Armistizio

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    Raggiungere il più alto pinnacolo dell'Isola Errante dall'abitazione della sua Famiglia non aveva mai richiesto più di pochi minuti a piedi, tagliando per scorciatoie che aveva imparato a conoscere come le sue tasche fin da bambino, eppure... per quanto -in linea d'aria- le distanze fossero rimaste le stesse, muoversi tra le vie ora aliene della Città Alta gli aveva richiesto un tempo snervante. O, forse, così gli era solo sembrato.

    Dal giorno in cui aveva incrociato le lame con Dama Galanodel davanti al Mastio, la percezione del tempo del Mercante d'armi si era irrimediabilmente guastata: il periodo di convalescenza in cui si era rintanato nella sua magione era sembrato durare mesi interi; i giorni in cui aveva atteso che la vendetta del neo-Alfiere si abbattesse su di lui, erano stati lunghi come anni, e mentre le ore si trascinavano lente, Cesare Borgia aveva continuato a vedere le teste coronate dei suoi colleghi del Sodalizio cadere una per una... sentendo il cerchio intorno a lui stringersi come un cappio attorno al suo collo.

    Eppure, le settimane si erano avvicendate, e -ad eccezione di qualche vandalo o disperato-
    nessuno era mai venuto da lui per trascinarlo in piazza e rivendicar giustizia.

    Nel suo rimuginare senza posa, gli ci erano volute tutte le notti sottratte al sonno per giungere alla conclusione che un confronto con quella donna fosse necessario, e sebbene la sua determinazione ad incontrarla e chiederle spiegazioni circa i suoi piani su di lui fosse stata forte nel momento in cui aveva varcato i cancelli delle sue proprietà, l'umore gli si era notevolmente abbassato -e avvelenato- quando i suoi occhi scuri avevano preso atto dello scempio che era stato perpetrato alla sua città: doppiamente sfigurata, tanto dalla distruzione della guerra, quanto dal cattivo gusto architettonico scelto per la ricostruzione.
    Quella, non era più Laputa...

    Ora che -finalmente- aveva trovato la giusta via fino al Mastio, i suoi passi echeggiavano marziali e composti lungo i corridoi, e anche se più di una guardia gli aveva lanciato occhiate diffidenti o apertamente ostili, l'espressione seria del rampollo dei Borgia non aveva lasciato trapelare nulla del fastidio e dell'amarezza che covava nel suo spirito.

    Fermo e composto, Cesare raggiunse la soglia della Sala del Trono e lì si fermò, dette disposizione ad un paggio perché l'annunciasse, e una volta che il protocollo fu osservato, si addentò nella grande stanza che non vedeva dal giorno della sua sconfitta, percorrendo a grandi passi il tappeto su cui ancora l'occhio della memoria poteva scorgere la scia del sangue versato, verso lo scranno dove l'ultima volta aveva veduto la sua avversaria.

     
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    “Un guerriero della luce ha sempre una seconda opportunità nella vita.

    Come tutti gli altri uomini e le altre donne, egli non è nato sapendo già maneggiare la spada.
    Ha sbagliato molte volte, prima di scoprire la propria Leggenda Personale.

    Nessun guerriero può sedersi intorno al fuoco e dire agli altri: «Ho sempre agito nella maniera giusta». Chi afferma ciò, sta mentendo, e non ha ancora imparato a conoscere se stesso.
    Inoltre, nel passato, il vero guerriero della luce ha commesso qualche ingiustizia.

    Ma, nel corso del viaggio, capisce che prima o poi incontrerà di nuovo gli uomini con cui ha agito in modo sbagliato.

    È la sua opportunità di porre rimedio al male causato.

    Ed egli la coglie sempre senza esitare”.


    rosadru

    Sapeva che sarebbe arrivato, prima o poi.
    Si può dire che in un certo senso lo stava aspettando: terminata la Guerra Civile, tutti i rivali del neoproclamato Alfiere erano stati messi agli arresti e processati. In molti erano stati giustiziati pubblicamente, ancor di più avevano perso tutti i loro averi, sottratti con la forza dal nuovo governo per sopperire alle spese di ricostruzione dei gironi più danneggiati. Altri ancora erano riusciti ad ottenere l'esilio dal Presidio delle Nubi: tornare per loro avrebbe significato morte certa, ma almeno potevano ricominciare la propria vita altrove, lontani da persecuzioni pubbliche e vendette personali.

    E poi c'era Cesare.

    In molti non avevano affatto compreso il significato di quel gesto, ma l'Autocrate aveva deciso di risparmiarlo; dal primo giorno del nuovo alfierato nessuno aveva infatti mai bussato alla sua porta, e l'Esercito stesso fu ben esortato a non creargli alcuna situazione spiacevole. Inutile accennare quanto l'indulgenza della Dama del Vento avesse portato perplessità e malcontento fra i suoi consiglieri, ma era stata insolitamente categorica a riguardo e perfino la legge girava a favore della donna, non lasciando spazio ad interpretazioni: disobbedire all'Autocrate era un tradimento verso il Presidio Errante. Chiunque si fosse macchiato di quel peccato, sarebbe stato considerato nemico di Laputa e trattato di conseguenza.

    propostae

    -Benvenuto, Cesare. C'è qualcosa che posso fare per te?

    Eppure, fra tutti i dissidenti tenuti a bada, era praticamente certa che quel mercante non si sarebbe fermato; voleva delle risposte e non temeva la morte perchè ritenuta una giusta condanna ed espiazione per i crimini commessi durante la Guerra Civile. Mai uomo più pericoloso, nemico o alleato che fosse. Forse era anche per quello che era stato considerato da Rivenore un possibile Alfiere.

    Drusilia attese una risposta osservandolo con sguardo sereno ed un sorriso sulle labbra.
    Quel giorno gli avrebbe insegnato la sottile differenza fra Legge e Giustizia.

     
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    -Benvenuto, Cesare.
    con tutta la calma del mondo, la Dama del Vento salutò il suo ingresso
    -C'è qualcosa che posso fare per te?

    Sostenendo lo sguardo di smeraldo con le iridi scure, il Rampollo dei Borgia si prese un attimo di silenzio prima di rispondere; nonostante la serena sicurezza che ella ostentava, il Mercante non riusciva a mettersi a suo agio, e non solo perché la crudezza della Guerra Civile era ancora troppo vicina, ma perché -non più di pochi giorni prima- loro stessi erano stati attori di uno scontro furibondo in cui non avevano risparmiato la violenza e le energie.

    Certamente, una realtà del genere non era eccessivamente surreale per lui, abituato al trasformismo della politica a dispetto della giovane età… ma proprio per quello il fatto che, di tutti i nemici che si erano sollevati contro quella donna, lui fosse il solo rimasto intoccato dalla sua vendetta, gli faceva chiaramente intendere che trovasse in lui una qualche utilità.

    Era il bisogno di capire quale fosse questa carta fortunata ad averlo condotto là quel giorno.

    Il bisogno di capire come liberarsene.

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    « Gentile offerta, la vostra, Lady Alfiere... »
    esordì, incrociando i loro sguardi come aveva già fatto con le lame
    « ...eppure, dalle notizie che mi sono giunte durante la convalescenza, non siete stata molto prodiga di magnanimità negli scorsi giorni: ho saputo che i traditori sono stati eseguiti, puniti o esiliati. »
    fece una pausa, senza timore di mostrarsi irriverente o sdegnato quanto si sentiva
    « Avete distrutto il Sodalizio... ma avete tralasciato me: la domanda è “come mai?” »

    Diretto come uno schiaffo in viso, il Rampollo dei Borgia rimase in silenzio, trattenendo chiuse nel segreto della sua mente machiavellica le molte possibili spiegazioni che aveva trovato a quel quesito; era il turno di Drusilia di rispondere - e lui era quanto mai interessato ad ascoltare.

     
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    Sostenne il suo sguardo colmo di spregio con aria dura, eppure particolarmente affranta: le capitava spesso di non ricevere gratitudine da coloro che salvava -era infondo il primo insegnamento che impartiva ad ogni aviatore- eppure lo sguardo di quel giovane le fece particolarmente male.

    Perchè la odiava così tanto?
    Eppure lei non ricambiava quei sentimenti.

    -Quando le nostre lame si sono incrociate ai piedi del Mastio, quando infine sei caduto in ginocchio, non nego di aver desiderato affondare la mia lama nella tua carne infinite volte. Tu mi hai ferita, ricoperta di calunnie, ed hai contribuito al dolore causato nelle Nove Giornate: sinceramente non so spiegare cosa mi abbia fermata in quell'istante.

    inginocchiati

    Decise di rispondere, stringendosi le mani in un gesto nervoso. Avrebbe potuto mentirgli, perchè tante erano le leggi, le motivazioni ed i capricci che le avrebbero permesso un finale simile. Eppure lei, differentemente da quanto Cesare pensava, non era una donna da complotti, intrighi e qualunque altra calunnia fosse uscita dalla sua bocca o che avesse anche solo carpito la sua mente. A Drusilia non piaceva mentire e non sopportava che qualcuno la odiasse, nemmeno un vecchio nemico.

    -Ma poi mi son trovata a riflettere su cosa sia davvero la Giustizia. Non è semplice, sai? Il problema è che inizi a prenderne coscienza nei momenti peggiori.

    Mai verità più grande: ottenuta la carica di Alfiere, Drusilia aveva preso coscienza di molte cose, prima fra tutte la scarsa importanza della sua individualità. Il Presidio veniva prima di ogni altra cosa e da regina avrebbe dovuto governare illuminata esclusivamente da quest'idea. Eppure è così difficile comprendere cosa sia giusto... estremamente complesso dimenticare la propria individualità a favore del bene comune; un esercizio continuo costellato da decisioni tormentate.

    -Che tu abbia colpe è indubbio, ma non ho reputato giusto trattarti al pari degli altri, perchè tu non sei un loro pari. Sei profondamente diverso da loro, Cesare...

    Il problema sussisteva in Cesare, che non era come gli altri. Drusilia lo aveva intuito nell'istante in cui era avanzato verso di lei, accettando l'invito a porre fine alla guerra con un duello di spade. Lo aveva compreso nel momento in cui, ormai sconfitto, stava per rifiutare l'offerta di una resa in cambio della vita. Lo aveva infine confermato quando le era rimasto vicino durante l'incoscienza, distrutta dalle ferite del duello, proteggendola da tutto ciò che potesse farle del male.

    Nonostante lui la odiasse, nonostante si fossero scontrati più volte, Cesare non aveva mai tradito il Presidio Errante. Era per questo che non poteva punirlo: entrambi erano macchiati delle stesse colpe ed illuminati dal medesimo ideale... se fosse stato davvero giusto condannarlo a morte, lei avrebbe dovuto seguirlo.

     
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    -Quando le nostre lame si sono incrociate ai piedi del Mastio, quando infine sei caduto in ginocchio, non nego di aver desiderato affondare la mia lama nella tua carne infinite volte.
    confessò Drusilia, e -strano a dirsi- Cesare si sentì sollevato a sentirlo
    -Tu mi hai ferita, ricoperta di calunnie, ed hai contribuito al dolore causato nelle Nove Giornate: sinceramente non so spiegare cosa mi abbia fermata in quell'istante.

    In un gesto elegante ed eloquente, la Dama del Vento strinse le mani e se le accostò al petto morbido come se potesse a quel modo trattenere i moti tumultuosi del suo cuore; dal canto suo, il Rampollo dei Borgia rimase invece dritto come un fuso al suo cospetto, con gli occhi scuri fissi su di lei, limitandosi a conservare un'espressione attenta e un composto silenzio: aveva molte domande, aveva bisogno di risposte, ed era lì per ascoltare.

    -Ma poi mi son trovata a riflettere su cosa sia davvero la Giustizia. Non è semplice, sai?
    Il problema è che inizi a prenderne coscienza nei momenti peggiori.

    proseguì la donna, avvicinandosi di un passo al punto della questione
    -Che tu abbia colpe è indubbio, ma non ho reputato giusto trattarti al pari degli altri, perchè tu non sei un loro pari. Sei profondamente diverso da loro, Cesare...

    Da fine oratore quale era, il Mercante d'Armi conosceva l'importanza delle pause quanto quella delle parole: capiva perfettamente che il discorso era appena cominciato, ma l'Alfiere Errante parve esitare, costringendolo all'attesa, e fu solo per invitarla -a suo modo- a proseguire, che Cesare prese la parola.

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    « No, non ero come loro. Ero il loro capo. Il loro condottiero. »
    formulò asciutto, intrecciando le dita dietro la schiena ed ergendosi senza vergogna
    «Colui a cui sarebbe spettata la punizione esemplare che avrebbe ridotto ogni altro all'obbedienza.
    ...e, invece, l'unico rimasto indenne. Quale messaggio ne ricaverà l'Isola? »

     
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    -Non è la cieca obbedienza che ciò che voglio dal mio popolo.

    La risposta giunse estremamente rapida, quasi ad interromperlo. Gli occhi verdi si erano levati sui suoi e lo scrutavano esattamente come era accaduto in quella lunga notte di sangue.

    -Ti reputi il responsabile di ogni male, ma non è così: sei soltanto l'unico che ha scelto di prendersi delle responsabilità nella faccenda. Coloro che ti hanno seguito non hanno meno colpe di quante te ne porti sulle spalle, avendo essi avuto la libertà di scegliere da che parte stare.

    Lentamente, la timidezza e l'insicurezza mostrate poco prima scemarono dal suo volto di silfide, lasciando al loro posto lineamenti duri e solenni, lo sguardo ardente di una donna che credeva profondamente nelle proprie parole.

    -Sii sincero, "condottiero": quando hai accolto il mio guanto di sfida avanzando al mio cospetto, accettando implicitamente la proposta di un finale rapido così da limitare i danni della guerra ad uno lunga e logorante che vi dava enormi possibilità di vittoria, ti sei fermato ad osservare i tuoi "seguaci"?

    A dispetto delle apparenze, Drusilia non era una sprovveduta, esattamente come non era una strega maliarda: per quanto fosse tendenzialmente gentile ed affettuosa, lei come ogni altro soldato su quell'isola aveva visto la guerra con i propri occhi più e più volte, fino a portarla di notte nei propri incubi. Pertanto era anche maturata ed aveva imparato a distinguere gli uomini d'onore dai vigliacchi senza spina dorsale e dalle serpi ingannatrici.

    occhialf

    -Io li ho visti, proprio con questi occhi: nessuno ha mosso un passo.
    E' per questo che non li ho salvati.

     
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    -Non è la cieca obbedienza che ciò che voglio dal mio popolo.
    Ti reputi il responsabile di ogni male, ma non è così: sei soltanto l'unico che ha scelto di prendersi delle responsabilità nella faccenda. Coloro che ti hanno seguito non hanno meno colpe di quante te ne porti sulle spalle, avendo essi avuto la libertà di scegliere da che parte stare.


    Osservandone con neutra severità il viso d'angelo, l'occhio critico del Mercante d'Armi non ebbe bisogno che di pochi istanti per capire che la Dama del Vento non stava mentendo; per quanto fosse in disaccordo su alcuni punti da lei proferiti, Cesare scelse però di restare in silenzio -in ascolto-, perché la donna sembrava finalmente aver abbandonato ogni esitazione... e, magari, sarebbe presto giunta alla verità che egli aveva domandato di poter udire: perché era ancora vivo...?

    -Sii sincero, "condottiero": quando hai accolto il mio guanto di sfida avanzando al mio cospetto, accettando implicitamente la proposta di un finale rapido così da limitare i danni della guerra ad uno lunga e logorante che vi dava enormi possibilità di vittoria, ti sei fermato ad osservare i tuoi "seguaci"?

    La domanda lo colse un po' impreparato, ma nonostante la perplessità il Borgia non lo dette a vedere: con le mani compostamente trattenute dietro la schiena, la sua unica reazione consistette nell'arcuamento leggero di un sopracciglio.

    -Io li ho visti, proprio con questi occhi: nessuno ha mosso un passo.
    E' per questo che non li ho salvati.


    Quietamente meditabondo, il Cavaliere del Sodalizio si prese un momento per mettere in ordine i pensieri; quando schiuse le labbra ben disegnate, provò a tradurli in parole.

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    « Questo potrebbe spiegare il loro destino, ma non risponde alle domande sul mio. »
    esordì calmo, sostenendo il suo sguardo verde con gli occhi scuri
    « Cosa mi aspetta, adesso che la mia casa è divenuta terra straniera?
    È un modo educato per punirmi o per indurmi all'esilio...? »

     
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    Un leggero sorriso dipinse le labbra della Dama del Vento di tonalità calde e confortevoli: per quanto il mercante d'armi si ergesse innanzi a lei al pari di una statua di pietra, Drusilia lo trovò estremamente tenero. Probabilmente la vita l'aveva costretto a crescere in fretta -un pò come era accaduto anche per lei- ma restava comunque un ragazzo con le sue paure e le sue insicurezze.

    -Una volta qualcuno mi disse che la casa è il luogo in cui poter tornare. Se tu vuoi andartene, sei libero di farlo, ed altrettanto sarà se desideri rimanere: nessun cambiamento potrà mai renderla una terra straniera.

    Tutto ciò che desiderava l'Alfiere in quel momento era che il suo ospite la smettesse di tormentarsi: per quanto orribile, la Guerra Civile era finita e dovevano tutti andare avanti, nel bene e nel male.

    drusmile

    -Tu ami questa terra con tutto te stesso, vero?

    Pronunciò quella domanda a bruciapelo, posando il mento sulle mani e fissandolo con sguardo dolce. Se c'era qualcuno in grado di capire una cosa simile, questa era certamente lei che di Amore portava il nome e la maledizione.

    -E' per questo che ti ho salvato: non importa cosa pensi di me, quanto tu possa trovarmi falsa, insopportabile o fastidiosa. Ti ho scelto per il tuo amore verso Laputa, ed è questo tutto ciò che importa; qualunque cosa accada, tu sarai sempre qui a difenderla. E' per questo che ho desiderato la tua vita, ed è per questo che ora ti chiedo di aiutarmi a ricostruire la nostra "casa".

    Lentamente avrebbe portato le mani dietro al collo, così da recuperare l'anello tenuto appeso da una sottile catena d'oro. Con il monile fra le dita, l'Autocrate si sarebbe levato dal proprio scranno per poi avanzare verso il suo ospite. Gli avrebbe preso una mano, e gli avrebbe donato una delle sue lacrime.

    -Se credi di non meritare la vita per i tuoi peccati, accetta il mio dono ed usalo per espiare ogni colpa.


    anelloufficialeyoko

    Lacrima dell'Alfiere.

    Anello d'oro con incastonato un diamante; sull'intera superficie è intarsiato da rune magiche in grado di azionare i poteri su di esso inseriti. Riguardo al monile girano voci di corridoio: queste affermano che le rune siano solo un abbellimento in memoria del vecchio Alfiere, e che in realtà il potere magico dell'artefatto risiede nella gemma. I pettegolezzi dei più romantici danno molto credito a questa versione, ed aggiungono che le gemme di questi anelli altro non sono che le lacrime versate dall'Alfiere prima dello scontro finale con Cesare, in seguito raccolte dai suoi seguaci e trasformate poi in diamanti. Da qui deriva il nome degli anelli.

    Custode delle Chiavi: Pagando un consumo medio, è possibile evocare una chiave in grado di aprire ogni porta dell'isola.
    Consumo: Basso.
    Durata: Istantanea.

     
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    -Una volta qualcuno mi disse che la casa è il luogo in cui poter tornare.
    Se tu vuoi andartene, sei libero di farlo, ed altrettanto sarà se desideri rimanere:
    nessun cambiamento potrà mai renderla una terra straniera.

    esordì in risposta la donna, mentre un sorriso le incurvava le belle labbra
    -Tu ami questa terra con tutto te stesso, vero? E' per questo che ti ho salvato...
    a quella domanda, l’altro rimase distaccato, ma il suo sguardo si fece più attento
    -...non importa cosa pensi di me, quanto tu possa trovarmi falsa, insopportabile o fastidiosa. Ti ho scelto per il tuo amore verso Laputa, ed è questo tutto ciò che importa; qualunque cosa accada, tu sarai sempre qui a difenderla. E' per questo che ho desiderato la tua vita, ed è per questo che ora ti chiedo di aiutarmi a ricostruire la nostra "casa".

    Terminato il suo discorso -a cui il Rampollo dei Borgia aveva prestato orecchio nel più imperscrutabile silenzio-, la Dama del Vento portò le bianche mani all’elegante collo da cigno, e sotto gli occhi scuri del giovane liberò dalla catenina un monile d’oro dall’aria raffinata; Cesare non sapeva bene di cosa si trattasse, né cosa quell’oggetto rappresentasse, ma lo intuì… e -pur restando stoico- ebbe l’impressione che l’aria si facesse più pesante.

    Quando vide l’Alfiere alzarsi dal suo scranno per andargli incontro, mantenere il volto impassibile gli costò stavolta un certo sforzo, e mentre la sua fu-avversaria gli porgeva una vestigia di potere nella semplice forma di un anello, Cesare esitò, per metà allettato e per metà indignato... ma non si mosse per accettarlo; insondabili, le iridi si incatenarono a quelle di Drusilia, e quando ne scandagliò l’espressione fu colto un certo intimo smarrimento. Era sincera,
    ma non poteva star dicendo sul serio.

    -Se credi di non meritare la vita per i tuoi peccati, accetta il mio dono ed usalo per espiare ogni colpa.

    jpg
    « Laputa accetterebbe l’aiuto della stessa mano che l’ha così ferocemente colpita?
    Quello che proponete è un insulto a quanti hanno perso amici, figli, padri e fratelli a causa mia. »

    asserì con voce calma, viso a viso e occhi negli occhi
    « Sarebbe una decisione molto impopolare: un Alfiere dovrebbe mostrare più criterio. »

     
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    Davvero convinto delle sue idee, il buon Cesare! Con un profondo sospiro la Dama del Vento constatò che avrebbe lottato contro di lui centinaia di volte durante il proprio governo, tuttavia... in un certo senso, quella era la pena che si era scelta. L'avrebbe accettata e, chissà, prima o poi sarebbero -forse- andati d'accordo. O almeno lui avrebbe smesso di considerarla inadatta: le bastava anche quello, in effetti.

    -Non è un insulto, Cesare. Ricorda ciò che ti dissi prima delle Nove Giornate: nessuno ha diritto a spezzare una vita. Non l'avevi tu verso le vittime della Guerra nè l'hanno loro verso di te. A volte l'autorità si sporca le mani per chi non ha speranza di redimersi, quando la sua vita ne vale molte altre... ma questo caso non mi pare ti riguardi.

    Per chi conosceva la Guerra, la Morte era sempre dietro l'angolo, pronta a calare la sua falce. Per chi aveva vissuto fra battaglie e combattimenti, era abbastanza comune togliere la vita al prossimo. Eppure era sempre stata la sua ultima eventualità, perfettamente convinta di dover scegliere solo il male minore a dispetto dei suoi sentimenti.

    -E non è nemmeno questione di "popolarità". Se qualcuno avrà da ridire sulle mie scelte, sarò felice di riceverlo e spiegargli come stanno le cose, che sia un burocrate, un soldato o un bracciante. Il popolo non va assecondato ma educato. Se poi avrò torto io, allora mi prenderò le mie responsabilità.

    Questa volta, differentemente da prima, sembrò più sbrigativa, quasi a voler chiudere la questione del doverlo necessariamente giustiziare. Aveva detto che non l'avrebbe fatto, e non avrebbe cambiato idea nemmeno se l'avesse supplicata in ginocchio. Doveva accettarlo e basta.

    -Ed ora dimmi, sei soddisfatto? Posso parlare con te fino alla prossima alba, se lo desideri, ma se non prendi le redini della tua coscienza e ti convinci a convivere con il tuo senso di colpa non potrai mai fare un passo in avanti. Io posso soltanto tenderti la mia mano.

    Torno a fissarlo negli occhi, accostandosi sempre di più al condottiero. Così vicini, lui avrebbe potuto sentire il lieve profumo di rose fresche provenire dalla pelle diafana. Accostò le labbra rosse al suo orecchio, sussurrandogli appena.

    -In ogni caso, vuoi davvero che questa "strega maliarda" continui a fare la scriteriata per il resto del suo alfierato? Come vedi, nessuno a parte te mi ha fermata.

    Infine sorrise birichina, gettando l'esca in attesa che fosse colta.



    Edited by Drusilia Galanodel - 20/8/2013, 17:41
     
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    -Non è un insulto, Cesare. Ricorda ciò che ti dissi prima delle Nove Giornate: nessuno ha diritto a spezzare una vita. Non l'avevi tu verso le vittime della Guerra nè l'hanno loro verso di te. A volte l'autorità si sporca le mani per chi non ha speranza di redimersi, quando la sua vita ne vale molte altre... ma questo caso non mi pare ti riguardi.

    Al di là della sua facciata austera e composta, il Rampollo dei Borgia seguì il ragionamento della Dama del Vento senza trovarvi nulla da eccepire; eppure, nonostante razionalmente trovasse corretto e giusto quanto da lei asserito, una parte di lui continuava a non essere convinta: forse era il senso pratico del mercante -che continuava a trovarla una teoria inapplicabile nella realtà-, forse il senso di colpa dell'assassino... o, magari, solo l'umano scrupolo del ragazzo.

    -E non è nemmeno questione di "popolarità". Se qualcuno avrà da ridire sulle mie scelte, sarò felice di riceverlo e spiegargli come stanno le cose, che sia un burocrate, un soldato o un bracciante. Il popolo non va assecondato ma educato. Se poi avrò torto io, allora mi prenderò le mie responsabilità.

    Il nuovo cambio di registro nell'oratoria dell'Alfiere lo lasciò un po' perplesso, facendogli nuovamente inarcare un sopracciglio: da quando quella conversazione era iniziata, si era mostrata dapprima gentile, poi seria, e per un istante persino fragile; parlando delle Nove Giornate era parsa saggia e profonda, in merito al suo esilio si era fatta materna -per quel che poteva ricordare e mutuare dai comportamenti della sua genitrice, defunta più di dieci anni prima- accettando qualsiasi decisione, e ora... sembrava voler sconfinare nella pedagogia, ma con un tono sbrigativo e confidenziale che appariva amichevole.

    -Ed ora dimmi, sei soddisfatto? Posso parlare con te fino alla prossima alba, se lo desideri, ma se non prendi le redini della tua coscienza e ti convinci a convivere con il tuo senso di colpa non potrai mai fare un passo in avanti. Io posso soltanto tenderti la mia mano.
    proseguì, facendoglisi più vicina per aggiunger un'ultima battuta al suo orecchio
    -In ogni caso, vuoi davvero che questa "strega maliarda" continui a fare la scriteriata per il resto del suo alfierato? Come vedi, nessuno a parte te mi ha fermata.

    Il profumo dolce delle rose lo raggiunse insieme al tepore del suo respiro, ma pur assaporandone la dolcezza il Mercante di Armi cercò di mantenere il distacco: dopotutto, Drusilia Galanodel maliarda lo era (oggettivamente, restava una delle donne più belle di Endlos), ma per quanto -durante il duello- avesse toccato con mano il fatto che potesse benissimo diventare un'autentica strega, il Condottiero credeva di essere alfine giunto a vedere la verità.
    E cioè che la Dama del Vento non era in grado di fare entrambe le cose assieme.


    «La mia Lady Alfiere dimentica che neppure io ci sono riuscito. »
    ribatté ironico, evadendo lo sguardo altrove e restituendole un mezzo sorriso
    « ...e forse è destino che mi prenda la responsabilità anche di questa mancanza. »

    Lentamente -come si trattasse di un passo faticoso da compiere-, Cesare Vittorio Borgia sollevò la mano per accettare nel palmo l'anello che gli era stato porto, e le dita si chiusero su quello scrigno di pelle ancora sporco di troppo sangue innocente; per quanto dubbioso sul futuro che ne sarebbe scaturito, in cuor suo dovette ammettere che -almeno su quello- Drusilia aveva ragione: se voleva espiare, doveva porre rimedio a quanto di male aveva fatto...

    E chissà che una loro collaborazione non fosse d'esempio all'Isola,
    ancora in via di riconciliazione dopo esser stata spaccata in due dallo scontro fratricida...?

    Solo il tempo avrebbe mostrato la risposta.



    Edited by Madhatter - 21/8/2013, 18:48
     
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    «La mia Lady Alfiere dimentica che neppure io ci sono riuscito»

    Nonostante lo sguardo sfuggente di Cesare, Drusilia comprese che il suo spirito era stato rasserenato dalle parole e la retorica: mai nulla di più rincuorante, soprattutto per colei che -ahimè- ne condivideva in buona parte il medesimo fardello.

    uriel1

    -Hai tutto il tempo per allenarti; chissà, un giorno potresti riuscirci.


    Rispose l'Autocrate, donandogli l'ennesimo sorriso per poi avvolgerlo in un tenero abbraccio. Traendo strategicamente vantaggio della confusione del Mercante riguardo un gesto così inusuale quanto azzardato -ormai l'aveva capito quanto quel giovanotto fosse formale ed impostato nel proprio lavoro, come anche nelle relazioni sociali- Drusilia avrebbe approfittato della sua guardia abbassata per scoccargli un soave bacio sulla guancia.

    -Ora siamo amici!- affermò gioiosa, prima di assumere uno sguardo leggermente più serio, profondo -Quella che porterai al dito è l'ultima lacrima che ho versato per te. Non farmi piangere mai più.

    Infine scelse di liberarlo dalla dolcissima presa con cui era riuscita a carpirlo. La seta dell'abito femminile avrebbe sfiorato il corpo dell'uomo come un vento primaverile ed il delicato profumo di rose non lo avrebbe abbandonato prima che l'Alfiere se ne fosse andato via, ritirandosi nelle proprie stanze. Forse nessuno avrebbe compreso mai la verità sulle lacrime dell'Alfiere, ma vera e sentita era stata la richiesta della fanciulla al condottiero.

    Fu così che il rivale divenne un amico e, amorevolmente, la Dama del Vento gli donò la sua fiducia.

     
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    -Hai tutto il tempo per allenarti; chissà, un giorno potresti riuscirci.

    Un sorriso dolce e caloroso tornò a sbocciare sul volto della silfide, e sebbene il Mercante non lo ricambiò -ancora troppo legato alla solennità degli antichi costumi e alla diffidenza per un conflitto che li aveva visti opposti- la cosa non lo sorprese; fu ciò che accadde dopo a lasciarlo interdetto, ma -anche stavolta- furono unicamente il suo sguardo a parlare.

    -Ora siamo amici!

    Drusilia Galanodel lo circondò con le braccia flessuose,
    e mentre gli occhi scuri si sbarravano in un attimo di confusione,
    gli posò perfino un bacio sulla guancia rasata di fresco.


    -Quella che porterai al dito è l'ultima lacrima che ho versato per te.
    asserì la donna, sciogliendo la sua stretta delicata
    -Non farmi piangere mai più.

    « Cercherò di ricordarlo. »
    fu tutto ciò che il Condottiero pronunciò

    Si volse verso la soglia delle doppie porte giusto in tempo per vederla allontanarsi, e un sospiro pensieroso evase il suo petto: non sarebbe stato facile ricominciare a vivere, ma -dopotutto- doveva farlo per onorare il suo debito con il Presidio delle Nubi, e una collaborazione con l'Alfiere era il modo migliore per seppellire definitivamente i rancori non ancora sopiti degli sconfitti rimasti fedeli al sodalizio.

    …“amici” aveva detto? Forse, per quello era un po' presto,
    ma il futuro avrebbe portato la risposta.

     
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