[EM] AAA Cercasi

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    Viaggiatore dei Mondi

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    Quinta Bolgia, camera di Helk Muliphein

    Argh!
    Nonostante il suo genio e le risorse messegli a disposizione dagli Eversori di Merovish tentare di tirar fuori qualcosa di utile dai resti carbonizzati della sua astronave era un'impresa ardua e quasi impossibile.

    Da settimane cercava di ripristinare il cervello elettronico della sua vecchia navicella ma non aveva gli strumenti adeguati per trattare e ripristinare quei malridotti dispositivi elettronici. Certo conosceva tutto il progetto della struttura cibernetica che un tempo gestiva tutti i sistemi che aveva utilizzato per viaggiare nel tempo e nello spazio, ma come faceva a riparare quei nanocircuiti senza neanche un cacciavite sonico?

    Era difficile procurarsene uno in quel dannato semipiano e ancor più difficile costruirselo da solo.

    Di tanto in tanto cercava di aiutarsi con la sua Alabarda spaziale, ma era come utilizzare un martello pneumatico al posto di un cacciavite.

    Un'altra cosa per cui si stava struggendo era la mancanza di materiali.

    Alcuni chip erano completamente andati e per ricostruirli aveva bisogno di elementi che dubitava si trovassero su Endlos. Gli stessi elementi che magari pochi mesi prima avrebbe comprato con tranquillità e facilità nello spazioporto del sistema più isolato della galassia.

    Per non parlare che viveva letteralmente sommerso dai resti delle sue cianfrusaglie elettroniche.

    Già perché quelle poche cose che pensava di poter riparare nel breve periodo erano ammucchiate tutte nella sua stanza alla Quinta Bolgia.

    Scatoloni su scatoloni di cristalli, nanocircuiti, pannelli e roba varia d'avanguardia seppure messa parecchio male.

    Attualmente stava cercando di riparare una matrice olografica, che credeva di poter riparare e rendere operativa in un paio di giorni. Questo almeno era quello che pensava già un paio di settimane fa. All'epoca non aveva ancora fatto i conti con tutte le difficoltà del caso...

    In più in quella sua stanzetta laboratorio -che aveva rischiato di incendiare più volte- era completamente solo. Forse con qualche aiuto poteva velocizzare drasticamente i tempi di ripristino di parte di quell'attrezzatura.

    Certo solo se fosse riuscito a trovare qualcuno adatto.

    L'ultima volta che era sceso a bere qualcosa nella Quinta Bolgia aveva chiesto in giro dei nuovi arrivati, ma nessuno gli aveva saputo dare informazioni esaurienti. Per questo aveva sparso la voce affinché passassero da lui per dargli una mano, omettendo, causa l'annebbiamento alcolico, che cercava gente con conoscenze tecnologiche. Conoscenze piuttosto avanzate a dire il vero...

    "DANNATE MATRICI OLOGRAFICHE!"

    Chissà magari la nuova recluta si sarebbe rivelata utile al caso suo...

     
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  2. °PaNdEmOnIuM°
     
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    Post n° 12870b8b9

    Ultimamente gli affari che riguardavano gli eversori erano innumerevoli, trovandomi più di una volta a mettere le mani in pasta e darmi da fare. Tra missioni, lavori e socializzazioni, stavo offrendo il mio contributo e farmi un nome in un luogo dove ero giunta da neanche due settimane: diligente. Ma come sempre il tempo non lasciava spazio a distrazioni, e quando un lavoro terminava, ve n’era subito uno nuovo a palesarsi e chiedere presenza per dimostrarsi un buon mercenario. Mercenario… tempo addietro avrei schifato questo ruolo, trovando tale mansione solo uno status di persone devote al vile denaro e all’ambizione personale: ma ora… tutto era cambiato. Vuoi per essere finita in un altro mondo, vuoi perché mi ero stancata di essere comandata a bacchetta o vuoi semplicemente per manie di protagonismo. Comunque… il percorso era stato ormai intrapreso e sinceramente cominciavo a provare gusto in quegli sporchi affari. Che stessi cambiando? Che stessi diventando una persona corruttibile o più semplicemente un vero e proprio cittadino di quella capitale che appena giunta mi aveva dato così una pessima impressione?

    Gli affari sono affari...

    Di essere una criminale non se ne parlava, ma il fatto ora si dimostrava che anche io ero sensibile a quella materia chiamata economia e che gratificava con il tintinnio di monete luccicanti. Un nuovo giorno era quindi giunto, e come sempre mi trovavo mentalmente pronta ad agire per qualche nuovo lavoro che istintivamente sapevo già che mi sarebbe stato affidato. Non serviva neanche chiedere. A volte si trovava semplicemente per necessità di carenza di personale, o per affissione di qualche manifesto o ancora per il semplice mio nominativo che era arrivato all’orecchio di molti. La quinta Bolgia era un luogo che non amavo, non tanto per la feccia che frequentava quel posto tanto sporco e maleodorante, quanto proprio per quelle condizioni igieniche che mi facevano sentire sporca: sporca in un posto buono per i ratti e i topi a sguazzare nella melma. Comunque… nolente o volente, mi era arrivata voce di qualcuno che cercasse personale per un nuovo incarico e che solo alla Quinta Bolgia si sarebbe scoperto di cosa trattava il lavoro.

    Così… incamminandomi per quella strada affollata che portava alla struttura malandata, procedetti spedita ma senza strafare per raggiungere quel luogo abietto. La gente guardava la mia figura con occhio diffidente. Ormai ero nota e si sapeva che anche io ero in combutta con quei mostri che facevano paura a molti, ma che rispetto a molti mi avevano accettato a prescindere del mostro che risiedeva all’interno del mio corpo. L’abitudine ormai aveva sostituito qualsiasi impressione, e i crimini che venivano commessi sotto il mio naso erano lasciati impuniti o meglio... semplicemente lasciavo correre il corso degli eventi dimostrandomi neutrale. Una volta giunta davanti la porta con l’insegna del fabbro, mi dilettai nel spingere tale elemento per così accedervi all’interno e fare la mia comparsa forse accettata, forse no: ma che mi fregava.

    ° Nuovamente in questa topaia °


    Del mandante sapevo ben poco, anzi, a dire il vero nulla - ne come fosse fatto, ne quale fosse il suo ruolo dentro la città: semplicemente sapevo che aveva bisogno di una mano per qualche sporco lavoro a cui molti avrebbero desistito. Portandomi al bancone, lasciai poggiare i miei gomiti su di esso: facendo da appoggio e cominciando a condividere stazionaria l’immensa stanza composta da ubriaconi e delinquenti, senza che la scenografia mi opprimesse. Ordinando qualcosa da bere… feci si di comportarmi come qualsiasi cliente che era arrivato in quella fetida topaia per riposarsi da una faticosa giornata di lavoro, anche se la mia doveva ancora iniziare.

    Dammi qualcosa di forte.

    Sorseggiando e spingendo di fretta nella mia gola quel miscuglio di roba che mi era stato spacciato per un pregiatissimo liquore… lasciai che una smorfia raffigurasse il mio disgusto per una simile brodaglia, senza però lamentarmi di una tale schifezza.
    Spillandomi una cifra molto più alta di quanto potesse valere in realtà quella schifezza che avevo introdotto nel mio stomaco... lasciai i soldi sul bancone cominciandomi a guardare in giro per notare qualche personalità ancora lucida che potesse trasmettermi serietà: lasciando che un pensiero poco garbato invaddesse il mio riflettere.

    ° Razza di ladro °

    Non sapevo chi fosse la persona specifica, anche perché osservando i presenti potevo notare solo feccia ubriaca che non era neanche capace di reggersi in piedi ma trovandosi in pessime condizioni per poter affrontare un colloquio. Non mi rimaneva altro che chiedere al mio capo che con una delle sue frasi sgrammaticate mi indicò il piano superiore della struttura facendomi il numero preciso di una stanza dove trovare la persona specifica che cercavo. Senza aspettare oltre, mi incamminai verso le scale, ignorando ogni commento di qualche testa di cazzo che cercava di abbordarmi. Non avevo tempo per litigi, il lavoro era priorità. Una volta che avessi oltrepassato la scalinata e diretta verso ciò che celava l’individuo da me cercato… che altro non era che un eversore come me… mi limitai semplicemente a colpire con la mano chiusa nel gesto di bussare tre volte e lasciare che il resto fosse eseguito e illustrato da colui che aveva attirato la mia attenzione.

    ° Un'altro eversore quindi... °






    Edited by °PaNdEmOnIuM° - 7/4/2013, 20:53
     
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    Helk era quasi in preda ad una depressione folle.

    Si stava ancora struggendo per far funzionare quei dannati cosi e continuava a lamentarsi per le condizioni in cui era costretto a lavorare. Chiuso in quella pulciosa e lurida stanza della Quinta Bolgia, gentilmente concessagli dal generoso rossiccio, nonché gerarca degli Eversori di Merovish, il suo superiore insomma.

    Ma finalmente le cose stavano in qualche modo per cambiare.
    Avrebbe presto condiviso la disperazione di lavorare in quelle odiose condizioni con un'altra recluta. Magari questo nuovo tipo aveva con sé l'equipaggiamento necessario per finire le riparazioni su cui stava lavorando.

    Così quando bussarono tre volte alla porta sussultò. Finalmente!

    Abbandonò la ferraglia con cui stava armeggiando e si precipitò ad aprire la porta.

    “Prego entra!”

    Si ritrovò davanti una fanciulla che poco aveva l'aspetto di un esperto di scienza e tecnologia, anzi sembrava più uscita da qualche contesto medioevale. Ma lì per lì non ci pensò molto e scalciando i vari scatoloni e spostando qualche pezzo di ferraglia abbandonato sul pavimento lurido fece spazio alla giovane donna. In fondo se Zimmer l'aveva mandata da lui doveva essere la persona di cui aveva bisogno... doveva fidarsi.

    Così accogliendola in quello spazio angusto, caotico conglomerato di scatoloni e componenti elettroniche varie passò a presentarsi.

    “Io sono Helk Muliphein, piacere di conoscerti!”

    Protese una mano, ancora poco abituato al fatto che il suo aspetto alieno poteva suscitare qualche perplessità nelle genti di quel Mondo.

    “Se ti hanno mandato qui significa che sei la persona giusta!”

    Bando alle ciance!
    Prese uno degli scatoloni che conteneva cristalli, circuiti e altri componenti metalliche annerite, che emettevano tra le altre cose anche un fastidioso odore di bruciato.

    “Sono settimane che cerco di tirare fuori una matrice olografica funzionante. Ma ci sono così tante cose da fare! Bisogna allineare gli indici prismatici e calibrare tutti gli olodiodi! Cosa ne pensi?”

    Helk non sapeva ancora che quella ragazza probabilmente non aveva la più pallida idea di ciò di cui stava parlando...

     
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  4. °PaNdEmOnIuM°
     
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    Post n° 22870b8b9

    Una figura alquanto bizzarra si palesò dinnanzi a me una volta che il mio bussare scatenò automaticamente la sua attenzione e curiosità nell’aprire la porta. Comunque di creature bizzarre ne avevo viste fin troppe da quando ero giunta in questo mondo e a dirla tutta.... l’unica persona per fisionomia fra tutti gli eversori che mi ricordava un umano era Dimitry. A prescindere da ciò, comunque, non era certo l’aspetto quello che mi doveva colpire ma altro. L’aspetto lupino e gli abiti stravaganti rendevano quella creatura molto buffa strappandomi quasi un sorriso se non fossi stata una persona così dedita al lavoro da non farmi distrarre da qualsiasi tipo di frivolezza. Il lupo sembrava comunque una persona abbastanza educata nel gesto di allungare la mano in segno di saluto e presentarsi; gesto che venne imitato dalla sottoscritta così da stringere la mano bluastra del compagno eversore e presentarmi successivamente a quel tipo bizzarro.

    Piacere mio… il mio nome è Nadine e faccio parte dell’organizzazione.

    Osservando la stanza potei notare che l’ordine non era il suo forte, ma che anzi… ogni tipo di stramberia dalle forme più fantasiose era collocata in ogni dove - immergendomi nella confusione più totale. Non sapevo ancora di cosa trattasse il lavoro, ma certo vedere quel disordine mi portava istintivamente a pensare che fosse una persona molto distratta e che certo la pignoleria minuziosa non era uno dei suoi privilegi. A parte questo particolare, rimasi silente mentre Helk – questo era il suo nome – cominciava a parlare in un linguaggio strano di cui non avevo la minima conoscenza di cosa significasse e dei riferimenti che tali parole volevano simboleggiare.

    ° Ma che diavolo sta dicendo? °

    Grattandomi la testa con aria perplessa, rimasi abbastanza confusa su ciò che voleva sapere il lupo, concentrato a cercare in una scatola in cui vi erano contenuti gli oggetti più strambi che avessi mai osservato e che inoltre da essi veniva emanata una fragranza alquanto fastidiosa: come di bruciato. Il tentativo di seguirlo nei suoi discorsi si dimostrò un vero fallimento e poco ci mancava che ascoltare la sua parlantina rapida mi provocasse una terribile emicrania cercando di sforzarmi di trovare un significato di cui ero totalmente estranea. Così… senza troppi giri di parole mi dimostrai sincera nel manifestare la mia più totale ignoranza su ciò che stava cercando di comunicarmi.

    Non so di cosa diavolo tu stia parlando!? e ti chiedo per favore di scandire meglio le parole dato che mi sta venendo un gran mal di testa con questa parlantina veloce dai significati assurdi.




     
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  5. Dingo Egret
     
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    Di nuovo in azione.
    No, ma dai, sul serio? Sembravano anni da quando si era mosso l’ultima volta dalla Base.
    Sfortunatamente, però, non pareva esserci in ballo niente di grosso, stavolta; solo incontrare un compagno Eversore, fare due chiacchere, e informarlo circa un qualcosa che poteva interessarlo, essendo anche lui un uomo di scienza, stante il rapporto che aveva nel database Fiona.
    Già, perché lui non l’aveva mai visto, sto tipo qua.
    ”Ripetimi un’altra volta chi è che stiamo cercando.”
    Esordì, mentre si muoveva negli anfratti della Quinta Bolgia.
    ”Questa è la quarta volta che te lo ripeto -”
    Ribattè, seccata, l’IA del White Glint.
    ”- Il soggetto è Helk Muliphen,
    un non-nativo dalla colorazione bluastra.
    Non si hanno altre informazioni a riguardo, a parte che ha abitazione ai livelli superiori di un edificio a 5oo metri dalla tua posizione.”

    Perfetto!
    Quindi stiamo cercando un coso blu in giro per Merovish?
    Cristo, questo si che aiuta.”

    Si, il sarcasmo era una delle sue doti più grandi.
    ”Eviterei le tue battute, dato che mi basta staccare i sistemi per farti abbassare la cresta. -”
    E fece la prima smorfia di disappunto della giornata.
    Odiava davvero chi aveva messo a punto Fiona come IA semi-senziente, davvero.

    Ovviamente, era stato lui a fare la richiesta.
    ”- Ti basta attenerti alle indicazioni del radar, e arriverai a destinazione come da programma in un minuto e trentasei secondi.”
    Mosse il capo, in cenno di assenso, dall’interno dell’armatura.
    Intanto, camminava per strada muovendo il sensore ottico del White Glint a destra e sinistra, attento a tutte ciò che passava per il viottolo della Quinta Bolgia.
    Poi, venne interrotto di nuovo dalla IA.
    Ecco.
    Entra qui dentro e prosegui per il livello superiore. La porta dovrebbe essere una alla fine del corridoio.”

    Quindi, seguite le indicazioni, arrivò nei pressi della stanza dove doveva risiedere il soggetto.
    Anche se c’era qualcosa di strano: infatti, nella stanza, erano presenti non una, ma ben due entità, a detta del radar.
    ”Che dice il tuo rapporto riguardo a questo?
    ”Nulla.”
    Ed intanto, diede due colpi alla porta con la mano destra, stando bene attento a dosare la forza, giusto per non sfondarla; non sia mi che qualcuno lo chiamasse ai danni.
    Infine, aprì i canali di comunicazione verso l’esterno, lasciando però che sia Fiona a fare le dovute conversazioni, come al solito.
    ”Il signor Helk Muliphen?
    Questo è l’operatore dell’unità White Glint.
    Portiamo notizie che potrebbero interessarvi.”

    D’altronde, era lei quella diplomatica.



    Dingo Egret
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    Note random: Salve a voi e mi intrometto con figaggine nella scena. :v
    Facciamo qualcosa di carino e introduttivo alla scena, e anche qualcosina per conoscere noi tutti. ^^

     
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    Viaggiatore dei Mondi

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    Nadine era il nome di colei che gli avrebbe impedito di cadere nella più totale depressione. Così senza indugiare le aveva presentato le componenti a cui stava lavorando lanciandosi in un discorso -doveva ammetterlo- parecchio affrettato e confuso. Naturale che la ragazza non avesse capito nulla e che avesse bisogno di ulteriori delucidazioni.

    Helk si era lasciato trasportare un po' troppo dalle emozioni del momento. Solo dopo aver recuperato un po' di compostezza riprese a parlare. Questa volta utilizzò un tono più pacato ed equilibrato.

    “Devi sapere che io sono arrivato qui con la mia navicella spaziale...”

    Con un ampio gesto della mano indicò tutta la ferraglia che occupava lo stanzino angusto.

    “... queste sono alcune delle cose che abbiamo recuperato e che sto cercando di riparare...”

    Fece allora cenno allo scatolone che aveva già cercato di mostrarle.

    “... attualmente sto cercando di far funzionare questi circuiti. Ma lavorando da solo e in queste condizioni ci vorrà una vita... Ma ora che ci sei anche tu tutto sarà più facile...”

    Dopodiché la guardò fisso in viso con i suoi pallidi occhi gialli.

    “... in fondo sei venuta qui per questo. Devi essere esperta di tecnologia ed immagino tu abbia delle competenze in ingegneria optoquantistica...”


    Ma non ebbe modo di disquisire nuovamente sui problemi che affliggevano quella dannata matrice olografica. Già perché il suo discorso venne interrotto dall'arrivo improvviso di un nuovo individuo annunciato da un rinnovato bussare alla porta.

    Quanti visitatori quel giorno!

    Quella che aveva ora accolto nella sua angusta stanza piena di cianfrusaglie elettroniche era una creatura dall'aspetto meccanico. Una specie di esoscheletro bianco.

    Fenomenale!
    Roba di alta classe, non aveva dubbi.

    “Devo supporre che questo sia tuo?”


    Disse rivolto a Nadine.

    ”Il signor Helk Muliphen?
    Questo è l’operatore dell’unità White Glint.
    Portiamo notizie che potrebbero interessarvi.”


    Oh oh oh!

    “Esponi pure unità White Glint”

     
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  7. °PaNdEmOnIuM°
     
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    Post n° 32870b8b9

    Tecnologia, navicelle, circuiti? Ma in che razza di lingua parlava?
    Era vero che in quel di Endlos le razze e le culture erano miste e soprattutto di varie origini dei mondi più sconosciuti e lontani, ma questo tipo superava per bizzarria qualsiasi individuo che avessi conosciuto precedente a quell’incontro. Grattandomi nuovamente la testa, cercavo di sforzarmi per trovare qualche similitudine o anagramma che potesse farmi intuire qualcosa - così da trovare un punto di incontro: ma più lo ascoltavo, più sentivo la testa girarmi come una trottola. Ero confusa e disorientata, chiedendomi se non fosse uno scherzo o altro: prendendo in giro la nuova arrivata nella cultura del cameratismo. Cominciavo a spazientirmi... dovendo ascoltare un linguaggio a me sconosciuto e per di più la sua indifferenza nel trovare tutto ciò normale e definirmi un’esperta in non so quale materia: assillante.

    ° Comincio a pensare di aver sbagliato stanza °

    Due erano le possibili soluzioni: o che avessi sbagliato stanza, o che il tipo in questione non aveva la ben che minima idea di quali fossero le mie mansioni - scambiandomi di conseguenza per qualcun altro che doveva ancora giungere. Se si continuava di questo passo, la notte avrebbe presto sostituito il giorno, lasciando che tempo prezioso fosse sprecato in soluzioni di anagrammi illogici di cui ero totalmente estranea nel significato. Cosa voleva quindi? Cosa cercava? E soprattutto che ruolo aveva all’interno dell’organizzazione?
    Domande semplici, molto più semplici di tutto quel turpiloquio che stava decantando in una convinzione ramificata di obiettivi a me assolutamente sconosciuti e mai vissuti in esperienze personali. La situazione era diventata alquanto paradossale: vedendomi li stazionaria a girarmi i pollici senza sapere cosa dovessi fare o come agire. Mi sentivo a disagio. Così... senza ascoltare neanche un’altra di quelle parole assurde, lo stoppai, cercando di spiegare la situazione che forse si era fraintesa.

    Frena… se no qui facciamo notte.


    Esclamai bloccandolo nel suo assurdo discorso, così da avere la possibilità di intervenire e risolvere un problema che stava diventando spinoso.

    Non so cosa sia una navicella, un circuito o qualsiasi dei vocaboli che stai usando convinto che io conosca anche un minimo del tuo alfabeto. Penso che forse mi hai confuso per qualcun'altro e non sono io la persona che aspettavi per aiutarti in queste strane procedure di cui non comprendo la funzionalità.

    Esasperata continuai a parlare, sfogandomi così da chiarire ogni cosa e non continuare a viaggiare su due livelli completamente diversi.

    Io sono una guerriera... una combattente. il mio ruolo è quello di combattere e mettere al servizio dell'organizzazione il mio talento: altro non mi compete.

    Ma un bussare interruppe il mio monologo, lasciando che l'individuo dai tratti animaleschi si distraesse dalla nostra conversazione per aprire nuovamente la porta e far si che un'altra figura - questa volta dall'aspetto umanoide ma completamente composto di metallo - facesse la sua apparizione, dimostrandosi nell'argomento molto più preparato e ferrato di me: risucendo a trovare in quelle brevi parole un punto di incontro con quel bizzarro lupo.

    Direi che è lui la persona che stavi aspettando...


     
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  8. Dingo Egret
     
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    Si, dai, la descrizione di Fiona, seppur ridotta all’osso, calzava.
    Cazzo! Un fottuto lupo blu mi sta parlando!” - era più o meno quello che venne in mente al #9 non appena questo gli aprì la porta e gli rivolse parola.
    Seriamente, non pensava che si sarebbe ritrovato dinanzi un individuo del genere, per così dire.
    Fece oscillare il sensore ottico dell’armatura da destra a sinistra, e poi di ritorno, da sinistra a destra, facendo il campo lungo della stanza: alquanto incasinata, a dire il vero, con scatoloni e rottami ovunque.
    L’unica cosa che sembrava essere a posto, sembrava essere la bella signorina che poco prima sembrava essere intenta a dialogare con Muliphen: bionda, candida, sia di lineamenti, che di carnagione (probabilmente nel fiore degli anni), ed, in ultimo, in armatura.
    E di qui la mente del Collared andò a farsi strane idee, tanto che venne scosso dalla voce onniscente dell’IA.
    A canali spenti, ovviamente.
    ”Rilevo un picco di energia nelle tue funzioni.
    C’è qualche problema?”

    E lui, di contro, smorzò tutto con un mezzo ghigno, senza dare nessuna risposta.
    Poi, l’IA si rivolse ancora una volta a Helk, a canali aperti.
    ”Ci è stato riferito di un luogo che potremmo occupare e adibire alla ricerca e sviluppo.
    E, visto che il signor Muliphen sembra essere anche lui uomo di scienza -”

    Alluse all’arredamento della stanza ovviamente.
    ”- si vuole fare richiesta ufficiale affinché si unisca a questa unità durante il processo.”
    Una pausa, ma non per prendere respiro. Dato che lei non ne aveva mica bisogno.
    ”Verrà apprezzata anche una attenta analisi delle Sue conoscenze in materia cibernetica, nella probabilità che le funzionalità e memorie del White Glint possano esser aggiornate.”
    Poi, quasi involontariamente, Dingo spostò il bagliore dell’ottica bluastra della testa dell’esoscheletro verso la signorina nella stanza. Così, giusto per curiosità; e, ovvio, i calcoli probabilistici dell’IA arrivarono senza troppe difficoltà a capire dove volesse andare a parare.
    ”In ultimo, potrebbe gentilmente introdurre anche la donna presente nell’appartamento?”



    Dingo Egret
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    Blabla, esoscheletro meccanico bianco, già citato.
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    Note random: Ah, che bello, adesso conosciamo anche la signorina. :geez:

     
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    Che delusione scoprire che Nadine non era colei che stava aspettando.
    Ma perché l'avevano mandata da lui se non aveva idea di cosa si occupasse...?

    Aveva esplicitamente detto che gli mandassero qualcuno con competenze tecnologiche per aiutarlo...

    No, forse non aveva esattamente detto così.
    Forse non aveva proprio parlato del fatto che aveva bisogno di un altro tecnocrate.

    Mentre la ragazza terminava il suo lungo discorso Helk la guardava serio accarezzandosi la barbetta blu, ma mentalmente cercava di ricordare l'ultima volta che era sceso al bancone della Quinta Bolgia. Non molto tempo prima, a giudicare dal sapore di rhum dalla dubbia qualità che aveva ancora in bocca...

    Che avesse omesso un particolare così importante?

    “E' un vero peccato cara Nadine”

    Ma in compenso c'era lui!

    Quell'imponente robottone bianco che chissà come aveva raggiunto la sua stanza. Che sollievo avere un contatto con una tecnologia avanzata dopo tutto quel tempo...
    Sembravano trascorsi secoli da quando si era interfacciato con una macchina e in qualche modo il contatto con quella voce artificiale gli era di conforto.
    Inoltre aveva avuto modo intuire che ciò con cui si stava rapportando era solo un'interfaccia dell'unità White Glint. Là dentro da qualche parte dietro quell'ottica bluastra doveva esserci una creatura vivente.

    “Porti buone notizie unità White Glint, come puoi vedere questa non è di certo la struttura adatta per il mio lavoro... quindi la tua proposta è parecchio allettante.”

    Dopodiché sempre accarezzandosi la barbetta cominciò un'attenta analisi dell'esoscheletro meccanico che aveva di fronte.

    “Niente male davvero...”

    Dopodiché con un gesto accennò alla tuta scura che indossava.

    “Quella che indosso è una bio-tuta, sebbene danneggiata è ciò che mi ha permesso di sopravvivere in questo mondo. Ha modificato la mia struttura biologica per abituarmi alle condizioni ambientali del semipiano... e mi ha trasmesso la conoscenza di questo linguaggio. Certo niente a che vedere con la tua attrezzatura...”

    Prese una pausa.

    “Ora sono impegnato nella riparazione di queste matrici olografiche...”

    Disse accennando ad uno degli scatoloni. Quello ricolmo di cristalli, nanocircuiti e strane forme metalliche che sembrava emanare uno strano odore di bruciato.

    “... ma credo di aver tediato fin troppo la mia ospite con questi argomenti. Lei è Nadine.”

     
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  10. °PaNdEmOnIuM°
     
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    Post n° 42870b8b9

    L’uomo di metallo appena giunto, cominciò a parlare nello stesso linguaggio che il lupo aveva provato a utilizzare per comunicare con la sottoscritta. A quanto sembrava la situazione si era risolta, e quel fraintendimento aveva lasciato ora spazio alla consapevolezza di quell’essere bluastro, che decisamente deluso, ormai, doveva prendere atto che i compiti che voleva assegnarmi non erano idonei per me medesima. Di conseguenza, però, con l’arrivo di quel nuovo essere, non vi era da drammatizzare, dato che sembrava, come detto, parlare lo stesso linguaggio ed avere fin dall’inizio, molte più informazioni specifiche di quante io, invece, mi dimostravo sprovveduta con la mia ignoranza.

    ° A questo punto è inutile rimanere qui °

    Ma per quanto fossero concentrati in quel parlare strambo, l’educazione non mancava alla figura metallica, chiedendo al padrone del locale, di fare le dovute presentazioni fra me e la nuova figura che era appena giunta. Comunque sia, dopo che Helk – questo era il nome del lupo blu – fece le dovute presentazioni così da inserirmi nel discorso, compresi che ormai la mia presenza erra di troppo, dato che la materia di cui si trattava era incomprensibile alle mie orecchie: decidendo in questo modo di togliere il disturbo e lasciare i veri professionisti di tali argomenti, immergersi sin da subito in ciò che dovevano eseguire in maniera minuziosa e senza perdere altro tempo.

    Beh… dato che ormai ogni fraintendimento è stato risolto… direi che è inutile qui la mia presenza dato che vi sarei solo di impiccio. In tali discorsi sono totalmente ignorante e non vedrei come dare un contributo ad Helk… quindi… ritorno alla base e vi lascio cominciare le vostre procedure senza perdere altro tempo. Con permesso.

    Pronunciai, mente la mia figura si stava incamminando verso la porta, così da spingere la maniglia verso il basso e aprire la struttura lignea, e di conseguenza, far ritorno alla base per aspettare di essere assegnata a compiti più idonei alle mie competenze.


     
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  11. Dingo Egret
     
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    Niente a che vedere con la sua armatura?
    Cos’era, lo pigliava per il culo, ora?
    Fece una smorfia di disappunto, il #9, non riuscendo a discernere se il tipo fosse serio o stava solo scherzando. Riattivò gli altoparlanti, buttando voce all’esterno.
    Lui stesso, si; non Fiona.
    ”Mi auguro tu stia scherzando…”
    Gli disse, sollevando gli avambracci, quasi a fare spallucce.
    ”- Non so con quale tecnologia ti sia trovato a giocherellare, ma con la mia armatura non arriverei mai a cambiare la mia struttura biologica.
    Cioè, non è che abbia mai solo sentito parlare di un simile prototipo.”

    Fece una pausa, guardando ancora intorno alla stanza, e più precisamente verso gli scatoloni ricolmi di matrici.
    ”Comunque, proprio riguardo questo fatto volevo parlarti.
    Vedo che la tua attrezzatura qui è abbastanza carente, come d’altronde anche lo spazio. -”

    Si, dai, in quel localetto non si poteva manco girarsi senza urtare il culo su qualcosa.
    ”- Quindi, sono venuto a riferire di uno spazio che potremmo adibire ai nostri affari (sia nostri, che dell’Organizzazione), e con all’interno strutture che possono aiutarci nella ricerca, dato che, purtroppo, dal mio arrivo, non ho ancora avuto modo di revisionare e apportare i dovuti ricambi all’esoscheletro.”
    E anche a se stesso.
    Dio, sentiva che quell’aggeggio che aveva impiantato nel petto sarebbe durato si e no per un’altra settimana, se tutto andava bene, dato che il White Glint non poteva continuare ad operare ad oltranza, mantenendo intatte da una parte le sue funzioni, e ricaricando, dall’altra, il supporto vitale del pilota.
    ”Alla fine, non posso occupare una struttura solo soletto, ti pare?”
    Poi, attaccò di nuovo discorso, stavolta riferendosi a quella che faceva per andarsene.
    ”Magari anche lei potrebbe darci una mano, no?”
    E indicò in sua direzione, ma solo col pollice metallico del White Glint.
    ”E, in ultimo, puoi anche chiamarmi #9.
    Potrà anche sembrarti strano, ma qui dentro -”

    E si diede due colpi con la nocca sul petto dell’armatura bianca.
    ”- ci sta una persona.”
    O quella che era una persona, tanto tempo fa.
    Ma questo, si astenne dall’esternarlo.



    Dingo Egret
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    Note random: Nooo Nadine, non te ne andare! D:

     
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    Viaggiatore dei Mondi

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    Quando la creatura parlò nuovamente la sua voce era cambiata.

    Helk tirò un lembo della bio tuta con la mano destra, il tessuto si allungò per poi riprendere la forma una volta lasciata la presa.

    “Oh questo è un modulo di sopravvivenza, progettato per l'esplorazione spaziale. Certo è fantastico, ma la tua armatura è più predisposta all'ambito bellico...”

    Il Pirata continuava a guardarlo interessato, mentre con le dita continuava ad accarezzarsi la barbetta sul mento. Quel tipo sminuiva le qualità della sua attrezzatura, ma Helk ne era particolarmente incuriosito. Quella tecnologia -magari avrebbe scoperto in seguitoobsoleta- lo intrigava.
    Ma quel tipo non era certo venuto per discutere su chi avesse la tuta migliore, era lì per fare all'Eversore una proposta interessante.

    Anche lui non era lì per fargli da collaboratore, ma portava notizia che potevano risolvere uno dei suoi più grandi problemi: la mancanza di spazio.

    Bastava guardarsi intorno per vedere in che condizioni era costretto a lavorare, ed ora che erano in tre quella stanza pulciosa sembrava ancora più angusta e intollerabile.

    Anche quel robottone bianco sembrava soffrire problemi dello stesso tipo. Poteva capirlo bene osservando la sua figura ingombrante.

    “Caro #9 sono disposto a tutto pur di lasciare questo buco. Certo abitare sopra la Quinta Bolgia può essere divertente ma ho bisogno di più spazio per lavorare...”

    Per farsi un goccetto gli bastava scendere due rampe di scale. E questo accadeva molto molto spesso...

    “Ho bisogno di un laboratorio adeguato!”

    Intanto Nadine sentendosi di troppo e forse a disagio a sentire tutti quei discorsi su armature e dispositivi aveva annunciato la sua intenzione di ritirarsi. Ma forse poteva rivelarsi utile in quello che stavano per fare...

    “Ehi Nadine! Se ti va potresti darci una mano ad occupare -immagino sequestrare- una nuova struttura per l'organizzazione.”

     
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    Accingendomi ad aprire la porta e quindi dileguarmi per lasciare ai loro affari i due uomini di scienza… fui prontamente inserita nuovamente nel discorso prima che la mia figura richiudesse la porta e fuoriuscisse definitivamente dalla scena. Occupare, sequestrare con la forza un nuovo posto dove avere più spazio per i loro esperimenti, e risolvere possibili problemi di protesta verbale o fisica nel essere riottosi alla decisione della nuova legge dentro Merovish. In questo potevo dare il mio contributo, in quanto, sicuramente, non sarebbe stata risolta la faccenda con una semplice discussione diplomatica, e lasciare che la civiltà del buon dialogo prevalesse sugli istinti più animali.

    b0323528

    Sicuramente come guerriera potevo rendermi utile nella soppressione di rivolte, e quindi placare il malcontento dei cittadini che non avrebbero preso sicuramente bene la notizia di essere privati dei loro beni guadagnati con il sacrificio di anni. Ormai dovevo entrare nell’ottica che l’organizzazione per cui lavoravo aveva le mani in pasta ad affari sporchi e che la democrazia non era contemplata nella loro politica. Così, fermando il mio moto e osservando nuovamente le due figure che silenti aspettavano una mia risposta, mi accinsi a dare il mio assenso nella richiesta di contributo che mi era stata proposta.

    fae943e4

    Beh… se la mettiamo sul piano di eseguire azioni di soppressione a possibili rivolte… in questo… posso dare il mio contributo… e sarò ben favorevole a darvi una mano dato che da come ho capito è atta la faccenda a dare più potere in città all’organizzazione. Consideratemi dei vostri.



     
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  14. Dingo Egret
     
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    Ed era dentro anche la bella signorina, ora.
    Non rimaneva ora che tornare alla base per effettuare gli ultimi ritocchi, in modo da anche creare un database sui membri che partecipavano alla spedizione, e tutto ciò che poteva esser considerato un abbozzo di briefing, per quanto scarno potesse essere.
    ”Penso che qui abbiamo finito, dunque.”
    Esordì, muovendo lo sguardo prima ad uno, poi all’altra Evertrice (esiste? Si può dire? Mah.), quasi a trovare una conferma nei loro occhi.
    ”Io dovrei tornare indietro, ora, quindi prenderò congedo.
    Ci sono ancora un po’ di cose da sistemare, prima che sia operativo.”

    Fece quindi anche lui per andarsene, seguendo quello che prima aveva fatto Nadine.
    Poi, quasi per segno d’educazione, anche l’IA dell’armatura si rivolse a loro, porgendo i suoi saluti.
    ”È stato un piacere, signor Muliphen -”
    Una pausa, poi si rivolse anche alla Guerriera.
    ”- signorina Nadine.
    Poi, riprese di nuovo il pilota a parlare.
    ”Non preoccuparti di accompagnarmi all’uscita.
    Preferisco andarmene via cielo.

    Ovviamente, intendeva che si sarebbe diretto al terrazzo dell’edificio, per poi prendere da li il volo.
    ”E non preoccupatevi nemmeno di essere rintracciati, una volta separati.
    Ci rivedremo ancor prima di quanto possiate immaginare.”

    Diavolo se oggi era loquace; forse l’idea di poter avere un’area adibita alle riparazioni lo entusiasmava a tal punto?
    O, più banalmente, la vista della Guerriera lo aveva abbagliato così tanto che non riusciva a tenere a bada la lingua?
    Quale che sia la risposta, oramai, aveva trovato nuovo ingaggio.



    Dingo Egret
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    Note random: Direi che possiamo chiudere qui, vero? Alla fine abbiamo tutti gli elementi necessari per andare oltre. Coooomunque, in caso si vuole proseguire con un altro giro, fermatemi pure.
    Questo vale per entrambi. Ma più per la PG del buon Pandemonium. Giaggià. :geez:

     
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