[CSV] Istinto materno.

Passaggio di consegne...

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    Lungo le tranquille vie di Chediya prossime a Palanthas, un elegante uomo dai capelli corvini ed un aitante giovanotto passeggiavano a ritmo sostenuto verso Lordaeron, maniero della Dama Azzurra. Nonostante agli altrui sguardi potessero apparire come vecchi amici, o magari fratelli, gli osservatori più acuti avrebbero notato una certa tensione fra i due figuri, resa ancor più evidente dal dato di fatto che il più adulto dei due non staccasse mai gli occhi di dosso dall'altro, nemmeno per un fugace battito di ciglia.

    -Allora, se Lady Kalia resta sola con te, tu non devi morderla.

    Iniziò questo con le raccomandazioni, perchè mai avrebbe permesso ad un suo allievo e protetto -per quanto ingestibile e dalla dubbia morale- di recar danno all'Alfiere che gli aveva dato una dimora e tutti i finanziamenti necessari ai propri studi.

    -Non devi morderla nemmeno se ti abbraccia o ti accarezza.

    Continuò col suo solito fare pacato, non dimenticandosi tuttavia di lanciargli qualche occhiataccia. Doveva ammetterlo, in duemila anni di pratica non aveva mai incontrato un Galanodel così difficile da educare, e sebbene avesse preso quel compito come una vocazione, a volte il vampiro si domandava nel buio della notte -alla sola luminescenza delle sue pozioni radiattive- se quella scelta di prenderlo con sè fosse stata realmente saggia o dettata da un eccesso di buonismo immotivato.
    Respirò profondamente.

    arthurkx

    -Questa volta ti porto da lei perchè voglio darti fiducia.

    Gli spiegò lentamente, così che quelle parole gli entrassero in testa.

    -Vedi di non farmene pentire.

    E con quell'avvertimento il discorso si chiuse.


    Raggiunsero le stanze in cui l'alfiere li avrebbe ospitati poche ore dopo, concedendo loro il tempo di riposare nonostante il breve viaggio. Un silenzio gelido regnava nell'aria, ed Arthur continuava a fissare Kerobal senza mai distogliere lo sguardo di ghiaccio dal suo. In genere, nonostante non vi fosse un bellissimo rapporto fra i due, il cainita si distingueva comunque da molti altri saggi per la sua immensa pazienza nei confronti del Galanodel e per la sua tendenza a perdonargli anche le "marachelle" più eccentriche... eppure quella volta sembrava impalato e rigido quasi quanto Amarth: evidentemente ci teneva particolarmente al suo Alfiere.

    -L'Alfiere Orientale è un elemento estremamente importante in questo mondo.
    Danneggiarlo in qualunque modo potrebbe diventare distruttivo.
    Anche per te.


    Infine attesero.

     
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    Adeguando il passo all'incedere rapido del pinguino dei Galanodel, di nuovo dimenticò la calma e la serenità che il Vento di quello strano posto riusciva ad instillargli nel cuore quando era solo: solo con le sue tele e i suoi cavalletti, solo tra i libri polverosi di Palanthas, solo tra carta e grafite... unicamente quando era solo, solo, e ancora beatamente solo.

    -Allora, se Lady Kalia resta sola con te, tu non devi morderla.
    esordì il Saggio con l'ennesima stupida raccomandazione come nel suo stile

    Il Vampiro gli camminava un passo più avanti, facendogli strada lungo il Maniero Azzurro, e nonostante il tragitto in sé non richiedesse che pochi minuti, il Principe Demone aveva perso il conto delle volte in cui avrebbe voluto sferrargli una pedata sui reni o infilzargli una spatola per il colore o un bulino per le incisioni in mezzo alle scapole...

    -Non devi morderla nemmeno se ti abbraccia o ti accarezza.

    ...o anche più di uno, perchè no?
    Avrebbe potuto fare un disegno per giustapposizione.

    jpg
    « Ah-ah. »

    Ricambiò l'occhiata torva del suo auto-nominatosi educatore con un sorrisino sornione e strafottente, di chi non ha dato il minimo peso neanche ad una sillaba uscita dalla tua bocca; dopotutto, visto come quel tipo si ostinava ad urtargli i nervi, Kerobal aveva maturato la filosofia di vita che la cosa migliore era ricambiarlo con la stessa moneta.

    -Questa volta ti porto da lei perchè voglio darti fiducia.
    scandì lentamente quell'uomo insopportabile, come se lo credesse ritardato
    -Vedi di non farmene pentire.

    « Oh, ma che onore. »
    ribatté saccente, con acredine, donandogli un sorriso affilato

    La bellezza delle architetture che li accolse entro le mura di Lordaeron riuscì a distrarlo per qualche tempo dall'irritante compagnia del suo sedicente maestro, ma quando furono giunti a quella che doveva essere la Sala del Trono -un ampio salone circolare, dall'alta volta e bei mosaici a comporre la pavimentazione-, Arthur seppe spezzare l'incanto con le sue solite attenzioni di troppo.

    -L'Alfiere Orientale è un elemento estremamente importante in questo mondo.
    Danneggiarlo in qualunque modo potrebbe diventare distruttivo. Anche per te.


    « Guarda che so meglio di te come ci si comporta con una ragazza. »
    lo rimbeccò, scoccandogli un'occhiata di sufficienza con le iridi d'ametista
    « Perciò cerca di non stare in ansia ...o ti verranno le rughe. »

    Voleva gustarsi l'espressione da stoccafisso congelato del suo tutore, ed era più che pronto a cominciare l'ennesimo duello verbale, quando un profumo dolce e floreale lo raggiunse, spingendolo a voltarsi verso un ingresso laterale... e le iridi di magenta si sbarrarono con meraviglia.

     
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    Al passo più spedito che le riuscì, la fanciulla cerulea percorse rapida i corridoi del suo maniero, tenendo l'orlo delle gonne sollevato fino alle caviglie -perché non le fosse di intralcio nel camminare- e cercando in cuor suo di contenere l'irrazionale agitazione che la notizia di quella visita le aveva trasmesso; quando ebbe varcato la soglia della Sala delle Udienze, i begli occhi di zaffiro non faticarono a trovare i suoi ospiti, già in attesa.

    « Perdonatemi se vi ho fatto aspettare. »
    esordì sinceramente afflitta e col fiato un po' corto, mentre andava loro incontro
    « C'è stato un incidente nei campi, e stavo soccorrendo un uomo nelle Aule di Guarigione. »

    Fermandosi ad un paio di metri dal Saggio, la Castellana si esibì in un'aggraziata riverenza, e mentre incatenava lo sguardo blu a quello grigio del Vampiro, le labbra rosse -tumide e ben disegnate- le si piegarono in un dolce sorriso; non appena il paggio le aveva annunciato la visita di uno dei vertici di Palanthas, si era sentita un po' nervosa all'idea di incontrare l'unica Corona che ancora non conoscesse di persona, ma ora che se lo trovava davanti... si scoprì perfettamente a suo agio con l'elegante e sobria compostezza che egli irradiava.

    permichi
    « Arthur Friederick Giles: Corona di Khymeia, la Via della Genesi... »
    salutò, pronunciandone il nome -completo di titolo- e chinando rispettosamente il capo
    « E' per me un'onore fare finalmente la vostra conoscenza;
    cosa posso fare per voi...? »



    Edited by Djibrielle - 29/1/2013, 22:23
     
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    Attese in paziente religioso silenzio l'arrivo dell'Alfiere, totalmente incurante delle parole del Galanodel; non era infatti nè il momento nè il caso di perdere la calma: tornati a Palanthas lo avrebbe costretto in qualche posizione yoga per giorni, nella speranza di placare i suoi bollenti spiriti e la lingua tagliente. Poi, come l'arcobaleno dopo la tempesta, una visione accompagnata dall'intenso profumo dei gigli sembrò portargli con la sola presenza una rinnovata speranza sul proprio operato. Una fanciulla dai capelli azzurri li raggiunse, e sorrise loro in tutto il suo candore: se Arthur non fosse stato clinicamente morto, probabilmente sarebbe arrossito.

    arthurinchino

    -Mi è capitato di leggere su tomi antichi che ogni Presidio assumeva col tempo immagine e somiglianza del suo Alfiere. Eppure, guardandovi, mi rendo conto di non aver viaggiato abbastanza, e che l'Est cela meraviglia e bellezza oltre ogni mia più rosea aspettativa.

    Sorrise sobrio e composto come sua indole e ruolo di Saggio.
    Portata una mano sul cuore, il vampiro si esibì in un leggero inchino accompagnato da un impeccabile baciamano; il suo sguardo grigio e tagliente avrebbe allora sfiorato il blu cobalto degli occhi di lei, lasciandosi sfuggire un tocco di quel fascino tipico di quelli della sua razza durante le notti di caccia. Nulla di pericoloso o disturbante, comunque: mai e poi mai avrebbe pensato di recar danno a quel meraviglioso fiore azzurro.

    -L'onore è certamente il nostro, Milady, nonostante questo incontro non sia avvenuto esattamente in una situazione... "felice", ecco.

    Pronunciò scandendo bene ogni parola e mantenendo il tono della voce nè troppo alto e nè basso, perfetto per una gradevole conversazione ed abbastanza profondo per convogliare le attenzioni sul triste messaggio che portava con sè.

    -Non so se Brifos è giunto ad anticiparmi come messaggero, ma mi duole annunciarle che la nostra amata corona Eru Elen Amarth, massimo esponente e custode di Dharma, Via dello Spirito, ha scelto di abbandonare le sue mortali spoglie e di tornare alla terra.

    Nonostante il dolore o la nostalgia di una figura nobile ed amata come quella dello Zero, la sua voce si mantenne calda, pacata ed allo stesso tempo forte, così da fungere come un discreto sostegno a quella che sarebbe stata la reazione dell'Alfiere. Infondo non la conosceva, e doveva essere pronto a rincuorarla qualora ne avesse sofferto: in un certo senso era sicuro che anche Amarth avrebbe pensato allo stesso modo.

     
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    Quando il prezioso Alfiere del Pinguino fece il suo ingresso nella sala, l'Artista rimase letteralmente -e suo malgrado- folgorato... e non solo perché irradiava una forza sacrale che mai aveva veduto prima nelle tetre profondità del Makai, ma soprattutto per via dei suoi colori: occhi di un blu di cui aveva visto l'eguale solo tra le gemme e i preziosi di sua madre, e capelli azzurri come il cielo di quel mondo, dove la luce danzava rendendoli quasi ialini.

    -Mi è capitato di leggere su tomi antichi che ogni Presidio assumeva col tempo immagine e somiglianza del suo Alfiere. Eppure, guardandovi, mi rendo conto di non aver viaggiato abbastanza, e che l'Est cela meraviglia e bellezza oltre ogni mia più rosea aspettativa.

    L'insofferenza sviluppata alla voce di Arthur spezzò l'idillio, distogliendo il Demone della contemplazione di quella figura delicata come una statuina di cristallo e attirando sulla schiena del Saggio -che gli stava due passi davanti- un'occhiata disgustata per tanti pomposi salamelecchi; per un lungo istante dovette resistere all'impulso di sgattaiolare all'ombra di una colonna e dileguarsi, ma...

    ...considerato il fatto che era ad un passo dallo sbarazzarsi della tediosa supervisione del Saggio -a quanto gli era stato preannunciato, lui sarebbe stato impegnato con importanti questioni di studio-, la cosa più astuta da farsi era portare pazienza fino al momento in cui la Corona di Palanthas si sarebbe tolta di torno,
    quindi operare un'accurata disattenzione selettiva su tutte le irritanti sviolinate che gli uscivano di bocca.

    « . . . »

    Doveva distrarsi e pensare a qualcos'altro, così prelevò il taccuino dalla tasca interna della casacca e mentre le iridi color magenta tornavano a posarsi sul volto angelico della Dama, cominciò ad abbozzarne il profilo con la grafite.

     
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    -Mi è capitato di leggere su tomi antichi che ogni Presidio assumeva col tempo immagine e somiglianza del suo Alfiere. Eppure, guardandovi, mi rendo conto di non aver viaggiato abbastanza, e che l'Est cela meraviglia e bellezza oltre ogni mia più rosea aspettativa.

    Con parole forbite e suadenti, il Saggio le rivolse un sorriso affascinante, e mentre egli si prodigava in un leggero baciamano da vero galantuomo, la Dama Azzurra si ritrovò a sostenerne lo sguardo grigio e antico senza fare a meno di pensare che quella creatura fosse in qualche modo pericolosa.

    Non per la sua natura di Cainita -che aveva riconosciuto e che percepiva chiaramente mentre gli stava davanti-, che lo voleva un predatore per gli altri esseri viventi, né per l'intelligenza acuta come una freccia che spiccava dalla sua oratoria... bensì per quei suoi modi eleganti e senza tempo, che sarebbero stati in grado di irretire il cuore di qualsiasi fanciulla.

    Una realtà di cui era facile prender atto,
    per quanto il rischio per lei fosse inesistente: il suo aspetto di fiore in boccio nascondeva un'esistenza secolare, ma già guardando indietro agli anni della gioventù -e della sua mortalità- i doveri verso il Re suo padre, e la necessità di una guida per un popolo e una nazione disastrata dalla Guerra dei Portali, non le avevano mai dato la possibilità di abbandonarsi ad una sì dolce perdizione...

    Col passare del tempo e il crescere delle responsabilità, doveva averne probabilmente anche perso da un bel pezzo la capacità,
    e in fondo era meglio così. Perché non c'è spazio per sentimenti così egoistici quando dalla tua volontà dipende la stabilità di un intero Presidio.

    jpg-L'onore è certamente il nostro, Milady, nonostante questo incontro
    non sia avvenuto esattamente in una situazione... "felice", ecco.

    premise il Vampiro, entrando in argomento con una serietà che la preoccupò
    -Non so se Brifos è giunto ad anticiparmi come messaggero, ma...
    il preambolo non aveva in sé nulla di sinistro, ma il presagio la colpì
    -...mi duole annunciarle che la nostra amata corona Eru Elen Amarth,
    massimo esponente e custode di Dharma, Via dello Spirito...

    un tuffo al cuore le strappò un sussulto quando udì il nome del Celebaliant
    -...ha scelto di abbandonare le sue mortali spoglie
    e di tornare alla terra.


    I suoi occhi di zaffiro si sbarrarono -addolorati-, e nella luce soffusa che filtrava dalle vetrate le lunghe ciocche di capelli -chiari e sottili come rivoli d’acqua- accentuarono il pallore eburneo che sembrava aver prosciugato ogni goccia di sangue dal suo viso.

    « Cosa...? Ma come...? Perché...?
    Perché questa decisione così improvvisa...? »

    un singhiozzo le infranse la voce mentre lottava perché la vista non le si appannasse
    « Vi prego, Sire Arthur: raccontatemi cos'è successo...
    Tutto quello che sapete. »

     
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    -A dir la verità non molto, Milady.

    Lo sguardo perennemente gelido sembrò per un attimo vacillare, incupirsi. Sapeva che l'Alfiere non era una bambina, eppure il suo viso dolce gli ispirò la stessa dolcezza che poteva trasmettergli un'allieva molto giovane. Era così... candida. Ricordava quasi la Piccola Lady, ma prima del massacro, ovviamente. E poi... quel profumo di gigli: più ne assaporava l'aroma e più sentimenti contrastanti si affacciavano nel suo animo, esattamente come se fosse umano. Ed allora si sentì confuso. Con quale stregoneria sarebbe mai stata possibile una cosa simile? Lui, creatura dannata e maledetta, come era possibile che trovasse la pace?
    In quel momento mille domande affollarono la sua mente.
    E lui, da Saggio, ne bramò la risposta con tutto sè stesso.

    -Io e Brifos non seguivamo studi in sua compagnia, tuttavia eravamo entrambi consapevoli da alcuni mesi di uno strano clima che aleggiava attorno alla nobile figura dello Zero. Era come se...

    Gli vennero in mente molti modi per esprimere il messaggio in modo chiaro, eppure il cainita ci mise del tempo perchè probabilmente non trovava appropriato usare metafore di fisica quantistica riguardo la dipartita di un uomo così caro alla fanciulla.

    -...come se si stesse spegnendo.

    Il silenzio cristallizzò quei pochi attimi di stupore misto a sofferenza, ed Arthur si prese del tempo per trovare le giuste parole.

    -Tre giorni fa ha lasciato Palanthas, ed io e Brifos abbiamo deciso di seguirlo. Si è diretto a Fanedell, e lì ha ritrovato gli altri Guardiani, suoi compagni e famiglia. Ed allora hanno espresso la loro volontà di abbandonare i loro corpi e tornare al loro stato originario. Infine, si sono addormentati su quattro giacigli... e lì ancora riposano le loro spoglie senza vita, al momento nascoste da un mio sigillo temporale per non recar disturbo alla foresta o, viceversa, per non esser corrotte da esterni e malintenzionati.

    arthurinchino

    -Non sono stato in grado di fermarli, perchè se era davvero questo ciò che Amarth desiderava, allora non avrebbe avuto senso farsi avanti e disturbarlo, distoglierlo dal suo desiderio più alto. L'ho lasciato andare in pace, perchè sono certo che ora stia meglio, ovunque si trovi.

    Sollevò lo sguardo e, per quanto la sua anima dannata non potesse per natura trasmettere altro che gelo, il vampiro cercò comunque di infonderle coraggio e dolcezza. Un misero dono per rincuorarla, lui che nulla poteva nel campo dei sentimenti.

    -So che la notizia l'addolora, mio Alfiere, ma nulla è andato perso: lui è sempre con noi... soltanto in una forma diversa.

     
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    -A dir la verità non molto, Milady. Io e Brifos non seguivamo studi in sua compagnia, tuttavia eravamo entrambi consapevoli da alcuni mesi di uno strano clima che aleggiava attorno alla nobile figura dello Zero.

    Con un sospiro sconfitto, la fanciulla cerulea abbassò mestamente il capo, perché quell'ammissione l'aveva lasciata sconfortata, ma non per questo sorpresa: avendo avuto modo di conoscere lo spirito dell'Essenza e di vivere la devozione di Amarth, aveva in fondo già compreso e sempre accettato che -per quanto vicino e caro le fosse- il Destino non può che sottomettersi alla propria natura, e seguire vie imperscrutabile, che spesso restano celate e incomprensibili agli uomini.

    - Era come se...come se si stesse spegnendo.
    riprese l'uomo dagli occhi bigi, esitando con eleganza mentre sceglieva con cura le parole
    -Tre giorni fa ha lasciato Palanthas, ed io e Brifos abbiamo deciso di seguirlo. Si è diretto a Fanedell, e lì ha ritrovato gli altri Guardiani, suoi compagni e famiglia. Ed allora hanno espresso la loro volontà di abbandonare i loro corpi e tornare al loro stato originario.

    Non solo Amarth, dunque, ma anche gli altri...Il dolce Yang, la fiera Yoe e il tenebroso Yin... Quale motivo poteva aver spinto l'Ordine al completo ad esiliarsi dal mondo...? Che la loro permanenza stabile nel semipiano di Endlos ne avesse intaccato l'integrità e le forze...?

    -Infine, si sono addormentati su quattro giacigli... e lì ancora riposano le loro spoglie senza vita, al momento nascoste da un mio sigillo temporale per non recar disturbo alla foresta o, viceversa, per non esser corrotte da esterni e malintenzionati.

    D'un tratto, mentre ascoltava dalla voce rassicurante della Corona Azzurra il resto del racconto, la Dama si sentì tremendamente colpevole: non solo era stata responsabile di una forzatura a cui aveva costretto il suo prezioso amico, ma non se ne era neppure accorta, aggravando con l'incuria e un'egoistica leggerezza la condizione di una persona a lei cara.

    jpg-Non sono stato in grado di fermarli, perchè se era davvero questo ciò che Amarth desiderava, allora non avrebbe avuto senso farsi avanti e disturbarlo, distoglierlo dal suo desiderio più alto. L'ho lasciato andare in pace, perchè sono certo che ora stia meglio, ovunque si trovi.

    « Avete agito per il meglio, Sire Arthur... »
    mormorò, stringendo la tristezza nel cuore e dando contegno al proprio dolore
    « Siete stato un buon amico... »

    ...a differenza di lei.

    -So che la notizia l'addolora, mio Alfiere, ma nulla è andato perso:
    lui è sempre con noi... soltanto in una forma diversa.


    Sollevando lo sguardo di zaffiro, la Castellana incontrò gli occhi del Vampiro leggendovi l'intento di esserle di conforto, e mentre posava gentilmente la destra -bianca come lo zucchero- sul dorso della mano del Saggio, riuscì persino a sorridergli con una gratitudine macchiata dalla malinconia della perdita.

    « So che per un uomo di scienza come siete voi suonerà sgradevole, ma... io ho sempre creduto nel Destino. »
    esordì la fanciulla, con voce delicata come quella dell'usignolo
    « Se questo è stato il volere di Amarth e dell'intero Ordine cui appartiene, avrò ancora una volta fiducia in lui. »
    di nuovo, abbassò lo sguardo e lasciò evadere dalle labbra un sospiro
    « Il mio unico rimorso è quello di non essermi accorta
    del malessere in cui gravava il suo spirito... »

     
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    Trascorsero lunghi attimi di silenzio, mano nella mano, ed anche se Arthur continuava a non provare nulla -o comunque molto poco -anche davanti alla dipartita di un carissimo amico e collaboratore, potè per esperienza immaginare ciò che turbava la dolce dama innanzi a lui. La mano sottile del vampiro si strinse alle dita diafane della dolce Kalia, e gli occhi grigi la scrutarono con fermezza.

    « Il mio unico rimorso è quello di non essermi accorta
    del malessere in cui gravava il suo spirito... »


    Respirò profondamente.
    Probabilmente immaginava il perchè di quella situazione.

    -Inquanto sua credente, allora, converrà con me che il Destino sovente risulta assai criptico anche al più saggio degli uomini, e che non ama esser svelato ma svelarsi. Se non vi siete resa conto del suo malessere, probabilmente è perchè lui non ha desiderato che ve ne rendiate conto. La ragione? Solo Amarth può conoscerla.

    Terminò quella spiegazione con pacata compostezza, ben consapevole che se si fosse dilettato in una retorica maggiormente strappalacrime avrebbe ottenuto effetti che, credeva, non sarebbero valsi a molto. Fu anche per tal ragione che scelse di cambiare discorso, così da distrarla da quel tormento.

    -Parlando di altro, sono qui anche per domandarle un favore, madama. Attualmente sto conducendo alcuni studi a Garwec ma i miei lavori procedono a rilento. Questo perchè ho preso in custodia questo ragazzo, Kerobal, in parte Galanodel e fratellastro della Dama del Vento a voi cara amica.

    Una mano garbata -quella libera dalla stretta d Kalia- avrebbe indicato il giovanotto in loro compagnia.

    -Per completare quel vaccino per l'influenza da distribuire a Misericorde nei tempi prestabiliti alla vostra richiesta mi servirebbero alcuni giorni di stacco dalle mie attuali mansioni così da recuperare il tempo perso. In realtà, ho già distribuito un pò di faccende ai miei colleghi, tuttavia lui è... particolare- Scandì bene l'ultima parola, anche se avrebbe voluto dire molto peggio. -Essendo tuttavia a conoscenza del vostro istinto materno e dei modi impeccabili con cui si occupa di giovani e bambini, ho pensato che lei sarebbe certamente la persona più adatta nel sostituirmi. Sempre che questo non le arrechi disturbo, ovviamente.

    E con ciò si inginocchiò al cospetto della Dama Azzurra, la mano ancora stretta nella sua.

    -Accettereste di occuparvi di lui durante questo breve periodo?

     
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    -Inquanto sua credente, allora, converrà con me che il Destino sovente risulta assai criptico anche al più saggio degli uomini, e che non ama esser svelato ma svelarsi. Se non vi siete resa conto del suo malessere, probabilmente è perchè lui non ha desiderato che ve ne rendeste conto. La ragione? Solo Amarth può conoscerla.

    Forbite e composte, le parole del Vampiro trovarono la giusta strada verso l'animo tenero e ferito della Castellana, rincuorandola con la loro gentilezza e donandole un po' di calore con il contatto della loro mani, e -annuendo debolmente- la fanciulla confidò in quella verità, constatando che Arthur diceva il vero: qualsiasi disegno fosse stato nella mente dei Guardiani,
    quel segreto apparteneva a loro...

    Non aveva smesso di sentirsi in colpa per aver mancato nei confronti dell'amico, ma Kalia era un tipo più pragmatico di quel che sembrava: piuttosto che restare immobile a macerare nel rimpianto, avrebbe guardato avanti, al momento in cui lo Zero avrebbe fatto ritorno... e allora gli avrebbe chiesto scusa, e avrebbe trovato un modo per porre rimedio all'errore che aveva inavvertitamente compiuto.

    -Parlando di altro, sono qui anche per domandarle un favore, madama.
    riscuotendosi dai suoi pensieri, l'Alfiere rivolse le iridi di zaffiro al suo interlocutore
    -Attualmente sto conducendo alcuni studi a Garwec ma i miei lavori procedono a rilento. Questo perchè ho preso in custodia questo ragazzo, Kerobal, in parte Galanodel e fratellastro della Dama del Vento a voi cara amica.

    « Che strano... »
    mormorò, sbattendo le folte ciglia perplessa e scoccando un'occhiata al giovanotto
    « Drusilia non me ne ha mai parlato... »

    -Per completare quel vaccino per l'influenza da distribuire a Misericorde nei tempi prestabiliti alla vostra richiesta mi servirebbero alcuni giorni di stacco dalle mie attuali mansioni così da recuperare il tempo perso.
    andò avanti a spiegare la Corona, esponendole gli estremi della situazione
    -In realtà, ho già distribuito un pò di faccende ai miei colleghi, tuttavia lui è... particolare.
    nel riferirsi al terzo astante rallentò, quasi fosse in cerca delle parole, ma lei non se ne accorse
    -Essendo tuttavia a conoscenza del vostro istinto materno e dei modi impeccabili con cui si occupa di giovani e bambini, ho pensato che lei sarebbe certamente la persona più adatta nel sostituirmi. Sempre che questo non le arrechi disturbo, ovviamente.
    Accettereste di occuparvi di lui durante questo breve periodo?


    Nonostante il suo rango di Colonna di Endlos, Kalia non era mai stata particolarmente attaccata a quel genere di formalità, e pur essendocisi ormai abituata come una parte integrante della routine di palazzo, vedere un cotal gentiluomo inginocchiarlesi davanti -stringendo gentilmente la sua mano, per di più- le fece comunque un certo effetto.

    « Oh, ma certo, Sire Arthur: sarei invero onorata di occuparmi del suo allievo...! »
    si affrettò a rispondere, sorridendo e portando anche l'altra mano a racchiudere quella del Saggio
    « Però... alzatevi, vi prego: non è necessario... davvero... »



    Edited by Madhatter - 31/1/2013, 20:33
     
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    « Che strano... Drusilia non me ne ha mai parlato... »

    Commentò la Dama, ed Arthur rispose prontamente.

    -Tecnicamente... ancora non lo sa. E' una novità per tutti.

    Ammise un po' imbarazzato. Spiegarle tutta la situazione sarebbe stato lungo e tedioso... probabilmente gliene avrebbe parlato con calma in seguito, davanti ad una buona tazza di tè fumante. In effetti, riceverla a Garwec o nel suo studio a Palanthas sarebbe stato per lui un immenso onore, oltre che piacere...

    « Oh, ma certo, Sire Arthur: sarei invero onorata di occuparmi del suo allievo...! Però... alzatevi, vi prego: non è necessario... davvero... »

    La sua voce candida e melodiosa lo scosse dai suoi pensieri, ed anche l'altra mano giunse ad imitare la sorella, stringendosi in quella libera del vampiro. Per qualche attimo, lui si sentì senza parole. Letteralmente. Non che la trovasse inappropriata, sia chiaro -mai una simile, leggiadra creatura, si sarebbe vestita di gesti scortesi o modi opinabili- eppure si sentì comunque paralizzato. Ebbe quasi la sensazione che, se mai fosse stato vivo in quel momento, probabilmente gli si sarebbe alzata la pressione, colorando il volto cadaverico di una tonalità sanguigna molto apprezzata da Kerobal ma che con la Dama Azzurra aveva davvero poco a che fare.

    -Ehm... Milady...- Balbettò per un attimo, prima di ritrovare il controllo di sè -Sono solo uno studioso, e lei è l'Alfiere. Non mi da alcun disturbo inginocchiarmi al vostro cospetto... anzi, suppongo sia giusto... il volere di Lord Aeon
    Santo cielo, doveva concentrarsi!
    Aveva pur sempre superato i duemila anni! Non poteva lasciarsi distrarre da... ehm... si. Magnifica, magnifica creatura. Quel profumo di gigli lo stava mandando in bambola.
    E poi boh, rimase zitto, forse un pò scosso da quelle sensazioni eppure profondamente a suo agio in quel dolce, platonico contatto.

     
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    Cherish

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    -Tecnicamente... ancora non lo sa. E' una novità per tutti.

    « Oh.... »
    mormorò la fanciulla celeste, reclinando la testolina da una parte
    « ...capisco. »

    A quanto pare, le cose erano più complicate di quanto non sembrasse in apparenza; scoccando un'occhiata al giovanotto appoggiato ad una colonna -intento a scribacchiare su di un taccuino con aria assai concentrata-, Kalia si ripromise di indagare meglio la questione in un secondo momento. Pensierosa, riportò sul Saggio gli zaffiri che aveva per occhi.

    -Ehm... Milady... Sono solo uno studioso, e lei è l'Alfiere. -
    replicò il Vampiro, con nella voce un'esitazione che la donna trovò adorabile
    -Non mi da alcun disturbo inginocchiarmi al vostro cospetto... anzi, suppongo sia giusto...
    il volere di Lord Aeon...


    Intenerita da quella reazione, la Castellana gli rivolse un sorriso dolce,
    pur lasciando che dal petto le evadesse un sospiro
    quasi mesto.

    « Lord Aeon è una persona incredibile... ma non è infallibile. »
    mormorò, scuotendo un po' il capo e facendo danzare le ciocche azzurre attorno al suo viso
    « ...e nemmeno io, per questo mi spaventa l'idea di aver perso Amarth. »
    mostrando una certa timidezza mentre abbassava pudicamente lo sguardo, la donna parlò di nuovo
    « So che siete un uomo molto impegnato, ma... pensate che potrei fare affidamento sul vostro aiuto e il vostro consiglio, se dovessi averne bisogno per questioni di Presidio...? »

     
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    croceart
    « Lord Aeon è una persona incredibile... ma non è infallibile... e nemmeno io, per questo mi spaventa l'idea di aver perso Amarth. »

    Disse saggiamente la Dama Azzurra. Vero era che Arthur dubitava di errori rilevanti nei giudizi dell'Alfiere, a dimostrazione ciò l'utopia resa concreta nel suo presidio, ma mostrare del sano dubbio e dell'altrettanto costruttiva autocritica dava comunque spazio a significativi miglioramenti, in ogni caso. Per quanto riguardava invece il Signore di Rivenore... non poteva certo dire di conoscerlo, dunque si astenne nel dare giudizi.

    « So che siete un uomo molto impegnato, ma... pensate che potrei fare affidamento sul vostro aiuto e il vostro consiglio, se dovessi averne bisogno per questioni di Presidio...? »

    Gli occhi grigi del Saggio si sgranarono e, ancora strette le mani del bellissimo Alfiere nelle sue, si prese un attimo di pausa per riflettere. E ci provò quel vampiro, ci provò con tutto sè stesso, ma lo sguardo color zaffiro della delicata creatura innanzi a lui fu per l'uomo una dolcissima, incurabile distrazione. Sconfitto dunque in partenza da tutto quel candore, Arthur si trovò a risponderle con uno dei suoi rarissimi sorrisi, e con voce mesta avrebbe accettato l'offerta.

    -Esservi d'aiuto sarebbe per me un onore. Aver occasione di rivedervi un piacere.
    Accetterei volentieri, milady.

     
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    Per un attimo, la sorpresa dilatò le iridi color ardesia del Saggio, e -senza comprendere di essere la causa della sua esitazione- la Dama Azzurra attese con pazienza che il suo gradito ospite prendesse liberamente una propria decisione.

    -Esservi d'aiuto sarebbe per me un onore. Aver occasione di rivedervi un piacere.
    sorrise il Vampiro, con un tono che però la Castellana non capì se sincero o di circostanza
    -Accetterei volentieri, milady.

    « Vi ringrazio davvero di cuore per la vostra disponibilità, Sire Arthur: vi prometto che non abuserò del vostro tempo e che cercherò di non distogliervi dai vostri studi. »

    Lentamente -con garbo e nessuna fretta- l'Alfiere Orientale sciolse il nodo delle loro dita, ritraendo timidamente la mano e arretrando di un passo, così da poter eseguire una riverenza per il suo neo-nominato Ufficiale.

    jpg
    « Potete partire per Garwec sereno. »
    promise, sorridendogli con rinnovata forza dopo il lutto per la perdita di Amarth
    « Avrò buona cura del vostro protetto per tutto il tempo della vostra assenza. »

     
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    croceart
    -La parola "disturbo" non si addice affatto ad una creatura dolce quanto lei, milady.

    Leggero, posato, ebbe come la sensazione che la fanciulla lì presente fosse eccessivamente ingenua, o che non cogliesse di proposito le sue attenzioni, preferendo la cortese indifferenza ad una silente complicità. Da un lato si sentì ferito, non certo per l'ipotetico rifiuto quanto per la consapevolezza che lei avesse ragione. Alla fine era stato lui stesso ad ammetterlo: lei era un Alfiere, lui solo uno studioso. Lei era un dolce angelo riportato alla terra dagli dei per compiere il Bene più alto, lui una creatura maledetta ed assetata di sangue. Certo, in compagnia di Kalia sentiva chiaramente il proprio cuore riprendere il suo battito come quando era in vita... ma dove lei da un lato gli avrebbe portato piacere, amore e benessere, dall'altro lui non avrebbe fatto altro che sporcarla della sua vile e disgustosa essenza di parassita.
    Senza opporre resistenza lasciò le mani di lei allontanarsi dalle proprie. Sapeva che quel contatto non li avrebbe mai condotti ad un lieto fine, e la bella Kalia sarebbe potuta appassire. A quel punto sarebbe stato meglio accettare la realtà con dignità, ed andarsene prima di arrecare ulteriori danni.

    arthursbav

    -Partirò oggi stesso e tornerò il prima possibile per riprendere il ragazzo.

    Le rivolse un profondo inchino e poi sparì dietro la soglia della porta che li divideva dal resto della reggia e dal mondo circostante. Dentro di sè ancora la triste consapevolezza che mai avrebbe potuto cogliere quel fiore. Sarebbe stato orribile, blasfemo. Drusilia non avrebbe perdonato una sua blasfemia nei confronti di un'amica così cara.
    Quindi sparì come meglio gli riusciva, lui che aveva scelto il tempo in cambio di un'anima:
    in silenzio.

     
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