Cercando la Luna

Grande Arcana: Amanti e Torre

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    " Tutto il mondo moderno è in guerra con la ragione, e la Torre già vacilla.".

    Gilbert Chesterton.


    zac

    Camera da letto dell'Alfiere, Mastio.
    Presidio Errante, Endlos.

    Sedeva a gambe incrociate su di un morbido materasso, gli occhi nuovamente sulla scatola dei tarocchi che Kalia le aveva donato. L'Alfiere Errante aveva disposto le carte di fronte a lei, così da fare mente locale su chi dovesse chiamare e chi -fra quelle della Major- conosceva; era infatti giunta alla conclusione che sarebbe stato meglio optare prima per i fratelli di cui si fidava, poi dei conoscenti ed infine per gli sconosciuti: in tal modo avrebbe fatto esperienza con quello strano metodo di comunicazione e, ancor di più, nei colloqui con gli ultimi selezionati sarebbe stata già in possesso di moltissime informazioni. Sapeva che non ve ne fosse bisogno ma... se avessero mai avuto anche solo la lontana intenzione di fregarla, Drusilia gli avrebbe dato il benservito.

    Dopo un leggero sospiro, afferrò infine la carta prescelta: gli Amanti. Vero era che -a dispetto del suo piano- di fatto la Dama del Vento non aveva la più pallida idea di chi fosse il detentore di quel titolo, ma il nome ed il forte legame con la carta a lei assegnata erano evidenti: inutile dire che lo riteneva un pò "il suo capo".

    t77o

    Forte dell'idea che sicuramente l'avrebbe aiutata ed in parte incuriosita su come potesse essere l'Arcano della sesta carta, la sollevò di fronte a lei così da recitare la formula di richiamo.

    -Mi trovo nella mia galleria e impugno il tuo sigillo.

    Pronunciò con fermezza, la schiena dritta ed il volto concentrato.

    -Amanti, parla con me.

    A quelle parole, chiuse gli occhi e si strinse le spalle in attesa che accadesse qualcosa: non aveva ancora idea di come funzionasse quel rito, ma era certa che sarebbe stata un'apparizione da togliere il fiato. Attese dunque alcuni secondi... che poi divennero minuti.
    Niente.

    -...

    Ormai si stava già domandando se non avesse sbagliato qualcosa quando qualcuno aprì la porta della sua camera, facendola sobbalzare per lo spavento.

    -Mia colomba, hai detto qualcosa?

    La faccina di Quarion sbucava discreta da dietro l'anta del portone. Indossava un morbido accappatoio bianco, ed i capelli erano elegantemente raccolti in un turbante rosa realizzato grazie ad un grande asciugamano. Aveva appena terminato i fanghi drenanti, la doccia e la pedicure, ovviamente tutto a spese della sorella Alfiere. Evidente passava di là durante il richiamo e si era incuriosito nel sentirla parlare da sola.

    -Niente di importante, torna pure alle tue cose- disse la Dama del Vento riprendendo ad osservare la sua carta -Più tardi andiamo a fare shopping insieme.
    Si ricordò di agguingere quel particolare, certa che altrimenti il fratellino non si sarebbe schiodato dalla porta.

    -Ma certo, mon petit chou! Dieci minuti e sono da te ♥

    Fu così che l'Ambasciatore dell'Est la abbandonò nuovamente alle sue faccende ed ai suoi dubbi. Che pronunciare il nome dell'Arcano non fosse esatto? Magari Kalia si era confusa...
    Prese una seconda carta con la mano ancora libera, e la portò avanti a sè esattamente come l'altra, ancora sollevata: non restava che provare anche con quella: se non andava bene avrebbe chiamato la sua amica e chiesto chiarimenti.

    -Mi trovo nella mia galleria e impugno il tuo sigillo.

    Pronunciò con fermezza, l'espressione leggermente insicura su ciò che stava facendo.

    -Torre, parla con me!

    Chiuse nuovamente gli occhi e... si sentì bene.

    79pv

    Ripensandoci non avrebbe saputo descriverlo diversamente: uno strano formicolio prese possesso del suo corpo e, nonostante fosse immobile, ebbe la sensazione che ogni cellula del suo corpo stesse vibrando: fu infine avvolta da un tepore sconosciuto nonostante la sensazione le fosse familiare e... si ritrovò in un posto buio.

    -Cosa cosa diavolo... ?!?!

    Non era più a casa, ne era abbastanza sicura, e per di più non aveva avuto tempo di rimettersi le scarpe: abbassò lo sguardo e vide i piedi scalzi su del freddo cemento. Roba che non vedeva dal suo vecchio mondo d'origine.

    -... cheppalle.

    Sbuffò contrariata portando le mani in vita e guardandosi intorno, cercando di capire dove diamine fosse finita. Intanto nella sua testa si affacciò una sola domanda, un dettaglio a cui non aveva dato peso e che ora si faceva più evidente.

    -Ma Quarion mi ha dato del "cavolo"?!?!

     
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    Si chiuse la porta della saletta privata alle spalle, e mentre indugiava davanti alla soglia, molte paia di occhi si puntarono su di lui; nello scarto di tempo necessario agli astanti per capire che non si trattava di uno di loro -uno o due secondi circa-, il Cacciatore li aveva già passati tutti in rassegna e deciso l'ordine di protocollo secondo cui obliterarli: nessuno di loro era in grado di padroneggiare il Nen, nemmeno al livello infimo dei due che aveva sistemato nell'anticamera, perciò non si scompose quando spianarono le pistole.

    Nemmeno il ruggito delle armi da fuoco gli diede un minimo di emozione mentre si gettava fulmineo in mezzo ai proiettili: molti gli fischiarono attorno senza produrre danno, qualcuno colpì il corpo temprato dall'esercizio e irrobustito dal Ten solo per rimbalzare via -accartocciato dall'impatto- e tintinnare al suolo, ma prima che il suo obiettivo -un narcotrafficante da due soldi- finisse di vuotare il caricatore, tutti i suoi complici erano già stati sgominati, e ora giacevano riversi al suolo, felicemente nel mondo dei sogni.

    Il capo-banda -un ometto piccolo e nervoso come un topo- fissò incredulo i suoi uomini, andati giù come tanti birilli, e nel guardarsi intorno, sobbalzò vistosamente non appena si accorse che l'intruso era fermo accanto a lui e che torreggiava sopra la sua testa per una ventina di centimetri buoni; quando il criminale alzò lo sguardo e andò a sbattere contro l'espressione stoica di quel ceffo guercio guaì e indietreggiò... ma poi si ricordò che era armato, e così -forte di quella paura che rende coraggiosi- sollevò la beretta e gliela puntò in faccia.

    La pistola esplose un colpo a distanza ravvicinata, ma il giovane con l'occhio bendato schivò il proiettile inclinando il collo da una parte e gli strappò l'arma di mano senza tante cerimonie, come un adulto che tolga ad un bambino un giocattolo pericoloso.


    « La dichiaro in arresto per spaccio, traffico di illeciti a livello nazionale,
    furto, rapina - e altri otto reati che non ricordo. »

    tagliò corto la voce laconica, monocorde e ruvida di Abel
    « Mi segua senza opporre resistenza alla più vicina stazione di polizia, e... »

    “...nessuno si farà male” - stava per dire, ma la sua personale conclusione del frseggio di rito si interruppe quando un fischio sordo gli attraversò la mente, costringendolo a portarsi la mano libera alla tempia; la consapevolezza che non si fosse trattato di un suono fisico -quanto più di uno spirituale- lo lasciò come sempre un po' straniato, perché... era più forte di lui: a differenza del Gufo, il Mastino era forse tra i peggio connessi a quel delirio collettivo che era la Corte.

    A dirla tutta, si accontentava volentieri di condurre la sua vita nel proprio mondo,
    cercando di avere a che fare con l'altro -quello onirico- il meno possibile...
    specie da sveglio.
    Era consapevole che qualcuno lo aveva chiamato, ma si ripromise di controllare più tardi.

    « Mh... Allora... »

    Aveva distolto l'occhio dorato dalla sua preda per un paio di secondi appena, e quello si era tuffato agilmente fuori dalla finestra della saletta come non avesse atteso altro che quel suo momento di distrazione; con uno sbuffo seccato, il Cacciatore si mise sulle sue tracce: non dubitava che l'avrebbe riagguantato con la stessa facilità con cui l'aveva perso, e mentre muoveva rapide falcate sull'asfalto del vicolo -concentrato com'era sul completamento della missione- non si rese conto della Risonanza che aveva iniziato a vibrare nell'aria.

    jpgCon uno scatto rapido lungo il rettilineo -silente come un'ombra e veloce come il vento- raggiunse le spalle dell'uomo in fuga, avanzò la destra per agguantargli la nuca, e lo sollevò di peso per la collottola -senza sforzo- come fosse un gatto, lasciandolo a zampettare a mezz'aria nella sua morsa; poi, lo inchiodò alla più vicina parete... e solo allora si accorse dell'altra figuretta, in piedi in mezzo alla via.

    Nella semi-oscurità, la visione di quella silouhette dai lunghi capelli fece saltare al suo cuore qualche battito; quando mise a fuoco gli occhi verdi della donna, il Mastino rimase senza fiato, e mentre un pensiero irrazionale congelava la ragione, il Cacciatore boccheggiò un istante come sul punto di dire qualcosa... poi, la pupilla dell'unico occhio esposto si adattò alla scarsa luce del vicolo, e allora si rese conto della svista: serrò le labbra in una linea sottile, raddrizzò la schiena per ergersi nella sua ragguardevole altezza, e aggrottò le sopracciglia in un'espressione più severa - per quanto non meno sorpresa.


    « ...Drusilia? »
    definì, scrutandola da cima a fondo e poi di nuovo a ritroso fino al volto
    « Perché sei scalza? »

     
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    Vederlo dopo tanto tempo le riportò alla mente tanti, meravigliosi ricordi: il suo primo combattimento, la prima volta che fu tratta materialmente in salvo nelle praterie, la prima paternale da una persona che non fosse fisicamente suo padre e perfino il loro addio prima della partenza verso Endlos... Abel era stato l'unico Arcano ad averle già dato la propria carta in passato, da usare se ne avesse mai avuto davvero bisogno, ma lei si era limitata a conservarla nonostante negli ultimi tempi non se la fosse passata così bene come avrebbe voluto fargli credere. Prima la prigionia nel Mastio, poi le Guerre di Fondazione, avventure nel mondo dei morti, Guerra Civile ed invasioni da parte di immortali, come anche di Draghi Divoramondo; nonostante avesse avuto più occasioni per urlare il suo nome, aveva sempre preferito non chiamarlo: ci teneva a fargli capire che era diventata forte, e che non aveva bisogno di aiuto per le sciocchezze.
    In un modo tutto suo, Drusilia aveva sempre desiderato rendere estremamente fiero il suo Maestro, anche se non era più parte dell'Accademia.

    « ...Drusilia? »
    L'occhio d'oro -l'unico visibile- era fisso su di lei.
    « Perché sei scalza? »

    Drusilia sgranò gli occhi, poi abbassò lo sguardo e si fissò i piedini scalzi.
    -...
    Arrossì violentemente, ma sperò che Abel non se ne accorgesse.
    Infondo era buio pesto.

    -Aehm... ecco
    Per qualche secondo cercò una scusa credibile, ma alla fine sospirò e preferì optare per la verità imbarazzante.
    -... credo di averle dimenticate su Endlos.

    Perfetto.
    Mesi e mesi -anzi no: ANNI!!!- di imprese eroiche, sofferenze indicibili e sacrifici inimmaginabili buttati via per una figuraccia da bambini d'asilo: se non ci fosse stato l'asfalto avrebbe iniziato a pensare di sotterrarsi la testa come gli struzzi. A quel pensiero Drusilia era tutta intenta a mordersi il labbro con violenza per non imprecare, quando si ricordò di un dettaglio non indifferente, praticamente "essenziale" in quelle che erano state le dinamiche che l'avevano condotta in quel luogo. Gli arcani -esclusa la carta del Matto- viaggiavano per le dimensioni solo se chiamati, il che voleva dire che se lei era lì, allora era stato Abel a fare il suo nome.

    -... per caso mi hai chiamata?

     
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    -Aehm... ecco
    in risposta alla sua domanda, la ragazza si fissò i piedi nudi e arrossì
    -... credo di averle dimenticate su Endlos.

    « Capisco. »

    Stranezze della Corte, si disse la Torre, corredando quel pensiero di un'alzata di spalle;
    ad ogni modo, stava per chiedere all'ex-allieva cosa ci facesse lì e se era stata lei a chiamarlo,
    che la donna dai lunghi capelli lo bruciò sul tempo.


    -... per caso mi hai chiamata?

    « Veramente, no. »
    rispose neutro il moro, fissandola dubbioso
    « Anche io ho appena ricevuto una chiamata. »

    Senza mostrare alcuna emozione particolare -truce in volto come sempre-, il Cacciatore decise di accantonare la nuova faccenda: i problemi si sistemano uno per volta, e ora voleva togliersi un pensiero consegnando la sua preda alle autorità; la stazione di polizia non era lontana, e Drusilia avrebbe potuto accompagnarlo lì un momento, prima di trovarsi un posto tranquillo dove esaminare la questione “Corte”.

    Restava solo da risolvere un dettaglio tecnico per mettersi in marciai, così tornò a rivolgere lo sguardo dell'occhio d'oro al suo prigioniero e scosse il braccio un paio di volte per dargli una scrollata.


    « Quanto calzi? »
    domandò laconico

    « Eh? Co-cosa? »
    annaspò quello, ancora in panico

    « Le scarpe. »
    sillbò il Mastino, abbassando lo sguardo sulle leve sospese nel vuoto
    « Che numero porti. »

    « Tre-trentotto. »
    balbettò l'omini, deglutendo – perplesso e preoccupato

    « Può andare. »

    Senza tante cerimonie, Abel ritrasse la mano, e il malvivente crollò seduto sull'asfalto dopo aver toccato terra con le gambe malferme; magari avrebbe potuto scappare, ma l'occhiata intimidatoria che l'altro gli rivolse sembrò spiegarli in maniera eloquente che sarebbe stata una pessima idea.

    « Prestamele. E resta femo dove sei... »
    ordinò, con un tono che non aveva nulla della richiesta
    « Se scappi ci metto due secondi a spezzarti il collo. »

    Piagnucolando una serie di sospiri afflitti, il narcotrafficante eseguì buono buono le istruzioni del Cacciatore, e -rimessosi in piedi- gli porse le calzature, che egli rigirò alla ragazza.

    jpg
    « Mettitele e vieni con me: devo portare questo signore alla polizia. »
    asserì, aspettando che Drusilia fosse pronta prima di mettersi in movimento
    « Poi mi dirai che sta succedendo. »

     
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    « Quanto calzi? »
    La voce laconica di Abel giunse alle orecchie del malcapitato, facendolo sobbalzare.
    « Eh? Co-cosa? »
    In effetti i toni del Maestro potevano sembrare un pò bruschi, agli occhi di chi non lo conosceva bene...
    « Le scarpe. »
    Sillabò il Mastino, fissandogli i piedi...
    « Che numero porti. »
    ...piedi che non toccavano terra, per giunta.
    « Tre-trentotto. »
    Osservandolo sospeso in quel modo, Drusilia lo immaginò come un peluche appeso allo specchietto di un'automobile.
    « Può andare. »

    Aveva osservato l'intero scambio di battute in silenzio, non particolarmente sconvolta dai modi del Mstino -in un certo senso, ci era abituata- e nemmeno dallo sguardo supplichevole che il narcotrafficante le rivolgeva appena ne aveva la possibilità. Se fosse finito sul Presidio Errante, si sarebbe ritrovato ugualmente appeso, ma al becco di una chimera grande quanto un cavallo, dalla testa e le ali d'aquila ed il corpo di un leone. Inoltre, per quanto quello appena fantasticato fosse uno scenario già di per sè abbastanza drastico, sarebbe stato comunque meglio che finire nelle segrete sotto giurisdizione di Khatep: non era mai stata presente durante i suoi turni, ma perfino i criminali più sfacciati sembravano temere quella vecchia mummia.

    « Prestamele. E resta femo dove sei... »
    Continuò l'Hunter, impartendogli ordini.
    « Se scappi ci metto due secondi a spezzarti il collo. »

    Drusilia lo osservò incantata, mentre un sorriso entusiasta si schiudeva come un bocciolo rosso in primavera sul niveo candore della sua pelle d'angelo. Era così carino quando annientava le loro speranze con le minacce di morte <3

    « Mettitele e vieni con me: devo portare questo signore alla polizia. »
    Le disse mentre Drusilia obbediva mansueta ed insolitamente allegra.
    Doveva ammettere che Abel le era mancato tantissimo.
    « Poi mi dirai che sta succedendo. »

    E fu così che il Mastino si incamminò verso la centrale: con la mancina trascinava sul selciato il corpo rantolante e spaventato di un narcotrafficante scalzo, mentre dall'altro lato stringeva le dita sottili della sua allieva che, felice di rivederlo, gli aveva domandato se poteva tenergli la mano durante il tragitto...

     
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    Consegnare il prigioniero alla centrale e segnalare agli agenti in servizio le coordinate del luogo dove gli altri complici erano rimasti tramortiti non aveva richiesto più di una mezz'oretta: dopotutto, Abel era ormai piuttosto esperto nelle procedure di quel genere, e aveva giocato d'anticipo su tutti i protocolli burocratici che gli erano stati richiesti; un botta e risposta veloce e conciso per l'interrogativo di rito, un paio di firme sui rapporti ufficiali di cui aveva supervisionato la dattilografia, e poi tutti a casa – perfettamente in orario per l'imbarco in areonave espressa di cui aveva già prenotato il biglietto.

    Come naturale, senza minimamente interpellarla in proposito, aveva offerto lui il viaggio a Drusilia -così come anche tutte le consumazioni a sua scelta dal carrello del servizio bar-, ma nel paio d'ore di traversata non avevano più scambiato una parola... principalmente perché, appena preso posto sulla sua poltroncina accanto alla finestra, il Cacciatore con l'occhio bendato aveva incrociato le braccia e chiuso gli occhi per calarsi in un sonno profondo, pacato e istantaneo.
    Quasi avesse l'interruttore On/Off...

    ...e la sveglia incoroporata: non appena la voce femminile e metallica dell'interfono annunciò la fermata, il Mastino sollevò la palpebra, sciolse il nodo delle braccia sul petto e -di nuovo sveglissimo- si alzò per dirigersi all'uscita; non si trattava della fermata dell'Accademia ma di quella vicina, eppure -a giudicare da come s'era fermato sulla soglia a fissarla, in attesa che lo seguisse- Abel sembrava intenzionato a scendere lì.

    jpgLe prime ore del mattino resero l'hangar deserto ancora più desolato, ma lo spettacolo dell'alba sulle praterie -mentre le percorrevano a tutta velocità sull'hoovercraft del moro- l'avrebbe ripagata egregiamente; quando entrarono nel giardino della struttura, fu piuttosto evidente notare quanto le cose fossero cambiate: le aiuole un tempo ben curate erano incolte e selvagge come nei più liberi domini della natura, i cancelli sembravano non vedere manutenzione da anni, e i vetri della palazzina erano polverosi e opachi.


    Ma la cosa peggiore fu la Reception: le luci spente che li accolsero ricordavano quelle che tante volte avevano salutato l'arrivo in notturna di molti aspiranti, ma l'odore stantio di chiuso, il silenzio assoluto, il bancone spoglio, gli scatoloni accatastati e la differenza netta nella colorazione del pavimento tra dove era solito esserci il tappeto e dove no, non fece che accentuare il senso di isolamento.

    « Non avrei pensato di darti il bentornato a casa
    in queste condizioni, ma... »

    esordì un po' a disagio la Torre, dopo ore di protratto silenzio
    « ...eccoci qua. »

     
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    Aveva trascorso l'intero viaggio osservando il suo Maestro addormentato.
    Certo, non era educato fissare le persone per ore ma, approfittando del sonno -almeno apparentemente- pesante di Abel e con la coscienza silente perchè infondo non le restava nient'altro da fare se non attendere, aveva giocato ad intuire quali potessero mai essere i sogni del cacciatore in ogni preciso istante, studiando gli impercettibili turbamenti del suo volto inespressivo. Abel non era mai stato un tipo loquace ed il suo atteggiamento burbero intimava chiunque alla fuga, ma la Drusilia seduta su quell'aereonave -non più bambina, non più spaventata dal mondo che la voleva morta- sapeva con certezza che dietro quella maschera fatta di ordini e minacce si nascondeva un lato estremamente tenero: lo dimostrava quanto la tenesse in considerazione, quanto l'aiutasse incondizionatamente e perfino il suo iperprotettivismo da fratello maggiore... il suo Maestro era uno dei pochissimi di cui si sarebbe potuta davvero fidare.
    Era anche per quello che l'aveva scelto fra i primi Arcani da contattare.

    presidioalf

    « Non avrei pensato di darti il bentornato a casa
    in queste condizioni, ma... »

    Esordì l'Hunter, leggermente a disagio.
    « ...eccoci qua. »

    Tornare a casa fu doloroso: non immaginava quanto rimirare quegli ambienti, quelle mura, le riportasse alla mente così tanti ricordi. Prima Yang, poi Rain, poi anche Jensen... tanti volti che un tempo le furono familiari, ora scomparsi uno dopo l'altro, sbiaditi nella sua vita come vecchie e malandate fotografie. Fermarsi e voltarsi indietro non era mai bello: oltre ai risultati ottenuti non si trovavano altro che sorrisi dimenticati, amici abbandonati, gente scomparsa. Era tutto estremamente triste.
    Gli occhi smeraldini osservavano malinconici ma attenti ogni dettaglio lì presente, e nonostante fossero trascorsi degli anni, la Dama del Vento percepì immediatamente che qualcosa non andava: le aiuole ordinate e colorate erano ora erbacce e l'intero edificio sembrava quasi abbandonato. In quegli attimi comprese il disagio del Maestro, e si domandò se fosse il caso di porre domande a riguardo: l'avrebbero ferito? Infastidito? Oppure quell'aria tesa era solo una sua impressione?
    Eppure voleva sapere, doveva sapere.
    Quella era anche la sua casa.

    -Me la ricordavo diversa...- iniziò con tono vago, nella speranza di non toccare punti dolenti -Cosa è successo?

     
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    -Me la ricordavo diversa...-
    con voce quieta, la Dama scelse un approccio fin troppo neutro alla questione
    -Cosa è successo?

    jpg
    « Stiamo chiudendo. »

    Quella fu la schietta risposta del Mastino, corredata di tutta la semplicità del mondo ed un'alzata di spalle, perché girarci intorno sarebbe stato inutile: ad esprimerlo più dolcemente la realtà non sarebbe cambiata, il fatto non sarebbe risultato meno triste alla ragazza, e di certo non avrebbe reso la sconfitta -professionale e personale- meno bruciante per lui.

    « È iniziata poco dopo che tu e Yang siete andati via, in realtà:
    con la faccenda di Rain e la strage di Night City... »

    specificò, per amor di chiarezza, poggiandosi contro il bancone della reception
    « Non so quale idiota ha lanciato l'idea, ma hanno cominciato a dare la colpa a questo posto, gli iscritti hanno iniziato a ritirarsi, e alla fine ci hanno revocato permessi e finanziamenti. »
    uno sbuffo amareggiato fu l'unica esternazione che si concesse
    « So di non avere le capacità che possedevano la Maestra o il Comandante Mikleus,
    ma speravo davvero di riuscire a tenere in piedi questo posto... »

     
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    « Stiamo chiudendo. »

    La risposta del Mastino le giunse al petto come una pugnalata. Che cosa voleva dire "stiamo chiudendo"? No, non poteva essere vero... stava sicuramente scherzando.

    « È iniziata poco dopo che tu e Yang siete andati via, in realtà: con la faccenda di Rain e la strage di Night City... Non so quale idiota ha lanciato l'idea, ma hanno cominciato a dare la colpa a questo posto, gli iscritti hanno iniziato a ritirarsi, e alla fine ci hanno revocato permessi e finanziamenti. »

    Drusilia rimase a bocca aperta e completamente senza parole: tralasciando tutti i casini che i colpi di testa di Rain avevano provocato, anche il solo immaginare l'esistenza di simili, orribili, voci a riguardo dell'Accademia le fece ribollire il sangue: chi era quell'idiota che aveva dato inizio a tutto? E chi erano le capre che gli avevano dato ascolto? Perchè gli studenti si ritiravano, se sapevano che erano solo calunnie? Che razza di uomini senza attributi frequentavano quel posto?!?!?
    Se solo fosse rimasta... avrebbe potuto proteggere la propria casa nel momento del bisogno. Lei e Yang erano stati degli ingrati, e la loro culla era andata distrutta mentre giocavano agli Aviatori.

    uplf

    -L'ACCADEMIA NON CHIUDERA'.

    Si ritrovò ad affermare a voce alta, sbattendo i pugni con forza contro la scrivania. Nonostante il suo sguardo furente, in realtà non era arrabbiata con Abel... forse nemmeno con gli idioti ed il gregge ignorante che li seguiva. Era arrabbiata con sè stessa: non sarebbe dovuta mai partire. Sarebbe dovuta rimanere al suo fianco. Era stata una stupida, ecco cosa.

    -C-cioè... non può chiudere... è ingiusto... non è colpa vostra- si rese conto che fare la voce grossa con Abel non era nè utile nè maturo, dunque cercò di ritrovare un contegno -Non è giusto che chiuda per delle calunnie- argomentò, ancora convinta delle sue parole, nonostante fosse cosciente di essersi lasciata un pò troppo andare con i toni.
    -Io non voglio accettarlo.

    Per alcuni secondi si chiuse nel mutismo, osservando l'occhio aureo del Maestro con sguardo convinto e battagliero: non avrebbe permesso una cosa simile, nè ora nè mai. Aveva creato un ordine di soldati su Endlos, da emerita sconosciuta aveva scalato ogni gerarchia fino ad elevarsi alla carica d'Alfiere in pochissimo tempo. Come allora, anche oggi era pronta a combattere, e delle lingue biforcute non l'avrebbero fermata.

    -Abel, ti prego, ripensaci: non è ancora tutto perduto.

    Ammorbidendo il tono della voce gli si avvicinò, prendendogli una mano fra le sue con dolcezza. I suoi occhi lo supplicavano di ascoltarla.

    -Deve esserci un modo per riprendere le redini della situazione, ne sono sicura... Abel, se me lo chiedi non me ne andrò finchè non sarà tutto risolto. Voglio che questo posto sopravviva.

    Gli si avvicinò ancora, e le dita si serrarono attorno alle sue con più forza.
    Gli smeraldi le divennero lucidi come specchi d'acqua.

    -Ti prego... lascia che ti aiuti. Anche se è tutto inutile... voglio rimanere con te, e combattere fino alla fine.

     
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    -L'ACCADEMIA NON CHIUDERA'.
    urlò la ragazza, abbattendo i pugni sul banco di legno
    -C-cioè... non può chiudere... è ingiusto... non è colpa vostra-

    Se fosse stato dell'umore adatto, Abel avrebbe sorriso: la prima reazione di Drusilia non era stata affatto dissimile dalla sua... ma poi, per lui, i mesi si erano accumulati fino a divenire un paio d'anni, e ogni sua opposizione al sistema si era conclusa con un rimbalzo su un muro di gomma.

    -Non è giusto che chiuda per delle calunnie. Io non voglio accettarlo.
    Abel, ti prego, ripensaci: non è ancora tutto perduto.

    proseguì la Dama, tacendo per un lungo istante e fissandolo in volto
    -Deve esserci un modo per riprendere le redini della situazione, ne sono sicura...
    Abel, se me lo chiedi non me ne andrò finchè non sarà tutto risolto.


    Con occhi verdi e fiduciosi, la donna si mosse piano verso di lui, e mentre le dita esili della fanciulla si intrecciavano alle sue, il Mastino distolse lo sguardo, intimamente a disagio: non era giusto allontanarla, e si costrinse a resistere all'impulso di farlo, ma il fatto che fosse così dannatamente simile alla Maestra -la persona che più di ogni altra aveva amato quel posto- non faceva altro che rendergli quella situazione una condanna difficilmente sopportabile...

    -Voglio che questo posto sopravviva. Ti prego... lascia che ti aiuti.
    Anche se è tutto inutile... voglio rimanere con te, e combattere fino alla fine.


    jpgEra come la visita del fantasma dei natali passati, giunto a sbattergli in faccia i suoi fallimenti, perché nonostante l'abnegazione e la devozione con cui si era sempre impegnato per ripagare la Luna di quanto aveva fatto per lui, non era stato in grado di tenere in vita nemmeno quella parte di lei.

    « Il problema non sono solo le calunnie.
    Qualcuno sta facendo ostruzionismo
    ad ogni mio tentativo di salvare questo posto... »

    replicò, sempre calmo e controllato, senza osare guardarla
    « E l'unica cosa che ho potuto scoprire sul suo conto è che deve trattarsi di qualcuno molto potente, dal momento è riuscito a rendere nulle anche le decisioni del Consiglio Supremo degli Hunter. »

    Concluso quello sfogo, Abel sbuffò un sospiro
    e si preparò a cambiare argomento.


    « Ad ogni modo, non sono più cose di cui tu debba preoccuparti. »
    riprese, e il tono gli venne fuori più distaccato di quanto non si sentisse
    « Piuttosto: c'è un motivo per cui sei venuta qui? »

     
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    Non fu distogliere il proprio sguardo da lei ad irritarla, e nemmeno il piccolo sfogo che il Mastino si lasciò sfuggire. Conoscendolo, Drusilia aveva ben chiara la ragione dell'umore nero di Abel; tralasciando i problemi dell'Accademia, doveva combattere una guerra senza mai ricorrere alle mani, e questo per un giovanotto dell'irrobustimento poteva diventare davvero frustrante. Non poteva dargliene una colpa: non era colpa sua.
    Ad innervosirla, però, giunsero le parole successive.

    « Ad ogni modo, non sono più cose di cui tu debba preoccuparti. »

    Oh, certo che lo sono, pensò la Dama del Vento lanciandogli un'occhiata eloquente. C'era però da dire che, gestendo un regno e seguendo i consigli d'etichetta dell'amica Kalia, aveva imparato quantomeno a controllarsi nelle conversazioni. In virtù dell'affetto che provava per Abel e della sua volontà di mostrarsi matura al loro primo incontro dopo anni, Drusilia scelse il silenzio: poteva dirle quello che voleva, infondo, ma questo non l'avrebbe ovviamente fermata dai suoi intenti. Se non voleva combattere con lei, allora lei avrebbe combattuto da sola.
    Accantonò momentaneamente la discussione, ed ascoltò ciò che il Mastino aveva da domandarle.

    « Piuttosto: c'è un motivo per cui sei venuta qui? »

    Prese un profondo respiro, come a voler sbollire tutta l'agitazione che quella nuova notizia le aveva generato. Problemi, problemi ed ancora problemi: ultimamente il destino era diventato monotono. Peccato che adesso anche la Corte era obbiettivamente in pericolo, almeno per le poche informazioni che aveva ricevuto. Doveva saperne ancora, o le sue indagini sarebbero andate a farsi benedire: a prescindere dal fallimento, non avrebbe sopportato l'idea di essere in balia di qualcuno che li voleva distrutti.

    -Una cosa simile... ma ti spiegherò tutto con calma dopo. Prima, però, ho bisogno di informazioni.

    Iniziò, cercando di mettere ordine nella sua testa.

    -Vorrei che tu mi raccontassi della scomparsa della Luna, la Maestra, ed ogni dettaglio insolito o sospetto che ti passa per la testa- indugiò qualche attimo, nella speranza di non fargli ancora più male -Ne ho davvero bisogno...

     
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    Per quel che ricordava come inaspettatamente, Drusilia non tornò sull'argomento “Accademia”, dando tregua ai nervi del Cacciatore -mai stato famoso per la sua pazienza o sopportazione- da quella conversazione spinosa e scomoda; certo, non era ancora arrivato a trovare spiacevole la presenza della giovane, ma dover disquisire dei propri fallimenti è una cosa che non piace a nessuno... ancor meno ad un tipo come lui.

    Il forte senso del dovere che l'aveva animato in quella causa non faceva che acuire il suo senso di frustrazione, ricordandogli costantemente quanto fosse stato una delusione:
    per la Maestra, per i suoi colleghi e per i suoi studenti. Se solo avesse saputo con chi prendersela, sarebbe stato capace di polverizzargli le ossa; magari non sarebbe servito a niente lo stesso, ma lo avrebbe fatto stare meglio. Molto meglio.

    -Una cosa simile... ma ti spiegherò tutto con calma dopo.
    riprese la Dama del Vento, traendo un profondo respiro per calmarsi
    -Prima, però, ho bisogno di informazioni.

    Quell'asserzione richiamò sul viso eburneo dell'ex-allieva lo sguardo indagatore del suo occhio d'oro: che informazioni poteva mai star cercando una sorta di Regina in un mondo diverso da quello che ormai abitava? Forse l'aveva chiamato per commissionargli qualche indagine particolarmente delicata su Endlos? L'ipotesi gli sembrava remota, visto che sapeva da Owl di un'intera schiera di soldati scelti e fidati posti al suo servizio.

    -Vorrei che tu mi raccontassi della scomparsa della Luna, la Maestra,
    ed ogni dettaglio insolito o sospetto che ti passa per la testa-

    ecco: probabilmente quella era davvero l'ultima cosa che aveva bisogno di sentire
    -Ne ho davvero bisogno...

    Come al solito, nessuna emozione ruppe gli argini della sua maschera espressiva perennemente truce, ma mentre allontanava nuovamente lo sguardo dall'interlocutrice e si staccava dal bancone della Reception, il Mastino dovette davvero impegnarsi a sopprimere l'istinto di spaccare qualcosa: la struttura sarebbe presto stata smantellata fin dalle fondamenta, e qualche muro crollato non avrebbe fatto la differenza, ma... nonostante il suo brutto carattere, perdere le staffe davanti ai ragazzi era qualcosa che aveva sempre cercato di evitare.

    jpg
    « Non capisco cosa ci sia da dire: le è stato assegnato un Mandato da un'altra parte. »
    brontolò laconico, incamminandosi lungo il corridoio che un tempo conduceva alla mensa
    « Se n'è andata e non è più tornata. Fine della storia. »

    Non si voltò a controllare se Drusilia si fosse mossa per seguirlo, perché non gli importava e avrebbe preferito di no: per quanto fosse cresciuto e avesse imparato a comportarsi in modo serio, preciso, diligente, professionale e forzatamente posato, quella era una questione completamente diversa.

    Era più forte di lui: quando si trattava della Maestra, tornava ad essere il ragazzino disturbato che lei aveva raccolto nella desolazione delle lande innevate; razionalmente lo sapeva, ma non poteva farci niente: era un retaggio del trauma da abbandono, una regressione allo stadio infantile...
    E quello era un confronto da cui stava scappando.

     
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    Come già si era immaginata, Abel discostò nuovamente lo sguardo da lei, ma le sue affermazioni la lasciarono sinceramente interdetta.
    « Non capisco cosa ci sia da dire: le è stato assegnato un Mandato da un'altra parte. »
    Brontolò, separandosi dal bancone ed allontanandosi verso la mensa.
    -... eh?!?!
    Che la Torre non avesse la più pallida idea di cosa fosse accaduto? Oppure stava mentendo spudoratamente? No, lui non mentiva, non a lei... era il Gufo quello bugiardo, non Abel. Abel era sincero, puro. Forse, in effetti, era proprio questo il suo problema...
    « Se n'è andata e non è più tornata. Fine della storia. »

    Quando lui si incamminò a passi spediti lungo il corridoio, fu Drusilia ad andare in escandescenza: colpì l'asse di legno del bancone con tutta la forza che aveva e, anche se non era forte abbastanza per poterlo spezzare, il rumore sordo del colpo rimbombò per tutte le pareti ormai vuote, finendo perfino per darle fastidio alle orecchie.

    -Non è vero!- affermò a voce alta, certa che la sua voce gli sarebbe giunta chiara e cristallina -Kora non ha mai avuto un altro Mandato!
    Agguerrita e risoluta, in quella battaglia che li riguardava tutti scelse di non ritirarsi e, i pugni stretti lungo i fianchi, si mise a correre con tutte le sue forze così da raggiungere immediatamente il Mastino, ormai già abbastanza distante.

    -Abel, fermati dannazione! Non puoi lasciarmi in questo modo!- ansimò a voce alta, poco prima di raggiungerlo -Se sono venuta qui è perchè siamo tutti in pericolo: Kora è in pericolo! La Luna non se ne è mai andata di sua spontanea volontà! E' stata costretta!!!

    Lo raggiunse poco dopo, aggrappandosi al suo braccio con quasi tutto il corpo nel disperato tentativo di fermarlo. Gli occhi lucidi e feriti brillavano fra i chiaroscuri dell'edificio spoglio, ed una lacrima salata bagnò la nera stoffa dell'impermeabile maschile. Non voleva che se ne andasse, non in quel momento. Lei si fidava di lui... Abel non poteva farle questo, non poteva abbandonarla.

    -Quando me ne sono andata hai promesso che mi avresti aiutato nel momento del bisogno... bene, è arrivato quel momento- lo fissò particolarmente alterata, la voce tremante, le gote rosee rigate di lacrime -E se per te non sono abbastanza importante, allora fallo per la Luna. Dobbiamo salvarla, perchè lei da sola non può.

     
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    -Non è vero! Kora non ha mai avuto un altro Mandato!
    urlò Drusilia, indignata

    Il rintocco di una botta sorda risuonò alle sue spalle e riecheggiò per l'alta volta dell'atrio, ma -ben lungi dal fermarsi o preoccuparsene- il Mastino si limitò a proseguire imperterrito per la sua strada, prendendo interiormente atto di aver finito per far innervosire la ragazza; poco male: magari sarebbe tornata alla sua nuova vita, maledicendo l'indole chiusa del suo Maestro indisponente. Magari.

    E invece no: il suono di passi in corsa lungo il corridoio dietro di lui gli rese noto che non se la sarebbe cavata con così poco; per un attimo fu tentato di accelerare per seminarla, e nascondersi o darsi alla fuga... ma, decisamente, non sarebbe stato di nessun sollievo – né per lei, in cerca di risposte, né per lui che si sarebbe sentito in colpa subito dopo.

    -Abel, fermati dannazione! Non puoi lasciarmi in questo modo!-
    protestò col fiato corto la Dama, raggiungendolo
    -Se sono venuta qui è perchè siamo tutti in pericolo: Kora è in pericolo!
    La Luna non se ne è mai andata di sua spontanea volontà! E' stata costretta!!!


    Nel sentirsi afferrare per un braccio, il Cacciatore si congelò in mezzo al corridoio, principalmente per paura di non riuscire a dosare la forza nello status emotivo alterato in cui si trovava, e finire così per farle male con qualche brusco gesto inconsulto; quando si voltò, l'espressione dura che aveva preparato -con un sopracciglio inarcato in un'istintiva esternazione di dubbio- andò a sbattere contro occhi verdi velati di lacrime, e anche se in quel momento avrebbe preferito essere in qualunque altro luogo (persino con Owl in un parco-divertimenti, l'esperienza più insopportabile che riuscisse a ricordare) si costrinse a fermarsi.

    -Quando me ne sono andata hai promesso che mi avresti aiutato
    nel momento del bisogno... bene, è arrivato quel momento-


    Gli rinfacciò con voce tremante, fissandolo triste e furiosa insieme,
    con quello sguardo tradito con cui le donne sanno farti sentire un verme.


    -E se per te non sono abbastanza importante, allora fallo per la Luna.
    Dobbiamo salvarla, perchè lei da sola non può.


    Colpo basso. Mai si sarebbe aspettato di vedere la piccola innocente Drusilia cresciuta al punto da giocare così sporco... e mentre uno sbuffo seccato -sconfitto- gli evadeva il petto, il Nero Mastino le volse di nuovo la schiena per non guardarla in faccia; messo così alle strette, la fuga era una vigliaccata che non avrebbe osato tentare -per quanto comoda-, ma aveva bisogno di procurarsi almeno una difesa: qualcosa su cui concentrarsi per darsi un contegno e con cui fingersi occupato perché lei non se ne accorgesse.

    « Ti ho detto che aveva un Mandato. Su Celentir. »
    ribadì, gettandole qualcosa con cui indurla ad una risoluzione di compromesso
    « Ora: possiamo andare a parlarne in ufficio?
    Questo posto starà anche per chiudere, ma ho comunque del lavoro da sbrigare. »

    le spiegò, tornando al suo solito tono stufo ma compassato, da insegnante paziente
    « Il Presidente del Consiglio Supremo degli Hunter mi ha nominato esaminatore e coordinatore della Prova per la Licenza di quest'anno – ciò vuol dire che devo organizzare la logistica e le risorse umane. »

     
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    « Ti ho detto che aveva un Mandato. Su Celentir. »

    Quell'informazione placò per qualche attimo i suoi singhiozzi.
    Era su Celentir? Perchè era lì? Era stato quel mondo la sua trappola?

    « Ora: possiamo andare a parlarne in ufficio?
    Questo posto starà anche per chiudere, ma ho comunque del lavoro da sbrigare. »

    Le spiegò con voce compassata: evidentemente aveva deciso di smetterla di scappare, e a lei al momento bastava quello: non poteva farlo star meglio e non poteva nemmeno ignorare il problema. Se voleva risolvere quella situazione doveva affrontarla di petto, anche se faceva male.
    « Il Presidente del Consiglio Supremo degli Hunter mi ha nominato esaminatore e coordinatore della Prova per la Licenza di quest'anno – ciò vuol dire che devo organizzare la logistica e le risorse umane. »

    Drusilia trasalì e lo fissò con sguardo smarrito. Poi, lentamente, annuì e allentò la presa su di lui, senza tuttavia abbandonarla: rimase avvolta al suo braccio, dolcemente ma ben attenta a non separarsi da lui.

    -Ok.
    Fu mansueta, e con calma si asciugò le lacrime con la stoffa della propria manica.
    -Però... restiamo così. Non voglio lasciarti.

    Abbassò lo sguardo, nascondendo sia broncio che rossore aldilà della folta chioma castana. Non voleva fargli capire che temesse un'altro tentativo di fuga: non le piaceva mostrarsi debole, ed un ennesimo rifiuto da parte del Maestro l'avrebbe fatta piangere per mesi.

     
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