come accaduto qualche attimo prima, anche questa volta la bambina non riuscì a terminare la frase, visto che Cielo la interruppe ancora definendola nient’altro che un Abominio, un mostro che si era macchiato di diverse colpe. Lei rimase scioccata da quelle parole, quasi sapesse la verità.
    Infine l’espressione del Cappellaio da gelida e tagliente, ritornò ad essere sorridente e spensierata. Sembrava sapere diverse cose, Dimitriy pensava che la causa di tutto fosse solo quell’altra ragazzina, ma sembrava proprio che si stesse sbagliando... tutto era riconducibile alla biondina? Il sicario fece spallucce, alla fine non era ciò che interessava a lui, quello. Però non sembrava molto felice di quell’argomento, visto che quasi repentinamente cambiò discorso andando a rispondere alla domanda del russo, il quale se n’era quasi dimenticato.
    Quel bambino non era ne meccanico e neppure umano, anche lui a suo modo era un abominio agli occhi di un semplice umano: non un Dio, semplicemente un Mostro. In quel momento l’Eversore fece un piccolo sorriso, rivolgendosi poi al bimbo.
    Quindi sei un Abominio anche tu.
    Affermò il biondo, dal cui volto era ormai scomparso quel sorrisetto divertito. Era davvero curioso di conoscere la sua reazione, però dopo un momento di pausa il ragazzo riprese a parlare, questa volta con un’espressione vuota sul volto.
    Ma in verità non mi interessa, era solo una mia curiosità.
    Sospirò il sicario, affilando subito dopo lo sguardo: non aveva dimenticato chi Cielo nominò appena qualche istante prima, il suo vero obiettivo era quello.
    Dove si trova ora Deus Ex Machina?
    Concluse infine Dimitriy, attendendo una nuova risposta alla sua nuova domanda. Non gli importava che quella fosse da un’altra parte, aveva promesso che se l’avesse rivista l’avrebbe uccisa... e il Russo onorava sempre la parola data.



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    Però quando rivide qualcosa di molto simile ai suoi pugnali, su una bancarella del Bazar, beh, non poté fare a meno di acquistarli.
    Il set è composto da cinque pugnali scarlatti lunghi circa una ventina di centimetri, forse un po' meno. Essi sono posizionati in diversi punti strategici sparsi tra le vesti dell'assassino, così da essere utilizzati in ogni situazione. Uno è situato nella manica del braccio sinistro, ad esempio, un altro nella caviglia e così via. Sono fatti di acciaio, non ha altro di particolare se non un certo valore affettivo.

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    «Un uomo in maschera? E' ancora opera tua, Aria?»
    Cielo si rivolse ad Aria per delucidazioni, ma un diniego sancì l'ennesimo vicolo cieco
    «Noioso. Pensavo fosse uno dei due che hai mandato da me.
    Il biondo con la treccia o la tizia dai capelli rosa. Ma quelli stanno parlando con Deus.»


    Una perplessa scintilla azzurrina percorse il corno dorato del Raitei, ma non per il riferimento ai due -che non colse- quanto più per la sorpresa balenata negli occhi rosa: sembrava conoscere la bambina nata dall'Albero d'Oro, che si era nutrita dei loro ricordi, e pertanto Brifos pensò che sarebbe valsa la pena di indagare la faccenda... ma avrebbe aspettato un secondo momento: è maleducazione interrompere le altrui conversazioni -gli aveva insegnato la Luna-, e intorno a lui i discorsi erano già ripresi.

    «Pensavo saresti rimasto traumatizzato... »
    il fanciullo dagli occhi bicromi si era rivolto al Russo, ridendo -di nuovo- come uno sguaiato
    «...dal fatto che la tua dolce fanciulla è in realtà un uomo.»

    «Non sono un burattino! Un corpo meccanico non vuol dire essere un burattino.»
    puntualizzò la biondina, mostrando nei gesti una contenuta stizza
    «Quello che provo non è diverso da voi. Quello che sento è al pari di ogni uomo.
    Perché sono...»


    «Un abominio.Non dimenticarlo mai, Aria.
    Se non fosse stato per il tuo folle gesto tutto ciò non sarebbe successo.»

    l'interruppe Cielo con un'occhiata affilata, snocciolando qualcosa di finalmente interessante
    «Non ci sarebbe stata una strage a Serendip ed ogni cosa si sarebbe risolta senza spargimenti di sangue. Ogni colpa è solo tua.»
    di quegli elementi su cui l'Amal avrebbe volentieri approfondito la questione, ma...
    «Per rispondere alla tua domanda, Dimitriy, no, non ho nulla di meccanico.
    Ma neanche qualcosa di umano.»

    vestendosi di un sorriso gioviale, il Cappellaio di quel thè di matti cambiò argomento
    «Potreste considerarmi come un costrutto di pura energia, o qualcosa di più complesso.»

    Quindi sei un Abominio anche tu.
    Ma in verità non mi interessa, era solo una mia curiosità.

    tagliò corto il ningen biondo, volgendo la chiacchierata all'unico argomento loro noto
    Dove si trova ora Deus Ex Machina?

    « Dal momento che sembrate conoscerla: si può sapere in che rapporti siete? »
    si informò il Demone, fissando Cielo, prima di sposare lo sguardo sulla prigioniera
    « ...e, avrei una domanda: cosa ha fatto di preciso Aria? »

    Come gli era stato insegnato: domandare è lecito e rispondere è cortesia...
    ma, soprattutto,tentar non nuoce.

     
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    ??? {Brifos, Dimitriy}

    Alle parole di Dimitriy, Cielo abbozza un sorriso divertito. Non sembra essersela presa troppo per l'epiteto usato dal russo. «Sarebbe contenta di sapere che ha così tanti ammiratori.» Poi si porta un dito alla boccuccia e guarda pensieroso verso l'alto. «O forse no. Se non erro vi aveva detto di strisciare a terra o robe così, no? Ad ogni modo è occupata nell'accogliere altre persone che si sono auto-invitate.» Le parole di Brifos, invece, suscitano in lui emozioni contrastanti.

    «Un rapporto complicato, direi.» afferma con una punta di quello che sembra addirittura imbarazzo. «E' la classica persona che va in incandescenza per delle stupidaggini. Pensa che...» E nell'istante in cui salta sul tavolo, ben attento a non rovesciare piatti, assume le fattezze di un ragazzo ventenne. «...mi piacerebbe usare una forma più utile di quella di un bambino, ma non accetterebbe volentieri il fatto di essere più bassa di me.» Un balzo all'indietro ed eccolo tornare all'aspetto precedente. «Però è anche vero che se non fosse per lei ora non sarei qui. Diciamo che le devo un favore, ecco.»

    Sorride di nuovo, compiaciuto dalle proprie parole. Della domanda di Aria sembra essersene dimenticato, o forse ha voluto semplicemente eluderla.


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    xTutti: per voi ultimo giro di post.

    Tempo limite: 1 Febbraio

     
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    Dimitriy pensava che quell’epiteto da lui usato riferendosi a Cielo l’avrebbe fatto arrabbiare, ma il bimbo, contrariamente ad ogni aspettativa, sorrise divertito. Visto il tono di superiorità usato prima riferendosi ad Aria, il russo aveva pensato che sfruttando quello stesso tono con lui, quest’ultimo avrebbe perso le staffe, invece lo accolse senza troppo problemi, anzi, sembrava quasi aver apprezzato quella piccola provocazione, continuando poi a parlare senza problemi.
    «Sarebbe contenta di sapere che ha così tanti ammiratori.»
    Disse il ragazzino in risposta all’assassino, portandosi poi un dito alla bocca e sollevare lo sguardo verso l’alto, pensoso.
    «O forse no. Se non erro vi aveva detto di strisciare a terra o robe così, no? Ad ogni modo è occupata nell'accogliere altre persone che si sono auto-invitate.»
    Concluse infine il Cappellaio, senza dare al sicario la risposta che attendeva. Infatti non gli aveva detto dove si trovasse, ma solo quel che stava facendo in quel momento. Quelle poche informazioni non soddisfarono per nulla il biondo, il quale fece un piccolo sospiro contrariato: voleva sapere di più, doveva portare a termine la sua vendetta e voleva recuperare i suoi ricordi... e per farlo gli servivano maggiori dettagli.
    Le ho fatto una promessa... e vorrei onorarla.
    Ammise poi il Russo, senza però dare troppe informazioni: non era l’ideale mostrare un’aperta ostilità in casa del nemico, non voleva morire prima di aver portato a termine il compito che si era prefissato soltanto qualche ora prima.
    Anche queste persone hanno perso parte dei loro ricordi?
    Domandò infine Dimitriy, puntando lo sguardo in direzione di Cielo... sembrava quasi che lui conoscesse quelle persone, vista la sicurezza mostrata nel parlarne e inoltre era sicuro che ci fossero, quindi doveva sapere per forza qualcosa in più. Comunque le parole di Brifos ebbero sicuramente un effetto maggiore sul bimbo, il quale non nascose un lieve imbarazzo.
    «Un rapporto complicato, direi. E' la classica persona che va in incandescenza per delle stupidaggini. Pensa che...»
    Disse prima di tutto il Cappellaio, facendo una piccola pausa mentre saltava sul tavolo con grazie, senza rovesciare nulla, prendendo all’improvviso le sembianze di un ventenne, in un battito di ciglia.
    «...mi piacerebbe usare una forma più utile di quella di un bambino, ma non accetterebbe volentieri il fatto di essere più bassa di me.»
    Aggiunse poi, balzando all’indietro e ritornando all’aspetto fanciullesco, quell’aspetto che non faceva sentire la Creatura dell’Albero bassa e inferiore. Poteva anche avere dei poteri immensi, ma resta comunque una bambina viziata, agli occhi dell’assassino.
    «Però è anche vero che se non fosse per lei ora non sarei qui. Diciamo che le devo un favore, ecco.»
    Concluse infine con un sorriso, soddisfatto delle parole appena pronunciate. Aveva completamente sorvolato sulla domanda inerente al comportamento di Aria, quasi la ritenesse superflua, una domanda in cui la risposta era inutile.
    Non hai risposto a una domanda.
    Ci pensò l’Eversore a riportagli la richiesta all’attenzione, in effetti voleva sapere anche lui cosa avesse fatto di così grave quella bambolina, visto che in quel luogo nessuno era normale e se consideravano normale qualcosa come un massacro insensato, beh, chissà che aveva combinato la bimba... doveva essere di sicuro qualcosa di molto, molto grosso.



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    ₪ Oskolki Malinovyy ~ Schegge Cremisi
    Nell'addestramento per diventare un perfetto killer, alle giovani reclute viene fatta scegliere un'arma da corpo a corpo e una da lancio con cui addestrarsi. Quel giorno gli occhi di un giovane Dimitriy incontrarono quell'artiglio dalle lame cremisi e, accanto ad esso, quella serie di cinque pugnali da lancio di cui si innamorò. Ben presto iniziò ad addestrarsi nell'uso di quelle armi, recuperando i suoi coltelli dopo ogni uso: non se ne separava mai. Almeno fino al giorno in cui attraversò il portale, ritrovandosi così senza i suoi fidati e silenziosi dardi... anche se non ne fece una tragedia.
    Però quando rivide qualcosa di molto simile ai suoi pugnali, su una bancarella del Bazar, beh, non poté fare a meno di acquistarli.
    Il set è composto da cinque pugnali scarlatti lunghi circa una ventina di centimetri, forse un po' meno. Essi sono posizionati in diversi punti strategici sparsi tra le vesti dell'assassino, così da essere utilizzati in ogni situazione. Uno è situato nella manica del braccio sinistro, ad esempio, un altro nella caviglia e così via. Sono fatti di acciaio, non ha altro di particolare se non un certo valore affettivo.

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    «Sarebbe contenta di sapere che ha così tanti ammiratori.
    O forse no. Se non erro vi aveva detto di strisciare a terra o robe così, no?»

    il piccolo rispose alle parole del Russo, portandosi pensosamente un ditino alle labbra
    «Ad ogni modo è occupata nell'accogliere altre persone che si sono auto-invitate.»

    Le ho fatto una promessa... e vorrei onorarla.
    puntualizzò con calma serafica l'Assassino biondo, prima di interessarsi agli “altri ospiti”
    Anche queste persone hanno perso parte dei loro ricordi?

    Ma l'entità di nome Cielo aveva deciso di tagliar corto,
    e le sue le iridi bicrome si posarono in quelle bigie e vitree del Raitei.


    «Un rapporto complicato, direi. E' la classica persona che va in incandescenza per stupidaggini. Pensa che...mi piacerebbe usare una forma più utile di quella di un bambino...»
    confessò con una punta di imbarazzo, balzando sul tavolo e invecchiando il suo aspetto
    «...ma non accetterebbe volentieri il fatto di essere più bassa di me.»
    nel tornare al suo posto, da ventenne che era, tornò alle sembianze di infante
    «Però è anche vero che se non fosse per lei ora non sarei qui.
    Diciamo che le devo un favore, ecco.»


    La replica del Cappellaio si chiuse in un sorrisino soddisfatto -quasi sornione, da Stregatto-, forse perché convinto di aver dribblato la seconda (e più importante) domanda con le sue doti oratorie, o semplicemente gongolando per la sua posizione di forza che gli permetteva di non poter essere obbligato rispondere. O forse celando abilmente il fatto di non potere.

    Non hai risposto a una domanda.
    gli fece notare l'Eversore, scoccando un'occhiata anche alla silenziosa Aria

    « Forse non ne è in grado... o forse non può. »
    esordì riflessiva e incolore la voce del Raitei, vagliando la possibilità senza emozione
    « Non è da escludersi che il silenzio faccia parte del suo patto di sudditanza verso D.E.M. *
    Dopotutto, ha appena affermato di esserle debitore. »


    Facendo leva sui braccioli della seggiola, il gigante fece per alzarsi in piedi, e gli occhi color dell'ardesia trafissero quelli rosa della bambina nel muto reiterarsi della domanda caduta nel vuoto, indugiandovi per un lungo istante indagatore, prima di spostarsi sull'altro enigmatico anfitrione, per rivolgerglisi con calma come educazione conveniva.

    « E' possibile conferire con qualcuno libero di parlare,
    o qui siete tutti al suo servizio? »


    Semplice curiosità.


    *Da bravo scienziato, essendo “Deus Ex Machina” troppo lungo da pronunciare, Brifos ha accorciato il nome in una sigla D:

    Ataraxia
    L'Atarassia è un termine filosofico -tipico dell'epicureismo e dello scetticismo- che indica una condizione esistenziale ideale, caratterizzata da assoluta imperturbabilità di fronte alle passioni... e, perciò, esente da ogni dolore.
    L’estrema impassibilità del Demone delle Tempeste, unita alla forza sviluppata per sopravvivere alle asprezze della sua terra natia e alla filosofia maturata con i suoi lunghi studi, gli ha permesso di imparare ad esercitare quel distacco, e non solo dalle rare emozioni che talvolta si affacciano nell’orizzonte dei suoi imperscrutabili pensieri, ma anche -se non soprattutto- in reazione agli stimoli fisici, rendendo Brifos immune ai naturali handicap che il dolore comporta.
    [Resistenza al Dolore | Anti-Malia]

    Intuizione
    La presenza di un gran numero di anime compresse nell’essenza del Figlio della Tempesta è rimasta per lungo tempo tra le latenti potenzialità inespressa del Raitei, fino a che la meditazione, lo studio e l’ascesi lo hanno inconsciamente portato a comprendere le essenze con una nuova accezione: quella dei legami empatici possono mettere in connessione due o più spiriti. Questa passiva permette di vedere i legami karmici (flussi di natura energo-emotiva) tra due creature, permettendo di riconoscere il vincolo che lega due amici, due innamorati, un allievo e un discepolo, ma anche ciò che si instaura tra un mago e i suoi famigli - o evocazioni.
    [Vista Karmica]

    Voce della Saggezza
    E' questo un suono che tutti possono udire, perché scaturito dall'alta sapienza di coloro che lo pronunciano; la volontà dei Saggi muove questo potere, così che dalla loro giusta voce escano parole che agli altri appaiono profondamente sapienti, e pertanto degne di rispetto, così come degno di rispetto sarà -per chi ascolta- colui che parla.
    Una malìa, un'azione per convincere anche i più scettici della grandezza dei Sapienti di Endlos, sicché al loro volere il verbo infonda in chi le oda un tale rispetto da non dubitarne, e se verrà pronunciato un comando, vorranno eseguirlo senza proteste, quasi fosse l'ordine del loro più caro e severo dio.
    [Aura di Saggezza]
     
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    «Non hai risposto ad una domanda.», sottolinea il russo.
    «Già ♥», risponde Cielo sorridendo.
    «Forse non ne è in grado... o forse non può.» spiega il Raitei.
    «No, semplicemente non ne vedo la necessità ♥», continua il bambino.

    Nulla sembra infrangere la sua allegria. «Perché non sono borioso come Deus.» In compenso sembra affetto da una discreta iperattività. Anche mentre parla non può fare a meno di compiere qualcosa. Afferra alcune tartine e prova a costruirci una torre. «Le formiche non possono uccidere, ma possono comunque dare fastidio. E non ho tempo per giocare con voi.» Sorride di nuovo, mentre posiziona con lentezza la decima tartina. «Di quello se ne occuperà Deus. Fosse per lei non scenderebbe mai dal palcoscenico.» Emette un sospiro di sollievo quando la torre rimane integra.

    Il mondo oscilla.
    Una lieve scossa che fa cadere la costruzione.

    «Ah.» esclama Cielo, con una nota di disappunto. Poi scoperchia una delle teiere contenente quello che sembra fango – in realtà crema alla nocciola – e vi estrae un orologio da taschino. «Credo sia ora.» sentenzia dando un'occhiata alle lancette. «A quanto pare state per riprendere conoscenza. Buon risveglio.»
     
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