Cercando la Luna

Grande Arcana: Sole

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    Ma madre, io non avrei fatto niente per meritarmelo, questi alberi sono cattivi perché parlano con me ma non vogliono parlare con te e per questo tifanno stare male.
    Quindi hanno cominciato loro e non ho intenzione di chiedere scusa
    a questi brutti alberacci malvagi.


    Nonostante gli avesse spiegato la questione, il piccolo Elesh prese a fare i capricci -comportamento tipico di tutti i cuccioli del mondo- e con la pazienza di chi aveva già avuto modo di crescere sia fanciulli che bestie e chimere, Drusilia lo invitò a calmarsi scegliendo un approccio particolarmente dolce: in privato sarebbe stata più autoritaria, ma rimproverarlo davanti ad un estraneo -ne era sicura- lo avrebbe fatto sentire profondamente umiliato. La lezione, a quel punto, non avrebbe sortito il suo effetto.

    -Elesh, non è colpa delle piante, ma della mamma che non le capisce- gli avrebbe spiegato con calma -Loro non hanno fatto niente di male, e tu le hai aggredite. In più, non si giudica qualcuno o qualcosa senza conoscerlo: anche se non avessero volutamente parlato, avresti dovuto prima capire il perchè del loro atteggiamento, anzichè attaccarle senza capir ragione.

    Una dolce carezza si sarebbe adagiata sulla testolina del drago, e con un lieve gesto della mano sarebbe tornata ad indicarle.

    -Avanti, tesoro, andate a fare la pace: sono sicura che presto imparerai cosa dicono, così potrai raccontare le loro storie alla mamma, e la mamma ne sarà felice.

    Gli avrebbe dato modo di tornare a giocare, così che finalmente potesse parlare con il Sole di quella faccenda seria che era l'esilio forzato della Luna.

    -Chiedo nuovamente perdono per l'interruzione.

     
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    Elesh, non è colpa delle piante, ma della mamma che non le capisce. Loro non hanno fatto niente di male, e tu le hai aggredite. In più, non si giudica qualcuno o qualcosa senza conoscerlo: anche se non avessero volutamente parlato, avresti dovuto prima capire il perchè del loro atteggiamento, anzichè attaccarle senza capir ragione.
    Avanti, tesoro, andate a fare la pace: sono sicura che presto imparerai cosa dicono, così potrai raccontare le loro storie alla mamma, e la mamma ne sarà felice.


    Ascoltò le parole della mamma con un espressione estremamente corrucciata in volto, anche se difficilmente sarebbe stata decifrabile per via di tutte quelle squame dure come l’acciaio, perché si rendeva conto di aver commesso un errore.
    Ora che Drusilia glielo aveva spiegato bene, comprendeva di essersi comportato male nei confronti delle piante anche se non riusciva venir a capo del fatto che le piante parlassero con lui e non con lei, anche se non era la cosa più importante in quel momento.
    Con il musetto mogio, la “creaturina” avrebbe ascoltato i rimproveri della madre per poi emettere uno sbuffo di gas violaceo-nerastro dalle narici in segno di frustrazione, non gli piaceva essere rimproverato e ancor meno gli piaceva commettere errori.
    Ormai non rimaneva che andare a scusarsi con la pianta, anche se la cosa lo seccava un po’.

    Con la coda che frustava mesta l’erba dietro di lui, il piccolo Elesh rimise in piedi, tutta la maestà di qualche secondo prima era scomparsa per lasciare il posto a un miscuglio di molti sentimenti quasi tutti negativi.
    Era la prima volta che la mamma lo sgridava per qualcosa e non gli piaceva per niente.
    Comunque si mise in moto per andare a scusarsi, infatti quando giunse alla pianta che aveva così brutalmente sfregiato le si avvicinò cominciando a sfregare il musetto contro la ferita in modo da chiedere perdono del dolore che aveva causato.
    I draghi della sua razza tendevano ad essere di poche parole e farsi capire soprattutto mediante il linguaggio del corpo.

    Dopo che si fu assicurato che la pianta avesse compreso il suo dispiacere cominciò a guardarsi attorno, quando avesse capito cosa dicevano avrebbe chiesto loro perché la mamma non poteva capirle.
    Molti alberi erano estremamente antichi quindi sicuramente alcuni di loro avrebbero saputo rispondergli, nel frattempo spiegò le ali e le appoggiò distese sull’erba in modo da godersi contemporaneamente sia il poco sole che filtrava tra le fronde della grossa pianta, sia la piacevole frescura data dall’ombra.
    Fu in quella posizione che, poco dopo, si addormentò placidamente.
     
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    Con una dolcezza estrema, la Dama del Vento cercò nuovamente di riportare il suo cucciolo all'ordine, e -non senza un certo sollievo del Cavaliere- stavolta l'impegno e la pazienza sembrarono dare i loro frutti: il Draghetto trotterellò sui suoi passi per porgere -a suo modo- le proprie scuse alla pianta che aveva danneggiato, e mentre si accoccolava quieto in mezzo al fresco prato del parco, i due Arcani furno nuovamente liberi di parlare.

    -Chiedo nuovamente perdono per l'interruzione.

    L'Alfiere Errante gli rivolse quelle poche parole con tono dispiaciuto, e il Paladino fu rapido a ricambiarla con un sorriso gentile e scuotendo la testa coronata di ricci biondi.

    « Non c'è niente di cui scusarsi: è giovane... è comprensibile. »
    la rincuorò, incupendosi appena mentre si preparava a tornare in argomento
    « Venendo al motivo della visita: sono a conoscenza dell'esilio della Luna, ho avuto modo di incontrarla qualche volta, durante il suo sonno nella Corte... ma nonostante il legame che i nostri emblemi condividono, non ha voluto parlare di quanto accaduto neppure con me. »
    il sorriso si stemperò in un'espressione preoccupata, e proseguì
    « Credo che Celentir c'entri qualcosa, dopotutto, perché è là che ha incontrato il suo Dreamer: fu durante una giostra di combattimenti - il “Warrior Day”, mi pare si chiamasse... ma sono solo cose che mi sono state riferite e frammenti di ricordo che mi sono stati mostrati; quando ho ricevuto il mio Mandato su quel continente, la Luna si era già addormentata. »
    con un sospiro grave, il Teurgo si strinse nelle spalle
    « Credi possa esserci qualcosa di utile...? »

     
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    La Dama del Vento, finalmente pronta a discutere della questione principale per cui era giunta in quei luoghi, non potè non notare lo sguardo del Paladino incupirsi. In un certo senso, intuì quali fossero le sue emozioni, ma non ebbe parole per rincuorarlo; era giusto che si preoccupasse, ed era altrettanto doveroso non mettere la questione della Luna in secondo piano. Non si trattava di egoismo: in un modo o nell'altro erano coinvolti tutti quanti.

    « Venendo al motivo della visita: sono a conoscenza dell'esilio della Luna, ho avuto modo di incontrarla qualche volta, durante il suo sonno nella Corte... ma nonostante il legame che i nostri emblemi condividono, non ha voluto parlare di quanto accaduto neppure con me.
    Credo che Celentir c'entri qualcosa, dopotutto, perché è là che ha incontrato il suo Dreamer: fu durante una giostra di combattimenti - il “Warrior Day”, mi pare si chiamasse... ma sono solo cose che mi sono state riferite e frammenti di ricordo che mi sono stati mostrati; quando ho ricevuto il mio Mandato su quel continente, la Luna si era già addormentata.
    Credi possa esserci qualcosa di utile...? »

    hjy5

    A quelle nozioni, la mente di Drusilia tornò indietro di parecchi anni. Anche lei aveva partecipato ad un'edizione di quel torneo, ma suppose fosse diversa dato che la sua era su Endlos e non Celentir. Ricordava la gente felice e gli allegri massacri davanti al pubblico. Ricordò anche di aver pensato quanto fossero tutti stupidi, compresa lei che si era iscritta a cuor leggero. E poi rivide Romeo...

    -Uff... sapevo che quel torneo portava solo guai.

    Sbuffò, scuotendo la testa con aria contrariata.

    -In ogni caso si, sono informazioni estremamente utili: almeno mi daranno modo di stringere il campo delle indagini.

    Affermò con voce gentile al Sole, felice che le fosse stato così d'aiuto, oltre che disponibile.

    -Un'altra domanda... se non è troppo. Per caso sapresti dirmi la regione di Celentir in cui è avvenuto? Tempo fa ho partecipato anche io ad un Warrior Day, e tutti gli scontri erano svolti su di una sola Arena.

    Lo guardò per qualche attimo, poi gli occhi si spostarono sul suo dolce cucciolo, ora addormentato all'ombra delle fronde arboree. Nonostante la preoccupazione ed il tormento dell'esser manovrata, la sola vista di quel cucciolo le ridonò nuova speranza, ricordandole che non era ancora tutto perduto.

     
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    Oscurità.
    Non sapeva dove si trovava ma sentiva di essere costretto in un luogo piccolo e buio, si chiedeva dove fosse e perché ma all’improvviso la sua piccola prigione si aprì finché non si trovò in un luogo meraviglioso.
    Era una foresta gigantesca, gli alberi erano alti fino al cielo con fronde immense e foglie più grandi di lui e, si rese conto con stupore, non era lui ad essere piccolo ma gli alberi ad essere davvero colossali.
    Gli piaceva quel posto, cominciò a girovagare allegramente dimentico di tutto fino a quando non vide altri come lui ed era strano, quando stava con la mamma non gli era mai capitato di incontrare altre creature che gli somigliassero.
    Queste però erano più grandi di quanto lui avrebbe mai pensato di poter diventare, ed erano maestose, grandi speroni uscivano qua e là ed emanavano una saggezza antica quanto la foresta stessa.
    Era affascinato dalla loro potenza.

    Tuttavia non poteva parlare con loro quindi continuò il suo giro per la Gran Foresta, come aveva deciso di chiamarla, finché un’infinità di tempo dopo non ne arrivò ai bordi più esterni.
    Lì si vedeva il cielo, ma con disappunto notò che non era di quel bell’azzurro piacevole che ricordava a casa sua, esso era invece nero e tutta la luce proveniente dalla zona veniva da delle grandi montagne infuocate in lontananza.
    Il fuoco era ovunque, colava persino dai lati delle montagne, e in tutto questo scenario c’era una cosa che lo terrorizzava più di ogni altra, erano creature come lui anche loro ma il loro colore era rosso come il sangue ed erano crudeli.
    Le vedeva -non erano troppo lontani?- vomitare enormi fiammate dalle fauci roventi godendo della rovina che provocavano e continuarono così finché non videro lui.
    Con un urlo strozzato si accorse di essere in pericolo, quindi si volse e cominciò a correre con tutta la velocità che gli consentivano le gambe inesperte, era troppo lento per fuggire e non poteva lottare contro dei nemici tanto forti.

    Uno dei più grossi gli si parò davanti -da dov’era arrivato?- bloccandolo col corpo gargantuesco, impedendogli la fuga.
    Non sapeva cosa fare e la paura prese il sopravvento, doveva cercare di confondere il nemico per scappare, doveva fare qualcosa, qualsiasi cosa!
    Istintivamente prese un profondo respiro e…

    Si svegliò di soprassalto, accorgendosi che era una splendida giornata.
    Non ricordava niente dell’incubo che aveva appena vissuto, ma si accorse subito che aveva i polmoni pieni d’aria e la espirò con calma ma qualcosa andò storto e si mise a tossire furiosamente una specie di gas violaceo, quando ebbe finito e si fu ripreso era avvolto da una spessa cortina di quel gas, non gli dava noia, ma non capiva cosa fosse e perché fosse uscito dalla sua bocca.
    Sinceramente non credeva di poter fare una cosa del genere, intanto del sogno non era rimasta che una vaga ombra d’inquietudine sul suo animo giovane e puro.
     
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    -Uff... sapevo che quel torneo portava solo guai.

    Il primo commento della Dama del Vento giunse accompagnato da uno sbuffo, e sebbene il Cavaliere non capì completamente il motivo del suo disappunto, non poté che trovarsi sostanzialmente in accordo con lei: per quel che aveva avuto modo di vedere con i suoi occhi blu, a lungo andare c'era sempre qualcosa di sbagliato nell'alterare gli equilibri di un mondo con ingerenze esterne... era per quello che gli Arcani agivano segretamente.

    -In ogni caso si, sono informazioni estremamente utili: almeno mi daranno modo di stringere il campo delle indagini. Un'altra domanda... se non è troppo.
    riprese poi Drusilia con voce più gentile, rivolgendosi direttamente a lui
    -Per caso sapresti dirmi la regione di Celentir in cui è avvenuto? Tempo fa ho partecipato anche io ad un Warrior Day, e tutti gli scontri erano svolti su di una sola Arena.

    A quelle domande, il biondo parve farsi pensieroso, e mentre abbassava lo sguardo si prese il mento in una mano cominciando a carezzarselo con le dita: stava cercando di far mente locale, ma essendo stato su quel continente solo di passaggio non era del tutto certo di quelle nozioni di geografia.

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    « Mh... mi pare che anche per le due edizioni a cui la Luna partecipò ci fosse un'unica arena per i giochi: uno stadio di pietra, posto ad equa distanza dai domini delle quattro casate. »
    rispose il Sole dopo un momento di protratto silenzio, riportando l'attenzione su di lei
    « Vorrei poterti dire di più, ma gli unici posti che ho visitato sono stati
    il Bosco dei Druidi, la casata Elessedil e quella Von Kra... »


    D'improvviso, mentre ammutoliva di colpo, gli occhi cerulei del Paladino si sbarrarono colpiti dalla consapevolezza di star dimenticando un dettaglio piuttosto grosso: distratto in precedenza dai capricci del cucciolo di Drago, il fatto gli era passato di mente, ma... si trattava di uno dei più importanti legami della Luna con quel mondo.

    « I Von Kramer...! Ma certo...! »
    ripeté, guardando la donna in viso, come se fosse ovvio
    « Quando sono stato su Celentir il casato era molto diverso da quello nei suoi ricordi, però... »
    fece pausa, trasse un respiro, e temporeggiò per esprimere coerentemente il pensiero
    « Non so che rapporto avessero esattamente, però Kora era molto legata al loro fondatore, il Primo Capocasata: Alucard Von Kramer. Era un vampiro molto antico e potente, ma di una specie diversa da quella della Luna... lei, però, lo chiamava Padre. »

     
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    La Dama del Vento ascoltò paziente tutte le informazioni che il Sole aveva da dire con sguardo attento ed occhi fissi sui suoi. Non seppe spiegarsi come, ma finì per pensare che il Sole fosse davvero una bella carta: quella della Principessa Amelie doveva sicuramente essere un'anima pia e benedetta per aver ottenuto l'amore di un simile Cavaliere, abbagliante nella sua nobiltà ... esattamente come l'astro di cui portava il nome.

    « Mh... mi pare che anche per le due edizioni a cui la Luna partecipò ci fosse un'unica arena per i giochi: uno stadio di pietra, posto ad equa distanza dai domini delle quattro casate. Vorrei poterti dire di più, ma gli unici posti che ho visitato sono stati
    il Bosco dei Druidi, la casata Elessedil e quella Von Kra... »


    Leon si fermò di colpo, ed il sopracciglio di Drusilia si levò curioso.

    « I Von Kramer...! Ma certo...!
    Quando sono stato su Celentir il casato era molto diverso da quello nei suoi ricordi, però... Non so che rapporto avessero esattamente, però Kora era molto legata al loro fondatore, il Primo Capocasata: Alucard Von Kramer. Era un vampiro molto antico e potente, ma di una specie diversa da quella della Luna... lei, però, lo chiamava Padre. »


    BINGO.
    Oltre ad essere un bell'Arcano, era anche la carta gemella della Luna: era certa che sapesse qualcosa, ma non che le desse tutte queste informazioni. A quel punto non le rimase che ringraziare il cielo di averlo incontrato e che fosse così legato a Kora... anche se una parte di sè si sentì lievemente gelosa di quel legame. E' vero, lei aveva Quarion... ma il loro rapporto era profondamente diverso. A volte nemmeno lo sopportava: alla fine era giunta alla conclusione che una sola carta fosse uno spazio troppo stretto per due, ed era quella la ragione per cui battibeccavano così spesso. Le sarebbe piaciuto avere una carta gemella, o più affine delle altre.

    -Questa è meraviglioso! Ora so esattamente cosa devo fare.

    Con sguardo colmo di gioia si levò dalla panchina su cui entrambi erano seduti.

    -Parlerò con l'Imperatrice... e se avrò bisogno di altre risposte andrò a Celentir fra i Von Kramer- il sorriso le si fece malizioso, forse perchè era l'unica casata che conosceva di persona. In effetti era stata molto fortunata su quel punto -Sono l'Incantatrice dei Reami, e quel titolo mi è stato dato proprio da loro.

    Con passi lenti si sarebbe diretta verso il draghetto appena sveglio, disperdendo la nube tossica attraverso le correnti d'aria di cui era Signora. Si accovacciò vicino a lui, porgendogli un affettuoso bacio sulla testolina ed invitandolo dolcemente a seguirla: era tempo di tornare a casa.

    -Chiedo perdono per le piante e l'acido: manderò Messer Borgia a risarcivi dei danni.

     
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    Gli piaceva quella specie di nube violacea che aveva sputacchiato, anche se doveva ammettere che era piuttosto strana gli sarebbe piaciuto molto imparare a farlo a comando magari senza tossire l’anima tutte le volte.
    Era così assorto nella propria nuova scoperta che non notò per nulla che la mamma e il signore simpatico avevano finalmente finito di parlare, lei gli si era avvicinato e con poco più di un gesto aveva disperso completamente la sua bella nuvoletta viola.
    Era un peccato, ma non se la prese, doveva solo apprendere come rifarlo.

    Dopo essersi abbassata per scoccargli un bacino leggero, Drusilia lo invitò con un gesto a seguirla e lui si mosse ubbidiente, trotterellandole dietro mentre la coda compiva ampi movimenti dietro di lui.
    Era stata una giornata interessante, aveva scoperto che tutto sommato gli alberi gli piacevano.
     
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