[EM] La prova della Roccia

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    La prova della Roccia
    Post di presentazione


    Presidio del Sud;
    Luogo imprecisato
    nelle Rovine di
    Daleli;
    Mattino



    Rocce e sabbia. Sole, senza alcuna ombra.
    L'unico luogo che pare più fresco è tetro, un tempio alto almeno venti metri e largo sì e no dieci, composto da un colonnato ed una cupola in pietra con alla base cinque scalini molto alti. Abbandonato da chissà quanti secoli, sembra voler tenere lontani gli incauti esploratori. La pietra con cui è stato un tempo costruito, adesso è incrinata in molti punti, a causa delle invivibili temperature di quel luogo, e sembra voler cedere da un momento all'altro. L'unica parte rimasta completamente -ed inspiegabilmente- intatta è un'incisione posta lì dove due colonne sono più larghe a mo' di entrata, che penzola attaccata tramite due anelli di ottone, c'è scritto Bahad, il saluto di una lingua arcaica. Ma lui, il Kaminote Shad ōsu Nēku non saprebbe mai leggerla. No, lui è stato mandato in questo luogo desolato dalla sorte, probabilmente. Oppure, forse, i Kami che gli hanno permesso il viaggio interplanare, vogliono assicurarsi che sia all'altezza del compito affidatogli. Ma può davvero il loro sguardo giungere fino a queste terre? Nelle solite missioni mandano qualche segno della loro costante presenza, invece lì c'è soltanto sabbia, rocce e vento. Ma il Mandato non può esitare oltre, il suo compito gli è chiaro: prima deve trovare un luogo adatto a recuperare le energie perse durante il trasferimento su Endlos e poi cercare qualche forma di vita, per quanto arduo possa sembrare.
    A passi silenziosi si avvia dunque al tempio pericolante, guardandosi intorno. Non serve a molto, la zona sembra essere deserta. Salta dunque i gradini che lo separano dalla fresca ombra creata dalla cupola e pian piano si accascia, sedendosi appoggiato ad una colonna. Mentre rimugina sul da farsi, osserva la statua di roccia, unica effige di quello che un tempo doveva essere luogo di culto della popolazione: un gigante enorme costituito di rocce dalle strane forme. Alla base dell'enorme figura c'è un piedistallo dello stesso materiale che compone la struttura ove vi è incisa un'altra frase nella stessa lingua di quella alla "porta" del tempio: Bahadisu de Jishay, doote ni kumobi itr unda feer de Itak. "Salutata l'effige di Dio, incontra il guardiano e potrai pregare al Tempio", recita l'indecifrabile frase, ma lì chi poteva saperlo. Poco importa all'Ombra che brama soltanto di rifocillarsi. Ma non ne ha il tempo: i suoi sensi gli segnalano che sta arrivando a grossa velocità un drappello di uomini, probabilmente armati. Si nasconde dietro una colonna, Shad, che sa perfettamente come rendersi invisibile e decide di limitarsi ad osservare la situazione.
    Dopo pochi minuti arrivano cinque uomini, armati di lance, spade e scudi di strani materiali. Si muovono con estrema cautela e si guardano intorno soddisfatti come se avessero trovato un prezioso tesoro. Quello in capo alla fila, reggeva in mano una tavola. Dopo aver letto e riletto la frase incisa alla base della statua, mormorò qualcosa in una lingua incomprensibile e così il pavimento del tempio cominciò a tremare, rumoreggiando con strani clang, tic e cing metallici. Una botola si apre sotto i loro piedi e quelli, senza porgere la minima domanda, si avviano dentro scomparendo nell'oscurità. Lasciano però la tavola ai piedi della statua. Travolto da un'indomabile curiosità, il Kaminote decide di seguirli un attimo prima che la botola si richiudesse lasciando il pavimento esattamente com'era qualche istante prima.








    MASTER
    Presidio del Sud;
    Merovish;
    Il giorno prima



    Una lettera scritta a mano, te la consegna una Voce dicendo che è stata pagata profumatamente per farla recapitare direttamente a te, e quella non ha esitato. Potrebbe trattarsi di un pericolo come potrebbe essere qualcosa d'interessante. Sulla busta di carta che la contiene c'è scritto con inchiostro nero il tuo nome e sotto, più piccolo, c'è una frase: "Ho bisogno del suo aiuto, il contenuto della busta è solo un anticipo." Da fuori puoi chiaramente sentire che dentro ci sono banconote, tante banconote, e altri due fogli di carta piegati.
    Nel caso in cui decidessi di aprirla, vedresti che oltre ai soldi essa contiene una mappa per arrivare al Tempio in rovina situato a Daleli, ed una lettera.
    "Mi permetto di domandare i suoi servigi perché siamo in pericolo. Siamo bestie del passato che non amano mostrarsi pubblicamente, per questo Le ho scritto. Noi non abbiamo più la facoltà di muoverci come un tempo e quelli che ancora possono, detestano la vostra razza e comunque non sarebbero in grado di parlare la vostra lingua.
    Vengo al punto: un uomo malvagio ha assoldato dei mercenari del vostro stesso stampo per depredare il nostro Tempio. Per quanto sia arduo arrivare al cuore della struttura, temo per l'incolumità dei nostri tesori. Le ho allegato una mappa per arrivarci, ma una volta lì dovrà entrare per Suo conto, visto che se gli altri non sono entrati metterei in ulteriore pericolo i tesori. Non appena avrò la certezza che i tesori siano salvi riceverà un ulteriore lettera contenente il doppio delle banconote che ci sono in questa busta.
    Siamo nelle sue mani.
    "




    Spero di non aver scritto o fatto nessuna caSSata :omg:
    Detto questo, perdonami l'enorme presentazione del mio personaggio, ma serve anche a darti indizi fondamentali per l'andamento della scena. Spero che ti divertirai almeno quanto mi sto già divertendo io :flwr:
     
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    Essere uno dei tre Gerarchi a capo degli Eversori di Merovish a volte poteva far dimenticare quale fosse l'aspetto ufficiale della propria figura, e cosa rappresentasse la gilda agli occhi della stragrande maggioranza della popolazione endlossiana.
    Ebbene, anche Aristotelis Skotos era soggetto a tale "dimenticanza", di tanto in tanto. Comandare una delle più potenti organizzazioni dell'intero semipiano non aiutava certo a mantenersi coi piedi per terra, nonostante la delicatezza di quel ruolo.
    Fortunatamente però, laddove non era il greco stesso a re-indossare la maschera del semplice mercenario, ci pensavano i vari clienti intenzionati a servirsi della sua professione a fargli ricordare quale fosse la sua identità pubblica.
    Soldato di ventura.
    Sorrideva ancora a pensare che aveva iniziato davvero con tale mestiere; ora, era poco più che un simpatico hobby -non che si sottraesse alle opportunità di lavoro, quando capitavano: il più delle volte rappresentavano dei considerevoli spunti di riflessione, con colleghi, nemici e situazioni che potevano riservare notevoli lezioni da tenere care.
    Curiosa ironia del Fato, proprio quel giorno, mentre passeggiava per le polverose vie di Merovish, l'oplite si sarebbe calato nuovamente nella recita del guerriero al soldo del facoltoso cliente.
    Misterioso si mantenne il mandante, tanto che fu una Voce a far da tramite per l'ingaggio. Non che fosse la prima volta che l'interessato si mantenesse incognito appositamente, era pur sempre una garanzia per evitare ritorsioni.
    Chiaramente, la stessa cosa poteva rivelarsi pericolosa per il mercenario, in quanto poteva nascondere delle insidie; ma a fare delle ipotesi non si andava da nessuna parte, e questo l'Eversore lo sapeva bene.
    Mh.
    Rigirò più volte la busta recapitatagli dalla spia tra le mani, soppesandola e leggendo più volte il messaggio scritto sotto il suo nome.
    Infine, la aprì. Effettivamente, c'erano parecchi soldi. Oltre quelli, una mappa e la vera missiva.
    Non male.
    Commentò tra sé, ghignando: erano poco più che spiccioli, considerando quali fossero i reali introiti della sua combriccola.
    Lesse poi il contenuto della lettera, con sguardo vivo.
    Bestie del passato... Tempio... Daleli...
    Marcò quelle parole, sollevando un sopracciglio. Sarebbe potuto rivelarsi alquanto interessante.
    Sembrava qualcosa di abbastanza grave, tra l'altro.
    E sia.
    Disse, accartocciando la carta e gettandola alla Voce.
    Liberatene tu. Senza inquinare.
    Un gesto della mano, e Ariste scomparve nella calca della Tana.

    ~

    Si mosse di notte, il greco, arrivando in mattinata al luogo segnato sulla cartina. Sapeva bene che il freddo era molto più affrontabile del caldo infernale.
    È da molto che non torni a Daleli.
    Aìtné si fece viva, puntuale, quando la mente dell'oplite andò a rievocare ricordi legati alle rovine del deserto.
    Già. Sarà bello rivederla.
    In vero, i resti delle antiche civiltà erano il suo posto preferito, nel Presidio del Sud. Sentiva come se lo chiamassero a sé, avide di raccontargli segreti da sempre custoditi con gelosia.
    Purtroppo, questa sensazione era dettata solo dalla smodata fame di sapere che Ariste covava incessantemente.
    Questo è il tempio.
    Dinnanzi a lui, la sacra costruzione si stagliava in tutta la sua magnificenza, nobilitata dall'erosione degli agenti atmosferici.
    Salì per gli enormi gradini, giungendo infine alla soglia d'entrata. Poco più in là, un'enorme statua di un passato lontano.
    Semplicemente fantastico.
    Con gli occhi pieni di meraviglia, Ariste s'inoltrò a passi lenti e contemplativi, studiando la struttura nei minimi dettagli, finché la sua felicità bambinesca andò a trasformarsi in atavica curiosità appena notò la frase incisa ai piedi dell'effige.
    Bahadisu de Jishay, doote ni kumobi itr unda feer de Itak.
    Il greco s'accigliò, accarezzando appena quelle scritte.
    Mormorandole a bassa voce, il cervello si sforzava di tradurle in qualche maniera plausibile, ma non era una lingua con la quale aveva avuto a che fare -a parte alcune somiglianze con vari dialetti dei nomadi dello Yuzrab, nulla era manifesto nella sua mente.
    Mh. Senza dubbio è questa la mia meta.
    Sembrava essere arrivato ad un vicolo cieco, ma l'osservazione attenta avrebbe potuto regalargli la chiave per andare avanti.
    Così, iniziò ad indagare senza indugiare oltre.

    Energia: 110%
    Passive: +50% Forza, +50% Resistenza, +50% Agilità, +50% Velocità; +50% Riflessi; +10% Energia; Resistenza ad Influenze Psicologiche fino a livello Medio; Auspex di Cenere; Istant Casting.
    Note: a lei. :guru:
     
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  3. -D_Dragon-
     
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    La prova della Roccia
    Post I


    Presidio del Sud;
    Daleli;
    Interno del Tempio



    Il passaggio segreto ai piedi dell'effige è enorme: non si riesce a scorgere il soffitto e le torce, inspiegabilmente già accese, sono l'unica fonte di illuminazione della grotta. Troppi elementi in quell'ambiente sono fonte di interesse per il Kaminote che silenziosamente continua a seguire il drappello di predoni. Percorrendo il sentiero illuminato dalle enormi torce poste molti metri dal pavimento in marmo pregiato, la curiosità si fa sempre più eloquente e le domande fioriscono spontanee nella mente di Shad. Chi ha costruito quel luogo e perché ogni cosa è così enorme per la stazza di un normale essere umano?
    Questo e molti altri quesiti insistono nella coscienza del servo degli Dei di tutt'altro piano dimensionale, che a sua insaputa si sta avviando verso una letale ragnatela che non è nemmeno stata preparata per lui.








    MASTER
    Presidio del Sud;
    Daleli;
    Ingresso del Tempio



    La zona intorno a te è apparentemente deserta, non una sola forma di vita nel raggio di chilometri e chilometri può disturbare il lavoro che sei stato mandato a fare. Mentre sali gli enormi gradini ammaliato dall'antico fascino di quella struttura, una brezza tiepida ti accarezza sibilando nelle tue orecchie e facendo cigolare le catene della grossa insegna all'ingresso del tempio che porta incise parole nella stessa lingua che tanto ti affascina ai piedi della statua. Ma non è soltanto quello che la roccia del Tempio sta nascondendo: infatti, qualche metro alla destra dell'incisione, appoggiata al piedistallo è stata mimetizzata una stele dello stesso identico materiale dell'intera struttura. Uno strumento di traduzione estremamente utile, se e quando lo troverai: vi sono incisi, a caratteri minuscoli, tutti i principali vocaboli antichi di questo Tempio tradotti nella lingua corrente del Sud, comprensibile a chiunque. Quella stele, senza ombra di dubbio indispensabile a chiunque voglia tradurre le parole arcane, è dello stesso colore del pavimento e della statua, ma si vede che il Tempio in cui si trova in questo momento non è il suo posto.
    Prendendola ed analizzandola puoi notare che alcuni termini sono stati segnati con del gesso bianco. Un participio passato, Bahadisu, alcuni articoli, il termine che intende Dio, e tutti quelli che compongono la frase ai piedi dell'enorme statua. La traduzione letterale, semplice da effettuare è: "Salutata l'effige di Dio, incontra il guardiano e potrai pregare al Tempio". Un'altra cosa attira la tua attenzione su quella stele: il termine Bahad che non si trova nella frase incisa dentro il tempio, bensì sull'insegna all'entrata, è cerchiato più volte con del gesso rosso. Accanto c'è incisa la traduzione: Ave.

    Le tue attente analisi, i tuoi ponderati ragionamenti e le tue considerazioni sono l'unico modo per poter uscire da questo vicolo cieco; ma improvvisamente quell'atmosfera di profonda concentrazione che ti eri creato, viene spezzata. Il tuo occhio attento può notare che in alcuni punti di giuntura tra due mattonelle salgano degli spifferi di polvere come se sotto quella zona ci fosse dell'aria o addirittura delle folate di vento. Ma non è questa piccolezza a rompere i tuoi ragionamenti, piuttosto il flebile e disperato grido d'aiuto di tre o forse quattro voci che sembra inspiegabilmente arrivare da molti metri sotto di te. Lo senti appena, essendo attutito da un enorme strato di terreno, ma il terrore in quei toni di voce è tanto agghiacciante che quasi ti penetra le viscere. Cosa sta realmente accadendo a Daleli?




    Perdonami l'immenso ritardo ma, come ho spiegato nel mio post in "Benvenuti" ero impossibilitato a causa della mancanza di connessione. Comunque, a te e rinnovo gli auguri di divertimento :flwr:
     
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    Quel luogo era solo una delle infinite meraviglie di Daleli, ed Ariste avrebbe ben volentieri perso -o guadagnato?- un'intera giornata a contemplarlo, se non avesse dovuto lavorare.
    Così, ignorando la fame di cultura che fiammeggiava nel suo spirito, si limitò ad esaminare passo per passo il circondario dell'ingresso, alla ricerca di quel quid che avrebbe permesso all'oplite di proseguire oltre.
    Fortunatamente, il Gerarca era ormai pratico di come trattare i templi della valle delle rovine, e difatti non impiegò troppo tempo a trovare la stele, mimetizzata sì, ma pur sempre identificabile per un occhio allenato.
    Ecco qua.
    Prelevò con cura quella lastra di pietra, soffiandoci sopra per togliere la polvere in eccesso.
    Il Fato gli fu molto amico, in quella circostanza: era una vera e propria stele di Rosetta, un dizionario portatile e molto pratico.
    Non poteva chiedere di meglio, ed il ghigno soddisfatto che sfoggiò al nulla rimarcò il concetto.
    Ottimo.
    Scrutò con sguardo assorto i vari vocaboli e le loro traduzioni, soffermandosi su quelle meglio marcate e inarcando un sopracciglio quando si imbatté in quel "AVE" così eccessivamente segnato.
    Meno prona a divagazioni varie, Aìtné si spicciò a risolvere l'enigma della scritta che giaceva ai piedi della statua, appropriandosi per un attimo dei sensi del greco.
    Salutata l'immagine di Dio, incontra il custode e potrai pregare al Tempio.
    La voce immobile dello Spirito risaltò nella mente concentrata del Gerarca, che ebbe un lieve sussulto.
    Non c'è motivo alcuno di mettermi fretta.
    Commentò sorridendo, mentre s'incamminò verso l'opera mastodontica della divinità.
    Era abbastanza convinto sul da farsi, tanto che la sua prudenza in quel momento non lo impensieriva affatto, o, almeno, non ancora.
    Sì, perché proprio mentre stava per proferire solenne parola, uno sbuffo di vento prima e delle urla soffocate poi, entrambi provenienti dal sottosuolo, gli ricordarono che il Presidio del Sud era l'ultimo posto del multiverso nel quale potevi concederti il lusso della leggerezza d'animo.
    Mmh...
    Si inginocchiò, poggiando l'orecchio sulla pavimentazione.
    Silenzio.
    Certo non erano urla di contentezza.
    Asperrimo cinismo dell'Essenza dell'Etna. Aristotelis non rise, risollevandosi con un volto alquanto serio.
    Ora c'è ragione d'esser celeri.
    E non tanto per salvare dei poveri sconosciuti -supponendo forse a giusta ragione che di salvezza poteva offrirgli ben poco, a quel punto- quanto più per smania personale di rispondere a quel nuovo mistero.
    Pertanto, era tempo di omaggiare la statua.
    Bahad a te, o Dio.
    Disse, una volta di fronte all'effigie.
    Bastava solo quello? Chissà.
    Sicuramente avrebbe dovuto incontrare un guardiano, o meglio, il guardiano.
    E lì, di esseri viventi, nemmeno l'ombra.

    Energia: 110%
    Passive: +50% Forza, +50% Resistenza, +50% Agilità, +50% Velocità; +50% Riflessi; +10% Energia; Resistenza ad Influenze Psicologiche fino a livello Medio; Auspex di Cenere; Istant Casting.
    Note: e vualà. :geez:


    Edited by :^| - 23/8/2013, 01:04
     
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    La prova della Roccia
    Post II


    Presidio del Sud;
    Daleli;
    Atrio del Tempio



    Una carneficina. Sono stati uccisi tutti i Predoni che precedevano fino ad un attimo prima il Kaminote che, sentiti i rumori della devastazione, decide di nascondersi approfittando del trambusto. Riesce a sgattaiolare dietro una colonna, molto più mastodontica rispetto a quelle che fanno da pilastro alla parte del Tempio che si trova in superficie, e così rimane nascosto nell'ombra a pensare una strategia. Adesso che sono morti tutti -o quasi, giacché uno dei banditi, seppur ferito mortalmente è riuscito a trascinarsi fuori dall'atrio cercando di ripercorrere la strada che aveva fatto, strisciando- cosa può fare il Mandato per fuggire da quella trappola sotterranea? Il primo punto che si fissa l'Ombra è capire la minaccia così da valutare l'entità del pericolo. Ma appena l'occhio riesce a guardare oltre l'oscurità della colonna, una scossa corre inarrestabile lungo tutta la schiena e una volta raggiunta la base del collo si dilata, paralizzando tutto il corpo. Magia? No, paura.








    MASTER
    Presidio del Sud;
    Daleli;
    Interno del Tempio



    Le tue parole risuonano tra le rocce del tempio come melodiosi rintocchi di una campana in festa e nemmeno un istante dopo gli occhi di quella che sembrava una Statua senza alcuna vita si muovono repentini incrociando il tuo sguardo. Ma l'effige di quel Dio dimenticato non è l'unica cosa che si muove intorno a te: rumori metallici sotto i tuoi piedi, ingranaggi che girano e rigirano su sé stessi aprono lentamente una botola alla base del piedistallo. Nemmeno il tempo di rendertene conto che lo sguardo della statua s'è di nuovo mosso verso l'apertura al vero Tempio, tornando a non dare alcun segno di vita. Dal basso puoi distintamente scorgere una fioca luce rossastra, prodotta sicuramente da una torcia ad olio ed un forte odore di chiuso. Ma non sono queste le cose che maggiormente ti colpiscono, in quanto il tuo cinereo senso, una volta filtrato nell'apertura appena creata, t'informa di ciò che riesce a sentire. Ciò che ti aspetta scendendo per quella botola è soltanto uno stretto -sebbene altissimo- corridoio che termina con un ampio ingresso ad una stanza, in cui però non riesci a distinguere molto data la distanza che ti separa.

    La botola segreta comincia con una lunga scala di pregiato marmo, con gradini alti almeno quanto quelli all'ingresso del Tempio in superficie. Illuminato da varie torce puoi proseguire senza intoppi fino a vedere una luce più forte: la scala termina in un corridoio largo poco più di un paio di metri, ma eccessivamente alto per uno della tua statura. E le torce lì erano molto diverse: erano enormi e poste molto, molto più in alto rispetto alla reale possibilità di un uomo e per di più erano tutte accese. Ma ancora una volta non deve essere questo a preoccuparti Greco. Piuttosto, due presenze sono appena entrate nel raggio d'azione della tua cenere: un uomo disteso al suolo cerca di trascinarsi facendo forza soltanto sulle braccia da quella stanza che prima non riuscivi a sentire perfettamente e l'altro invece è dentro celato da una colonna. Puoi sentire anche che la stanza è molto più larga rispetto al corridoio, e più dentro rispetto alla seconda presenza c'è una roccia differente, probabilmente ha le fattezze di un'altra effige. Più ti avvicini, più i dettagli si fanno chiari: entrambi gli uomini sono armati e quello sul pavimento sta perdendo molto sangue. Ma più ti avvicini e più anche loro potrebbero sentire i tuoi passi, Gerarca degli Eversori. Quanto devi preoccuparti, e di cosa di più?


     
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    Oh!
    Tiepida sorpresa nel notare che la statua lo stava guardando. Non si era nemmeno accorto che la scultura avesse mosso gli occhi, fissando il suo sguardo in quello del greco.
    Una novità non da poco, tenendo conto delle sue implicazioni.
    Magia forse?
    Incuriosito l'oplite mosse qualche passo, avvicinandosi cautamente al passaggio che dei meccanismi segreti aprirono ai piedi dell'effigie.
    Deve essere un luogo pieno di segreti.
    La nota dello Spirito, per quanto scontata, esortava a prestare maggior attenzione del solito da quel momento in poi.
    Dall'apertura del suolo giungeva una luce debole, accompagnata da una fragranza tipica degli ambienti chiusi da tempo.
    Il fatto straordinario era la presenza di fonti di illuminazione, in ogni caso: qualcuno si trovava nelle profondità del tempio, o quantomeno vi era chi si occupava di tenerlo agibile.
    L'Essenza di Aìtné, intanto, studiò la conformazione dell'interno, tastando con cenere invisibile il corridoio nascosto ad occhi indiscreti.
    Strana architettura.
    Commentò il Gerarca man mano che il suo cervello registrava le informazioni naturalmente, guardandosi attorno come a voler trovare un confronto con la parte visibile del tempio.
    Certo era che l'opera era imponente, anche troppo, così fuori così dentro.
    Pensando meno ed agendo più, Ariste balzò all'interno della botola, scalando gli enormi gradoni di marmo, seguendo la sempre più crescente intensità della luce delle torce.
    Come se non bastasse, la struttura andò solo ad ingrandirsi ancora, tanto che l'oplite iniziò seriamente a questionarsi circa l'autore di quel complesso.
    Poi, momento di allarme: in fondo al corridoio si trovava una stanza, immensa, ed all'interno di essa il greco percepì chiaramente due esseri viventi, umani per di più.
    Uno sembrava essere in forma, mentre l'altro pareva trascinarsi a terra con fatica.
    Non poteva certo dire di chi si trattasse, così avanzò con circospezione e mantenendosi vicino alla parete opposta alla presenza degli sconosciuti, che tra l'altro dovevano essere pure armati.
    C'è un'altra statua.
    E quella considerazione era molto importante: forse si trattava del guardiano citato dalla stele.
    L'uomo a terra sta morendo.
    Sussurrò il greco. Tutto diventava sempre più chiaro, e mentre uno periva, l'altro si nascondeva.
    Che avessero avuto a che fare con il custode del Tempio? Le urla che aveva sentito prima facevano presupporre ben più di una sola coppia di profanatori.
    Mai avventurarsi alla sprovvista nei luoghi sacri.
    Il Gerarca non poteva essere più d'accordo.
    Così, arrivato alla porta della stanza, Aristotelis sbirciò al suo interno, intenzionato a scoprire cosa stesse succedendo, o cosa fosse già accaduto

    Energia: 110%
    Passive: +50% Forza, +50% Resistenza, +50% Agilità, +50% Velocità; +50% Riflessi; +10% Energia; Resistenza ad Influenze Psicologiche fino a livello Medio; Auspex di Cenere; Istant Casting.
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    La prova della Roccia
    Post III


    Presidio del Sud;
    Daleli,
    Atrio del Tempio



    Schiacciati. In pochi attimi i predoni che l'Ombra ha seguito in preda alla curiosità, sono stati ridotti in poltiglia di carne e sangue da una creatura enorme. Un ammasso di roccia di aspetto umanoide, ma infinitamente più alta degli esseri comuni e soprattutto -a differenza delle normali statue- si muove. L'unica possibilità di sopravvivenza che ha il Kaminote è rimanere nascosto all'ombra di quel pilastro ed aspettare il momento opportuno per fuggire. Ma nel frattempo qualcun altro si è introdotto nel tempio. Quali sono le sue intenzioni? Può un servitore di Dei benevoli permettere che ad un'altra creatura sia tolta la vita senza una motivazione apparentemente valida? No, non appena lo sente arrivare si gira in direzione dell'ingresso, aspettando che sia a portata di voce per avvertirlo. Gli avrebbe dato subito la sua più totale fiducia: gli insegnamenti dei suoi Dei lo prevedono. Poteva essere un nemico, nel qual caso l'Ombra avrebbe volentieri accolto la morte, come suo destino obbligato. Ma se i piani per lui erano diversi, allora avrebbe trovato un alleato, con al quale -probabilmente- se la sarebbe cavata. Passano pochi secondi che una figura imponente si presenta sulla soglia dell'Atrio: un guerriero all'apparenza rude e veterano di molte battaglie, che sembra piuttosto incuriosito dagli accadimenti in quel luogo perduto.
    «Il Gigante ha ucciso questi uomini! Io, non ero proprio con loro, li seguivo da poco lontano, non so dirti cosa è successo. So soltanto che gli sono bastati pochissimi istanti per ridurli così!»
    Con voce sottile, ben attento a farsi sentire soltanto da quello che voleva avvisare dell'imminente pericolo, si sposta dall'ombra rendendosi finalmente visibile. Cosa aveva in programma il Fato per i due guerrieri che si sono spinti così oltre nelle viscere di una cultura perduta?




    r9fa



    Kenkō
    Seishin
    Ki ga nokotte
    Ki shiyō
    Tenpunosai
    Dōbutsu-teki
    Kyōryokuna
    Noizunashi

    Gijutsu
    Chūi
    Per vedere le statistiche, basta lasciare il puntatore su una delle voci di questo menù ^^







    MASTER
    Presidio del Sud;
    Daleli,
    Atrio del Tempio



    Mentre ti avvicini all'ingresso dell'Atrio, riesci a scorgere gli ultimi istanti di vita di un uomo, che con gli occhi carichi di sofferenza, cerca di attirare la tua attenzione. Non appena tenta di proferir parola però, il suo cuore, troppo stanco ormai vista l'ingente perdita di sangue, si ferma lasciandolo senza vita. Quando ti affacci all'ingresso della stanza, riesci a farti un'idea della situazione. Dritta di fronte a te si trova un'imponente statua alta grossomodo tre metri e mezzo, modellata per ricordare un essere umano. Essa si erge immobile dall'altro capo della stanza circolare di diametro di circa trenta o quaranta metri, con lo stesso pavimento che hai calpestato sin'ora e due serie di colonne identiche a quelle che si trovano all'esterno: entrambe le serie iniziano dalla porta sulla cui soglia ti trovi e terminano nel punto diametralmente opposto, dove si trova un'altra apertura custodita dall'enorme essere.
    Il losco figuro che si nascondeva fino a quel momento, non appena entri ti avvisa di uno scontato pericolo: al centro della stanza si trovano i resti di quattro uomini, morti schiacciati da qualcosa di enorme. Il gigantesco Guardiano non si muoverà fino a quando non entrerai completamente nella stanza e sarà allora in grado di percepire la tua presenza. Non appena lo farai, prenderà a parlare con voce profonda, roca e spaventosamente rumorosa.
    «Fatevi avanti voi, ora, valorosi guerrieri. Quali sono le vostre intenzioni?
    Perché siete entrati nel Sacro Tempio?!
    »
    Rimarca a fondo le parole che per lui sembrano essere fondamentali: Sacro Tempio. Non sembra ancora intenzionato a ferirvi in alcun modo, anzi, sembra che voglia soltanto leggervi.


     
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    Poco da fare.
    Quell'uomo era morto.
    D'altronde, hai poco da sperare, quando ti manca il corpo dall'ombelico in giù.
    Non ci voleva nemmeno un luminare per capire chi fosse stato ad ucciderlo, insieme agli altri sventurati che giacevano già privi di vita al centro della stanza: un colosso di pietra si stagliava nell'estremità più remota della stanza, un essere vivente -?- di roccia alto poco più di tre metri.
    Non troppo dissimile da un Vanathui, in vero.
    Speriamo che non sia uno di loro.
    Commentò a denti serrati, osservando l'architettura di quella sala: vi era un colonnato su ogni lato, e questi accentravano l'attenzione sulla porta in fondo custodita da quello che evidentemente doveva essere il famoso guardiano.
    Tuttavia, non si preoccupò di quello, il Gerarca.
    Uscito dall'ombra, infatti, l'uomo percepito poc'anzi si rivelò all'oplite, mostrando un passo felpato degno dei migliori assassini e ladri.
    Fortunatamente per lui, in ogni caso, non aveva intenzioni minacciose, e anzi cercò subito di assicurarsi di non essere scambiato per l'artefice della carneficina.
    Come se ce ne fosse bisogno, poi.
    Non agitarti. Ti credo.
    Con un cenno della mano lo esortò ad avvicinarsi a lui, tenendo un occhio sul mostro.
    Qualora avesse mentito, ad Ariste non importava più di tanto. Bastava solo che non facesse mosse false.
    Io non ho nulla da temere, ma non so quanto questo possa valere per te.
    Sorrise, allontanandosi dallo spaurito individuo per confrontare la bestia rocciosa.
    Sei sicuro di quello che fai, vero?
    L'ellenico non rispose, ed entrò nella stanza.
    Subito, l'antico tuonò.
    Fatevi avanti voi, ora, valorosi guerrieri. Quali sono le vostre intenzioni?
    Perché siete entrati nel Sacro Tempio?!

    Inutile nascondere che la sua enorme mole poteva incutere un po' di soggezione, per non parlare di quel tono di voce così pieno e potente.
    Ma Aristotelis era già morto due volte: di cosa poteva aver paura, ormai?
    Ti saluto, o custode. Il mio nome è Aristotelis Skotos, e non sono qui giunto per altro motivo che non sia aiutare chi mi ha chiamato.
    Sperando, tra l'altro, che questi avessero a che fare con il gigante stesso.
    Non ho intenzione di profanare questo luogo, in cui ho avuto legittimo accesso salutando il Dio al quale esso è dedicato.
    E quella era solo la verità.
    Non sapeva se mentire per l'incolumità dell'altro uomo, e rischiare così la collera della creatura, o lasciarlo al suo Destino.
    La verità sta nel mezzo.
    Il greco annuì, e agli occhi dei due sarebbe potuto apparire come un gesto immotivato.
    Quanto a lui, non posso certificare alcunché. So soltanto che non intende arrecare disturbo tanto quanto io stesso non lo desideri.
    La verità sta nel mezzo, e che sia il custode a giudicare, dunque.

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    Risoluto. Ogni cosa di quell'uomo, a cominciare dall'aspetto passando per le poche parole utilizzate e terminando al tono secco è testimonianza dell'indole guerriera insita nell'imponente figura che si avvia verso il Gigante di Roccia. La mente del Kaminote viaggia in lungo e in largo interrogandosi sull'identità di quello che, noncurante del pericolo e dei resti umani sparsi per l'Atrio, si dirige a passo fermo verso l'autore del massacro. Ad occhi serrati il Mandato lo osserva, sconcertato dal suo sangue freddo. Non ha nulla da temere da quel mostro, così ha detto. E così sta dimostrando con le sue parole solenni rivolte all'enorme statua che ora lo fissa con espressione vuota. Annuendo misteriosamente, spende qualche parola anche in favore di Shad, cosa che lo rende ancora più deciso nel dargli supporto. Perciò l'Ombra gli si avvicina, smettendo di nascondersi ed affrontando la situazione al fianco dell'appena conosciuto Aristotelis.
    «Mi chiamo Shad ōsu Nēku, sono un Kaminote. Sono stato mandato qui dai miei Dei. Provengo -per quanto sia difficile da credere- da un altro universo.»
    Si inginocchia in segno di rispetto, come è sua usanza da secoli, ormai.
    «Non ho intenzioni malvagie. Ho seguito questi uomini spinto unicamente dalla curiosità, essendo la prima volta che metto piede in queste terre.»
    A testa bassa spera dal profondo del suo cuore che le parole appena pronunciate con tono rispettoso e deciso, possano convincere il Custode del Tempio nel quale si è involontariamente introdotto. Ma quell'azione era stata una scelta del Fato. Perché lì, in quel momento, aveva trovato un guerriero da servire, un guerriero dall'animo nobile che non si macchia dell'onta della paura, che vive in modo onorevole. I suoi Dei gli avevano comandato di crearsi una nuova vita in quell'universo, e così avrebbe fatto. Si sarebbe messo al servizio di colui che senza un secondo fine era giunto, affrontando a testa alta un pericolo mortale.




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    Cammini deciso e man mano che ti avvicini all'imponente Custode, quello ti scruta con occhio inquisitorio che vedi brillare di una strana luce. Ti esamina, parola dopo parola, ma alla fine del tuo discorso rimane in silenzio e sospira, espellendo sabbia e polvere direttamente dalle sue viscere. Sposta lentamente lo sguardo muovendo il capo, per fermarlo in direzione della figura che si pone al tuo fianco e che, con i tuoi stessi modi, si presenta. Ancora una volta, il Gigante sospira. Rimane immobile, e tutto nell'enorme Atrio tace. Improvvisamente vedi la luce nei suoi occhi che lo abbandona, come se perdesse la vitalità, lasciando uno spiraglio tra le sue gambe che ha tutta l'aria di essere un passaggio verso la porta che fino ad un attimo prima ha custodito tanto gelosamente. Passa qualche secondo ancora prima di sentire nuovamente la sua voce rimbombare nella stanza.

    «Il vostro animo è sincero.
    Potete passare.
    »

    Le parole non provengono più dalla roccia che prima era il corpo del Custode, bensì dall'intero Atrio, come se ogni granello si sabbia, terra e pietra, avesse speso una parola per permettere a quelle due frasi di giungere alle tue orecchie. Ha lasciato un passaggio appositamente per voi, a pochi metri dalla porta che conduce nei meandri di quel Tempio. Riesci a scorgerlo da lontano: il portone a doppio battente, alto circa due metri - molto più basso rispetto a tutto ciò che avevi visto sin ora - è chiuso, ed è fatto della stessa roccia di tutta la struttura. Esso presenta delle rune e delle decorazioni stranamente diverse rispetto a quelle trovate in superficie. Se avessi modo di avvicinarti, sentiresti un ghigno provenire da dentro, come una specie di risata distorta dalla parete e dal portone.
    Adesso, hai due scelte: continuare ad addentrarti nel tempio per scoprirne i segreti oppure tornare sui tuoi passi e lasciare quel Tempio in mano ad un Custode che sa leggere le intenzioni di coloro che osano fronteggiarlo.


     
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    Alla fine, il pavido uomo si avvicinò, e si prostrò dinanzi al guardiano.
    Un... Kaminote?
    Il dubbio di Aìtné trovava empatia nel greco: l'oplite non aveva mai sentito quella parola.
    In vero, non aveva mai conosciuto nemmeno un individuo con un nome con una pronuncia del genere, così come, ancora, non aveva mai visto alcuna persona vestita in tal maniera.
    La sua immaginazione si mosse veloce, come i suoi occhi che studiavano Shad, ora che poteva farlo con calma: forse era membro di una tribù natia di altri Presidi, o magari era l'ennesimo naufrago arrivato su Endlos -e la conferma di ciò gli venne dalla presentazione dello stesso.
    Ariste era propenso a credere che appartenesse a una cultura molto particolare, considerate le sue parole e le sue azioni.
    Interessante. Fu questo il verdetto finale circa quel figuro.
    Altrettanto degna di nota fu la reazione del custode alle loro rivelazioni: sospirò una volta per ogni soggetto, e si spense -non prima d'aver lasciato libero il passaggio tra i suoi arti inferiori.
    L'Eversore era troppo rispettoso e serio per sorridere a qualcosa di così basso, ma un ghigno ciò nondimeno nacque sul suo volto, seppur di ben altra natura.
    Il vostro animo è sincero.
    Potete passare.

    Così l'ampio salone decretò.
    Sì, Ariste era soddisfatto.
    Ottimo.
    Non attese un secondo, superando il pittoresco arco creato dal gigante. Si fermò solo prima del portone che l'avrebbe portato alla prossima stanza.
    Shad... Neku?
    S'era voltato verso il Kaminote, pronunciando il suo nome con difficoltà e con occhi socchiusi, sforzandosi di sbagliare il meno possibile.
    Sarò sintetico e schietto, visto che mi sembri abbastanza cosciente della situazione in cui ti trovi.
    Essere consapevoli del fatto d'esser naufragati in un'altra dimensione era già un gran passo in avanti.
    Ti trovi su Endlos. Più precisamente, a Daleli, nel Presidio del Sud. Non potrai tornare nella tua realtà.
    Magari quello ancora non lo sapeva; in tal caso, il greco si sarebbe rivelato un uomo di molto poco tatto.
    Se è vero che ti trovi qui dentro solo per curiosità, ti consiglio di tornare indietro e aspettarmi fuori. Io ho una missione da svolgere.
    Dover badare ad un naufrago del Maelstrom e dover portare a termine il compito per il quale era stato assoldato sarebbe potuto rivelarsi più complesso del previsto, e al pensiero il Gerarca arricciò le labbra in una smorfia, rimettendosi sui suoi passi.
    Giunto di fronte al nuovo ingresso, osservò con cura le incisioni scolpite nella roccia, diverse da quelle viste prima. Si lisciò la barba.
    Mmh...
    C'è qualcuno che ride.
    Già.
    Dettagli di poco conto, avrebbe scoperto di chi -o cosa- si trattasse di lì a poco.
    Senza troppi fronzoli, difatti, tentò di spingere le due porte per proseguire oltre.

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    Note: chiaramente l'invito ad andare via puoi benissimo ignorarlo, figurati. :geez:
     
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    La roccia non ha mai parlato né camminato sul piano di origine di Shad, i suoi Dei l'hanno mandato in esplorazione in un mondo che nemmeno loro conoscevano appieno, perciò il Kaminote avrebbe dovuto essere pronto a tutto. Cosa saggia da pensare in un momento come quello, con la testa appoggiata sull'avambraccio a sua volta sopra il ginocchio. Così contratto, infatti, aspetta la decisione del Custode, che nemmeno tarda ad arrivare. Soddisfatto della purezza dei loro animi, infatti, gli concede di passare attraverso la porta che dovrebbe condurre nel cuore della struttura. Secondo i malviventi morti qualche minuto prima, lì avrebbero dovuto trovarsi grandi ricchezze, lasciate incustodite da secoli. Dopo che il Gigante e l'Atrio intero decretano la possibilità del loro ingresso, il Guerriero comincia a muoversi e l'Ombra, alza il capo per osservarlo. Fermatosi prima del portone, con grande difficoltà pronuncia il nome del Kaminote, per poi chiarirgli le idee riguardo la dimensione in cui era stato trasferito. Endlos, Daleli, nel Sud. Un'espressione interrogativa gli si dipinge sul volto quando sente pronunciare la parola "presidio", non conoscendone il significato. Nel suo mondo esiste una sola terra e soltanto due grandi regni: quello dei mortali e quello degli Dei! Ma non s'interroga oltre: ha trovato uno scopo.

    «Per quanto sia vero ciò che ho detto prima, non posso far tesoro del Vostro consiglio, Nokamidé. Adesso, ho anche io una missione da svolgere, qui.»

    Si promette di spiegare meglio la situazione ad Aristotelis in seguito, con più calma e tranquillità, giacché per adesso l'unica cosa importante era fiancheggiare il Guerriero nella sua missione e mettere le proprie abilità al suo servizio. Il passo più importante era stato appena compiuto: l'appellativo di Nokamidé è stato dato ad un uomo valoroso, ed al Nokamidé, il Kaminote risponderà sempre.

    Arriva a passo svelto immediatamente dietro le spalle del Gerarca, mentre quello si accinge ad aprire la porta. Sussurri, nella stanza. Rumore di risa, un raggelante ghigno.
    Infine, applausi.




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    Il portone non è così pesante per un uomo della tua stazza. I battenti cedono lentamente alla tua forza, scorrendo all'indietro rumoreggiando d'attrito di roccia contro roccia. Pian piano la polvere che hai alzato aprendo la porta, comincia a posarsi nuovamente sul suolo, scoprendo un'altra enorme stanza. Ancora di forma circolare, questa grotta è piena zeppa di gradini attorno alle pareti che formano innumerevoli scalinate in ogni direzione. Ognuna di quelle conduce ad una piccola apertura che conduce ad un luogo sopraelevato. La stanza non è affatto decorata come le precedenti, l'unica cosa che ha in comune con quelle è il marmo del pavimento. Qui l'aria è satura di un tanfo di marcio e ovunque innanzi a te, se non brilla, sanguina o si decompone. Carcasse di animali mezzi mangiati, monete d'oro, statue d'argento, monili di bronzo, ossa e altre carcasse! Torce - questa volta di dimensione normale - illuminano la stanza con fiochi barlumi. Nel centro esatto della sala c'è infine un grosso trono, sul quale un'inquietante creatura è seduta scomposta e ti osserva imperturbabile. Grosso poco più di un uomo medio, grasso e con una pelle spessa e verdastra. Sembra molto anziano, a giudicare dalla folta barba bianca che gli adorna il viso dagli affilati lineamenti. Dal sadico sorriso subito sotto l'enorme naso, sembra alquanto divertito, ma non si presenta. Piuttosto, al tuo ingresso, applaude.

    «Così, alla fine sei arrivato, Mercenario.»
    Un ghigno pungente rompe il ritmo del suo discorso, scoprendo denti aguzzi e i brandelli di carne e sangue che vi erano rimasti incastrati. Giusto qualche secondo, poi, dopo aver sputacchiato in giro, riprende sempre più soddisfatto.
    «Sono io, quello che ti ha spedito la lettera. E sai perché? Perché io voglio mettermi in affari con voi di Merovish. E tu, devi essere il mio tramite; ma ho bisogno che mi provi la tua abilità.»

    Si alza in piedi di scatto, con in viso un sorriso folle, degno del peggior demonio degli inferi. Si avvicina a due sedie poco distanti dal suo trono e, togliendo qualche ossicino e qualche rimasuglio di cene, te la presenta. Sbava, famelico di chissà cosa.

    «Accomodatevi, signori. Mercanteggiamo.»


     
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    Con sorprendente ed inamovibile risolutezza, Shad impose il suo volere su quello dell'oplite, deciso ad affiancarlo nella sua missione.
    Il greco lo guardò fisso negli occhi -notò immediatamente le sue iridi molto particolari-, con un sopracciglio inarcato e una curva appena accennata delle labbra che tradiva un sorriso controllato.
    Rimase così, immobile, per un paio di secondi; poi, una pacata risata.
    Nokamidé?
    Era un tipo particolare, senza dubbio; curioso, anche, leggermente strano, perché no.
    Eppure, quando poté studiare il suo spirito attraverso gli specchi vitrei dell'anima, non avrebbe potuto vedere convinzione più salda di quella provata dal Kaminote.
    Ti sei guadagnato un ammiratore.
    E Aìtné scherzava. Forse era stagione.
    Sotto le forti mani dell'Eversore, le porte si spalancarono inesorabilmente, infastidendo il Gerarca con i loro stridii dovuti al contatto col pavimento.
    Mh...
    La polvere impediva di vedere bene, ma la cenere di Ariste stava già scandagliando la sala che aspettava d'esser visitata.
    Profilo irregolare, con montagnole di varia natura disseminate un po' ovunque. Inoltre, un altro uomo, seduto.
    Però, niente ma- ugh!
    Commentò, una volta che l'interno divenne visibile: una poco originale accozzaglia di cadaveri e tesori accolse l'avventuroso duo, stordendo per un attimo l'ellenico con una puzza di rara efficacia.
    Tossì forte, portando la destra a pugno davanti alla bocca per ripararsi da quell'incredibile tanfo. Gli occhi aumentarono la produzione di film lacrimale.
    Per gli Dèi, è assurdo!
    Decise di utilizzare un lembo del mantello a mo' di maschera, per ridurre quanto più possibile l'esposizione a quell'aria pestilenziale.
    Non ebbe alcuna meraviglia nel constatare che l'essere che capeggiava al centro della sala si trovasse lì dentro senza problemi: oltre ad essere in mezzo a quel macello da lungo tempo, il verdastro grassone doveva essere un goblin, a giudicare dal suo aspetto. Un po' troppo alto per i loro standard, ma chissà, magari qualche mutazione genetica particolare gli aveva regalato la "mezza bellezza".
    Così, alla fine sei arrivato, Mercenario.
    Questo il suo benvenuto, accompagnando il battito di mani.
    Svariate azioni ben lontane da classe e galanteria anticiparono il prosieguo del discorso.
    Sono io, quello che ti ha spedito la lettera. E sai perché? Perché io voglio mettermi in affari con voi di Merovish. E tu, devi essere il mio tramite; ma ho bisogno che mi provi la tua abilità.
    Ariste corrugò la fronte, sollevando entrambe le sopracciglia. Questo gli costò un bel bruciore di occhi.
    Era alquanto sorpreso, e non perché quell'acerbo vecchietto si era rivelato il suo mandante, quanto più perché lui, Gerarca degli Eversori di Merovish, era stato chiamato per fare da... tramite per trattare affari.
    Con molta fatica, mascherò una copiosa risata a colpi di tosse.
    Interessante.
    Disse infine, sorridendo -ghignando- cortese -divertito.
    Un goblin che voleva trafficare con gli abitanti della Tana.
    L'ironia del Destino era troppo grande per evitare che l'ospite di Aìtné pensasse a Zimmer, quasi con nostalgia.
    Il re dello sporco bottino insanguinato mostrò dunque ad Ariste e Shad due sedie, ovviamente ben lontane dal concetto di pulizia.
    Accomodatevi, signori. Mercanteggiamo.
    E che poteva fare, l'oplite? Ormai quella scena tragicomica era da portare avanti fino in fondo. Si sedette.
    Mercanteggiamo.
    Gli fece da eco, accomodandosi sul lindo scranno -gambe incrociate in modo che la destra fosse parallela al suolo, mano destra sul ginocchio e mancina sulla caviglia.
    Fortunatamente, l'odore non era più insopportabile.

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    Note: la cosa si fa interessante


    Edited by :^| - 3/9/2013, 20:37
     
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    L'incontro degli occhi nocciola del Greco con le grige e spigolose iridi del Kaminote, suggella una - almeno temporanea - alleanza, che nel cuore dell'Ombra accresce un senso di rispetto, obbedienza e tutela nei confronti dell'altro. Sentendo la confusione nel tono del Gerarca riguardo ai termini che utilizza, decide ancora una volta di rimandare le spiegazioni, semplicemente annuendo quando quello si accinge a proseguire nel cammino del Fato. All'apertura del portale di pietra un orribile gas maleodorante si infiltra direttamente nei polmoni di Shad, mandando in tilt i recettori olfattivi e provocando un leggero senso di nausea. Costretto ad arretrare coprendosi bocca e naso con la destra, riesce però a scorgere una maligna figura come mai ne aveva viste prima, e quella li accoglie congratulandosi a ritmo di applausi. I gesti dell'orrenda bestia, accompagnano un egoista discorso al termine del quale li invita a prendere posizione di fronte a lui. Aristotelis tossisce, mentre il Kaminote tenta di osservarlo per capirne le intenzioni. Quello si mostra interessato, alquanto diversamente di come lo era stato poco prima con l'Ombra, quasi divertito dalla confusa situazione in cui al momento versano. All'invito, il Greco si avvia e Shad subito al seguito. Prende posizione, il primo, sulla sedia mostrata dall'infausta creatura, ma il secondo è titubante e per qualche istante scruta con sguardo malfidato l'ancor più maleodorante abitante del luogo, cercando di carpirne gli intenti.

    «Preferisco rimanere fedele alle mie tradizioni.»

    Risoluto, il Kaminote prende posizione al fianco del suo Nokamidé sedendosi per terra, cercando di pulire al meglio la zona che i suoi abiti avrebbero toccato. Con le gambe incrociate e le mani sopra le ginocchia, non muove mai lo sguardo da quella che sente poter essere una fonte di imminente pericolo.
    L'Ombra non sa' mercanteggiare, solo agire. Lascerà che siano gli altri a parlare e, nel caso si necessiti di un intervento, si muoverà sotto comando del Greco. Altrimenti si limiterà a fare da spettatore.




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    Mentre ti avvii a prendere posizione, il Goblin ritorna al suo trono, saltellando soddisfatto. Si getta sull'enorme sedia finemente decorata che lo accoglie con una serie di scricchiolii, lasciando intendere che reggerà il dolce peso ancora per poco. Poggia una gamba su un bracciolo, lasciandola penzolare, mentre il braccio è in cerca di un pezzo di carcassa da rosicchiare. Quando vi accomodate, il Grassoccio scruta entrambi, muovendo i vispi, enormi occhi dalle iridi giallastre.

    «Fa un po' come ti pare, naufrago.»

    Perdendosi in una grassa risata, lascia intendere che vi ha a lungo osservati nel cammino che vi ha condotti lì. Strappa le carni di un animale ormai irriconoscibile con le zanne acuminate e riprende ad interloquire lasciando intravedere la schifezza che sta ingurgitando.

    «Ci sono voluti anni per rifugiarmi qui ed ora sono l'incontrastato sovrano di questo luogo dimenticato!»
    Soddisfatto, indica tutti i suoi tesori, facendo forse più riferimento al cibo che non all'oro.
    «Adesso mi servite, idioti. Tu e la tua legione di mercenari vi metterete al mio servizio, perché io debbo avere il controllo di Daleli, poi di Merovish e infine di tutto.»
    Si interrompe ancora una volta ridendo e agitandosi per lo smisurato ego. Tossisce, quasi affogandosi con un pezzo di carne troppo poco masticato, fino a sputarlo poco distante dai tuoi piedi.
    «Perciò la mia proposta è questa: combatterete per me quando ci sarà da combattere, e negli altri momenti potrete servirmi come schiavi. Altrimenti, tu e il piccoletto che ti sei portato appresso, potete farmi da cena.»

    Si è rivelata una trappola, infine.
    L'infido e maleodorante essere vi fissa intensamente con un malvagio ed inquietante sorriso. Inspiegabilmente tranquillo, continua a strappare brandelli da quella che ormai può essere definita come un pezzo di costola umanoide, in attesa della tua risposta.




    Libero di cominciare a pestare il goblin :flwr:
     
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    Fa un po' come ti pare, naufrago.
    Queste cortesi parole accolsero il desiderio del Kaminote di accomodarsi secondo le sue usanze.
    Ariste non aveva certo alcunché da ridire, ma gli dispiacque vedere il mascherato pulire alla meno peggio il pavimento per sedercisi: quello non era posto per uomini nobili.
    Sapeva di noi.
    Il che era poco sorprendente.
    Se il tanfo era diventato più sostenibile, poi, la visione del goblin che manducava carogne con l'orifizio orale in bella vista non allietava affatto il greco.
    Anche se, volendo essere onesti, con boggart aveva visto di peggio.
    Ci sono voluti anni per rifugiarmi qui ed ora sono l'incontrastato sovrano di questo luogo dimenticato!
    Contento lui.
    Adesso mi servite, idioti. Tu e la tua legione di mercenari vi metterete al mio servizio, perché io debbo avere il controllo di Daleli, poi di Merovish e infine di tutto.
    L'Eversore trattenne a malapena l'istinto di annichilire l'intera sala con un'esplosione vulcanica, e solo perché aveva Shad accanto -mica per altro.
    Un sorrisetto nervosetto fu l'unica valvola di sfogo.
    Perciò la mia proposta è questa: combatterete per me quando ci sarà da combattere, e negli altri momenti potrete servirmi come schiavi. Altrimenti, tu e il piccoletto che ti sei portato appresso, potete farmi da cena.
    Che dire.
    Inaspettato, tutto quello lo era.
    Fastidioso, manco a parlarne.
    Incazzato nero, questo e anche più, il Gerarca.
    Tuttavia, Ariste non era Bid'daum -con tutti i pro e i contro della cosa-, e la pazienza era una grande virtù da allenare.
    Sia adagiò quindi sullo schienale, il greco, incrociando le braccia a petto.
    Poffarre, è un bel dilemma, in vero.
    Intavolò, con quella frase tra il serio e il parodiante, la sua risposta.
    In altre occasioni l'avrebbe semplicemente disintegrato, perché se c'era qualcosa che l'ellenico mal sopportava, questa era l'immotivata superbia.
    Non distolse lo sguardo dagli occhi del verdastro nemmeno per un istante.
    Accetto.
    ...!
    A proposito di sorprese, questa per il Kaminote sarebbe potuta risultare alquanto grave!
    Non che potesse sapere quanto stesse scherzando, il Nokamidé.
    Tuttavia, signore, permettetemi di domandarvi chi voi siate, e quale che sia la vostra storia.
    Portò immediatamente le mani avanti, come a difendersi da una ipotetica incombente -vana- minaccia.
    Ma, oh, perdonate la mia sfrontatezza, se potete! È solo per conoscere meglio chi dovrò servire.
    Un finto tono spaurito fece da contorno a quel patetico discorso.
    Se non sapessi che stai mentendo, avrei trasformato il tuo sangue in magma.
    E Ariste, di quello, ne era certo.

    Energia: 110%
    Passive: +50% Forza, +50% Resistenza, +50% Agilità, +50% Velocità; +50% Riflessi; +10% Energia; Resistenza ad Influenze Psicologiche fino a livello Medio; Auspex di Cenere; Istant Casting.
    Note: giochiamo ancora un po'. :guru:
     
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  15. -D_Dragon-
     
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    yz38



    ldpl

    La prova della Roccia
    Post VII


    Presidio del Sud;
    Daleli,
    Tempio



    Lo lascia sedere a suo modo, il verde animale che con tanta finezza si accinge a fagocitare rumorosamente i resti di qualche altro povero e fin troppo curioso esploratore. Il Kaminote china il capo durante il discorso, visibilmente annoiato dalle smanie di potere insensate del Goblin. Ma, alla risposta del Greco, lo rialza di scatto, incredulo. Un uomo d'onore, l'aveva immaginato. Aveva creduto che mai avrebbe ceduto alle assurde richieste mosse dal tanto inospitale abitante del falso tempio! Si era forse sbagliato?
    Non si infuria, tenta di concentrare la sua attenzione sul discorso di quello che lui ha ormai già nominato suo Nokamidé. Quando mai un Kaminote sbaglia a decretare il suo signore? Ancora, avrebbe accolto qualsiasi sua richiesta. Ancora, avrebbe mantenuto intatto il suo onore. Ancora, quindi, annuisce; assecondando la volontà di stare a sentire la storia del Grassoccio schifoso che quasi si ammazzava per il suo modo rozzo di sfamarsi. Ma le frasi del Greco sono pronunciate in tono ben diverso da quello iniziale. Sembra come spaventato dalla minaccia di fargli aumentare il volume della sua dispensa. Quando ha finto? Il suo spirito era saldo, mentre fronteggiava l'enorme gigante di pietra che avevano pensato essere il Custode di un luogo religioso. Adesso, invece, è semplicemente patetico. Il Mandato rimane seduto ad ascoltare le ragioni del suo signore, perché soltanto in quel modo può fare luce sull'intera faccenda.




    r9fa



    Kenkō
    Seishin
    Ki ga nokotte
    Ki shiyō
    Tenpunosai
    Dōbutsu-teki
    Kyōryokuna
    Noizunashi

    Gijutsu
    Chūi






    MASTER
    Presidio del Sud;
    Daleli,
    Tempio



    Accetti, dunque, sorprendendo il guerriero che aveva deciso di seguire i tuoi passi ed ingannando l'ego di una creatura insaziabile. Quella, ascolta il tuo discorso non cogliendone minimamente la flebile ironia, con un sorriso che mette in bella mostra tutto il lerciume accumulato sulle zanne. Applaude ancora una volta, estremamente divertito, perdendosi in una fragorosa risata, che sembra interminabile.

    «Bene, hai capito subito chi comanda, stupido omone!»
    Si dimena nuovamente sulla sua poltrona, gettando con veemenza la carcassa che fino a poco prima stava voracemente ingurgitando.
    «Il nome del tuo padrone è Rashiti, che sarei io. Ma tu e il tuo branco di imbecilli, dovrete chiamarmi Mio Signore, o Padrone, mi sono spiegato?!»
    Ricomincia con la fastidiosa risata, troppo rumorosa anche per il più paziente degli uomini.
    «Ozhaaaaaar! Dove sei, maledetta bestiaccia? Vieni subito qui!
    ...abbiamo ospiti.
    »

    Alle spalle del trono sul quale il Verde è seduto, cominciano a vorticare polveri, monete d'oro e sangue, come se un piccolo uragano si stesse abbattendo nella sala. Subito dopo, un portale si apre nello stesso punto, come uno specchio di energia dello stessa pigmentazione dell'essere che lo richiama e di quello che ne fuoriesce. Prima un grosso paio di mani dotate di artigli, nella sinistra un bastone di metallo bruno, poi una testa grossa e deforme, poi il grosso corpo, completamente ricoperto di armatura ed infine le zampe posteriori e una imponente coda simile a quella di una lucertola. Due fessurine a fare da occhi alla mostruosità che, uscendo dal portale, incrocia lo sguardo degli ospiti. Sibila, la lingua biforcuta, tastando l'aria, attraverso le grosse fauci dotate di zanne che sporgono dalla parte inferiore.

    «Il mio sssignore mi ha chiamato?»
    «Esattamente, stupido!
    Questo, rozzi uomini, è il mio servo più fedele, Ozhar. Io posso richiamare qualsiasi cosa a me e quelli mi obbediscono, sempre.
    »
    Ride di gusto, si compiace delle sue capacità che tanto incautamente sta rivelando ad un pericoloso avversario che, al contrario, è riuscito perfettamente a mantenersi calmo.
    «La storia, vuoi sapere? La mia storia? No, non c'è nulla che ti può interessare. Ti basti sapere che sono un tipo clemente, se obbedirai agli ordini, io non ti ucciderò.
    E adesso, Ozhar, prendi le pergamene, questo idiota ci disegnerà tutta la Tana, cosicché io potrò studiare un piano d'assalto!
    »

    L'essere serpentiforme si avvia dietro il Goblin, che intanto comincia a pulirsi delicatamente i denti con l'unghia del mignolo, guardando distrattamente per aria, fantasticando su chissà quale assurdo piano di conquista. Passa giusto qualche manciata di secondi che Ozhar, con fare servizievole, ti porge una pergamena macchiata qui e lì con del sangue, e una piuma con tanto di calamaio; poi, torna vicino al suo padrone.

    «Disegnami, servo, la mappa dei cunicoli! Così, andremo tutti alla mia conquista!»
    Ancora, ride. Ride fragorosamente, con una vena ben percettibile di follia. Ride e balla sul suo trono.





    Non ti è concesso però di pensare troppo, pensare risulta essere un'ardua impresa e, no, non è a causa del insopportabile tanfo di morte nella sala. Nella tua mente, e soltanto nella tua, senti un alito di vento, il fruscio di una leggera brezza che porta con sé una flebile voce dal tono molto, troppo autoritario.

    «Tu sei uno spirito, vero? Grazie alla tua presenza, mi sto svegliando.
    Sento i tuoi pensieri, non c'è bisogno che mi parli a voce alta. Io non sono altro che lo spirito del Dio di questo Sacro Tempio. I miei poteri si sono affievoliti col passare del tempo e sono caduto in un profondo sonno. Sapresti spiegarmi, Spirito dell'Etna, cosa sta succedendo nella Mia Casa?
    »


     
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