Destino di Vendetta

Fighting the Beast - Epilogo

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    Guai a quanti chiamano bene il male e male il bene:
    che trasformano le tenebre in luce e la luce in tenebre;
    che trasformano l’amaro in dolce e il dolce in amaro.


    png

    Fin da giovane aveva spesso creduto che l'accanirsi della sfortuna su di lei fosse l'indice della grandezza dei suoi talenti: vero era che molte volte le sue capacità non riuscivano ad emergere come e quanto ella si era aspettata, ma guardandosi intorno aveva imparato presto a trovarne le scuse cause; non in lei stessa -che, poverina, si sforzava in modo encomiabile per fare del suo meglio-, ma in qualche crudele antagonista pronto a trasformarsi in carnefice.

    Genitori o insegnati che non le riconosceva i giusti meriti,
    circostanze avverse che le giocavano fatalmente contro nei momenti più delicati,
    sedicenti amici che la mettevano in ombra o non le davano abbastanza.


    Era stato per vendicarsi di tutte quelle ingiustizie che aveva trovato la forza di reagire.
    Era stato per punire colei che più di ogni altro le aveva fatto torto, che aveva stretto un patto con un demone e scelto di innalzarsi al di sopra dei comuni umani, ascendendo ad un livello di superiorità che aveva sempre saputo appartenerle.
    E c'era quasi riuscita... se solo anche allora non fosse stata così sfortunata!

    Una delle sue offerte sacrificali era riuscita a fuggire, e senza quell'ultimo dono, Aisiling Holmion era stata costretta a restar sigillata in un limbo senza fine; per un po', anche se solo come incubo privo di sostanza concreta, era riuscita ad agguantarla lo stesso: quando quella stupida si immergeva nel mondo dei sogni, era una vittima alla sua mercée, e così aveva trovato divertente torturarla fino a farle perdere la ragione prima di ucciderla.

    Ma le cose non erano andate così: un bel giorno, Drusilia Galanodel aveva trovato il modo per chiuderla fuori anche da lì, e alla sua ex-amica non era rimasta che una non-esistenza di attesa e brama di riscatto; credeva che sarebbe stata condannata ad un abisso di dimenticanza, ma poi Rubicant l'aveva raggiunta, le aveva consegnato i mezzi per farsi giustizia, e in cambio di qualche piccolo favore le aveva offerto un Drago con cui poter restituire alla nemica tutti i tormenti che aveva dovuto subire.

    Eppure, anche stavolta, le cose avevano iniziato ad andare male proprio quando era ormai in vista del traguardo: il suo giocattolo -il Divora-Mondo- era stato sguinzagliato su Endlos, e nonostante le immani fatiche e i contrattempi era finamente riuscita ad inculcargli in quella testa decerebrata il fatto che dovesse obbedirle... poi, i soliti ficcanaso di turno si erano intromessi, vaporizzando in un attimo non tanto i suoi adoratori -non se ne faceva niente di quel circo di mentecatti!-
    quanto tutti i suoi sforzi.

    Livida di rabbia e più che mai bramosa di vendetta, la Succube era nonostante tutto riuscita a scampare alla distruzione della setta: la sua mirabile astuzia e prontezza di spirito le aveva permesso di evitare di fare ritorno alla trappola del Limbo, e anche se non era stato semplice sfruttare il legame empatico stabilito con la Bestia, aveva fortunatamente trovato un rifugio sicuro entro il sogno in cui il suo spirito si era assopito... e annidatasi là dentro, Aisiling sapeva di dover solo aspettare il momento propizio.

    Dopotutto, la sua nemica era impegnata a combattere quella battaglia in prima linea -l'aveva vista attraverso gli occhi del Drago e la percepiva chiaramente adesso-, e di certo non ci sarebbe voluto molto prima che la stolta vanità di quella sciacquetta mezzo angelo la portasse a raccogliere gli onori della vittoria sulla carcassa del nemico sconfitto... spingendola dritta dritta tra le braccia di un destino che si era illusa di aver ormai scampato.

    Khellendros stramazzò al suolo, e la Traditrice -un fantasma disincarnato entro quel corpo enorme- affinò i suoi sensi come i cacciatori in attesa della preda; riconobbe subito Drusilia, e percepì con una certa noia la presenza di un'altro di quegli impiccioni maledetti che -come lei- si muovevano nei sogni, ma si limitò a considerarlo una seccatura ininfluente – un qualcosa che non avrebbe potuto impensierirla...
    perché lei sarebbe stata più rapida, e -forte dell'effetto sorpresa- avrebbe colpito lesta.

    Così attese come un serpente sotto la sabbia, e quando la vittima si avvicinò al Divora-Mondo, quello fu il momento: Aisiling emerse come una propaggine spiritica dal corpo ricoperto di scaglie, e mentre la destra trasfigurava in un artiglio per affondare nel cuore della Dama del Vento, la Demonessa si sforzò di rendersi visibile.

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    « Addio per sempre... Drusilia Galanodel! »

    Sarebbe stata l'ultima cosa a riempire quegli odiati occhi verdi
    mentre la luce della vita lentamente li abbandonava.

     
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    La vita è una ruota.
    Presto o tardi tutto quello che pensavi di esserti lasciato ritorna.
    Per il bene o il male, ritorna.

    Stephen King


    rosadru

    I ruggiti del Drago Divoramondo echeggiavano fra le lande desolate da lui stesse calpestate, squarciando il cielo dalle tre tonalità innaturali di versi folli e dolenti, dipanando le nubi e la polvere sollevata al suo passaggio. Cadde al suolo, ed un unico boato sancì l'attimo della vittoria mentre, con sguardi stanchi e sorrisi afflitti, i guerrieri si scambiavano occhiate incredule. Era davvero tutto finito? Avevano davvero sconfitto la Bestia?

    Raggiungendo il suolo in groppa al suo grifone, Drusilia ebbe qualche attimo per guardarsi intorno: in molti avevano trovato la morte, ed altrettanti necessitavano cure immediate per non seguire i compagni defunti. Eppure, fra i volti trasfigurati in maschere di dolore, la Dama del Vento potè scorgere delle lacrime. Lacrime di gioia, gentile pioggia di un mondo che non aveva mai perso di vista il proprio futuro.

    Un raggio di sole le bagnò il volto d'angelo e le dense nubi colorate mutarono in una tonalità candida e pura, esattamente come era sempre stato e come -ormai- quasi non riusciva più a ricordare. L'incubo era terminato: Endlos aveva vinto. Sulla tomba sterile del Drago Divoramondo, quel giorno, nuova vita avrebbe messo radici, fecondandola e compiendo l'unico, vero miracolo.

    Ed allora sorrise, Drusilia sorrise per la prima volta quel giorno, e lo sguardo smeraldino si sarebbe posato sulle iridi cerulee del figlio, Principe di Laputa. Lo trovò stanco, stremato, e ne fu preoccupata. Poi lo vide sgranare gli occhi ed il tempo prese a rallentare. Nonostante l'istinto le suggerisse di rimanere ferma, rigida per un ancora irrazionale istinto di protezione, ella si discostò appena per poi voltarsi di scatto verso l'origine di quell'anomalia che sembrava averlo spaventato al pari dell'apparizione di un fantasma.
    Eppure, in fondo, si trattava proprio di quello.

    ths

    Il fiato le si mozzò, gli occhi si spalancarono.
    Un rivolo di sangue le scivolò lungo il profilo delle labbra.
    Abbassò lo sguardo e con la mano diafana accarezzò il morbido seno, così che si tingesse di cremisi. Qualcosa era dentro di lei, metallo, un artiglio... tossì e sentì la gabbia toracica spezzarsi in più punti. Alzò lo sguardo, ed il verde si mescolò al rubicondo, annegando in un mare di sangue. Maledetto sia il suo nome e la sua opera... empietà irrazionale e stolta.

    -Aisiling...

     
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    Dai grandi romanzi e film aveva imparato ad associare l'amore ad un fuoco indomabile in grado di estinguere ogni ostacolo nelle sue fiamme ruggenti, e più di una volta -quand'era ancora una ragazzina umana- aveva trascorso ore intere a rimirare i propri capelli rossi nello specchio della sua camera, fantasticando su come quello potesse essere un presagio di quante gioie, onori e fortune il destino avesse in serbo per lei.

    Negli anni, le sue chiome avevano cambiato lunghezza, taglio e acconciatura, ma quel fuoco non era mai arrivato: qualche volta, c'era stato qualcuno che l'aveva illusa di aver trovato quel che stava aspettando... ma alla fine -uno dopo l'altro- i suoi cavalier serventi l'avevano soltanto delusa; il loro amore non era che un pallido riflesso della sacra fiamma a cui lei ambiva, e per aggiungere un danno alla beffa era stata fin troppe volte costretta a sopportare la vista di coppiette insulse, felici dei loro limitati e squallidi legami fatti di banalità e luoghi comuni.

    Questo era quello che aveva sempre pensato, sentendo gli altri parlare dell'Amore come di un lieve tepore dolce e gentile, ma
    per la prima volta dopo secoli, mentre il sangue di Drusilia Galanodel scivolava tiepido lungo le sue dita, Aisiling Holmion capì di avere sbagliato: una gioia rossa, che ti dona calore e ti lascia talmente intimamente soddisfatta da sentirti finalmente in pace con il creato... l'Amore doveva essere così davvero!

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    « Cerca di morire in fretta, maledetta cagna! »

    Con uno strattone secco del braccio, la Succube ritrasse l'artiglio, lasciando il corpo -presto cadavere- della sua nemica libero di scivolare al suolo o incespicare più lontano che le riusciva prima della sua inevitabile fine: il pensiero di restare a contemplarla negli ultimi momenti della sua miserabile vita le stava suscitando un'ebbrezza simile a quella di un buon vino... ma che sfociava in un'euforia ben più pericolosa.

    Uccidere -uccidere con le proprie mani, non osservare qualche idiota che lo facesse per lei- le era piaciuto: l'aveva trovato divertente, eccitante, piacevole... e lo avrebbe certamente fatto e rifatto ancora più e più volte non appena la morte avesse ghermito il mezzo angelo, soddisfando i requisiti del suo contratto e restituendola finalmente ad un'esistenza concreta.

    Nell'esultanza della sua ormai inevitabile vittoria, la Rossa gettò la testa indietro e rise in maniera sguaiata: avrebbe accresciuto volentieri il piacere di quel momento tormentando quella sciaquetta fino al suo ultimo respiro, e fu con quell'intento che mosse un passo per avanzare... prima che qualcosa proveniente dall'alto le piovesse davanti.
    Qualcosa di biondo, giovane e con un'affilata katana tra le mani.

    jpg« Stai lontano da lei, brutta strega schifosa! »
    l'apostrofò il giovanotto, mentre la lama orientale fluiva agile

    L'istinto di sopravvivenza della Demonessa -e le condizioni debilitate del Nibbio, di cui ella era ovviamente all'oscuro- le permisero di reagire non appena il dimenticato stimolo del dolore si affacciò alla soglia dei suoi sensi, costringendola ad arretrare di un paio di metri in un ironico ma proverbiale sunto della sua intera vita; le era stato inflitto appena un graffietto superficiale ad un braccio, ma il senso di minaccia alla sua persona la assalì veementemente e all'istante.

    « E tu chi cavolo sei, marmocchio...? »
    sbottò collerica, fulminandolo con gli occhi rossi

    “…ma, soprattutto, come fai a vedermi?” - l'Incubo avrebbe voluto chiederglielo, ma si limitò a pensarlo senza dirlo a voce alta: fino al momento del trapasso di Drusilia, ella non era che una sorta di fantasma, uno spirito in crisalide privo di involucro fisico; nessuno avrebbe dovuto essere in grado di scorgerla -figurarsi il tangerle!- eppure quell'irritante bamboccio sembrava proprio esserci riuscito... e, vista quell'anomalia, non voleva rischiare.

    Ad ogni buon modo -si disse, sfoggiando un'espressione piccata-, non aveva nulla da temere da un ragazzetto mingherlino, pallido e visibilmente malaticcio:
    che mai avrebbe potuto farle? Com'è che aveva osato chiamarla quello sgorbietto...? Con che titolo si intrometteva nel coronamento del suo sogno? Non che le importasse, in fondo: aveva già deciso che avrebbe ammazzato anche lui per i numerosi affronti già arrecatile.

    « Il mio nome è Ryusang Galanodel, Sergente dei Liberi Milites e Capitano della Terza Centuria. »
    con fermezza, sciorinò per la prima volta i suoi titoli, mettendosi in guardia
    « Principe del Presidio Errante di Lauputa, e Cavaliere dell'Antico Codice. »

    Ma la Donna Rossa non aveva ascoltato che l'inizio della presentazione -la cosa per lei più importante-, e mentre l'espressione acre del suo viso si tramutava in un sorriso malevolo, la sua mente subdola dipanò il richiamo per l'Occhio del Diavolo.

    « Galanodel, eh...? Una specie di parente sopravvissuto? »
    cinguettò melliflua, lanciando un'occhiata interessata a Drusilia
    « Questa sì che è una fortuna: stavo giusto chiedendomi come salutare il tuo trapasso. ♥ »

    L'Incubo le sorrise, le lanciò un'ochiolino complice -perché era certa avrebbe rievocato all'istante i loro passati incontri onirici-, e mentre lo Specchio Stregato compariva alle spalle del giovane dai capelli dorati, l'espressione di Aisiling si indurì in un sorriso sadico.

    jpg
    « Guarda e ricorda che fine fanno quelli che ti stanno intorno... »

    Nell'istante stesso in cui il Nibbio percepì un'essenza maligna dietro di sé, ruotò il busto caricando un fendente... ma il colpo perse forza non appena si fu voltato, uno strano torpore si sommò alla nausea e allo stordimento che non l'aveva abbandonato dopo la sconfitta del Drago Divora-Mondo, e mentre la luce svaniva dai suoi occhi blu per consegnarlo ad un incubo di oscurità, le sue spoglie mortali scivolarono inerti ed inermi nella polvere.


    Occhio del Diavolo
    Si tratta di un'arma molto particolare... E' uno specchio. Uno specchio vicino al suo corpo terreno e situato innanzi al suo volto, sospeso in aria. Si tratta di un "piccolo regalino" del Signore degli Incubi affinchè potesse adempiere alla promessa a lui fatta. Grazie af esso infatti, non solo è in grado di muoversi nel mondo dei sogni, ma anche di ferire le sue vittime, come se l'avessero incontrata nel mondo concreto. Solo adeguati amuleti o tecniche particolari sono in grado di proteggere i dormienti dalla Rosa Rossa.

     
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    Vieni forse a tubare, con la tua possente smorfia,
    le feste della Vita? O ti spinge credula
    al Sabba del Piacere qualche antica Voglia
    speronando ancora la tua vivente carcassa?

    Cadde.
    Le ginocchia piantate nel suolo e la mano sul seno, gli occhi sgranati ed al tempo stesso sorpresi di quel fantasma così concreto proprio lì, di fronte a lei. Le urla sguaiate dell'Incubo Rosso riempirono l'aria e null'altro, poichè la Dama del Vento, ora sanguinante agli ultimi rintocchi del suo tempo, continuava a domandarsi come tutto ciò fosse stato possibile.
    Inevitabilmente, annegando nel suo sguardo cremisi, non potè non ricordare il loro antagonismo ed i sorrisi falsi, le confessioni ed infine il tradimento. Che Drusilia fosse stata una figlia indegna o che marciasse nel giusto, l'esito di una semplice e sincera confessione non ebbe giustificazioni, ed Aisiling l'aveva resa assassina dei suoi stessi padri. Mutata in demone per chissà quale sortilegio, l'aveva perseguitata in ogni sua fuga, attendendo dietro ogni angolo, annichilendo ogni cosa la legasse a questo mondo. Perfino ora che nei sogni non era più in grado di farle male, l'ombra di quell'essere aveva trovato un'altra strada per raggiungerla.
    Solo allora, in quel preciso istante, mentre il proprio sangue bagnava la terra, Drusilia si domandò se quei pochi anni guadagnati fossero stati davvero utili... o se fosse stato meglio morire da quattordicenne, circondata dagli stessi Angeli che da bambina le avevano dato dell'impura, pericolosa e ragione della loro fine.
    Col senno di poi, non avevano sbagliato.

    w60o

    Speri dunque di cacciare il tuo incubo beffardo
    al canto dei violini, alla fiamma delle candele?
    Vieni a chiedere che il torrente delle orge
    rinfreschi l'inferno acceso nel tuo cuore?

    Il fendente di suo figlio frenò la succube dal suo nuovo attacco e, nonostante la debolezza del ragazzo, la lama riuscì a ferirla. In uno stato di semi-incoscienza, Drusilia vide immagini distorte accavallarsi l'una sull'altra e, mentre cercava di mettere a fuoco i lineamenti di Ryusang, apparso dal nulla come un eroe pronto a salvarla, occhi gialli aldilà di un roveto la scrutavano con insistenza.

    -R-Ryu... sang.

    Il tentativo di farlo desistere dai suoi intenti ed implorargli di scappare fallì quando il suolo venne sporcato da nuove macchie rubiconde. Tossì, mentre le costole spezzate le bucavano gli organi, invitandola a contorcersi così da crear altro danno e continuare quella lunga agonia all'infinito. Forse, l'idea di una fine era in un certo senso incoraggiante, che fosse precipitare nel nulla o elevarsi a stella come accadeva nelle fiabe di sua mamma.
    Era stanca di tutto quel dolore.

    1qnu


    Inesauribile pozzo di stoltezza e di colpe!
    Eterno alambicco dell'antico dolore!
    Come vedo ancora errante l'insaziabile aspide
    il traliccio curvo delle tue costole!

    La vista le venne meno ed altrettanto fece l'udito; non riuscì a sentire chiaramente le parole dell'Incubo, nè tantomeno osservare l'occhiolino malizioso che le rivolse. Di quel momento, Drusilia avrebbe ricordato solo di averle urlato di fermarsi. Aveva allungato il braccio verso il figlio nel disperato tentativo di reagire e con la sola volontà di proteggerlo, esattamente come la creatura aldilà del roveto che, in quella che aveva tutte le caratteristiche di un'allucinazione, prendeva a tratti il posto dei due protagonisti lì di fronte.

    Tentò con tutte le proprie forze di non lasciarsi andare, di resistere così da poter fare realmente qualcosa, ma Ryusang cadde al suolo ed il suo mondo iniziò a bruciare.

    nnje


    Temo che tutta la tua civetteria
    non troverà un compenso degno dei tuoi sforzi:
    quale cuore mortale capirà lo scherzo?
    L'incanto dell'orrore inebria solo i forti.

    Leggere fiamme si levarono dalla terra, bruciando l'erba e correndo sulla pietra: le lingue la avvolsero e Drusilia urlò, urlò ma senza voce. I folti capelli castani si annerirono come legno nella brace, la pelle si gonfiava in bolle, spaccandosi in ferite profonde e vaste.

    L'incendio si estese, ed il suo custode misterioso bruciò con lei nel roveto; le spine divennero nere e caddero, mentre gli steli bruciati si annodavano fra loro disegnando immagini fra le lingue di fuoco. Vide una donna sanguinante fra le braccia di un bambino in lacrime, vide una donna bruciata su di un rogo, ne vide una stuprata e poi uccisa, una fatta a pezzi, ne vide una annegare legata ad un peso di piombo. E poi ancora assassini, morti innaturali, violenza oltre ogni altra immaginazione: pianse alla tragedia di una fanciullina murata viva in compagnia del cadavere del suo amato. Alla fine, e solo allora, ne vide una trafitta da una lancia. Un uomo la teneva fra le braccia, uniti dalla stessa arma che li avrebbe uccisi entrambi. Le sussurrava parole dolci di cui non conosceva la lingua, nonostante ne comprendesse il significato.

    "Nessuno ti amerà più di quanto ti abbia mai amata io".

    Improvvisamente, mentre Follia prendeva possesso delle sue membra e gli occhi si macchiavano di lacrime di sangue, Drusilia si disse che quella donna fosse stata la più sfortunata. Era lei a dover morire, ma la sua condotta incosciente aveva fatto sì che un'altra anima condividesse quell'orribile sentenza. Altre lacrime rosse scesero lungo il suo volto pallido, e le dita si insinuarono fra le ciocche castane, stringendole con tutta la forza che le era rimasta.

    jluy


    L'abisso dei tuoi occhi, pieno d'orribili pensieri,
    esala vertigine, e i cauti ballerini
    non contempleranno senza nausee amare
    il sorriso eterno dei suoi trentadue denti.

    Urla senza suono divamparono dalle labbra rosse, mentre l'Alfiere Errante lottava con tutte le proprie forze per non annegare in quelle immagini così da non riuscire più a tornare a galla. Quando iniziò a perderne il conto, in lei si fece largo la consapevolezza di non averle soltanto viste...

    umzz

    Ogni dolore, ogni piaga si apriva nella carne come milioni di morti già vissute e, ormai senza fiato, il suo corpo si accasciò a terra inerme. Di ciò che vide negli ultimi istanti di vita, nessuno ne avrebbe serbato mai il ricordo.
    Nemmeno lei.

     
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    Il Nibbio

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    Occhi cerulei videro il loro ultimo barlume di vita riflesso sulla liscia superficie di uno specchio quando il vetro -quella pietra incolore e senz'anima- divorò l'intero mondo che si stendeva oltre la propria cornice... e per lui non rimase che oscurità: fu solo, nel bel mezzo di tenebre sussurranti di una cacofonia di voci dannate, e la lunga lotta per schiudere le palpebre e dare un volto all'angosciante minaccia senza nome -che pulsava ovunque intorno a lui- non rivelò nessuna differenza.
    Il buio era sempre là.

    Le tenebre si stendevano intorno a lui in un deserto senza fine,
    chiudendolo da ogni parte nell'abbraccio asfissiante di un sudario.

    Intrappolato nell'incubo, fluttuava tra un'inconsistenza col sapore del nulla e il peso di un'esistenza che lo immobilizzava; incapace di percepire qualsiasi cosa intorno a sé, si scoprì prigioniero di un tempo che non scorre. Costretto in una cecità in cui il nero precludeva ogni altra cosa, il Nibbio inciampò tra i quei pensieri che aveva sepolto nel suo cuore... e in quel mondo vuoto non trovò un posto dove fuggire.

    Dapprima, la rabbia lo spinse a conbattere con tutte le sue forze nel tentativo di reagire: agitare la spada, alzarsi, o anche solo muoversi - qualsiasi cosa che gli confermasse di esistere ancora, da qualche parte; quando i suoi sforzi naufragarono nel più nero fallimento, allora il panico lo colpì come un pugno nello stomaco, e Ryusang cominciò a credere di essere morto davvero... e mentre quel dubbio cresceva e si fortificava, il terrore lo ghermì.

    Non avrebbe più rivisto Kalia - la donna che con amore gli aveva fatto da madre...
    Non sarebbe più tornato a Laputa e non avrebbe più percorso le sue vie ariose e luminose...
    Non avrebbe più rivisto i suoi compagni e fratelli Aviatori...
    E dopo il freddo tocco della paura, il morso bruciante del fallimento:

    non sarebbe stato in grado di far nulla per aiutare Drusilia.

    Nel gelo di quella solitudine, il Nibbio conobbe la disperazione:
    un baratro nero dove non c'è nulla a cui aggrapparsi, e in cui nessuna luce giunge.

    Stava per abbandonare ogni speranza, quando una melodia squarciò le ombre che l'avvolgevano, e la voce di una donna sovrastò lo strepito dei suoi spettrali abitanti, dipanando il silenzio, diffondendosi nell'atmosfera come un profumo, e
    trasformandosi in luce...

    « Lost in darkest blue, endless labyrinths weaving though,
    Will you stagger on with no star to light your way? ♪ »


    Non comprese tutte le parole di quel canto, e neppure fu certo che esse fossero rivolte a lui, ma gli infusero forza e gli diedero coraggio, e il loro significato profondo fece sbocciare nel suo cuore una nuova determinazione: non era certo disposto a lasciare che la sua vita e quella di una delle persone più care che avesse finisse a quel modo, e non importava quanto sarebbe costato, ma avrebbe trovato un modo di raggiungere la meta anche a costo di strisciare alla cieca in quell'oscurità. Le avrebbe fatto il culo a quella Rossa!

    jpg
    « . . . ! »

    Non appena ebbe risvegliato in sé quello spirito, la sua coscienza si riscosse dall'improvviso colpo di sonno in cui la rassegnazione l'aveva indotta, e la vista cominciò a mettere lentamente a fuoco i contorni vaghi e sfumati di una qualche realtà immersa nella penombra... Fu allora che vide gli orrori che dimoravano in quell'antro, e -soprattutto- fu in quel momento che loro videro lui.
    Incidentalmente, il biondino sentì di nuovo lo spirito vacillare e il coraggio venir meno.

    « Look into my eyes, all eternity you will find
    In this fragile heart, Know that you will always belong... ♪ »


    La dolce voce della Dama dei Sogni e le sue parole gli vennero di nuovo in soccorso: sentendosi interpellare -stavolta quasi direttamente- dalla sua misteriosa visitatrice, il Nibbio sollevò lo sguardo oltre il muro di abomini e deformità che gli sbarrava la strada, avvertì la sua presenza ispiratrice, e la volontà di raggiungerla gli restituì la serena forza che già lo aveva pervaso sul campo della battaglia al cospetto di un nemico come il Divora-Mondo.

    « Shout into the night: show the darkness that you will fight
    Hopeless you may feel, But inside I know you are strong... ♪ »


    Mentre il cerchio di mostri si stringeva famelico intorno a lui, il giovane lasciò che un'alone di luce dorata lo ammantasse come un'aureola, rinsaldò la presa sull'elsa della spada -di cui percepì il confortante peso nella destra- e ricordò chi era, cosa era, e quel che doveva fare: si mise in posizione di guardia, e partì alla carica, pronto ad aprirsi un varco combattendo fino al punto in cui la Dama Bianca sostava in sua attesa, come un fantasma traslucido nascosto nella penombra...

    Aveva lunghi capelli -d'oro, come i suoi-, vestiva di bianco come tutte le altre volte che l'aveva veduta, e i suoi occhi erano chiusi in profonda concentrazione mentre intonava assorta l'incantesimo di quella nenia: sembrava così vicina che avrebbe potuto toccarla, ma quando tese verso di lei la mano libera, un intreccio di catene fitto come la tela di un ragno si interpose tra loro, e quel contatto sgradevole gli strappò un urlo di dolore e sorpresa.


    « Keep me in your heart, so we'll never be far apart
    Let the bonds of Love break these chains imprisoning you ♪ »


    La donna bionda sollevò le palpebre bordate di lunghe ciglia nerissime, svelando occhi verdi come lo smeraldo... occhi davvero simili a quelli di Drusilia, si ritrovò a pensare l'Aviatore, e in quel momento ebbe l'inspiegabile certezza che lo sguardo supplice che quella sconosciuta gli rivolse fosse una richiesta di intercessione per la salvezza dell'angelo. E per amore di quel legame, non si sarebbe fatto trattenere.

    « Always you will find Shadows lingering close behind
    Lift your spirits now, we shall be together soon...! ♪ »


    La voce della fanciulla dagli occhi verdi alzò il tono di un'ottava, ed ella tese a sua volta la mano verso di lui; quando le loro dita si sovrapposero sui due lati della liscia superficie di vetro dello specchio, un ramificato arabesco di crepe percorse la dimensione onirica, l'Incubo crollò in pezzi con un suono cristallino.

    png

    Riaprì gli occhi blu e fu di nuovo al confine del Deserto di Endlos, di nuovo al cospetto della Bestia Divora-Mondo, e quando vide rosso -il rosso del sangue versato dalla Dama del Vento, il rosso dei capelli della Demonessa ghignante- partì in carica contro il nemico, rapido e silenzioso come una folata di vento.

    Il fendente vibrato dalla Tsubasa percorse in obliquo la schiena della Succube, strappando alla traditrice -per ironia colpita alle spalle- uno strillo acuto e spaventato che la indusse ad allontanarsi dalla minaccia prima ancora di razionalizzare il suo impulso; quando volse gli occhi rossi e furenti sul suo aggressore, un brivido la scosse nello scorgere alle spalle del ragazzino biondo la presenza di uno spettro dagli occhi dorati,
    e le maledizioni che aveva pensato di proferire le morirono sulle labbra.

    jpg

    A quella vista, Aisiling Holmion arretrò d'un altro passo per istinto, e fu allora che gli occhi del Nibbio si posarono sulla scena oltre le sue spalle: le iridi blu videro Drusilia riversa al suolo in una larga pozza del proprio sangue, i suoi pensieri annichilirono nell'indugiare sul suo bel viso luminoso rigato da scie vermiglie, e il suo cuore saltò un battito -due, dieci, cento- quando si rese conto che non respirava.
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    Il gelo pervase la sua anima, rendendola fredda come ghiaccio
    e fragile come vetro; un istante più tardi, lo sguardo di cielo del biondino si posò sull'altro corpo che giaceva nella polvere, e nel vedere se stesso -inerte a terra, con gli occhi sbarrati- Ryusang trasalì.

    « Che diavolo sta...? »

    Prima che potesse terminare quel pensiero, il piano spiritico sovrapposto alla realtà parve sfaldarsi, e l'ultima cosa che percepì fu la sensazione di star cadendo... ma non ebbe paura, perché la sua destinazione era un abisso di tiepida luce, dolce come l'abbraccio di una madre. L'ultima cosa che invece vide prima di perdere i sensi, fu Drusilia che cadeva insieme a lui.



    Edited by Ryusang - 18/7/2013, 01:30
     
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    Cercò di divincolarsi e ribellarsi, ma le ferite profonde non le fecero sconti, e nel tentativo di richiamare di nuovo a sé i suoi poteri, la stanchezza la tradì: cinque paia di braccia -meno della metà di quelle che l'avevano aggredita all'inizio- l'immobilizzarono al suolo contro la sua volontà, costringendola in ginocchio nella mota delle rive del lago e spingendole il viso nel fango e nel sangue che vi stava ancora versando.... e mentre la sua mente si dibatteva tra collera e paura, ella non poté che stringere i denti e resistere stoica alla prepotenza del branco.

    Quello che le faceva più rabbia era che il burattinaio di quegli sporchi abominii non aveva nemmeno gli attributi di starle difronte e guardarla negli occhi mentre i suoi tirapiedi eseguivano la sentenza: se ne stava in disparte, lontano dalla scena, osservando come un bravo regista gli altri che recitavano secondo le sue direttive l'ultimo atto di una tragedia annunciata.

    « ...ora, riceverai quello che meriti per esserti intromessa. »
    ordinò con calma ostentata una voce roca e virile
    « Tiratela su. »

    Mani rozze di creature sgraziate le ghermirono le chiome castane, alzandole la testa dall'acqua sporca, e quella superficie torbida le restituì l'occhiata di due iridi blu, incastonate come gioielli su uno splendido volto di donna... un'opera d'arte scolpita da mano divina, un'effige di bellezza inoffuscata nemmeno dall'ombra del tormento, l'inarrivabile miraggio per cui alcuni avevano sacrificato la vita e molti ancora di più: tale era il viso dell'Amore.

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    « Vorrei davvero vederti rimpiangere il momento in cui mi hai fatto incazzare... »
    le sussurrò la voce alle sue spalle, con un tono sardonico che non celava il rancore
    « ...ma, purtroppo, non lo ricorderai neppure. Solo di questo mi dispiace.
    Procedete con il rituale. »


    In risposta a quel comando, le bambole decerebrate che danzavano ubbidienti sulle sue note si mossero all'unisono, e quello che la teneva per i capelli le assestò un doloroso strattone che la costrinse a sollevare il busto; la luna piena adagiata tra le nubi cenciose che velavano cielo notturno riempì il suo campo visivo, poi, un coro prese a salmodiare in una lingua blasfema, e la lama del pugnale cerimoniale le squarciò la gola.

    Mentre il sangue fluiva via da lei con la stessa velocità con cui la luce svaniva dai suoi occhi e la vita dal suo corpo, il suo interlocutore parlò ancora – stavolta, in un sussurro vicinissimo al suo orecchio.

    « Addio, stronza.
    ...forse, così, imparerai che il tuo dio non è buono quanto credi. »


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    « Share with me your tears, all your troubles and deepest fears...
    I remember when You chased all my shadows away... ♪ »


    Si dice che la caduta sia l'ultima sensazione che un angelo ricordi...
    Eppure, mentre quel presagio di morte si faceva strada nei suoi sensi,
    sarebbe stato per lei come tornare alla vita.


    jpg« Won't you take my hand? Come away with me from this land...
    Let me give to you all that you have given to me... ♪ »


    Il canto d'usignolo della Luna l'aveva raggiunta nelle lande della morte: le aveva teso la mano per invitarla a seguirla lontano da quel luogo... ed era stato sfruttando il Risveglio ormai prossimo del Nibbio che ella aveva spalancato per loro i cancelli della Corte, intessendo il suo incantesimo con voce dolce e maliarda.

    « Fly horizon bound - Find the moon behind darkening clouds
    Even far apart, know our souls together will be... ♪ »


    Là dove Ryusang avrebbe chiuso gli occhi, Drusilia avrebbe aperto i suoi: avrebbe visto entrambi cadere al suolo leggeri come foglie, avrebbe sentito la sensazione rassicurante e rasserenante di essere a casa, e -atterrata in quel campo di fiori bianchi- avrebbe trovato la Principessa Bianca ad accoglierla, con sulle labbra rosse l'ultima strofa della sua preghiera.

    « When the storm draws nigh Dreams will shatter before your eyes
    Know that you're not alone
    When the battle starts I will comfort your restless heart
    You'll know that you are Home... ♪ »



    Edited by Madhatter - 26/8/2017, 13:12
     
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    Aver paura del diavolo è uno dei modi di dubitare di Dio.

    Kahlil Gibran.


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    Sognò di cadere e, quando l'oscurità l'avvolse nel suo freddo abbraccio, una violenta luce prese a farsi largo nella sua coscienza, strappando la matassa di ombre e nulla, restituendole un coscienza; i suoi sensi tornarono tutti contemporaneamente, e fu così violento da farle male. Il sapore della saliva le dava la nausea, l'aria le graffiava la pelle, gli occhi bruciavano per la troppa luce; il lieve fruscio dell'erba alta ed i candidi fiori di quel bel giardino sembrò farle esplodere la testa.

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    Non restava altro che quella voce e la musica in grado di carpirle l'anima, insinuandosi in ogni fibra del suo essere. Quando la fanciulla si ridestò dall'incubo, si ritrovò in un prato in fiore i cui confini si estendevano a perdita di sguardo.
    Sentì l'erbetta umida fare da letto al suo corpo nudo, e gli steli insinuarsi fra le dita e le ciocche castane. Nonostante il dolore, aprì completamente le palpebre, lasciando che iridi blu, incastonate come gioielli sullo splendido volto di donna, incontrassero il sorriso di un bellissimo cielo azzurro.

    -Questa volta è stato diverso.

    Un commento un pò insolito scivolò via dalle belle labbra rosse mentre l'anima di quella fanciulla faceva leva sulle proprie braccia, così da rialzarsi. Si guardò intorno con fare pacato, quasi dimentica di tutto ciò che aveva vissuto; ogni dolore che aveva provato per la miliardesima volta sulla propria pelle era scemato in un'atavica atarassia, almeno in apparenza.

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    -Cosa è accaduto ...e perchè sono nella Corte?

    Gli occhi di un blu quasi innaturale si posarono sul corpo inerme di un ragazzino biondo ancora privo di sensi. Lo riconobbe: in una delle sue vite -l'ultima, per esser precisi- era diventato suo allievo e figlio. Probabilmente era giunto anche per lui il momento della svolta, e la Corte l'aveva chiamato a sè come era accaduto con Drusilia alcuni anni prima.
    Ma cosa centrava questo con lei? Come poteva l'anima di un defunto, anche se un Arcano, percorrere le lande Del Sogno se colpito dalla Falce?

    -Perchè ci sono pure io al suo Risveglio? Non dovrei essere morta?

    Non sapeva se i suoi quesiti avessero mai trovato risposta, eppure si sentiva di dover dare uno sfogo alla sua confusione mentale, nonostante di fatto il volto mostrasse poco o nulla delle sue reali sensazioni... o sentimenti.
    Ma non sarebbe stato solo quel dettaglio a suggerire alla Luna che quella non era la sua piccola Drusilia, ma l'altra; presto anche le sue parole avrebbero dato l'indizio chiave attorno al quale, forse, ruotava l'intera faccenda.

    -Tu lo sai, Kora? Io non me lo ricordo...

     
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    La realtà dell’altro non è in ciò che ti rivela,
    ma in quel che non può rivelarti.
    Perciò -se vuoi capirlo-, non ascoltare le parole che dice,

    ma quelle che non dice.

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    -Questa volta è stato diverso.

    Le prime parole a uscire dalle labbra rosse dell'Amore sarebbero potute apparire oscure ai più, al pari di un oracolo, ma per la bionda sibilla esse non furono che il segno a conferma di una dolorosa verità... e un'ombra di profonda malinconia calò sul suo pallido volto.

    -Cosa è accaduto ...e perchè sono nella Corte?
    gli occhi blu zaffiro indugiarono sull'anima dormiente dell'Arcano in Crisalide
    -Perchè ci sono pure io al suo Risveglio? Non dovrei essere morta?
    in ricerca di risposte che lenissero la sua confusione, la donna castana si rivolse a lei
    -Tu lo sai, Kora? Io non me lo ricordo...

    In un'istintiva reazione di disagio, la Principessa Bianca distolse lo sguardo dalla sua interlocutrice per incollarlo al suolo, e mentre le iridi verdi divenivano profondamente tristi, la boccuccia rossa come petali di fiore si schiuse lentamente, esitando per lunghi attimi prima di esalare un mesto sospiro e qualche sillaba.
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    « Beh... ecco... dovresti esserlo, sì... morta, intendo... »
    principiò impacciata la Luna, in un mormorio soffice e flebile
    « ...ma se fosse successo, la Maledizione si sarebbe riattivata al prossimo ciclo vitale, e ti avremmo persa di vista di nuovo. Non potevo permetterlo - non dopo quanto è costato al Papa... »

    Un singulto leggero le incrinò la voce, costringendola a fermarsi per non ritrovarsi in pezzi, dilaniata da chissà quale inconfessato tormento che le spremeva il cuore; cercò di imporsi un contegno misurando la respirazione -lei, che di respirare non aveva più bisogno da secoli-, ma fu solo quando lo sguardo scivolò sul Nibbio, placidamente addormentato tra i fiori bianchi, che la donna dai capelli d'oro parve trovare la forza di proseguire. Chiuse gli occhi, e sospirò ancora.

    « Ryusang è nuovo a questo mondo: nel corso della sua giovane vita, la vicinanza agli altri di noi -la Papessa, il Sole, la Forza, il Sette di Denari e te- ha sempre dissimulato la sua vera natura... »
    non osando guardarla, parlando, la Dama Bianca volse le spalle all'amica
    « Non era contemplato, perciò era l'unico in grado di fare la differenza; il momento in cui la sua essenza si è Risvegliata, era il solo in cui potessi intervenire senza lasciare la Corte: senza il suo aiuto, non avrei potuto riportarti indietro... »

     
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    Non pretendo di avere tutte le risposte.
    A dire la verità, non m'interessano nemmeno tutte le domande.


    Charles Monroe Schulz.


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    L'Amore osservò la Luna distogliere lo sguardo smeraldino dall'interlocutrice, catalizzando le proprie attenzioni al terreno che le sosteneva entrambe ed alle piante dai fiori bianchi su di esso disegnate come in una tela incompleta. Evidentemente la sua presenza la metteva a disagio, ma la donna dagli occhi blu non sembrava particolarmente preoccupata. La razionalità pura e semplice le suggeriva che non avrebbe potuto fare altro se non ascoltarla, dunque si era limitata al silenzio.

    « Beh... ecco... dovresti esserlo, sì... morta, intendo ...ma se fosse successo, la Maledizione si sarebbe riattivata al prossimo ciclo vitale, e ti avremmo persa di vista di nuovo. Non potevo permetterlo - non dopo quanto è costato al Papa... »

    Kora le diede le spalle, cercando di spiegarle una questione fin troppo complessa. Per quanto ora ricordasse tutto, l'Amore non si distingueva dagli altri Arcani per il dono dell'onniscenza e cosa avesse fatto il Papa per ritrovarla andava di molto oltre le sue conoscenze. Avrebbe posto altre domande, tuttavia preferì lasciarla continuare.

    « Ryusang è nuovo a questo mondo: nel corso della sua giovane vita, la vicinanza agli altri di noi -la Papessa, la Forza, il Sette di Denari e te- ha sempre dissimulato la sua vera natura... Non era contemplato, perciò era l'unico in grado di fare la differenza; il momento in cui la sua essenza si è Risvegliata, era il solo in cui potessi intervenire senza lasciare la Corte: senza il suo aiuto, non avrei potuto riportarti indietro... »

    Per qualche attimo, la donna dai lunghi capelli castani non si mosse nè parve intenzionata a continuare la discussione; rimase in silenzio, abbassando di poco lo sguardo in un'aria pensierosa. Si, le parole della Luna avevano senso; data la situazione attuale era stata la scelta più saggia.

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    -Capisco.

    Concluse semplicemente. Non un broncio, non una lacrima e nemmeno un segno di quella rabbia che, probabilmente, avrebbe dovuto tirar fuori in seguito alla presa di coscienza. Infondo ora ricordava quasi tutto, e migliaia di violenze, soprusi e morti nello stesso istante avrebbero dovuto almeno turbarla...

    -Immagino sia per la stessa ragione che tu ed il Card Master abbiate detto a Drusilia di essere l'Arcano sbagliato.

    ...e invece sorrise.
    Sorrise serena ed atavica, posata ed equilibrata. Qualunque fosse stata la risposta del Card Master alla maledizione che le era stata imposta, evidentemente l'aveva intuita... ed apprezzata. Un cambiamento semplice, "una piccola bugia" ed avevano distorto il susseguirsi di eventi già programmati da lì all'eternità. Infondo, la sentenza era sulla carta degli Amanti: fingerla il due di coppe aveva fatto guadagnare loro tempo, prima che la fanciulla fosse stata nuovamente presa di mira. A quel punto... avevano potuto intervenire in tempo, prima della sua ennesima dipartita.

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    -Non nego comunque di essere sorpresa: non ricordo una tale concentrazione di Fratelli in un mondo solo da... beh, un bel pò di tempo.

    Differentemente da quanto ci si sarebbe potuto aspettare, la carta degli Amanti non approfondì la sua questione personale quanto quella generale della Curtis: in base ai ricordi di Drusilia, ora poteva cogliere stranezze allarmanti. Per quanto amasse la sua famiglia, sapeva perfettamente che vederli tutti riuniti non era mai un buon segno...

    -Cosa ci attende?

     
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    -Capisco. Immagino sia per la stessa ragione che tu ed il Card Master
    abbiate detto a Drusilia di essere l'Arcano sbagliato.


    La calma compostezza dell'Amore non la sorprese se non per la nostalgia con cui le pugnalò il cuore morto: a prima vista, nonostante l'aspetto identico, Drusilia e la donna che aveva davanti sarebbero apparse a chiunque distanti come la notte e il giorno... ma gli occhi della Luna non sono fatti per gli inganni, e poiché le aveva conosciute e amate entrambe, sarebbe stata probabilmente l'unica a riconoscere -a dispetto di tutto- la stessa sostanza al di là dell'apparenza.
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    -Non nego comunque di essere sorpresa: non ricordo una tale concentrazione di Fratelli in un mondo solo da... beh, un bel pò di tempo. Cosa ci attende?

    Quando udì quella domanda, il corpo esile della Luna ebbe un sussulto, ma non avvenne nient'altro: nessuna risposta, nessuna visione, nessun oracolo, nessuna congettura o ipotesi... e anche se ella aveva cercato di forzarsi a parlare, niente altro che il suo disperato silenzio era echeggiato per la volta celeste di quel cielo irreale; niente aveva tradito l'ulteriore incrinarsi delle schegge di specchio della sua mente infranta.

    Il suo volto avrebbe forse rivelato il dolore che le aveva appannato e inumidito lo sguardo verde, e anche se aveva avuto l'accortezza di dar le spalle all'Amore, la brezza gentile che le catturò i capelli dorati le parve quasi un gesto di conforto... un segno del vento per dirle che la sua signora -ben lungi dall'essere insensibile come i più la dipingevano- se ne sarebbe accorta lo stesso.


    « Perdonami, Ishtar... »
    mormorò, mentre gocce di rugiada scarlatta so raccoglievano sotto i suoi occhi
    « È solo colpa mia... »

     
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    "Come sei sopravvissuto laggiù?"
    "Guardando il cielo.
    Guardavo il cielo e mi dicevo che se non era ancora crollato a schiacciare la terra,
    doveva significare che da qualche parte c'è ancora qualcosa che valga l'esitazione
    delle nuvole e del sole e della luna e delle stelle a lasciarsi andare."


    Daniel Burton & Anem Yeske.


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    Il silenzio che riempì lo spazio attorno a loro fu più eloquente di quanto potesse mai immaginare. Vide la Luna andare nel panico, contro sè stessa e, nonostante la sua evidente vicinanza alla Follia, farsi del male alla sola idea di rivelare le trame nascoste dietro tutti quei segni ora così palesi. Colei che un tempo portava il nome di Ishtar tacque ancora, maestra nell'arte del silenzio, ma quando intravide leggere gocce di rugiada color rubino bagnare gli occhi smeraldini della bionda fanciullina al suo cospetto ella si avvicinò e, posando le dita sulle gote, le avrebbe raccolto dolcemente le lacrime.

    -Finchè ci si adopera al massimo delle proprie possibilità non possono esistere colpe: non devi disperarti- raccogliendo le mani nelle sue, avrebbe fatto in modo di incrociare i loro sguardi per un'ultima volta -Finchè esistiamo ed abbiamo la possibilità di scegliere, non dobbiamo temere nulla: il dolore, la paura, il rimpianto sono solo alcune delle migliaia di sensazioni a questo mondo... è giusto provarle, ma non devi dar loro così tanto peso. Non permettere che i tuoi sentimenti ti controllino.

    Infine, lentamente, l'avrebbe lasciata andare. Quell'incontro era contro natura ed oltrepassare le sottili barriere di una maledizione di simile portata rischiava di danneggiare irrimediabilmente chiunque interferisse troppo. Per il suo bene, Kora doveva dirle di nuovo addio.

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    -Se ti è possibile, desidererei tornare indietro. Se è vero che non sono morta, allora Drusilia ha molte cose di cui dovrà occuparsi.

    Prima di andarsene, lanciò un'occhiata al ragazzino ancora disteso per terra. Non lo avrebbe portato con sè: sapeva che era in buone mani. Avrebbe atteso un cenno d'assenso da parte della bella vampira, poi sarebbe sparita nel nulla. Di nuovo, come allora. Una preghiera estremamente sincera fu l'ultima brezza di vento, l'ultimo ricordo delle sue labbra rosse.

    -Prenditi cura di lei: ne avrà bisogno.

     
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    -Finchè ci si adopera al massimo delle proprie possibilità non possono esistere colpe: non devi disperarti-

    Leggera come la brezza, Ishtar le si avvicinò per tergerle via le lacrime vermiglie dal volto candido, e le dita affusolate si bagnarono nel sangue senza mostrare alcuna repulsa o esitazione; un alone rossastro rimase sulle gote nivee della Luna... lo stesso che colorò le mani di entrambe quando l'Amore le congiunse.

    -Finchè esistiamo ed abbiamo la possibilità di scegliere, non dobbiamo temere nulla: il dolore, la paura, il rimpianto sono solo alcune delle migliaia di sensazioni a questo mondo...
    proferì la donna castana, fondendo lo zaffiro del suo sguardo allo smeraldo dell'altra
    -...è giusto provarle, ma non devi dar loro così tanto peso.
    Non permettere che i tuoi sentimenti ti controllino.


    Chiudendo gli occhi, la Principessa Bianca sospirò affranta e abbassò il capo, lasciando che le lunghe ciocche bionde scavalcassero la linea esile delle spalle per calare come un sipario sullo spettacolo tragico del suo viso sofferente: non sembrava molto confortata dalle parole che aveva udito, ma le labbra rosse si piegarono lo stesso in un sorriso -per quanto amaro-, perché nonostante l'avvicendamento dei secoli avesse profondamente mutato entrambe, in quel momento dilatato al di fuori del tempo -destinato a sparire, ripiegato su se stesso- la Luna aveva potuto chiederle scusa.

    Non era stata in grado di aggiungere altro sul perché, e anche se Ishtar conosceva il suo cuore e aveva percepito la contrizione con cui il senso di colpa le dilaniava l'anima antica, probabilmente non aveva fino in fondo compreso quello che la Malkavian aveva inteso dirle; del resto, come avrebbe potuto...?

    Eppure, c'era speranza che quella verità tornasse un giorno alla luce:
    Drusilia avrebbe potuto farcela... ma avrebbe compreso?
    E -soprattutto- l'avrebbe perdonata?

    -Se ti è possibile, desidererei tornare indietro.
    scostandosi da lei per congedarsi, fu il turno dell'Amore di volgerle le spalle
    -Se è vero che non sono morta, allora Drusilia ha molte cose di cui dovrà occuparsi.
    parlando, lanciò un'occhiata allo spirito dormiente del Nibbio, poi tornò alla Luna
    -Prenditi cura di lei: ne avrà bisogno.
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    « Proteggervi tutti è il mio compito... »
    mormorò dolcemente Kora, sollevando il volto ancora rigato di lacrime
    « Non fallirò di nuovo. »

    Un cenno elegante e imperioso della sua pallida mano squarciò la realtà dei Campi Elisi, generando una Soglia spalancata su un mondo di luce; le molte emozioni che l'avevano travolta durante quel tuffo nel passato refluirono negli abissi del suo spirito come onde di risacca, e allora la Dama degli Specchi percorse in corsa i pochi metri che Ishtar aveva già compiuto per allontanarsi.

    « Porta questa all'Imperatrice... »

    Un ultimo sussurro accompagnò l'ennesimo intrecciarsi dei loro sguardi, e mentre la destra della Luna ghermiva il polso dell'Amore, la mancina le insinuò una moneta nel pugno; poi, la luce oltre la porta crebbe di intensità, cancellando i contorni del prato fiorito e chissà quanti dei ricordi riemersi, e la bionda arretrò di un passo per lasciare l'amica libera di fare ritorno alla Realtà. La sua espressione supplichevole sarebbe stata l'ultima cosa a sfumare.

    Fine del Sogno.

     
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