[LAM] Cattive Nuove

Sincronizzazione ~ Interludio III

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    "Un penosissimo puzzo che è il puzzo della debolezza, della fiacchezza, della viltà. Infatti piace a chi non ha il coraggio di affrontare la vita, a chi non ha i coglioni per tenere in vita la vita, a chi non ha la fantasia che ci vuole per apprezzarla nonostante le sue durezze e le sue porcherie e i suoi orrori, a chi non ha l’intelligenza di amarla".
    Oriana Fallaci


    rosadru

    Sostava silente nella penombra del suo ufficio. Era pieno giorno, eppure dense nubi grige coprivano il sole rendendo tutto il mondo sottostante... ovattato. Dalla scomparsa dell'Alfiere, erano stati davvero pochi i giorni soleggiati e luminosi: perennemente avvolta fra le nubi Laputa sostava silente, quasi addormentata.

    tronoalfl

    Coloro che nel cielo avevano intuito l'umore della Dama del Vento si contavano sulla punta delle dita di una sola mano.

    -Entra pure.

    La voce leggera e gentile di Drusilia ruppe il silenzio innaturale che regnava in quella saletta, seguendo di pochi attimi il ticchettio di dita artigliate sulla superficie lignea della porta che la divideva dal suo ospite. Il Gran Maestro attendeva infatti delle visite, più precisamente il Sergente Bianco: Grifis aveva da consegnarle alcuni rapporti riguardanti le missioni dei Bianchi ad Est e, non potendo agire direttamente a causa di una visita improvvisa a Fanedell, le aveva comunque promesso di inviarle il suo Sergente come sostituto e messaggero.
    E Drusilia, da buona padrona di casa, aveva già pronto un cesto di dolcetti e cioccolata da offrire al Drago oltre la soglia.

    -Accomodati, caro- lo avrebbe invitato con toni gentili e materni -vuoi della cioccolata?

    La giocata avviene cronologicamente prima all'alfierato di Drusilia. Quindi lei non è ancora Alfiere di Laputa, bensì Ufficiale di Presidio.
    Nessuno sa della scomparsa di Raylek a parte lei e pochi altri.

    Non inserisco passive ed altro perchè non c'è bisogno :V
     
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  2. Harium
     
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    Giornate smorzate, quasi tese in aspettativa di qualcosa, sfioravano lievemente il Castello del Cielo.
    Il Drago stava riposando dopo le estenuanti spedizioni nell’Est alleato: la disinfestazione di Fanedell e lo smarrimento nelle terre di Arcadia lo avevano coinvolto per interi giorni, prima che gli fosse possibile tornare alla sua casa celeste. Nel volo di ritorno gli era addirittura parso d’intravedere una fulgida stella cadente che attraversava la coltre notturna, e l’Astro non si era trattenuto dall’esprimere un piccolo desiderio.

    Ma - com’è noto - le stelle sono insensibili alle preghiere.

    La permanenza successiva a Laputa sarebbe stata traumatica per il nostro, ma dando tempo al tempo, la nostra storia si svolge in un pigro pomeriggio, che vedeva Harium intento a portare parecchie scartoffie nell’ufficio della Dama del Vento. Era da molto che non incrociava l’amorevole sguardo della prima anima che l’aveva accolto sul semipiano, e lui poteva quasi dirsi... felice.

    Ma il grigiore del cielo - l’ovatta che permeava l’Isola - tarpava le ali della sua spensieratezza.

    Ancora dubbioso percorse il corridoio su cui sfociava lo studio di Drusilia.
    Picchiettò piano gli artigli sul legno intarsiato, per evitare di rovinare l’uscio colmo d’arabeschi. L’invito ad entrare non si fece attendere, così Harium varcò timidamente la soglia e si portò fino alla scrivania, dove adagiò la pila di documenti richiesti.

    Buongiorno, Drusilia; ho portato i rapporti della squadra.

    La sua voce non riusciva a raggiungere minimante la dolcezza di lei, eppure c’era una minuscola incrinatura anche nelle parole della fondatrice degli Aviatori. Meditò il Drago, pensando se una sua eventuale domanda potesse apparire indiscreta, e nel frattempo accettò con pacatezza la sua offerta.

    Certamente, grazie mille.

    Il mansueto bestione sarebbe apparso a qualcuno fuori luogo in una sala del genere, ma poteva essere certo che gli occhi della Dama accarezzassero con il loro sguardo affettuoso ogni membro della famiglia aviatoria, senza distinzioni. Forse fu per questo che l’Intergalattico si fece forza e avanzò una domanda.

    Drusilia… per caso c’è qualcosa che non va? Il cielo è…

    Lievemente non concluse la frase, lasciando sfumare il significato rimasto sottointeso.

     
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    Non appena i rapporti furono consegnati, La Dama del Vento espresse la propria gratitudine verso il Drago sollevandosi dal proprio scranno e raggiungendolo lì dove si era fermato. Un leggero abbraccio gli avvolse il collo nonostante le scaglie irte e gli spuntoni in grado di ferirla: Drusilia ne fu ben attenta. Si sarebbe infine discostata, e le labbra rosse si sarebbero schiuse per liberare le parole imprigionate fra la bianca dentatura, giusta risposta alle preoccupazioni dell'amico.

    -Druuuuuuuuuuuuuuuuuu!

    In lontananza si sentì una vocina -che tanto vocina non era- avvicinarsi a gran velocità, accompagnata dal fracasso di scarponi decisamente poco femminili ed ancora inzozzati di fango proveniente dalle lande dell'Est da cui era giunta. Ovviamente, quella che entrambi conoscevano come Sorella Virginia, non si fece così tanti problemi ad irrompere in quel dolce rifugio di tenerezza e tranquillità quale l'Ufficio del Gran Maestro e, incurante dell'espressione poco convinta della Dama del Vento nell'osservare la scia di sporcizia che si era portata dietro, battè con vigore un pugno sulla scrivania in un impeto risoluto ed estremamente agguerrito.

    -Dru, Harium- iniziò a parlare con voce più ferma, massaggiandosi la mano perchè il legno era più duro di quanto pensasse -Abbiamo un problema.

     
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  4. Harium
     
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    Nel sentire le soffici braccia di lei avvolgersi intorno alla sua figura, il Drago rimase piuttosto rigido, forse imbarazzato. Quand’era stata l’ultima volta che era stato abbracciato?
    Forse lo stesso giorno in cui Endlos aveva accolto i suoi passi. O forse al fianco di Lady Kalia, nelle gelide caverne del Nord, quando la fatica prosciugante dell’Astro aveva portato l’alfiere orientale a sorreggere la sua mole.

    Rimase in stasi, in attesa di sentire spiegazioni, giacché lei parve voler dissolvere le sue angosce, ma una nota vocale in avvicinamento richiamò la loro attenzione, facendo probabilmente decadere l’argomento.

    Irruppe la bionda Virginia, affannata e decisamente di fretta. La Missionaria – dal volto sempre radioso – stavolta veicolava ansia, durezza e una puntina di tristezza. Harium la vide schiantare il pugno sullo scrittoio della Dama, e il suo muso non nascose un’espressione leggermente allibita: l’aviatrice portava con sé notizie sconvolgenti, poteva sentirlo sulla pelle squamosa.

    Dicci tutto, Virginia.

    Avrebbe spostato lo sguardo prima sull’Ufficiale, poi sulla giovine suora.
    Solo brividi di disgusto scossero il nostro, ancora ignaro ma già sfiorato, almeno nell’animo, dalle propaggini della catastrofe.

     
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    Alla richiesta del drago, Virginia annuì con forza. Poi si rivolse al Gran Maestro.

    -Ricordi quelle storie sull'esorcismo che dovevo fare ad est?

    ...
    No, non le ricordava, ma Drusilia annuì comunque.

    -Ecco, non c'erano demoni... delle macchine, credo- iniziò titubante, per poi continuare -Ho visto con i miei occhi distruggere un intero villaggio da queste... queste... cose. Cioè, noi li abbiamo sconfitti, ma il villaggio è andato distrutto comunque e... e poi ci guardavano!

    Non appena la sua voce iniziò a somigliare vagamente ad un gridolino isterico, Drusilia si avvicinò a lei, afferrandole con forza le braccia. La fissò negli occhi, sguardo fermo e tremendamente serio, segno che avesse in qualche modo assimilato la gravità della situazione, nonostante il caos sintattico generato dall'amica in preda all'ansia, o magari alla stanchezza.

    -Innanzitutto "noi" chi?- cercò di fare ordine lei nella testa dell'altra, considerando lo stato della missionaria -E poi... che villaggio? E che vuol dire che vi guardavano?

    Stretta nella morsa della Dama del Vento, Virginia cercò di calmarsi prendendo un grosso respiro. Non aiutava, certo, però l'importante era convincersi...
    -Eravamo io, due fratelli, una ragazza, un uomo pieno di orecchini ed un tale chiamato Gufo Reale. Siamo anche gli unici sopravvissuti- disse con voce bassa, come se parte di sè avesse preferito dimenticare e parlare d'altro -Il villaggio è... ehm... era Piling Place, del Presidio Orientale.

    A quella confessione, Drusilia trattenne il respiro: oltre al dolore e la morte, avrebbe dovuto a tutti i costi avvisare l'Alfiere Orentale della vicenda. Lei o il Comandante Tristan.

    -Per quanto riguarda il vederci... credo ci fossero telecamere. Ne ho vista una dopo che il villaggio è stato raso al suolo.

    Gli occhi nocciola si discostarono dalla morsa smeraldina dello sguardo di Drusilia, scendendo verso il basso e trattenendo le lacrime. Non aveva ancora fatto sua l'intera vicenda, la sofferenza le rendeva tutto così confuso e distante... ma non voleva essere di peso alla sua migliore amica.

    -Ed hai qualche teoria sul perchè vi stessero osservando?

    Son rimasta sul vago così puoi farle anche tu delle domande XD


    Edited by Drusilia Galanodel - 21/4/2013, 18:28
     
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  6. Harium
     
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    Parole incerte (forse ancora sconvolte) zampettarono dalle labbra della suora, narrando avvenimenti dell’oriente: macchine assassine avevano devastato un villaggio, a sentir Virginia.
    Un’ombra di velata tristezza calò sul muso del Drago, giacché l’idea della truculenta strage filtrava impunemente attraverso le parole tese di lei.

    Intervenne la Dama a calmare l’incipiente isteria della monaca, cercando di guidare il suo racconto con alcune domande mirate. Un nome lontano – Piling Place – chiamò il ricordo di persone che non c’erano più, viventi un tempo esistiti e ora tacciati nel vuoto del trapasso. Com’era strano parlare di morte quando non si conoscevano di persona le vittime: parevano sempre storie marginali che, finché non vibravano la disperazione nelle corde più interne dei sentimenti, difficilmente suscitavano reale empatia.

    Suo malgrado, l’Astro finse dispiacere, pur non accorgendosene.

    La missionaria aggiunse di aver notato la presenza di telecamere, e con ciò trattenne a stento le lacrime.
    Lei c’era stata, lei aveva vissuto quella sofferenza, mentre loro non erano nient’altro che spettatori di memorie altrui. Eppure Harium non si volle tirare in disparte, o rimanere in silenzio, così decise di aggiungere alcuni interrogativi indirizzati alla testimone.

    Hai parlato di esorcismi, era per quel motivo che c’era anche il Cavaliere dell’Est? E gli altri sopravvissuti erano abitanti del posto? In più, se c’erano delle macchine, forse le stavano manovrando, o almeno saranno state costruite da qualcuno. Sapresti dirci com’erano fatte, o quali azioni eseguivano?

    Il tono di voce tradiva l’interesse genuino del rettile antico.

     
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    -Cavaliere dell'Est?

    Domandò Virginia incuriosita, più che altro perchè non sapeva di cosa l'altro stesse parlando. Ad interromperla fu però Drusilia, che non tardò nel concedere una sommaria spiegazione al Sergente Bianco.

    -In realtà nessuno sapeva di cosa si trattasse nè c'erano basi valide perchè qualcuno fosse stato inviato lì ufficialmente. Ho mandato Virginia perchè ci teneva e perchè non aveva molto da fare qui a Laputa: sinceramente non pensavo di trovare qualcosa per davvero.

    Ammise in un sospiro amaro. Problemi su problemi, ecco di cosa si trattava, ammassati caoticamente l'uno sull'altro come sempre. Prima o poi -lo sapeva- sarebbe diventata pazza. L'unica nota positiva dell'intera faccenda era che ora Drusilia sapeva dell'esistenza di testimoni appartenenti alle forze armate Orientali: questo avrebbe risparmiato al Presidio Errante tempo ed informatori preziosi.

    -Per le macchine, non saprei descriverle- la voce della giovane suora risuonò estremamente triste e dispiaciuta, cosciente di non poter far molto per aiutarli concretamente -però ho portato questo.

    Nel dirlo avvicinò un rottame preso in precedenza alla scrivania del Gran Maestro che, ahimè, di queste cose ne sapeva più o meno quanto lei... cioè niente.

    -Harium, potresti darlo a qualcuno della squadra Blu? Prima della nostra prossima mossa è necessario sapere contro chi o cosa ci stiamo muovendo.

     
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  8. Harium
     
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    L’attitudine da leader emerse prepotente dalla figura di Drusilia, anche se una nota di ansia poteva essere intravista nelle sue parole: doveva essere afflitta da altri mali, e il sommarsi di questo aveva soffocato il suo animo.
    La giovane suora intervenne mesta, denotando la sua incapacità nel poter descrivere l’accaduto. Tuttavia Virginia recava con sé importanti prove, che posò sullo scranno della Dama, come desiderosa di liberarsene.
    C'era un frammento metallico frastagliato, da cui emergevano cavi folgorati e sfusi, e una stecca nerastra recante al suo apice un minuscolo bulbo vitreo.

    Gli fu chiesto di portare i resti alla sezione Blu, ramo specializzato nell’analisi di ritrovati tecnologici, e il Drago rispose all’istante.

    Certamente.

    Si avvicinò ai rimasugli, e li afferrò con delicatezza e circospezione. S’irrigidì appena nel momento in cui entrò in contatto con le tracce della strage, poi si avviò verso la porta.

    Ho un pessimo presentimento... State all’erta in futuro.

    Uscì - di fretta - la sua mente era già annebbiata da oscuri presagi. Empaticamente, il nostro aveva già lambito l’essenza di una nuova catastrofe alle porte.

     
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7 replies since 6/4/2013, 17:47   186 views
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