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Trovarsi lì era stato un imprevisto difficile da qualificare, ma non si pentiva di aver preso la decisione che l'aveva portato lì sotto.
Era di ritorno da Laputa, ma aveva deciso di piegare verso Sud per costeggiare il deserto e rimanere fuori dai confini dell'Ovest: lo shinobi aveva fatto più del proprio dovere e aveva fatto qualcosa di grosso, agitato le masse e forse messo in moto degli avvenimenti che avrebbero potuto mettere fine a quanto stava avvenendo in quel Presidio senza Alfiere. La storia non lo avrebbe ricodato per quello, ma la Storia non era importante per lui, non quanto permettere che continuasse ad essere scritta nella maniera giusta... e la politica dell'Ovest era una storia molto oscura, che non poteva e non doveva continuare.
Tuttavia, nel suo viaggio di ritorno, quando era ormai al confine tra il Sud ed il Pentauron, aveva incontrato una carovana diretta a Merovish. L'esploatore non l'aveva evitata, avendo riconosciuto gente nomade, ma tutto sommato pacifica, e aveva quindi saputo di un tempio sotterraneo creduto morto e sepolto, ma da cui, secondo alcuni, provenivano ancora delle strane attività avvenute di recente. Attività inquietanti, rumori tanto strani quanto tetri, persino di alcuni individui scomparsi da una comunità di folli che aveva deciso di ripopolare la regione di Daleli a dispetto dei pericoli naturali e delle condizioni proibitive di quel luogo.
Sembrava tutto troppo assurdo perr poter essere credibile... ma era proprio lì che l'istinto del ninja lo guidò, certo che qualcosa di veo ci fosse oltre le voci che cicolavano lì. E il tempio c'era per davvero.
Trovarlo non era stato facile, ma era lì, in un posto secco, ma allo stesso tempo lugubre, spettrale e soprattutto in uso, come testimoniavano le file di torce accese che l'avevano accompagnato nella discesa delle scale e lungo il primo corridoio.
*L'ambiente è spoglio e buio, vecchio, ma non decadente. Non mi piace: qualsiasi culto non oscuro avrebbe già mostrato stemmi e segni fin dall'ingresso, per chiarezza ed avvertimento. Non mi piace queto anonimato* analizzò il ninja, avvolto come sempre nel suo mantello rosso con cappuccio, valutando anche se non fosse il caso di nascondersi meglio nelle ombre apparendo semplicemente nella sua tuta oscura.
Ma il vcchio era più preoccupato dalle emanazioni magiche che percepiva più avanti e dall'assenza di vita.. -
°PaNdEmOnIuM°.
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Edited by °PaNdEmOnIuM° - 1/4/2013, 23:17. -
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Aveva già passato alcuni corridoi e un paio di bivi e aveva già notato una stranezza: le torce costellavano entrambe le pareti, ma quando le strade si biforcavano, o peggio, solo una via era illuminata, come a voler evidenziare quale fosse la strada da seguire. E la polvere smossa indicava chiaramente che la trada illuminata era stata anche percorsa più volte abbastanza di recente, mentre le altre erano abbandonate da molto più tempo.
*Questo tempio è tutt'altro che abbandonato... e dallo stato del luogo, direi che è frequentato non solo in punti diversi, ma anche in tempi diversi, non molto ravvicinati tra loro. Ma l'ultimo passaggio è recente dopo una decina d'anni di mancata frequentazione, a giudicare dalla polvere e dalla sabbia mosse. E non è passata nemmeno una persona sola... almeno una decina, di cui un paio portati a forza.*
Dopo poco, due paia di passi in direzione contraria a quela che stava percorrendo arrivarono al suo udito, inducendolo a fermarsi e apercepire anche un'altra forma di vita umana a circa trenta metri dietro di lui, lungo lo tso percoro che aveva seguito lui fino a quel momento. La scelta di nascondersi in una nicchia laterale poco illuminata fu pressoché ovvia ed istintiva.
Poco dopo dadietro di lui sarebbe sopraggiunta una donna amata di una spada a due mani e dall'altro lato sopraggiunsero di corsa due ragazzini, un maschio di tredici o quattordici anni armato di un bastone ed una ragazzina di al massimo un anno più grande trainata per mano dall'altro. Sembravano entrambi molto affannati e di fretta, come se stessero cercando di scappare, ma sarebbero poi inciampati e sarebbero finiti compostamente ai piedi della donna.
Dietro di loro ancora c'erano tre voci maschili che parlavano tra loro della necessità di raggiungerli in fretta, di riprenderli e di immolarli in tempo per evitare la sciagura dell'intero villaggio e quando infine svoltarono lo stesso angolo dei due ragazzini, terrorizzati e impotenti, quasi patetici con quel solo bastone a loro itintiva ed inesperta difesa, i tre uomini si fermarono.
"Chi sei, straniera? Non dovresti essere qui!"
"Lei non importa ora: ora i ragazzi devono tornare all'altare per il sacrificio!"
"Sì sì! Forza, venite qui voi due..."
I tre uomini si avvicinarono ai bambini pe riprenderli e il ragazzino si voltò impugnando di nuovo il batone per afforntali, mentre la giovane si rivolse alla donna con sguardo terrorizzato e supplice al tempo stesso.
E tutti e tre superarono la nicchia da cui l'uomo ammantato di osso riemerse alle loro spalle. "Se c'è qualcosa che non sopporto e che trovo abbietto, sono i sacrifici umani, soprattutto se le vittime designate sono dei bambini."
I tre si voltarono sorpresi, vedendo quel secondo intuso con mantello rosso e cappuccio calato sul viso. Uno di loro trovò la forza di reagire: "Tu non capisci, non sei uno di noi. Loro devono morire per..."
"Per la vostra sopravvivenza? Ne ho sentite anche troppe di queste storielle da adoratori di falsi dei."
A quelle parole, i tre sguainarono all'unisono le armi, spade corte tipiche degli abitanti del deserto, colti da sacro sdegno.
"Tipico... Guerriera" disse rivolto alla donna dietro a tutti "non so chi tu sia, ma spero che tu non appartenga a questo culto. Se è così, tieni i ragazzi al sicuro da questi tre finché non li avrò sistemati."
Ma la donna avrebbe anche potuto intervenire a favore dello straniero.... -
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L'azione si risolse in un confronto diretto, in cui i seguaci del culto ebbero presto la peggio: erano fedeli armati di un falso dio cui erano asserviti, non soldati professionisti.
Il primo dei tre provò a colpirlo con un fendente verticale, ma venne rapidamente scansato dal ninja e proiettato all'indietro da un calcio rotante che lo centrò alla base del collo, facendogli perdere i sensi. Neppure il secondo riuscì neppure a colpire, perché di fonte al suo colpo orizzontale l'incappucciato si abbassò e si proiettò l'istante dopo verso l'alto dandosi la spinta con le gambe al pari di una molla e centrando l'avversario con un potente pugno sotto al mento, che lo fece volare a terra.
Il terzo fu il più sfortunato, perché la guerriera decise di intevenire nella maniera più cruenta possibile: fece a malapena in tempo ad accorgersi che quella donna gli stesse andando incontro, che la sua testa venne staccata dal collo. Dei due bambini, il machio comprese quello che stava per avvenire ed abbacciò l'altra, nacondendole il viso sul suo corpo voltato per non farle vedere quello che sarebbe avvenuto di lì a poco.
Il ninja non aveva potuto intervenire perché impegnato nel colpire il secondo uomoarmato, ma si accorse pienamente della cena e non né impressionato né contento, né soprattutto si riservò di farlo notare all'altra prima del dovuto. "La differenza tra un asassino e un macellaio non sta nel modo di uccidere" le disse con tono tagliente e pacato al tempo stesso "ma nella scelta del tempo giusto per farlo. Delle vite così giovani non meritavano di essere esposte ad uno spettacolo simile, anche se nelle intenzioni altrui la loro vita sarebbe già dovuta finire nel modo peggiore."
Probabilmente non l'avrebbe presa bene, ma lo shinobi non era nemmeno lì per lei e probabilmente anche lei era arivata lì per caso. Ma era bene che sapesse che non tutto sarebbe stato lecito, né apprezzabile e soprattutto che in quel momento avrebbe dovuto tenere conto di altre esigenze e della presenza di altre persone.
Quindi il ninja i ivolse ai due ragazzini e chiese se stessero bene. I due si voltarono verso di lui e con un cenno del capo confermarono di essere illesi, ma un gridolino della piccola fece inequivocabilmente capire che quanto non aveva visto prima era arrivata a disgutarla e spaventarla in quel momento, quando ormai le cose erano fatte. E non poteva certo biasimarla: senza una ferrea abitudine, era molto difficile stare a contatto con la morte, specie quando quest'ultima si era appena abbattuta vicino a chi era solo e tanto innocente come lei sembrava esserlo.
"Io... noi... dovremmo ringraziarvi..." si forzò di dire il ragazzo, il cui bastone era rivolto verso il basso, ma non rilasato del tutto, chiaramente per la tensione accumulata e ancora in circolo.
Tuttavia nessuno avrebbe potuto aggiungere altro, peché il soffitto dietro di loro franò senza alcun preavviso. Il ninja fu lesto a raccoglierei due giovani e a portarli al sicuro con un agile balzo, ma altrettanto non si poteva dire di quello che era stato proiettato indietro dal montante in alto del ninja.
Erano quindi sani e salvi... ma intrappolati in quella struttura sotterranea!. -
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La guerrirera si dimostò stolida, egoista e solitaria, indisponibile anche solo a badare alla presenza di altre persone e alle loro esigenze. Una brutta persona, trovatasi lì per caso e costretta dagli eventi a percorrere una strada che altrimenti non si sarebbe nemmeno sognata di intraprendere... soprattutto non in compagnia.
Su di lei, concluse fra sé lo shinobi, non avrebbe potuto fare molto affidamento su praticamente niente: avrebbe combattuto all'occorrenza e c'erano pochi dubbi sul fatto che potessere essere forte e preparata, ma lei non gli avrebbe coperto le spalle né avrebbe fatto qualcosa che non fosse per se stessa. Eppure aveva dato loro una voce quando il soffitto aveva cominciato a crollare. Che fosse un calcolo di utilità o una reazione istintiva, probabilmente poco avrebbe cambiato.
"Grazie per la voce..." le disse con tono neutro dopo essersi rialzato ed esseri accertato che i ragazzini stessero bene.
Poi si avvicinò all'ultimo superstite, che aveva ripreso i sensi e lo bloccò prima che potesse scappare.
"Ora ti conviene parlare, infame: quale creatura abita queste rovine e perché pretende sacrifici umani?"
"Porta rispetto al dio Rak'sha'kìk" gli ribatté subito l'uomo.
"Nessun dio degno di fede pretende il sacrificio dei propri seguaci, folle pezzente. E ora rispondi alle mie domande: cos'è e perché questo tuo supposto essere divino vuole sacrifici umani?" rimarcò approfondendo la pressione del piede sullo sterno dell'uomo.
"Nessuno... nessuno è degno di vederlo. Noi lo abbiamo sempre e solo sentito nella camera centrale del suo sacro santuario. E lui non vuole sacrifici: ci libera dalla maledizione della macula demoniaca: lei... LEI è la vera demone, la vera minaccia!" disse indicando la ragazzina.
L'ammantato voltò in parte il capo verso di lei, sorpresa, colpita e addoloratada quelle parole, presto raccolta e tenuta insieme dall'altro ragazzino, che replicò con il coraggio e la sfacciataggine tipiche della sua età: "Non è vero!"
"Non ti è bastato essere contaminato da lei e doverne condividere la sorte, Salùk? Ora sei così blasfemo daAAAahhh!"
Il petone dell'ammantato pose fine a quello sproloquio. "Dovrei uccidere seduta stante te e tutti gli altri ciechi fideisti! iete una tale massa di capre del deserto che non avete capito nemmeno per un secondo che quello stigma che hai chiamato macula demoniaca non è altro che un'illusione apposta per marchiare un'innocente dal latente potere magico di luce e tutti quelli che come quel ragazzino coraggioo hanno la forza di non avere una fede cieca e sciocca e di capire da soli la verità! Il male che c'è qui dentro è anche peggiore di quello di cui mi avevano parlato..."
Con un rapido calcio estremamente preciso, il ninja gli fece ribaltare praticamente la testa e con una tallonata di ritorno colpì i centri nervosi tra collo e spalla destra dell'infame, facendogli perdere di nuovo i sensi, probabilmente per un periodo di tempo maggiore di prima.
Quindi si voltò di nuovo vero gli altri. "Purtroppo siamo bloccati tutti qui dentro, ma per me questo non è esattamente un problema: difficilmente una struttura come questa avrà un ingresso solo. E non me andò di qui fino a che non avrò scacciato questo demone: non gli permetterò di avere e mietere altre vittime. Salùk, giusto?"
il ragazzo interpellato i sorprese di essere chiamato, per cui rispose un semplice: "Sì"
"Io sono il Gufo Reale. Mi dispiace dovervelo chiedere, vorrei evitarvelo, ma devo chiedermi di portarmi alla sala dove potrò abbattere il demone."
Lui guadò l'altra ragazzina e, pur non comprendendo del tutto bene la situaizone, rispose: "Va bene. Dovremo combattere?"
"No Salùk: una volta arrivati lì, voi vi nasconderete: sarò io a combattere."
"Va bene. Andiamo, Shià'ni. Va tutto bene. Fidati: non è della tribù, lui ci aiuterà!"
La ragazzina tuttavia era comprensibilmente titubante e come avrebbe potuto non esserlo? Quella povera anima aveva dovuto subire uno tigma, essere considerata un male per chissà quanto tempo e predestinata all'immolazione aduna creatura che, come scopriva solo in quel momento, nemmeno era un dio, ma si pacciava solo per tale.
Il Gufo Reale compresei suoi dubbi, così si avvicinò a lei in maniera pacata e tranquilla e le mise la mano destra sulla spalla. "Non temere, giovane Shià'ni: farò di tutto perché non ti venga fatto più alcun male. A te e a Salùk. Ve lo prometto."
La ragazzina allora smise di tremare e si sciolse in un abbraccio quasi infantile, che esprimeva però i suoi sentimenti molto più di mille parole.
Quando alla fine la marcia verso il cuore del santuario fu in procinto di cominciare, l'ammantato si rivolse all'altra donna. "Guerriera, ancora non so chi tu ia, né perché tu sia finita in questo posto maledetto, ma ti propongo una temporanea alleanza fino a quando non saremo fuori di qui: il mio interesse è quello di eliminare ciò di cui avevo solo sentito parlare e di cui ho appena avuto una conferma. Se troveremo qualcosa qui dentro, potrai tenerti la maggior parte, se non tutto ciò che da questo luogo potrà uscire." Forse quell'argomento l'avrebbe convinta a muoversi insieme a loro invece che da sola.
Indipendentemente dalla risposta, i due giovani sarbbero partiti e lui sarebbe andato loro dietro, lasciando l'uomo svenuto in balia del suo sonno indotto... e forse anche di una spada a due mani.. -
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Aveva inquadrato la donna abbastanza bene da capire come prendere una tipa così egoista e difatti aveva indovinato: la guerriera accettò le sue condizioni e si presentò, specificando che lo avrebbe accompagnato solo fino al raggiungimento del suo scopo.
"Sta bene, Nadine. Come ho già detto, penserò io a loro" rispose il Gufo Reale, reso consapevole per ammissione della guerriera del fatto che qualcun altro era stato interessato a quelle rovine per altri motivi probabilmente legati a qualcosa che non era il male che aveva attirato lì lo shinobi.
Niente di più facile che solo lui e poche altre tribù nomadi fossero coscienti della natura del pericolo insito lì dentro. Lui e i due ragazzini che per caso erano riusciti a fuggire ad una sorte tanto ingiusta quanto dettata dall'incapacità di altri di capire la verità delle cose.
"Salùk, come avete fatto a scappare?" chiese dopo un po' l'ammantato, cercando di vederci più chiaro.
Inizialmente il ragazzino non rispose mentre avanzava, poi però decise di parlare, continuando a camminare: "Stavano sacificando Shià'ni per prima. Dovevano legarla all'inteno di una strana bocca di pietra che si era aperta mentre cantavano al dio. Chi mi teneva ha lasciato la presa, così ho preso il bastone, l'ho dato in testa al vecchio e siamo scappati prima che ci riprendessero."
"Una bocca di pietra..." ripeté pensieroso lui. Era consapevole che il ragazzo non avesse saputo trovare altro modo per descrivere ciò che aveva visto, ma era stato sufficiente per fargli capire abbastanza bene la situazione: il sacrificio non avveniva in maniera classica con sgozzamento o impalazione su un altare, ma tramite rilascio del sacrificato in una stuttura mobile che impediva di vedere quello che effettivamente avveniva. Di male in peggio, perché non c'era nemmeno modo di predeteminare la fine delle vittime! La sua esperienza lo metteva in grande allerta, perché se davvero si trattava di un demone e voleva simili sacrifici, era molto probabile che quei sacrifici non fossero stati nemmeno tali, ma anzi quelli sarebbero stati una sorte fortunata.
"Io non ho mai capito" aggiunse di punto in bianco Salùk, interrompendo le sue riflessioni.
"Che cosa?"
"L'altro sacrificato non era cattivo... e anche Shià'ni non è cattiva, anzi è solo buona. Perché hanno detto che è cattiva? L'hanno sempre tenuta lontana, l'hanno isolata, non le hanno insegnato niente, ma... io... noi... noi ci siamo baciati e sono stato marchiato anch'io, ma non sono cambiato. Non sono cattivo e neanche Shià'ni lo è... perché?"
Parole che non fcero che aggavare le colpe di quella tribù e del demone che lì abitava. "Tu sei diverso, Salùk: non credi ciecamente, ma hai voluto capire di persona. E per questo il demone ti ritiene pericoloso e ha chiesto anche il tuo sacrificio. Voi non siete cattivi, né tu né lei. Tu sei solo più intelligente della tua tribù e proprio per questo sei itenuto cattivo, perché non hai creduto in ciò che fonda e mantiene il suo potere grazie all'ignoranza e alla cieca obbedienza. E Shià'ni ancora non lo sa, ma è semplicemente nata con un forte potere latente di luce. Un potere che fa paura a chi cattivo lo è per davvero."
Verità svelata. E che gridava vendetta da ogni dove.
"Ragazzi! Dietro di me. Nadine, prepara la spada: almeno quattro persone ci aspettano dietro l'angolo" disse ad un certo punto il ninja, la cui sensiblità venne allertata all'improvviso.
A quelle parole, ben sei abitanti del deserto uscirono dal loro maldestro nascondiglio, rivelato anche dalle ombre proiettate dalla luce dalle torce e intimarono loro di restituire loro i ragazzi e di andarsene... e al loro rifiuto iniziarono a percorrere di corsa i venti metri che li separavano, senza strategia e contando solo sul loro numero e sui loro mezzi... spade e sciabole e armature più rituali che altro. In un corridoio largo cinque metri e alto anche di più non c'era scampo alcuno, ma solo la possibilità di combattere.
Il GUfo quindi si volse verso Nadine, chiedendole implicitamente così cosa volesse fare e se volesse iniziare lei per prima.. -
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Nadine comprese al volo quell'implicita richiesta e rispose in maniera tanto esplicita quanto fedele al suo stile affilato ed affrettato.
Mentre la guerriera avanzava a spada spianata, il Gufo si rivolse ai due ragazzini: "State calmi e chiudete gli occhi: presto sarà tutto finito."
Se avesse potuto, lo shinobi avrebbe tappato loro anche le orecchie ma Salùk voltò Shià'ni con sé e aspettò che tutto finisse come promesso da quello sconosciuto dal manto rosso. Questi analizzò rapidamente la situazione e il suo sviluppo e constatò come la "prima linea" nemica fosse già stata sostanzialmente sfondata dalla grezza guerriera e che a lui sarebbe toccata la seconda metà degli adoratori del falso dio.
Dato che nessuno di loro sarebbe stato essenzialmente un pericolo concreto, avrebbe anche potuto lasciarli tutti a Nadine, ma c'era il richio che i nemici si riprendessero dal trauma di essere stati falcidiati così apidamente e abbozzassero una più efficace difesa. Non era in verità un ichio molto concreto... ma lui non era nemmeno il tipo da correre rischi, soprattutto se inutili. Così sfruttò la scia della guerriera per incunearsi ancora un po' e mentre lei finiva il terzo nemico, lui la superò in salto, atterrando con i piedi sulle spalle di un quarto malcapitato, che finì a terra più trramortito che mai mentre il ninja balzava di nuovo a terra con una capriola aerea e finiva in mezzo agli ultimi due rimasti. Uno di loro, miracolosamente, riuscì a riprendersi abbastanza e cercò di affondare la propria spada nel corpo dell'avversaio, ma ebbe vita dura contro l'agilità dell'ammantaot, al quale bastò semplicemente turnicare sul proprio asse per lasciare esposto il torace dell'altro avversario, nel quale la punta della spada andò a conficcarsi. A quel punto l'aggreore, incastrato e sostanzialmente disamato, venne finito con un unico rapido colpo della lama che il ninja aveva al braccio sinistro. Un colpo ancora una volta non letale, ma sufficiente a mozzare sul nascere ogni velleità combattiva. Tre morti, due feriti fuori combattimento ed un ultimo uomo ancora cosciente, ma con le braccia messe fuori uso.
Quando l'agile sconosciuto gli si avvicinò, l'altro compree di essere stato isparmiato in quel modo solo per poter rispondere alla sua unica domanda: "Dimmi, è stato il vostro cosiddetto dio a dirvi dove trovaci?"
Lui riuscì a rispondere solo con un cenno affermativo del capo e allora, prima ancora di poter capire altro, si ritrovò colpito sotto al mento da un montante non paticolamente potente, ma sufficiente a fargli sbattere la testa contro il muro dietro di lui.
"Dà loro il colpo di grazia o graziali della vita, Nadine. La scelta è tua. Io porto Salùk e Shià'ni avanti"
E difatti così sarebbe stato: portandoli entrambi in braccio dopo aver fatto chiudere gli occhi ad entrambi, li portò con alcuni salti oltre quel piccolo campo di battaglia.
*Povere anime* i disse, pecependo con quel contatto molto di quello che stavano provando in realtà. *Perché dovevano essere coinvolti in tutto questo? Una volta terminata questa disavventura, faò in modo che non iano costretti a viverne altre per il resto dei loro giorni.*
Una volta dall'altra parte, avrebbe condotto i due ragazzini più addentro alle rovine, in attesa di essere raggiunti da Nadine.. -
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Come già si immaginava e prospettava, Nadine continuò imperterrita nella sua linea di sangue e riuscì a fare quindi in tempo a portare via i due giovani da quella scena altrimenti raccapricciante. Non sapeva se e quanto avessero visto, ma una cosa l'aveva chiara: quella guerriera si sarebbe presto ritrovata sola, se già non lo era, e ben presto al momento peggiore lei avrebbe potuto contare solo su se stessa... e per lei soccombere sarebbe stato questione di tempo. Anche lo shinobi percorreva una trada solitaria, ma il suo caso era diverso, perché anche non volendo, aveva trovato qualcuno che al momento opportuno sarebbe arrivato a sostenerlo.
Il vecchio percepì di nuovo la donna avvicinarsi dopo poco tempo, sicuro che avesse compiuto la sua opera sanguinaria. Nessuno di loro meritava di vivere, ma non era nemmeno suo dovere né potere togliere la vita di gente che aveva la pur non grave colpa di rinunciare ad ogni parvenza di razionalità e di umanità. Avrebbe voluto aggiungere qualcosa, ma la ragazza sarebbe stata impermeabile ad ogni parola... e doveva solo ringraziare il fatto che quelle vite non valessero lo sforzo di essere salvate perché già oltre la redenzione, altrimenti ne sarebbe nato uno scontro verbale e forse anche fisico per la loro salvezza.
Passarono diversi altri minuti e variati corridoi, ma man mano che avanzavano, la sensazione di essere oservato creceva, al pari della consistenza del male che permeava quel luogo.
Alla fine Shià'ni e Salùk si fermarono visibilmente scossi: quella che si apriva oltre il portale era la sala dove la povera ragazzina stava per essere sacrificata. Ma un nuovo crollo costrinse tutti ad avanzare, peché la loro strada era stata nuovamente bloccata... e il soffito non era stato reso fragile dal corso del tempo.
L'accesso all'ampia sala era garantito da una larga scala di pietra, che dava su un inquietante posto largo almeno una cinquantina di metri e alto abbastanza da ospitare taute di almeno dieci metri di altezza e anche di più. La volta del soffitto era sorretta da poche ampie colonne ben distanziate tra di loro. Curiosamente, però, solo il centro della sala, un'area ampia una ventina di metri, era illuminata, eccezion fatta per una striscia che dalla scala portava al centro e ad una grossa struttura in pietra che al livello del terreno presentava un volto senza paticolari lineamente.
La bocca effettivamente si aprì, presentando un'apetura abbastanza grande per farci stare una persona di medio-alte dimensioni e al suo interno qualcosa di difficilmente definibile, ma che aveva due grossi buchi simili a bracciali di pietra fissi alla struttura e di ampiezza variabile... la struttura del sacrificio descritta da Salùk.
Gli occhi della tatua di pietra si illuminarono all'improvviso di un rosso acceso e malevolo e una voce profonda e cavernosa proruppe da essa: "Benvenuti, stranieri. Benvenuti e grazie per avermi ripotato il male da purificare."
"Se qui c'è un male da purificare, quello è il tuo, qualsiasi creatura tu creda di essere!" replicò con tono saldo l'ammantato.
La voce tacque qualche itante, poi disse di nuovo: "Vedo che purtoppo non siete degni di me e di diventare miei fedeli. Pensavo che mi riportaste indietro ciò che dev'essere purificato, ma a quanto pare il tocco del male vi ha già raggiunti e ha ottenenbrato le vostre menti oltre ogni speranza..."
"Cala quella maschera di pietra, chiunque tu sia! Il male che c'è qui dentro non rovien da nessuno dei due giovani che avresti voluto uccidere."
Il tono della creatura misteiosa assunse un finto sdegno: "Vi avrei offerto un'ultima speranza di rendenzione, ma ora avete provocato la mia collera. Prendeteli, miei fedeli, e preparateli tutti al sacrificio!"
L'intera setta, l'intera tribù, composta da più di un centinaio di persone, iniziò allora a sciamare armi in pugno verso la scala, ciecamente intenzionati ad obbedire alla volontà del loro supposto e sconosciuto padrone.
"Nadine, sfrodali! Io proteggo i ragazzi!" disse allora l'ammantato, dando praticamente il via libera a quello che purtroppo saerbbe stato un massacro: o i ciechi o loro... e lui avrebbe protetto l'innocenza a qualsiasi costo.. -
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Nadine si avventò come una furia conto la massa nemica di fideisti e nessuno riuscì ad opporsi efficacemente a quella giovane donna dispensatrice di morte e quelli che non morivano sul colpo, restavano inerti e agonizzanti al suolo, incapaci di continuare ad opporsi alla sorte infausta che quei profanatori stavano portando loro e sul loro culto.
Altri non stavano avendo miglior fortuna: sebbene avesseo aggirato la donna per portarsi al di là di lei e salire le scale per obbedire al dio, l'altro individuo con il mantello rosso si stava rivelando un avversario forse meno turbolento, ma non meno letale, perché a lui bastò scostare il mantello e sfoderare velocemente la propria spada ricurva per lanciare loo addosso qualcosa che li colse tutti e li ributtò indietro come bambile di pezza.
*Sono in molti, ma Nadine li sta sfrondando con irrisoia facilità. E questo clamooso fallimento abbasserà di sicuro il loro morale abbastanza presto.*
Contrariamente alle sue previsioni, però, i nemici appena ruzzolati giù per la scala si rialzarono in buona parte e ricominciarono a farsi avanti. Ma a differenza di prima non accorsro in gruppo compatto, bensì alla spicciolata. Lo shinobi sorrise fra sé sotto il cappuccio e la maschera: avevano cambiato strategia dopo che il loo numero aveva fallito in maniera compatta, ma avevano scelto il modo peggiore per affrontarlo, ovvero andando contro di lui in maniera dispersa. Ciò lo aiutò in maniera consitente: in nessun caso sarebbero iusciti a passare, ma se avessero insitito ad avanzare in gruppo, lo avrebbero spinto ad usare un altro po' dei puoi poteri magici, mentre in quel modo il Gufo avrebbe potuto avere ragione di loro rispamiando le forze e neutralizzandoli solo con armi e abilità marziali. Dedicando così solo pochi colpi a ciacuno di loro, l'ammantato scattò da una parte all'altra del pianerottolo, facendo guizzare tachi e Lama da Baccio per paraer e respingere le armi e ricacciare di nuovo gli avversari giù tra gli altri a suon di calci, pugni e spintoni. Non meritavano i guanti di velluto e ciò che stavano cercando di fare non era perdonabile, ma il vecchio shinobi non era nemmeno intenzionato a creare la stessa carneficina di cui Nadine non si stava facendo scrupoli a generare: il suo obbiettivo era un alto, ovvero scoraggiarli abbastanza da pingere qualcuno di loo adinvocare l'aiuto del demone e spingerlo così ad uscire allo scoperto.
E dopo la seconda inutile carica, la sua intenzione venne attuata, quando prima uno e poi tanti fedeli a macchia d'olio si allontanarono sia dalla scala sia dalla donna guerriera e iniziarono a supplicare Rak'sha'kìk di accorrere in loro aiuto.
Il silenzio venne riportato in maniera sconcertante dalla voce proveniente dalla gigantesca faccia di pietra: "Perché? Perché dovrei aiutare un branco di inetti come voi, incapaci di riprendere il controllo di una coppia di bambini da due soli intrusi?"
Molti balbettarono sconvolti da quella dichiarazione e altri si prostrarono in ginocchio, supplicando pateticamente perdono al loro dio.
"FATE SILENZIO!" li annichilì tutti. "E fatevi da parte. Alzatevi ora, figli del sacrificio, alzatevi e compite la mia volontà!"
Gli umani allora cominciarono a spostarsi, ma quella ritirata si trasformò in una fuga spaventata e precipitosa verso i margini dell'area iluminata, simile ad un branco di topi in fuga da un gatto, quando dalla bocca di pietra la sezione si aprì verso l'interno e rrivelò un'oscurità tanto fonda quanto impenetrabile da cui uscirono ben presto cinque figure nere, avvolte della stessa orrenda oscurità innaturale di quell'interiora e che avevano solo una tenue luce all'altezza del cuore, di dimensioni una più diotta dell'altra. Sagome nere che sembravano quelle di un maschio e di quattro femmine di età adolescenziale, non più grandi di Salùk e Shià'ni... i quali erano forse i più spaventati di tutti.
Il Gufo Reale intuì ciò che doveva essere successo e ciò che erano. Scendendo la scala ormai sgombra di nemici, disse con tono tipico di chi stava reprimendo a malapena sdegno e collera: "Nadine, non entrare in contatto con l'oscurità... e spacca quella dannata maschera di pietra! A questi cinque giovani sacrificati dal villaggio penserò io."
Che cosa voleva dire quell'individuo forse non era chiaro, ma le istruzioni lo erano... e dal uo tono, anche Nadine avrebbe capito che in quel momento con lui non c'era da scherzare e che doveva essersi messo a fare sul serio, come testimoniava il fatto che non solo aveva finalmente tirato fuori un'arma da sotto il mantello, ma anche che ancora l'aveva in pugno.SPOILER (clicca per visualizzare)Energia magica residua: 100%
Stato fisico: illeso
Stato psicologico: sdegnato, arrabbiato e deciso
Passive in uso:CITAZIONEAcrobatismo
“La forza di un Ninja non si misura dallo sviluppo dei suoi muscoli, ma dai suoi movimenti.” Seguendo questo insegnamento del suo Maestro, Masahiro si è sottoposto ad un allenamento molto duro e durato svariati anni, che gli ha permesso di mutare parzialmente la propria natura. Il risultato si è concretizzato nella capacità di spiccare salti più alti (5 metri) e più lunghi (5 metri) da fermo rispetto agli altri, di correre sui muri o di stazionarvi per ore senza perdere la presa o stancarsi (previo utilizzo di uno strumento idoneo) (bonus del 25% in Resistenza), di muoversi con le capacità di un felino e soprattutto nella capacità di non subire alcun danno o di attutire le conseguenze di una caduta a seconda dell’altezza, ma ovviamente una caduta da un dirupo sarà fatale come per tutti gli esseri viventi sprovvisti di ali.
Ciò non vuol dire che Masahiro sappia muoversi più velocemente degli altri, ma semplicemente meglio (contando quindi un bonus del 25% in Agilità).CITAZIONESensi Arcani
Grazie alla continua pratica dei poteri magici, anche prima di cominciare ad indossare la propria maschera lo shinobi ha assunto una particolare capacità nota come "Sensi Arcani", grazie alla quale è in grado di rilevare qualsiasi altra fonte magico-energetica si trovi nei suoi pressi nel raggio di 30 metri quadrati, senza bisogno di concentrarsi per ottenere lo stesso risultato. Inoltre la stessa capacità di percezione si estende a tutti i sensi fisici (i comuni cinque sensi umani), permettendo così al Ninja di potersi accorgere della presenza di eventuali illusioni attorno a lui, senza con ciò saperle distinguere dalla realtà..
In seguito ad uno scontro piuttosto cruento con uno dei fantasmi del suo passato, la Foresta di Fanedell ha instillato in lui una nuova peculiarità, che ha espanso ancora di più la sua sensibilità magica e gli rende ora possibile percepire allo stesso modo anche tutta la vita largamente intesa nello stesso raggio sensoriale dei suoi Sensi Arcani.
Le sue doti nella magia elementale, concentrate prevalentemente nel dominio e nella manipolazione del Fuoco, gli hanno poi consentito un’altra caratteristica oculare piuttosto peculiare: vedere attraverso qualsiasi fonte di fuoco, sia essa "naturale" o derivata da una tecnica qualsiasi, anche propria.CITAZIONEScudo emotivo
"Un Ninja è un essere umano, ma la missione può a volte richiedere il contatto con persone o creature in grado di ingannare una persona facendo leva sulle sue emozioni." La difesa, stando agli insegnamenti del suo Maestro, è un costante esercizio nel palesare solo ed esclusivamente le emozioni che la signola persona vuole, senza condizionamenti di sorta da parte degli altri. Questo significa che ogni tentativo da parte di auree di influenzare generalmente la sfera emozionale di una persona non avranno il benché minimo effetto su Masahiro. Inoltre tramite la sua disciplina anche tentativi più cospicui di intaccare la sua emotività saranno ridotti, se di livello non eccedente le medie capacità: i poteri di malia esercitati con una Bassa forza saranno praticamente trascurabili, mentre quelli medi avranno un impatto ridotto su di lui.CITAZIONEMarchio della Fenice
Tra gli adoratori di Falayud vi era una credenza diffusa, che solo in rare occasioni si è tramutata in concretezza: l'immortalità è una condanna, un peso consistente nell'essere escluso dalla naturalità del mondo, oltre ad essere una potente fonte di corruzione della mente e dell'animo. Per tale ragione la divinità ha concesso il suo Marchio solo a suoi fedeli e tra loro solo a quelli pienamente consapevoli del peso che ciò comporta e del fatto che la stessa Falayud può revocare ciò che è stato concesso. Masahiro è solo l'ultimo di tempo ad aver ricevuto tale Marchio, che fisicamente si presenta come un tatuaggio rosso di una fenice stilizzata posto esattamente sul cuore.
L'effetto principale del Marchio consiste in un rafforzamento del legame tra l'anima e il corpo del mezz'elfo ben oltre i canoni normali, portandolo ad un livello invece molto più profondo e arricchendolo con proprietà forse più uniche che rare, perché estensioni della forza di Falayud. Concretamente, se Masahiro dovesse morire, la sua anima non andrebbe più lontano dal corpo e non dipartirebbe per il regno dei defunti, ma rimarrebbe nel mondo dei viventi e da essa si irradierebbe un'invisibile energia divina, concessa direttamente dalla dea, capace di rigenerare o addirittura ricreare da zero il corpo del ninja. Ovviamente tale prerogativa non si estenderebbe anche agli oggetti in suo possesso.
Falayud è consapevole tuttavia che affrontare l'immortalità con le proprie forze è impensabile per un mortale strappato alla propria natura, pur su sua accettazione delle richieste della Fenice. Per questa stessa ragione il Marchio estende i poteri mistici del portatore, aumentando di conseguenza le sue riserve di energia del 10% e consentendogli pertando una maggiore facoltà di utilizzo dei propri poteri prima di cadere vittima della stanchezza.
Equipaggiamento in uso:CITAZIONESemper Fidelis
Si dice che quando un’arma resti integra dopo tante battaglie, assuma alcune caratteristiche peculiari del suo possessore. Tale è il caso di questo tachi, che dopo anni di permanenza nelle mani di Masahiro è diventato infrangibile e resistente ad ogni condizione di temperatura. Inoltre il nome deriva da un’altra caratteristica peculiare: se viene separato dal suo padrone, quest’ultimo, con un basso dispendio energetico, può richiamare il Semper Fidelis dovunque esso si trovi, facendolo viaggiare attraverso l’aria come se esso avesse una propria volontà autonoma di viaggiare fino a ritornare dal Ninja. Ovviamente, però, ostacoli fisici della più varia natura possono fermare il viaggio della lama e costringere così Masahiro ad effettuare un nuovo richiamo.CITAZIONELama cangiante
Manufatto piuttosto curioso e particolare appartenuto ad una guerriera di un'altra dimensione e giunto nelle mani di Masahiro Echtele in seguito ad un curioso fenomeno di espulsione magica. L'arma peraltro non aveva lo stesso nome che il ninja ha invece deciso di dargli dopo averne scoperto la sua più vrsatile caratteristica: normalmente l'arma si presenta come un bracciale di metallo che gli avvolge l'avambraccio sinistro, da cui diparte una lama ricurva parallela all'avambraccio stesso e della stessa lunghezza, distaccata di pochi centimetri dal bracciale ed agganciata allo stesso tramite due "ganci" metallici saldanti l'intera struttura. Tuttavia, spendendo un consumo Basso, l'arma rivela tutta la sua versatilità, in quanto può assumere tutt'altra forma, divenendo qualsiasi genere di arma lo shinobi riesca a concepire, purché sempre di proporzioni umane e adatte ad un combattimento a corto o medio raggio. L'unico limite è che l'arma può trasfromarsi in un dispositivo di lancio, ma non può replicarne anche i proiettili (ad esempio l'arma potrebbe trasformarsi in una balestra leggera, ma i quadrelli dovrebbero essere trovati e caricati autonomamente). Ovviamente per ritornare a quella che Masahiro ha reso la sua forma consueta, dovrebbe spendere un altro consumo Basso.
Alle stesse condizioni, Masahiro può alterare o annullare la natura elementale della stessa arma a sua discrezione: in tal modo la Lama Cangiante, qualsiasi sia la sua forma contingente, può essere ricoperta da uno strato dell'elemento prescelto senza intaccarne minimamente l'integrità strutturale né danneggiare il portatore. Attualmente solo due elementi sono richiamabili dallo shinobi: se viene prescelta una natura di Fuoco la Lama brucerà, mentre se viene risvegliato il Fulmine, la Lama sarà percorsa di elettricità. In tali condizioni, ad ogni colpo infliggerà, oltre ai normali danni, anche quelli ulteriori dettati dalla natura del colpo, ma non sarà posibile in nessun caso utilizzare il potenziamento elementale se non direttamente con la Lama, essendo preclusa la possibilità di utilizzare attacchi o auree a distanza. Ovviamente per ripristinare la forma elementalmente neutra dell'arma è necessario un ulteriore consumo Basso.
Lo shinobi è consapevole che quelli non sono gli unico potere insito nella Lama Cangiante, ma non è ancora arrivato a scoprire pienamente tutte le risorse che l'arma può offrirgli.
Tecnica utilizzata:CITAZIONEOnda Sonica
Tecnica consistente nell'estrazione rapida del tachi o di un'altra arma a lama moderatamente lunga (ossia tutte le armi a lama che non siano pugnali, daghe o spadoni a due mani) in modo da creare una piccola onda pneumatica in grado di crepare il granito in un’area conica di 4 metri.
Masahiro non è in grado di generare Onde Soniche quando l'arma è estratta.
Tipo: Medio
Consumo: 10%.