[CSV] Abbracciare il Sentiero

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    Cherish

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    I passi leggeri e ritmati della Dama si accompagnavano al fruscio lieve che il suo semplice abito lungo produceva attorno alle caviglie, echeggiando basso -radente il lucido pavimento di marmo- per la Grande Biblioteca di Palanthas e serpeggiando tra gli altissimi scaffali di legno carichi di qualsivoglia libro, sempre curati e spolverati dai monaci delle Vesti Blu, che -come ombre o fantasmi- aleggiavano qui e là per il vasto ambiente, muovendosi nel più profondo e meditativo silenzio per svolgere le loro funzioni di manutenzione là dove il loro operato più serviva.

    « ...per coprire ogni campo dello scibile, i Saggi sono suddivisi secondo le loro inclinazioni in sette grandi branche della conoscenza. »
    spiegava la fanciulla celeste, che aveva pensato di dare al giovane qualche informazione
    « ...esse sono dette “Vie”, e ciascuna ha un proprio nome, un colore di identificazione,
    ed è presieduta da un esperto che prende il nome di Corona. »


    Mantenendo un tono basso, quieto e discreto -perfettamente consono all’ambiente in cui si trovava-, la giovane dai lunghi capelli azzurri fermò il suo incedere al centro di un'area circolare, delimitata da librerie alte fino al lontanissimo soffitto a volta, e con uno sguardo premuroso si rivolse al giovanotto che l’aveva seguita nella visita e che ora l’affiancava.

    « E' alle Corone che voglio presentarvi, Uriel... »
    esitò, ricordando che anche alcuni di quei sapienti avrebbero preso parte alla guerra
    « ...a quelle che sono ancora in sede. »

    Con un sorriso mesto, l’Alfiere dell’Est si lasciò sfuggire un mezzo sospiro, perché il forte senso di deja-vu non smetteva di avvelenarle il cuore di nostalgia, e ogni cosa sembrava volerle riportare alla mente con vivida forza -quasi una violenza- il giorno in cui il giro turistico della Biblioteca era toccato ad Amarth; sembrava solo ieri...

    E invece lungo tempo era trascorso da quella volta, e fin troppe cose erano cambiate: indietro fino ad allora, l'ordine dei Custodi delle Sette Vie neppure esisteva, perché nessuna divina ispirazione del Destino l'aveva ancora tirata fuori dai pensieri dello Zero per traslarla nella realtà, né le Corone erano state individuate o investite del loro supremo rango...

    Ciò nonostante, la sintonia che sentiva con l'anima del giovane semidio era fin troppo familiare, e in quel momento la Castellana desiderò ardentemente
    che Amarth potesse essere lì per conoscerlo...perché, nel suo cuore lo credeva, in lui il Guardiano si sarebbe compiaciuto e lo avrebbe trovato -per quanto ancora immaturo e con molto da imparare- degno.

    « Tu aspetta qui – e sentiti libero di dare un'occhiata in giro... »
    propose, indicandogli il tavolo rotondo in mezzo a quel paradiso dei libri
    « ...e non appena trovo i luminari, li porto da te. »

    E una volta sinceratasi con uno sguardo blu zaffiro che il suo ospite sarebbe stato bene, si volse e si allontanò in uno dei corridoi che si dipartivano a raggiera da quel punto; quando l'eco dei suoi passi si perse nell'alta volta del pian terreno, Uriel rimase solo in compagnia del più austero silenzio.

     
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    Dopo essere stato condotto da Drusilia al cospetto della Dama Azzurra per presentarlo come nuovo Ambasciatore ad Est, il ragazzo e le Dama Cerulea raggiunsero le porte di Palanthas secondo esplicita richiesta del primo.
    Presto sarebbe cominciata la guerra, e il semidio aveva giurato di proteggere la Conoscenza che custodiva la Biblioteca e tutti coloro che si sarebbero rifugiati all'interno di essa.

    Una volta dentro Uriel rimase affascinato, sia dall'elegante architettura sia dalla moltitudine di scaffali su cui riposavano libri recenti, libri antichi, pergamene e quant'altro racchiudesse qualche genere di informazione utile. Il semidio era certo che se avesse cercato bene avrebbe trovato qualcosa anche sul suo pianeta natale, Tetros.
    Che dire... Palanthas era una vera e propria banca dati.

    « ...per coprire ogni campo dello scibile, i Saggi sono suddivisi secondo le loro inclinazioni in sette grandi branche della conoscenza. »
    gli spiegò mentre procedevano tra gli scaffali perfettamente spolverati.
    « ...esse sono dette “Vie”, e ciascuna ha un proprio nome, un colore di identificazione,
    ed è presieduta da un esperto che prende il nome di Corona. »



    L'Ambasciatore fece un cenno col capo, dimostrando di aver immagazzinato perfettamente quelle informazioni nella memoria.
    Sette branche della conoscenza, sette Vie, presiedute dalla propria Corona di competenza.
    Interessante.

    « E' alle Corone che voglio presentarvi, Uriel... »
    le disse, e un tuffo al cuore lo colpì.
    Cosa? Avrebbe parlato con tutti e sette? Ora?

    « ...a quelle che sono ancora in sede. »



    E in quel momento non tirò un sospiro di sollievo, ma ne rimase incuriosito e forse un pochino deluso.
    Beh certo, molto probabilmente molti di loro stavano errando per Endlos a diffondere la Conoscenza, o ad approfondire la propria.
    Dopotutto non si smetteva mai di imparare.

    « Tu aspetta qui – e sentiti libero di dare un'occhiata in giro... »
    propose, indicandogli un tavolo rotondo, incorniciato da scaffali e libri
    « ...e non appena trovo i luminari, li porto da te. »



    L'Ambasciatore incrociò gli occhi della Dama, azzurri come un cielo sempre sereno, e le diede un cenno d'assenso.

    « Va bene. »



    Così, mentre il profumo di gigli si faceva sempre più distante e meno intenso, Uriel passò il suo sguardo prima sul tavolo mostratogli dalla Dama e su tutti i libri che lo circondavano, poi.
    Passò una mano sullo schienale di legno lucido della sedia che si trovava lì, e si avvicinò al primo scaffale di fronte a lui, cominciando a sfogliare con gli occhi tutte le copertine di diverso colore.
    Quale avrebbe potuto leggere per primo?

     
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    Perché il Destino è come un gorgo senza fine, e quando l'anima scivola al suo centro, ecco che questa corre veloce, e non può sottrarsi alle catene d'Iride. E così, poiché questo fu detto e fatto dalle Potenze, la Papessa covò nel suo bel cuore il Desiderio, e ciò ebbe risposta.

    Come quando, prima della pioggia, la nebbia s'addensa sui colli e le montagne e ne copre l'aspetto facendosi loro manto, allo stesso modo si spanse, velo, una foschia entro le sante mura di Palanthas: era come l'argento, e vi erano imbevute tutte le sfumature del mondo, sicché questa potesse rilucere, e lo faceva invero, di ogni colore che occhio avesse mai veduto e sognato; calmi, simili a onde di mare, i toni danzavano sulla Nebbia scivolandovi da parte a parte; a volte guizzavano di un bagliore puro, e allora tutti osservavano la bellezza del colore e la sua santità, e questo era il segno di un Destino ancora vivo.
    In un attimo la Nebbia circondò il giovane ragazzo che stava presso i tomi, e circondò gli scaffali e tutta la Biblioteca, trasformandola in un unico mare nebuloso, brillante e severo nella sua possanza. Era come un incantesimo di potere, antico e fresco, e nel cuore non instillava paura, ma sicurezza e attenzione.
    Poi la Nebbia si addensò.

    -Non ho veduto mai creatura alcuna che fosse accompagnata qui dall'Alfiere, all'infuori di una soltanto.-
    Una voce vibrò nell'aria
    -E' forse un segnale per noi che Guardiamo?-

    Disse, e pareva che fosse la Nebbia a emettere suoni, e che quelli non fossero parole, bensì vibrazioni del Potere che era in essa; e però si era fatta come solida in un certo punto, e cominciava ad erigersi, prendendo Forma. Era ancora indistinta e morbida come schiuma, ma sembrava alta quanto un uomo. Una guglia argentea nel mare.

     
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    E Uriel era lì, intento a sondare con gli occhi violacei quella serie di tomi, ignaro di cosa sarebbe successo di lì a poco.
    Prima impercettibile a occhio nudo, ora una leggera nebbia cominciava a diffondersi in tutta la sala, infittendosi sempre più. Questa rifletteva tutti i colori dello spettro, lasciando il Semidio meravigliato piuttosto che allarmato.
    Una reazione simile non se l'aspettava nemmeno lui. Come minimo avrebbe dovuto quantomeno percepire il senso del pericolo, e invece -oltre la sorpresa- si trovava lì, calmo.
    E mentre gli scaffali venivano sempre più inghiottiti dalla nebbia che si infittiva, Uriel veniva circondato sempre più dai colori e da un senso di pace interiore.

    -Non ho veduto mai creatura alcuna che fosse accompagnata qui dall'Alfiere, all'infuori di una soltanto.-
    vibrò una voce.
    -E' forse un segnale per noi che Guardiamo?-



    7q7wQ



    Il ragazzo si voltò in cerca di una figura, ma non vide nessuno fuorché nebbia. Non riusciva a capire da dove provenisse, pareva essere in ogni luogo, come se parlasse direttamente al suo cuore.
    Si guardò intorno ancora per qualche istante, finché il suo sguardo non venne catturato da una sagoma che cominciava a prendere forma, lì dove la nebbia si stava addensando fino a formare quel misterioso figuro.

    « Chi sei? »



    La sua voce era inaspettatamente calma, mentre il suo sguardo neutro celava curiosità.

     
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    Come il sole che spunti al mattino dietro lenzuoli di nube e, benché riluca, l'uomo non lo veda che con l'anima e l'intuito, ancora coperto com'è dal manto del cielo, allo stesso modo la nebbia d'iride che aveva dipinto la Biblioteca non lasciava che l'occhio la penetrasse, e pure che fosse uomo la figura che dall'Iride era plasmata, adesso non poteva più essere scorta, se non con l'intuito: infatti l'argentea iridescenza era tutta intorno, e davanti e dietro alla creatura che aveva parlato, sicché questa non poteva più essere detta né alta né bassa, né si indovinavano le fattezze del viso e del corpo in genere. Però una cosa era certa e chiara alla mente: stava, formato e completo, oltre la coltre; quando il giovane avesse avuto Potere di diradarla, allora soltanto sarebbe apparsa.
    E, di nuovo, parlò:

    -Io fui.-
    Disse, e parve che avesse riferito tutta una antica verità.
    -Io fui in questa voce e in questo corpo; ora di me resta il ricordo e un Potere disperso.-

    Tacque, e pareva che la nebbia fosse un mare, ed i colori cangianti le onde di questo, e tutto era sereno e freddo, come l'alto fine della Conoscenza, o la bellezza del Destino. Poi la foschia si mosse e prese forma dinnanzi al giovane, in uno sbuffo vago entro il quale era chiaro uno specchio che gli rifletteva il volto, ma tremolante e timido come l'immagine di chi s'affacci su di uno stagno.

    -Chi sei tu, che Kalia la Beneamata ha condotto entro le Sagge mura di Palanthas?-

    Domandò, e pareva adesso essere la voce un tutt'uno con lo specchio, benché ancora Intuibile fosse la creatura oltre la Nebbia. Pure, mutato come fu l'ambiente, immutato restava il sentimento neutro e puro in quelle aule di sogno.

     
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    La figura era ancora indistinguibile all'interno di quella nebbia tinta di tutti i colori del mondo, ma Uriel aveva quasi la certezza ci fosse qualcuno in carne e ossa di fronte a lui, celato alla sua vista.

    -Io fui.-
    rispose.
    -Io fui in questa voce e in questo corpo; ora di me resta il ricordo e un Potere disperso.-



    Poi tacque e attese.
    Il Semidio non si mosse, mantenendo lo sguardo fisso sulla nebbia come fosse in paziente attesa che qualcosa accadesse, forse che l'individuo si rivelasse.
    E qualcosa in effetti accadde: quel fumo etereo si mosse d'innanzi a lui con movimento circolare fino a creare uno specchio sul quale il viso del ragazzo si rifletteva come in uno specchio d'acqua, tremolante e insicuro.

    -Chi sei tu, che Kalia la Beneamata ha condotto entro le Sagge mura di Palanthas?-
    gli domandò, e questa volta la voce pareva provenire dallo specchio.



    Uriel guardò la sua immagine riflessa nello specchio, e non esitò a rispondere con tono tranquillo e cordiale, quasi come si presentasse a un'autorità superiore. Perché il suo cuore gli diceva che non aveva a che fare con un semplice spettro.

    RvBGW

    « Il mio nome è Uriel, Uriel di Tetros.
    Sono l'ambasciatore di Laputa in questo presidio e sono qui per proteggere il Sapere che questa biblioteca contiene.»



    Attese un istante, quasi incerto se voler proferire dell'altro o semplicemente attendere una risposta dal suo interlocutore.
    E alla fine decise.

    « Se non posso vedere il vostro volto, posso sapere almeno il vostro nome?»



    Perché anche in quel momento, per Uriel la formalità era tutto.
     
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    All'inizio la voce non rispose, neppure quando Uriel si tenne zitto del tutto, dopo aver domandato. Venne però il Silenzio, e pareva che la Nebbia Pensasse, e il Pensiero era come energia nel corpo del giovane, sicché gli fu ben chiaro essere in un qualcosa di simile ad un organismo vivo, pulsante; aveva Potere, ed il Potere era dentro e fuori di lui. Quasi condivideva la Foschia con lo spirito e col cuore, fondendosi ad essa, tanto che per un momento poteva essere detto che lui stesso fosse divenuto simile all'ambiente.
    E quello fu l'attimo decisivo: il cuore di Uriel venne letto, i pensieri sondati e, pure non li vedesse, egli Sapeva che due occhi l'avevano guardato, e Sapeva come fossero: Argentei, e su questi danzavano i colori, allo stesso modo di come accadeva sulla Nebbia, e come la Nebbia era Vuoti e Composti, e Saggi.

    Poi il Pensiero della Bruma cessò, e tornò la Voce:

    -Non è più mio il compito di giudicare degno colui che desideri la Conoscenza che qui è riposta. Il Desiderio ed il Ricordo mi hanno portato qui, e perciò ti dico: saranno il Destino e Palanthas ad innalzarti al Sapere, o ad escludertene. Se il tuo volere è questo, Uriel di Tetros, allora comportati quale Saggio, e chissà tu non diventi una guida entro queste mure svuotate.-

    Lo specchio aveva così risposto al ragazzo, ed ora andava operandosi in una forma nuova, e sopra lo specchio sorgeva un albero dal tronco grigio, la cui sommità era tripartita: a sinistra il rami erano bianchi come latte, ed i frutti e le infiorescenze nere; a destra il legno era scuro come l'oscurità, ma frutta e fiori bianchi come neve; al centro, invece, il tronco restava grigio e svettava in cima, e sull'argento danzavano tutti i colori, come stesse ritraendo quella Nebbia. Poi, una alla volta, come fiamme s'accesero delle coroncine sulle fronde dell'albero, e formavano un arco di colori, secondo un preciso ordine, ed erano sette: dove il legno era bianco ed i fiori e frutta neri, stavano, iniziando dal basso, quella Gialla, quella Arancione, e quella Rossa. Dall'altro lato, come in uno specchio, dal basso erano Verde, Azzurra, Indaco. In alto, dove rami e frutti erano iridescenti, la corona lo era parimenti.

    -Questo è il simbolo dei Saggi di Palanthas, i Custodi delle Sette Vie.-
    Disse la voce, e continuò
    -Gialla è Symphonia, la Via della Musica, d'Arancio è Nazara, la Via dell'Arte, e Sophia, la Via dei Mondi, è Rossa. Vi è la Verde Obeah, Via della Guarigione, Khymeia, l'Azzurra Via della Genesi, e poi Regalia, Via delle Leggi, che ha corona d'Indaco. Al centro, fra il Rosso e l'Indaco, è l'Ultima Via, l'Ultima Corona: Dharma, la Via dello Spirito.-
    Spiegò, e severamente concluse
    -A meno tu non sia qui per difendere la Conoscenza con armi ed incanti, ed in quel caso il tuo ruolo sarebbe superfluo, poiché Palanthas da sola difende se stessa, non Puoi camminare fra queste mura avendo nel cuore l'Albero intero. Sette i Saggi, Sette le Vie della Conoscenza.
    Guarda dentro te stesso, e dì con la voce e con l'Intenzione quale credi sia, per te, la Via che ti sarà Maestra, quella alla quale tu tendi. Non avere timore dell'inconscio, perché, entro questa Nebbia, l'inconscio è palese a te quanto lo è a me.
    -

    E non disse altro.

     
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    Com'era quasi prevedibile per il ragazzo, la voce non rispose. Pareva quasi stesse pensando, e in men che non si dica -per un breve istante- Uriel sentì che era proprio così. Quel cumulo di nebbia stava in qualche modo pensando, e ci fu la certezza che anche se per poco, questa sondò il cuore e i pensieri del ragazzo, mentre questo si sentiva un tutt'uno con la nebbia. Due occhi lo avevano scrutato, ed era in grado di materializzarli nei suoi ricordi: argentei, ove su di esso danzavano i colori dell'arcobaleno, così come era per la nebbia.
    Poi, finalmente la voce parlò.

    -Non è più mio il compito di giudicare degno colui che desideri la Conoscenza che qui è riposta. Il Desiderio ed il Ricordo mi hanno portato qui, e perciò ti dico: saranno il Destino e Palanthas ad innalzarti al Sapere, o ad escludertene. Se il tuo volere è questo, Uriel di Tetros, allora comportati quale Saggio, e chissà tu non diventi una guida entro queste mure svuotate-



    Dopo queste parole, sopra lo specchio la nebbia si addensò di nuovo, prendendo la forma di un piccolo albero dal tronco grigio, ramificato in tre parti: a sinistra i rami erano bianchi come il latte e il fogliame nero, a destra i rami si presentavano neri come la pece e le foglie d'un bianco candido, mentre il centro restava grigio e le foglie argentee brillavano dei colori dell'iride.
    In seguito, spuntarono sette coroncine sulle sue fronde, e presero una posizione ben precisa quasi a formare un arco, ciascuna col proprio colore: tre a sinistra (gialla, arancione e rossa), tre a destra (verde, azzurra e indaco) e al centro iridescente.

    -Questo è il simbolo dei Saggi di Palanthas, i Custodi delle Sette Vie.-
    gli disse, proseguendo con una descrizione di tutte e sette le Vie.
    -A meno tu non sia qui per difendere la Conoscenza con armi ed incanti, ed in quel caso il tuo ruolo sarebbe superfluo, poiché Palanthas da sola difende se stessa, non Puoi camminare fra queste mura avendo nel cuore l'Albero intero. Sette i Saggi, Sette le Vie della Conoscenza.
    Guarda dentro te stesso, e dì con la voce e con l'Intenzione quale credi sia, per te, la Via che ti sarà Maestra, quella alla quale tu tendi. Non avere timore dell'inconscio, perché, entro questa Nebbia, l'inconscio è palese a te quanto lo è a me.
    -



    Quasi incantato da quello che aveva appena udito e sentito, Uriel non rispose subito, ma immagazzinò le informazioni nella sua memoria con calma, per poi riprendere coscienza di sé.
    Scavò nei suoi pensieri in cerca di una risposta, e non fu difficile trovarla. Gli anni che aveva trascorso alla biblioteca della Sacra Sede a studiare tomi impolverati, la curiosità che aveva per qualsiasi cosa, la continua ricerca della Verità. Una sola poteva essere la Via che poteva intraprendere.
    La sua Via era...

    gauM0

    « Dharma, la Via dello Spirito.»



    La sua voce rimase sospesa nella nebbia, quasi a voler rendere concrete e decise tali parole.
    E non restò altro da fare che attendere.
     
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    Al suono delle parole di lui, per un attimo tutt'intorno si tacque, e non era chiaro se fosse per timore o per rispetto delle parole; ma fu come una nube che veli il sole per un solo battito di ciglia, e ogni cosa tornò alla vacua armonia entro la Nebbia.
    Allora la voce parlò, e questa era severa e antica:

    -L'Ultimo Sentiero svetta presso l'Albero, e trafigge le trame di questo Mondo. Dharma ti condurrà alla Verità delle cose per ciò che sono in essenza, attraverso filosofie, culti e l'apertura di un occhio che scruti l'essere della realtà. Fra le più alte Vie che sfiorano la cima, Sophia e Regalia, ecco lo Spirito: fonde insieme la vicinanza al Mondo, che è della Rossa Sophia, e la vicinanza alle leggi immutabili, Regalia d'Indaco; Ciò di cui sono fatte le Cose, Ciò per cui esistono, e Come esistono.
    Si può dire che Dharma sia la via del Destino.
    -
    Disse, e nell'ultima frase scorreva un ricordo, un sapore passato
    -E, per qualche tempo, lo fu davvero.-

    A quelle parole, la Nebbia emise uno sbuffo, una singola nota fuori posto nel perfetto ondeggiare dei colori e dei fumi, come fosse qualcosa di non programmato. E però adesso era chiaro dove lo sguardo d'Iride avrebbe diretto le intenzioni: per quella Via che era santa e bella, non potevano essere concessi onori a qualsivoglia creatura che li chiedesse.

    -E' davvero questa la tua scelta, Uriel di Tetros?-

     
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    Alle parole del Semidio seguì un momento di silenzio, quasi snervante per il ragazzo. Ma ecco che poco dopo la Voce riprese a parlare con parole solenni spiegando cosa volesse dire intraprendere la Via dello Spirito.
    Uriel ascoltò attentamente quelle parole e fece tesoro di ogni singola sillaba.
    Infine, la Voce chiese:

    -E' davvero questa la tua scelta, Uriel di Tetros?-


    E così, senza indugiare oltre, senza avere il momento di pensare, il Semidio rispose, poiché non aveva bisogno di farlo: la sua scelta era già chiara nel momento in cui aveva varcato le soglie di Palanthas.

    « Lo è.»



     
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    « Lo è.»

    -Così sarà.-

    Senti la Voce risuonare nella tua mente e nel tuo cuore come un profondo eco di infinito, e -come sospinta da un vento fantasma- la spettrale nebbia iridescente che si è spansa per la sala sembra radunarsi attorno a te e avvolgerti in un bozzolo protettivo e vorticante,
    dentro il quale perdi concezione dello spazio e del tempo.

    -Ti faccio dono del frutto più sacro del Destino... Disponine con saggezza
    e non abusarne, perchè -a ragione- ai mortali non è dato di scorgere l'eterno.
    -
    dispone il Pensiero nella tua testa
    -Tuo dovere diverrà preservarlo integro nella sua dignità e offrirne ai meritevoli...
    Questo, oggi, diviene il tuo voto... così come fu il mio.
    -

    Sbatti le palpebre, e in quell'istante qualcosa cambia: davanti ai tuoi occhi contempli il volto di un uomo né giovane e né vecchio, nei cui occhi cangianti vedi le eternità rinnovarsi e crollare solo per poi sorgere ancora e ricominciare il ciclo... le labbra ben disegnate sono dischiuse in una linea severa, e mentre ti scruta l'anima un ultima volta, percepisci la stretta di mani che stringono le tue, ed è da lì che una radianza che ha in sé tutti i colori dell'arcobaleno si sprigiona, privandoti della vista per un fatale istante.

    Quando ritorni in grado di vedere, ti riscuoti dall'immobilità che ti ha lasciato imbambolato nella biblioteca di Palanthas a fissare il vuoto, e tutto intorno non c'è traccia alcuna della nebbia perlacea, né dell'uomo iridescente di prima... che sia stato solo un sogno? Molto te lo farebbe pensare, ma... in qualche modo, ti senti diverso... come se qualcosa fosse cambiato.

    « ...Uriel! »

    Il bisbiglio della Dama Azzurra e il suono dei suoi passi quieti per il corridoio richiama l'attenzione
    verso il capo del corridoio alle tue spalle, e -infatti- pochi istanti più tardi vedi il suo candido volto d'angelo -coronato dagli inconfondibili capelli turchini- fare capolino da oltre una scaffalatura e rivolgerti un sorriso dolce non appena le iridi di zaffiro ti individuano.

    « Li ho trovati! »
    ti comunca con letizia, riferendosi alle Corone che era andata a cercare
    « Raggiungiamoli, così te li presento...! »

     
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    -Così sarà.-



    La Voce gli parlò a cuore e mente, mentre la nebbia cominciava a vorticare sempre più vicina al semidio, inglobandolo in un bozzolo protettivo che nemmeno lo Spazio ed il Tempo potevano permearlo.

    -Ti faccio dono del frutto più sacro del Destino... Disponine con saggezza
    e non abusarne, perchè -a ragione- ai mortali non è dato di scorgere l'eterno.
    Tuo dovere diverrà preservarlo integro nella sua dignità e offrirne ai meritevoli...
    Questo, oggi, diviene il tuo voto... così come fu il mio.
    -



    Un battito di ciglia e qualcosa cambiò: ora Uriel stava di fronte ad un ragazzo né giovane né vecchio sui cui occhi si ripetevano i cicli infiniti dell'esistenza, le labbra piegate in un sorriso smorzato.
    Percepì chiaramente che stava scrutando un'ultima volta la sua anima, mentre le sue mani si stringevano a quelle del semidio.
    Di lì a poco, una potente radianza iridescente si sprigionò, investendo interamente i due ragazzi e privando Uriel della vista.

    WbmBN



    Quando riaprì gli occhi si trovava a Palanthas, dov'era sempre stato. Non c'era alcuna traccia del ragazzo, nemmeno della nebbia che fino a poco tempo prima aveva permeato la stanza.
    Eppure, Uriel era quasi certo di non aver sognato a occhi aperti. Era certo di ciò che aveva visto e udito, e in sé percepì chiaramente un cambiamento.
    Che sia...

    « ...Uriel! »



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    La voce dell'Alfiere lo destò dai suoi pensieri, e si voltò a fissarla mentre sbucava sorridente da dietro uno scaffale, mostrandole lo sguardo ancora preoccupato.

    « Li ho trovati! »
    annunciò, riferendosi alle Corone
    « Raggiungiamoli, così te li presento...! »



    Scosse rapidamente la testa in modo da cacciare via quei pensieri, piegò le labbra in un sorriso e s'incamminò verso il Reggente, ansioso di conoscere le Corone di Palanthas.

    « Arrivo subito, Lady Kalia. »



     
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    Viaggiatore dei Mondi

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    A passi misurati, il prescelto del Fato si affiancò alla Dama dell'Est;
    rimettendosi alla guida della Radianza Azzurra, egli si incamminò verso il Sentiero deciso...

    ...e vedendo che era cosa giusta, e che -attraverso lui- la conoscenza avrebbe trovato nuova forma per proseguire nel suo eterno divenire, lo spettro del Destino -caligine iridescente sommessamente diradatasi- si disperse tra i ricordi del passato e le visioni del futuro, tornando a sognare sé stesso nei domini Oltre il Pensiero, prendendo congedo
    in pace.

     
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