Fallin' Mold

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  1. Fyodor Karamazov
     
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    Niente accade per caso, tutto ha sempre un inizio, anche se lontano, anche se dimenticato. Questa storia inizia con un giovane guerriero, Elion, e con la sua morte. In un tempo dimenticato nelle correnti del tempo, il Vortice portò con sè una cittadina di un mondo lontano, e con essa un cavaliere; il suo passato è sconosciuto e in ogni caso di poca importanza al fine di questa narrazione. Quando il vortice ne rubò le spoglie, la vita abbandonò il suo corpo e si perse tra le correnti del Maelstrom. Secoli, forse millenni, o forse più sono passati dal quel giorno di molto tempo fa, ma qualcosa lo avrebbe riportato nel mondo molto tempo dopo.
    Con il passare dei cicli, le energie presenti nel Maelstrom fecero a pezzi le anime e le coscienze di coloro che erano stati afferrati dalla tempesta. Infiniti frammenti di vite scorrono all'interno del ciclone, e con loro, i sentimenti che li accompagnarono in vita, tutti senza esclusione, tuttavia l'odio, l'odio provato dai viventi per quel fenomeno stellare che li ha privati del proprio futuro, primeggia su tutte le altre sensazioni che albergano in quel luogo, e col calma, quelle sensazioni iniziarono ad aggrapparsi ai cadaveri presenti nelle correnti purpuree dei suoi flutti. Agganciandosi a quello che un tempo era il cadavere di un giovane, e ora non era altro che un contenitore vuoto, crearono qualcosa di nuovo, un'anima composta da mille altre e svegliata dalle scariche di pura energia che trapassavano quel cadavere da tempi immemori.
    Nulla accade per caso, così quando quel corpo risvegliato ebbe piena coscienza di sè, rilasciò un urlo vigoroso, una tale manifestazione d'odio e di dolore, in un solo istante, che i flutti lo rigettarono al di fuori, sulla prima cosa che si trovava nelle vicinanze. Endlos.
    Privo di nome e con una forma non ancora del tutto definita, quello che altro non era se non un flagello per la vita, iniziò a precipitare verso il "sasso" che aveva dimora nell'occhio del ciclone. Una cometa urlante di un rosso acceso, che per tutta una notte fu visibile quasi da tutto il pianeta, fino ad entrare nel suo spazio.
    L'entità precipitò a velocità pazzesca verso il luogo che dal Maelstrom era più simigliante a lui, la Culla delle Fiamme.
    Sopra quell'aspra terra vulcanica, già caratterizzata da fumi, nubi di cenere ad eruzioni, si formarono delle dense nubi di un nero pece, come se l'aria stessa stessa marcendo al passaggio dell'alieno; un compatto muro nero oscurò totalmente il cielo della regione, fino a che una lancia di rosso fiammante non la perforò fino al suolo.


    lavicdiscesa



    Un impatto impressionante che per svariati minuti scosse la testa fino a centinaia e centinaia di km di distanza, e creò un cratere di dimensioni notevoli, nel quale la lava della zona iniziò a confluire quasi immediatamente. Ciò che era precipitato si trovava sul fondo del cratere che era stato ora riempito di lava e fuoco, ma per qualche ragione non ne veniva influenzato, anzi, era l'opposto. Il liquido incandescente del cratere divenne a poco a poco sempre più scuro, quasi nero, sebbene restasse liquido, mentre delle strane striature verdi iniziarono a caratterizzare la lava così annerita; più che un cratere pieno di lava pareva una pozza paludosa. Il calore iniziò a diminuire, e col passare dei giorni, lo divenne in tutti i sensi.

    [...] Alcuni storici avrebbero narrato di come la difficile regione di Geisine, fosse caratterizzata da una curiosa parte, situata nella zona più a sud, comprensiva di un cratere, forse causato dalla caduta di alcuni detriti dal Maelstrom, pieno di strani liquami neri, più simile a una palude, che a un pozzo vulcanico. [...]

    Col passare dei giorni, e delle settimane, numerose bestie del luogo furono attratte dal quel fenomeno, una pozza di una ventina di metri di diametro, totalmente piena di liquami, dove normalmente si vedeva solo lava, svariati Squig, e molti segugi di lavaprofonda si avvicinarono al denso liquido nero per saggiarne la caratteristiche, ma al contatto furono trascinati dentro la pozza senza possibilità di fuga, e tra gli spasmi per cercare di restare a galla, marcirono in pochi secondi, la loro pelle venne strappata via, i tendini spolpati e le ossa disciolte. Il fenomeno continuò per circa 6 mesi, fino a quando, un curioso avvenimento cambiò la routine quotidiana. Lentamente, una liscia chioma bianca si fece strada dalla melma, uscendo come da un laghetto, una figura longilinea, antropomorfa, con lentezza si tirò dietro le gambe, fino a uscire completamente dal liquame. Era nudo, e completamente ricoperto di fanghiglia nera, che sembrava avvolgerlo più come una coperta, che come dello sporco. La pelle chiarissima, quasi trasparente, i capelli bianco cenere, lisci, e lunghissimi, fino alle natiche, il volto scavato, tanto da poter permettere di vedere ogni parte dello scheletro, e due piccoli occhi giallastri, più antichi del mondo. La nuova creatura si guardò attorno, spaesata, quindi irrigidì i muscoli, quei pochi che possedeva, non atrofizzati, almeno, e la melma nera che aveva riempito tutto il cratere, iniziò a uscire dal bordo, raggiungendo i suoi piedi, per poi risalire il suo corpo, per entrargli nella cavità orale. Oltre trenzamila metri cubi di liquame furono inghiottiti nel giro di pochi minuti, come fossero un bicchiere d'acqua, senza modificare minimamente il volume del suo corpo.

    Le bestie che vivevano in quel luogo lo assaltarono immediatamente, per poi fermarsi a un paio di metri da lui, una decina di segugi che pestava il terreno di lava raffreddata, ringhiando contro lo sconosciuto, pronti ad attaccarlo; eppure qualcosa in quel tizio, che sembrava un uomo, incuteva nelle bestie una paura antica quanto la morte stessa, a tal punto che, troppo impauriti sia per attaccarlo, sia per fuggire, i segugi iniziarono a sbranarsi a vicenda, lasciando a terra carcasse ancora tremanti, per le connessioni nervose non del tutto spente. Carcasse che con l'avvicinarsi dell'uomo, iniziarono a marcire ad una velocità allarmante, divenendo poco più che cenere in una manciata di secondi. L'individuo iniziò a vagare per le lande del fuoco, curandosi ben poco della lava o delle bestie che lo abitavano. E ogni qualche centinaia di passi, si praticava un taglietto su un dito, usando i denti, e lasciava cadere a terra alcune gocce di sangue, quindi continuava la passeggiata; e continuò a camminare, fino a raggiungere i primi sprazzi di deserto, del presidio sud.
     
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