Incubo al Risveglio

Fighting the Beast - Epilogo

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    Trasse distratta un respiro con fare assente, contemplando il vuoto poc'anzi occupato dallo spettro del ragazzino biondo che l'aveva attaccata per difendere quella sciacquetta mezzo angelo, e -non senza una certa perplessità- si chiese come gli fosse stato possibile: nel Limbo, la sua condizione transitoria -un fantasma senza corpo, a metà tra demone e umana- l'aveva condannata all'inconsistenza per lunghi e lunghi anni, costringendola a guardare attraverso uno specchio la sua preda tremare di paura... e imponendole di poterla raggiungere solo quando -ormai provata dalla fuga e dalle ore di veglia- quella piccola stupida cercava rifugio nei suoi sogni.

    Era stato difficile per Aisiling dover sopportare quelle condizioni, specie nei momenti in cui la bramosia di assaporare i benefici di quel che aveva acquistato le bussava con urgenza alla porta del cuore piccolo... ed era questa la ragione per cui adesso, in un certo senso, le
    bruciava quanto aveva visto -e sentito: il taglio inflittole doleva fastidiosamente- fare a quel bamboccio che non possedeva di certo nemmeno la metà della sua forza, volontà o intelligenza. Per questo gli avrebbe sbucciato la faccia come una mela. Ma avrebbe atteso che si svegliasse, prima, perché voleva che fosse cosciente.

    Eppure, quando si voltò a contemplare i frammenti vitrei dell'Occhio del Diavolo -sparsi ovunque alle sue spalle- e i due corpi riversi sul suolo in mezzo ad essi, la Succube percepì la sua collera scemare... non perché un attentato alla sua persona non fosse abbastanza per meritare l'attenzione di una lenta tortura, ma perché la soddisfazione per la sua vendetta appena compiuta era un piacere d'intensità semplicemente ineguagliabile: niente avrebbe potuto guastarlo.


    Le labbra rosse si piegarono in un sorriso. Durante la prigionia nel Limbo, quando nei suoi sogni -l'unica forma di esistenza allora concessale- si era più figurata più volte la scena in cui avrebbe coronato la sua rivalsa su Drusilia Galanodel, era proprio così che aveva l'aveva immaginata: la sua nemica riversa nella polvere e nel sangue, con gli occhi sbarrati dall'orrore di aver visto morire tutto ciò che amava... e se stessa in piedi sul campo di battaglia, vittoriosa e trionfante, con le mani gocciolanti di quel nobile sangue divino.

    jpg
    « . . . »

    Rimase così per qualche istante, contemplando i suoi nemici e soggiacendo assorta alla brezza calda che agitava i lunghi drappeggi delle sue succinte vesti, che le carezzava i lunghi capelli di seta cremisi, e che le baciava la pelle d'alabastro con la lusinghiera voluttà di un amante... e indugiò un istante ancora nell'assaporare la sensazione banale eppure straordinaria di essere viva, concreta e tangibile... di nuovo parte del mondo reale.

    Poi -come sempre accade quando la tensione viene rilasciata-, il rush di adrenalina che le aveva elettrificato le membra venne meno, lasciandole in corpo solo un'appagata spossatezza e un senso di ebbrezza... perché era finalmente libera dall'angusto, grigio reame degli Incubi. Perché la sua rinascita in un mondo tutto per lei era finalmente completa. Perché la sua nuova gloriosa vita cominciava quel giorno.

    Subito -nel realizzare quel pensiero-, una gioia incontenibile le esplose in petto, con tanta furia che la demonessa si ritrovò a tremare, e mentre quel brivido di piacere e quell'eccesso di euforia trovavano strava verso l'esterno attraverso la sua gola, Aisiling gettò la testa all'indietro -frustando l'aria con la lunga coda di capelli scarlatti- e dalle sue labbra tumide e piene proruppe uno scroscio di risate sguaiate – e liberatorie.

    « È finita! Finalmente! »
    esultò, tra le risa disarticolate, i singulti emozionati e i versi senza senso
    « Addio per sempre, Drusilia Galanodel! »

     
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  2. Rubicant
     
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    “Dicono che una donna incapace di mantenere l'ordine e la pulizia sia destinata a rimanere zitella.
    A vita.”


    Penetrò quell'irrisorio velo che, come tende di un demoniaco boudoir, delimitava una dimensione aliena, vittima della penombra, fagocitata dalla vendetta e dal risentimento.
    La figura elegante del Principe del Pozzo sfilò oltre la vista dei presenti, andando ad apparire alle spalle di Aisling, intenta a concedersi l'euforia della vittoria.
    Un tizzone ardente segnalava l'altezza alla quale sorrideva il ghigno malefico di Rubicant, mentre l'aria moriva per dare vita al fumo e al piacere; i capelli cremisi, come sangue addomesticato a mantenere quel preciso ordine, ricadevano fin sopra le spalle, appoggiandovisi senza indugio.


    “Cosa c'è da essere così allegri, bambina sbadata?”

    Non che la risposta interessasse veramente il demone. Ma l'idea di poter gettare un macigno su quel precario riflesso di macabra gioia al fine di spezzarlo...ecco, quella solleticava di granlunga il perverso senso del divertimento che il torturatore nutriva quotidianamente.

     
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    Una fitta lo colpì all'altezza del petto.
    La battaglia era ormai terminata, la Bestia era sconfitta e null'altro che grida o pianti di gioia echeggiava assordanti nell'aria...
    ...eppure, fu come se in quel momento una lancia l'avesse trafitto brutalmente da parte a parte.

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    Quella voce... il Demone la riconobbe.
    Quella risata, quel latrato viscido e ripugnante che fuoriuscì dalla sua gola.
    Non era la prima volta che sentiva unghie rosse e velenose graffiare la carne fin sotto la sua pelle. Non era la prima volta che aveva osservato inerme il compiersi della sua eterna condanna.
    Non aveva bisogno di voltarsi, lui quella storia l'aveva già vissuta.
    Come se un brivido glie l'avesse preannunciato, come se quella voce glie l'avesse vomitato in pieno volto.



    Non vi fu più alcun rumore che potesse raggiungerlo.
    Sentì solo il battito rallentare, l'aria abbandonare improvvisamente ogni suo respiro.
    Il sangue dell'Alfiere Errante colava già copioso fin sotto le ginocchia -disegnando sulla terra un prezioso tappeto dai riflessi rubicondi- ancor prima che nel lento ed inconscio incedere il suo amato potesse rendersene conto.

    « Dru.. »

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    « Drusilia.. »

    Cadde sulle proprie gambe, il corpo di lei stretto contro il petto, come a voler imprigionare tra le braccia tremanti un'anima ormai fuggita fra le correnti d'aria ed i sospiri del vento rimasto orfano. Il Demone non aveva mai provato o anche solo immaginato l'intensità di un tormento così intimo ed intenso ... perché candida vedeva ancora la sua pelle, ma nessuna luce avrebbe più confortato la propria presa. Nessun calore, nessuna scintilla avrebbe dissolto il dolore, nessuno sguardo avrebbe più ricambiato il suo Amore.

    « Apri gli occhi.. »

    Ma lui le prendeva la mano, continuava a stringergliela e a spingerla intorno al proprio collo. Continuava a sussurrarle di svegliarsi, baciandole dolcemente la fronte, le labbra e le dita inermi.
    Non importava quante volte scivolassero ancora lungo un fianco.

    « Ti prego... »

    Non importava quanto gelide fossero le carezze e le lacrime che gli rigavano il volto.

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    « ...aprili... »

    Volle urlare, ma non vi fu più spazio per la voce.
    Solo un fremito, un impeto che lo travolse come la fiamma che scatena l'incendio.
    Senza darle modo di capire, sentire... o anche solo pensare, il respiro di un Demone avrebbe braccato alle spalle l'animo dissoluto di quella donna, imprigionandola in una morsa pressante e nefasta avvolta attorno al collo come un cappio.

    « E' questo »

    Il tempo si fermò, e per una manciata di secondi Yoko non fece altro che osservarla.
    Aisiling, la traditrice: avrebbe voluto cancellare la sua esistenza già da tempo, ma la realtà dei fatti aveva sempre giocato a favore della succube.
    Tuttavia ora erano lì... ed erano soli.
    Fra la polvere ed il sangue, occhi d'oro brillarono nella penombra, bramando qualcosa che andasse ben oltre l'assassinio o la tortura.

    « il corpo da puttana per cui continuavi ad importunarla? »

    Passando lentamente la lingua sulle labbra ed i denti affilati, il Demone ebbe modo di pulirsi la bocca del sangue della propria donna; ebbro di rabbia e sapore d'angelo, mai come in quel momento fu travolto dal desiderio famelico di strapparle a morsi la carne di dosso.

    « E' questa »

    Era graffiante la sua voce, affilati gli artigli pronti a dilaniarla.

    « la carne che hai desiderato così tanto?
    Raccontamelo, Aisling. »


    La trapassò da parte a parte.
    Un'enorme pozza rossa fu solo la base di una cascata di sangue. Gocce dense e cremisi scendevano dalla mano che stringeva con violenza le viscere del suo addome. Eppure, nonostante tutto, aveva scelto di non ucciderla.
    Non ancora.
    La morte sarebbe suonata troppo dolce di fronte ad un simile peccato.

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    « Il sapore del sangue nella tua stessa bocca. »

    Accostò lentamente il capo al collo della fu umana, memorizzando l'odore della preda.
    Sorrise, mentre la mano libera sfiorava lentamente la chioma rossa.
    Sorrise, crogiolandosi all'idea che, nell'istante esatto in cui avrebbe finito, del corpo della succube non sarebbe rimasto altro che una carcassa sanguinolenta ed irriconoscibile.

     
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    “Dicono che una donna incapace di mantenere l'ordine e la pulizia
    sia destinata a rimanere zitella. A vita.”

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    La voce ormai familiare -suadente e antipatica- del Principe di Norimberga la fece sobbalzare per la sorpresa, e nel guardarsi attorno -alla ricerca della sua figura- le strappò un nuovo sussulto scoprirlo in piedi alle sue spalle, traslucido come uno spettro... e bello come tutte le altre volte che lo aveva incontrato.

    Nella piccolezza del suo animo, anziché accorgersi del fatto e domandarsi
    come mai un demone di tale potenza avesse preferito non palesarsi in forma tangibile, Aisiling lasciò che pensieri vanesi le affollassero la mente: chissà se adesso le avrebbe prestato più attenzioni? Dopotutto, ora era molto più bella e affascinante che col suo acerbo corpo da adolescente così limitatamente umana... In fondo, Rubicant aveva sempre qualche parola di troppo, però continuava a seguirla, perciò forse... E poi, condividevano entrambi il colore della passione: sarebbero apparsi esteticamente bene insieme...

    “Cosa c'è da essere così allegri, bambina sbadata?”

    « Il fatto che ho vinto...! »
    lo informò la Demonessa con tono imbronciato e altezzoso insieme
    « Drusilia Galanodel è schiattata, e finalmente giustizia è stata fatta. »

    « Dru... Drusilia.. Apri gli occhi.. »

    Ancora incapace di ricorrere alle potenzialità latenti del suo nuovo essere, e del tutto distratta dalla presenza del Vermiglio, la Traditrice non si era minimamente accorta del sopraggiungere dello youkai prima che egli -perso nel suo dolore- pronunciasse quei suoni flebili; quando si volse per appuntare su di lui le iridi scarlatte, un fine sopracciglio si arcuò con fare perplesso: sembrava davvero affranto mentre -carponi accanto al cadavere- lo sollevava tra le braccia nel tentativo di simularne i gesti di tenerezza che -dalla sua prigione nel Limbo- li aveva visti scambiarsi fino alla nausea. Affranto e patetico.

    « Ti prego... aprili... »

    jpgFu allora che, quasi avesse percepito quel pensiero, una vibrazione si emanò dal Demone... una sensazione di minaccia che stuprò l'aria che li separava e che la colpì come un pugno allo stomaco, spezzandole in gola ogni frase spavalda e malevola che aveva inteso scolpire con le labbra tumide; poi, le iridi rosse lo videro svanire e un'inquietudine profonda si impadronì di lei nel perderlo di vista. Si guardò intorno, ma quando capì dove Yoko fosse finito aveva già il suo respiro sul collo.

    « E' questo il corpo da puttana per cui continuavi ad importunarla? »

    Voltandosi di scatto, gli occhi impauriti di Aisiling andarono a sbattere contro lo sguardo gelido e spietato della Volpe, e un brivido la scosse nel profondo... perché non era la prima volta che si trovava trafitta dalle iridi metalliche di una Bestia sanguinaria, e mentre quella creatura si passava lentamente la lingua sulle fauci in un gesto famelico, alla Succube tornò in mente il ricordo della prima volta in cui si era sentita in pericolo nel suo dominio onirico. La prima volta in cui i sogni di Drusilia erano divenuti per lei off-limits.

    « E' questa la carne che hai desiderato così tanto? »
    inquisì ancora il Mostro, leccando sangue d'angelo dalle labbra ben disegnate
    « Raccontamelo, Aisling. »

    Troppo atterrita dalla paura, la Succube si era scoperta incapace di muoversi, ma quando lo sguardo le cadde sulla pozza vermiglia che si stava raccogliendo in copiosi rivoli ai suoi piedi, un ricordo tanto antico da esser stato dimenticato le affiorò con orrore alla mente... e mentre l'impulso del dolore dilagava feroce lungo le sue sinapsi a partire dal ventre, là dove la Volpe aveva affondato gli artigli, l'Incubo d'un tratto comprese quanto mortale fosse il pericolo in cui si trovava.

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    « . . . »

    Il lungo tempo passato nel Limbo, senza poter interagire con nulla di concreto -ma anche senza poter essere da nulla toccata- sembrava averle fatto dimenticare un'atroce verità, crudele e beffarda come solo il destino sa essere: tutto quello che esiste può essere ucciso e distrutto... e tornando a nuova vita la Traditrice si era sottomessa a questa condanna.

    « Il sapore del sangue nella tua stessa bocca. »

    Sentì la presenza del Kitsune contro la schiena, percepì la stretta del suo artiglio serrato sui suoi visceri, avvertì il suo fiato sul collo... ma fu il suo tocco sui capelli scarlatti a rompere la morsa di incredula paura in cui Aisiling era rimasta congelata. E allora urlò, un grido di dolore -per la ferita- di paura -per la sua vita- e di rabbia: come aveva osato minacciarla, quella schifosa bestia pulciosa?

    Lei era una Demonessa, adesso! Era potente e bellissima! Non poteva certo finire la sua esistenza là e a quel modo! Non ora che aveva finalmente coronato la sua vendetta... Così le fu immediatamente chiaro quello che doveva fare:
    doveva andarsene da lì.

    Guidato da quel solo pensiero, l'istinto di conservazione soppiantò il suo -carente- senno, e sebbene la Rossa non fosse ancora pratica dei suoi nuovi poteri, riuscì a tramutarsi in uno sfuffo di denso fumo nero; tuttavia, non percorse che una decina di metri prima di tornare visibile e tangibile, e quando si voltò a fronteggiare il Magister Saddler, gli occhi rossi -sbarrati e spaventati- puntavano su qualcosa oltre le sue spalle.

    « Rubicant...! »
    ringhiò a denti stretti, rivolta al Vermiglio che nessun altro avrebbe visto
    « Non stare lì impalato! Aiutami! »

     
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  5. Rubicant
     
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    Vittoria, giustizia.
    Tutto ciò che può sanguinare non avrà mai il dono di essere vestito da quelle parole.

    La sigaretta fra le fauci di Rubicant parve percepire l'ira atavica di quel Demone d'Argento, rispondendo al suo repentino movimento con un altrettanto caotico e maldestro snodarsi del fumo, asceso verso un cielo inesistente e destinato ad infrangersi.
    Come un incubo

    -o un sogno-
    toccato dalla luce.
    Con le mani in tasca, il Principe di Norimberga si sentì un po' bambino nell'ammettere che il suo cuore stava battendo più forte del solito, per l'eccitazione del momento, e che quel sangue colante dal ventre della puttana

    -finalmente reale e mortale-
    sarebbe stato suo, reclamato da un accordo stipulato tempo prima.
    Per Rubicant, quegli attori avevano interpretato magistralmente una parte tragica eppure meravigliosa: perchè finchè era la linfa cremisi a bagnare le mani, gli occhi, le parole, le bocche degli amanti, nulla poteva dirsi perduto.


    “Aiutarti? Se ti allontani così tanto, non riesco a sentirti bene.”

    I capelli di un vermiglio profondo brillavano della sola luce del suo terribile sorriso, affilato come gli strumenti che spesso utilizzava per torturare le proprie vittime.
    A volte, quegli strumenti, erano solo parole di scherno.


    “Nel malaugurato caso avessi voluto dirmi-”
    -parlava lentamente il demone, poichè sapeva che il tempo era ormai per lei un'altra emorragia-
    “-'oh affascinante Signore del Pozzo, la prego, mi salvi!'...ecco, in quel caso dolce puttanella, vorrei ricordarti che la mia parte del patto è stata rispettata.”

    Abbandonò la presa sulla sigaretta ed essa precipitò a terra, schiacciata poco dopo dall'elegante scarpa destra numero quarantadue e laccata in nero.

    “E' tempo che tu rispetti la tua, stronza.”

     
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    Non si mostrò in alcun modo preoccupato, quando la Rossa si tramutò in una nube di fumo nera per trovare salvezza dai suoi artigli. Non provò alcuna compassione, quando in preda ai deliri sentì la sua voce pregare per l'aiuto di nessuno.
    Erano rimasti soli, loro due.
    Un faccia a faccia che mai come in quel momento il Demone aveva desiderato.

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    Era la prima volta, quella, in cui riuscì a comprenderlo.
    Ed ancor peggio, a condividerlo.
    Le urla di dolore di quella cagna erano per lui una fonte di godimento dal sapore dolce, afrodisiaco. Il sangue che colava dalle sue unghie macchiate, erano brividi che donavano nuova libidine al suo corpo.

    « Dimmi, Aisling... »

    Un piede si mosse per primo, e l'altro gli fece eco subito dopo.
    Lentamente, ad accorciare la distanza che lo separava dalla carcassa ferita della demonessa.

    « ...conosci il Seme del Tormento? »

    La mano intrisa delle viscere della succube sfiorò le labbra della Volpe, mischiandosi al sangue puro dell'Angelo ora caduto.
    Sarebbe stata lenta...

    « E' un raro esemplare di Pianta Spettrale, appartenente alla categoria parassita.
    Il loro seme viene introdotto all'interno di un organismo ospite, laddove piantano le loro radici direttamente nel sistema nervoso, iniettandovi di continuo un veleno paralizzante.
    A quel punto iniziano a fiorire, e lo divorano lentamente dall'interno. »


    Volse l'oro macchiato dei suoi occhi a ricercare lo sguardo terrorizzato della vittima.
    E sorrise.

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    « Riesci ancora a muoverti, Aisling? »


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    Poteva percepirlo, poteva chiaramente leggere sul volto di quella puttana l'esatto momento in cui aveva preso coscienza della sua situazione.
    Un Seme di quella Creatura era finito nel suo addome, nel preciso istante in cui la mano del Demone l'aveva perforata da parte a parte.
    Eppure la parte migliore sarebbe ancora dovuta venire...

    « Ma sai qual'è la loro caratteristica più bizzarra? »

    Camminare nuovamente alle sue spalle, poterle respirare direttamente contro il collo, senza che lei potesse muovere un singolo misero dito...

    « Sono in grado di conservare la loro vita solo all'interno di un corpo ospite.
    Se esposte all'ambiente esterno, cessano immediatamente di esistere. »


    L'unghia affilata del dito medio si poggiò al mento della Rossa, sollevandola all'altezza del proprio volto.

    « Mi godrò fino all'ultimo istante ogni tua singola sofferenza.
    Fino a che non mi supplicherai di squarciarti con le mie stesse mani per porre fine alla tua agonia. »

     
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    "L'Amore ci passa accanto, rivestito di soavità,
    ma noi fuggiamo via impauriti, o andiamo a nasconderci nelle tenebre;
    o, ancora, l'inseguiamo per far del male in suo nome.

    Anche il più saggio tra noi si piega sotto il formidabile peso d'Amore;
    eppure esso è, in verità, leggero come la brezza lieve del Libano."


    rosadru

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    Gettata via dal Paradiso, l'anima dell'Arcano discese nuovamente sulla Terra come vapore tramutato in pioggia, incapace di andare oltre l'atmosfera.

    All'ennesima caduta, Ishtar si concesse di aprire gli occhi blu per un'ultima volta così da osservare il mondo che era stato in grado di ospitarla più a lungo d'ogni altro. Di fronte allo spettacolo di un cielo azzurro, verdi campi ed urla di festa, un sorriso amaro dipinse le labbra rosse e lacrime salate bagnarono il volto pallido.

    Poco distante giaceva il cadavere di Drusilia; nel silenzio di un'orribile condanna, gli Amanti si abbandonarono alla speranza di un nuovo battito e, come un cuore brutalmente spezzato, l'anima dell'Amore fu scissa e ciascun pezzo tornò placidamente al proprio posto. Al suo risveglio Drusilia avrebbe ricordato ben poco, semplici frammenti di un sogno ad occhi aperti.

    rosadru

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    Le prime contrazioni furono le peggiori: la Dama del Vento dovette fare i conti con l'aria bruciante nei polmoni ed i muscoli intorpiditi. Il panico dei primi attimi la portò ad urlare, ma nemmeno la voce fu sua alleata.

    Disperata, provò a muoversi, e con la sensibilità al ventre e gli arti tornò anche il dolore delle proprie ferite che rapidamente andavano a cicatrizzarsi fino a scomparire. Anche le piaghe nella bocca si richiusero, e le labbra inumidite furono certamente un buon segno di ripresa in grado di consolarla quel tanto che bastava per non cadere nello sconforto.

    Sentì delle voci, ma non potè far nulla a parte ascoltare.
    Rimase ferma finchè non fu sicura di esser davvero viva.

    -Y-yoko... a-amore...

    Levandosi lentamente dal suo giaciglio di sabbia e sangue, la Dama del Vento sollevò lo sguardo sulla Volpe per accertarsi che stesse bene, poi un ricordo la folgorò, paralizzandola.

    -Ryusang...

    Gattonò fino al punto dove il figlio ed adorato allievo aveva perso conoscenza. Il primo sentimento che la travolse fu certamente il terrore della morte del Nibbio eppure, sfiorandone la zazzera bionda e le gote ancora rosee, giunse alla conclusione che fosse solo addormentato. Avrebbe dovuto tirare un sospiro di sollievo, ma grande era la sua rabbia, incolmabile il proprio dolore.

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    -Tu... maledetto il tuo nome e tutto ciò che ti riguarda.

    Ringhiò contro la rossa al pari di una belva feroce sul punto di sbranarla. Non solo l'aveva tormentata per anni, non solo aveva usato lei ed il proprio casato per le sue sporche smanie di potere, ma aveva anche osato toccare suo figlio.
    L'avrebbe ferita, deturpata, fatta a pezzi... ed avrebbe iniziato dalla faccia.

    -Hai fatto un grosso sbaglio a presentarti qui, oggi. Se credi di potermi ferire o anche solo spaventarmi, sappi che la tua preda è morta. Oggi farai i conti con il cacciatore.

    Si rimise in piedi lentamente e, con sguardo assassino, avanzò fino a raggiungere il fianco del suo amato. Senza distogliere lo sguardo dalla propria nemica, la mano candida andò a stringere quella del Demone. Era tornata per restare: nessuno avrebbe mai potuto dividerli.
    A costo di distruggere ogni cosa sul loro cammino.

    -Yoko, lasciala a me: voglio ucciderla con le mie mani.

     
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  8. Rubicant
     
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    A quanto pare, ricordava perfettamente il delirio che segue la morte di uno dei due innamorati.
    O presunta tale che sia, la differenza poteva dirsi minima.
    Il Demone sorrise, al riparo dalla sua inesistenza in quella dimensione destinata a collassare non appena la sua sciatta padrona avesse messo piede nel limbo dei dimenticati.


    “Oh, la bella addormentata si è destata.
    Peccato Aisling...”


    Osservò la ragazza svegliarsi, riprendere coscienza e riaccendere una bellezza invidiabile dalla maggior parte delle creature che il demone avesse mai incontrato. Comprendeva, in fondo, l'astio provato dalla rossa per tale celestiale apparizione.

    “...un vero peccato. Avevi la determinazione giusta per diventare una decenete sgualdrina degli Inferi.
    E invece morirai da sgualdrina e basta.”

    -si accese un'altra sigaretta, temporeggiando-
    “Portati questo segreto nella tomba dalla quale non uscirai più: non basta la vendetta.
    La supremazia sta nell'odio puro, incondizionato. Odiare chi ci ha ferito è proprio di ogni essere umano.
    Noi siamo di più, siamo demoni, stupida.”


    Si voltò, mostrando le spalle al quel sipario che oramai non aveva più a che fare con lui.
    Il Pozzo avrebbe reclamato il sangue dovuto e tuttò ciò sarebbe stato suo, a tempo debito.
    Il fumo del tizzone danzò qualche istante nell'aria, caotico, imprevedibile.
    E poi non fu più nulla del Vermiglio.

     
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    La calma indifferenza con cui Rubicant ristette al suo posto, temporeggiando con le mani in tasca, la stizzì; la disinvoltura con cui si staccò dalle labbra ben disegnate la cicca oramai consumata per poi gettarla via, le trasmise un senso oscuro si presagio... e quando il Vermiglio -colui che aveva guidato con pazienza ogni suo passo sulla strada verso la realizzazione della sua vendetta- lasciò cadere la maschera del benefattore per apostrofarla in quella maniera così rude e sprezzante, l'Incubo percepì la sgradevole sensazione del sangue che le si gelava nelle vene.

    “Nel malaugurato caso avessi voluto dirmi
    'oh affascinante Signore del Pozzo, la prego, mi salvi!'...”

    esordì mellifluo il Demone, osservandola con sussiego e parlandole con scherno
    “..ecco, in quel caso dolce puttanella, vorrei ricordarti che la mia parte del patto è stata rispettata. E' tempo che tu rispetti la tua, stronza.”

    « Dimmi, Aisling... conosci il Seme del Tormento? »
    il mormorio morbido della Volpe -roco e suadente, quasi dolce- la fece sobbalzare
    « E' un raro esemplare di Pianta Spettrale, appartenente alla categoria parassita.
    Il loro seme viene introdotto all'interno di un organismo ospite, laddove piantano le loro radici direttamente nel sistema nervoso, iniettandovi di continuo un veleno paralizzante. »


    jpgCome se non avesse gia patito abbastanza per tutti gli inconvenienti di quella sola giornata (il Drago sfuggito al suo controllo, la sconfitta di quel giocattolo su cui non era riuscita a mettere le grinfie, e l'intromissione del biondino che aveva osato colpirla), il suo più potente alleato le era venuto meno nel momento peggiore che si potesse immaginare -quello del pericolo-, e ora ci si metteva anche quella bestiaccia pelosa e punciosa con i suoi deliri di botanica...!

    Ma insomma, che altro voleva da lei quel sacco di pulci?!
    Le aveva già trapassato il ventre e le aveva fatto malissimo! Non capiva che per lei era un momento difficile? Era appena riuscita a realizzare il suo desiderio e già aveva ricevuto la prima fregatura scoprendo di essere divenuta
    mortale; oltre allo spavento e alla delusione per quel trauma, quel brutto sacco di pulci insisteva nel voler cercare di ucciderla e il suo alleato le stava voltando le spalle proprio nel momento di maggior bisogno: tra tutti, proprio lei era stata tradita.

    « A quel punto iniziano a fiorire, e lo divorano lentamente dall'interno.
    Riesci ancora a muoverti, Aisling? »

    proseguì Yoko, giungendo al nocciolo della questione e raggiungendola lentamente
    « Ma sai qual'è la loro caratteristica più bizzarra?
    Sono in grado di conservare la loro vita solo all'interno di un corpo ospite.
    Se esposte all'ambiente esterno, cessano immediatamente di esistere. »


    Fermo davanti a lei, il Kitsune incatenò lo sguardo metallico e freddo degli occhi d'oro alle iridi rosse della Succube, e per quanto l'istinto di sopravvivenza -derivazione diretta della dicotomia predatore/preda- seguitasse ad urlarle di fuggire il più in fretta e il più lontano possibile, la Rossa non fu in grado di muovere un solo muscolo... ma se fosse per il veleno del germoglio di cui era vittima o semplicemente per la più pura e semplice paura, l'Incubo non seppe spiegarselo.

    « Mi godrò fino all'ultimo istante ogni tua singola sofferenza. »
    mormorò, per darle modo di sperimentare una nuova dimensione di terrore
    « Fino a che non mi supplicherai di squarciarti con le mie stesse mani per porre fine alla tua agonia. »

    -Y-yoko... a-amore... Ryusang...
    una voce familiare -odiata, che si augurava di non dover sentire mai più- la raggiunse

    “Oh, la bella addormentata si è destata. Peccato Aisling...un vero peccato.”
    il commento di Rubicant la giunse da lontano, fastidioso ma remoto
    “Avevi la determinazione giusta per diventare una decenete sgualdrina degli Inferi.
    E invece morirai da sgualdrina e basta.”


    -Tu... maledetto il tuo nome e tutto ciò che ti riguarda.

    “Portati questo segreto nella tomba dalla quale non uscirai più: non basta la vendetta.”
    la redarguì ancora Rubicant, in un controcanto, mentre si accendeva una sigaretta
    “La supremazia sta nell'odio puro, incondizionato. Odiare chi ci ha ferito è proprio di ogni essere umano. Noi siamo di più, siamo demoni, stupida.”

    Con gli occhi sbarrati dalla sgradita sorpresa, Aisiling notò appena l'uscita di scena del Vermiglio; ruotò invece lentamente il capo in direzione del punto dove aveva lasciato il cadavere di Drusilia Galanodel nella polvere e nel sangue... e la più autentica incredulità la colse nel vedere quella sgualdrina angelica muoversi, issarsi lentamente seduta, chinarsi sul guscio vuoto del biondino e infine fissarla di rimando con furia omicida negli occhi verdi. Ancora viva. Troppo viva.

    -Hai fatto un grosso sbaglio a presentarti qui, oggi.
    minacciò l'Angelo, e ciò che fece più rodere la Rossa fu aver pensato lo stesso
    -Se credi di potermi ferire o anche solo spaventarmi, sappi che la tua preda è morta.
    Oggi farai i conti con il cacciatore.


    Mentre vedeva tutte le lunghe e faticose fasi del suo piano scorrerle davanti a velocità folle, anni e anni contratti in pochi secondi, la sua vecchia nemica si rimise in piedi per avanzare verso di lei... e qualcosa iniziò a bruciare nel petto della Demonessa con un'intensità dolorosa.

    -Yoko, lasciala a me: voglio ucciderla con le mie mani.

    Aveva stretto un patto con un demone, presieduto allo sterminio dei Galanodel, inseguito la preda fuggiasca fin dentro ai suoi sogni, irretito una setta di idioti per manipolarli e fargli fare quello che le serviva, sguinzagliato il Drago Divora-Mondo su Endlos... ed era stato tutto in vano. Il suo piano era fallito. Aveva fallito su tutta la linea.

    Forse, fu uno scatto d'ira nel realizzare quella verità a farla reagire...
    Mentre la Volpe si lasciava distrarre dal redivivo Angelo -che si era avvicinata a lui per congiungere le loro mani-, l'Incubo strinse i denti fino a farli scricchiolare e focalizzò la mente sul suo desiderio di fuga; il sapore ferruginoso del proprio sangue fu l'ultimo ricordo che portò con sé dallo stadio fisico, prima di trasmutare il suo corpo in una densa nube di fumo nero e disperdersi nel cielo di nuovo azzurro del semipiano.

    Non sapeva ancora dove si sarebbe rintanata per leccarsi le ferite: dopotutto, era sola in un mondo alieno... popolato da nemici... non c'era alcun posto dove potesse tornare... senza Rubicant, più nessuno su cui potesse contare...
    non c'era nessuno che potesse proteggerla... E fu allora che un ricordo sbocciò nella sua mente: ricordi di una notte stellata, di musica nell'aria, di luci, fiori e nastri. Un ballo... un cavaliere assegnatole dal destino... e la promessa che le era stata fatta.

    D'un tratto seppe dove sarebbe potuta andare,
    e che la sua vendetta non sarebbe rimasta incompiuta.

     
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    Non si rese conto di ciò che stava succedendo alle proprie spalle sino a quando quel dolce tepore non avvolse ancora una volta la sua mano.



    Si ritrovò a sussultare d'improvviso, come se il tocco angelico della sua amata l'avesse strappato alla deriva, salvato da una profonda apnea. Lo sguardo si spogliò del taglio assassino che avevano assunto i suoi occhi, non più pallidi come la morte che la sua mano decantava, ma ora vivi, animati di quella luce dorata che era solita ravvivarli.
    Si schiusero lentamente le sue labbra, ancora sporche del sangue impuro della demonessa.
    E si strinse con inconscia forza la presa della mano, ad abbracciare le dita affusolate e delicate di colei che tuttora credeva al suolo depredata della vita.
    Non aveva prestato attenzione ad una sola delle parole che fuoriuscirono dalla bocca della sua sola donna. Poiché ancor prima che nei suoi pensieri riuscisse a rendersi conto di ciò che era realmente accaduto,



    le braccia della Volpe cingevano già il corpo morbido dell'Angelo non più caduto.
    Non vi era alcun nemico alle proprie spalle, non vi era altro in quel momento che potesse anche solo meritare una stupidissima considerazione.

    « Drusilia... »

    Non esisteva altro, in quel loro mondo, se non il calore insperato di quell'improvviso abbraccio.
    Si sarebbe reso conto troppo tardi, probabilmente, dell'errore che aveva commesso in quel frangente.
    La puttana, che fino a qualche istante prima giaceva paralizzata e sofferenze ad una distanza irrisoria, fece tesoro immediato di quell'attimo di distrazione.
    Avvertì la leggerezza che andò pian piano ad affievolire l'efficacia dell'incanto che la teneva prigioniera, ed ancora una volta si disperse nell'aria sotto forma di una nube nera.
    Stavolta, senza più riapparire ai loro occhi.

    Le braccia dell'Elessedil distaccarono leggermente il corpo della propria amata, ricercando -e già lo sapeva- lo sguardo rabbioso della sua compagna. Non l'avrebbe biasimata, se in quel momento l'avesse odiato per averle lasciato sfuggire davanti agli occhi un'occasione che probabilmente attendeva da una vita.

    « Non andrà lontano. »

    Ora che aveva un corpo tangibile, ora che la sua magia aveva marchiato quel corpo umano...

    « Non potrà liberarsi della mia maledizione.
    La consumerà lentamente, e col tempo, la costringerà a strisciare nuovamente ai nostri piedi. »


    Ed in quel momento, in quel dannatissimo momento, l'avrebbe pagata.

    « Non permetterò che accada ancora. »

    Ma ora che la stringeva con forza fra le sue braccia,
    ora che il suo respiro accarezzava dolcemente la propria pelle
    nella debolezza delle lacrime che rigavano il suo volto,
    nella paura, e nel terrore che mai prima d'ora aveva assaporato così violentemente

    « Non importa quanto alto sarà il prezzo da dover pagare. »

    nulla aveva più importanza del calore delle sue labbra.

     
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    Si lasciò avvolgere dall'abbraccio del Mago crogiolandosi al suo tiepido respiro. Dalle labbra sottili ed eleganti che tanto amava poteva sentire il suo affanno spezzare frasi rimaste incomplete, ed i pensieri volavano via come la sabbia trasportata dal vento.
    Le dita affusolate si posarono sul volto del demone e lo sguardo smeraldino annegò in quel mare di dolcezza dai riflessi dorati. Ne rimase incantata: nonostante gli anni non aveva mai imparato a sostenere il suo sguardo senza innamorarsi per l'ennesima volta.

    png

    -Non importa.

    Che fosse per il suo legame di Arcano o per l'Amore più sincero e profondo, l'unica certezza a cui poteva aggrapparsi era quella di voler vivere soltanto per lui. Nessun nuovo sacrificio, nessuna vendetta. No, non se ne sarebbe mai andata: morendo gli avrebbe fatto del male... uno dei più grandi fallimenti a cui pensava con orrore e raccapriccio.

    -Che scappi o muoia, il suo destino è segnato nel sangue: ha distrutto quanto di più sacro esisteva nel suo mondo... lo ha mutilato per invidia ed arroganza. Solo ora inizia a rendersi conto di ciò che le sta accadendo...

    Serena nonostante la battaglia e dimentica del suo vissuto, Drusilia cercò di far perno sulle proprie braccia così da sollevarsi appena. Che sparisse, la serpe immonda: nemmeno torturandola sarebbe riuscita a infliggerle più dolore di quanto era riuscita a farsene da sola.

    -Non può più tornare indietro, ha superato il limite... è condannata e totalmente sola. Nessuno al mondo può salvarla.

    Si levò sulle ginocchia per poi crollare nuovamente fra le braccia della volpe. Non era inciampata e nemmeno ferita; sorrideva teneramente, forse un pò malinconica, mentre le dita femminili si insinuavano fra le chiome argentate del suo amato, intrecciandosi come le trame di un prezioso drappo.

    jpg

    -Restiamo così, ancora per un pò...

    Aveva notato quel cambiamento impercettibile nella sua voce, ascoltato le frasi non dette.
    Era così stanca... ma non abbastanza da ignorare le sue pene, ancora in forze per renderlo ancora felice, in quell'attimo come in migliaia di esistenze.

    -Se mi baci non posso sparire.

    Carezzandogli il volto finì per cingerlo, così da incatenare ancora gli sguardi.

    -Se mi stringi forte, nulla potrà strapparmi alla tua presa.

    Si avvicinò impercettibilmente, fino a sentire il suo fiato sulla pelle.

    -Se ti abbandoni ai miei sussurri, continuerò ad esistere.

    Perchè l'Amore è fatto di volontà, preghiere e follia... una condizione, un altruismo egoista.

    -...soltanto per te.

    Le labbra si sfiorarono, il mondo attorno a loro smise di esistere.

     
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