Cercando la Luna

Grande Arcana: Sole

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    Il Sole splende anche sui malvagi.

    Lucio Anneo Seneca.


    zac

    Taldor, Istvàn.
    Presidio Orientale, Endlos.

    Alcuni giorni erano trascorsi dal suo incontro con Abel; durante le notti a seguire aveva riflettuto a lungo sul loro scambio di informazioni riguardo l'esilio della Maestra. Kora, la Luna dai due volti, si era allontanata dal loro mondo perchè impegnata in un Mandato: personalmente Drusilia non sapeva come funzionasse, ma era certa che ci fosse comunque una ragione ad aver spinto il Card Master a inviarla su Celentir. Sta di fatto che lì era accaduto qualcosa, un evento a cui era stata testimone e che l'aveva resa pericolosa agli occhi di qualche furfante. Approfittando del legame fra un Arcano ed un Dreamer, il colpevole l'aveva letteralmente messa "fuorigioco". Il problema principale era che nessuno dei suoi Fratelli più stretti conosceva l'esatta posizione del mandato, e nè gli Amanti nè il Carro rispondevano alle sue chiamate... a quel punto non le restava che passare allo step successivo.
    Secondo Abel, il Sole era stato su Celentir.
    Magari sapeva qualcosa.

    -Sono mortificato, Milady, ma per questioni di sicurezza non possiamo far entrare la bestiola...

    Un soldato di guardia sudava freddo, proprio davanti allo sguardo non esattamente dolce dell'Alfiere Errante.

    -...quella bestiola è mio figlio, messere.

    Al fianco dell'Alfiere Errante, un cucciolo di drago bello grosso lo fissava con i suoi grandi occhi blu.

    -S-si... mi perdoni... d-davvero... ma, ecco... sono le regole... n-non posso andare contro le regole, mia signora...

    Drusilia tirò su un profondo sospiro. Non voleva lasciare il suo piccolo drago lì, da solo, anche se gli aveva spiegato che le persone non si mangiavano... però aveva urgenza di chiamare Leon. Come fare?
    Semplice.

    kbzj

    -SIGNOR LEEEEEOOOON!!!!

    Lanciò un urlo sotto quella che sarebbe dovuta essere la finestra dell'ex-comandante della Guardia Indaco. Il draghetto era ancora al suo fianco.

    -POTRESTI SCENDERE UN ATTIMO GIU'? HO BISOGNO DI PARLARE, MA NON MI FANNO ENTRARE COL DRAGO!

    Attese lì tutta contenta, soddisfatta della sua idea geniale e totalmente incurante dei passanti che la fissavano perplessi. Alcuni erano spaventati.

     
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    C’erano moltissime cose del mondo che ancora capiva, ma la cosa non lo preoccupava minimamente, lui pensava soltanto a giocare e divertirsi senza alcun pensiero di sorta.
    Però cominciava a rendersi conto che la gente lo guardava in maniera strana e non riusciva proprio a comprenderne il motivo, quando passeggiava con la mamma le persone continuavano a fissarlo alcune con sguardo spaventato e questo lo metteva spesso a disagio, anche se non capiva perché lo facessero.
    Poteva sentirlo dall’odore che emanavano, anche se non ne aveva esperienza bastava il suo istinto a dirgli che quello era l’odore della paura.

    Non gli piaceva molto che avessero paura di lui perché questo faceva sì che nessuno o quasi volesse giocare con lui, la cosa lo rendeva un po’ triste ma non sapeva davvero cosa fare a riguardo.
    Anche la guardia che avevano davanti aveva addosso l’intenso olezzo del timore, poteva percepirlo chiaramente e la cosa lo rese profondamente triste, inoltre sembrava che lui non potesse entrare in quell’edificio e anche qui non capiva il perché.
    Come non capiva perché è era stato chiamato “bestiola”.

    Decise che quell’uomo non gli piaceva, si volse quindi a guardare Drusilia con i suoi grandi occhi blu, la pupilla verticale fissata sul volto materno.

    Madre, perché le persone hanno paura di me?
    Ho qualcosa di sbagliato?


    Chiaramente aveva notato che non c’era nessuno, a Laputa, che gli somigliasse anche solo vagamente, o almeno non aveva ancora incontrato nessuno che potesse avere qualche somiglianza con lui.
    L’essere ciò che sembrava un esemplare unico, tuttavia, non l’aveva ancora indotto a porsi domande serie sulla questione, semplicemente aveva assimilato il fatto e se n’era poi completamente disinteressato.
    Non era ancora pronto anche solo per rendersi conto che lui e sua madre appartenevano a due razze decisamente diverse.
     
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    In piedi con le braccia incrociate sul petto, se ne stava pacificamente appoggiato -spalle contro la pietra- al riparo dell'ombra che il muro del campo di addestramento proiettava a quell'ora lungo il suo perimetro, godendosi la brezza fresca e canterina della Valle e osservando con gli occhi blu i progressi delle reclute in addestramento.

    C'era da dire che -con il subentrargli di Tristan al comando- gli oneri dell'istruttore non erano più cose che lo competessero, ma... essendosene occupato per decenni, c'era qualcosa nella rilassata routine di quelle mansioni che gli trasmetteva la pigra e indolente serenità di un pomeriggio estivo; era per quello, per una sorta di nostalgia, che ogni tanto -quando Amy era occupata a Palanthas o insieme a Kalia- il cuore lo riportava in quei luoghi.


    -SIGNOR LEEEEEOOOON!!!!

    Un urlo improvviso richiamò la sua attenzione, facendolo sobbalzare, e -con una certa sorpresa- il biondo Paladino si staccò dalla parete del campetto; non ebbe dubbio sul fatto che l'interpellato dovesse essere lui, ma... non fu sicuro di aver riconosciuto la padrona di quella voce; non seppe associarvi un nome, ma non era del tutto sconosciuta.

    -POTRESTI SCENDERE UN ATTIMO GIU'?

    Come lui distratti da quel chiasso, i giovani impegnati nell'allenamento si erano fermati di colpo, scambiandosi occhiate perplesse e interrogandosi a bassa voce su cosa stesse accadendo; quando più paia di occhi conversero su di lui, il Cacciatore sollevò entrambe le mani in un gesto che invitava alla calma: sorrise, e fece loro cenno -tanto ai ragazzi quanto ai maestri- di proseguire con le loro occupazioni, poi fiancheggiò il muro di cinta fino all'uscita e oltrepassò il cancello, immettendosi nel cortile di Taldor.

    -HO BISOGNO DI PARLARE,
    MA NON MI FANNO ENTRARE COL DRAGO!


    jpgDrago...? Effettivamente, fu la prima cosa su cui gli cadde lo sguardo ceruleo: nonostante la bestiola avesse al garrese le dimensioni di un cane di grossa taglia o di un pony, Leon capì che doveva trattarsi di un cucciolo; aveva visto qualche esemplare adulto, e la sua esperienza -e soprattutto il suo istinto- gli disse che quello non era pericoloso, così si mosse nella loro direzione con passo spedito e leggero, più per abitudine che con l' intento di prenderli di sorpresa.

    Raggiunte le spalle della fanciulla castana, che stava in piedi davanti all'ingresso del palazzo, il Teurgo si fermò al suo fianco, grattandosi pensosamente la nuca alla ricerca di un modo adatto di esordire prima di rivolgerle la parola: la Risonanza gli disse che si trattava di una
    Sorella -e data la somiglianza con Quarion Galanodel la riconobbe subito come la gemella Drusilia-, ma... beh, si trattava pur sempre di un Alfiere.

    « Ehm... Lady Galanodel... »
    cominciò, educato, schiarendosi la voce per richiamarne l'attenzione
    « C'è un motivo per cui sta urlando contro la Caserma? »

     
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    Di fianco a lei, il piccolo draghetto trovato pochi giorni prima al Latifondo, la seguiva buono e mansueto lanciando occhiate alla gente che, passando, si agitava alla presenza di una bella ragazza in compagnia di un drago tutta intenta ad urlare contro Taldor. Ovviamente non aveva nulla contro la caserma, ma le serviva parlare con Leon...

    Madre, perché le persone hanno paura di me?
    Ho qualcosa di sbagliato?


    La vocina turbata del cucciolo la interruppe un attimo, ed in parte la turbò: solo in quel momento si rese conto degli occhi indiscreti che li fissavano. Non che le dessero fastidio, però il piccolo Elen aveva ragione: sembrava proprio che qualcosa non andasse, e lui aveva immediatamente pensato che fosse per colpa sua.

    -Non hai nulla di sbagliato, amore mio- gli rispose con tono dolce ed affettuoso, come sempre -Questo è l'effetto che fa la mamma sulle persone, soprattutto se sono uomini. ...E tu? Che hai da guardare, ah?!?!?!

    Proprio in quel momento, si voltò di scatto e lanciò un'occhiataccia fulminante ad un quarantenne grassoccio intento a fissarle il fondoschiena da diversi minuti. Questo, preso con le mani in pasta, saltò per lo spavento e corse via senza dire una parola.
    Drusilia sbuffò.

    edb3

    « Ehm... Lady Galanodel... »

    Una voce maschile e dal tono educato richiamò nuovamente la sua attenzione, ma questa volta la Risonanza riuscì ad avvertirla in tempo della presenza di un suo Fratello, esattamente prima che iniziasse a inveire anche contro di lui.

    « C'è un motivo per cui sta urlando contro la Caserma? »

    Voltandosi di scatto, totalmente dimentica dell'orribile figura appena fatta, la Dama del Vento gli esibì un sorriso raggiante, inondando lo sguardo Paladino di tutto l'entusiasmo che ora sembrava trasudare da ogni poro, come una stella sul punto di esplodere. Finalmente era arrivato, e finalmente le indagini potevano proseguire... che l'avesse scambiata per pazza, poco importava!

    -Oh, cercavo proprio te!

    Annunciò tutta contenta, portandosi le mani in vita.

    -Chiedo perdono per il disturbo, ma ho un assoluto bisogno di alcune informazioni riguardo un tuo precedente Mandato.

     
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    La mamma gli disse che non era colpa sua, che era lei a fare quell’effetto alle altre persone ma questo gli sembrava piuttosto strano, aveva avvertito la presenza del tizio contro cui stava inveendo ora sua madre ma non odorava di paura, bensì di qualcos’altro.
    Non avrebbe saputo identificare istintivamente l’odore che emanava il quarantenne, ma qualunque cosa fosse sembrava che la mamma ne fosse estremamente infastidita quindi lo tenne a mente, decisissimo ad allontanare da lei quelli che le avessero dato fastidio allo stesso modo.

    Un altro odore però entrò nel raggio d’azione del suo olfatto finissimo, cosa che lo indusse a voltarsi immediatamente per fronteggiare il nuovo arrivato.
    Notò subito l’occhiata che l’essere gli aveva lanciato, ma fu piacevolmente sorpreso dal non notare ne paura ne quella cosa che dava fastidio alla mamma, semplicemente si era avvicinato con tranquillità e Elesh decise istantaneamente che quel tipo gli piaceva.
    Sembrava che anche Drusilia fosse molto contenta di vederlo, parlava di qualcosa riguardo un Mandato precedente ma il piccolo drago non aveva idea di a cosa si riferisse e comunque il quel momento preciso aveva molto di meglio da fare.

    Con passo lento e fintamente circospetto si avvicinò al nuovo arrivato, annusando l’aria per imparare bene l’odore di quell’individuo che sembrava amichevole nei loro confronti.
    Si mosse poi lateralmente, circumnavigando la coppia che parlava, muovendo lentamente la lunga coda cercando di fare meno rumore possibile e una volta che fosse arrivato dietro l’uomo e questo non lo avesse guardato avrebbe fatto la sua mossa.
    Con uno scatto della mascella avrebbe cercato di afferrare con i denti affilati come rasoi il bordo del pantalone dell’uomo, per poi tirare con moderata forza per cercare di sbilanciarlo un poco.
    Aveva voglia di giocare.
     
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    Il primo ad accorgersi dell'arrivo del Cavaliere fu il giovane rettile: voltandosi nella sua direzione, esso gli rivolse uno sguardo attento e curioso, mostrando subito nelle iridi blu il barlume vivace e giocherellone tipico dei cuccioli; davanti a quella dimostrazione di ingenuità -una costante comune a tutte le razze- il biondo esibì un sorriso amichevole.

    Quando anche la Dama del Vento si voltò di scatto, ella aveva sulle prime un'aria buffa e sorpresa sul volto eburneo; si soffermò a fissarlo per un lungo istante prima di parlare, e quando lo fece la curva delle labbra rosse si era ridisegnata in un sorriso che splendeva con l'entusiasmo del sole in una giornata estiva.


    -Oh, cercavo proprio te! Chiedo perdono per il disturbo...
    cominciò disinvolta e con voce squillante l'Alfiere, posando le mani sui fianchi
    - ma ho un assoluto bisogno di alcune informazioni riguardo un tuo precedente Mandato.

    A quelle parole, un cipiglio perplesso corrugò la fronte del Paladino, e mentre gli occhi di cielo gettavano sguardi circospetti intorno a loro, il Draghetto si mosse lentamente intorno ai due; la percezione cieca dei sensi del guerriero e l'istinto da cacciatore esperto gli permise di capire subito che la creaturina intendesse prenderlo alle spalle, e così scelse di stare al gioco e lo lasciò fare.

    « Non credo di avere afferrato la questione, Milady... »

    Parlando con calma, il Teurgo scartò lateralmente all'improvviso per un singolo passo,
    schivando con un tempismo perfetto le mascelle della bestiola, che non addentarono che aria.


    jpg
    « ...ma sarebbe opportuno affrontare il discorso in un luogo più tranquillo. »
    concluse, chinandosi per elargire una carezza affettuosa sulla testa di Elesh
    « C'è un parco, non lontano da qui: credo che a questo piccolino
    potrebbe piacere giocare libero in mezzo al verde. »

     
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    Si divertì non poco ad osservare il cucciolo verde nell'atto di annusare il suo nuovo "amico". Nonostante lei non fosse un drago, inquanto Domatrice esperta, percepì senza ombra di dubbio la simpatia che Elesh provava per Leon: fu solo per questa ragione che non intervenì quando lo vide alle spalle del Paladino con l'intento di azzannarlo. Sapeva che voleva soltanto giocare, e che non gli avrebbe fatto davvero male.

    « Non credo di avere afferrato la questione, Milady... »

    Le parole del biondo attirarono il suo sguardo smeraldino, senza tuttavia turbarlo. Era abbastanza normale che non "afferrasse la questione": infondo Drusilia non gli aveva ancora spiegato tutto.

    « ...ma sarebbe opportuno affrontare il discorso in un luogo più tranquillo. »

    Continuò, per poi elargire una carezza sulla testolina del draghetto.

    « C'è un parco, non lontano da qui: credo che a questo piccolino
    potrebbe piacere giocare libero in mezzo al verde. »


    All'invito, Drusilia gli sorrise entusiasta ed allegra, particolarmente soddisfatta anche dell'inaspettato feeling fra Leon ed il piccolo Elesh. Era bello vederlo giocare con le persone, e la purezza nello sguardo del cucciolo la convinceva giorno dopo giorno di quanto la sua idea di prenderlo realmente come figlio fosse stata buona, soprattutto per lui. Per quanto fosse pericolosa la sua razza, se ben educato ai principi della giustizia e della libertà, ne era certa, non avrebbe dato alla "mamma" mai nulla di cui preoccuparsi realmente.

    -Ottima idea! Il mio piccolo Elesh è un giocherellone: troverà sicuramente piacevole trascorrere il tempo in un parco.

    A quel punto diede anche lei una carezzina al cucciolo lì vicino, facendogli cenno di incamminarsi con loro. Si sarebbero fatti guidare dal Sole fino alle verdi fronde, e solo allora avrebbe ripreso con la questione spinosa della scomparsa di Kora.

    Empatia.
    L'empatia è la capacità di comprendere appieno lo stato d'animo altrui; significa "sentire dentro" e nonostante il concetto sia spesso stato ridotto al semplice "mettersi nei panni dell’altro", in realtà questo vuol dire "portare l'altro nel proprio mondo". L’empatia costituisce infatti un modo di comunicare nel quale il ricevente mette in secondo piano il suo modo di percepire la realtà per cercare di far risaltare in se stesso le esperienze e le percezioni dell'interlocutore. È una forma molto profonda di comprensione dell'altro perché si tratta d'immedesimazione negli altrui sentimenti. Ci si sposta da un atteggiamento di mera osservazione esterna (di come l'altro appare all'immaginazione) al come invece si sente interiormente (in quei panni, con quell'esperienza di vita, con quelle origini, cercando di guardare attraverso i suoi occhi). Forte di tale potere, Drusilia ha la capacità di intuire gli stati d'animo di ogni creatura vivente con cui viene a contatto.
     
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    Nonostante avesse cercato di attaccare senza l’uomo lo vedesse, non era comunque riuscito a afferrare il suo vestito e la cosa lo imbronciò un poco, non riusciva a capire dove avesse sbagliato.
    Comunque il nuovo venuto gli lasciò una carezza e così fece anche la mamma quindi non aveva molto di che preoccuparsi, gli piaceva molto essere coccolato, soprattutto dalla mamma ma anche dalle persone con cui lei andava d’accordo.

    Ascoltò poi il loro discorso senza capire molto di ciò che stava parlando, a parte che sarebbero andati a continuare ciò che stavano facendo in un “parco”, qualsiasi cosa fosse.
    Stava quasi per chiedere a sua madre cosa fosse quella cosa strana che non aveva ancora mai sentito nominare, quando pensò che effettivamente avrebbe anche potuto risparmiarselo, in fondo stava per andarci e l’avrebbe presto scoperto direttamente di persona.
    Comunque se la mamma diceva che gli sarebbe piaciuto, era decisamente sicuro che avrebbe apprezzato il “parco”, qualsiasi cosa fosse.

    Quando ci arrivarono non potè credere ai suoi occhi, quel luogo era grandissimo e pieno di alberi e verde, gli piaceva tantissimo!
    Gli ricordava molto il Latifondo di casa sua, anche lì c’era un sacco di terreno libero ma gli alberi erano pochi e molto del territorio era occupato dai campi che, da che aveva capito, fornivano il cibo all’Isola.
    Decisamente quel “parco” era molto più bello.

    Appena arrivò cominciò ad esplorare qua e là, assaporando la morbidezza dell’erba sotto le zampe artigliate e il piacere di stendersi sotto le fronde degli alberi i quali gli sembrava volessero sussurrargli qualcosa, anche se non riusciva a comprendere ciò che quelle piante maestose gli stavano dicendo.
    Tuttavia sembrava una notizia degna abbastanza interessante per essere riportata, quindi si mosse rapido verso il punto in cui la mamma e l’altro stavano già parlando, arrivando candidamente a interromperli.
    Nessuno gli aveva ancora spiegato l’educazione, inoltre la sua notizia era sicuramente più importante di qualsiasi cosa potesse dirle il tipo simpatico.

    Mamma, mamma!
    Gli alberi parlano!
    Anche se non capisco cosa vogliono dirmi, dai vieni anche tu così mi dici cosa vogliono!


    Era visibilmente eccitato dalla scoperta, a casa sua le piante non gli avevano mai parlato, la coda si muoveva placida dietro di lui spazzando l’erba ma era un poco più alta del normale, elemento da cui si poteva capire che era decisamente su di giri per la strana novità.
     
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    -Ottima idea! Il mio piccolo Elesh è un giocherellone...
    aveva esordito la Dama del Vento, accettando l'invito indiretto
    -...troverà sicuramente piacevole trascorrere il tempo in un parco.

    Stare immersi nel verde, all'ombra degli alberi, dava sempre un che di particolare al proprio tempo: placava lo spirito, rasserenava la mente e rinfrancava il corpo... o forse, si disse il Paladino con un sorriso sereno, quelle erano solo le opinioni maturate in relazione al benessere che gli procuravano le passeggiate a Fanedell in compagnia della sua sposa. Eppure...

    Mamma, mamma! Gli alberi parlano!
    esordì Elesh, trotterellando verso la panca dove Leon aveva appena condotto Drusilia
    Anche se non capisco cosa vogliono dirmi, dai vieni anche tu così mi dici cosa vogliono!

    ...a giudicare dall'entusiasmo che profondeva nell'esplorazione di quell'ambiente, anche il Draghetto sembrava aver molto gradito il cambio di location, e così come era solito fare con i ragazzini della città -a cui insegnava l'arte della spada e le basi dell'antico Codice dei Cavalieri-, Leon gli sorrise di nuovo -come un maestro incoraggiante o un fratello gentile-, e si piegò sulle ginocchia per ridurre la distanza tra loro.

    jpg
    « Una persona che mi è molto cara dice che narrano storie. »
    esordì, con voce neutra, inserendosi nel discorso
    « Ogni albero ne ha una diversa, e quando le fanciulle del vento danzano tra le loro chiome, si scambiano i racconti che conoscono come ricordo. »
    in un gesto istintivo, allungò una mano per carezzare di nuovo la testolina verde
    « Ce ne sono anche alcune sui Draghi, sai? »

     
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    Le fronde degli alberi mosse dal vento lasciavano degli spiragli alla luce del sole che, estremamente paziente, attendeva di poterle superare fino a raggiungere la terra. Un'aria fresca ed una sensazione di pace le ricordarono i parchi della sua Città Alta; a causa degli impegni d'Alfiere e del semplice fatto che Elesh era comunque un neonato, aveva preferito ancora non portarcelo. Avrebbe dovuto insegnargli alcune cose, prima di lasciarlo libero per il Presidio, come portare riguardo ai cuccioli come lui, estremamente più delicati, o non dare ascolto agli sconosciuti.
    Vederlo però felice trotterellare fra gli alberi la convinse che, magari, qualche volta avrebbe potuto accompagnarlo lei, così da tenerlo d'occhio finchè non fosse diventato autosufficiente.

    « Una persona che mi è molto cara dice che narrano storie. Ogni albero ne ha una diversa, e quando le fanciulle del vento danzano tra le loro chiome, si scambiano i racconti che conoscono come ricordo. Ce ne sono anche alcune sui Draghi, sai? »

    7jql

    A quelle parole Drusilia non potè che voltarsi con aria assorta a fissare le radici sparse, i tronchi di legno, fino a raggiungere i rami e poi le foglie. Il vento soffiava leggero, infondendole pace, ma nessuna voce d'albero osò sussurrarle alle orecchie: quel silenzio la rattristò. Le ricordava quante cose importanti non le erano date sapere.

    La Luna scomparsa e gli Arcani sotto scacco: decine di ricordi frammentati da raccogliere, decine di memorie da condividere... ma in quella ricerca matta e disperata Drusilia si era presto resa conto che, differentemente dai fratelli, lei non ricordava proprio niente. Nessun ricordo, nessun indizio: perfino i Marchiati della Luna condividevano dei segreti, mentre l'Alfiere Errante era all'oscuro di ogni cosa. Come se non appartenesse davvero alla Corte.
    Ecco, quello si che era davvero triste.

    -Mi spiace, ma la mamma non sa parlare con gli alberi, nè piò sentire le loro storie.

    Indugiò qualche attimo, mentre tornava a fissarlo con sguardo sconsolato.

    occhialf

    -La mamma non ricorda nemmeno ciò che la riguarda, per questo è venuta dal signor Leon. Ha bisogno che lui le racconti una storia sulla sua mamma.

     
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    Appena l’uomo ebbe finito di parlare Elesh lo osservò estremamente incuriosito, non aveva la più pallida idea di cosa fossero le fanciulle del vento e stava per chiedere più informazioni quando parlò anche la mamma.

    Mi spiace, ma la mamma non sa parlare con gli alberi, nè può sentire le loro storie.
    La mamma non ricorda nemmeno ciò che la riguarda, per questo è venuta dal signor Leon. Ha bisogno che lui le racconti una storia sulla sua mamma.


    La osservò senza capire, come mai lui poteva sentire le voci degli alberi e lei invece no?
    Certo erano ancora confuse e non aveva la più pallida idea di cosa dicessero, ma era assolutamente certo che quelle piante così belle e imponenti cercavano di comunicare con lui, però si arrabbiò perché non volevano parlare con sua mamma.
    Erano delle brutte piantacce antipatiche, anche se erano tanto belle non potevano fare come volevano, anzi, gliel’avrebbe fatta vedere lui, forse se le avesse graffiate abbastanza avrebbero smesso di avercela con la mamma.
    Sembrava un piano geniale, lì per lì.

    Con uno sguardo determinato si volse e andò verso l’albero più vicino, cominciando poi a scortecciarlo con gli artigli possenti, acuminati e taglienti come coltelli.
    Non era giusto che parlassero con lui e non con la mamma, l’avevano resa triste e lui l’aveva intuito subito e non poteva perdonargliela.
    Anche se non poteva sentire cosa diceva, poteva capire che la voce dell’albero era cambiata ora emanava sofferenza ed era esattamente ciò che si meritava per rattristato Drusilia.
    Maledetti alberacci spocchiosi.
     
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    Intento com'era stato a cercare di mettere a suo agio il cucciolo di Drago, il Cavaliere Celeste non si era accorto che la Dama del Vento s'era invece stranita nei suoi pensieri... e per quanto non possedesse la sensibilità di Amelie o l'empatia di Kalia, trovò piuttosto manifesto che qualcosa non andava non appena udì la malinconia che le sporcava la voce, e -voltandosi- ebbe modo di notare l'impercettibile adombrarsi dei suoi occhi verdi.

    -Mi spiace, ma la mamma non sa parlare con gli alberi, nè può sentire le loro storie.
    ammise con una tristezza che gli si mostrò stranamente profonda...e familiare
    -La mamma non ricorda nemmeno ciò che la riguarda, per questo è venuta dal signor Leon.
    Ha bisogno che lui le racconti una storia sulla sua mamma.


    jpg
    « Milady Galanodel... Drusilia... »
    la chiamò, come se potesse ridestarla dai suoi pensieri, e le tese una mano
    « Qual'è il motivo di questa visita? »

    Sarebbe potuta sembrare una domanda sciocca e semplicistica, la sua, ma -vuoi per la situazione, vuoi per la tempistica- si stava rendendo una pura e semplice necessità: per qualche ragione, continuavano a girarci intorno, e dacché conosceva lo stato d'animo in cui l'Alfiere sembrava esser scivolato e alcune delle sue conseguenze e ripercussioni -sebbene la persona non fosse la stessa-, sentì di avere ben donde di preoccuparsi.

    Leon stava per prenderle la mano e
    costringerla così a tornare presente a sé stessa -lì e con lui-, ma un suono forte e raschiante lo fece trasalire per la sorpresa, e quando gli occhi cerulei si posarono sul Draghetto -tutto intento a scorticare un albero con gli artigli- il momento di contatto andò perso di nuovo. Riportando le iridi su Drusilia, le rimbalzò da lei al suo cucciolo uno sguardo eloquente.

    « Ehm... Milady...? »

    “Lo sgrida lei, o faccio io...?”

     
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    « Milady Galanodel... Drusilia... »

    Una voce maschile la fece tornare bruscamente alla realtà, ma l'umore della Dama del Vento non cambiò di certo: finchè non avesse trovato indizi consistenti, avrebbe continuato a tormentarsi nel dubbio. Alla lunga, poteva diventare logorante... ma non per quello si sarebbe arresa.
    Le aveva promesso che sarebbe tornata.

    « Qual'è il motivo di questa visita? »

    Sollevando lo sguardo smeraldino, l'Alfiere Errante si convinse di dargli una risposta che fosse degna di tal nome ma, non appena le labbra rosse si schiusero con la sola volontà di esternare tutte le sue preoccupazioni, ecco che un rumore di artigli contro la corteccia attirò la sua attenzione, distraendola nuovamente da quello che era il motivo principale della sua visita. Si voltò, e vide il cucciolo di Drago prendersela con delle piante. Sospirò afflitta.

    -Elesh, vieni qui- gli avrebbe fatto cenno di avvicinarsi a lei -Non si ferisce ciò che non è in grado di difendersi, è una cosa sbagliata- avrebbe spiegato con voce autoritaria, senza tuttavia essere troppo cattiva. Non voleva ferirlo, sapeva bene che non era colpa sua, semplicemente desiderava che il cucciolo imparasse bene quell'importante lezione di vita.
    -Tu vorresti che un bel giorno venisse qualcuno a prenderti ad artigliate? Comprendi, non è piacevole nemmeno per loro...
    A quelle parole, gli avrebbe fatto posare la testolina sulle sue ginocchia, così da accarezzarla dolcemente.
    -Non credi che dovresti chiedere scusa per averle ferite?

    Nella speranza di aver fatto presa sull'animo del cucciolo, la Dama del Vento si rivolse poi al Paladino con tono dispiaciuto.
    -Sono desolata per quello che ha fatto: è ancora un cucciolo e deve imparare.
    Avrebbe abbassato il capo come a chiedergli perdono, prima di rispondergli celermente. In realtà avrebbe potuto continuare a discorrere del più e del meno in sua compagnia ritenendolo altrettanto piacevole, ma il Sole sembrava essersi interessato alla ragione della sua visita. In più, forse, Drusilia desiderava più d'ogni altra cosa ripagare la sua gentilezza e scusarsi per l'accaduto.

    -Non so se ne sei al corrente, ma la Luna si è chiusa da un pò di tempo nella Corte e non intende uscire. Non dice il perchè, nè intende parlarne, ma sono giunta alla conclusione che qualcosa legato al suo Dreamer la obblighi a non avere contatti reali con noi altri.

    Parlò schietta e concisa, più che altro perchè molti dettagli di quella storia erano ancora nebulosi ed incerti: non desiderava creare malintesi, non in un situazione così gravosa.

    -Qualunque cosa sia successa, so per certo che si è verificata a Celentir durante il suo ultimo Mandato... ma io non so da dove iniziare a far chiarezza. Mi è stato detto che ci sei stato pure tu... quindi mi chiedevo se potessi darmi qualche consiglio su cosa cercare, dove cercarlo, o magari qualche tuo ricordo su di lei se per caso ti è capitato di incontrarla, anche solo di sfuggita.


    Per un attimo discostò lo sguardo da lui, tornando a fissare il verde con aria assorta. Maledizione, com'era difficile...

    -Qualunque cosa, anche la più piccola, sarebbe un aiuto considerevole: al momento sono in mare aperto con le indagini.



    Edited by Drusilia Galanodel - 3/7/2013, 01:38
     
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    Elesh, vieni qui. Non si ferisce ciò che non è in grado di difendersi, è una cosa sbagliata.
    Tu vorresti che un bel giorno venisse qualcuno a prenderti ad artigliate? Comprendi, non è piacevole nemmeno per loro...
    Non credi che dovresti chiedere scusa per averle ferite?


    Quando la mamma l’aveva chiamato aveva subito smesso di artigliare l’albero, voltandosi per raggiungerla con calma.
    Poteva sentire nella sua voce che non era contenta ma non ne comprendeva il motivo e non lo comprese neanche quando finì di parlare, la osservò con incuriosito cercando di capire cosa stesse cercando di dirgli ma non riusciva proprio ad afferrare il perché avesse fatto qualcosa di sbagliato o perché dovesse scusarsi.

    Ma madre, io non avrei fatto niente per meritarmelo, questi alberi sono cattivi perché parlano con me ma non vogliono parlare con te e per questo tifanno stare male.


    Rimaneva dritto, imponente e orgogliosamente statuario sulle quattro zampe e aveva una certa apparenza maestosa nonostante non fosse più lungo di un paio di metri, coda compresa.
    La convinzione di essere stato accusato ingiustamente gli faceva assumere istintivamente quella posizione sdegnata, continuò poi nel suo pensiero.
    L’idea che fosse la madre a non poter sentire gli alberi e non questi ad essere spocchiosi e crudeli non l’aveva minimamente avvicinato.

    Quindi hanno cominciato loro e non ho intenzione di chiedere scusa a questi brutti alberacci malvagi.


    Detto ciò si acquattò sul ventre, continuando ad osservare la madre, chiedendosi cosa avrebbe fatto o detto dopo aver sentito le sue argomentazioni infallibili.
    Aveva colpito gli alberi per vendicarla, anche se lei non l’aveva capito, si sentiva un piccolo eroe.
     
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    La voce del Paladino sembrò richiamare in sé la Dama dai mesti pensieri che l'avevano estraniata dalla verde e serena realtà del parco, ma l'occhiata di Leon e il trambusto operato contro l'ignara ed impotente vegetazione diressero la sua attenzione sulla creaturina che ella aveva portato con sé da Laputa.

    -Elesh, vieni qui-
    con un sospiro esasperato, la donna richiamò la bestiola
    -Non si ferisce ciò che non è in grado di difendersi, è una cosa sbagliata-
    iniziò a spiegare con tono di autorità macchiato dall'indulgenza
    -Tu vorresti che un bel giorno venisse qualcuno a prenderti ad artigliate?
    Comprendi, non è piacevole nemmeno per loro...


    Sentendosi richiamare all'ordine, il Cucciolo interruppe l'attacco e tornò verso di loro a passo tranquillo, con una sicurezza quasi spavalda che non fece presagire bene al Cacciatore, già venuto in contatto nei lunghi anni come addestratore con soggetti turbolenti e completamente privi di auto-disciplina.

    -Non credi che dovresti chiedere scusa per averle ferite?
    suggerì Drusilia al suo protetto, prima di rivolgersi al Cavaliere
    -Sono desolata per quello che ha fatto: è ancora un cucciolo e deve imparare.

    « Questo è indubbio. »
    assentì il biondo, dicendosi d'accordo senza sbilanciarsi

    Quando Drusilia prese poi a parlargli del motivo della sua visita ad Est -o meglio della visita a lui-, il Sole si fece più attento: dopotutto, era della Luna -sua carta gemella- che si stava parlando, e per quanto avesse sentito parlare del suo esilio e avesse avuto modo di vederla qualche volta, si era accorto che non era stata affatto bene. Certo, sembrava un po' in ripresa, prima che partisse per tornare su Endlos, però...

    Sentir menzionato il mondo di Celentir gli fece inarcare un sopracciglio: effettivamente, per quel -poco- che gli era dato di capire degli imperscrutabili piani del Card Master, c'era stato un frangente in cui quel mondo era stato piuttosto importante per le attività della Corte...
    e della Luna.

    -Qualunque cosa, anche la più piccola, sarebbe un aiuto considerevole:
    al momento sono in mare aperto con le indagini.


    Tutt'altro che insensibile a quel problema e alla richiesta ad esso legata, il Teurgo fece per rispondere, ma fece appena in tempo a schiudere le labbra che si trovò costretto a richiuderle: il piccolo Drago -come tipico per la sua età- sembrava in vena di capricci...

    Ma madre, io non avrei fatto niente per meritarmelo, questi alberi sono cattivi
    perché parlano con me ma non vogliono parlare con te e per questo tifanno stare male.

    protestò irremovibile l'animaletto, interrompendo ogni conversazione
    Quindi hanno cominciato loro e non ho intenzione di chiedere scusa
    a questi brutti alberacci malvagi.


    ...e Leon capì che quella conversazione non sarebbe mai né iniziata né finita finché non avessero risolto la situazione; certo, avrebbe potuto intromettersi e cercare in prima persona di far ragionare il Piccolo, ma farlo avrebbe implicato scavalcare l'autorità materna -per il momento, piuttosto traballante- e se anche fosse riuscito nell'intento di riportarlo all'ordine, il problema che ne sarebbe conseguito avrebbe finito per essere anche peggiore.

    Nonostante la simpatia verso quella creaturina, Leon non aveva con essa alcun vincolo: se -nel remoto caso in cui avesse avuto successo- Elesh avesse identificato l'autorità come un fulcro diverso da quello della “madre”, niente gli avrebbe impedito di far nuovamente di testa sua in altri luoghi e in altre situazioni - magari più pericolose, e magari in cui a farne le spese sarebbe stato qualcosa di più importante di un povero albero.

    Con le mani legate, impossibilitato dalla sua coscienza ad intraprendere qualsiasi azione, il biondo si limitò ad incrociare le braccia sull'ampio petto e ad appoggiare la schiana al tronco dell'albero alle sue spalle; sperò che quella faccenda madre-figlio non andasse ancora per le lunghe... anche se, vista l'indole capricciosa e irragionevole del Drago,
    ne dubitava - e, intanto,
    i pensieri del Sole rincorrevano l'ombra della Luna.


    L'indisponenza del Drago rende impossibile affrontare la conversazione, quindi Leon rimanda e “passa il turno” - scusate il disagio =*
     
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