Ghiaccio e Fuoco

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  1. _MajinZ_
     
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    Merovish era una città cattiva, marcia... corrotta. La sua cattiva reputazione la rendeva molto famosa in tutto il Semipiano, bastava semplicemente nominarla per scatenare discorsi a volte ingiusti... ma purtroppo del tutto veritieri. Chi viveva al di fuori della Tana la considerava un crogiolo di assassini, stupratori e ladri, un luogo da evitare, dove la vita ti poteva essere sottratta con la stessa facilità con cui ti rubavano il portafogli o una mano. Purtroppo però lo stesso pensiero scorrazzava nelle menti di chi, in quel buco sotterraneo, ci viveva.
    A causa di questa sua pessima fama, molti dimenticavano che Merovish custodiva un luogo estraneo a tutto il male e la violenza che scorreva in quelle vie. Le Cave del Sapere erano un luogo pregno di conoscenza, forse in quell’enorme biblioteca si trovava la maggiore concentrazione di cultura su Endlos... ma probabilmente in molti altri universi. Gli scaffali traboccavano di libri dai più disparati contenuti, si passava dalla geografia alla magia nera, spaziando tra tomi ingialliti provenienti da chissà dove, ricoperti di polvere recuperata in anni di permanenza nelle cave... o forse in un altro posto.
    Era un posto magico quello, un’enorme grotta su cui fantasticavano diverse leggende... secondo le quali tra quegli scaffali dimorava la conoscenza più profonda dell’intero Multiverso. In pochi però l’avevano vista ed erano ancora meno quelli ancora vivi per raccontarlo. Però all’interno dell’immensa biblioteca si potevano incontrare vari tipi di lettori: dai semplici ladri agli assassini, passando anche per gli Eversori.
    Dimitriy se ne stava seduto su una scrivania isolata, con gli occhi fissi su un libro che trattava di veleni e pozioni, ovvero il suo nuovo argomento di studio. Non era la prima volta che il biondo assassino passava il suo tempo in quel luogo, più volte da quando era giunto nel nuovo mondo si era informato sulle sue usanze e storie, passando per la geografia e qualsiasi cosa ci fosse da sapere su Endlos, almeno le cose più importanti. Ultimamente però aveva deciso di specializzarsi in qualcosa di più... personale, motivo per cui aveva iniziato a studiare l’alchimia.
    Le sue capacità erano legate a qualcosa di più fisico ed evidente, però nel suo lavoro aveva imparato che spesso bisognava ricorrere a strategie più subdole per difendersi da avversari sempre diversi. Avere dei maestri però non bastava, quindi lo studio si rivelò una carta vincente, visto che anche la teoria era fondamentale quando si aveva a che fare con sostanze pericolose. Immerso com’era nel suo studio, quindi, non pensava proprio a cosa il futuro gli stesse preparando, non si sarebbe mai aspettato di fare proprio quell’incontro... ormai non ci pensava quasi più, era il passato. A volte però il passato ritornava, sottoforma di due labbra rosse e invitanti.

     
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    Quel luogo mal si accostava alla sua figura elegante ed aggraziata.
    La lunga veste color borgogna accarezzava il pavimento polveroso, sollevandone lo strato spesso ad ogni piccolo passo che ella muoveva. Sguarnita del fedel ombrello, Coralia si era dimostrata ancora una volta una donna intraprendente e sicura di sé: ovunque si celasse qualcosa di minimamente interessante, lei andava. Andava a dispetto del presidio o della zona, amichevole o meno che fosse, per saziare la sua voglia di conoscenza, per passare la sua lunga ed infinita vita dandole un senso. O una parvenza quantomeno significativa.
    E poi era una biblioteca, quella.
    Le avevano detto, con un velo di perplessità, che era stato già un miracolo essere giunta a Merovish senza conseguenze ma persistere, rimanere in zona, assumeva i connotati dell'avventatezza. Lei, che di mondi e uomini ne aveva visti tanti, avendoci a che fare in ripetute battute di un concerto senza alcuna fine, ribatteva sicura di sapersela cavare e di non aver bisogno di raccomandazioni.
    Sarebbe andata ugualmente, che il mondo le fosse avverso o meno.
    Così la giovane donna era giunta alle Cave del Sapere con lo scopo di leggere qualche tomo, non essendo poi la prima volta che metteva piede in quel posto - già nell'incontrare quel giovane e il suo libro, aveva deciso di visitare la biblioteca del Sud -, percepiva sicurezza nelle sue azioni e movenze; tuttavia dimenticava sempre di indossare qualcosa che non si improvisasse un panno per spolverare. Bestemmiava a denti stretti, la Moira, trattenendosi dall'urlare in un pertugio così poco illuminato e che, secondo il suo giudizio, doveva creare una discreta eco.

    « La polvere rende vecchi, non affascinanti. »

    La constatazione le uscì dalle labbra vermiglie e piene quasi come un sibilo.
    Era salita al secondo piano e da lì aveva una panoramica niente male del luogo, però non riusciva a trovare alcun libro che stuzzicasse la sua fantasia né dal contenuto che non conoscesse a strette vedute. Coralia si accinse a raggiungere la ringhiera che dava vista sul piano sottostante, appoggiandosi con il peso proprio seno formoso su di essa; i gomiti incrociati sostenevano la parte superiore del corpo che era protesa leggermente in avanti.
    Gli occhi, facilitati di poco dalla luce delle torce magiche e da nient'altro, catturarono un'immagine che la indusse a farla sorridere. Decise di staccarsi da quell'appoggio di fortuna, riscendendo al piano più basso tramite una delle scale a pioli. Non lo vedeva da un sacco di tempo, non ne ricordava quasi più i tratti affilati e i colori freddi - gli stessi che così bene differivano dai suoi, caldi e conturbanti. Probabilmente l'avrebbe sentita arrivare, se la lettura non lo stava assorbendo nel profondo, e Coralia sperò nell'intimo di prenderlo di sorpresa, arrivandogli alle spalle per poggiare le belle mani sulla schiena ampia di quel giovane assassino.

    « Veleni. » proruppe con tono basso ed ammaliante, sporgendosi dalla sua spalla per contemplare l'argomento di studio altrui « Stai cercando un modo per uccidermi? »

     
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  3. _MajinZ_
     
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    L’assassino, incurante degli altri visitatori delle Cave, leggeva un passo riguardante i veleni neurotossici. Nel suo studiare aveva appreso dell’esistenza di molti tipi di veleni, ma ve ne erano alcuni molto più letali di altri e dai diversi modi di agire. Tuttavia stava ancora cercando qualcosa di molto più affine a lui, qualcosa con cui identificarsi e renderla la propria arma personale. Ovviamente prima di ciò era importante avere un’infarinatura generale, per poi specializzarsi in un composto preciso, una volta apprese tutte le basi e guadagnata un po’ di esperienza.
    Era comunque abbastanza concentrato da abbassare la guardia, purtroppo però il suo istinto allenato non poteva proprio essere spento e, anche se non lo voleva, alla fine si ritrovava sempre a scandagliare la zona ed esaminarla in un modo totalmente naturale. Tuttavia non prestava molta attenzione a quelle persone, non erano pericolose e quindi poteva permettersi benissimo di ignorarle, così da non interrompere la sua concentrazione.
    Ad un tratto però, il biondo percepì chiaramente una presenza avvicinarsi a lui, alle sue spalle... però non percepiva nessun pericolo, magari era solo qualcuno che stava cercando il posto più adatto per leggere in santa pace, proprio come lui. La cosa strana era il fatto che continuasse ad avvicinarsi, anche se il ragazzo continuava ad ignorarla, ma alla fine fu costretto a sollevare la testa dal libro... distratto dal tocco di due delicate mani raggiunse la sua schiena.
    Infine giunse una voce familiare, fin troppo. Gli occhi dell’assassino quasi si sgranarono all’udire quel tono ammaliante, chiuso in un sussurro. In quell’istante diverse immagini attraversarono la mente del giovane, facendogli ricordare momenti davvero imbarazzanti... e quegl’altri che l’avevano cambiato. Strinse per un attimo i pugni e restò quasi paralizzato da quella situazione, non sapendo bene come comportarsi... e l’unica cosa che sapeva era che il battito del suo cuore aveva accelerato.
    Ucciderti non mi servirebbe a nulla.
    Rispose poi freddo come un pezzo di ghiaccio. Per quanto cercasse di restare impassibile, però, un occhio attento avrebbe notato una certa irrequietezza nel sicario... il quale in presenza di Coralia, beh, perdeva la sua solita glacialità.
    Perché non potresti parlare...
    Continuò il russo abbassando lo sguardo e osservando la figura disegnata sul libro con finto interesse.
    E spiegarmi perché sei sparita.
    Lasciandomi quella croce in regalo.

    Concluse infine senza voltarsi, mantenendo la sua solita espressione distaccata e priva di emozioni... anche se una sorta di gioia mista a dolore veniva a stento nascosta da quella maschera che continuava a mantenere sul volto. Per quanto gli fosse difficile leggere le emozioni, le sue emozioni, Dimitriy era quasi felice di sentirla vicino... un’altra parte di se, invece, voleva semplicemente capire.

     
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    Non gli sarebbe servito a nulla davvero: Coralia era immortale.
    Questa caratteristica, tuttavia, la Moira la teneva per sé per ovvi motivi; così riusciva a sparire, essendo creduta morta. Tante volte una morte violenta l'aveva strappata dal mondo e tre giorni dopo, corpo integro o ridotto malissimo, lei risorgeva come una Fenice dalle proprie ceneri funerarie. Era un piccolo vantaggio che mai si sarebbe sognata di perdere, quindi non si azzardava mai a lasciar fuggire dalle sue labbra nulla che avesse a che fare con la sua natura sovrannaturale.
    I segreti andavano sempre conservati con cura, con i guanti di velluto.
    Dimitriy, ad ogni modo, si era espresso con parere contrario alla sua domanda affilata. Il tono del Russo era fermo solo in apparenza mentre lei faceva risalire le sue mani fino alle spalle di lui, accarezzandogli la schiena con il suo tocco femminile e sensuale. Sotto gli arti alabastrini della Moirta, c'era il corpo di colui che lei aveva fatto suo mesi addietro in una modesta camera d'albergo.

    « Quante pretese, Dimitriy. » si espresse lei, fermando le mani sulle spalle del biondo assassino e lasciandole lì, a trasmettergli il loro calore « Perché non dici semplicemente che ti sono mancata? »

    In quelle parole vi era intriso un pizzico di ironia.
    La donna era ben consapevole dell'ascendente che esercitava sull'Eversore e se ne gratificava, prendendosi quella confidenza che un altro essere vivente mai avrebbe potuto annoverare fra i suoi vantaggi con il qui presente Kozlov. Morto oppure attaccato, le due sorti probabili per chi lo avvicinava senza le giuste precauzioni.
    Ma lei, di precauzioni, non ne aveva. Lo irretiva, lo toccava, lo sentiva suo e liberissima di poterne abusare quando lo desiderava.

    « Era tempo che io andassi, dopo quella notte. » gli spiegò, affogando le iridi vermiglie in quelle azzurre del giovane quando si fu voltato per osservarla, e sorridendogli continuò « Sei cresciuto: è questo l'importante. »

    Le mani scesero come un fiume impetoso che si gettava nel mare, ora sondando con le dita il petto dell'assassino; il petto esposto in avanti e il viso così vicino a quello del suo interlocutore. Coralia cercava una via d'accesso in quella divisa, trovandola nel colletto che, prima chiuso, lei si apprestò a sbottonare quel tanto per infilare la mano destra dentro di essa per toccare quel petto e fermare la sua avanzata sulla croce, dono che gli aveva fatto.

    « Per poter difendere ciò che è mio. »

    Gli rispose infine su quel pendaglio, protendendo il busto in avanti a sfiorare le labbra di Dimitriy con le sue carminie e piene.
    Appena un tocco, un labile contatto, per farlo cadere, crudele, nella spirale dei ricordi legati alla loro notte insieme.

     
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  5. _MajinZ_
     
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    Dimitriy non riuscì a non socchiudere gli occhi con quel tocco, fremendo leggermente sotto la carezza di quelle dita affusolate che risalivano lungo la sua schiena, fermandosi con delicatezza sulle spalle. Lei era così sensuale che per quanto il biondo tentasse di resisterle, contando anche il suo carattere chiuso e difficile, non riusciva a restare del tutto indifferente... alla fine era un uomo, un uomo come tanti che non poteva fare a meno di cedere alle attenzioni di una bella donna.
    E ogni gesto di Coralia, ogni suo parola... perfino ogni suo respiro la rendevano seducente. Bastava quasi un solo sguardo per innamorarsene. Anche l’assassino, probabilmente, era caduto in quella rete... solo che ancora non se ne rendeva conto. Leggere i sentimenti, anche le sue stesse emozioni gli era difficile, però di sicuro in lui era cambiato qualcosa ed era nato un sentimento mai provato. Amore forse, magari semplice gratitudine... o qualcosa di ancora più profondo.
    Il Russo scosse la testa a quelle parole, anche perché nemmeno lui riusciva a rispondere. Da quando era andata via aveva sentito come una mancanza, un vuoto che ogni tanto ritornava fuori semplicemente osservando quella croce. Gli ricordava tutto: il cambiamento, quelle labbra... quella notte. Semplicemente lei, la Dama Scarlatta. Però no, non avrebbe risposto a quella domanda: non era proprio nel suo stile esporsi così tanto.
    L’Eversore stava quasi per domandare il motivo della sua partenza, ma quando i loro occhi si incontrarono, beh, il biondo perse ogni iniziativa e si limitò ad osservare quei due rubini con il suo ghiaccio... ma subito dopo distolse lo sguardo, quasi imbarazzato. Ricordava fin troppo bene cosa era successo tra loro due e non era proprio facile da scordare, non per lui. Opporsi era una cosa impossibile, anche perché quel tocco delicato ma deciso, innocente e allo stesso tempo tremendamente sensuale, lo rendeva piacevole e sottrarsi ad esso significava essere pazzi.
    Le mani della donna scesero sul petto del ragazzo con decisione, attraversando il petto allenato e i muscoli scattanti, non esagerati ma nemmeno assenti... era il corpo di un atleta, di un assassino. Quel viso diafano poi era dannatamente vicino e il profumo di lei diventava quasi qualcosa di tangibile, una fragranza inebriante e ammaliatrice da cui era impossibile sottrarsi. Anzi, forse era proprio il giovane a non volersene privare.
    In breve quelle mani trovarono una via d’accesso per superare la divisa nera, andando ad aprire il colletto chiuso fin sotto il mento... per poi discendere sul petto nudo, afferrando la croce poco più sotto. Per proteggere ciò che era suo, disse la donna sfiorando quell’oggetto. Significava che in qualche modo anche lei teneva a lui? O lo considerava semplicemente un giocattolo da preservare... e sfruttare nel momento più adatto, secondo le voglie di Coralia? Era difficile da capire, però non era fare dei ragionamenti di senso compiuto con due labbra rosse posate sulle proprie... un fugace contatto, un semplice sfiorarsi che quasi generò una scossa elettrica.
    Quella scossa risvegliò ricordi quasi assopiti... i quali in un attimo ritornarono vividi. Quei sospiri, il suo odore... il suo sapore... il calore della sua pelle e dei suoi baci... gli sguardi e i gesti che per una singola notte gli avevano uniti in un passionale abbraccio.
    Io non appartengo più a nessuno.
    Esordì poi con la freddezza di un ghiacciaio Dimitriy, lasciando intendere che infondo non era così facile domarlo, non più ormai. Si scostò da lei con facilità, ritornando ad osservare quelle pagine con finto interesse... ma la Dama avrebbe sicuramente notate quell’attimo di esitazione prima di staccarsi dalle sue labbra, quell’accenno di qualcosa in più... non riusciva a diventare troppo freddo e distaccato con lei: lo attraeva come una calamita. Ed era impossibile reprimere quella voglia di averla anche li, in quell’antica biblioteca.

     
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    Le parole del biondino avrebbero sortito dispiacere nel prossimo, ma in Coralia produssero l'effetto contrario.
    Il distaccarsi venne preso come un gesto di volutà che la Dama Scarlatta interpretò a suo modo, quello che in realtà il Russo voleva e quello che invece si stava negando a forza. Quella notte non era stato così freddo, anzi: seppur inesperto, Dimitriy aveva dimostrato di possedere una passionalità calda. In contrasto con il suo essere freddo e glaciale, proprio come ora stava dimostrando, lei lo aveva guidato in un mondo nuovo dove i ghiacci rimanevano un ricordo quasi da dimenticare.
    La giovane donna sorrise, per nulla intimorita o decisa a cedere. A lasciarlo andare.
    Gli avrebbe provato che stava mentendo a se stesso e che...

    « Mi chiedo il perché del non esserti sbarazzato del mio dono, se non appartieni a nessuno. »

    Voleva dimostrarle qualcosa?
    Era probabile eppure la Dama Scarlatta stava proseguendo per la sua via con i soli mezzi che aveva - e che amava usare: le parole e i suoi gesti. Piano allungò una mano con l'intezione di deporla sul libro che lui stava leggendo, non permettendogli di continuare le precedenti attività a cui si era dedicato fino ad un momento fa, per lasciare l'arto gemello ad allentare la presa sulla croce e quindi a ripercorrere il tragitto in modo inverso.
    Lo stava liberando dalla sua presenza?

    « Sei un bugiardo. » disse poi, avvicinando le labbra vicino all'orecchio dell'assassino: il tono pericolosamente basso che poteva essere spazzato via dal vento. Da un singolo alito, debole e poco imperioso.
    Gli occhi rossi della Moira brillarono di una luce strana; non si era persa quel tentennamento, non avrebbe potuto non badargli se giocava a suo favore.
    « E te lo dimostrerò. »

    Quelle stesse labbra si avvicinarono alla parte superiore dell'orecchio dell'Eversore, mentre le braccia, esili e alabastrine, lo costringevano in un abbraccio che sapeva di nostalgico; il dolce bocciolo rosso che era la sua bocca andò a lambire quella piccola porzione di carne, trattenendolo per mezzo delle labbra vellutate. Non le importava se qualcuno vedeva quella scena, se il luogo non era poi consono...
    Lui era suo.
    A discapito di tutto e di tutti.

     
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  7. _MajinZ_
     
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    Conoscendo ormai abbastanza bene Coralia, Dimitriy sapeva già che le sue parole non avrebbero funzionato su di lei... non era il tipo da restarci male per un’uscita come quella, anzi, così facendo svaniva completamente ogni desiderio di resa. Era una tipa furba lei, una donna a cui non sfuggiva nulla, soprattutto le piccole reazioni seminascoste del biondino che benché facesse di tutto per nasconderle, non riusciva a mentire completamente a quella persona. Lei lo sapeva bene e giocava con questo fattore... facendo si che il giovane ci cascasse ogni volta.
    Ecco infatti che la Dama rimase accanto al ragazzo anche dopo quelle parole gelide, un freddo che contro la sua potente fiamma era destinato a sciogliersi senza pietà. Quella domanda riuscì quasi ad affondarlo, ma per fortuna trovò le parole per difendersi... anche se esse lo giustificavano solo in parte. Era vero, poteva disfarsene quando voleva, però il problema era che non aveva nessuna intenzione di gettarlo via... e non solo a causa della sua utilità.
    La croce possiede qualcosa che io non ho.
    Avrebbe voluto continuare la frase e aggiungere “...e racchiude ogni ricordo legato a te, non posso disfarmene”, però non lo fece e si tenne tutto ciò per se, anche se la giovane donna avrebbe capito da sola che quella non era tutta la verità. Quel tono freddo e distaccato, quasi privo di emozioni, celava una certa insicurezza... causata dalla semplice presenza della mora li vicino. Lo aveva in pugno, era in suo potere... ma quel prigioniero non aveva nessuna intenzione di fuggire.
    La delicata mano di Coralia si allungò con lentezza in direzione del libro, posandosi poi sopra di esso per impedire all’assassino di continuare a leggere: adesso non aveva più vie di fuga. L’altra mano invece allentò la presa sulla croce e fece il percorso a ritroso, però lei non se ne stava andando via, anzi, la sua presenza era sempre più vicina... più intensa.
    E quando le labbra rosse di lei si avvicinarono al suo orecchio, sussurrandogli la sua falsità, il sicario capì di aver perso quella battaglia... doveva arrendersi a quel sussurro tiepido che per un singolo istante sfiorò la sua pelle. L’aveva catturato ancora una volta.
    Quelle soffici e calde labbra si posarono quindi sulla parte superiore dell’orecchio, mentre le braccia esili di lei cingevano l’Eversore in un abbraccio che sapeva di nostalgia... doveva ammetterlo, quel contatto gli mancava. E gli mancava anche il ricordo di quella morbidezza che ora, con naturalezza, premeva contro la sua schiena. Un brivido poi attraversò la schiena del mercenario quando la boccuccia di lei afferrò con delicatezza il lobo cartilagineo... e Dimitriy socchiuse gli occhi. Ormai era inutile mentire e lui lo sapeva molto bene.
    Perché... mi fai questo...?
    Un sussurro sfuggì dalle labbra del biondo assassino.
    Perché non riesco... controllare il mio corpo... e le mie emozioni? Sei... una strega per caso?
    Le sue parole ora basse, flebili, lo facevano apparire con un bimbo spaesato... una piccola creatura che non conosceva nulla del mondo in cui viveva. In quel momento le sue mani guantate andarono a sfiorare quelle di lei, percorrendo le esili dita e ogni centimetro con lentezza... senza sapere neanche a cosa pensare. Ogni resistenza era ormai andata in fumo, inutile ogni tentativo di ribellarsi: era inutile farlo, visto che quella cosa l’aveva sognata più e più volte, dal momento in cui si erano divisi.

     
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    Per un istante pensò che ciò che mancava a Dimitriy era la fede ma, oltre quelle semplici parole, Coralia era consapevole che lui si riferisse ad altro. Non era sicura, non del tutto, poiché lo specchio dell'anima dell'assassino le stava celando qualcosa che a lei non veniva mostrato. A volte era frustrante non potere sondare l'anfratto che la Moira desiderava scandagliare, accontentandosi, invece, di piccoli ritagli casuali e del tutto non voluti. Erano sempre informazioni, certamente, e lei con maestria le sfruttava a suo vantaggio tuttavia in casi come questi, dove l'altra persona era di poche parole, lo specchio le giocava brutti scherzi e non le snocciolava proprio quel dettaglio che avrebbe fatto la differenza.
    Ma le serviva davvero?
    Coralia, la Dama Scarlatta. Coralia, l'Indovina. Coralia, la Strega.
    Quest'ultimo appellattivo fu il biondo a pronunziarlo, titubante della sua sorte e del suo cuore. La Moira sorrise, ancora stringendo in quella morsa l'orecchio, per rilasciarlo docile e gentile e potergli rispondere. Oh no, non le serviva l'informazione principe che anelava; dopo non ci sarebbe stato più gusto nell'insidiare chiunque né trarne maggior divertimento con tutte le carte scoperte in tavola.

    « Mi chiamano anche così. » gli rispose, lasciando che un braccio soltanto lo cingesse mentre l'altro ricadeva leggero sul fianco di Dimitriy e lentamente scendeva, percorrendo la linea maschile di quel ragazzo allenato e tonico « Il tuo corpo reagisce ai miei gesti: è del tutto normale. »

    Eppure le piaceva sentirsi dire che la sua persona, priva di poteri carismatici o diavolerie inerenti allo charme, riusciva ad attirare con la sua fiamma danzante le piccole ed indifese falene. Una di queste era proprio il Russo, che ormai aveva scottato con il suo calore.

    « Se vuoi possono smettere e renderti la tua libertà. Scegli, Dimitriy, poiché ne hai pieno diritto. »

    Scegli e deciderai il tuo Destino, non una caricatura di esso.

    « Scegli. » gli fece eco, stabilizzando le sue movenze e non andando oltre la soglia del bacino dove la nomade mano si era fermata. Non poteva vedere attraverso il legno del tavolo ma era indubbio che qualcosa al di sotto di esso si fosse risvegliato.
    « Ma sappi che non c'è scelta che non comporti una perdita. Tu cosa sei pronto a perdere? »

    O chi?
    Scegli.

     
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  9. _MajinZ_
     
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    Il biondo si lasciò sfuggire un sospiro, mentre la sua mente veniva sopraffatta da quella situazione... ormai stava perdendo la lucidità e presto essa sarebbe stata sostituita dall’istinto. Sentiva il profumo di lei inebriarlo e il suo tocco causargli piccoli brividi, e tutte queste cose unite facevano perdere al ragazzo la sua solita sicurezza, la sua solita freddezza. Era un uomo, un essere fatto di carne e sentimenti che alla fine non erano mai svaniti, ma si trovavano nel suo animo pronti a risvegliarsi alla minima carezza... e Coralia sapeva bene come fare a risvegliare ciò che era sopito.
    Dimitriy si sentì quasi perso quando quelle soffici labbra liberarono il suo orecchio, privandolo di quella piacevole sensazione. Essa venne tuttavia sostituita dalle carezze di lei, dal suo braccio che cingeva il busto dell’assassino e da una mano che lenta percorreva il fisico allenato, scendendo sul fianco con estrema lentezza, mentre le parole della mora ritornarono a farsi sentire... calde come la brezza del Sud. Il suo tono era quasi ipnotico per il sicario, una voce che voleva continuare a sentire e che non lo stancava, anzi, ne voleva ancora.
    Le risposte che forniva il suo corpo erano normali, diceva lei... però una parte del ragazzo continuava a resistere e combattere, sorprendendosi di come in quei momenti il controllo che aveva sviluppato negli anni, andasse totalmente a farsi benedire quando stava con lei. E tutto ciò era quasi piacevole, ma era come una droga e lui voleva sempre di più. Voleva lei, la voleva tutta per se e voleva rendersi schiavo di quella sostanza chiamata Coralia.
    Io...
    Un sussurro timido e tremante scaturì dalle labbra del Russo... doveva fare una scelta, ma stranamente essa non era poi così difficile da prendere. La mano della Dama si fermò a poca distanza dal punto di non ritorno, quel confine oltre il quale l’uomo perdeva la ragione e si lasciava andare al calore di una donna, un calore che al giovane ora mancava più di ogni altra cosa. La mano di lui così andò a raggiungere quella di lei, ma non per fermarla, anzi.
    Non smettere, te ne prego.
    Il suo tono adesso era più sicuro, ormai sapeva ciò che voleva.
    Voglio perdere la mia libertà se questo significa... avere te.
    Ed ecco che alla fine le parole diedero vita a quel pensiero, quello istintivo e genuino che da tempo vagava nella mente dell’assassino. Se essere libero significava allontanarsi da quella donna che l’aveva stregato, beh, allora era meglio restare uno schiavo della passione... schiavo di quelle labbra rosse e di quegli occhi cremisi che gli scaldavano il cuore e non solo.
    Sappi però che non ti lascerò fuggire da me ancora una volta.
    La stretta sulla mano si fece appena più stretta mentre il biondo si voltava, ruotando appena con il busto per incontrare gli occhi di lei, posando poi quelli di ghiaccio su quelle labbra... le voleva, voleva sentire il loro sapore e la loro consistenza, voleva perdere la ragione... anche se per poco tempo. Voleva essere felice, una volta tanto.

     
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    Povero, piccolo e sperduto Dimitriy. Gli occhi rossi della Dama Scarlatta si socchiusero, mutando la sua espressione d'attesa in favore di una nettamente addolcita, ma una parte di essa era protetta da un velo d'esperienza millennaria che non lasciva trasparire nulla all'esterno se non quello voluto dalla donna. Cosa celava quell'anfratto buio che il biondo non poteva notare preso dalla passione del momento, dalle cincostante eccitanti messe sul tavolo dalla Moira ed a cui lui non opponeva resistenza? L'occasione era grande. L'occasione era cospicua per il Russo. Rifiutare avrebbe comportato un esito diverso, la scelta espressa da egli tuttavia aveva delle ripercussioni di altra tipologia.
    Sul volto alabastrino di Coralia era sbocciato un sorriso malizioso: le labbra rosse si distesero e la mano, raggiunta da quella del ragazzo, prese a rimobilitarsi. Non più del dovuto, oh no; rimase brulicante sullo stesso punto per alcuni interminabili istanti di pura tortura, tutti in pronta consegna per il corpo smanioso di desiderio dell'Eversore.

    « Da oggi sei mio prigioniero, Dimitriy Kozlov. »

    Bisbigliò a voce bassa presso l'orecchio del giovane uomo, incrociando gli occhi azzurri e glaciali con i suoi di fervente rosso fuoco. Diceva di voler perdere la libertà, quale sfrontatezza agl'occhi di una divinità apocrifa in perenne viaggio per promulgarla anziché vedere gli uomini schiavi di un Destino dittatore che per nulla aiutava ma che al contrario infieriva e non lasciava nessuna via di scampo. Di scelta. Ma Dimitriy aveva scelto, non di perdere la libertà, bensì di amare.
    Giocò con le sue stesse parole all'inizio, poi le fu doveroso aggiungere dell'altro.

    « Un prigioniero libero poiché le uniche catene che ti legano sono quelle del tuo cuore. »

    Cuore che aveva deciso di seguire.
    Per non farlo soffrire ad oltranza a cagione della stazionaria mano, la donna finalmente la fece scendere del tutto non meravigliandosi di quello che vi trovano le sue dita.

    « Questo è tutto da vedere. » mormorò in chiaro riferimento alla sua "minaccia" di non lasciarla fuggire da lui come quella notte. L'ambiente delle Cave del Sapere era tremendamente buio ma graziato di un'ottima acustica, spiacevole inconveniente da lì a poco. Lo baciò, in fine, invitandolo ad alzarsi dalla sedia ed a seguirla in un corridoio dalle offuscate fattezze.



    Edited by Coralia - 1/9/2013, 14:35
     
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    Quella probabilmente era la prima volta che la parola prigioniero non scatenava infausti ricordi nel biondo, non vi erano pensieri del suo passato che venivano a galla, ma solo pensieri piacevoli legati a una parola che fino a quel momento aveva un solo significato... da quel preciso istante in avanti, però, essa assumeva una tonalità diversa... qualcosa che rendeva il cuore leggero e faceva crescere una passione intensa, bruciante e forse dolorosa. Tuttavia quel tipo di dolore non spaventava il giovane Dimitriy, anzi, ne era quasi ipnotizzato.
    Il ghiaccio e il fuoco si incontrarono nuovamente, proprio nell’attimo in cui la regina prese possesso di quell’uomo come suo prigioniero... un ragazzo che fino a pochi mesi prima non sapeva nulla dell’amore, ma adesso ne era schiavo e sentiva il bisogno di averne ancora, di farsi avvolgere da esso e sentirsi coccolato da quel calore che solo l’amore riusciva a dare. E nulla era come il calore di una donna, prima infatti non aveva mai provato nulla di simile... adesso invece non poteva farne a meno.
    Forse quella era la prima volta in cui il cuore e non la mente aveva deciso, essere razionali, in quel momento, significava solo perdere qualcosa di così importante... e il biondo non aveva nessuna intenzione di pensare alle conseguenze o lasciarsi sopprimere dai dubbi, semplicemente inseguiva ciò che voleva in quel momento... e in quel momento voleva solo perdersi tra le braccia di Coralia, la donna che l’aveva ammaliato e imprigionato con le sue dita affusolate. E furono quelle stesse dita a far scemare la tortura che causava nel giovane la presenza di quella mano la sotto, a metà strada tra la ragione e l’oblio. Dimitriy socchiuse gli occhi a quel tocco, scegliendo di lasciarsi andare a un oblio di piacere, buttandosi alle sue spalle la razionalità... almeno per ora.
    Ti inseguirò allora...
    Sussurrò lui con una voce calda, lontana dal solito tono gelido... appoggiando poi le labbra su quelle di lei senza pensare ad altro, lasciando il resto fuori così che non desse fastidio. Infine il Russo abbandonò la sua postazione e ignorò quel libro, alzandosi per seguire la sua musa in un corridoio scuro, quasi freddo, ma che di colpo una cocente passione l’avrebbe riempito. E Dimitriy non avrebbe atteso oltre, una volta avvolto dal buio infatti avrebbe spinto con delicatezza la Moira contro uno scaffale, approfondendo quel bacio appena accennato qualche istante prima.

     
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    Fu spinta contro una libreria, immobilizzata dalle dolci attenzioni di Dimitriy che ne reclamavano altrettante e più audaci. In quella posizione le era difficile muoversi in piena libertà ma le andava bene così purché lui avesse la tiepida illusione di dominare, di essere colui che conduceva il gioco. Se c'era qualcosa che Coralia amava, questo era il controllo: essere la protagonista del momento e tenere le redini di quel che succedeva, se includeva lei. In poche, spicce, parole a Coralia piaceva stare sopra - nei più svariati sensi - e dall'alto della sua posizione abbassare lo sguardo di rubino sulla persona che stava possedendo. Per lei l'amore era stato un concetto concreto che con il tempo, tuttavia, si era sgretolato a cause delle intemperie di Madre Natura e le dolorose esperienze precedenti incassate dal suo cuore; non sanguinava più, era vero, poiché non era rimasta nessuna linfa vermiglia a farlo battere.

    Lasciò che il collo si inclinasse lateralmente per mettere al biondo Eversore di percorrerne le dolci linee alabastrine e lo vide. Anzi, li vide. Gli occhi rossi erano focalizzati davanti a sé, sulla libreria dirimpetto a loro, ma la Dama Scarlatta guardava oltre giacché lo specchio aveva deciso, senza consultarla, di mostrarsi a lei. Frammenti torbidi presero a ridefinirsi, costruendo la scena per la Moira che aveva deposto le mani sulla schiena del Russo e lì ne artigliava con le dita la maglia nera.
    Cosa vide, ordunque?
    Corpi intrecciati in un'estasi inconfondibile, la chioma bionda dell'Eversore che ondeggiava ritmicamente e che seguiva i movimenti dettati dal suo stesso bacino e... lì, con lui, un'altra donna dai capelli corti e dalle orecchie lunghe, come quelli degl'elfi. Capì che, nonostante la sua assenza, Dimitriy si era intrattenuto carnalmente con altre donne di cui solo quella, per ora, le apparve con distinta chiarezza. Dentro di lei si fece largo qualcosa che non avrebbe dovuto emergere, che sarebbe stato meglio non lasciare manifestarsi.

    Quella visione ne scatenò in parte una gelosia effimera chiazzata da una voglia fervente di tramutarsi in dispetto. Un dispetto punitivo. Aveva visto abbastanza, lei, sorridendo melliflua protetta dalla vista del biondo ragazzo che, ignaro di tutto, continuava a darsi da fare. Perché doveva farlo? Intimamente la sua coscienza le ricordava di non essere rimasta con le mani in mano durante i suoi viaggi lontano dal Russo, ma di essersi concessa più di un divertimento; cosa volete farci? Il cuore di una donna era volubile e il suo era stato spronato da quella scena ormai.

    « E' da troppo tempo che lo tenevi dentro i pantaloni... »

    Ripeté meccanicamente: parole non sue, che lui ,forse, avrebbe riconosciuto.
    Non solo cambiò il suo modo di parlare ma anche quello di porsi, imitando la donna veduta nello specchio in alcune movenze che la portarono d'impeto a liberare dall'asola, accompagnando la frase profusa poc'anzi, il bottone dei calzoni.



    Edited by Coralia - 8/9/2013, 18:38
     
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  13. _MajinZ_
     
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    Il silenzio per ora continuava a rimanere intatto, lasciando le Cave totalmente immutate. Ancora non era percepibile la passione che potevano trasmettere i gemiti o i sospiri, che in un luogo ampio come quello avrebbero sentito chiunque anche dall’altro capo dell’immensa sala... tuttavia in quel corridoio buio delimitato dagli scaffali, il tempo era tutt’altro che fermo. Dimitriy e Coralia erano infatti più che vicini, appiccicati l’uno all’altra in un preludio di quel che poteva accadere di li a poco... e non ci voleva troppa fantasia per capirlo.
    Il ragazzo l’aveva spinta con delicatezza contro lo scaffale e le sue mani guantate si erano posate sui fianchi di lei, sul quel corpo perfetto in cui non vedeva l’ora di immergersi. Le sue labbra si posarono su quelle della donna quasi affamate, assaporando ogni singolo istante... per poi spostarsi sul collo liscio e pallido, percorrendolo con una seria di roventi baci. Si sentiva come in preda a una crisi d’astinenza, per molto tempo infatti aveva desiderato quel calore che solo la Moira poteva dargli, l’aveva sognato e pensato innumerevoli volte... e adesso che poteva finalmente riavere tutto ciò, non dimenticava di riempire ogni secondo di attenzioni da rivolgerle, con spasmodica attenzione.
    L’assassino era del tutto ignaro che in quel momento la sua anima, come uno schermo, si mostrava agli occhi della Dama... lei assecondava i movimenti di lui, con le mani che stringevano la maglia nera con forza, però la sua mente era altrove. Mentre il sicario continuava ad assaggiarla, a far scorrere le mani verso l’alto... ma anche in basso sul sedere e sulle gambe, non poteva sapere che nello stesso istante qualcuno osservava ciò che aveva fatto in quel bordello, in una sera carica di disperazione, insieme ad un’altrattano ignara Stella. In quel momento lui pensava ad altro, pensava alla sua Coralia... e per un attimo gli sembrò quasi di vederla... ma fu un attimo breve, e subito dopo si stava già rivestendo per tornarsene a casa, con il cuore ancora più spezzato di prima.
    Ogni istante era comunque inciso in lui, a vivo nella sua anima... così che quando giunsero quelle parole e il gesto successivo, il giovane sgranò gli occhi e subito si allontanò di un passo, staccandosi da lei e dal suo inebriante profumo. I suoi occhi andarono a posarsi in quelli di lei e subito dopo sviarono verso destra, in un misto di imbarazzo e senso di colpa.
    L’hai fatto di nuovo...
    Mormorò lui, riferendosi a quello strano potere che ogni tanto spuntava... regalando frammenti di passato alla Dea. Ogni volta ciò lo lasciava basito e visto che tutto quel che si trasmetteva era vero, non poteva neanche mentire o provare a cambiare discorso: quella era la realtà dei fatti e da essa non si poteva sfuggire in ogni caso.
    Ma che dovevo fare? Tu non c’eri e io... diamine.
    Distolse nuovamente lo sguardo e strinse i pugni, voltandosi per dare la schiena alla donna. Il suo cuore era ferito e soffriva, faceva male e quell’espediente non gli servì per stare meglio, anzi, peggiorò soltanto le cose. Anche adesso stava soffrendo, pensava di averla ritrovata ma rischiava nuovamente di perderla... ma infondo la sua era davvero una colpa? Era un uomo e tutti gli uomini potevano sbagliare.
    Non sapevo neanche se ti avrei rivisto.
    Disse lui sfiorandosi il petto all’altezza della croce, toccando l’unica cosa che gli era rimasta di lei. Ruotò poi la testa di poco, il tanto che bastava per incontrare con la coda dell’occhio la figura di lei, bellissima anche con la penombra ad avvolgerla.
    Io non voglio una puttana... voglio solo Coralia.
    E infine inclinò il capo, quasi come un bimbo che era appena stato sgridato dalla madre... pronunciando ciò con una voce quasi tremante, una voce che stentava a riconoscere. A confonderlo era quell’amore che era ormai sbocciato dentro di se... e che bruciava di passione quando la incontrava. Eppure quel calore poteva diventare anche diverso, più intenso e doloroso... come in quel preciso istante.



    Edited by _MajinZ_ - 8/9/2013, 18:56
     
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    Non era qualcosa che poteva controllare, poteva soltanto decidere di vedere o non vedere, ossia di considerare o lasciar scorere tutto che quello specchio le mostrava. Questa volta decise di fermarsi a guardare, di vedere Dimitriy essere toccato dalle mani di una donna comune in un'altrettanta comune casa di appuntamenti piuttosto squallida.
    Altre volte non aveva considerato minimamente i passati roventi di alcuni suoi amanti, ma quella visione capitava nell'esatto momento contrastando, seppur in piccola parte, le parole di eterno amore che il Russo aveva proferito.
    A Coralia sfuggì una piccola risata, un sorriso sghembo e dai connotati mellifluii accarezzati dalla beffa. Dal voler prendere in giro il biondo Eversore. Con le mani, che poco prima si erano depositate sulla parte superiore dei pantaloni di lui, intenzionata a calarglieli dopo aver messo in atto quella scena già vista ma non sua, stirò il lungo abito di pregiata seta ridonandogli la sua antica compostezza.

    « Non mi importa. » tagliò corto lei, dimostrandosi dura nelle parole e poi nello sguardo « Hai il diritto di intrattenerti con chi vuoi. D'altronde io ho fatto lo stesso. »

    La notizia venne data a Dimitriy senza prendersi la premura di ammortizzarla a dovere, giusto quel tocco di grazia e delicatezza che invece non era stato profuso. Gli occhi rossi incrociarono per un istante quelli azzurri del ragazzo: attimi in cui lei lesse a chiare lettere quel sincero amore che, invero, a lei faceva paura. Guardandolo ora, adesso, Coralia si chiedeva dov'era finita la freddezza dei ghiacci della Russia e quell'atteggiamento cinico ed atavico tipico di chi, di mestiere, faceva l'assassino - e l'Eversore.
    Fissò la schiena di lui ma rimase contro lo scaffale, appogiandosi ad esso nel tentativo di continare o tranciare per sempre quella conversazione.

    « Ora, posso rimanere oppure andarmene, ma non pensare di avere il mio cuore. »

    Quello era morto da tempo.



    Edited by Coralia - 11/10/2013, 23:48
     
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  15. _MajinZ_
     
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    In quel momento Dimitriy era irriconoscibile... non solo per chi lo conosceva, ma soprattutto per se stesso. Quei sentimenti lo mandavano totalmente in tilt, riuscivano a fargli dimenticare chi era e mutavano la sua personalità in qualcosa di troppo impulsivo... in qualcosa che non era lui. Però non sapeva come porvi rimedio, probabilmente una cura non c’era. Voleva lei, ma allo stesso tempo non poteva averla: non gli apparteneva, non era sua, eppure si sentiva legato a lei in una maniera che rasentava il morboso. Era pronto a prendersela, a qualsiasi costo.
    Eppure quando quelle parole giunsero a lui, fu come ricevere delle pugnalate. Lo sapeva, doveva aspettarselo che una donna come Coralia non appartenesse a nessuno, il suo carattere la rendeva una preda impossibile. Non poteva di certo continuare a pensare di contare qualcosa per lei, era semplicemente irraggiungibile. E lui ne era a conoscenza, sapeva tutte queste cose... ma non poteva farci nulla, il suo cuore era stato marchiato a fuoco quella notte, in quel motel. Da quel momento aveva compreso i suoi sentimenti, ma li aveva sempre ignorati... fino ad ora.
    Dimitriy rimase per qualche istante ad osserva il pavimento, senza dire nulla, restando in un silenzio che sembrava quasi impenetrabile. Che stesse acquistando nuovamente la sua essenza? Il ghiaccio stava tornando a stringere il suo cuore... e per un attimo lo fece. Ma poi arrivò il passo indietro. Se non poteva avere il suo cuore, se non poteva averlo per sempre... beh, l’avrebbe preteso per quel momento. Poteva essere il loro ultimo incontro, per questo motivo voleva imprimerlo nella sua mente. Così si girò verso la Dama, sollevando poi lo sguardo azzurro verso quello cremisi.
    Lo so che non posso averlo... ma... posso averlo per oggi?
    La sua espressione era tremendamente seria, tuttavia si poteva leggere qualcosa di più in quelle iridi dalle tonalità glaciali... si era rassegnato, in qualche modo. Però non voleva dimenticare, non voleva cancellare il ricordo di quella donna che aveva causato in lui un tale cambiamento.
    Solo oggi... il tuo calore voglio sentirlo ancora.
    Concluse poi distogliendo lo sguardo e stringendo i pugni. Si sentiva abbastanza inutile in quel momento, la stava supplicando quasi... ma non poteva fare altro, non poteva fare a meno di lei. Era diventata la sua droga e solo immergendosi in essa poteva sperare di sfuggirle, in modo tale che tutti si disegnasse a fuoco nei suoi ricordi... erano quelli i suoi tesori più preziosi.

     
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16 replies since 25/6/2013, 11:14   330 views
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