{lam} Serrare le fila

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    Due giorni erano passati da quel dì in cui il Delfino di Rivenore era apparso nella piazza antistante il Mastio, dichiarando Drusilia Galanodel nuovo Alfiere di Laputa. Due giorni durante le quali le sue costole erano completamente guarite e i graffi alla sua armatura riparati. Due giorni durante i quali aveva rintracciato ogni singolo membro del Sodalitium Laputensis, qualsivoglia la sua posizione gerarchica nella gilda di mercanti, e stanato fino all'ultimo fiorino nascosto sotto i loro ricchi materassi imbottiti di piume. Due giorni durante i quali aveva trasformato Laputa in una prigione da cui nessuno poteva fuggire, mentre gli altri Aviatori stanavano fuggiaschi e ricercati in tutti i gironi.

    Questa volta la sua missione non riguardava i rivoluzionari, ma toccava un tasto ben più delicato. E poiché segretezza e dissimulazione erano essenziali, non indossava né armatura né uniforme. In semplice divisa civile, in quella che tecnicamente sarebbe dovuta essere la sua pausa, il Comandante Rosso portava con sé un'arma tattica di potenza considerevole ed era fermamente intenzionato ad utilizzarla. Non rimaneva più nessuno a poterla usare, con il Comandante Bianco ancora debilitato dalle ferite, il Comandante Blu assente o disperso e il Comandante Verde impegnato sul campo.
    Il fallimento, come al solito, non era contemplato.

    Arrivò di fronte alla stanza in cui si nascondeva il suo obiettivo e bussò alla porta; poi, senza attendere risposta, la socchiuse e sbirciò all'interno col solo capo. « Disturbo? » domandò, cortese come sempre.

    La missione era iniziata.



    CODICE
    <font color=black face="Times" style="font-variant: small-caps;">{lam}</font> Serrare le fila


    Edited by Jattur Shattur - 27/1/2013, 12:41
     
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    Il Guerriero della Luce sa che nessun uomo è un'isola.
    Non può lottare da solo: quale che sia il suo piano, dipende da altri uomini. Ha bisogno di discutere la sua strategia, di chiedere aiuto e, nei momenti di riposo, di avere qualcuno a cui raccontare le storie di battaglia attorno al fuoco.
    Ma non permette agli altri di confondere il suo cameratismo con insicurezza.

    E' trasparente nelle sue azioni... e segreto nei suoi piani.
    Un Guerriero della Luce danza con suoi compagni, ma non attribuisce a nessuno la responsabilità dei propri passi.


    rosadru

    Ufficio del Gran Maestro, Latifondo.
    Presidio Errante, Endlos.

    drubalcQuella mattina la Dama del Vento aveva lasciato per la prima volta il Mastio dopo giorni e giorni di agonia ed attesa. Era rimasta lì a proteggere il più alto pinnacolo della sua isola dalla notte in cui -con un terribile sotterfugio- il Sodalizio si era insinuato fra le camere dell'Autocrate... scoprendole vuote da mesi e riportando alla luce una terribile verità che come Ufficiale ed Arcano Drusilia aveva preferito tenere nascosta a tutti, così da non far dilagare il panico o esaltare chi di potere era ingordo.
    E così le avevano consegnato la maschera della traditrice e dell'assassina, senza altra prova che non fosse quella bugia a fin di bene tramutata in una spada di Damocle decisamente instabile. I suoi incubi erano diventati reali, e la vera natura di molti uomini si era rivelata in un battesimo di sangue senza precedenti.

    Nonostante tutto, comunque, lei era rimasta lì, a difendere come ultima superstite ciò che restava del vecchio governo. Era rimasta anche quando l'esercito invasore aveva oltrepassato la Città Alta e raggiunto le basi del pinnacolo nel tentativo di oltrepassare quelle sacre porte e violare quanto di più prezioso possedesse a Laputa.
    Lì il Gran Maestro degli Aviatori aveva combattuto, mescolando il proprio sangue a quello dei suoi fratelli.
    Lì Drusilia aveva vinto, ed era diventata Alfiere.
    Lì era stata proclamata la fine del conflitto, e tutti gli invasori rinchiusi, cacciati o uccisi a seconda delle loro colpe.

    Due giorni dopo l'ultima delle Nove Giornate di Laputa, sull'isola era tornata la calma, almeno in apparenza. La fase di ricerca dei traditori non era ancora conclusa, e lo stesso valeva per i processi e le esecuzioni. Ogni girone, da parte sua, aveva ripreso con le attività di ricostruzione finanziate dallo stesso Mastio, ma tutti erano ben coscienti di quanto ci sarebbe voluto per riprendersi, ripartire da zero.
    Con mille pensieri per la testa, Drusilia aveva fatto ritorno all'Albero Casa, forse una fuga nostalgica verso una condizione precedente si contorta e difficile, ma almeno libera da quell'odore di sangue e morte che non ancora era andato via dall'aria.
    Sospirò affranta, fissando un imprecisato punto fuori dalla finestra del suo ufficio.

    Toc-toc.

    Un rumore leggero la fece trasalire, mentre una voce familiare e gentile la raggiunse.

    « Disturbo? »

    drudrufin

    -Tu non disturbi mai, Jattur.

    Rispose, indugiando ancora con lo sguardo sull'orizzonte. Poi voltò il capo leggermente, così da invitare cortesemente il Comandante Rosso nel proprio ufficio.

    -Entra pure.

     
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    Entrò adottando una postura sui tre quarti che gli permise di nascondere tatticamente l'arma dietro di sé. Questo gli diede un vantaggio di pochissimi secondi -la posizione era troppo strana per lui perché Drusilia non se ne accorgesse- e Jattur si affrettò a mettersi in posizione davanti alla scrivania del Gran Maestro, sfruttando il tragitto per analizzare con occhio critico il terreno di battaglia. La situazione è peggiore di quanto mi aspettassi si disse, notando il tono di voce e l'espressione quasi completamente piatta di Drusilia.

    « Immaginavo che fossi qui. » disse. Con la mano destra tastò l'elsa dell'arma, ora nascosta dalla scrivania. Tutto ciò che gli serviva era un colpo fluido... « Le operazioni di rastrellamento e ricostruzione procedono secondo ritmi adeguati visti i mezzi messi in campo, e grazie alle precedenti fortune dei membri del Sodalicium colpevoli abbiamo un flusso i risorse praticamente continuo con cui supportare i nostri uomini, tuttavia... c'è un problema di sicurezza che sta raggiungendo un'importanza critica e che ritengo sia tempo di eliminare. Quindi, visto che ti sono ancora debitore di un caffè, ho portato questo. » E con queste parole alzò con rapidità l'arma e l'appoggiò sulla scrivania di Drusilia:
    un cestino per il pranzo.

    Estrasse la tovaglietta con uno svolazzo prima di adagiarla sulla superficie piana ed estrarre il sacchetto di sandwich.

    « Pollo o pomodorini e sottaceti? » domandò.

     
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    Un sopracciglio sottile si inarcò leggermente nell'osservare l'entrata del Comandante in quella posizione così... strana. Camminava come se si fosse svegliato con il torcicollo, muovendosi a tre quarti e dandole sempre la stessa parte del corpo in vista. La Dama del Vento lo fissò con espressione sempre più confusa, e lo seguì con lo sguardo smeraldino senza dire una parola, mentre sulla faccia le usciva spontanea l'espressione da "Ma cosa diav..."

    « Immaginavo che fossi qui ».

    Disse lui, con il suo solito tono pacato ed allo stesso tempo formale.

    « Le operazioni di rastrellamento e ricostruzione procedono secondo ritmi adeguati visti i mezzi messi in campo, e grazie alle precedenti fortune dei membri del Sodalicium colpevoli abbiamo un flusso i risorse praticamente continuo con cui supportare i nostri uomini, tuttavia... c'è un problema di sicurezza che sta raggiungendo un'importanza critica e che ritengo sia tempo di eliminare. »

    Un problema alla sicurezza? Perchè non ne era al corrente?!?!
    Gli occhi di Drusilia si sbarrarono per un istante, e nel suo cervello si susseguirono ad una velocità impressionante milioni e milioni di scenari apocalittici in cui Laputa -ora debole e sfiancata per la guerra civile- si sarebbe potuta trovare in ipotetiche condizioni sfavorevoli. Ovviamente si trattava di scenari a cui lei difficilmente avrebbe potuto far fronte, giusto perchè negli attacchi di panico di una vera donna non poteva mai mancare mr. pessimismo a far da compagno e padrone di casa.

    «Quindi, visto che ti sono ancora debitore di un caffè, ho portato questo.»

    E sganciò la bomba: un cestino per il pranzo.

    -...

    Per lunghi, interminabili attimi, Drusilia rimase con la bocca semiaperta e la faccia stordita di chi non era abbastanza cosciente -per colpa dell'alcool o magari di qualche strana droga- per comprendere concetti base come "chi era" e "dove si trovava". Eppure prima o poi la sbornia finisce, ed infine la ragazza sembrò trovare un senso logico a tutto. Di risposta a quell'uscita avrebbe trasfigurato il bel visino in un'espressione imbronciata estremamente buffa, il tutto prima di lanciare uno sbuffo secco verso il Comandante.

    -Mi hai fatto prendere un colpo.

    Disse, massaggiandosi una tempia e respirando profondamente. Brutta, brutta cosa la stanchezza: e pensare che se Jattur avesse atteso altri due secondi, con molte probabilità si sarebbe lanciata fuori dall'Albero Casa urlando a destra e manca di prepararsi per l'invasione (?). Sospirò, forse per liberazione da quei brutti pensieri, dunque gli si avvicinò per lanciare qualche occhiata curiosa nel cestino e puntellando le labbra con il ditino come era solita fare da bambina quando doveva scegliere il gusto di un gelato fra quelli esposti.

    -Uhm... direi pollo. Ma li hai fatti tu?

    Domandò affiancandosi all'interlocutore e scoccandogli occhiatine furbette.
    Poi le scappò un mezzo sorriso.

    jatt

    -Perchè mi hai portato il pranzo?

     
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    Aveva già cominciato a disporre i panini secondo scelta quando la seconda parte della frase gli piombò fra capo e collo, bloccandolo nel mezzo dell'azione. « Scherzi? » fece, inarcando un sopraciglio. « Dubito seriamente che un'avvelenamento da cibo sia particolarmente opportuno, in questo preciso momento. » Tirò fuori i tovagliolini e la salsa di formaggio, poi la sua bocca si piegò in un sorrisetto sarcastico. « Ironicamente parlando: sono stato addestrato a cucinare un pasto col giusto apporto di proteine in praticamente qualunque ecosistema capace di sostentare forme di vita, ma senza replicatore morirei di fame. » Scosse la testa con finta indignazione, poi procedette allo schieramento delle forze dei carboidrati.

    -Perchè mi hai portato il pranzo? chiese Drusilia, sorridendo.
    « Perché hai bisogno di staccare. » rispose semplicemente, scartando l'involucro del suo sandwich. « Sei stata in prima linea per nove giorni consecutivi al comando dei miliziani di Laputa, poi per altri due giorni quando hai iniziato la ricostruzione, senza vere pause né momenti da dedicare a te sola e non alle mille preoccupazioni della città. Hai lottato, hai ucciso, hai versato sangue per il tuo popolo, hai vinto. Adesso basta; non si può chiedere altro ad una persona. Prendi del tempo libero, passa qualche ora con la tua famiglia. E, naturalmente, fai pranzi sostanziosi. » aggiunse, addentando significativamente il suo sandwitch.

    « A proposito: com'è? » inquisì qualche secondo (e colpo di mandibola) dopo, indicando il panino al pollo.

     
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    Osservò con innocente interesse il suo Comandante disporre ordinatamente le cibarie secondo richiesta, e se di base la situazione non avrebbe dovuto sorprenderla affatto considerando l'indole rigorosa dell'uomo, vederlo così attento e gentile nei suoi riguardi -per quanto severo e tendenzialmente inespressivo nelle espressioni- le strappò un altro sorriso, molto più evidente del primo.
    A chi non piaceva sentirsi coccolato, infondo? E poi trovava bello essere nei pensieri di qualcuno, anche se di sfuggita o per una cosa così semplice come condividere un pasto. Significava che quel qualcuno si era affezionato a lei e desiderava il suo bene; vero era che non poteva certo entrare nella testa di Jattur nè comprendere le reali intenzioni celate dietro quelle attenzioni che davvero in pochi fino a quel momento le avevano rivolto, ma a lei piaceva pensare di essere importante per lui, almeno un pochino. Alla fine da brava sognatrice aveva sempre cercato quel dettaglio, invisibile agli occhi eppure sostanziale nella propria essenza, in tutti coloro che incrociava lungo il suo cammino: sentimenti di amicizia ed amore sincero, cuori palpitanti, non freddi e tristi rapporti di convenienza. Di quelli ne aveva già visti abbastanza quando era bambina.

    « Adesso basta; non si può chiedere altro ad una persona. Prendi del tempo libero, passa qualche ora con la tua famiglia. E, naturalmente, fai pranzi sostanziosi. »

    La ragazza lo osservò con sguardo estremamente dolce e, seduta ora su una delle due poltrone affiancate alla sua scrivania, puntellò i gomiti sulla superficie piana come una ragazzina romanticamente affacciata alla finestra nell'atto di rimirare il cielo stellato.

    -Ma io sono sempre stata con la mia famiglia.

    drusmile

    -Lo sono pure in questo momento.

    Lo avrebbe scrutato intensamente per attimi che sarebbero potuti sembrare ore, infine si sarebbe allungata verso la schiera ordinatissima di sandwitch disposti come marines e ne avrebbe preso uno al pollo. Avrebbe tirato con circospezione un morso delicato al panino, ed ingoiato qualche secondo dopo.

    -Molto buoni- ammise -ma credo di avere una qualche avversione verso i cibi non completamente naturali.
    Che poi, ad esser sincera, non aveva la più pallida idea di quanto fosse "naturale" quella roba.

    -Dimentica gli addestramenti ed il replicatore: appena Laputa si sarà completamente riavviata, prometto di insegnarti a cucinare dei pomodori e degli ortaggi raccolti in un campo della nostra terra, e carne e pesce comprati ai nostri mercati. Ti assicuro che anche se il sapore è il medesimo, la differenza si sente.

    Concluse tutta convinta.
    Tirò un altro morso, e poi avrebbe posato la testolina castana sulla spalla del soldato, qualora questo si fosse accomodato di fianco a lei.

    -Sarà divertente! Non ho ancora dimenticato come montavi la crema catalana di Raylek al nostro primo Natale al Mastio...

    E poi... iniziò a ridacchiare.

     
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    Prendete un metro e novanta di essere umano, aggiungete ottantacinque chili di muscoli, resistenza implacabile e capelli corti, marinate in addestramento per cinque anni circa, guarnite con un pizzico di battaglie campali e otterrete un superaddestratissimo soldato capace di salvarvi il proverbiale lato B nel peggiore inferno con la nonchalance di un contabile che segue divisioni. Poi aggiungete un commento come:
    -Ma io sono sempre stata con la mia famiglia. Lo sono pure in questo momento.

    Et voilà, signori e signore: ecco a voi servito un ottimo paio di chiazze color cremisi tendente al porpora ad altezza collo che parlavano da sole - da servire ancora calde!

    Ringraziando fervidamente il panino che col suo sacrificio gli permise di astenersi da un'adeguata risposta, il superaddestratissimo soldato approfittò della pausa per ritrovare un minimo di compostezza e addentare il suo panino, ascoltando nel mezzo del minuzioso sminuzzamento mandibolare il responso di Drusilia sul pollo. I suoi sottaceti stavano cominciando a fargli formicolare la lingua, dunque si ritirò dall'assalto per armarsi di salsa di formaggio e reiterare l'offensiva. Beccati questo, pH ad una sola cifra!

    « Differenti... ma con lo stesso gusto? » disse dopo aver doverosamente deglutito. « Non riesco proprio a capirlo. » ammise. E due morsi dopo:

    « Io continuo a dire che quella fosse panna. » asserì con velata disapprovazione.
    Ma l'angolo delle sue labbra era sollevato in un sorriso...

     
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    Sotto l'espressione un pò svampita di una fanciulla troppo allegra e giocosa per osservare i dettagli, Drusilia notò eccome le chiazze rosse sul collo dell'uomo. Infondo, da come aveva posato la testa sulla sua spalla, oltre che vederle avrebbe potuto tranquillamente avvertire il calore da esse sprigionato come se qualcuno, improvvisamente, avesse acceso un camino.
    Sorrise, ma discostò leggermente lo sguardo per non darlo a vedere, o metterlo eccessivamente in imbarazzo.

    « Differenti... ma con lo stesso gusto? Non riesco proprio a capirlo. »

    Altro sorrisetto, questa volta un pò più sornione del primo.

    -Oh, lo capirai... lo capirai col tempo.

    Parve rassicurarlo in un modo tutto suo, tirando un altro morsetto al suo panino e masticando piano. Aveva visto con i propri occhi da che mondo proveniva il suo Comandante e, per quanto lei fosse per natura estremamente adattabile ad ogni situazione e circostanza, più di una volta si era ritrovata a pensare che se fosse mai nata in un posto come Asghabard, probabilmente sarebbe impazzita. Si, insomma... tutto perfetto e asettico, controllato, i cibi finti, le barrette supercaloriche in macchine infernali mangia-monete, ordine e disciplina a palate e centinaia di altri piccoli dettagli che ancora si sforzava di dimenticare; se non fosse stato per la tecnologia avrebbe quasi certamente lanciato un urlo, più che altro perchè quel postaccio le ricordava la magione dei Galanodel.
    Si, la stessa da cui aveva tentato in più occasioni di scappare da ragazzina, finendo ogni volta intercettata dai suoi onniscenti parenti, riportata al volo -letteralmente- a casa e rinchiusa per giorni in cellette spoglie a riflettere sul suo essere sconsiderata ed inopportuna. Per non parlare delle punizioni corporali, giunte non appena ebbe la geniale idea di rifiutarsi di prendere il velo e ritirarsi in clausura, tradizione di famiglia perpetrata da secoli per tutte coloro che non trovavano qualcuno della loro stirpe disposto a sposarle entro i quattordici anni di vita.
    Vero era che il suo corpo si rigenerava senza riportare cicatrici e che probabilmente nessuno avrebbe mai pensato o anche solo immaginato una cosa simile alla vista di quella pelle vellutata, perfettamente liscia al tatto, ma a lei non servivano segni tangibili per ricordare. Nulla al mondo avrebbe cancellato dalla sua mente il dolore provocato dallo scorpione1 dello zio Calgacus sulla propria schiena o le lamette della procugina Koulma mentre le raschiavano la faccia.
    Non che l'avesse mai confessato a nessuno, sia chiaro, ma infondo ognuno portava la sua croce.

    « Io continuo a dire che quella fosse panna. »

    La voce dell'uomo seduto al suo fianco la riportò con i piedi per terra: come al solito si era persa nei suoi pensieri.

    -Si, si, certo...- gli rispose con aria volutamente poco convinta, anche le sue labbra rosse piegate in un sorriso malizioso -... ne riparleremo quando sarai in grado di preparare come minimo una torta di mele.

    Ed al pensiero di quel famoso, oltremodo semplice dolce, il suo cervellino fece due più due.

    -Ah, ho saputo che durante la Guerra Civile hai trascorso molto tempo con Adam- tirò un altro morso -Come ti è sembrato?

    1scorpione: tipologia di frusta utilizzata come strumento di tortura. Quella di cui si parla, più precisamente, si riferisce alla frusta a 4 code e con nelle estremità dei ganci in grado di strappare via la pelle usata nell'antica Roma prima della crocifissione di un condannato. La legge romana vietava più di 40 colpi, ma per i condannati a morte non valeva questa regola.
     
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