Un passato da archiviare (?)

[LAM] [CC]

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    Mago guerriero, amante dei gufi e signore della piromanzia.

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    Quattro giorni erano passati da quando aveva assistito al duello fatale che aveva decretato il destino di Laputa ed eletto Drusilia Galanodel nuova Alfiere di quel Presidio.
    Ricordava ancora perfettamente la scena, perché aveva visto tutto dall'inizio alla fine e sentito tutto ciò che era stato urlato abbastanza forte da poter essere udito anche dalla sua posizione, nella quale era rimasto in sospeso ad osservare quale testimone di un evento epocale dopo aver visto per la prima volta la tanto famosa e nominata sorella di Quarion Galanodel. Il duello si era svolto in bilico fino a quando la nuova sovrana non sembrò risvegliarsi dal proprio stato di evidentemente fatale rassegnazione e con un nuovo spirito guerriero vinse e venne proclamata tale da un'entità che non era riuscito a percepire tra le migliaia lì presenti e che i suoi Sensi Arcani non avrebbero potuto mancare... a meno di fortissimi poteri di occultamento alle percezioni extrasensoriali, come in fondo era chiaramente possibile, così come poteva essere sempre rimasto fuori dalla sua portata. Ma quel dettaglio era asolutamente secondario rispetto a quello che era avvenuto di lì a poco, ovvero un annuncio, anzi una proclamazione di vittoria che riuscì a zittire e placare con un secco odine qualsiasi animo bellicoso ed ostilità che ancora era in corso sullo sfondo di quel momento tragico ed epocale al tempo stesso. Alla fine di quella contesa verbale e fisica assieme, la nuova reggente aveva ordinato seccamente subito dopo l'istituzione di arrestare tutti coloro che avevano combattuto contro il suo schieramento. E con il comandante e campione sconfitto e gli altri istigatori di quell'intera situazione confusi e troppo spiazzati per riorganizzarsi, quell'ordine sarebbe quasi sembrato più una caccia all'uomo che altro.
    Una caccia di cui lui per fortuna non era stato minimamente preda. Forse era stato il fatto di essere stato chiamato da Shirou, un membro dei Liberi Aeris Milites, forse era stato il fatto di aver attaccato dall'ombra solo i mercenari che avevano avuto intenzione di indulgere in violenze verso gli innocenti, forse ancora era il fatto di non essere stato visto se non dai nemici che sarebbero poi finiti morti o probabilmente era stato ancora il fatto che era riuscito a rimanere nascosto mentre i nemici venivano perseguitati e catturati mentre cercavano di fuggire in maniera disorganizzata, se non addirittura a vvolte sacrificando i propri "compagni d'arme" per cercare vanamente di salvarsi. Aveva visto qualche piccolo gruppo che era riuscito ad asserragliarsi da qualche parte per opporre una qualche resistenza, ma tra una fiammata alle spalle e la determinazione dei vincitori, era improbabile che qualcuno fosse riuscito a sfuggire al giudizio. A parte qualche situazione dove qualche ostaggio era stato preso, tuttavia, aveva preferito non immischiarsi nelle "operazioni d'arresto", perché sapeva bene che alla fine di una guerra, a volte la vendetta dei vincitori poteva essere la parte anche peggiore dell'intera schermaglia... ed inoltre, quella non era la sua guerra: era stato chiamato da un amico e aveva rispsoto alla sua chiamata, ma come soldato ed ufficiale dell'Est la sua presenza lì a Laputa sarebbe stata quantomeno inopportuna.

    Quando la situazione aveva cominciato a calmarsi, aveva deciso di uscire allo scoperto. Si era rifugiato alla fine nella parte bassa della città volante, che aveva più edifici intatti e una maggiore estensione e, per diretta conseguenza, un maggior numero di punti dove spostarsi per rifugiarsi e sfuggire ai controlli dei Liberi Aeris Milites e non farsi trovare del tutto, onde non rischiare di scatenare involontariamente crisi dipomatiche. E poi un conto era nascondersi e un conto era cercare di intrufolarsi in un mezzo per abbandonare il Presidio Errante, che in quel momento era forse quanto di più presidiato potesse esserci, anche più dei confini dell'Innerlyn.
    Ma ci sarebbe stato tempo per andarsene: ora che sentiva di potersi muovere più liberamente, aveva deciso di andare a controllare lo stato dei suoi amici lassù. Sfruttando il suo senso dell'orientamento e la sua memoria visiva, lo shinobi, sempre ammantato ed incappucciato di rosso come suo solito quando si muoveva senza voler mostrare la sua tuta da infiltratore che tanto terrore arrecava alla popolazione civile di qualsiasi mondo. Quindi il ninja arrivò fino alla base del grandissimo, famoso e mai ammirato Albero-Casa.
    Lì avrebbe aspettato una qualche guardia o anche il passaggio di qualcuno dei suoi amici tra i LAM.
     
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    ~ { Latifondo, Esterno dell'Albero-Casa


    Fu un caso. Non avevi mai pensato di trovarlo lì, davanti alla sede dei LAM, eppure non appena vedesti quei rossi drappi, inconfondibili per stile e manifattura, un sorriso ti colse impreparato. Quasi subito gli fosti presso, annunciato prima dal metallico passo della tua corazza, e solo poi da un lieve tossire. Così, in seguito, ti apostrofasti:

    Ho visto tante cose nella mia lunga vita, ma mai ho visto uno shinobi dell'Est sostare davanti all'Albero-Casa.

    E se tale shinobi si fosse voltato, avrebbe notato in te notevoli cambiamenti: una corazza più elegante, con notevoli fregi classici e appendici a forma di ala che spuntavano da gambali e bracciali. Erano invece sparite le possenti ali di metallo ch'eri solito usare per librarti in volo, sostituite tuttavia ad un complesso sistema magico ideato al Magisterium: l'incrocio tra scienza ed arcano, per evitare il ripetersi di quanto accaduto l'ultima volta contro Bid'daum.

    Immagino che la tua visita non sia solo di cortesia, dico bene? E tuttavia mi rammarica non poterti invitare dentro il mio ufficio: l'Albero non permette l'ingresso di chi non è Aviatore. Tuttavia conosco un luogo altrettanto valido, sempre che tu gradisca taverne e locande.

    Ti soffermasti dunque sull'argomento, sapendo che Masahiro era uomo di segretezza e furtività; schivo e solitario, era solito far tutto da solo, più per timore di ferire il prossimo che per mera vanagloria. D'altronde, da quel che avevi capito del suo passato, la sua non era stata una vita facile, e spesso i guai e i nemici lo inseguivano un po' ovunque.

    Nel frattempo, se hai bisogno di qualcosa dimmi pure. Siamo compagni, no?

    Una giusta sottolineatura nel termine. Compagno, non amico. Perché i tuoi amici erano, paradossalmente, i tuoi nemici; e coloro con cui invece condividevi il campo di battaglia erano semplicemente compagni di viaggio.
    :yuppi: ecco a te, evito l'ambaradan di tutte passive ed equip se no facciamo notte XDDD però le trovi in revisione quelle corrette e prossimamente in scheda^^
     
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    No.


    La figura ammantata del Sommo Sacerdote uscì dai battenti aperti dell’Albero Casa.
    Si trovava in quel luogo poiché necessitava di alcuni documenti rimasti nella sua abitazione, nella quale non si sarebbe mai fidato a mandare un attendente, e certamente non si sarebbe aspettato di trovarvi Grifis ma soprattutto Masahiro.
    Il ninja che aveva incontrato più volte nel corso del tempo era un individuo schivo, riservato, piuttosto competente nel proprio lavoro e l’Antico non si spiegava cosa ci facesse davanti alla sede dei LAM in pieno giorno dopo il concludersi di una guerra civile.

    Non siamo compagni.
    Masahiro non appartiene a queste terre, non è un Aviatore e non fa parte di nessuna delle istituzioni presenti sul suolo dell’Isola nel Cielo quindi non può essere definito tale.
    Un prezioso alleato, questo sì, ma decisamente non un compagno.


    Fece qualche altro passo in avanti, avvicinandosi alla coppia di uomini che aveva di fronte.
    Entrambi lo staccavano decisamente di più di una decina di centimetri ma non era intimorito da loro, tutti e tre erano perfettamente coscienti della propria potenza e non temevano gli altri, ma anzi c’era un tacito accordo di rispetto reciproco che li legava.

    Tuttavia sono anche io piuttosto incuriosito di sapere come mai un inviato dell’Est si trovi da queste parti, soprattutto dato che il vostro aiuto non era stato richiesto durante la guerra civile.
    Qualcuno potrebbe cominciare a pensar male e imbastire un caso diplomatico a tavolino senza alcuna fatica.


    Non c’era minaccia nelle sue parole, ne rimprovero di alcun tipo, solo curiosità e il tono piatto e asciutto di chi sta enumerando una serie di fatti.
    Si rivolse poi al Comandante Bianco.

    Vediamo che locande frequenta di solito il prode Grifis.


    Nella sua mente era ancora piuttosto vivo il ricordo di quando il Falco aveva smembrato quella giovane donna, uno degli ostaggi del Khutiano, senza battere ciglio e dicendosi che tanto poi sarebbe stata riportata in vita.
    Ovviamente non era successo, c'erano stati troppi morti in quella battaglia perchè ne potesse essere rianimata anche una minima parte, semplicemente erano stati tutti sepolti, compresa la donna, e questo Grifis lo sapeva bene.
    L'Antico si stupì della capacità del giovane albino di mentire persino a se stesso, pur di conservare ai propri occhi la sua immagine di eroe.
     
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    Non dovette attendere molto prima di essere raggiunto da Grifis. I suoi Sensi Arcani avevano già pecepito una presenza di forte carica magica nei paraggi e ben presto la voce dell'elfo che più volte lo aveva aiutato nell'Est, accogliendolo in una maniera che si aspettava, sveglia, arguta e anche abbastanza calorosa, dato il soggetto che aveva parlato. Voltandosi verso di lui, lo shinobi si avvide di come l'armatura dell'altro fosse cambiata, piena ddi nuovi dettagli e priva del consueto paio di accessori, il cui posto era stato preso da qualcosa che sulle prime non riucì ad identificare pienamente. Tuttavia era molto probabile riuscire ad indovinarne la funzione, perché Grifis difficilmente avrebbe rinunciato alle capacità di volo a cui era tanto abituato.
    "Eppure, eccomi qua, nuovo spettacolo ad insaputa dei tuoi occhi" rispose senza traccia di ironia. "La tua nuova armatura ti fa sembrare diverso da come ti ricordavo..." osservò subito dopo.
    L'altro si rammaricò di non poterlo ricevere all'interno del notorio Albero-Casa dove si erano ritrovati in quell'occasione, ma per rimediare lo invitò a seguirlo ad una locanda di sua conoscenza, definendolo amichevolmente come un suo compagno. Stava per rispondergli, quando come una sorta di custode dell'ordine imperituro sbucò fuori praticamente dal nulla l'anziano Lich Khatep a negare il fatto che lo shinobi stesso fosse un loro compagno, pur non negando che fosse un prezioso alleato. Il diretto interessato trovò quell'affermazione decisamente pregna di ufficialità e formalismo oltre ogni dire.
    *Quello rigido dovrei essere io, peraltro...* si disse lo shinobi alla fine del suo discorso.
    Il mezz'elfo, nonostante non avesse percepito alcun tipo di minaccia, trasse un paio di conclusioni: in primis la sua presenza lì anche nei giorni della guerra andava mantenuta totalmente segreta per non rischiare neanche per sbaglio di dare adito a ciò che l'arcimago aveva prospettato; in secundis doveva disinnescare qualsiasi pretesto. E il modo migliore era quello di dire la verità... semplicemente sfumandola nel tempo.
    "Il termine "compagno" ha più una valenza, Khatep: se è vero, e sono io il primo ad ammetterlo, che qui a Laputa sono equivalente ad un nulla totale, è altrettanto vero che in altre terre abbiamo percorso assieme tratti di strada anche piuttosto impervi..." e non solamente in senso fisico, ma anche e soprattutto in senso lato: Rockmore, Fanedell, Boletaria, Lorwen... situazioni che definire impervie era forse un eufemismo rispetto al modo in cui la sorte si era scatenata su e con loro. "E per rispondere alle vostre domande e timori, sono pienamente consapevole del fatto che la mia carica di ufficiale dell'Est potrebbe creare qualche perplessità, specie perché non sono l'Ambasciatore, ma non sono esattamente qui senza titoli."
    Ciò detto, Masahiro tirò fuori la lettera vergata da Shirou che era stata la vera motivazione per cui lo shinobi era salito fin lassù: la lettera descriveva una situazione vaga, in cui il ragazzo lo informava del fatto che da giorni ormai l'atmosfera a Laputa si stava facendo pesante, al punto da temere addirittura uno scenario di degenerazione degli scontri di guerriglia urbana in qualcosa di peggio e gli chiedeva espressamente di potergli parlare per poter avere un aiuto e un consiglio sulla situazione.
    "Purtroppo pare sia arrivato tardi per dare una mano come semplice amico... anche se, se la situaizone è anche solo lontanamente corrispondente a quanto mi ha scritto Shirou, non avrei nemmeno potuto farmi vedere, altrimenti effettivamente la mia presenza sarebbe stata problematica per i rapporti tra le nostre nazioni. E invece..."
    Avrebbe ripreso la lettera, onde evitare che potesse essere usata in qualche modo contro di lui. Per sviare un po' la tensione dell'argomento, lo shinobi disse ancora: "Piuttosto, sono curioso di sperimentare l'ospitalità delle taverne di Laputa, specie se sono raccomandate da buona compagnia."
     
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    ~ { Latifondo, Esterno dell'Albero-Casa


    Le divergenze di opinioni tra te e il neo promosso Comandante del reparto Blu non erano cosa nuova. Per nessuno. Non c'era persona più ostica, specie in materia di discussioni: Kathep era, proprio per il suo sapere sconfinato, la persona più difficile da affrontare in uno scambio di opinioni. Ma tu compensavi una mancanza di cultura con un maggiore spirito aggressivo.

    Ovviamente, la mia concezione di compagno differisce anche dalla tua semplice figura di alleato. Ma è anche il motivo per cui tu non hai compagni, ma solo sottoposti.

    Gli lanciasti quindi un sorriso, immaginando quali bestemmi e quali maledizioni avrebbero riempito il cranio vuoto del Vetusto; e in un certo senso, ti divertiva stuzzicarlo... almeno fin quando non perdeva il senno e mirava alla distruzione totale.

    Al di là di ciò, decidesti di accompagnare Masahiro al Cappio di Bronzo, giù per la Città Bassa. Nel frattempo, durante il tragitto, avresti aggiunto:

    Posso comprendere i motivi per cui Dama Drusilia non abbia voluto l'intromissione dell'Est, trovo però assurdo che, per questo, si debba incriminare qualcuno che è giunto solo in qualità di alleato, non di rappresentate di un'altro Presidio. Altrimenti, dovrei essere incarcerato per ogni volta che metto piede a Fandell o, semplicemente, mi trovo invischiato nelle faccende della tua nazione.

    E intanto, eri curioso di sentire anche il parere del Sommo. Ci avresti scommesso che sarebbe stato contrario, come al suo solito.
     
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    Grifis.

    Ovviamente, la mia concezione di compagno differisce anche dalla tua semplice figura di alleato. Ma è anche il motivo per cui tu non hai compagni, ma solo sottoposti.


    Oh pensava di essere tanto furbo, lui.
    A quanto pareva il giovane pulcino si divertiva a stuzzicarlo, ma lui era troppo vecchio per lasciarsi trascinare in una discussione senza senso sulle molteplici accezioni della parola “compagno” e sui significati che ognuno poteva dare a quella parola, ma si limitò a rispondere.

    Quando anche tu vedrai tutti coloro che ami e a cui hai voluto bene nel corso dei secoli trasformarsi lentamente in polvere a causa dell’impietoso scorrere del tempo, capirai che avere dei “compagni” è un lusso che chi, come me, è immune alla morte semplicemente non può permettersi.


    C’era quasi una nota di tristezza in fondo alla sua voce, se mai qualcosa del genere avesse potuto attecchire nel cuore secco e duro del vecchio mago.

    Quanto al resto, ovviamente non hai ascoltato una sola delle parole che ho pronunciato prima.
    È ovvio che tutti gli alleati del presidio siano i benvenuti, ma i nostri nemici avrebbero potuto facilmente creare un incidente diplomatico, magari addossando la colpa della rivoluzione a delle spie dell’Est ed ergersi a paladini di una giustizia artificiosa.
    Ovviamente questa ipotesi è quantomai assurda, ma ricorda che un popolo arrabbiato e frustrato è pronto a credere a qualsiasi cosa, credo ne abbiamo avuta una dimostrazione nell’ultimo periodo.
    E comunque, chi ha dato a Shirou il permesso di contattare Masahiro?


    La sua voce era carica di sott’intesi, Drusilia aveva espressamente espresso la propria volontà di non coinvolgere l’Est e potenze esterne al presidio, il semplice fatto che avesse contattato un esterno era una palese violazione della volontà del Gran Maestro e questo atto di insubordinazione non avrebbe dovuto restare impunito.
    Tuttavia Shirou non faceva parte degli aviatori Blu, ma bensì dei Bianchi, quindi avrebbe dovuto pensarci Grifis a lui, ammesso e non concesso che ne avesse quantomeno l’intenzione; cosa di cui Khatep dubitava seriamente.

    Arrivarono infine al Cappio di Bronzo.
    Avrebbe dovuto aspettarselo, c’era entrato raramente ma quella aveva fama di essere un’ottima taverna, o meglio, era l’unica che avesse un qualsiasi tipo di fama.
     
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    Quello a cui assistette aveva in teoria dell'incredibile, ma per qualche ragione lo shinobi si disse che se lo sarebbe in qualche modo dovuto aspettare: tra Khatep e Grifis, due entità ed ufficiali di grande potere, sembrava esserci un qualche genere di rivalità capace di spingere un tipo sempre calmo e misurato come l'elfo a lanciarsi in una frecciata diretta a qualcuno di tanto vetusto e potente quale era il Lich. Il mezz’elfo non poté fare a meno di cogliere quella strana nota nel discorso del semi-consimile, così come non gli sfuggì il vago accento addolorato nella risposta per il resto forse saccente, ma sicuramente corretta del vecchio arcimago.
    *Questa è nuova davvero. Non avrei mai pensato che questi due sarebbero stati in grado di punzecchiarsi in questo modo di fronte a me. Forse non hanno paura di mostrarsi così di fronte alla mia presenza perché mi conoscono, ma ugualmente questa situazione ha dell'inatteso* si disse, considerando gli aspetti di entrambi che aveva appena scoperto.
    "Non dovresti essere così diffidente nei confronti della compagnia: mia moglie mi ha sposato ben consapevole che i miei neanche due secoli di vita concessimi dalla mia natura per lei non avrebbero rappresentato che una piccola parte dei centomila anni che lei avrebbe potuto vivere" commentò alla fine di quel dibattito, ma adottò l'accorgimento di parlare nella lingua della morte, una lingua che solo lui e il necromante avrebbero potuto intendere, in modo che Grifis non potesse prendere spunto da quelle parole da lui pronunciate per portare la loro "rivalità" su un altro livello. C'era anche un altro dettaglio che non aveva menzionato, ma non lo avrebbe rivelato senza un'ulteriore richiesta di spiegazioni da parte dell'altro immortale. Era tuttavia ironico che fosse proprio lui ad aver parlato in quel modo e di sicuro a Khathep non sarebbe sfuggito quel dettaglio non da poco.
    Grifis alla fine li condusse di nuovo nella Città Bassa dalla quale era riemerso non visto, di fronte ad una taverna chiamata Cappio di Bronzo. Un nome che allo shinobi non sembrò promettere nulla di buono, ma che evidentemente doveva avere delle qualità che il nome nascondeva... un po' come la sua maschera nascondeva efficacemente ciò che il ninja era davvero.
    "Quanto a Shirou" disse alla fine in lingua elfica, conscio che entrambi la comprendessero "io non sarei troppo intransigente: è vero che mi ha chiesto aiuto, ma di fronte ad uno scenario come quello che dovete aver vissuto, non è biasimevole la sua lettera, anche perché non ha richiesto la mobilitazione delle truppe dell'Est, un mio intervento in veste ufficiale, che non ho nemmeno ora, o una supplica alla Dama Azzurra per interposta persona, ma solo l'ausilio della prima persona amica che gli è apparsa al suo arrivo in questo mondo. Di problemi ce ne sarebbero stati se io fossi arrivato prima... E spero che non si ritrovi al collo il cappio di uno dei patiboli che ho visto in giro per Laputa."
    Non avrebbe infatti sopportato che il ragazzo patisse simili conseguenze per una cosa del tutto naturale e ai suoi occhi lecita... e soprattutto, parlando in elfico, aveva voluto evitare che una simile questione divenisse di dominio pubblico.
    "Piuttosto, mi pare che qui la vita scorra in maniera relativamente tranquilla..." azzardò stavolta in lingua umana, per cercare di cambiare argomento.
     
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    ~ { Latifondo, Esterno dell'Albero-Casa


    Come se io permettessi una cosa del genere.

    Commentasti in elfico, ridendo velatamente. Parte di quella tua affermazione, Kathep questo lo avrebbe compreso, celava più della tua personalità che di tante altre gesta: se Shirou avesse subito anche la più piccola punizione, avresti fatto di tutto per assicurarti che ne uscisse illeso. Ma sorvolasti sull'ipotesi, tornando alle parole del Vetusto.

    Le persone di cui parlate Sommo Kathep sono anche le stesse che trarrebbero vantaggio dalla vostra rigida osservazione delle regole. La mia breve esperienza mi ha insegnato che, a volte, il buon senso ha più benefici che delle regole ferree.

    Giunti all'intero al tavolo, ti sedesti e facesti cenno agli altri due di accomodarsi, ordinando da bere e lasciando che la cameriera prendesse le altrui ordinazioni; tu ti saresti limitato ad una birra al doppio malto.

    Così sembra. Le cose impiegano poco a tornare com'erano... ben diverso è per le persone, anche se fuori appaiono illese.

    Facesti, in direzione di Masahiro.
     
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    Consolazione.

    Masahiro tentò di dirgli qualcosa nella Lingua della Morte, cosicché Grifis non potesse sentirli, ma le sue parole non ebbero l’effetto sperato sull’antico sacerdote che decise semplicemente di lasciar cadere la questione.
    Loro non avevano provato che aveva passato lui, semplicemente non avrebbero mai potuto comprendere le sue ragioni.
    Si rivolse dapprima al Ninja.

    Addirittura penzolare da un patibolo, è vero che ritengo vada punito per questo atto di disobbedienza ma usare pene così spropositate è semplicemente stupido.
    In ogni caso, non dipende da me.


    E poi a Grifis.

    La mia lunga esperienza, invece, mi ha insegnato che le regole devono essere create con buon senso e poi applicate in modo ferreo.
    Eliminare le falle dal regolamento man mano che si scoprono ma sempre applicarlo ferramente, se si lascia potere discrezionale c’è sempre il pericolo che qualcuno ne abusi.


    L’Antico si sedette al tavolo assieme ai due esseri di stirpe elfica, con un gesto seccato della mano allontanò la cameriera che si era avvicinata per la sua ordinazione, sperava sinceramente che prima o poi la gente capisse che non aveva il bisogno, ne la possibilità, di bere o mangiare alcunché.

    Mettendosi più comodo sulla sedia, l’Antico si mise momentaneamente in attesa.
     
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    Alle sue parole pronunciate in una lingua tanto arcana quanto terribile, il Lich sembrò non voler rispondere e anzi preferì quasi voler accantonare la questione. Potva in un certo senso capirlo: c'erano esperienze che segnavano nel profondo e che lì restavano o si voleva far restare. Ma nella sua vita aveva anche imparato che a volte serviva solo più tempo di quanto chiunque potesse prevedere per liberarsi i certi fardelli o quantomeno alleggerirli. Probabilmente per Khatep quel tempo non era ancora arrivato.
    Quando toccò l'argomento di Shirou, i due replicarono in elfico, Grifis assserendo che il ragazzo non avrebbe patito conseguenze, mentre l'altro interlocutore ribadì che la forca sarebbe stata spropozionata, ma che una punizione comunque la meritava. Ancora una volta e forse anche più di prima, Masahiro comprese di essersi ritrovato al centro di una disputa tra quei due individui, membri di un'istituzione da lui lontana, eppure al tempo stesso vicina per le volte in cui aveva avuto a che farci e per ciò che era successo in ogni singola occasione. Ognuno di loro propugnò una diversa tesi riguardo alle regole: Grifis era più propenso al buon senso, mentre Khatep era schierato alla rigida ed inflessibile osservazione delle stesse. La verità, per lo shinobi, stava nel mezzo e si permise di dirlo a chiare lettere.
    "Le regole sono fatte per essere osservate nella maggioranza dei casi ed essere infrante in circostanze eccezionali. Non esistono regole abbastanza lessibili da essere capaci di adattarsi sempre e comunque ai casi concreti e ciò che può essere impedito o consentito può non essere concretamente giusto. A comprendere questi casi peculiari e ad agire di conseguenza serve la discrezionalità, così come la decisione delle conseguenze spetta a chi ha l'autorità per emanare i singoli provvedimenti e decidere della sorte dei trasgressori."
    Si ricordava bene i casi in cui lui stesso aveva dovuto infrangere certe regole e in cui aveva dovuto decidere di altre persone che l'avevano fatto. Ricordi a volte pieni di sollievo e certi altri che non erano piacevoli a tornare alla mente, ma sempre e comunque tenuti con una certa equanimità.. o almeno tale gli era sembrata in ogni occasione.
    Quando la cameriera venna da lui, si limitò ad ordinare un cocktail di frutta a scelta della casa. Non aveva voglia di cose molto alcoliche: benché tra le prove del suo addestramento vi fosse anche uno sviluppo alla resistenza alle sostanze inebrianti, l'alcol non gli era mai veramente piaciuto e preferiva di gran lunga qualcosa di naturale. Forse Grifis prediligeva qualcosa di dolce e di alcolico perché in fondo era un derivato della natura, ma quelli erano gusti suoi.
    Piuttosto rispose al commento dell'elfo riguardo alla vita consueta: "Con me sfondi una porta aperta, Grifis: anche se ora porto la maschera del mio clan, gli eventi del Santuario di Lorwen dovrebbero averti dimostrato come tra tanti io possa essere buon testimone di ciò che dici." Notando però con un giro d'occhi la clientela, gli chiese ancora: "Tu conosci questo posto molto meglio di me... e a quest'ora c'è sempre questo giro di gente?" Gli sembrava abbastanza poca, soprattutto per lo spzio disponibile e per una taverna capace di attirare l'attenzione e la preferenza di un tipo come il Comandante Bianco dei Liberi Aeris Milites.
     
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    In fondo Kathep non aveva torto. Era inutile iniziare una battaglia su chi avesse più esperienza o capacità: entrambi stavate dicendo la verità, seppur in parte. Lui a modo suo. Tu a modo tuo.

    <i>No, in genere a quest'ora il locale non è particolarmente frequentato. L'ideale per parlare di tutto e di più.

    La tua voce aveva il suono di una freccia, e in fondo lo era: il mezzelfo nascondeva o stava nascondendo cose, che forse egli riteneva poco importanti, oppure che doveva nascondere.

    <i>L'ultima volta il Campione non ha risposto a tutte le domande che volevo fargli, ma ora che tu sei qui non ne ho bisogno. Giusto?

    Un colpo di tosse e riprendesti:

    <i>Perché non inizi con il dirci il tuo vero nome? O non meritiamo di saperlo?

     
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    Come?

    Come potevano non capire che le loro visioni dei regolamenti erano assolutamente fallaci?
    Era evidente come i due esseri di stirpe elfica davanti a lui ritenessero di potersi affidare alla discrezionalità di altri per amministrare regole e giustizia, decisamente una sciocchezza, fidarsi di individui che avrebbero potuto essere corrotti o corruttibili e lasciare loro in mano un potere discrezionale elevato era pura follia.
    Lo sapeva benissimo anche lui che un’applicazione ferrea era impossibilitata alla comprensione di ogni caso possibile, ma era meglio tagliare le mani a qualche innocente che non lasciare troppa libertà d’azione a dei pazzi, depravati e corrotti.

    Passò poi a commentare la domanda di Grifis riguardante il vero nome di Masahiro, non capiva per quale motivo l’elfo lo volesse sapere.

    Il suo vero nome, vorresti sapere?
    Non capisco il perché, i nomi nel corso dei secoli vanno e vengono e rappresentano ben poco di ciò che nominano, avrebbero un significato particolare solo perché ci viene assegnato e non lo scegliamo noi?
    Ci sono molte cose che il nostro Masahiro potrebbe rivelarci, alcune sarebbero estremamente interessanti, ma non credo comincerà col suo nome.
    In fondo, se esso ci conferisse un qualche potere su di lui sarebbe sciocco a rivelarcelo, in caso contrario semplicemente non è di alcun interesse.


    Si era dilungato anche fin troppo, ma voleva esprimere la propria idea in merito.
    Che Masahiro non fosse il vero nome del ninja, l’aveva sospettato, ma della questione non si era mai preoccupato più di tanto poiché in fondo un nome valeva l’altro.
    Se lui avesse deciso di smettere di chiamarsi come si chiamava per assumere un altro nome, nell’altro di tre secoli nessuno si sarebbe ricordato nulla a riguardo e la cosa l’avrebbe forse influenzato in qualche modo?
    No.

    I nomi erano come delle etichette su delle scatole, assegnavano un modo per distinguerle senza dire nulla di ciò che vi fosse all’interno e per questo erano interscambiabili.
    Sapere qual era il primo nome di una scatola era irrilevante.
     
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    Grifis gli rispose in una maniera di cui forse si sarebbe potuto pentire, perché gli disse otanzialemnte che aveva scelto non solo il luogo, ma anche l'ora, per riuscire a parlare in maniera più discreta... per quanto potesse essere discreto avere due clienti del genere in una taverna e per giunta assieme allo stesso tavolo. In quel modo si sentiva quasi otto osservazione o comunque esposto in qualche maniera e di sicuro per la popolazione locale la sua figura doveva rappresentare una qualche sorta di inconsueta novità. A lui bastava solo che qualsiasi più o meno smaliziato rimanesse a debita distanza e lontano dalla portata d'orecchio e avrebbe potuto anche rimanere a guardarlo per tutto il tempo.
    Nel frattempo l'amico elfo gli pose una domanda facendo una menzione inequivocabile. La sua era una curiosità abbastanza ovvia dopo tutto quello che era successo e che avevano vissuto e quasi gli dispiaceva dargli la risposta che avrebbe dovuto tributare a lui come a tanti altri curiosi, ma prima che potesse farlo si intromise Khatep, dando l'impressione che la rivalità tra i due avrebbe potuto a quel punto semplicemente cercare qualsiasi spunto perché uno andasse a pungolare e sfrecciare l'altro senza perdere una sola occasione, anche a dispetto delle circostanze contingenti. Singolarmente ognuno di loro era più valente di centinaia di soggetti, ma insieme sortivano una pessima combinazione. Un gran peccato.
    Quando Khatep ebbe finito di esporre la sua visione delle cose, lo shinobi aspettò e lasciò trascorrere qualche istante di silenzio prima di iniziare il discorso che aveva in mente e che a quel punto avrebbe integrato con proprie prospettive. "La tua è una legittima curiosità, Grifis e non pensare che sia per mancanza di fiducia o di utilità, come suggerisce Khatep, che non ve lo voglia dire. In un certo senso non saprei ben dirvi nemmeno quale dirvi: nella mia vita ne ho avuti diversi e nessuno è mai stato meno vro dell'altro. Anche adesso voi sapete che Masahiro Echtele e Gufo Reale sono due espressioni che designano la mia persona, sebbene con significati e prospettive differenti..." Tacque per qualche istante per raccogliere bene le parole da usare. "Ma il motivo per cui in Endlos non pronuncio il mio primo nome è lo stesso per il quale non mi tolgo nemmeno la maschera. Lo stesso motivo che tu stesso hai visto nella Foresta di Fanedell e di cui penso che Lord Arden vi abbia parlato: il Cerchio Demoniaco. Quei venti demoni hanno uilizzato l'Onda di Luce Siderale principalmente per cercare di distruggere me, oltre che per evitare che il mondo venisse lasciato nelle mani di chi li avrebbe sconfitti."
    Tutti e due i suoi interlocutori avrebbero avuto abbastanza chiaro il senso implicito di quelle parole, ma in quel momento arrivò la cameriera di prima con le due ordinazioni. Lo shinobi ringraziò e saldò la propria parte del cnto con alcuni oren che si portava sempre dietro e che, in quanto valuta valida ed accettatata in varie parti di Endlos, avrebbe potuto valere benissimo anche lì.
    Una volta che se ne fu andata, Masahiro decise di non lasciare niente al caso o all'immaginazione degli altri, parlando però in lingua elfica per diminuire le probabilità di essere udito per sbaglio: "Il Cerchio Demoniaco è in posesso di un segreto troppo potente. Basta la pronuncia della formula per innescare una magia di potenza tale che un'intera massa continentale verrebbe spazzata via. Ora i membri sono diciannove e se gli dei vogliono anche qualcun altro di quella dannata risma non avrà fatto una bella fine, ma ne dubito fortemente. Phlenmor è stata distrutta completamente perché, a dispetto di tutto e di tutti, i demoni sono riusciti ad infiltrarsi in ognuno dei venti continenti del mio mondo. Se anche uno solo dovesse sapere che sono qui e sono vivo e vegeto, potrebbe preferire utilizzare di nuovo quell'incantesimo piuttosto che venire ad affrontarmi di persona. E per quanto sia vasto questo mondo, possiamo dire tranquillamente che costituisca un'unica massa continentale..."
    Non espresse loro un altro suo timore inespresso, ma da loro facilmente intuibile: lui sarebbe eventualmente sorpavvissuto una seconda volta per via del Marchio della Fenice, ma come avrebbe potuto sopportare di essere la causa ultima della distruzione di un secondo mondo? E di perdere di nuovo quel poco che si stava suo malgrado ricostruendo? Semplicemente, non avrebbe potuto farlo. E non avrebbe nemmeno potuto morire per il dolore: solo impazzire finché la sua dea non gli avesse revocato il proprio Marchio e concedergli requie almeno in quella vita, prima di affrontare i tormenti di quella eterna.
    "E con il Santuario ora sui Monti Shea, temo che presto o tardi ci saranno delle visite alle quali dovrò prestare molta attenzione" concluse sempre in elfico, lasciando chiaramente intendere ciò a cui il mezz'elfo sarebbe potuto essere chiamato in qualsiasi momento, così come aveva rivelato loro buona parte del peso della sua maschera e della sua identità. Il resto, forse, già lo sapevano dal Campione di Falayud.
    Quindi lo shinobi abbassò la banda cellata che gli permetteva di liberare la bocca senza togliersi la maschera e assaggiò un buon sorso di ciò che si era fatto portare. L'abbinamento non era male, con i giusti abbinamenti di dolce e di aspro che ben si combinavano in un buon aroma di sapori fruttati.
    "Niente male davvero" commentò quindi in lingua umana, cambiando dal tono greve che la conversazione aveva assunto fino a quel momento. "Piuttosto, ho sentito molte voci venendo qui. Alcune asseriscono che al comando ci sia la sorella di Quarion Galanodel, altre che ci sia un'amica della Dama Azzurra, altre ancora dipingono la nuova Alfiera con toni... diciamo poco lusinghieri e forcaioli, per non usare altre espressioni. Eppure non mi pare che queste affermazioni siano vere, almeno a quanto vedo." Con toni ed epressioni da chiacchiera comune e da taverna, dove in fondo erano, lo shinobi aveva in un certo senso ricambiato la frecciata di Grifis mascherando dietro ad inventate voci di piazza una richiesta di maggiori chiarimenti. Era ben consapevole di ciò che era effettivamente avvenuto, ma quello che gli mancava di sapere erano le cause e magari anche ciò che non aveva potuto vedere direttamente, magari avendone una stima un po' più precisa di quello che già sapeva.
     
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    ~ { Latifondo, Cappio di Bronzo


    La prima persona a cui rispondesti era, ovviamente, Kathep.

    Nella mia tribù non vi è cosa più importante che conoscere il nome dell'altra persona, e in genere gli esponenti della stessa hanno almeno un nome che è valido ovunque vadano. Io personalmente uso sempre il mio nome elfico, Grifis, che è anche quello con cui qualsiasi elfo silvano può riconoscermi.

    Avendo quindi sancito che, per te, il nome era qualcosa di assolutamente importante, volgesti il resto del discorso a Masahiro.

    Comprendo le tue ragioni ma la tua paura non è ragionevolmente più valida di altre. Sai meglio di me che Endlos ha superato molte difficili sfide, ma non insisterò certo sull'argomento.

    Non ti rimase che rispondere alle restanti domande, con un sorriso sul volto e la sincerità di un bimbo.

    Come tu hai tanti nomi, così ognuno di noi può avere differenti volti. D'altronde, io stesso sono per alcuni un'eroe, per altri una disgrazia. Nel caso di Drusilia è lo stesso, certamente quel che tu hai sentito di negativo era figlio di coloro che nutrono risentimento per lei.

    Per quanto riguarda la sua nomina, sì ella è ora Alfiere dell'isola, di conseguenza il rapporto di alleanza che era stato stipulato anzitempo con Dama Kalia, anche per via della presenza di Quarion nel presidio dell'Est, si è ulteriormente rafforzata.


    Sicuramente Kathep avrebbe avuto di che dire anche sull'argomento, tuttavia non eri proprio il tipo da diplomazia: preferivi risolvere le cose di spada, tagliando di netto i nodi gordiani e risolvendo subito le problematiche.
     
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    Nomi.

    Comprendo.
    Non capisco il perché di un tale attaccamento a una cosa come il semplice nome, ma immagino che su questo punto siano più le nostre divergenze culturali a parlare che non un vero e proprio senso logico, tanto vale non discuterne più, a riguardo semplicemente abbiamo opinioni diverse.


    Si rivolse poi a Masahiro.

    Su questo punto devo però dare ragione a Grifis, certamente una magia potente come l’onda di luce siderale avrebbe un notevole potere distruttivo ma Endlos ha superato minacce gravissime.
    Inoltre dimentichi che l’intero semipiano si regge sulla mera forza di volontà di Lord Aeon, non sono del tutto sicuro che la prenderebbe bene se qualche signore demoniaco impazzito decidesse di radere al suolo tutto quanto, ammesso che lui glielo lasci fare.
    Quanto a Drusilia, le tue prime affermazioni sono entrambe vere, ella è sia sorella gemella di Quarion Galanodel che amica personale del vostro alfiere, Lady Kalia.
    Ancora una volta mi vedo costretto a dal ragione al comandante bianco, molti veleni sono stati sparsi durante le Nove e ci vorrà del tempo perché il buon governo sia capace di dissiparli, ma non dubito che succederà.
    Drusilia è semplicemente troppo buona perché si possa riservare dell’astio nei suoi confronti e questa sua indole è al contempo una manna dal cielo e la più terribile delle maledizioni.


    Passò quindi dal comune all’elfico, in modo che gli altri avventori non potessero sentire, sarebbe passato alla lingua della morte per maggior sicurezza ma ciò avrebbe escluso Grifis dalla conversazione.
    Per quanto l’avrebbe divertito fare un piccolo smacco al Falco, non era tipo da lasciarsi andare a dispetti gratuiti, in fondo nonostante tutte le loro differenze culturali e d’opinione avevano entrambi un gran rispetto l’uno per l’altro.
    Trovavano solo piuttosto divertente punzecchiarsi di quanto in quanto.

    La vera origine della rivolta è stato il modo in cui Drusilia ha trattato la scomparsa del precedente alfiere, Raylek, uscito di scena in circostanze misteriose e non ancora del tutto comprese.
    Sperando in un suo ritorno, ella ha scelto di nasconderne la sparizione e fingere una improbabile serie di indisposizioni in modo da non essere costretta alla difficile presa di posizione e per mantenere il posto del suo amico se fosse realmente tornato.
    Una scelta degna di lode dal piano umano, credo, ma politicamente è stato un vero e proprio suicidio.

    Presto i mercanti hanno iniziato a sospettare qualcosa, non vedendo più il goblin ma soltanto i suoi ordini firmati con l’anello dell’Autocrate e così hanno iniziato a spargere veleni e prepararsi a una rivolta in piena regola, mantenendo tutto quieto fino al giorno in cui avrebbero smascherato Drusilia.
    Durante la prima delle nove giornate tale scoperta è di fatto avvenuta, a me, Grifis e altri due toccava il turno di guardia, siamo stati ingannati da un impostora e condotti a scontrarci con un gruppo di mercenari ma ciò ha consentito ad alcuni mercanti di infiltrarsi e scoprire che le stanze del goblin erano vuote.
    Io li avrei accusati di tradimento e fatti impiccare, ma la Galanodel decise di lasciarli andare e questo causò l’inizio della rivolta vera e propria, terminate con l’ultima delle Nove e lo scontro tra Cesare e Drusilia.


    Fece una pausa per permettere al ninja si assimilare le informazioni che gli aveva appena fornito, aveva imparato col tempo che egli era uomo di parola e sebbene dire che si fidava era forse eccessivo, sentiva di potergli rivelare alcuni segreti.
    In quel modo era facile che fosse Masahiro ad arrivare a fidarsi di lui.

    Siamo stati incredibilmente fortunati a uscirne bene, questa faccenda è stata gestita nella peggior maniera possibile e solo una fortuita sequenza di scelte sbagliate e l’onorevole idiozia del Borgia ci hanno permesso di prevalere.


    E, per la Luce, lui avrebbe personalmente impedito qualunque tipo di replica futura di quell’increscioso incidente.
    Drusilia non avrebbe mai, mai, più dovuto prendere decisioni di tale colossale importanza senza prima consultarsi con il consiglio.
    La sua indole la rendeva un ottimo alfiere per le questioni ordinarie, pietosa e ben voluta da tutti, ma era troppo buona quando si trattava di decisioni difficili e tirava fuori gli artigli solo quando ormai la situazione era critica e disperata, a un passo dalla sconfitta finale.
    Sarebbe stato un lungo, lungo regno il suo, soprattutto per lui.
     
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