[LAM] Il cuore dell'Aurora

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    Il cuore dell'Aurora

    Atto I

    In fondo sentiva che sarebbe andata a finire così; che se avesse lasciato quel posto, anche solo per uno o due giorni, qualcuno l'avrebbe notata. Eppure era uscita allo scoperto dopo chissà quanti anni! Non sapeva bene come mai avesse ceduto al desiderio di uscire; forse perché ormai la sua dimora le appariva come una prigione non molto diversa dalla condizione in cui si sarebbe ritrovata una volta sconfitta, forse perché ormai persino preservare la sua poca libertà aveva perso importanza. Ormai qualsiasi cosa non aveva più importanza e la sua patetica vita era caratterizzata dalla noia e dalla passiva osservazione dei fatti riferiteli dalle sue evocazioni.
    Patetica... he, chi l'avrebbe mai detto? Chi mai avrebbe potuto immaginare che qualcuno come lei, così potente da poter essere temuta persino da un esercito, potesse definirsi in quel modo?
    Sospirò, per poi percorrere il corridoio affiancato da colonne ghiacciate, per raggiungere la stanza dove poteva rivivere le proprie memorie. Non che ormai fosse particolarmente emozionante rivedere i ricordi messi in quei cristalli mistici, lo aveva fatto sin troppe volte, ma non aveva molti altri modi per passare il tempo.



    Luogo: Najaza, Obelisco della Spina


    Sembrava che fossero arrivate tutte le persone interessate a quella piccola conferenza e anche se ci fosse stato qualche ritardatario, era quanto mai opportuno iniziare per rispetto a chi era arrivato per tempo. Passò la mano sulla barba bianca e si schiarì la voce per iniziare a parlare dell'argomento che teneva a comunicare. Riguardava un fatto di cronaca risalente ai tempi in cui era ragazzo e che inaspettatamente sembrava non appartenere ancora al passato, stando alle rivelazioni appena pervenutegli.
    " Buongiorno signore e signori, voglio ringraziarvi per essere venuti qui. Penso che tutti voi a sappiate dell'episodio di Aurora d'Argento, nome con cui è ricordata la zelota Chantel."
    Era più che logico che lo conoscessero, dopo tutto quello era l'argomento della conferenza e anche se qualcuno di loro non era nato a quei tempi, per lo meno si era documentato un po' se ora era lì.
    " Dopo i fatti avvenuti tempo addietro e dopo la sua scomparsa, alcuni strumenti e osservatori l'hanno rivelata per ben due notti e a tracciare il percorso da lei compiuto."
    Un lieve brusio iniziò a partire dai presenti. Il professore detestava quando succedevano quelle cose durante i suoi discorsi, specialmente quando qualcuno finiva per interromperlo, come si preannunciava.
    " Mi perdoni signor Deve, ma mi permetto di chiederle una cosa che interessa a tutti. Con ciò, ci dobbiamo aspettare il ritorno di una minaccia?
    Vorrei solo ricordare che Aurora d'Argento si è resa responsabile della morte di Lord Braiden, ha ucciso lo zelota Nigel che aveva cercato di fermarla e ha falciato uno squadrone di ben cento soldati."

    In casi normai il Professor Xeve lo avrebbe semplicemente zittito, dicendo che le domande si facevano alla fine, ma comprendeva il timore dei presenti e poi aveva grande stima di Lord Philip e non voleva certo rispondergli in malo modo.
    " Le autorità sono già state avvertite e hanno detto di avere i mezzi per gestire la cosa, almeno per la maggior parte degli insediamenti. Non vi è nulla di cui preoccuparsi.
    Quindi proseguì.
    " Tornando al discorso, si tratta di una zelota dai poteri sorprendenti. Secondo quanto rivelato da Nigel, dovuti al possesso di un artefatto da lui chiamato "il cuore d'argento", trafugato e usato da lei irresponsabilmente. A quei tempi l'interesse per tale oggetto era notevole, tanto che molti si sono messi alla ricerca di Chantel, nella speranza di sconfiggerla e impossessarsene o riconsegnarlo a Nigel, affinché lo riportasse al suo posto."
    Quindi andò avanti, passando ai dati tecnici e alle anomalie registrate rispetto alle auree normalmente potenziate con gli artefatti. Passando poi alle presunte capacità dell'oggetto, anch'esse descritte da colui che aveva cercato di combattere la donna, altre frutto di alcuni ciarlatani che se le erano inventate di sana pianta.
    Dopo aver dichiarato di conoscere la probabile posizione della potente ragazza, arrivò alla conclusione.
    " Aver a disposizione un simile artefatto e poterlo studiare sarebbe molto utile per migliorare le nostre conoscenze nell'ambito della magia e nella forgia di oggetti magici e visto che l'occasione si è presentata direi che sarebbe opportuno riprovare a recuperarlo.
    Ciò che vi chiedo è solo un piccolo contributo per finanziare questa impresa, a contattare coloro che ne prenderanno parte penserò io."

    Alcuni presenti parvero disposti a fare una donazione, altri no. Tuttavia il primo a prendere la parola fu un tizio che non aveva mai visto prima, non particolarmente educato.
    " Tutto questo preambolo solo per avere un po' di soldi? Professor Xeve, cosa ce ne verrebbe mai in tasca a noi di finanziare queste ricerche? Anche se potrebbero portarci un qualche vantaggio avere quell'oggetto, che speranze abbiamo di ottenerlo? Quella donna ha sconfitto un piccolo esercito; crede forse che una manciata di avventurieri basti a farla fuori?
    Ma per favore! Una simile follia farebbe crepare solo gli sciocchi che ci prendono parte e buttare letteralmente via i nostri soldi."

    Se c'era una cosa che detestava più di essere interrotto mentre parlava, era sentire delle parole così arroganti!
    " Mi scusi, ma lei chi sarebbe per affermare queste cose?"
    Per prima cosa ricordò a quel bifolco che non era nessuno per dire quelle stupidaggini, poi rispose a tono.
    " Non pensavo che occorresse ricordare che Endlos è un modo in cui la volontà è tutto. Una persona dotata di una grande forza di volontà può diventare più potente di altre cento dotata di una debole, se solo desidera.
    È proprio appellandomi a questi individui che intendo riuscire in questo intento."

    Certo, persone del genere erano rare, ma il professore sapeva bene dove cercare e aveva spedito loro degli inviti, spiegandogli a grandi linee cosa voleva da loro e dichiarandosi disponibile a trattare nel caso avessero delle richieste particolari per mettere a disposizione i loro servigi.
    Chissà, magari alcuni di essi erano già lì.
    Allora, avete ricevuto l'invito dal professor Xeve e vi trovate nella capitale del Nord. Siete liberi di dire se avete seguito la conferenza o se incontrarlo dopo di essa. Così come siete liberi di entrare in scena proprio in questo momento o di aspettare che esca dalla stanza. Se avete domande, mandatemi un mp o usate il bando^^
     
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    Meraviglia.

    Erano arrivati fino al presidio del Nord e ora assistevano a un interessantissima conferenza del Professor Xeve sulla zelota Chantel e sull’Aurora d’Argento, che ne preannunciava il ritorno.
    A quanto gli era dato di comprendere, cioè tutto, quella risultava essere una donna che aveva abusato di un artefatto magico molto potente, il Cuore d’Argento, il quale le aveva donato notevoli capacità.
    Già intanto che il professore parlava la cupidigia cresceva nel cuore rinsecchito della mummia, doveva assolutamente mettere le mani su un oggetto di tale elevata potenza e carpirne i più reconditi segreti, a costo di strapparlo dalle fredde mani di un cadavere dilaniato.
    Una volta che ne avesse appreso le qualità, non solo avrebbe potuto scrivere un trattato sull’argomento e aggiungerlo alla sua collezione di artefatti rari ma avrebbe anche potuto progettare nuovi indescrivibili oggetti incantati da fornire in dotazione agli aviatori.
    Doveva renderli forti, potenti, invincibili.
    Scene come quelle successe durante le Nove di Laputa non sarebbero dovute avvenire mai più.

    Aspettiamo la fine della conferenza, poi andiamo a parlare personalmente con Xeve, cercando di non farci troppo riconoscere.


    Anche se una mummia millenaria e un elfo albino in armatura forse non rispondevano esattamente al perfetto ideale di “individuo banale di cui non si conservano ricordi”, ma almeno evitare di attirare coscientemente l’attenzione poteva essere una buona idea.
    Nonostante la loro fama e indiscussa notorietà nel Presidio Errante e in parte nell’Est, era probabile che lì al Nord non li conoscesse nessuno e dato che pensava di tenere l’artefatto per se, era meglio che le cose continuassero così.

    Una volta che infatti la conferenza terminò e che i volenterosi sborsassero parte del loro denaro, Khatep fece cenno a Grifis di seguirlo e si alzò per andare a conferire direttamente con il professore che li aveva intrattenuti fino a quel momento

    Salve, professore.
    Vorremmo conferire in privato con lei, se fosse possibile.


    Certo le parole sembravano una supplica, ma il tono in cui erano state pronunciate lasciava ad intendere che l’Antico non era qualcuno abituato a sentirsi dire di no, lui voleva conferire con Xeve e l’avrebbe fatto.
    Fine della questione.

    Chiedo venia se nei miei post succedono poche cose, ma nelle scene mi piace non addensare troppe cose nello stesso post ^^
     
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    ~ { Presidio Nord, Etlerth


    Etlerth. Un fiume di ricordi, una valanga di sensazione, egualmente sepolti sotto metri e metri di neve. Non c'era vita per un luogo ingegnato per tutt'altra sopravvivenza: lì era la morte ad eccedere alla supremazia, dove le forme di flora e fauna si costringevano, s'avviluppavano, attorno a quella certezza. Percorrevi quelle lande in compagnia del Vetusto Kathep, figura indecifrabile e al tempo stesso inseparabile condivisore d'avventure -altresì, ricerche sul campo, come amava definirle lui.

    A dire il vero, non eri del tutto fuor d'acqua in quella conferenza e, anzi, essa accrebbe il tuo interesse. Tant'è che, alle parole del compagno, rispondesti distrattamente.

    Si. Si.

    Rapito com'eri dai discorsi del Professore Xeve, ti dispiacque che, di lì a poco, la conferenza dovesse concludersi; cosa resa necessaria, dal momento che, se fosse perdurata indefinitivamente, altrettanto a lungo avresti dovuto attendere di poter conferire con Xeve stesso.

    Appena giunto al suo indirizzo, Kathep fu il primo a parlare. Tu, un po' dietro le quinte, ti guardasti attorno con il piglio di un bimbo meravigliato.

    Per quanto grande e numeroso sia il contingente delle formiche, resteranno pur sempre formiche.
    -esordisti, afferrando a tratti il succo del discorso che t'era parso di afferrare poco prima d'arrivare al professore-
    Dunque, perché non affidarsi a due tigri anziché sperare in delle formiche?

    Che motivo avevi di mentire? Tu e Kathep eravate la coppia più potente di tutto il suolo laputense, se non si conta il magister Yoko Saddler, che tuttavia non era tipo da accoppiate di quel genere, e per tanto faceva categoria a se. Sapevi che di lì a poco il Vetusto ti avrebbe rammonito con una delle sue sole cacciate saccenti, quindi scuotesti il capo venendo subito al dunque.

    Abbiamo seguito tutta la conferenza e, inutile dirlo, vorremmo discutere della faccenda più nel dettaglio.

    Da soli, magari.


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    Altro: Nulla di che, un po' di sana presentazione XD

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    Atto II

    Dopo aver zittito il seccatore non gli sembrò che ci fossero altri che avessero qualcosa da chiedere. Quasi quasi era tentato di andarsene; in fondo poteva lasciare lì un suo collaboratore per rispondere alle domande più semplici, alle curiosità e per ritirare eventuali contributi che magari qualche presente voleva versare subito.
    Fortuna volle che due persone decisero di farsi avanti, sembrando proprio dirigersi verso di lui. Le osservò con attenzione e una ebbe come la sensazione di averla già da qualche parte, magari nei suoi viaggi. Ma sì, era Grifis Minos, comandante dei Liberi Aeris Milites, una figura piuttosto importante a Laputa e soprattutto una persona che possedeva una tra le più potenti aure su Endlos. Si era informato molto su di lui, quando aveva ricercato persone adatte per fronteggiare la zelota, ma non si aspettava certo che sarebbe venuto personalmente; in fondo lui aveva solo mandato un invito alla sua gilda, sperando che si presentasse qualcuno di capace, ma dubitava che i vertici si sarebbero scomodati.
    L'altro invece non lo conosceva, anche se presumeva che fosse anche lui un aviatore. Kathep era diventato comandante della squadra blu da meno tempo rispetto al collega e perciò il professore non aveva avuto modo di conoscerlo, anche perché non viveva stabilmente nel Presidio Errante.
    Il meno noto fu il primo a parlare, seguito dal comandate della squadra bianca.
    " Per quanto grande e numeroso sia il contingente delle formiche, resteranno pur sempre formiche."
    L'uomo sorrise, notando con piacere che la pensasse alla stessa maniera. In fondo doveva aver provato su se stesse quelle cose e quanto potesse spingere in alto la volontà.
    " Dunque, perché non affidarsi a due tigri anziché sperare in delle formiche?"
    E constatò anche che fosse vero quanto si diceva sul fatto che riuscisse a incutere timore e rispetto solo stando vicino agli altri. Anche lui manifestò il desiderio di discutere in privato della faccenda e di certo li avrebbe accontentati.
    " Sarò ben felice di farlo e sono lieto che i Liberi Aersi Milites abbiano risposto alla mia chiamata. Tuttavia, sono desolato, ma non credo di conoscere di conoscere ancora il suo nome."
    Disse al nuovo comandante della squadra blu. Subito dopo aver ottenuto risposta avrebbe fatto strada.
    " Seguitemi pure, vi poterò in un luogo dove potremmo discorrere tranquillamente in privato."

    Li avrebbe quindi portati in una stanzina isolata dell'edificio e dopo averli invitati a sedersi, si sarebbe di nuovo rivolto a loro.
    " Chiedetemi pure tutto ciò che vi interessa sapere."
     
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    Sbruffone.

    Come suo solito Grifis non aveva potuto fare a meno di esaltare se stesso e lui come individui di indiscutibile potere, sebbene la cosa fosse la mera verità lo sbandierare informazioni a destra e a manca era decisamente contro la filosofia del Sommo.

    Io sono Khatep, Comandante Blu dei Liberi Aeris Milites.


    Per questa volta tuttavia lasciò correre, conscio del fatto che era forse anche dovuto a quella sparata che il professore li aveva così celermente invitati ad accomodarsi in una stanza isolata dell’edificio in modo da poter parlare tranquillamente.
    Una volta giunti suggerì loro di porgli tutte le questioni che avessero sull’argomento, l’Antico non esitò un attimo.

    Professor Xave, intanto vorremmo qualche informazione un po’ più accurata su questa cosiddetta zelota Chantel, come ad esempio di che culto faceva parte ed eventualmente il suo passato personale, vorremmo anche venire messi al corrente dei fatti precedenti alla sua scomparsa, ne ha accennato nella sua presentazione ma non ha detto nulla di concreto in merito.
    Ovviamente siamo anche incuriositi da questo artefatto, il Cuore d’Argento, mi pare di capire che le conoscenze su di esso risalgono a molto tempo fa e risultino quindi approssimative e incomplete ma comunque ci interessano.
    Infine, naturalmente, vogliamo sapere dove è stata rintracciata Chantel e dove porta il percorso che sembra stare compiendo.
    Grifis, hai qualche altra questione per il professore?


    Per quanto lo riguardava quelle tre questioni principali erano le prime a cui si doveva trovare risposta, conoscere per quanto possibile il proprio nemico era il primo passo fondamentale di qualsiasi battaglia, oltre a conoscere bene se stessi.
    Una cosa del genere l’aveva letta anche su un libro proveniente da una strana dimensione priva di magia, l’Arte della Guerra gli sembrava si chiamasse, comunque non era quello il momento di mettersi a divagare su misere dimensioni maledette, era il momento di raccogliere informazioni.
    Estrasse dalla borsa il suo taccuino, assieme a una penna, mettendosi tranquillamente in attesa per segnarsi le informazioni principali e più importanti che il professore gli avrebbe ora rivelato.
    Si aspettava comunque di poter visionare il materiale legato alla vicenda, tutto il materiale.
    Ma questo sarebbe successo successivamente.
     
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    ~ { Presidio Nord, Etlerth


    Non avevi poi bisogno che parlasse. Avevi passato molto tempo al fianco del Vetusto da sapere più o meno cosa gli passava per la testa, e questo non per assurde doti psioniche, ma per la semplice abitudine al suo modo di fare. Ad esempio: se la ruga dello zigomo destro era sopraelevata alla medesima, però del lato sinistro, molto probabilmente avevi detto o fatto qualcosa che lui riteneva inadeguato -e quando mai, aggiungerei. O forse, molto più semplicemente, ti facevi idee assurde tutte tue che magari nemmeno erano vere!

    Lasciasti quindi che per primo si esprimesse Kathep, che tra i due era quello con la conoscenza enciclopedica perfino della polvere mangia-uomini, delle galassie perdute; dal tuo canto, ti riservasti l'area più diretta e guerrigliera, ovvero le due cose che un guerriero doveva chiedere a chi gli chiedeva di andare a caccia:

    Non sono elfo amante dello studio, se non per quello che riguarda la strategia in generale. Dati gli scontri avvenuti con la Zelota, avete raccolto qualche informazione sulle sue abitudini? Mi spiego: quando un animale si sente minacciato, specie se molto astuto, può ricorrere a mezzi anche violenti per sopravvivere; e capirete che non stiamo parlando di un animale, ma di una creatura senziente. Nevvero?

    Voglio conoscere tutti i dati relativi alle missioni di cattura effettuate e fallite, dall'ora in cui vi è stato il primo avvistamento, a quanto tempo è passato perché la Zelota falciasse i vostri ricercatori; voglio sapere quando preferisce attaccare, come si approccia in base al numero dei nemici e, soprattutto, avere testimonianza di chi ha incontrato la creatura ed è sopravvissuto per raccontarlo.


    Dubitavi che sapessero più di quanto era stato detto nella conferenza, e benché alcune tue domande vertevano su argomenti che il professore aveva già trattato, sospettavi che, a fronte di un'imbarazzante rivelazione dei fatti, egli avesse preferito tenere per se qualche cosa. Se così fosse stato, adesso non aveva più motivo di tenere per sé informazioni magari infelici, eppur vitali per la vostra caccia.

    Perché, se non era ancora chiaro, l'Artefatto poteva essere un utile regalo dalla Dama del Vento... ma sconfiggere quella Zelota stava diventando per te l'ennesima sfida di cui vantarsi un domani.


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    Atto III

    Xeve non seppe bene come interpretare il lieve segno di irritazione di uno dei due interlocutori. Che avesse fatto qualcosa di sbagliato? Per questo, quando costui si presentò come Khatep, uno dei comandanti dei Liberi Aeris Milites, credette che fosse seccato per non essere stato trattato con la dovuta referenza.
    " Mi scusi, non l'avevo riconosciuta."
    Si affrettò a giustificarsi. In effetti aveva sentito qualche volta il suo nome, ma non lo aveva mai visto in volto.
    Poi passò alla parte che sia a lui che ai due interessava di più, ovvero della zelota.
    " Non mi è molto facile rispondere a tutte le domande. Dopo la scomparsa di Chantel l'interesse da parte degli studiosi riguardo lei e l'artefatto calò vertiginosamente, lasciando spazio a leggende più o meno attendibili e conseguentemente alla perdita di molte informazioni su di essa.
    Le fonti più attendibili si possono ritrovare in dei particolari cristalli di ghiaccio, in grado di registrare i ricordi di una persona e riproiettarli fuori in un secondo momento. Andavano molto in voga a quei tempi e pare che costei ne facesse molto uso.
    Non ci risulta che facesse parte di qualche particolare culto. Per quanto riguarda le sue abitudini, sembra che durante la sua infanzia, se così vogliamo chiamarla, entrasse in contatto con la gente comune molto più in fretta di quanto facciano di solito gli zeloti. Avvenne poi un periodo in cui si isolò anche rispetto ai suoi simili e che si concluse quando venne fuori la storia del Cuore d'Argento.
    Il tempo in cui la si combatté sembra che non fosse quasi mai lei ad attaccare per prima, come se in realtà le interessasse solo proteggere sé stessa o l'artefatto in suo possesso e prima di combattere contro Lord Braiden non aveva uccise nessuno di coloro che avevano cercato di attaccarla. Sono proprio queste persone che hanno riportato delle testimonianze riguardo il suo modo di combattere, parlando di manipolazione del ghiaccio e forse anche di utilizzo di evocazioni. Capacità molto interessante sembra essere la possibilità di castare molti incantesimi a distanza ravvicinata e molti dei testimoni hanno spesso evidenziato che costei non sembrasse avere problemi riguardo l'esaurimento della sua energia, anche quando sembrava usarne molta.
    Nei duelli o nei combattimenti contro poche persone sembrava più basarsi sulla strategia, che sulla forza dei proprio poteri, come invece ha fatto quando si è trovata davanti un centinaio di soldati di bassa pericolosità."

    A quel punto tirò fuori delle carte da un cassetto e iniziò a sfogliarle.
    " Per quanto riguarda l'artefatto ciò che sappiamo è abbastanza contraddittorio. Secondo molti è quello che garantisce una riserva energetica eccezionale a Chantel, le permette di di lanciare più magie contemporaneamente e che le ha donato buona parte dei suoi poteri, tra cui le evocazioni, ma nessuno può affermarlo con certezza.
    Le dichiarazioni ritenute più affidabili sono state date dallo zelota Nigel, tuttavia durante i miei studi ho trovato parecchie incongruenze nelle sue parole rispetto a quanto osservavo: l'aura della donna non sembra infatti aver subito le alterazioni tipiche di quando viene potenziata da un simile artefatto e questa peculiarità potrebbe essere spiegata solo con il fatto che costei abbia assorbito l'oggetto, facendolo divenire parte di sé. Però se così fosse si contraddirebbe il discorso di Nigel, che parlava di questo come qualcosa che le si potesse sottrarre facilmente, una volta sconfitta, e non certo come una parte da asportarle.
    Se fosse come sospetto io, l'artefatto, proprio in virtù di poter essere assorbito, potrebbe aver la possibilità di poter far sviluppare dei poteri diversi a seconda di chi lo usa e questa peculiarità potrebbe essere sfruttata in svariati modi."

    Finalmente trovò il materiale che stava cercando e posò su un tavolo una mappa con un punto evidenziato e due foto.
    " È qui che ha terminato la sua corsa i giorni in cui l'abbiamo rivelata. Vedete questa specie di crepaccio nel ghiaccio? Bene è quello il punto e osservando l'immagine si può chiaramente capire che tale spaccatura sia recente e sia stata aperta da sotto lo strato congelato."
    La fessura sembrava profonda più di dieci metri.
    " Deduco che sia lì che si trovi il nascondiglio in cui si è rifugiata per tutto questo tempo e come potete vedere in questa seconda fotografia, il ghiaccio si sta già riformando per richiudere la spaccatura, ma per farlo ci impiegherà almeno qualche giorno, vista la velocità con cui sta avanzando.
    Se volete posso mandarvi da delle persone che vi accompagneranno fino a lì, ma non pretendete che vi seguano oltre la linea di sicurezza.
    Avete altre domande?"

    Quindi rimise a posto i documenti superflui.
     
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    Personalmente, nessuna. Non so il mio collega, ma per quanto mi concerne sono più che ansioso di recarmi sul posto.

    Lanciasti un'occhiata a Kathep: conoscendolo, non era dello stesso avviso -sicuramente nella sua mente si agitavano propositi di ricerca, e la smania di chi vuole subito tra le dita scheletriche il nuovo giocattolo. A volte non capivi proprio quella sua natura, ed avevi la certezza che fosse ben più crudele e cattivo di molti dei nemici da te affrontati. Ti rincuorava soltanto che fosse un Aviatore come te, cosa che poteva magari frenarlo dal far cose della peggior specie.

    Speravi che però le poche informazioni sulla zelota l'avessero scosso almeno quanto te. D'altronde, quella creatura usava non solo il ghiaccio -tuo elemento- ma poteva finanche evocare altre creature al suo servigio -emule del Vetusto, che però aveva per se scheletri e mummie varie. Insomma, si prospettava uno scontro interessante, per te, e un'ottima occasione di studi per il Comandante della Squadra Blu.



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    { Equip: Bussola }
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    Spada degli Spiriti Silvani
    { Equip: Spada }
    Passive: Richiamo di Fanedell (only gdr)
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    Guaina Silvestre
    { Equip: Guaina }
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    { Equip: Vera Runa }
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    Passive: Doppio Discernimento Attive (Tipologia + Potenza)

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    Passive: Influenza Psicologica (Riverenza)

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    Artefatto.

    Questa storia del Cuore d’Argento stava cominciando a diventare sempre più interessante, se l’oggetto conferiva capacità magiche tanto notevoli da poter lanciare numerosi incantesimi di un certo livello a poca distanza l’uno dall’altro, allora doveva finire nelle sue mani a tutti i costi.
    Avrebbe potuto studiarlo, un pezzo alla volta, per cercare di capire come accumulava tanto potere e magari ripetere il processo su di se e uscire finalmente da quella situazione di carenza di mana che lo attanagliava, su Endlos la magia che serviva a lui era molto più rada che sul suo piano natio e nonostante fosse più che sufficiente a garantirgli molti poteri, non era che l’ombra di ciò che sarebbe stato in grado di fare.
    A volte gli sembrava quasi di soffocare, anche se ovviamente era solo una stupida sensazione.

    Comunque fosse alle parole di Xave seguì una raffica di pensieri, avevano avuto alcune informazioni sul loro nemico, avevano una guida e pochi giorni per terminare il lavoro quindi in sostanza non avevano nulla.
    Non sapevano la vera natura di ciò che la zelota poteva fare, non conoscevano la portata dei suoi poteri e il tempo era contro di loro.
    Non si stupiva che la gente che si trovava da quelle parti non fosse stata in grado di fare assolutamente nulla per fermare Chantel, la cosa si prospettava tutt’altro che semplice anche per loro.
    Avrebbe voluto porre altre questioni, ma aveva intuito che Xave aveva già detto tutto ciò che era in suo possesso e probabilmente non avrebbe potuto aiutarli più di quanto non aveva già fatto, considerato che il professore non avrebbe ricavato nulla da quella storia riteneva che lo si potesse dispensare, per il momento.

    Neanche da parte mia vi sono altre domande.
    Direi che concordo con il mio collega, apprezzerei se venissimo portati sul posto così da poter vedere con i nostri occhi.

     
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    Il cuore dell'Aurora

    Atto IV

    I due aviatori non sembrarono avere domande e il professore pensò di essere stato esauriente nel rispondere. Mostrarono anche una certa fretta e l'uomo non seppe dar loro torto: in fondo era solo questione di giorni prima che il passaggio si richiudesse e rendesse inaccessibile il possibile nascondiglio di Chantel, senza contare che il tempo era ancora buono (o meglio lo era al confronto di come solitamente era nel presidio) e aspettando si rischiava solo che i venti si rialzassero e magari che si scatenasse una tempesta nella zona interessata.
    " Ottimo, allora vedrò di non farvi perdere altro tempo."
    Prese quindi a cercare di nuovo tra le sua carte, finché non tirò fuori una busta e un foglio bianco su cui iniziò a scrivere un indirizzo.
    " Recatevi qui e troverete un gruppo di esploratori, gente ben preparata. Consegnategli questa lettera e ditegli che vi mando io e che provvederò a pagare le spese per la spedizione."
    Ormai era qualche anno che non partecipava più direttamente a queste imprese, ma almeno poteva continuare a mandarle avanti selezionando le persone da inviare e ricevendo i dati che raccoglievano.
    " Il viaggio dovrebbe durare tre o quattro ore, ma badate bene che non avanzeranno oltre al limite di sicurezza e dopo un certo periodo che non vi vedranno tornare se ne andranno senza di voi. Di solito aspettano sei ore."
    Per ragioni di sicurezza non potevano rimanere lì in eterno, sia perché il clima non lo permetteva, sia per la possibilità che la zelota uscisse di nuovo di fuori.
    " Comunque se vi mettete d'accordo potrebbero stare lì anche più tempo, come se desiderate che portino dell'attrezzatura particolare, per esempio di primo soccorso. Anche se dubito che posseggano qualcosa che possa aiutarvi in un eventuale scontro.
    Volendo possono portarvi lì oggi stesso o anche domani se preferite."


    Una volta raggiunta la piccola compagnia di esploratori, accordatisi con loro e assicuratogli che il professor Xeve avrebbe provveduto a pagarli, quattro di loro avrebbero accompagnato il due abitanti di Laputa durante il tragitto.
    Per prima cosa il gruppo sarebbe montato su un piccolo velivolo che sarebbe atterrato presso un piccolo villaggio tra le nevi, lì si sarebbe procurato alcune slitte trainate da cani, con le quali sarebbe arrivati sin quasi all'enorme frattura. A quel punto Grifis e Kathep avrebbero dovuto proseguire da soli, percorrendo la spaccatura che scendeva nelle profondità del ghiacciaio.
    Se fossero scesi fino in fono sarebbero arrivati a ciò che ad un occhio distratto poteva apparire un vicolo cieco, tuttavia osservando bene avrebbero notato che dietro a un sottile strato ghiacciato, abbattibile anche con qualche colpo di spada o persino dei semplici calci, ci fosse una specie di barriera trasparente. Una sorta di muro magico oltre al quale non era possibile percepire nulla con arti simili all'auspex. Insomma avrebbero avuto davanti qualcosa che aveva aiutato la ragazza a nascondersi meglio, che tuttavia i due avrebbero potuto oltrepassare senza problemi.
    Tuttavia non era facile dire cosa avrebbero trovato dall'altra parte: infatti la barriera lasciava pur passare la luce, ma la distorceva come un vetro mal realizzato. Forse si poteva intuire che dall'altra fosse come l'interno di un'abitazione realizzata nel ghiaccio, ma nulla di più.
    Potete descrivere il viaggio e come interagite con i quattro esploratori, attenendovi a quanto ho detto. Ovviamente potete subito percorrere la spaccatura e attraversare la barriera oppure fermarvi per un po' all'esterno.
     
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    Lettera.

    Prese ciò che il professore stava loro consegnando, lo ripose nella borsa, e ascoltò attentamente le sue parole.
    Avrebbero avuto delle guide che li avrebbero portati nel luogo della frattura, ma essi non li avrebbero accompagnati e la cosa da un lato gli dispiacque poiché non avrebbe potuto usarli come scudi umani, ma riteneva fosse meglio così in quanto il suo compare era assai più scrupoloso e sicuramente si sarebbe opposto e avrebbe limitato il suo potere nel cercare di non ferire i cosiddetti “innocenti”.
    Non si curò del fatto che le guide rimanessero o meno ad aspettarli, in fondo una volta che fossero usciti con l’artefatto avrebbe semplicemente potuto teletrasportare Grifis e se stesso fino a Laputa, lasciando le contrade del Nord al loro gelido destino.

    Credo, se il Comandante Bianco è d’accordo, che partire immediatamente sia la soluzione più opportuna.
    Non sappiamo per quanto tempo esattamente il varco nel ghiaccio rimarrà aperto e se da un lato non voglio che si chiuda prima che abbiamo la possibilità di entrare, dall’altro non voglio ritrovarmi intrappolato all’interno.


    Quindi così fecero, il professor Xave li guidò immediatamente fino al gruppo che avrebbe fatto loro da guida, per poi congedarsi prima che l’incontro effettivo potesse avvenire.
    Dal canto suo l’Antico si limitò a mostrare la lettera che il professore aveva loro consegnato e a intimare agli esploratori di fare più in fretta che avessero potuto, senza curarsi troppo delle eventuali interazioni che il suo compagno avesse tenuto con loro dato che in fondo di loro non gli importava nulla.
    Erano meno della polvere sotto i suoi piedi e il loro unico scopo era condurlo da un artefatto di indibile potere, una volta avessero fatto ciò, per quanto lo riguardava avrebbero anche potuto sprofondare per sempre nei meandri più oscuri degli inferi.

    Comunque fosse, arrivarono in breve tempo fino alla fenditura nel ghiaccio e fu solo quando le guide si accomiatarono, dicendo che sarebbero rimaste nei paraggi -ma non troppo vicino- che finalmente il Sommo si rivolse nuovamente al Falco, dato che fino a quel momento non v’era stato nulla di importante da dire.

    Grifis, credo sia giunto il tuo momento.
    Se non sbaglio, il ghiaccio è la tua specialità, quindi prego.


    Con un gesto della mano invitò il commilitone a farsi avanti nella spaccatura per primo, non che fosse un codardo ma effettivamente riconosceva che per quanto riguardava la manipolazione elementale del ghiaccio, i poteri dell’altro erano nettamente superiori ai suoi.
    Sicuramente sarebbe stato più facile per Comandante Bianco rilevare qualche tipo di anomalia che a lui, nonostante la sua vastissima conoscenza, sarebbe potuto sfuggire per semplice mancanza di esperienza diretta in quel settore specifico della magia.

    Spero di non aver fatto troppe castronate xD
     
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    ~ { Presidio Nord, Etlerth


    Un profondo e inusuale brivido attraversò il tuo essere - non era il freddo e nemmeno l'eccitazione -, quando eravate oramai giunti presso il sito della Creatura. Il resto, che fosse il disquisire con il dottore, il farsi accompagnare, o il viaggiare fin lì, divenne una sfumatura che non aveva merito nemmeno d'essere menzionata: ogni tua cellula era viva, forte, dentro il desiderio di scendere là sotto.


    E le invocazioni sono la tua, quindi tieni pronti i tuoi scheletri.

    Dicesti, scendendo in volo lungo la fessura di ghiaccio. Per quanto affine, il tuo elemento aveva un che di diverso da quello in cui, invece, eri adesso; certamente la Zelota aveva una propria affinità con quel tipo di ghiaccio, tuttavia ciò non ti avrebbe impedito di percepire i flussi del mana: quando e se avessi avuto modo di notare che la Creatura era in procinto d'attaccare. A quel punto, dovevi confidare che la tua lama, unita agli incanti del Vetusto, superassero in qualità e potenza tutta la forza di quell'essere misterioso.



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    Status Fisico: Ottimo 100%
    Ferite Riportate: Nessuna

    Condizione Metale: Pronto alla lotta.

    Mana Consumato: 0%
    Mana Residuo: 100%

    Altro: :qwl:

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    Armatura del Falco Bianco
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    Vera Runa dell'Acqua
    { Equip: Vera Runa }
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    Il cuore dell'Aurora

    Atto V

    Un brivido gelido, più gelido degli enormi ghiacciai del Nord, percorse la schiena di Chantel. Quindi era successo proprio come temeva e persino prima di quanto aveva previsto! Qualcuno aveva trovato il suo nascondiglio e si era recato lì, probabilmente con le stesse intenzioni di tutti coloro che l'avevano attaccata.
    In fondo lo sapeva, era la semplice conseguenza dell'essersi avventurata fuori. Se l'era ripetuto migliaia di volte che sarebbe stato suicidio e pura follia, ma col passare del tempo non riusciva a dare più ascolto neanche alle sue stesse parole. Stare sempre chiusa in quel posto, senza incontrare mai nessuno, né vedere nulla di nuovo stava consumando la sua sanità mentale. Ormai non ne poteva più e sentiva che se fosse rimasta lì ancora la sua testa sarebbe esplosa.
    Quindi aveva deciso di uscire di nuovo, rompendo la spessa coltre ghiacciata dietro la quale si celava la sua dimora. Si era sentita come rinascere a rivedere l'esterno, risentire il vento e tutte quello cose che un tempo aveva dato per scontato. Aveva volato per un po' per le distese desolate dell'Etlerth ed aveva creduto che la cosa bastasse ad appagarla, senza badare che così la sua aura potesse essere avvertita da chiunque e di conseguenza farla ripiombare nella situazione di decine di anni prima. Dopo tutto quello che aveva passato, persino la paura di finire in schiavitù stava scemando.
    Solo quando era rientrata si era resa conto di aver fatto un'enorme scemenza (e neanche del tutto, visto che una parte di lei desiderava rifarla ancora e ancora, quasi a volerne fare una nuova abitudine).
    Nel disperato tentativo di rimediare a quanto fatto aveva usato i suoi poteri per chiudere la breccia a nascondere il luogo in grado di celare la sua aura, ma come temeva era stato tutto inutile. Qualcuno doveva aver percepito la sua energia e ora era penetrato all'interno!
    L'incantesimo che serviva a sorvegliare l'entrata l'aveva appena avvertito dell'ingresso di due auree particolarmente potenti. Ciò implicava subito che ormai il suo rifugio era stato scoperto e non ci sarebbe più stato modo di celarlo. Sarebbe stata nei guai senza un nascondiglio e avrebbe dovuto realizzarne un altro, sempre se faceva in tempo, ma al momento le priorità erano ben altre: due intrusi erano penetrati all'interno.
    Sicuramente erano lì per sconfiggerla ed sapeva quali sarebbero state le conseguenze se fosse accaduto.
    Forse però poteva scongiurare lo scontro, quindi si appellò allo stesso incantesimo che le aveva fatto notare i due, per ammonirli.
    " Chiunque voi siate, andatevene subito e non vi sarà fatto niente."
    La voce sarebbe risuonata in tutto l'edificio, ma non era certa che avrebbero desistito. Quindi si incamminò verso il salone più grande, in cui terminava il corridoio principale. Era sicuramente il luogo migliore per la battaglia e li avrebbe attaccati solo se si fossero spinti fin lì.
    In tal modo sarebbe stato più facile per loro prendere in considerazione l'idea di andarsene.

    Quindi Grifis e Khatep, subito dopo aver attraversato una barriera facilmente permeabile, si trovarono in un vero e proprio palazzo, completamente di ghiaccio. Con muri bianchi e azzurri e colonne semitrasparenti, quasi completamente spoglio di decorazioni, anche se era evidente che, chiunque avesse plasmato quel posto, avesse un'incredibile maestria nel manipolare il ghiaccio, nonché una cura e pazienza rara in molti fruitori di quell'elemento.
    Un lungo corridoio sembrava procedere dritto, dai cui lati se ne diramavano altri più piccoli, che conducevano ad altre stanze. Ma in esse non sembrava esserci nulla di interessante, tranne in due: una non molto grande, composta da scaffali su cui erano adagiati una miriade di strani cristalli i quali, anche se appena sfiorati, avrebbero proiettato fuori i ricordi in essa contenuti e una decisamente più grande, in cui il ghiaccio non era stato lavorato, ma in cui erano stati riportati una miriade di segni e scritte disordinate.
    Che avrebbero fatto i due aviatori? Avrebbero percorso subito il corridoio principale o avrebbero esplorato prima il palazzo, soffermandosi sui particolari interessanti?
    Qualunque cosa decidiate di fare, vi consiglio di dare un'occhiata al bando, dato che voglio chiedervi una cosa.


    Edited by ..Daiki.. - 3/6/2013, 13:45
     
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    ~ { Presidio Nord, Etlerth


    L'ebbrezza di un vento freddo: l'anima, vibrante, pronta alla pugna. Attraversavi quella barriera come fosse un piccolo ostacolo, poco più di un tendaggio che copriva il ghiotto premio; e avanzavi - passo sicuro, cadenzato - rintoccando il tuo essere in ogni antro di quel palazzo glaciale.

    Splendevi di un'aura tutta tua. L'acqua lo sapeva, e il ghiaccio pure: permeavi l'esistenza di una nuova conoscenza, mentre la Vera Runa troneggiava. I bianchi muri riflettevano il tuo ego ovunque, ammaestrati per tenere a freno l'immortalità del tuo nome. Dunque, eccoti procedere nei confini oblunghi di un corridoio, dritto in apparenza, da cui ramificavano però tanti altri.

    V'erano poi due stanze, nessuna degna di attenzione. La tua figura elfica ammantata d'argento avrebbe valicato il confine dell'interesse, giungendo a ridosso della minaccia: avresti palesato te stesso, come se niente avesse il diritto di incuterti alcun timore; e benché, invece, una fibra di spavento ti ricordasse capace di sentimenti angoscianti, fu più forte il coraggio di chi, in battaglia, c'era stato tante volte.

    Il mio nome è Grifis, elfo di Fanedell e Comandante dei Bianchi Aviatori. A nome di Endlos - e di me stesso - ti sfido a regolare tenzone.

    La spada ancora nel fodero ma l'ego già ad affilarsi altrove. Gli occhi di ghiaccio e l'anima di un falco: il volo proiettato verso l'infinito. Accompagnato, come sempre, da quella sensazione d'indescrivibile piacere che ti dava lo sfoderare gli artigli, a maggior ragione contro chi era meritevole.



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    Condizione Metale: Ansioso ma deciso.

    Mana Consumato: 0%
    Mana Residuo: 100%

    Altro: procedo direttamente verso il nemico; Kathep può decidere se esplorare o meno il castello^^

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    Ghiaccio.

    Oltre la lieve barriera che proteggeva quel posto, poteva notare una struttura che ricordava decisamente quella interna di un palazzo, ma costituita unicamente e interamente in ghiaccio lavorato dal potere elementale.
    Era evidente che quella zelota aveva un controllo abbastanza preciso del proprio elemento, ma la cosa non lo preoccupava eccessivamente, sapeva che Grifis aveva un potere glaciale spaventoso, tanto grande che effettivamente era in grado di rivaleggiare con il suo.
    Non era cosa da tutti.

    I due si mossero, sicuri di se, lungo i corridoi immersi nel freddo eterno senza scomporsi, anzi sembrava che il Falco fosse rimasto preda del proprio ego immane e che avesse deciso di abbandonare ogni tipo di prudenza o saggezza, infatti cominciò a urlare in modo da essere sicuro di farsi sentire.

    Il mio nome è Grifis, elfo di Fanedell e Comandante dei Bianchi Aviatori. A nome di Endlos - e di me stesso - ti sfido a regolare tenzone.


    Non potè fare a meno di colpirlo alla nuca con il retro del proprio bastone, anche se piano, non aveva mai visto tanta stupidità e arroganza tutta assieme.
    Certo Grifis era potente, lo sapeva bene, ma la zelota aveva dalla sua un artefatto dai poteri molteplici e sconosciuti, inoltre erano nel suo dominio e non potevano sapere cosa avrebbe potuto fare, l’idea di sfidarla in uno scontro leale era la cosa più idiota che avesse mai sentito in vita sua.

    Sei forse impazzito?
    Non puoi sfidarla in uno scontro leale, lei ha un artefatto sconosciuto, siamo nel suo regno e tu sei tutt’altro che invincibile, Falco.


    Con un gesto della mano, dato che non voleva battere il bastone in quel luogo, evocò un piccolo spiritello semitrasparente in modo che andasse avanti per esplorare la situazione.
    Se c’era una cosa che Khatep non desiderava, era ritrovarsi in una trappola assieme a un Grifis che aveva perso il lume della ragione.

    Mana: 110-10= 100%

    Tecniche Utilizzate

    animaincatene-1
    Anima in Catene Minore
    "Questa è indubbiamente la prova incontrovertibile che anche cani e altri piccoli animali, al pari dell'uomo, possiedono un anima."
    É possibile che durante una delle aperture dell'arca delle anime essa abbia catturato all'interno del proprio potente scrigno di dolore e tormento l'anima di un qualche animale che si trovava ad essere nelle sue vicinanze per mero infausto caso del destino.
    Lo spettro in questione sarà quindi un anima animale e in quanto tale molto più debole e meno potente rispetto all'anima umana, per la quale inspiegabilmente il desiderio di vivere è talmente forte da risucchiare la vita e l'energia altrui, ma condivide con essa molte caratteristiche: è praticamente invisibile ed è capace di attraversare la materia solida.
    Questi servitori accidentali dei Sommi Sacerdoti tendono a essere utilizzati dal clero essenzialmente come esplotatori, sono facili da evocare e praticamente imprendibili, dato che trascendono il mondo fisico, la loro unica debolezza è la loro resistenza infima a qualunque tipo di attacco magico.
    Consumo: medio
    Durata: 2 turni
    Effetto: evocazione, entro due metri dal sacerdote, di un'anima praticamente invisibile alla vista normale e senza alcuna interazione con il mondo fisico quindi con capacità di attraversare gli oggetti solidi e liquidi ma senza nessuna capacità offensiva propria.
    Il Sommo ha la capacità di vedere attraverso gli occhi dello spirito, ed esso ha una debolezza assoluta a qualunque tipo di attacco di origine anche vagamente magica.








     
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