La Via del Cavaliere

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    Il guerriero della luce crede.
    Poiché crede nei miracoli, i miracoli cominciano ad accadere.
    Poiché ha la certezza che il proprio pensiero possa cambiargli la vita, la sua vita comincia a cambiare. Poiché è certo che incontrerà l’amore, l’amore compare.
    Di tanto in tanto, è deluso. Talvolta, viene ferito.
    E allora sente i commenti: "com’è ingenuo!"
    Ma il guerriero sa che ne vale il prezzo. Per ogni sconfitta, ha due conquiste a suo favore.
    Tutti coloro che credono lo sanno.


    rosadru

    Il sole era ormai alto nei cieli di Laputa, ed i suoi raggi attraversavano leggeri le vetrate della Sala del Trono, colorandosi di azzurro e oro lì dove queste ne assumevano le tonalità così da comporre graziosi mosaici traslucidi. In parte nascosta a quella luce da drappi di velo ricamato, seduta sul proprio scranno, la Dama del Vento stringeva fra le mani una lettera recante il sigillo dell'Alfiere Orientale.
    Cattive notizie.
    E pensare che aveva così tanto sperato che fosse tutto finito, e che per alcuni mesi avrebbe trovato modo per riposarsi... a quella notizia Drusilia iniziò a comprendere quanto potesse realmente gravare la carica d'Alfiere sulla propria vita. Nel momento della propria nomina, infatti, Drusilia era morta in tutto e per tutto: la sua individualità era stata spezzata, e la libertà rinchiusa in una gabbia dorata. Probabilmente -sicuramente- ne avrebbe sofferto, ma era un sacrificio che avrebbe accettato per mantenere tutto esattamente come sarebbe dovuto essere.

    drusiliatrono

    -Il Principe e l'Aviatore sono arrivati, Milady.

    Annunciò garbatamente una guardia di palazzo, attirando lo sguardo smeraldino della Dama e ricordandole della ragione per cui era lì. Doveva rinfoltire le fila del suo esercito, e doveva farlo con i migliori soldati di Laputa. Per quello era lì, per quello li aveva convocati.

    -Lasciateli entrare.

    Rispose con voce pacata per poi attendere l'entrata dei due cavalieri.

     
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    Avanzava lentamente tra le macerie della Città Bassa, zoppicando e lasciando che il suono sgradevole dello sfregamento del guanto d'arme sulla parete di pietra -irregolare per i crolli, le crepe, i fendenti e i fori di proiettile che aveva subito- mantenesse vigile la coscienza ottenebrata dai boati assordanti, dall'asfissiante nube dei detriti, e dalla perdita di sangue.

    La ferita al fianco destro pulsava dolorosamente ad ogni battito di cuore, ad ogni passo compiuto -in cui era costretto a scaricare il peso sul ginocchio sinistro- vedeva le stelle, e nella testa rimbombava ancora l'eco dell'ordigno che i Mercanti avevano gettato in mezzo al quadrato che la sua pattuglia aveva formato per permettere ad una famiglia evacuata di raggiungere l'Albero-Casa... aveva perso di vista i suoi compagni, quella volta, ma poi aveva appreso che quasi tutti ce l'avevano fatta e che i civili avevano raggiunto il rifugio incolumi.
    Così era stato il suo quarto giorno di Guerra Civile.

    Il muro si interruppe bruscamente, privandolo dell'appoggio e facendogli rischiare di schiantarsi a terra con uno sferragliare infernale che avrebbe rivelato la sua posizione a tutti i nemici nella contrada, un rapido movimento gli permise di non perdere l'equilibrio puntellandosi sulla spada, e mentre le volute di bruma iniziavano a vorticare intorno a lui, il Nibbio aguzzò la vista in quella coltre danzante.

    jpg

    Fu così che -nella nebbia che iniziava a diradarsi- i suoi occhi cerulei scorsero i contorni di una figura femminile in un abito candido, i cui lunghi capelli avrebbero potuto essere tanto quelli di Drusilia come quelli di Kalia... e d'istinto rimase interdetto, perché non aveva affatto ricordo di quell'incontro. E perché una parte di lui -la ragione, che filtra la realtà durante la veglia- urlava da lontanissimo che le cose non si erano svolte a quella maniera.

    Incantato dalla foschia argentea che la circondava -così diversa dai fumi acri degli incendi-, Ryusang rimase in piedi a una decina di metri da lei, a fissarla come si rimirerebbe un fantasma, con gli occhi blu rapiti dalla sinistra leggiadria di quell'apparizione; poi, la donna in bianco gli sorrise, reclinò la testolina da una parte mentre un riverbero dorato scivolò sulle sue chiome, e tutto divenne nero.

    Fine del sogno.

    png

    Il risveglio gli aveva lasciato addosso una strana inquietudine, ma forse -si ripeté per la terza volta, mentre avanzava lungo i corridoi del castello- era solo il nuovo letto della sua nuova camera nella sua nuova casa a lasciarlo frastornato; dopotutto, i cambiamenti di cui era stato parte e testimone avrebbero fatto facilmente venire il capogiro -e la nausea- a qualsiasi persona normale.

    I Mercanti avevano radunato un esercito mercenario e invaso l'Isola nel Cielo, gli Aviatori e le Centurie erano state mobilitate per bloccare quegli invasori, e -ovviamente- era scoppiato un putiferio che aveva insanguinato l'intero Presidio Errante; ad un certo punto della storia (non sapeva se prima, dopo o durante la carneficina) Raylek era scomparso, la Guerra Civile era dilagata ovunque, e mentre lui combatteva con i compagni coprendo la zona della Città Bassa e del Latifondo, la Mamma il Gran Maestro aveva affrontato il Campione del Sodalizio ai piedi del Mastio.

    Se non avesse avuto il suo bel daffare gli sarebbe piaciuto assistere al duello, ma la consapevolezza di aver salvato delle vite gli era molto più di aiuto: acquietava almeno in parte il dolore per la perdita di numerosi compagni e il rimorso per non essere stato in grado di evitarne le morti...
    Ad ogni modo, le Nove Giornate di Laputa si erano concluse, Drusilia Galanodel era stato nominato nuovo Alfiere Errante da un emissario di Rivenore che era saltato fuori dal nulla per poi nel nulla scomparire, e la “famiglia reale” si era dunque trasferita al Mastio.

    Insomma: dopo che il suo mondo era stato stravolto a quel modo, c'era da meravigliarsi se appena pochi giorni dopo non riusciva a dormire bene?
    No davvero: era il minimo. Dopotutto, anche se era sempre stato un tipo avventuroso, le comodità delle abitudini non gli erano mai dispiaciute. Erano rassicuranti...

    jpg

    Con quei pensieri confusi in testa, il Nibbio raggiunse la Sala del Trono dove era stato convocato, e mentre una guardia andava avanti per annunciarlo, quasi non si accorse di non essere il solo a star varcando quella soglia.

     
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    La convalescenza durò più del previsto.
    Ogni giorno dovetti sottopormi alle cure premurose della buona Virginia, ancor più dopo esser sceso in campo più e più volte in seguito al conflitto di quella lunga e lontana notte. Aviatori, cittadini, compagni... nessuno ebbe di che gioire per il termine della guerra. Laddove la vittoria avrebbe dovuto troneggiare con orgoglio nei cieli dell'Isola Volante, vi era spazio solo per la sconfitta, per lo sconforto, per la sofferenza.
    Le ferite... le mie, erano rimarginate. Quelle del Presidio, invece...

    Varcai la soglia dell'ingresso, accompagnato poco più avanti dalla figura silenziosa e cupa del Nibbio, Sergente della squadra verde di cui entrambi facevamo parte. Lo sguardo color fiordalisio assente, l'aria pensierosa... noi tutti avevamo accusato il colpo di quel cambiamento. Lui, figlio della Dama che era ora nostro Alfiere, avvertì probabilmente più di tutti il nuovo peso che gravava ora sulla loro famiglia.
    Non interruppi i suoi pensieri, ma lo affiancai soltanto, accompagnandolo in rispettoso silenzio nella lunga camminata che ci separava dal trono.

    « Mia Signora. »



    Mi inginocchiai con estrema riverenza una volta giunto al cospetto della nostra Dama, la donna la cui forza era stata tale da porre fino ad un intero conflitto.
    Il suo volto... parve stanco, provato, teso: luminoso della solita incontrastabile bellezza, ma... non sereno, non disteso nel sorriso caldo ed accogliente che era solita dispensare.
    Stetti in silenzio dunque, col capo chino, ed attesi una sua parola.

     
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    Osservò entrambi entrare in religioso silenzio, e mentre la Sala del Trono si riempiva di una tensione quasi sacra, l'Alfiere scrutò nei loro sguardi una certa angoscia: guariti nel corpo, i loro animi continuavano a sanguinare. Ci sarebbe voluto molto tempo per rimarginare quelle ferite. Tempo e tanta, tanta fede nell'avvenire. Sospirò, la Dama del vento, e quando furono innanzi a lei prese garbatamente parola, nonostante la sua voce risuonasse forte ed autorevole fra le mura di quel castello.

    -Come immagino vi siate accorti da soli, la Guerra Civile ha falciato centinaia di teste portando via con sè eroi e criminali, cittadini e stranieri senza alcuna distinzione. Molti soldati preziosissimi hanno dato la loro vita per questo Presidio, ed oltre al vuoto che la loro dipartita ha creato nei cuori di chi li conosceva, hanno anche lasciato orfane centurie di soldati, ora senza più una guida. Al pari di bambini, questi uomini sono lasciati a loro stessi, e per quanto sia possibile eleggere fra loro un capo, nessuno di essi ha abbastanza esperienza e capacità per diventarlo.

    Osservò entrambi con aria seria ed occhi profondi.

    -E' per tale ragione che vi ho convocati: nessuno si è destreggiato in questa guerra orribile meglio di voi due.
    Ryusang, tu hai combattuto nel Latifondo e dimostrato tutto il tuo valore di soldato, dispensando ordini e guadagnandoti la fiducia di chi non era nemmeno tuo sottoposto. Oltre a combattere tu... sei stato ascoltato, e questo talento va ben oltre l'abilità da spadaccino.


    Sorrise teneramente in direzione del suo bambino, e negli occhi color smeraldo era ormai evidente l'orgoglio di una madre verso il suo primogenito. Perchè questo era Ryusang: sangue o non sangue, lui era un figlio, un figlio cresciuto molto negli ultimi tempi e che ora più che mai era pronto a diventare un uomo.

    -Firion, tu invece se qui a Laputa da poco tempo, ma la tua abilità come soldato e maestro d'armi ha lasciato tutti senza parole: sei perfino riuscito a catturare uno dei mercenari che nella prima delle Nove Giornate erano entrati con l'imbroglio a Laputa, aiutati dal Sodalizio, così da attaccare il Presidio Errante dritto al cuore... e distruggerlo. Se non fosse stato per la vostra squadra, forse sarebbero davvero arrivati al Mastio. Se non fosse stato per te, il loro atto sarebbe rimasto impunito. Per questo ti ringrazio, e ringrazio il cielo che ti ha condotto qui da me.

    Gli riservò uno sguardo dolce e colmo di rispetto, perchè l'eccellenza andava premiata ed anche un Alfiere doveva sottostare a questa regola. Ne andava del bene del suo Presidio.

    -Siete entrambi degli elementi perfetti, esempi di virtù ed abilità come pochi altri: è quindi mio desiderio che accettiate di diventare i nuovi padri della terza e della quarta centuria, ora prive di un Capitano, e siate per loro guide e mentori, prima ancora di comandanti.

    occhialf

    -Accettereste questo incarico?

     
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    « Mia Signora. »

    Nell'udire d'improvviso vicina la voce familiare del suo amico Firion, in Nibbio sobbalzò per la sorpresa; era stato così assorto nei suoi pensieri da non essersi minimamente accorto né della presenza di un altro, né tanto meno della sua identità... non esattamente una cosa saggia o sicura, né -a dirla tutta- educata.

    Avrebbe voluto formulare una scusa per i suoi modi, spiegare all'altro che era sovrappensiero e rimediare alla mancanza salutandolo come si conveniva, ma... le parole della Mamma Gran Maestro -ora Alfiere- lo fecero trasalire una seconda volta.

    -Come immagino vi siate accorti da soli, la Guerra Civile ha falciato centinaia di teste portando via con sè eroi e criminali, cittadini e stranieri senza alcuna distinzione. Molti soldati preziosissimi hanno dato la loro vita per questo Presidio, ed oltre al vuoto che la loro dipartita ha creato nei cuori di chi li conosceva, hanno anche lasciato orfane centurie di soldati, ora senza più una guida. Al pari di bambini, questi uomini sono lasciati a loro stessi, e per quanto sia possibile eleggere fra loro un capo, nessuno di essi ha abbastanza esperienza e capacità per diventarlo.

    Pur ascoltando ogni parola, Ryusang incrociò lo sguardo di smeraldo della Dama del Vento con occhi cerulei in preda alla confusione, e il suo primo pensiero fu notare che Firion si era inginocchiato; lui, invece era rimasto lì in piedi come un salame. Dandosi mentalmente del casinista, il biondino si affrettò ad imitare il Maestro d'Armi e -piegato il ginocchio destro al petto e il sinistro contro il pavimento- abbassò a sua volta il capo rispettosamente, ma per nascondere la faccia.

    -E' per tale ragione che vi ho convocati: nessuno si è destreggiato in questa guerra orribile meglio di voi due. Ryusang, tu hai combattuto nel Latifondo e dimostrato tutto il tuo valore di soldato, dispensando ordini e guadagnandoti la fiducia di chi non era nemmeno tuo sottoposto. Oltre a combattere tu... sei stato ascoltato, e questo talento va ben oltre l'abilità da spadaccino.
    a sentirsi nominare, il Nibbio aveva sollevato il volto, ma...
    -Firion, tu invece se qui a Laputa da poco tempo, ma la tua abilità come soldato e maestro d'armi ha lasciato tutti senza parole: sei perfino riuscito a catturare uno dei mercenari che nella prima delle Nove Giornate erano entrati con l'imbroglio a Laputa, aiutati dal Sodalizio, così da attaccare il Presidio Errante dritto al cuore... e distruggerlo. Se non fosse stato per la vostra squadra, forse sarebbero davvero arrivati al Mastio. Se non fosse stato per te, il loro atto sarebbe rimasto impunito. Per questo ti ringrazio, e ringrazio il cielo che ti ha condotto qui da me.
    ...l'aveva abbassato di nuovo, arrossendo davanti allo sguardo di Drusilia
    -Siete entrambi degli elementi perfetti, esempi di virtù ed abilità come pochi altri: è quindi mio desiderio che accettiate di diventare i nuovi padri della terza e della quarta centuria, ora prive di un Capitano, e siate per loro guide e mentori, prima ancora di comandanti.
    Accettereste questo incarico?


    Lentamente, il Sergente Verde si rimise in piedi, sapendo bene cosa rispondere: in quei nove giorni non c'era niente che avesse detestato come il dover essere responsabile per qualcun altro... prendere decisioni, fare scelte, e percorrere strade pericolose da cui -nel migliore dei casi- ne sarebbe andato della sua vita e -nel peggiore- di quella di chi si era affidato a lui nel momento del bisogno.

    Era riuscito a portare al sicuro molti civili e a salvare numerosi compagni... ma tante altre persone gli erano morte tra le braccia, e molte di più ne aveva dovute abbattere sotto il filo della Tsubasa, che Kalia gli aveva donato quando aveva lasciato l'Est...
    Aveva odiato comandare.
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    « Per restituire stabilità a Laputa,
    farò tutto ciò che è necessario. »

    affermò, senza gioia, con pacata solennità
    « Sì, io accetto. »

    ...ma se l'Isola Errante ne aveva bisogno,
    avrebbe abbracciato quel peso,
    ancora una volta.

     
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    Dunque questo era il motivo per cui ci aveva convocato al suo cospetto... abbassai lo sguardo verso il suolo, e non vi fu modestia nella mia sorpresa: da poco tempo, forse troppo poco ero giunto in quel nuovo mondo. Pochi i mesi trascorsi dal mio arruolamento fra gli Aviatori, eppure vivi, intensi come pochi altri.

    « Io... »

    Dedicai la tristezza racchiusa nel mio sguardo al nostro Alfiere, la Dama del Vento.
    Quella... non era la prima guerra alla quale partecipai. Nel mio mondo d'origine, terra straziata dalla tirannia dell'Imperatore, era la quotidianeità...

    « ...vi ringrazio, Mia Signora, ma non penso di meritare il ruolo che voi mi offrite.
    Senza la collaborazione dei miei compagni, senza la nostra squadra, senza il loro aiuto... io sarei morto. E' grazie al loro impegno se il prigioniero è ora sotto nostra custodia; non le mie ma le loro spalle hanno portato il peso del suo corpo. Non ce l'avrei mai fatta, da solo...
    Non potrei rispondere alla vostra chiamata, qui, oggi, se non fosse per il loro coraggio. »


    Ed era vero: Nesrìn, Grifis, Khatep.
    Avevano dato fondo ad ogni loro energia, come e forse più di me avevano lottato quel giorno.
    Non come una squadra, ma come una famiglia.

    « Drusilia, io... non reputo la mia destrezza nell'utilizzo delle armi un'abilità di cui andare fiero.
    Se vi fosse una possibilità, anche minima, la scambierei con un qualsiasi altro dono... »


    Paradossale, per un uomo il cui intero corpo era ricoperto di quel freddo ed affilato metallo.
    Compagni inseparabili, alleati nella vita di ogni giorno, eppure...

    « Sopporterò il peso: finché l'anima più che il corpo me lo consentirà ancora, io continuerò a combattere al vostro fianco.
    Voi mi avete accolto, mi avete dato una casa ed una famiglia: lottare, dare la vita per la vostra pace, è il minimo che io possa fare... »

     
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    -E' proprio da ciò che reputi che si vede la stoffa di un Capitano, mio adorato Firion.

    La risposta fu rapida e bruciante, come un fulmine a ciel sereno.
    Il volto della Dama del Vento trasfigurato in quello di una statua, in tutta la sua gelida ed autorevole durezza.

    -Di guerrieri bravi ce ne sono tanti Laputa, tantissimi se consideriamo il numero dei soldati addestrati rispetto ai cittadini incapaci di brandire un'arma. Ma un Capitano non deve solo essere capace di affondare una lama nella carne del nemico: quello lo sa fare chiunque, anche un bambino spaventato. Ciò che io pretendo dalla vostra carica è rispetto, sia per i vostri superiori che per i sottoposti, cognizione di causa e... sentimento.

    Battè un pugno sul braccio del proprio scranno, come a sottolineare l'importanza di quella parola.

    -Prima di essere guerrieri, voi sarete dei mentori. Prima di addestrare il vostro seguito dovrete educarli all'Amore. Non vi ho scelto perchè siete bravi, ma perchè avete le carte per diventare delle guide esemplari.

    A quelle parole, l'Alfere portò una mano sulla testa, come in un tentativo di calmarsi. Non era arrabbiata con loro, quello no, ma le pieghe che stavano prendendo gli eventi in tutto il semipiano le davano molto da pensare. La Guerra Civile era ormai conclusa, ma Drusilia aveva ancora paura. Qualcosa dentro di lei continuava a sussurrarle che non era ancora finita.

    -Ryusang, Firion, so che per voi è dura ma... dovete fidarvi di me.
    E' importante che lo facciate.


    E lo smeraldo si tuffò prima nel nocciola e poi nel fiordaliso.
    Infine sospirò, per poi chiudere gli occhi stanchi: da alcuni giorni aveva anche smesso di dormire regolarmente.

    -Ah, dimenticavo... Ryusang, desidero inoltre che tu sia il referente di tutte le problematiche che ti presenteranno gli altri Capitani, esattamente come se fossi tu il loro capo. So che non sei pronto a un dovere simile, ma da questo punto di vista sarai affidato alle cure, i consigli e gli insegnamenti del Generale Derìnha, un tempo Ufficiale del vecchio Alfiere. Ha accettato volentieri il compito, e sarà più che lieto di guidarti in questo percorso.

    Le ciglia nere si riaprirono, rivelando uno sguardo intenso ed allo stesso tempo concentrato. Dalla sparizione del precedente Alfiere, Drusilia era cambiata molto, era stata costretta a farlo: in tempi passati non avrebbe mai permesso al proprio bambino di impugnare un'arma eppure, col senno di poi, era giunta alla conclusione di essersi sbagliata.

    -Allora, Ryusang. Accetti?

    A quel punto sperò soltanto che suo figlio non la odiasse.

     
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    -E' proprio da ciò che reputi che si vede la stoffa di un Capitano, mio adorato Firion.
    Di guerrieri bravi ce ne sono tanti Laputa, tantissimi se consideriamo il numero dei soldati addestrati rispetto ai cittadini incapaci di brandire un'arma. Ma un Capitano non deve solo essere capace di affondare una lama nella carne del nemico: quello lo sa fare chiunque, anche un bambino spaventato.

    fu pronta ad obiettare e argomentare la Dama del Vento, infervorandosi
    -Ciò che io pretendo dalla vostra carica è rispetto, sia per i vostri superiori che per i sottoposti, cognizione di causa e... sentimento. Prima di essere guerrieri, voi sarete dei mentori. Prima di addestrare il vostro seguito dovrete educarli all'Amore. Non vi ho scelto perchè siete bravi, ma perchè avete le carte per diventare delle guide esemplari.
    esaurito quel fiume in piena di parole, dense di emozioni e preoccupazioni complesse, riprese
    -Ryusang, Firion, so che per voi è dura ma... dovete fidarvi di me.
    E' importante che lo facciate.


    Drusilia sospirò stancamente, e tacque di nuovo per un istante, mentre lo sguardo ceruleo del Nibbio indugiava attento sulla figura dell'Alfiere Errante, riflettendo i suoi pensieri: le Colonne di Endlos emanavano al solo vederle una forza e un carisma particolari, lui che era cresciuto sotto le cure amorevoli di Lady Kalia lo sapeva bene...

    E proprio perché i suoi occhi erano abituati a quella luce, non era così facile che ne rimanesse abbagliato...
    o ingannato, perché anche in quegli eroi c'è una parte dove la luce non arriva -la fragilità al di là della forza-, e lui era ben conscio che la Mamma Dama del Vento era stata consumata come e più di loro messi assieme dalla prova del fuoco che tutta l'Isola aveva attraversato.

    A dirla tutta, se Ryusang non era ancora fuggito via urlando da tutta quella pressione e quelle responsabilità, buttandosi giù dall'Isola Volante senza neppure passare dall'Approdo, era soltanto perché non avrebbe mai avuto la vigliaccheria di venirle meno in quel momento.


    -Ah, dimenticavo... Ryusang, desidero inoltre che tu sia il referente di tutte le problematiche che ti presenteranno gli altri Capitani, esattamente come se fossi tu il loro capo.

    E ti pareva...? Perché la vita lo prendeva in giro a quel modo? Ogni volta che si trovava a desiderare qualcosa, e il destino faceva finta di aver ascoltato le sue preghiere e lo accontentava, quel che gli veniva concesso gli andava puntualmente di traverso - e lui finiva per odiarla.

    Era successo nei suoi primi confusi anni ad Ovest, quando avrebbe solo voluto una famiglia, un po' di calore e stabilità... e la provvidenza gli aveva mandato il Capitano Leon e Lady Kalia. Il copione si era ripetuto quando -dopo una dozzina di anni a Miséricorde- aveva voluto lasciare l'Est per diventare un avventuriero famoso... e tempo una settimana -il necessario per superare i confini del Presidio Orientale- se ne era pentito amaramente.


    -So che non sei pronto a un dovere simile, ma da questo punto di vista sarai affidato alle cure, i consigli e gli insegnamenti del Generale Derìnha, un tempo Ufficiale del vecchio Alfiere.

    Gli ci era voluto un anno per riuscire a tornare a casa, e allora non voleva altro che un normale, banale e barboso lavoro d'ufficio: “perfetto”, gli avevano detto, “entra in una gilda!”, e così si era ritrovato iscritto nei LAM. I LAM.

    E non in una squadra tranquilla o in un periodo fortunato:
    la Squadra Verde, in prima linea per le Guerre della Fondazione.

    Bello, vero?

    -Ha accettato volentieri il compito, e sarà più che lieto di guidarti in questo percorso.

    E nonostante tutto, lui era riuscito a sopravvivere, e -anzi- persino a distinguersi, così era stato nominato Sergente... e dopo quasi un altro anno stava appena abituandosi al suo ruolo e al suo pizzico di autorità quel tanto che bastava a fantasticare su qualcosa di più, che... SBAM! la Guerra Civile. E a chi era toccato dirigere le operazioni all'Albero Casa e cercare di salvare civili e compagni e tener fuori i mercenari? A lui. E il resto lo avete già letto prima.

    -Allora, Ryusang. Accetti?

    ...questi erano solo gli esempi più pregnanti per l'aneddoto “Attento a ciò ce desideri”, perché la lista integrale sarebbe ancora più lunga e articolata, ma lui non aveva tempo di ripercorrerla tutta a memoria in quel momento, perché Drusilia aspettava una risposta, e lui era rimasto lì a fissarla assorto nei suoi pensieri come un pesce lesso.

    jpg
    « Io... beh... Ecco... »
    cominciò un po' impacciato, lanciando un'occhiata dimessa a Firion, in una domanda indiretta
    « Se agli altri Capitani va bene... immagino di sì... »

     
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    Nelle parole di Drusilia trovai con enorme sollievo la risoluzione di ogni mio dubbio.
    Non per la guerra, non per le armi era richiesto il mio impegno: maestri, guide per l'animo e non il corpo di un guerriero. E nient'altro mi sarei dovuto e potuto aspettare al cospetto della nostra Signora.

    « Io mi fido di voi. »

    Il castano dei miei occhi tornò fermo, fiero e deciso ad ammirare lo smeraldo della Dama del Vento.
    Non un onere ma un piacere poter rispondere ora più che mai alla sua chiamata, poiché nobile era la richiesta, e forte sarebbe dovuto esser l'animo a cui era stata affidata.

    « Per questo io accetto.
    Farò del mio meglio, Drusilia. »


    Prima Aviatore ed ora anche Capitano.
    Per l'equilibrio del Presidio e di Endlos stessa.
    Attesi dunque in silenzio che il nostro Alfiere terminasse il suo discorso anche con il Nibbio, giovane ragazzo a cui grandi impegni e doveri erano stati affidati.

    « Ne saremo più che felici, Ryusang. »

    La risposta giunse pronta e puntuale alle preoccupazioni del Principe: chi, meglio di lui, avrebbe potuto svolgere tale incarico? Persona fidata non per il legame familiare che lo lega alla nostra Signora, ma per il rispetto, l'impegno e l'onore guadagnato sul campo nei confronti di ogni singolo abitante di Laputa.
    Non un dubbio, non un'incertezza: nelle loro mani il nostro Presidio sarebbe stato al sicuro.

     
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    « Io... beh... Ecco... Se agli altri Capitani va bene... immagino di sì... »

    Uno alla volta, entrambi i cavalieri diedero il loro consenso, e lo sguardo di Drusilia parve illuminarsi di una luce nuova.

    « Io mi fido di voi.
    Per questo io accetto.
    Farò del mio meglio, Drusilia. »


    E per la prima volta dopo tanto tempo, tante convocazioni e discussioni, l'Alfiere si levò dal suo scranno prima che l'incontro terminasse. Lentamente si sarebbe diretta verso di loro e, in un moto d'affetto, avrebbe abbracciato il suo bambino. Se lui glielo avesse permesso, la donna avrebbe posato il mento sul suo capo biondo per poi stringerlo a sè con forza. Era felice che Ryusang si fidasse di lei e, nonostante i suoi modi un pò anticonvenzionali ed esuberanti, era quasi certa che tutte le coccole del mondo non sarebbero comunque bastate nel rendere l'idea di quanto lo amasse profondamente, e quanto tenesse al suo giudizio. Eppure lei avrebbe continuato comunque... perchè lo amava, lo amava con tutta sè stessa.

    -La tua mamma è fiera di te, piccolo mio.

    Perchè come legge di natura vuole, un figlio sarebbe sempre stato un cucciolo agli occhi della madre, e Ryusang non era certo un'eccezione.

    -E grazie anche a te, Firion: nelle tue mani quegli uomini cresceranno molto, ne sono certa.

    Sorrise candida, lasciando andare il suo pulcino e dirigendosi questa volta verso il maestro d'armi.

    -In ogni caso ho fatto questo per te, per ringraziarti del tuo aiuto. E' una piccola medaglia a forma di rosa selvatica... ho scelto questo fiore perchè mi hanno detto che ti piacciono- gli avvicinò il piccolo oggetto, riponendolo nelle sue mani -Con questa sul petto, cammina sempre a testa alta: è un segno di riconoscimento molto importante.

    Detto ciò, Drusilia sarebbe nuovamente tornata al suo posto e, ormai adagiata sul suo trono, con un cenno della mano avrebbe ordinato alle guardie di liberare l'entrata così da non diventare intralcio ai due aviatori in procinto di uscire dal Mastio.

    -Potete andare dunque, e ricordate che io sarò sempre qui, sempre per voi.
    Non dimenticatelo mai.

     
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    Il Nibbio

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    « Ne saremo più che felici, Ryusang. »

    Senza nemmeno stare a rifletterci, Firion formulò la sua risposta, e mentre gli occhi blu del Nibbio gli scoccavano un'occhiata indagatrice -in dubbio su come dover considerare quella sua nuova situazione-, la Dama del Vento si era levata dallo scranno con la leggerezza di una piuma per incedere con grazia nella loro direzione; prima che se rendesse conto, Ryusang si ritrovò allacciato nell'abbraccio della donna.

    -La tua mamma è fiera di te, piccolo mio.
    gli disse, stringendolo con gentilezza rasserenandolo un pò
    -E grazie anche a te, Firion: nelle tue mani quegli uomini cresceranno molto, ne sono certa.
    sciolto quel nodo, la donna si rivolse al Maestro d'Armi, porgendogli un dono
    -In ogni caso ho fatto questo per te, per ringraziarti del tuo aiuto. E' una piccola medaglia a forma di rosa selvatica... ho scelto questo fiore perchè mi hanno detto che ti piacciono. Con questa sul petto, cammina sempre a testa alta: è un segno di riconoscimento molto importante.
    così dicendo, Drusilia volse loro le spalle per tornare al suo trono
    -Potete andare dunque, e ricordate che io sarò sempre qui, sempre per voi.
    Non dimenticatelo mai.


    « Non lo faremo. »
    garantì il biondino, lanciando un'occhiata all'amico, certo di parlare anche a suo nome
    « Beh... adesso... uhm... sarà meglio che vada...! »

    Ricordandosi di fare le cose a modo almeno ora che era il momento di congedarsi, il neo-Principe si portò una mano al petto e si profuse nel leggero e formale inchino che aveva a suo tempo imparato a Miséricorde, poi girò sui tacchi e si diresse alle doppie porte della Sala del Trono. Probabilmente, quella notte avrebbe dormito un po' meglio.

     
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    Fui un pochino sorpreso nel vedere Drusilia mostrare tutto il suo amore materno nei confronti del giovane Ryusang.
    Sebbene fosse quanto più di naturale vi potesse essere al mondo, con la serietà, l'austerità mostrata dall'Alfiere sino a quel momento, mi ritrovai completamente spiazzato! E proprio per questo fu una visione assai piacevole e rilassante: questo era ciò che avremmo voluto vedere ogni giorno nel nostro Presidio, da parte di tutti.
    Sorrisi dunque al Nibbio -che non parve affatto imbarazzato dalla situazione-, e con un cenno del capo confermai quelle che furono le sue parole: no, non l'avremmo dimenticato.
    Allungai poi la mano ad accettare il dono gentilmente offertomi dalla Dama del Vento: una spilla, una... rosa selvatica. Pensai a quanto ne dovessi averne parlato sino a quel momento, se persino a lei, con cui mai prima d'ora ne avevo fatto parola, le era giunta la voce!

    « Ti ringrazio ancora, Drusilia. »

    Racchiusi con decisione il piccolo oggetto nella presa della mia mano, e lo agganciai senza pensarci su un istante all'armatura, all'altezza del petto. Al pari di uno stemma, di una bandiera od una medaglia, sarebbe stato per me motivo di vanto, ammirazione ed orgoglio.
    Mai dono sarebbe potuto essere più appropriato...

    « Lo farò. »

    Camminare a testa alta: poiché il significato in esso impresso, ciò che per ogni mia battaglia avrebbe significato, sarebbe stato infinitamente più prezioso di una qualsiasi promozione politica o militare.
    Mi inchinai dunque, al cospetto della mia Signora e del nuovo Capitano mio compagno, ed al segno di congedo che ci fu comunicato mi avviai con fierezza verso l'uscita.
    Una nuova alba trovava finalmente vita nei cieli di Laputa.

     
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