[EM] Un nuovo Inizio

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  1. °PaNdEmOnIuM°
     
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    Post n° 12870b8b9

    Ancora immobile dentro quella stanza, mi soffermavo a riflettere sul nuovo destino a cui sarei andata in contro e che mi avrebbe visto protagonista indiscussa. Nuovi obiettivi, nuovi territori e nuovi compagni: insomma l’ignoto aspettava di essere afferrato. La porta era ancora aperta, e potevo scrutare dall’esterno l’attività di una moltitudine di persone che continuavano nelle loro faccende: forse anche ignare dei complotti e macchinazioni che altri individui preparavano per stravolgere i dogmi e le gerarchie ormai obsolete. Un po’ ero spaventata, non perché non fossi pronta a nuove battaglie o a scontri cruenti, no, semplicemente ero spaventata da quello che il mio yoki poteva combinare in situazioni dove la linearità e l’equilibrio non erano prioritari. Il caos mi attendeva: un caos brutale, violento e sanguinario, dove i morti sarebbero stati innumerevoli e le rivolte all’ordine del giorno. E una claymore in tutto questo cosa c’entrava?

    A prima vista niente, dato che io seguivo regole ferree e precise, dove mi erano stati impartiti dei dogmi da seguire nel simbolo di presenze che minacciavano la sopravvivenza. Ma ora quelle presenze non mi appartenevano più, se non la sola sottoscritta che ne condivideva il sangue e il Dna, avendo portato con se una parte del mostro che al momento era dormiente all’interno di quell’apparente esile corpo che mi raffigurava come una donna. Ma di donna avevo ben poco, se non una vagina e dei capelli lunghi, oltre un grazioso viso: ma quello che ero realmente si identificava con una bestia, una bestia feroce che non avrebbe perso occasione di fuoriuscire e rendersi protagonista della violenza indiscriminata. Stava a me però controllare quella bestia e sfruttarla limitatamente, centellinandone le apparizioni: non potevo lasciare che fosse lei a controllarmi, o sarebbe stata la fine. L’organizzazione mi aveva creato, istruito, resa un fenomeno da baraccone di cui agli occhi degli altri ero vista come una strega: una strega che non aveva niente che mi unisse alla razza con cui condividevo le forme fisionomiche. Per anni avevo lottato contro mostri, creature infernali che avevano reso il posto da cui provenivo un inferno sceso in terra, e che mi vedeva sempre sporca di sangue dall’acre e ferruginosa fragranza, e mai del dolce odore che dovrebbe avere una donna. Ma io non ero una donna, ero un mostro, un fenomeno da circo, e tale fenomeno ora involontariamente era giunto in un posto dove la stravaganza era normalità.

    Ma di cosa dovevo aver paura, di cosa non dovevo essere sicura… questo mondo mi aveva accettato molto di più della realtà da cui provenivo e per cui lottavo per difendere i diritti di miei simili tanto indifesi quanto ingrati nel rispettare qualcosa che non si conosce. Ora dovevo prendere possesso delle mie facoltà di individuo e non di numero, facendomi conoscere per quello che potevo provare, e non dimostrare per consolidare le aspettative di stupidi burocrati che giocavano con le nostre vite nel divertirsi mediante ampolle e sangue di Yoma. Ora avrei avuto la possibilità di farmi conoscere come Nadine e non come arma di una diceria che ci vedeva reiette buone solo per essere manovrate come pupazzi. Ora basta… ora iniziava un nuovo percorso in cui avrei fatto parte dei burattinai, decidendo tramite le mie azioni cosa fosse giusto o sbagliato. Crucciando lo sguardo e istaurando così quell’auto convinzione che ormai era germogliata dentro la mia testa e il mio spirito… rifoderai la spada nella sua custodia spostando lo sguardo verso il mio nuovo compagno, nella decisione di incamminarmi verso la mia nuova dimora.

    Direi che abbiamo parlato abbastanza… conducimi da loro così che io possa conoscere la mia nuova realtà.


     
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  2. _MajinZ_
     
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    Dimitriy mosse qualche passo nel corridoio placidamente illuminato, lanciando poi uno sguardo alle sue spalle per osservare quella strana ragazza armata di una spada più grande di lei. Era abbastanza strano vedere una figura così minuta brandire un’arma simile, ma quella fanciulla non aveva nulla da invidiare a un uomo, le sue capacità andavano ben oltre quelle di un semplice essere umano.
    Prima è meglio che tu conosca qualcosa di questo mondo... e conosco il posto adatto per ampliare la tua conoscenza.
    Pronunciò quelle parole in modo atono, riportando poi lo sguardo in avanti e iniziando a camminare, raggiungendo in breve l’uscita. Una fiumana di gente accolse i due, la corrente umana quasi li trascinò via e se non volevano finire calpestati, dovevano muoversi per venir fuori da quel problema... ma per fortuna l’assassino conosceva molto bene situazioni come quelle e bastava seguirlo in ogni suo spostamento per venirne fuori. In brave superarono il problema ritrovandosi in una zona più tranquilla, dove girovagavano poche persone ed erano presenti solo alcune bancarelle.
    Senza indugiare oltre, il russo riprese subito a muoversi e nuovamente si infilò in un vicolo, superando per diverse volte ciò che caratterizzava i bassifondi della città... la povertà dei mendicanti, l’odore acre che proveniva da un cadavere lasciato a marcire tra l’immondizia, lo smarrimento di alcuni bimbi che non avrebbero rivisto il loro padre ritornare a casa. Quell’insieme di cose era normale per chi viveva a Merovish da un po’, forse meno per un volto nuovo... però anche Nadine doveva abituarsi velocemente a quella vista e agire proprio come faceva il biondo, senza voltarsi o fermarsi, continuando dritto per la sua strada. Non lo faceva perché insensibile, semplicemente non si potevano aiutare tutti... e non si poteva cambiare l’ordine di quelle cose, non nella Tana.
    Il cammino comunque portò i due verso il settore nord della città, e seguendo il passo esperto del ragazzo, la Claymore avrebbe notato una costruzione all’esterno abbastanza anonima, ma all’interno si sviluppava quella che aveva tutto l’aspetto di una biblioteca con tavoli e scaffali... la differenza con una normale biblioteca era abbastanza evidente: quel luogo, infatti, era immenso.
    Qui puoi trovare tutto quel che vuoi, dalle semplici informazioni geografiche ai più antichi volumi di tutta Endlos.
    Le disse voltandosi verso di lei per squadrarla un attimo con i suoi occhi gelidi.
    Anche io mi son recato qui dopo il mio arrivo.
    E con quelle parole fece capire alla ragazza che anche lui, proprio come lei, non era originario di quel luogo e probabilmente anche lui aveva passato i suoi stessi patimenti. Comunque il giovane attese una reazione da parte della ragazza, accompagnandola all’interno nel caso avesse voluto oppure avrebbe semplicemente continuato con il giro turistico.

     
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  3. °PaNdEmOnIuM°
     
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    Post n° 22870b8b9

    Decise di farmi da cicerone, guidandomi tra i vicoli dell’immensa città di cui non conoscevo assolutamente nulla.
    Una volta usciti all’esterno, in cui potei accorgermi delle dimensioni mastodontiche della metropoli, l'eversore.... cominciò a precedere i miei passi rendendomi così partecipe della vita frenetica della capitale del sud. Il numero indefinito di persone creavano un marasma di individui da rendere anche poco piacevole una semplice camminata. Tra spintoni e impedimenti, continuavamo a procedere nella frenesia che rendeva caotica ogni cosa. Possibile che in mezzo a uno sterminato deserto in cui la vita era pari allo zero a parte i temibili predatori di cui avevo fatto conoscenza di persona, vi fosse una metropoli di tali dimensioni?
    Più vivevo quel mondo, più le domande si accavallavano nella mia testa, lasciandomi sbalordita sull’imponenza delle strutture che vi potevano albergare al centro del nulla.

    Percorrendo e spostandoci tra un labirinto formato di vicoli dalla pulizia non proprio eccelsa, potevo notare quanto la fame e il malcontento regnasse indiscriminato in questo posto che era più un postribolo che un luogo di villeggiatura. Carcasse di cadaveri stazionavano tranquillamente a terra, come se fosse semplice spazzatura, lasciando che l’odore nauseabondo delle carni ormai in decomposizione mi costringesse a portare una mano a coprire il mio naso per non venire di stomaco. Scene di ordinaria follia facevano da scenografia di routine in questo posto che non aveva nulla a che fare con la civiltà e l’evoluzione, osservando bambini non più adulti di dieci anni frugare nelle tasche degli ubriachi appisolati per derubarli dei beni personali. In fine... dov’ero giunta? possibile che questo sarebbe stato il luogo da cui ripartire e ricostruire una vita? Un luogo di elevata criminalità e anarchia, dove le regole erano talmente inesistenti da diventare insensata utopia. Continuavo a seguire Dimitry, osservando sconcertata la sua tranquillità e forse quell’abitudine che lo rendevano ormai insensibile a tali scene, scambiandole semplicemente per quotidiano vivere: come può essere andare a fare la spesa, o pitturare la propria porta di casa.

    Più di una volta ebbi l’istinto di afferrare la mia spada e stare in allerta pronta a ferire il primo malintenzionato che avesse provato ad aggredirmi, ma dovevo rimanere calma, ero al fianco dei pezzi grossi e delle persone di cui realmente la gente doveva aver paura a differenza di qualche disgraziato che per arrivare a fine mese si impegnava in piccoli furtarelli per non morire di fame. Certo era... che questa città rappresentava la negatività per eccellenza, venendo più vista come l’inferno che un posto dove tirare su una famiglia e contribuire con un rispettabile lavoro basato sulla legalità. Il nostro cammino a un certo punto si interruppe, soffermando lo sguardo della mia guida su una costruzione abbastanza anonima e che non mi diceva nulla, nulla come le baracche che avevo osservato durante la marcia. Rimasi a fissarla per qualche istante, seguendo il gesto del mio compagno, per poi indicarmi che tale luogo era molto importante, e culla di ogni tipo di conoscenza.

    Un biblioteca... così avevo potuto riconoscerla mediante la citazione di manoscritti da parte di Dimitry, e in cui anche lui si era rivolto per il suo malcontento appena giunto in questo mondo e nella caotica città del Sud.

    Quindi qui risiede la massima conoscenza? Buono a sapersi… nei prossimi giorni vedrò di farci un salto per dissolvere qualche mio piccolo dubbio. Ma ora non perdiamo tempo… continuiamo il nostro percorso penso che ci sia ancora molto da comprendere e conoscere.


     
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  4. _MajinZ_
     
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    Dimitriy annuì alle parole della ragazza e visto che non aveva intenzione di entrare nelle Cave, semplicemente riprese a muoversi in direzione della prossima tappa. Attraversarono così una nuova serie di vicoli, giunsero persino davanti a uno dei cunicoli che collegava la tana con l’esterno e in quel momento il biondo non si dimentico di avvertire Nadine, spiegando i pericoli presenti in quegli oscuri passaggi: almeno all’inizio era sconsigliato avventurarsi la dentro da soli.
    Una volta superata la parte più esterna della città, comunque, l’assassino condusse la fanciulla nel luogo in cui la presenza degli Eversori era più marcata, ovvero al Bazar delle Talpe. Quel luogo, come non si dimenticò di spiegare il sicario, comprendeva un’ampia fetta della città sotterranea ed era diviso in numerosi quartieri che prendevano il nome di Distretti e il primo di essi si apriva proprio accanto ai due ragazzi... era il Distretto dei Caduti.
    Questo è il mercato degli schiavi di Merovish.
    Spiegò il ragazzo mentre appoggiava una mano guantata di bianco alla cancellata, osservando per un istante all’interno per poi voltarsi verso la ragazza.
    Purtroppo l’economia di questo posto si basa sul commercio degli schiavi... senza questo tipo di compravendita probabilmente Merovish nemmeno esisterebbe.
    Il ragazzo si staccò quindi dal cancello, riprendendo a camminare solo per fermarsi un istante dopo per spiegare l’ultimo dettaglio.
    Ti consiglio di non abbassare la guardia se vuoi addentrarti li, potresti diventare merce di scambio... un ottima merce direi.
    Concluse poi con il suo tono serio, senza mostrare troppo interesse per quel che accadeva in quel luogo: era una delle consuetudini della Tana e non si poteva far molto per cambiare qualcosa che esisteva da sempre ed era radicata nella cultura di quel buco infernale. Continuando ad avanzare, comunque, la spadaccina si sarebbe accorta che in confronto al Bazar, il resto della città era abbastanza normale... ma più si addentravano e più la povertà dilagava, così come la morte e tutto ciò che ne conseguiva.

     
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  5. °PaNdEmOnIuM°
     
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    Post n° 32870b8b9

    E così riprendemmo la marcia. Senza pormi troppe domande sul luogo che mi era appena stato indicato, e dove sicuramente avrei trovato delle risposte… lasciai che nuovamente il moto mi portasse mediante le indicazioni di Dimitry… a conoscere nuove zone, e a fare un po’ più mia quella città tanto caotica. Durante il procedere vi fu un’ulteriore spiegazione da parte del mio nuovo compagno, dove indicando dei sottopassaggi che davano accesso nel cuore della città… mi diede delucidazione che la nostra giunta all’interno della metropoli era avvenuta mediante il percorso sotterraneo di quei viadotti tanto oscuri quanto minacciosi. Mi rammentò il fatto che le prime volte che avessi intrapreso il percorso sotto terra, era consigliata la compagnia di qualcun altro ben più esperto nella navigazione e orientamento: dato che erano dei veri e propri labirinti dove non poche persone erano scomparse senza lasciare più traccia, e far si che quei cunicoli diventassero la loro tomba.

    Terrò a mente le tue parole…


    Pronunciai seccamente dimostrando l’attenzione scrupolosa nell’ascoltare i suoi racconti e la sua degna esperienza nell’essere ormai un esperto conoscitore di ogni angolo e segreto che nascondeva questa città. Superate altre zone molto simili nella forma, di cui rappresentavano le abitazioni eccessivamente umili dei cittadini che simboleggiavano con la loro povertà una larga fetta di Merovish… arrivammo in un punto che rappresentava il centro dell’economia grazie a cui la capitale del Sud esisteva ancora e garantiva la sua lunga durata nel tempo: dandogli il titolo di fluente zona commerciale non solo per il Sud. Sapere però la merce principale che trattava tale zona mi fece accapponare la pelle: dato che la schiavitù per me era una assurdità e ogni individuo doveva avere la sua dignità oltre il diritto di libero arbitrio. Più grande di quanto si poteva immaginare, il quartiere che in realtà non era altro che diviso a sua volta in zone che venivano denominate distretti… facevano dell’oscuro lavoro sottoterra il meccanismo principale che dava ironicamente lustro alla città: venendo visitata dal resto degli abitanti del mondo di Endlos. Le parole di Dimitry mi rammentarono il fatto di stare in guardia e non distrarmi dalle bizzarrie che potevo trovare in quel posto, inqunato come detto da lui… un individuo del mio calibro poteva attirare l’attenzione ed essere a mia volta merce da compravendita.

    Che ci provino… e si ritroveranno monchi o anche senza una testa con cui sputare dalla loro bocca altre puttanate.

    La povertà a malincuore non sembrava frenarsi... lasciando spazio a quartieri più lussuosi o di gradevole aspetto. Sembrava quasi che l’intera area che formava la città fosse un gigantesco immondezzaio in cui sguazzavano mercanti di ogni genere per massimizzare affari di un posto dove la illegalità era permessa e che dava possibilità di trattare ogni tipo di merce che in altri luoghi sarebbe stata vista come un crimine nel commercio di materiale che non aveva il minimo valore: tra cui gli esseri viventi.




    Edited by °PaNdEmOnIuM° - 31/3/2013, 22:38
     
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  6. _MajinZ_
     
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    Superato il Distretto dei Caduti, la coppia di Eversori continuò con il suo avanzare, immergendosi in una povertà sempre maggiore e sempre più disperata. Non era difficile imbattersi in scene terribili, quali omicidi in diretta o stupri nei vicoli bui, ignorarli era la cosa migliore da fare per restarne fuori... a Merovish infatti era abbastanza semplice finire invischiati in problemi che non ti riguardavano direttamente e Dimitriy non mancò di avvertire, anche questa volta, la furba Nadine.
    In tutta quella disperazione, però, c’era un luogo dove tutto ciò era meno evidente e la luce prendeva il suo posto. Le luci multicolore del Distretto omonimo avvolsero i due ragazzi, per un nuovo arrivato tutto ciò aveva un che di affascinante, soprattutto per chi aveva rischiato di morire sotto il sole cocente dello Yuzrab... li infatti faceva fresco e tutti quei colori facevano dimenticare la durezza della Tana, anche se in quel punto la situazione migliorava leggermente.
    Le gemme che vedi, qui a Merovish, valgono più dell’oro.
    Spesso vengono utilizzate come merce di scambio perché la luce, qua sotto, a volte è scarsa.

    Spiegò poi il biondo mentre superava un mercante che, appena lo riconobbe, cambiò strada. Successivamente la ragazza poté notare chiaramente l’assassino volgere uno sguardo più intenso a quello che sembrava un semplice passante... quasi come se si conoscessero. E in effetti, ripensandoci, la fanciulla si sarebbe sentita osservata, come se da un po’ decine di occhi scrutassero la coppia. La tranquillità del biondo era comunque un po’ sospetta, sicuramente avrebbe attirato la curiosità della nuova arrivata ma al momento preferì non parlare.
    Una volta fuori dal Distretto delle Luci, la durezza della vita avvolse nuovamente Dimitriy e Nadine mentre questi camminavano in direzione della bassezza più marcata, quella nel Distretto della Fame, che poteva essere considerato la base operativa degli Eversori. Qui si poteva sentire l’odore della criminalità... e di altre cose di cui era meglio non parlare.

     
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  7. °PaNdEmOnIuM°
     
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    Post n° 42870b8b9

    La miseria e la fame erano come un cancro che non lasciava tregua. Immergendomi sempre di più all’interno di Merovish.... osservavo come tutto fosse ignorato e la malvagità regnasse indiscussa dominando ogni dannato angolo. Più di una volta avevo l’istinto di intervenire vedendo atti indegni che venivano perpetrati senza che non vi fosse il minimo gesto di ribellione a una simile cattiva abitudine. L’indifferenza mi rendeva consapevole che il futuro dominio degli eversori era necessario e che molte cose dovevano cambiare in un posto che decadeva giorno dopo giorno: lasciando tutto all’abulia di ignorare semplicemente. Bambini che subivano abusi, donne che venivano rapinate e violentate, omicidi all’ordine del giorno in un atto che era normalità e che veniva accettato come il buon giorno tra il buon vicinato: assurdo.

    Tutto ciò non ha senso.

    Mi limitai ad affermare soffermandomi su una tale situazione estrema che non poteva continuare o avrebbe portato all’auto distruzione estinguendo una realtà che si stava uccidendo con le sue stesse mani: e che rendeva i cittadini al pari di batteri che dovevano essere eliminati con un buon antibiotico. D’un tratto però il mio senso di disgusto venne distratto da una moltitudine di colori brillanti e luminescenti che rendevano quel posto meno opprimente e deplorevole, lasciando che il fascino prendesse possesso di me e mi rendesse testimone di un evento che aveva una bellezza talmente attraente da rischiare di farmi diventare una gazza ladra. I tesori della città… così furono descritti dal mio compagno che mi confidò che le pietre che erano posizionate in ogni dove valevano più dell’oro ed erano un tesoro di valore inestimabile per la città del presidio Sud. Il fresco refrigerante della zona coperta rilassava il mio corpo ancora debilitato dai raggi cocenti del sole del bollente deserto dello Yuzrab, provando uno stato di quiete e di pace nel incamminarmi in quella zona dai brillanti e sgargianti colori. I cittadini al contrario sembravano guardinghi ignorando un evento che per loro ormai era normalità, e concentrandosi di più sulle nostre figure che erano viste di malocchio nel osservare il loro visi contorcersi e crucciarsi al nostro passaggio.

    ° Troppi sguardi su di noi °


    Senza dubbio l’organizzazione era conosciuta vedendo come la presenza di Dimitry facesse provare malessere nell’azione di un mercante che all’incrociare il suo passaggio decise di cambiare strada e allontanarsi dalla presenza dell’eversore. La tranquillità insana del mio compagno innescava in me sospetto, arrivando alla conclusione che molti dei presenti fossero stati vittima di minacce da parte dell’organizzazione del ragazzo che mi faceva da guida all’interno dei bassi fondi: rendendo il suo ruolo un’immunità abbastanza rilevante per non essere aggrediti. Il passaggio in quella zona più piacevole fu breve e di poca apparizione, dato che nuovamente ci trovammo nell’ennesimo ghetto dove si poteva respirare aria di corruttibilità e delinquenza: nelle facce poco rispettevoli dei presenti che continuavano a ledere ogni cosa per la loro libertà indiscriminata nel compiere ogni genere di atto deviato e oltraggioso.

    Devo ammettere che questa città è un vero postribolo. Mi stupisco come tu ormai sia abituato a tanti atti indegni che vengono compiuti alla luce del giorno con una normalità sconcertante.


     
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  8. _MajinZ_
     
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    E’ colpa del mio passato.
    Spiegò il biondo assassino fermandosi quasi di colpo una volta fuori dal vicolo. Il suo sguardo si posò quindi sulla scena di estorsione più classica, ovvero il mercante minacciato dal solito ladruncolo con il coltello, il quale si fece consegnare un paio di monete d’oro. Una persona normale probabilmente sarebbe intervenuta in soccorso del malcapitato, ma non lui. In quel momento non provava nulla, non vi era pietà nel suo sguardo e soprattutto non si sentiva minimamente in colpa per non aver mosso un dito... semplicemente le cose andavano in quel modo, a Merovish.
    Sono stato addestrato a mantenere la calma e il sangue freddo, scegliendo sempre l’alternativa migliore per evitare coinvolgimenti.
    Disse in modo freddo il sicario, mentre riprendeva a camminare. Purtroppo certe cose erano impossibili da dimenticare, cambiare vita era difficile quando quella precedente era marchiata a fuoco nei ricordi e nel corpo, ci voleva del tempo per riacquistare l’umanità necessaria... ma al momento gli faceva ancora comodo essere così, agendo sempre per un motivo superiore, segreto per tutti meno che per l’interprete. Nella Tana non servivano gli scrupoli.
    Il cammino comunque continuò per qualche altro minuto, avvolto nel più completo silenzio mentre il dueo si avvicinava alla prossima meta. Poco dopo, infatti, Dimitriy si fermò davanti a quello che all’esterno sembrava la dimora di un fabbro, chiusa da una porta sgangherata... ma il ragazzo non si stava sbagliando, era proprio li che voleva infilarsi. Spinse la porta con la mano e subito un forte odore di alcool misto ad altri di dubbia origine investì entrambi, il russo c’era abituato ma forse lei avrebbe storto il naso e non poco.
    Questa è la Quinta Bolgia... appartiene a uno dei nostri tre capi.
    Pronunciò quelle parole muovendo un passo all’interno del locale, facendo si che molti abbassassero lo sguardo, altri avventori guardarono il biondo in cagnesco... e uno straccione che veniva dalla parte dei due ragazzi, passando accanto al biondo per poi uscire. Nadine avrebbe sicuramente notato lo strano foglietto bianco che il presunto straccione lasciò scivolare nella tasca dell’Eversore.
    C’è ancora una tappa, andiamo.
    Sembrava quasi che Dimitriy dovesse recarsi per forza in quel luogo, ma ancora una volta non disse una parola, limitandosi a camminare. Ma se la Claymore voleva sapere qualcosa, non doveva fare altro che domandare e forse avrebbe ricevuto una risposta.

     
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  9. °PaNdEmOnIuM°
     
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    Post n° 52870b8b9

    Addestramento, routine, abitudine. Questi erano i significati del suo essere indifferente a tali scene e procedere nella normalità di una qualunque giornata. Osservare tali atti da parte di un qualsiasi avventuriero poteva provocare agitazione e imbarazzo, ma non per lui. Semplicemente ignorava fin che le cose non andava a ritorcersi contro l’assassino o la stessa organizzazione: decidendo di convivere in quell’ambiente caotico e senza regole. L’ennesima scena ad essere testimone, dove un mercante veniva derubato, essendo privato dei guadagni di una faticosa giornata di lavoro e lasciare che la sua ribellione fosse sopita: accettando la cosa nella normalità più imbarazzante. Questa era una città che ti cambiava, che ti cambiava radicalmente, estinguendo la tua umanità e alterando il tuo spirito: in una corruttibilità che si impossessava di ognuno nell’ambizione di dominare gli altri. Le mie domande su come mi potessi abituare a tutto ciò lasciando che ogni cosa restasse immutata già attanagliavano la mia testa, e mi rendevano restia a rimanere per molto tempo in questo posto. Ero cresciuta con altri valori, con altri principi, difendendo gli oppressi dalla tirannia, e non dando nessun valore ai quei beni materiali come potevano essere l’oro o i contanti: semplicemente vivevo per l’equilibrio.

    ° Tutto ciò mi indigna °

    E ora... osservando una realtà che era anni luce distante da come avevo vissuto io, rendeva il mio senso di adattamento complicato, e difficile il fatto che potessi starmene zitta a ogni atto che da qui in futuro avrei osservato innumerevoli volte. Il nostro procedere fra quei ghetti venne nuovamente interrotto, questa volta davanti a un edificio simboleggiato da un incudine e un martello, che molto probabilmente doveva essere un fabbro: anche se il luogo sembrava molto vecchio e abbandonato a se stesso. Mi chiesi il motivo dell’interesse di Dimitry nell’accedere in quel posto, aprendo una vecchia porta sgangherata così da dare la possibilità alle nostre figure di entrarvi all’interno. Nel momento in cui la porta venne dischiusa, un forte odore di alcol misto ad altri sgradevoli odori di ogni genere invase i miei sensi organolettici - dandomi poco piacere nel sostare all’interno e facendomi procurare una forte nausea per le condizioni igieniche che scarseggiavano palesemente. Il mio dubbio sul fatto del perché ci trovassimo in una tale topaia venne subito sciolto dal ragazzo che mi informò della proprietà di tale luogo: essendo bene di uno dei capi dell’organizzazione per cui ora lavoravo. Visi poco puliti e dagli sguardi minacciosi si potevano percepire tra i presenti, in un’aria di ricreazione dove l’onestà era una parola estinta, e la malavita era la principale clientela abituale che frequentava quel luogo tanto ambiguo. Potei notare una scena fugace che ad occhi più distratti non sarebbe stata osservata, rimanendo ignorata da molti.

    ° La cosa si fà Interessante °

    Un uomo vestito con abiti molto umili, più che altro rovinati e che lo faceva assomigliare se non essere proprio un barbone… arrivò a contatto con Dimitry, sfiorandolo nell’intento riuscito di infilargli un foglietto nella tasca. La cosa non mi era chiara, e forse quell’attività apparentemente commerciale non era altro che la falsa facciata di un meccanismo ben più complesso. Comunque sia… feci finta di niente e non mi soffermai sulla scena che avevo appena osservato: se la procedura era tale… significava che ciò che era scritto nel biglietto era di estrema segretezza, e quindi di non essere spiattellato ai quattro venti. Limitandosi solo a informarmi di un altro posto da raggiungere, l’eversore continuava la sua marcia precedendomi per farmi conoscere altre zone a me ignare, e forse facendomi ritrovare nel luogo dove quel messaggio doveva essere recapitato.


     
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  10. _MajinZ_
     
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    Il giro turistico ormai si avviava alla sua fine, ma comunque c’era ancora un posto che la nuova arrivata doveva assolutamente vedere, conoscere ed evitare. Dimitriy deviò quindi dalla via principale, iniziando a muoversi verso la zona est del Bazar, un luogo che ancora non avevano avuto l’occasione di visitare, anche se ad esso era legata una delle più importanti regole di tutta la città sotterranea.
    In breve i due Eversori giunsero al luogo prestabilito dall’assassino, il quale si fermò all’improvviso davanti a quello che sembrava un enorme cratere, una fossa che sprofondava verso il basso per decine, forse centinaia di metro. Non era però un buco avvolto dalle tenebre, tutt’altro: infatti all’interno si sviluppavano diversi gironi, terrazzamenti che discendevano verso il basso e su cui si potevano notare diverse dimore tipicamente basse e larghe, per sfruttare al meglio il poco spazio. L’unica cosa scura che si poteva notare era sul fondo del cratere, sottoforma di una grande macchia nera... una palude di inchiostro immota e silenziosa.
    Questo è il Distretto della Polvere.
    Iniziò a spiegare il sicario, voltando poi lo sguardo in direzione della fanciulla.
    Qui come vedi la violenza non è poi così presente, ma c’è una spiegazione.
    In effetti da quando i due avevano messo piede in quel preciso distretto, gli atti violenti o criminali erano improvvisamente cessati e se non fosse per qualche furtarello, sembrava quasi una città abbastanza normale... ma il giovane riprese.
    La polvere che vedi la infondo viene anche chiamata Polvere del Diavolo.
    Non sto a spiegarti la sua storia, ma sappi che quella cosa reagisce a ogni forma di violenza... e quando si libera porta solo morte.
    Ricordati comunque che qui combattere è vietato, è una delle regole base che devi conoscere per poter vivere in questa città.

    Concluse poi l’assassino mentre si voltava, riprendendo a camminare. La gita era dunque finita e Dimitriy non aveva altro da dire... tuttavia forse per distrazione, o forse perché era una cosa voluta, il foglietto bianco cadde dalla tasca del ragazzo finendo per terra a pochi passi da Nadine, ma lui non se ne accorse e continuò a camminare. Su quel semplice bigliettino, comunque, era segnato un indirizzo... e una volta raggiunto, avrebbe svelato alla bionda una piccola abitazione in cui fermarsi, una base dove potersi ambientare nella Tana.

     
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    Post n° 62870b8b9

    Il distretto della polvere. Questo era il nuovo luogo dove ero stata portata mediante il pregevole servizio di guida turistica da parte di Dimitry. Notando il settore, potevo osservare e rendermi conto di come la tranquillità regnasse indiscussa, e che atti di criminalità o di semplice violenza non fossero perpetrati in questa zona. La spiegazione fu data poco dopo l’arrivo dinnanzi a un crepaccio, dove all’interno si poteva notare non solo la massa simil melma oscura che stazionava nella profondità, ma anche vari gironi in qui vi erano abitazioni basse e larghe sfruttando l’angusto spazio: e che mi rendevano perplessa sul cattivo gusto di una simile zona talmente inquietante da scegliere come dimora per farvi casa. Ma le stranezze in questa città erano di ogni tipo, e per quanto io non fossi un’amante dei luoghi claustrofobici.... non mi stupivo più di tanto di tali scelte bizzarre da parte di individui.

    ° Che scelta bizzara e di pessimo gusto °

    Come detto… la criminalità qui sembrava estinguersi – a parte qualche borseggiatore – lasciando che un silenzio innaturale dominasse l’ampio settore: rendendo una passeggiata quasi proibitiva nel resto della città, luogo comune e di facile esecuzione. Il nome preciso di questo distretto era identificato col nome di polvere, che mi lasciò incuriosita da tale nome dato: ma come sempre il preparato eversore mi diede anche in questo caso una spiegazione eloquente e esaustiva per una tale denominazione. Da come sapeva e da come si poteva notare nella parte più oscura e profonda di quel precipizio… stazionava una strana polvere dal colorito nerastro, che veniva denominata polvere del Diavolo: nome alquanto inquietante. Bene… tale polvere era una sorta di catalizzatore, che reagiva a ogni più piccola forma di violenza, estinguendola in un connubio di morte che avvolgeva ogni forma di vita. La cosa non mi lasciava sollevata, e a dirla tutta mi portava automaticamente a preferire le altre zone seppur caotiche, a questo posto dai risvolti terrificanti.

    Davvero terrificante ciò che mi stai dicendo… terrò bene a mente il tuo racconto.


    Proferì, dimostrandomi attenta osservatrice e interessata alle sue parole, nella risposta di comprendere a pieno ciò che mi stava dicendo e di cui ne avrei fatto tesoro in futuro.
    Quindi è questa la terribile maledizione per la decadenza che avvolge quasi tutta Merovish.

    Dopo questa breve parentesi, la marcia della mia guida riprese vita e con lui il mio moto. Sembrava essermi ora chiara almeno sulla carta ogni storia di quella città e l’abitudine più ramificata nella mia testa di una cultura che era lontana anni luce dalla civiltà che ricordavo. Comunque sia… vuoi per distrazione o per opera pianificata, quel foglio nella sua tasca andò a cadergli da quest’ultima, e arrivare ai miei pedi come a volermi far partecipe dell’informazione che celava. Nel gesto disinvolto di piegarmi e raccoglierlo, potei leggere un indirizzo, un numero e una via precisa dove vi era situato qualcosa di cui non avevo informazione e conoscenza: ma che forse avrei potuto visitare lontano dalla presenza del compagno che indifferente continuava nella sua marcia apparentemente disinvolta.

    ° Forse il mio giro turistico non è terminato °




     
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