Storie di Draghi

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  1. _MajinZ_
     
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    Gajeel stazionava a Laputa da ormai due giorni, trascorsi per la maggior parte a esplorare la Città Sospesa e visitare i luoghi che Nesrin gli aveva indicato per non annoiarsi. La ragazza infatti gli aveva fatto da guida nei giorni precedenti, illustrando i luoghi di interesse e soprattutto quelli dove si mangiava bene e si beveva allo stesso modo. Tuttavia i pensieri del ragazzo erano rivolti altrove, la sua mente infatti vagava in territori distanti dal Presidio Errante.
    Il primo giorno aveva incontrato un drago e la cosa lo aveva colto un po’ di sorpresa. Non si aspettava di vederne uno e scorgerlo mentre sorvolava il Latifondo causò nel giovane un misto di curiosità, eccitazione, felicità... e nostalgia. Nostalgia di Metallicana, nostalgia dei momenti passati insieme e degli insegnamenti che avevano plasmato il suo carattere. Gli mancava quel rettile lucente, che per chissà quale ragione era sparito senza lasciare nessuna traccia, nessun modo per contattarlo ancora. E il borchiato continuava nella sua ricerca, senza arrendersi.
    Camminando per le strade della Città Alta si ritrovò a pensare agli eventi passati, ma soprattutto alle poche informazioni che era riuscito a trovare. Aveva combattuto contro un vecchio nemico del padre, ritrovando quelle scaglie che almeno in parte gli diedero la gioia di lottare insieme al padre, udendo la sua voce saggia e che non smetteva di incoraggiarlo. A sud invece si era scontrato con un drago di ferro, non il suo però, il quale però aveva qualcosa a che fare con lui, anche se non trovò nulla di utile se non riavere indietro la sua magia. Aveva bisogno di più informazioni, forse a Laputa le avrebbe trovate.
    Era proprio per quel motivo che si trovava in quel luogo, attirando gli sguardi di molti. Probabilmente non era una cosa normale vedere un tipo come lui, con quella faccia, aggirarsi in quella particolare zona della città... sembrava quasi un malintenzionato. Però il borchiato non si trovava li per rubare, era infatti venuto a conoscenza di una grande biblioteca situata da quelle parti, quindi magari poteva fare un tentativo e cercare qualcosa prima che gli venisse il mal di testa. Bastava guardarlo per capire che non era uno che leggeva libri, al massimo li usava per sedersi.
    Anche se quello non era il suo campo, comunque, voleva fare un tentativo prima di tornare sulla terra ferma... ma ogni idea venne spazzata via quando il fine olfatto del moro percepì un odore quasi familiare. Un altro drago... possibile? L’odore era fin troppo simile a quello del suo genitore e senza indugiare il ferroso iniziò a cercare, facendosi guidare dal suo naso. Non sapeva cosa aspettarsi, magari era un falso allarme, ma indagare in quel modo era sicuramente meglio di leggere un libro.

     
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  2. Harium
     
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    Le ridenti vie di Laputa erano un toccasana per i suoi attacchi di malinconia.

    Le fronde degli alberi carezzate dal vento, i bimbi che correvano da un giardino al successivo, le camminate degli onesti cittadini, tutto era avvolto da un clima di spensieratezza. Le Nove Giornate parevano un incubo mai accaduto, come se l’orrore della guerra fosse stato solo una sbandata dall’immaginazione. Eppure i segni della morte c’erano ancora, anche a settimane di distanza: la ricostruzione non sarebbe mai riuscita a restituire l’usuale sorriso alle famiglie dilaniate dalla tragedia. Questa stilla di tristezza restava fermamente radicata nell’ambiente cittadino, e di conseguenza non abbandonava la testa dell’Antico. Al pari di un collegamento empatico, la timida risurrezione del Castello Celeste aveva contagiato anche lui.

    Si trovò così a camminare – pensoso – per le strade della Città Alta.
    Oscure memorie riaffioravano dal fondale fangoso del suo animo, formando una patina d’insensibilità in superficie, là dove il Drago poteva relazionarsi con l’esterno. Non sentiva nemmeno i suoi passi pesanti sul selciato, e non era nemmeno sicuro di dove si stesse dirigendo (o se mai avesse avuto una meta reale).

    Rapito com’era dai suoi pensieri, solo il barlume di un’aura particolare lo avrebbe colto alla sprovvista, e il conseguente avvicinamento dell’estraneo lo mise in allarme: il suo muso si sarebbe voltato in direzione dell’altro, cercando di carpirne le intenzioni.

     
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  3. _MajinZ_
     
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    La pista che stava seguendo lo portò attraverso vie che non conosceva, ma quando si aveva un olfatto così fino le mappe erano del tutto inutili e non serviva una conoscenza approfondita del luogo in cui si trovava. Gajeel era sempre più certo di cosa ci fosse alla fine del percorso, l’odore infatti si faceva sempre più intenso e per lui era più forte di tutti gli altri, un odore impresso nella sua memoria e anche se era una fragranza non proprio identica, la base era comunque la stessa.
    Nesrin gli aveva detto che a Laputa non c’erano altri draghi, ma forse si sbagliava visto che il fiuto del Dragonslayer era quasi infallibile. E poi la fortuna gli aveva fatto incontrare uno dei nobili rettili già il primo giorno, ma probabilmente non era il solo ad essere approdato in quell’isola volante... bisognava solo capire se si trattava di un drago dai tratti umani oppure dei tratti propri delle leggendarie bestie. Per scoprirlo non restava altro da fare che raggiungere il proprietario di quell’odore.
    Il moro fece le ultime due svolte quasi di corsa, schivando per un pelo i passanti ed evitando all’ultimo istante di mandarne parecchi a gambe all’aria. Alla fine eccolo uscire sulla strada e voltandosi verso destra incontrò qualcosa di molto familiare ma allo stesso tempo diversa. Quello che aveva davanti agli occhi era un drago, senza ombra di dubbio, tuttavia era più piccolo di quelli che era abituato a vedere, più piccolo di Metallicana o dell’altro bestione... ma ciò non cambiava molto, poteva essere ancora più piccolo ma la loro saggezza era tale che le dimensioni non contavano per nulla.
    Il ferroso rimase ad osservare il drago per diversi attimi, squadrandolo in ogni suo aspetto con uno sguardo curioso e in parte stupito. Le diverse forme che i suoi “simili” potevano assumere lo affascinava, ma ad affascinarlo davvero era il fatto che l’universo era pieno di quelle nobili creature... allo stesso tempo però ciò lo rattristava, ogni volta incontrava un nuovo drago ma non era mai quello giusto. Però la speranza si riaccese subito dopo, magari lui sapeva qualcosa... doveva solo chiederglielo.
    Senza indugiare e soprattutto senza mostrare intenzioni ostili, il borchiato si mosse in direzione del leggendario essere e si fermò a poca distanza da lui, una decina di passi almeno. Sollevò infine gli occhi rossi per incontrare quelli gialli del rettile.
    Mi chiamo Gajeel e mi ha cresciuto un drago.
    Le parole del moro furono dirette, forse pronunciate in un modo troppo schietto... ma aveva bisogno di sapere, gli servivano delle informazioni ad ogni costo.
    Conosci un drago di nome Metallicana?
    Ancora una volta il ragazzo non fece giri di parole, facendo una domanda molto specifica. Forse si stava fidando troppo, ma quello non gli sembrava proprio un’impostore o una creatura malvagia, era semplicemente l’unica sua speranza... sempre che lo capisse e che riuscisse a comunicare con lui, ma ovviamente a quello il capellone non ci aveva pensato.

     
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  4. Harium
     
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    Si mostrò un ragazzo dai folti capelli, inciso di piercing in ogni centimetro quadro della sua pelle.
    L’aura che fluiva nell'altro ricordava vagamente l’energia tipica dei draghi, come se la briciola di un potere ancestrale avesse trovato un cantuccio in quel corpo.
    La sua presentazione confermò l’intuizione di Harium.

    Era stato allevato da un drago, fatto abbastanza insolito per gli esponenti della sua razza: i lupi e le scimmie adottavano i cuccioli d’uomo, non i draghi. Eppure un legame affettivo si era instaurato tra due creature tanto differenti, e adesso quel Gajeel sembrava essere sulle tracce del suo passato.

    Metallicana.
    Un nome lontanamente familiare, pungente come il déjà vu di un sogno.
    Gli sovvennero dei riflessi metallici, arenati nella sua memoria confusa da chissà quanti anni (o secoli?). Dopo una breve riflessione, prese parola.

    Io sono Harium.
    Credo di aver incontrato in passato un dragone con questo nome, ma non so dirti quando o dove, purtroppo.


    Nell’infinito vagare tra i mondi, quali dettagli potevano mai restare in quel cranio prostrato?

    Ricordo solo la luce argentea delle scaglie, e un balzo attraverso una breccia nello spazio-tempo.

    Si rammaricò di non poter dire dell’altro.
    I ricordi gli scivolavano via dalle dita, si sentì come se stesse tentando di afferrare l’acqua.
    Si sentì inutile.

     
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  5. _MajinZ_
     
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    Quando il drago gli rispose, a Gajeel gli si illuminarono gli occhi. Non solo riusciva a comunicare con quella creatura di nome Harium, ma quest’ultimo in passato aveva avuto a che fare con il Drago Metallico e ciò riempiva il cuore del ragazzo di gioia... una gioia che però durò molto poco. L’entusiasmo si spense in un singolo istante. Il rettile infatti ricordava ben poche cose del suo collega, le scaglie argentee che ricoprivano il suo corpo e un tuffo dentro un varco dimensionale.
    Oh...
    Il tono di voce del giovane uomo era un po’ deluso, sperava davvero di riuscire ad avere qualche informazione in più... qualche indizio per poterlo magari raggiungere o fargli arrivare un messaggio, qualsiasi cosa pur di non perdere la speranza. Quel legame era l’unica cosa che gli rimaneva del suo genitore adottivo, un essere appartenente a una razza completamente diversa, che però a modo suo aveva donato a quel bimbo tutto l’affetto di cui aveva bisogno.
    E’ triste.
    Lo sguardo del borchiato andò a posarsi sulla strada lastricata, lasciandosi sfuggire un sospiro. Per l’ennesima volta si ritrovava senza avere nulla in mano, le uniche cose che era riuscito a recuperare erano state delle scaglie e dei messaggi, ma quei piccoli aiuti erano ben poca cosa rispetto alla sua presenza... una presenza che non si trovava più in quel mondo.
    Lo so che se è andato via ci sarà sicuramente un motivo... ma io mi sento solo.
    Le ultime parole furono quasi sussurrate, mentre i pugni si stringevano e gli occhi si facevano forse più bassi... ma non una lacrima solcò il suo viso. In quel momento però si ricordò di non essere solo e di scatto sollevò la testa, sgranando gli occhi mentre incontrava ancora una volta la figura di Harium che si trovava ancora davanti a lui.
    Oh! Ecco...
    SI grattò la nuca a causa dell’imbarazzo. Non sapeva nemmeno il motivo per cui aveva parlato a quel modo, forse quella situazione gli era sembrata familiare e senza neanche accorgersene si era aperto... ma probabilmente a quel drago quelle cose non importavano.
    Scusa, mi son lasciato trasportare... ghihi.
    Sorrise alla fine, come se in un istante si fosse lasciato alle spalle tutta la malinconia. Diamine, era al cospetto di un vero Drago, doveva mostrare il suo grande coraggio! Non poteva mostrarsi come un mollusco senza spina dorsale!
    Anche tu sei un drago, ma sei più piccolo!
    Disse il ferroso osservando la leggendaria creatura con attenzione, non sapeva che tra esseri della stessa specie potessero esserci differenza così tanto evidenti.

     
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  6. Harium
     
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    Le sue parole furono una stilettata di malinconia, e la tristezza riverberò anche nel suo stesso animo, tanto sensibile quanto fragile. Era straziante avere la testa ricolma di ricordi evanescenti come la foschia del mattino, tanto più se questi faticavano a riemergere nei momenti opportuni.
    Poi quel Gajeel parve riprendersi, tanto che si scusò per la commozione che l’aveva ghermito. Fece notare la sua esiguità di dimensioni, a riprova del pregiudizio diffuso che il valore di un Drago si desume dalle sue dimensioni. A lui - come a tanti altri prima di lui - rispose così.

    Non ci crederai, ma un tempo superavo in grandezza anche i pianeti più massicci. Ma sono tempi lontani, che dopotutto non rimpiango.

    Eppure per lui fu difficile ammetterlo.

    In tutti questi eoni ho capito che il vero Drago non si riconosce dalla maestosità...

    Spostò una zampa verso il petto.

    ...ma da quello che porta qui dentro.

    L’artiglio picchiettò sul petto, proprio all’altezza del cuore.

     
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  7. _MajinZ_
     
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    In un attimo quella che all’inizio sembrava una situazione malinconica, venne subito spazzata via dall’ottimismo di Gajeel che a deprimersi proprio non ci riusciva: vedeva sempre il lato buono delle cose e questo era sicuramente uno dei suoi pregi più grandi. E poi il passato ormai era appunto passato, quindi l’unica cosa giusta da fare era quella di guardare avanti, di guardare al futuro.
    Le parole del Drago, comunque, scatenarono la curiosità e la fantasia del moro, il quale si immaginò quell’essere maestoso e imponente che superava in grandezza anche un pianeta... chissà quanto era forte una bestia tanto grande. Probabilmente bastava solo un’occhiata per annichilire il nemico, un battito di ciglia per spazzarlo via.
    Grande quanto un pianeta? Allora è meglio se ti sei rimpicciolito, altrimenti non ci sarebbe stato spazio qui!
    Le sue parole non mostravano cattiveria o altro, anzi, erano abbastanza ingenue e dettate dalla spensieratezza... anche se in effetti se le sue dimensioni fossero state ancora quelle planetarie, probabilmente Endlos si sarebbe accartocciato in un istante.
    Il moro ascoltò comunque con attenzione le sagge parole del suo draconico interlocutore. Quello che contava davvero era essere grandi dentro e lo stesso Gajeel poteva confermarlo... anche lui era piccolo, però dentro di se aveva un grande potere... il potere dei Draghi.
    Vivere a lungo vi rende saggi, eh?
    Sorrise il moro ricordandosi di quel che gli diceva suo padre, di tutti gli insegnamenti che cercava di inculcarli e che solo raramente affondavano radici in quella testa bacata. Quelli più importanti però erano radicati in lui e l’avevano plasmato nell’uomo che era diventato. Anche se andava ancora un po’ plasmato, magari per renderlo meno scavezzacollo.
    Anche Metallicana mi insegnava un sacco di cose, oltre alla sua magia.
    L’espressione del ragazzo si fece poi pensierosa, aggrottò appena la fronte e incrociò le braccia.
    Anche tu puoi trasmettere i tuoi poteri? O solo alcuni Draghi sono in grado di farlo?
    Gli chiese poi con una punta di curiosità, anzi, la curiosità era davvero tanta e quel pensiero gli frullava in testa da un bel po’ e quello era probabilmente il momento migliore per fare quella domanda. Sarebbe stato bello incontrare altri Dragonslayer, sempre che ne esistessero altri...

     
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  8. Harium
     
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    Vivere per milioni di anni è una tortura che non augurerei a nessuno, cucciolo d’uomo.

    Troppe cose venivano sacrificate sull’altare della vita dopo eoni di esistenza, prima fra tutte la sanità mentale.
    Il giovane Gajeel gli chiese dunque se fosse in grado di trasmettere i suoi poteri arcani ad altri individui; la domanda colse l’Astro impreparato, tanto che il suo muso assunse un’espressione interrogativa.

    Trasmettere i miei poteri, dici? Io veramente... ecco, non l’ho mai fatto.

    Riflettendo sulle sue conoscenze magiche, l’Intergalattico ammise che la maggior parte erano frutto dell’intuito: non aveva mai frequentato una lezione di flussi inversi della magia, tuttavia il controllo istintivo che aveva sulla trama magica gli permetteva di riavvolgere i vettori arcani ogni volta che ne aveva bisogno, senza che ne fosse pienamente cosciente.
    Con questi pensieri, il Drago aggiunse alcune parole con un fil di voce.

    ...però potrei provarci.

     
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  9. _MajinZ_
     
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    In effetti Gajeel non ci aveva mai pensato. Per lui vivere una vita sembrava già abbastanza, ma se questa vita durava più del normale, beh, era molto facile smarrirsi. Vivere a lungo significava perdere alcune cose, troppe cose, magari l’affetto dei propri cari o chissà cos’altro. Doveva essere molto doloroso vedere una persona con cui potevi essere cresciuto, diventare vecchia e poi morire, mentre l’immortale osservava il tutto senza poter far nulla... il dolore doveva essere proprio devastante.
    Per questo il moro si morse quasi la lingua, a volte parlava proprio a sproposito, senza pensare che chi aveva davanti era una creatura che andava oltre la normalità, oltre la comprensione di un normale essere umano come lui... perché anche se nel suo corpo scorreva la magia dei draghi, alla fine restava solo e soltanto un uomo.
    La successiva domanda, però, sembrò sorprendere Harium, il quale probabilmente non si aspettava una simile frase... quindi anche i Draghi non conoscevano tutto e alcune cose erano delle sorprese, proprio come quella situazione. Il rettile ammise di non aver mai provato a fare una cosa simile e ciò fece sorridere il capellone mentre ripensava alla naturalezza con cui Metallicana, anni prima, infondeva il suo potere nel corpo di un giovane Dragonslayer alle prime armi. Alla fine, con un fil di voce, il Drago disse di poterci provare... quindi perché non approfittare della situazione.
    Beh... se vuoi potremmo provarci davvero.
    Disse il ferroso facendosi un po’ più serio di prima, incrociando le braccia al petto e puntando gli occhi rossi in direzione di Harium. Ebbene si, il ragazzo si stava proponendo come cavia, infondo non poteva essere troppo complicato, vista la naturalezza con cui Metallicana lo faceva... essendo draghi, alla fine, anche i loro poteri dovevano somigliarsi.
    Ovviamente se non hai altro da fare... e se vuoi insegnarmi qualcosa.
    Forse stava esagerando, forse stava diventando invadente... ma come poteva farsi sfuggire un’occasione simile? Era fin troppo curioso di scoprire le abilità del suo interlocutore e non c’era modo migliore che vederle con i propri occhi.

     
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  10. Harium
     
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    Aveva ottenuto il permesso per una trasfusione magica, la prima della sua lunga esistenza. Era preoccupato, non lo nascose, ma la determinazione dell’altro era un sicuro appoggio per i suoi dubbi. A livello puramente istintivo sentiva di potercela fare... e tuttavia ignorava la procedura, nonché i rischi.

    Se senti che qualcosa che non va, fermami e allontanati da me.

    Impose dunque le zampe artigliate verso Gajeel, chiudendo gli occhi: si sarebbe affidato nuovamente al suo approccio animalesco con la magia. Percepiva chiaramente il flusso dell’energia altrui, caratterizzato da un ritmo di pulsazioni unico, regolare come il fruscìo delle onde. Si sforzò di assecondare mentalmente quell’oscillazione, al pari di un fanciullo che – per inserirsi nel salto di una corda – deve sincronizzare i propri movimenti con quelli di chi sta già giocando.
    I timbri della loro energia raggiunsero un punto di comunione in breve tempo, un effimero istante in cui pareva che fossero un tutt’uno. Fu allora che Harium aprì gli occhi e rilasciò un’ondata di trama arcana staminale. Era magia nella sua forma più pura e primigenia, reticolata come una nuvola di cristallo, l’unica che fosse possibile trasmettere e sovrascrivere.

    Avrebbe investito il sangue di drago, innestandosi nel midollo stesso del suo mana.
    L’Astro ebbe l’impressione di aver realmente trasferito parte di sé; forse quel ragazzo stava per entrare in possesso di un’applicazione magica, probabilmente quella che più s’accostava alla sua essenza.

    Cos’avrebbe provato? Questo il Drago non poteva saperlo.



    Con la presente, Gajeel può annoverare Bora Congelante nel suo parco tecniche.
     
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  11. _MajinZ_
     
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    Il ferroso non era un tipo che si scoraggiava, anzi, il suo intero essere lo spingeva a rischiare se in qualche modo poteva trarre giovamento da qualcosa... e quella specie di allenamento aveva sicuramente dei benefici e questi erano di certo più grandi dei rischi. Infondo era arrivato li proprio seguendo il suo istinto, era diventato quel che era facendo tutto ciò che gli sembrava giusto senza star li a pensare se fosse stupido o meno. Con i ripensamenti non si andava da nessuna parte, per come la vedeva lui prima bisognava provare... per non pentirsi dopo di una scelta non fatta.
    Anche nel momento in cui Harium accettò quel rischioso procedimento, il ragazzo del Nord pensò alle conseguenze... se qualcosa fosse andata storta ci avrebbe pensato dopo, per il momento pensava solo al presente e perciò il procedimento sarebbe andato a buon fine, non aveva nessun dubbio. Si posizionò quindi davanti al Drago allargando appena le braccia e chiudendo gli occhi, così da concentrarsi al massimo e sentire il flusso magico. Era quasi come percepire una leggera brezza, una sottile foschia che avvolgeva qualsiasi cosa e impregnava tutto con la sua presenza... la magia era ovunque, soprattutto in un mondo come Endlos.
    Quando la cortina magica abbandonò il corpo del Saggio, Gajeel riuscì quasi a fiutarla prima che essa lo avvolgesse, superando la barriera fisica del corpo e quella spirituale dell’anima, andando ad agganciarsi e mescolarsi direttamente alla parte più pura di ogni essere... il mana, la magia che risiedeva nel corpo di chiunque avesse a che fare con essa. Il Dragonslayer si accorse chiaramente che dentro di lui, in mezzo a tutte le sue conoscenze passate, adesso c’era qualcosa di nuovo... qualcosa di antico, qualcosa di freddo che si distanziava completamente da ciò che sapeva fare.
    Beh...
    Una volta che il trasferimento giunse al termine, il ragazzo sospirò come per togliersi un peso. Tutto era andato per il meglio e alla fine era riuscito ad apprendere qualcosa... quindi era possibile per un drago trasferire parte dei suoi poteri in un altro individuo. Forse aveva funzionato solo perché c’era una qualche affinità, ma nessuno poteva dirlo con certezza.
    Sembra che abbia funzionato!
    Esordì il ragazzo riaprendo gli occhi e posando lo sguardo su Harium. In quel preciso istante, però, un sorrisetto furbo apparse sul viso del borchiato... e quest’ultimo prese un bel respiro gonfiando a più non posso i polmoni. Cosa voleva fare? Beh, semplice: bisognava fare un collaudo! Ecco perché subito dopo il ferroso soffiò in avanti generando una gelida nube di cristalli ghiacciati... i quali subito dopo iniziarono a scendere verso il basso, dando vita a un’inaspettata quanto breve nevicata.
    Direi di si, ghi hi.
    Rise lui mentre i pochi curiosi fissavano la scena un po’ intimoriti, di certo non era una cosa normale veder nevicare in quella stagione... sul Presidio Errante, poi.

     
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  12. Harium
     
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    Gli attimi di tensione si susseguirono all’infinito: cosa sarebbe successo? Rischiava di ammazzare quel povero ragazzo con la sua avventatezza?
    Fu un sollievo immenso vederlo riaprire gli occhi.

    Un sorrisino complice accompagnò il gesto successivo di Gajeel: una boccata d’aria dopo discese dall’aria una folta nevicata, gelida come un anfratto d’inverno.
    Il volto di Harium si rasserenò, mentre i teneri fiocchi si posavano sul suo muso spigoloso. Lasciò che qualcuno si adagiasse sul palmo della sua zampa. Mentre ancora guardava il cielo si rivolse all’altro.

    « Ora siamo legati, cucciolo d’uomo. Confido che userai il mio potere senza fini malvagi, e ho letto la conferma di ciò nel tuo spirito.
    Ti auguro di trovare chi stai cercando... a presto.
    »

    Spalancò le ali fantasma e spiccò il volo, allontanandosi dal suolo. Salì sempre più in alto, fino a perdersi tra le nuvole.

     
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11 replies since 10/6/2013, 09:39   176 views
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