[LAM] Conoscenza agli Studiosi

Arruolamento Jâbir

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    Tutto procedeva come doveva in quella calda giornata estiva e la sede dei Liberi Aeris Milites era un continuo via-vai di persone impegnate in questa o quella occupazione, aviatori di ogni colore si muovevano in lungo e in largo anche se pareva che quelli Blu fossero i più celeri e meno allegri di tutti.
    La giovane segretaria osservava pigramente quello spostarsi di persone, chiedendosi come mai da quando si fosse insediato il nuovo Comandante Blu i suoi aviatori si fossero trasformati da allegri e spensierati pelandroni in lavoratori infaticabili e stressati, ogni tanto le era persino capitato di trovarne qualcuno a piangere in qualche angolo buio.
    Doveva ammettere che Khatep aveva dei modi abbastanza bruschi ed era grata non fosse il suo capo, ma era vero che l’efficienza dei blu era passata da “quasi zero” a “macchina burocratica” e tutto sommato la cosa le faceva piacere.

    Con un gesto disinvolto si aggiustò gli eleganti occhiali da vista sul naso un poco all’insù, ricominciando a osservare coloro che si muovevano o leggere alcuni documenti (leggasi: narrative prese a prestito dalla biblioteca) finché qualcuno non le avesse chiesto qualcosa.
    I lunghi capelli lisci erano blu alla base e sfumavano in un colore a metà tra l’azzurro e il verde acqua sulle punte, le mani lisce e fusiformi, vestiti impeccabili di cui si vedeva solo la parte superiore a causa del bancone che la separava da coloro che facevano richiesta.
    Era il perfetto prototipo di segretaria, stereotipo a cui faceva di tutto per conformarsi, a parte i capelli che la divertiva portare di colori strani e curiosi, anche se con tutte le stranezze che passavano di lì dei capelli blu erano l’ultima cosa che si sarebbe notata.

    Buttò distratta l’occhio verso il portone aperto, mentre leggeva e smangiucchiava il retro di una matita.
     
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    Albero Casa



    Verrà la tortura ed avrà i suoi occhi
    E' inutile che me lo ripeti
    E' il tipico dialogo tra un Augustus a caso ed uno dei suoi spiriti.
    Ha gli occhi velati da una patina di lacrime, è madito di sudore, si allenta il colletto della divisa per respirare meglio, il respiro è rapido e segue pedestremente il tamburellare del cuore che si fa sempre più serrato.
    Corre qui, lì, a destra ed a sinistra. Va in un piccolo ufficio e vomita una cantilena che sta ripetendo da diverse ore senza ottenere alcun risultato.
    Tutto, purtroppo, è cominciato questa mattina: gli è stato dato il compito di vidimare alcuni scritti secondo i vigenti protocolli. I primi due visti sono stati recuperati senza troppi problemi. Per il terzo, invece, si sta dannando da diverse ore e non riesce in alcun modo a svolgere al meglio il suo dovere.
    Ok, non è questo gran problema, potrete pensare, ma voi conoscete il comandante? Conoscete quali sono le conseguenze per un compito non svolto? Oh, le sue sevizie sono particolari. Lui non si espone di prima persona, il tutto è costruito su un castello di perfidie, sevizie, voci non dette e leggende metropolitane.
    Sai che mi hanno detto che un Aviatore è scomparso dopo esser entrato nel suo studio?

    Non mi stai, anf, aiutando
    Corre per i corridoi e si tuffa giù per le scale. Il suo nuovo bersaglio è stato acquisito. Lo vede. Lo punta. Anzi, la vede e la punta. Smangiucchia il retro di una matita, meglio, vuol dire che non sta facendo nulla e lo aiuterà, vero?
    La aggredisce, verbalmente, intendo, alle spalle.
    Segretaria! Iohounproblema! Mi manca un timbro! Quello rosso! Quello verde e quello giallo sono giù qui su questo foglio, in triplice copia ovviamente. Ho un problema grandissimo e lei mi deve aiutare, perchè sono da sette ore che vago e non trovo questo timbro. Lei capisce, vero? Lei sa cosa potrebbe accadermi, vero? Su, sia buona, mi aiuti, io non voglio essere trasformato in sabbia e poi bevuto dal Comandante!
    Ed il tutto si conclude con un povero Aviatore in ginocchio che supplica una Segretaria-Principessa che potrebbe salvare il povero Principe di turno, si spera.

     
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    Alla ricerca della Conoscenza


    Laputa, Latifondo




    Ero dentro, dunque. Immerso in un nuovo piano d'esistenza, una nuova natura completamente sconosciuta e tutta da studiare, un nuovo mondo con misteri antichi che aspettano soltanto d'essere scoperti. Mi domandavo se le leggi fisiche e quelle chimiche che governano Endlos fossero le stesse della mia terra natia, giacché ogni cosa sembrava muoversi come anche io ero abituato a vedere. Spinto dall'enorme curiosità che dalla nascita era infusa nel mio spirito, vagavo per la Terra Volante in cerca del curioso tizio che mi aveva informato ai Cancelli. Ci eravamo persi di vista proprio lì, in mezzo alla folla e dopo un po' di tempo passato a cercarlo con lo sguardo avevo pensato che forse sarebbe tornato alle sue regolari mansioni e così mi avviai a cercare quello che aveva chiamato Albero Casa.
    Parlai con un vecchio, che mi aveva accennato alla parte coltivabile e coltivata di Laputa, il latifondo e dopo innumerevoli sigarette fumate e perdite d'orientamento, finalmente vagavo in quei territori caratterizzati da gradevoli odori di mele, pesche e grano; e orribili tanfi di letame di animali. Passo dopo passo mi divertivo ad osservare la flora e la fauna del luogo che nemmeno parevano troppo strane. Ogni tanto domandavo a qualche contadino che mi guardava confuso e divertito quando capiva che ero ancora nuovo su Laputa. Non fu semplice, ma alla fine riuscii a scorgere l'immenso edificio. Maestoso, completamente di un materiale bianco roccioso, che magicamente diveniva arboreo all'apice. Lo osservai aspirando un enorme quantità di fumo che espirai lentamente, lasciando che la fumata mi accarezzasse il viso mentre gettai il filtro, spegnendo il tabacco incandescente con il piede destro. Poi mi avviai per chiedere d'entrare.


    Laputa, Albero Casa




    Lo cercavo e lo ricercavo con lo sguardo, quello strano numerologo che mi aveva presentato lo splendore del nuovo mondo. Ma dove si era cacciato? Il portone era aperto, poco lontano da dov'ero io c'era una donna con uno strano colore di capelli seduta altezzosa dietro un bancone, sembrava aspettasse che qualcuno le chiedesse qualcosa, come se quello fosse il suo compito.
    In effetti, mentre mi avvicinavo per domandarle informazioni, c'era qualcuno che le chiese disperatamente aiuto, ma ero troppo distratto a cercare Augustus per pensarci. Quando arrivai più vicino a quella segretaria però, lo vidi. Vidi un disperato numerologo che portava in giro cianfrusaglie di ogni sorta e blaterava di timbri alla donna che nel frattempo sembrava distratta a leggere qualche sorta di documento preso dalla biblioteca. Mi scappo un'educata risata che nascosi con la mano destra mentre aspettai che qualcuno si accorgesse di me.

    «Emh.. Ti ricordi di me?»
    Dissi rivolto ad Augustus, puntandomi un dito al viso sorridente. Poi, mi rivolsi alla segretaria con espresione altrettanto affabile.
    «Qui si può fumare, signorina?»





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    Continuava tranquilla e beata a leggere il suo bellissimo romanzo, parlava di una città tanto antica che non avevano scoperto né la tecnica né la magia e in cui il bello e aitante protagonista, tra una storia d’amore e di vendetta, doveva salvare il suo mondo da un invasione di mostri dal futuro.
    Ammise con se stessa che la storia era un po’ una cazzata ma aveva letto quasi qualsiasi altro libro presente nell’Isola nel Cielo e quindi non erano rimasti che le narrative un po’ scarse, comunque buone per passare il tempo.
    Fu allora che, per la gloria degli dei del cielo, qualcuno finalmente arrivò a chiederle qualcosa.

    Segretaria! Iohounproblema! Mi manca un timbro! Quello rosso! Quello verde e quello giallo sono giù qui su questo foglio, in triplice copia ovviamente. Ho un problema grandissimo e lei mi deve aiutare, perchè sono da sette ore che vago e non trovo questo timbro. Lei capisce, vero? Lei sa cosa potrebbe accadermi, vero? Su, sia buona, mi aiuti, io non voglio essere trasformato in sabbia e poi bevuto dal Comandante!


    Osservò per un istante il giovanotto che le si presentava davanti, non era male sebbene un po’ scompigliato, un po’ disordinato e molto terrorizzato da ciò che il Comandante avrebbe potuto fargli in caso di fallimento.
    Non c’era neanche da chiedersi a quale si stesse riferendo, solo Khatep incuteva tanto terrore nei suoi sottoposti, comunque fosse non c’era molto tempo da perdere e con occhio critico osservò i fogli che il povero aviatore aveva in mano e appena si accorse di cosa portava, quasi subito in realtà, non potè che portarsi una mano davanti alla bocca vellutata e scoppiare in una risatina sommessa.
    Quel povero ragazzo non poteva saperlo ma aveva appena subito la cosiddetta “iniziazione” ai Blu, un simpatico scherzo che gli aviatori meno giovani facevano ai neofiti nei primi giorni di lavoro, la tradizione aveva avuto inizio poco dopo il regno di terrore di Khatep e non faticava a capire perché, il vecchio Comandante Blu avrebbe offerto i biscotti invece di punizioni.

    Mi spiace ma temo proprio che non esista nessun timbro rosso.
    Fammi indovinare, qualche altro aviatore Blu ti ha affidato un “importante documento ufficiale” da far timbrare in triplice copia e da consegnare poi direttamente al tuo Comandante, altrimenti si sarebbe infuriato moltissimo, giusto?
    È una specie di iniziazione che gli aviatori fanno verso i novellini per scaricare la tensione ed evitare di andare a piangere negli angolini bui, ecco tieni.


    Gli porse un foglio con vari spazi vuoti numerati.

    Scrivi i nomi di coloro che ti hanno fatto questo scherzo e consegnalo al Comandante, lui non vede di buon occhio questi comportamenti bambineschi nei suoi aviatori, sarà un modo per restituire lo scherzo.


    Detto questo gli fece un simpatico e invitante occhiolino da dietro il sottile paio di lenti da vista, stava anzi per aggiungere altro quando arrivò un altro individuo, questa volta dal portone.

    Qui si può fumare, signorina?


    Osservò il nuovo venuto con sguardo glaciale, aveva interrotto il suo momento da sola con il simpatico novellino Blu e la cosa l’aveva indispettita non poco.

    No.
    Desidera?

     
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    Albero Casa



    E' circa ad un passo dalla disperazione. Implorante e completamente ed estremamente turbato dalle possibili ritorsioni che potrebbe ricevere dal Comandante.
    Gli spiriti gli danzano intorno, lo spronano ad avere coraggio, lo accarezzano e cercano di consolarlo, ma tanto è tutto inutile.
    Solo le parole ed i gesti di una coraggiosa Principessa Segretaria che riesce a farlo risorgere dal mondo dei morti.
    Uno scherzo?
    E' allibito, lentamente si alza tremante sulle gambe. Cerca qualche appiglio su cui appoggiarsi e fissa la segretaria come se stesse parlando di gatti arancioni fosforescenti che divorano foglie taglienti di patate.
    Sono state le esatte parole che mi hanno detto

    Conferma balbettando un po', la scena gli corre davanti agli occhi, solo ora nota qualche sorriso di troppo mentre gli veniva affidata la difficile missione. Recupera il foglio che gli viene porto, lo osserva e cerca di risalire ai nomi incriminati.
    Oh, si, vendetta *_*
    Si, gli occhietti sbrilluccicosi sono inclusi nel pacchetto. Infatti, subito, poggia il foglio sulla scrivania e comincia a scrivere i nomi di tre Aviatori Blu Anziani di cui non vede l'ora vedere la vendetta del comandante-mummia. Piega il foglio un paio di volte e lo mette in un taschino.
    Solo ora che si è calmato, che la situazione è rientrata dal "ohmionumero moriremotutti" a "che bello voglio vedere fiumi di sangue", volta il capino verso una risata. Si, gli spiriti come al solito gli continuano a dire chi si avvicina, chi si allontano e così via, peccato che prima si era completamente disinteressato alle loro parole.
    Ehi Jâbir!
    Un sorriso disteso si disegna sul viso mentre la mano destra svolazza a mezz'aria in segno di saluto.
    Scusa per la scomparsa, ma da come avrai sentito...bhè, ecco, niente. Comunque. Sei qui per incontrare il Comandante, no?

    Anticipa volgendo uno sguardo ammiccante alla Segretaria come a voler dire "carne fresca". No, è stato appena vittima di dispotismi e nepotismo non può già passare oltre la barricata e passare tra i cattivi sodomiti. Un lungo sospiro, muove il capino a destra e manca e continua.
    Se così fosse posso accompagnarti io dal Comandante che ho anche un certo foglio da consegnargli

    Il tutto viene coronato da un sorriso soddisfatto dall'idea delle punizioni a cui verranno sottoposti i suoi aguzzini. Si, forse anche lui è un tantino sadico.

     
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    In visita all'Albero


    Laputa, Albero Casa




    Beh sì, si erano accorti di me. E la bella segretaria non ne sembrava nemmeno troppo entusiasta: rispose con un tono freddo, o per meglio rendere, gelido. D'altra parte è pur vero che la mia domanda era stata molto scortese giacché sono rarissimi i posti al chiuso in cui si può fumare, però l'avevo posta con innocenza e poi ... era giusto per rompere il ghiaccio.
    Così da che il mio viso era sorridente e solare, l'espressione mutò in un mulinello di vergogna, dispiacere e voglia di scomparire. Anche il tono di voce passò dall'essere spensierato e raggiante a imbarazzato e piuttosto dispiaciuto.
    «Ehm.. Chiedo scusa per la mia scortesia, signorina, non era mia intenzione ...»
    Tentai di accampare scuse rosso in viso, mentre mi interruppe a sua volta Augustus, il cui sorriso mi fece quasi dimenticare la figuraccia che avevo appena fatto. Scordai pochi istanti dopo tutta la situazione, non appena l'amico che mi aveva accolto in questo mondo nuovo si propose per accompagnarmi dal suo comandante. Cioè, da quello che avrei voluto che fosse anche il mio comandante. Stavano parlando lui e la segretaria di una specie di iniziazione degli Aviatori, roba di nepotismo crudele che i più anziani si divertono ad applicare sui novizi. E mentre parlava con me rivolgeva qualche occhiata complice alla donna, occhiate che non notai preso dall'euforia di incontrare di già un'importante carica del presidio. Ancora una volta, infatti, mi si dipinse una smorfia completamente diversa, gli occhi luccicavano quasi dalla curiosità e l'emozione dell'incontro che stavo per fare mi avvolse talmente che stentai a trattenere il più largo sorriso che mi sia mai capitato di fare.
    «Ceeeeerto amico mio! Andiamo, andiamo pure!»
    Mentre mi mettevo al fianco di Augustus per seguirlo in qualsiasi direzione avrebbe preso, mi voltai di nuovo verso la segretaria che avevo trattato così sgarbatamente e scrollai le spalle in segno di profonde scuse, chinando anche lievemente il capo.
    «Ti chiedo di nuovo perdono..»





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    Lavoro.

    Il comandante si trovava nel suo ufficio, come sempre durante gli orari di lavoro, del tutto assorto nella lettura di alcuni resoconti riguardanti le finanze dei Liberi Aeris Milites e altri documenti riguardanti le finanze del presidio in generale, dato che passava tanto tempo nella sede centrale si era portato lì parte del suo lavoro da Membro del Consiglio.
    Nello specifico riguardava i bilanci degli ultimi anni, cercando di far quadrare andamenti di entrate e uscite con l’intenzione di prevedere flussi di denaro futuri, magari trovando pozzi neri di denaro da chiudere, quelle anomalie che tutte le burocrazie purtroppo hanno.

    Intento com’era nel suo lavoro, nel quale era impegnato da non meno di una ventina di ore consecutive dato che non mangiava ne dormiva, si era accorto del passare del tempo soltanto grazie all’enorme parete invisibile che adornava il suo ufficio.
    Anzi, pensò, era probabilmente giunto il momento di fare un pausa da quel lavoro così minuzioso, qualche minuto a contemplare il territorio laputense che si vedeva dal suo grande ufficio.
    Se qualcuno avesse bussato alla porta, dopo aver ricevuto il permesso di entrare -che sarebbe stato dato quasi automaticamente-, avrebbe trovato il Comandante Blu intento a fissare l’orizzonte con fare pensoso.
    Ripensando alla sua vita dal suo arrivo su Endlos c’era molto a cui pensare, l’ambientarsi in quel mondo, i primi incontri con gli indigeni, il fortunoso incontro con Raylek dal quale era di fatto iniziata la sua carriera nella struttura laputense, la scomparsa del goblin e la guerra civile con infine l’insediamento della Galanodel.

    Ah quanti problemi che gli dava quella donna, la sua attitudine al comando era ineguagliabile e sapeva inspirare i sottoposti con il proprio carisma innato, il suo vero problema era il governo di tutti i giorni e aveva un indole troppo poco inquadrata nei propri doveri per poter essere un capo esemplare.
    Anche per questo per quanto riguardava la sua stessa gilda, aveva lasciato praticamente tutto in mano ai suoi quattro comandanti, probabilmente se avesse dovuto gestire l’Isola nel Cielo da sola tutto sarebbe crollato in pochissimo tempo.
    Era una fortuna che potesse appoggiarsi a un consiglio e ai suoi comandanti, sperando che dalla scomparsa dell’Alfiere precedente abbia imparato qualcosa.

    L’Antico era lì, immerso nei suoi pensieri e completamente dimentico, per qualche tempo, del lavoro di contabilità che lo attendeva al tavolo.

    Se bussate riceverete automaticamente il permesso di entrare, la descrizione dell’ufficio la trovate nella vecchia scena d’ingresso di Augustus.
     
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    Albero Casa



    Si incanta per qualche secondo, assapora la dolce e nettarina vendetta verso i commilotni che si sono macchiati del nefando crimine di fargli perdere mezza giornata alla ricerca di un inesistente timbro rosso.
    Morde inutilmente l'aria e si passa le mani sul viso con una serie di gesti rapidi e furettanti.
    Benebene, andiamo
    Commenta facendo un giro della scrivania così da avvicinarsi a Jâbir. Una decisa pacca sulla spalla amichevole ora che lo ha raggiunto.
    Grazie mille ancora dei consigli, della mancata crisi isterica e del modulo di vendetta, grazie

    Un cenno rispettoso del capo verso la simpatica Segretaria e con un colpetto invita il neo-naufrago ad avviarsi per la struttura seguendo i suoi passi. Ricorda bene quando in quella situazione c'era lui. La Segretaria come Cicerone ed un nodo alla gola che non riusciva nè a scendere nè a salire. Ma quanto tempo era passato? Non saprebbe dirlo così su due piedi. E' la qualità del tempo che in qualche modo ne influenza la quantità.
    Mi raccomando, il Comandante è un tipo particolare, quindi comportanti di conseguenza. Non ti voglio dire altro per non rovinarti l'effetto sopresa. Anzi, no, aspetta, una cosa devo dirtela: una delle pareti dello studio del Comandante è incantata ed è completamente trasparente. Non avere paura. Quando l'ho vista io mi è venuta una mezza crisi di panico, quindi se mi vedi strisciare contro i muri, bhè, è per quello.

    Annuisce mentre sale le scale e continua rapidamente a muoversi per un corridoio dove poi si ferma davanti ad una porta priva di ogni intestazione personale, solo la carica del Comandante e nulla più. Ah, quanto ci ha messo per estorcere il nome al Comandante. Però che soddisfazione scoprire che era un sette come aveva previsto.
    *TocToc*
    Chi è?
    Shh!
    Zittisce gli spiriti burloni aspettando una risposta da parte del superiore. Una volta che è arrivata allunga la mano verso il pomo e prima di aprire si volta verso Jâbir, attende un suo cenno di assenso prima di entrare.
    Un paio di passi in diagonale nello studio del Comandante, in diagonale perchè si allontana il più possibile dalla parete invisibile, ed ecco che si ferma. Saluto militare, meglio rispetto quello disastroso del suo colloquio.
    Comandante, Aviatore Augustus a rapporto. Le ho portato qui un naufrago, Jâbir, interessato a tenere un colloquio per entrare nella sua, emh, nostra divisione dei Liber Aeris Milites.

    La mano destra a piatto, con il palmo rivolto in alto, si muove ad indicare lo stesso Jâbir lasciando a lui il resto della presentazione.
    Per ora tace sul simpatico scherzetto che gli hanno fatto, poi lo renderà noto. Continua a crogiolarsi nella sua idea di vendetta. Ah.

     
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  9. -D_Dragon-
     
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    Il Comandante


    Laputa, Albero Casa




    L'amichevole Augustus mi aprì dunque la strada, mettendomi a mio agio sin da subito. Prima ringraziò la segretaria tanto seccata della mia interruzione, per la questione del timbro rosso di cui avevo sentito solo qualche spezzone; poi mi fece alcune raccomandazioni mentre salivamo al terzo piano dell'Albero Casa. Le pochissime informazioni riguardo il comandante passarono da subito in secondo piano quando mi confessò -a suo modo- di essere stato quasi traumatizzato da una delle pareti dello studio verso cui eravamo diretti, che era stata incantata in modo da risultare invisibile. Non seppi trattenere una risata sincera, che testimoniava -forse in modo troppo trasparente- quanto simpatico mi stesse l'Aviatore mio Cicerone. Quando arrivammo alla porta del suddetto ufficio bussò, e a risposta ricevuta aprì girando delicatamente il pomello. Ancora una volta gli sorrisi mentre dentro di me la determinazione e l'emozione di vedere una parete incantata magicamente e un'altissima carica militare dopo così poco tempo essere "naufragato" su Endlos, si facevano tanto forti da rendere il mio cuore un tamburo assai rumoroso.

    Appena entrati fummo subito accolti da una calda luce che sembrava inspiegabilmente provenire da ogni angolo della stanza. Mentre la mia attenzione veniva catturata in ogni dove -l'enorme scrivania sommersa di scartoffie con tanto di suggestivo dipinto alle spalle, un'immensa libreria contenente tomi e volumi delle più disparate scienze e narrative, e una veduta del Presidio Errante mozzafiato- Augustus si irrigidì in un formale saluto che io cercai a tutti i costi di imitare al meglio, sebbene visibilmente impacciato. Così, dopo l'iniziale e puerile guardare ovunque tranne che dove avrei dovuto, focalizzo lo sguardo su ... quello. Il Comandante era una mummia!
    Non potendo credere a ciò che vedevo, mi strofinai gli occhi col velluto dei miei guanti bianchi, noncurante di sembrare assolutamente maleducato. Una cosa, il cui posto avrebbe sicuramente dovuto essere un sarcofago, se ne stava lì, in piedi a fissare il Latifondo, dandoci peraltro le spalle. Era veramente quello il Comandante? O si sarebbe rivelato tutto uno strambo sogno? A sentire il mio nome però, un fremito mi fece ritornare con i piedi per terra e cercai di essere nuovamente il più diplomatico possibile.

    «Si, mi chiamo Jâbir, Abu Musa Jâbir Ibn Hayyân Al-Azdi. Sono uno studioso.»
    Appena mi addentrai nella presentazione, ogni pensiero imminente si fece remoto e le parole fluivano dalle mie labbra, piovendo nelle orecchie dei poveretti che mi sarebbero stati a sentire.
    «Ho interesse per ogni scienza naturale: sono specializzato sulle trasformazioni fisico-chimiche. Ho sviluppato un'interessante tecnica di cui, se Lei vuole, posso fare una piccola dimostrazione. Essa consiste nell'espansione del proprio ego tramite i lobi frontali con conseguente comunione con gli elementi naturali, fino alla più recondita molecola. Così si può operare, grossomodo, anche senza l'utilizzo di avanzata tecnologie. Inoltre, le interesserà sapere ...
    Emh..
    »
    Si, stavo oggettivamente parlando un po' troppo. Fortuna che me ne sono reso conto!
    «Cioè... Gran bell'ufficio, complimenti! E... e io... Sarei interessato ad arruolarmi..»
    Conclusi abbassando il capo, immerso nella vergogna totale.





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    Era ancora rivolto verso Laputa quando sentì la voce alle sue spalle, a quanto sembrava il suo nuovo aviatore non era rimasto con le mani in mano e aveva già trovato qualcuno a cui avrebbe potuto interessare unirsi alla loro Gilda, Khatep approvava sempre i sottoposti operosi e se Augustus avesse continuato così c’era la forte possibilità diventasse uno dei suoi preferiti.
    Essere uno dei preferiti dell’Antico, sebbene un grandissimo onore, non concedeva assolutamente niente in quanto il Sommo detestava ogni tipo di favoritismi, anzi, probabilmente il povero aviatore non l’avrebbe nemmeno mai scoperto.
    Si volse in modo da poter osservare il nuovo arrivato.

    Si, mi chiamo Jâbir, Abu Musa Jâbir Ibn Hayyân Al-Azdi. Sono uno studioso.
    Ho interesse per ogni scienza naturale: sono specializzato sulle trasformazioni fisico-chimiche. Ho sviluppato un'interessante tecnica di cui, se Lei vuole, posso fare una piccola dimostrazione. Essa consiste nell'espansione del proprio ego tramite i lobi frontali con conseguente comunione con gli elementi naturali, fino alla più recondita molecola. Così si può operare, grossomodo, anche senza l'utilizzo di avanzata tecnologie. Inoltre, le interesserà sapere ...
    Emh..
    Cioè... Gran bell'ufficio, complimenti! E... e io... Sarei interessato ad arruolarmi..


    Si passò teatralmente la destra rinsecchita sul viso, per dare adito a una finta disperazione che in realtà non provava, fingendo che gli fosse data dal suo logorroico nuovo chiedente accesso.
    Certo era curioso che sia lui che il suo ultimo Blu avessero quella che sembrava un insana passione per lo sciorinare parole una dopo l’altra, ma non era questo il vero problema, come non lo era neanche il patetico saluto militare che il primo si ostinava a fare e che il secondo ripeteva alla meno peggio.
    Il pensiero che quelli potessero un giorno essere i suoi migliori elementi gli diede quasi i brividi.

    Sedetevi.


    Attese che avessero eseguito il suo comando, sperando che memore del suo primo incontro con lui il suo aviatore facesse sbrigare entrambi, prima di dirigersi a sua volta alla propria scrivania con calma e metodo in modo da farli attendere e far capire loro che erano nel suo dominio, che poteva giostrarli come voleva.
    Forse Augustus vi sarebbe stato abituato dall’ultima volta che era stato in quell’ufficio, ricordava divertito come l’aveva cucinato a fuoco lento, ma probabilmente il nuovo arrivato non si aspettava niente del genere, in fondo l’Antico sapeva bene che la prima cosa da fare con ogni postulante era mettere bene in chiaro chi dava gli ordini e chi doveva obbedire.
    Soltanto dopo che si fu seduto ricominciò a parlare, rivolgendosi prima al suo aviatore.

    Hai detto bene, nella mia divisione, non dimenticare mai chi comanda.
    E smettila con quel patetico saluto militare, la tua incompetenza nell’eseguirlo è disturbante e noi siamo ricercatori, non soldatini, ricordatelo sempre.
    In ogni caso vedo che mi hai portato qualcuno che ritiene di avere le qualità di entrare nei Liberi Aeris Milites, qualcuno che si ritiene uno studioso, ti ricordo che non mi piace perdere tempo.


    La non proprio velata implicazione si poteva leggere chiara e forte tra le sue parole “spera che sia in grado di farsi assumere, o non ti piacerà avermi fatto sprecare minuti”.
    Il viso scheletrico si volse quindi verso Jâbir prima di ricominciare a parlare.

    Abu Musa Jâbir Ibn Hayyân Al-Azdi, hai detto di essere specializzato in trasformazioni fisico-chimiche, che hai sviluppato tecniche per entrare in comunione con gli elementi, comunione che suppongo ti garantisca un certo grado di controllo su di essi.
    Direi che come test preliminare gradirei una dimostrazione pratica di questa tecnica, voglio vedere cosa sei in grado di fare, successivamente discuteremo di cosa ritieni tanto affascinante che supponi arrogantemente possa suscitare il mio interesse.


    La sua voce roca somigliava allo sfregare di sabbia proveniente dai confini del tempo, ma nonostante questo il tono si era rivelato incredibilmente gelido.
    Non gli piaceva che la gente supponesse ciò che lui avrebbe o meno potuto trovare interessante, lui era uno studioso da oltre duemila anni e quei ragazzini al suo confronto erano poco più che infanti che conoscevano poco più delle addizioni, piccoli arrogantelli.
    L’unica cosa che l’aveva trattenuto dall’arrabbiarsi davvero era che, per quanto loro fossero piccoli e sciocchi a suo confronto, erano vissuti in ambienti culturali estremamente diversi dal suo, con diverse culture e diverse conoscenze e per questo c’era l’effettiva possibilità che potesse fornirgli informazioni che non possedeva già.
    Effettivamente si chiedeva da quale dimensione provenisse Abu Musa Jâbir Ibn Hayyân Al-Azdi.
     
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    Resta lì come una bella statuina, anzi, se proprio vogliamo come al solito quando entra nello studio del Comandante si diverte tantissimo nel guardare i vari artefatti presenti, gli strani sopramobili, i libri e cerca di tenersi il più lontano possibile dalla maledetta parete.
    Quando sente che l'aspirante sta partendo con una filippa gli si gela il sangue. Anche lui durante il suo colloquio ha ceduto ad una simile sottigliezza ed i risultati non sono stati dei migliori. Fa un passo di lato ed è pronto a tirare una gomitata al ragazzo che però per fortuna si cheta senza la necessità di intervento del numerologo.
    Meglio così.
    Veloce
    E' tutto quello che dice mentre inscena una rapida corsetta in direzione della sedia. Il motivo di quello spronto a Jâbir è che conosce il Comandante, un minimo, però quel tanto che basta da conoscere le regole per una reciproca sopravvivenza, più la sua che quella della mummia. Il secondo motivo della corsa, poi, è che vuole accalappiarsi la sedia più lontana dalla vetrata, ricorda bene che il Comandante conosce dove si trova la finestra, no, meglio stare lontani.
    Lontani lontani, ma io starei lontano anche da lui visto che puz...
    Sbuffa coprendo questo con un finto sospiro per la breve corsetta. Odia quando gli spiriti intervengono quando sta lottando per la sua sopravvivenza.
    Provvederò ad eliminare il saluto
    Risponde con tranquillità ed un sorriso tranquillo. Nella mente si segna di vendicarsi con i mercanti che gli han detto di usare sempre il saluto pena il taglio dei piedi. Oh, si, dolce vendetta. Avrà una lista delle vendette lunghe quaderni e quaderni, ma il suo è una sorta di odio platonico, se anche potesse molto probabilmente non metterà mai in atto le sue vendette. Tranne quella verso i suoi commilitoni, per quella ci si impegnerà.
    Tornando al colloquio, però, in realtà non conosce propriamente bene Jâbir. Gli è sembrata una persona curiosa, compentente e sicuramente simpatica. Però a livello pratica non ha idea di quali siano le sue abilità di studioso e quindi quando viene richiesta una prova pratica non può che voltarsi verso il ragazzo e fissarlo. E' a metà tra il curioso ed il preoccupato.
    Attende la dimostrazione con apprensione. Tamburella il cuore del petto, e per fortuna non è il suo colloquio. Spera che Jâbir faccia qualcosa di straordinario e spettacolare, altrimenti, bhè, si aspetta atroci torture.
    ...za di cammello!

     
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    Gelido. Per quanto si poteva supporre che la mummia fosse in qualche modo stata generata in un torrido deserto -come avrebbe forse potuto testimoniare anche il dipinto alle spalle della scrivania- ciò non aveva affatto provveduto a scaldargli il cuore. Sempre che di cuore gli sia rimasto qualcosa. Evitai di interrogarmi oltre su vita, morte e resurrezione del Comandante giacché avevo altro a cui pensare. Mi era parso seccato, d'altra parte ero partito in quarta senza nemmeno essere stato ancora interpellato. Ci diede ordine di sederci alla sua scrivania e Augustus mi intimò anche di farlo velocemente. Quindi mi mossi subito, tentando di prendere posizione più velocemente e nel modo più formale che mi riuscisse, senza sembrare -come prima- fuori luogo. Preso dall'euforia, avevo completamente scordato che mi trovavo al cospetto di uno dei maggiori ufficiali del Presidio in cui mi trovavo e per di più ci ero appena naufragato! Quel posto poteva essere ancora pienissimo di sorprese per me.
    Mi toccò dunque la sedia vicina alla parete incantata, ma non mi lasciai distrarre una seconda volta: adesso ero fermo e determinato a rendere la miglior impressione che potessi dare. Noi ci muovemmo celeri, mentre la Mummia si mosse con totale calma. Doveva essere davvero una figura molto, molto importante in quella struttura. Prima, rivolgendosi ad Augustus, mise in chiaro alcuni punti, specificando per bene la sua autorità. Sembrò un tipo davvero molto risoluto, a cui le perdite di tempo davano molto, troppo fastidio. Poi, si rivolse a me. Mi sforzai di non sussultare, concentrandomi al massimo sul compito che mi si stava per affidare. Dovevo dimostrargli tutto ciò che la mia irrefrenabile lingua si era lasciata sfuggire pochi istanti prima. Lo guardavo negli occhi -o comunque dove avrebbero dovuto trovarsi i bulbi oculari- risoluto, sperando di cambiare l'opinione che si era costruito di me in un primo momento. Dopo pochi attimi di riflessione, avevo programmato una piccola dimostrazione ed era il momento di cominciare.
    «Si, riesco ad essere in comunione con tutto ciò che di naturale o meno mi circonda. Qualsiasi cosa abbia un corpo fisico insomma, io la sento perché sono legato alla materia dall'espansione della mia mente. Inoltre, grazie a questo legame posso modificare la struttura intrinseca ed estrinseca delle cose. Ecco, per esempio:»
    Poggiai la destra su una parte vuota della scrivania. In pochi attimi, le molecole del legno di cui era composta entrarono in comunione ancora più profonda col mio stesso essere, adesso imbrigliate dalla mia volontà. Con un gesto morbido alzai la mano e al seguito ne venne una protuberanza lignea generata dalla scrivania stessa, quasi liquida, finché la mia mano non si fermò circa a venti centimetri dal resto del piano, allora tornò solida al tatto e alla vista.
    «Adesso ho modificato l'aspetto esteriore della sua scrivania, ma volendo posso modificare anche il materiale stesso di cui è composta e quindi le sue proprietà.»
    Detto questo, una volta lasciato che il Comandante avesse esaminato il frutto della tecnica, la mano si posò nuovamente sulla protuberanza per invertire il processo e far tornare la scrivania esattamente com'era. Ero certo che quella dimostrazione non avrebbe impressionato uno della sua risma, visto che quello non era nemmeno il massimo che potessi fare. Quindi, continuai, ancora più risoluto e cercando essere quanto più coinciso possibile.
    «Ma posso modificare ogni cosa sia composta di molecole, non solo corpi materiali tangibili. Posso operare anche sui gas in questo modo.»
    Spostai educatamente la sedia di qualche centimetro dalla scrivania e giunsi le mani di fronte a me con i palmi l'uno di fronte l'altro. Non passò neanche un secondo che l'aria che si trovava in quella sfera formata dalle mani prese a vorticare fino a diventare una distorsione visibile, e poi s'arrestò, contraendosi ed espandendosi. Adesso avevo tra le mani una sostanza che agli occhi risultava come una distorsione gassosa dell'atmosfera.
    «Adesso ho concentrato le molecole d'aria presenti in una zona circoscritta, modificandone la densità e le peculiarità intrinseche. Ora questa bolla è in grado di dissolvere l'energia magica.»
    Un gesto deciso, e la bolla scomparve mentre riavvicinavo la sedia alla scrivania ripristinando le distanze imposte dal Comandante. Forse nemmeno quello sarebbe bastato per impressionarlo, ma avevo fatto tutto ciò che potevo in una sala che non era mia intenzione rovinare. Se per un discorso troppo lungo era visibilmente seccato, cosa potevo aspettarmi mettendo scompiglio nel suo studio? No, era meglio non rischiare, non avrei mai voluto incorrere nelle ire di una persona che soltanto a guardarla metteva i brividi.





    R e s o c o n t o

    Ferite riportate: Nessuna.
    Stato mentale: Determinato.
    Quantità di energia residua: 100% - 5% - 5%
    90%

    Tecniche utilizzate:
    La mente intrisa di infomazioni
    [Passiva - Memoria potenziata]
    Il sesto senso
    [Passiva - Auspex]
    No alla violenza
    [Attiva a consumo variabile - Difesa fisica - Consumo: Variabile Basso - Durata: Istantanea]
    Bolla d'aria
    [Attiva a consumo variabile - Difesa magica - Consumo: Variabile Basso - Durata: Istantanea]

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    Il giovane postulante aveva messo in mostra un paio di trucchetti niente male, certo era tutta roba piuttosto ordinaria per qualcuno in grado di entrare in comunione con gli elementi, ma il fatto che non fosse un abilità particolarmente comune rendeva comunque quel piccolo sfoggio di abilità qualcosa che non passava completamente inosservato.
    Lo infastidiva un po’ che quel ragazzino si fosse permesso di modificare il suo splendido tavolo di legno, ma doveva ammettere che era più impressionato dalla sua capacità di farlo tornare esattamente come prima che non dalla modificazione che gli aveva imposto, ancor più della bolla, quello l’aveva favorevolmente impressionato perché denotava bravura.
    Doveva ammettere che ora si era incuriosito nei riguardi di Jâbir.

    Molto bene, trucchi piuttosto interessanti, anche se basilari.
    La tua capacità è comunque qualcosa di non particolarmente comune e non abbiamo nessuno con i tuoi talenti, non qui con noi, quindi potresti farci comodo.
    Tuttavia noi Blu non ricerchiamo la potenza, certo essere capaci di difendersi o, perché no, sbaragliare eserciti è sempre una qualità gradita ma noi siamo ricercatori e io non saprei cosa farmene di possenti sciocchi.
    Prendiamo ad esempio Augustus, l’unico modo in cui lo vedrei in battaglia e morto col cadavere semiannichilito, ma mi ha piacevolmente impressionato con la sua conoscenza della numerologia e per questo l’ho preso con noi.


    Lo “sguardo” che si era spostato per un attimo sul suo aviatore novello tornò a focalizzarsi sul naufrago dimensionale.

    Ci sono molti altri rami per coloro che ricercano lo scontro e hanno poteri offensivi o difensivi, quindi la domanda che ti pongo non è: cosa puoi fare tu per i Blu?


    Era rimasto quasi immobile mentre parlava, quel ragazzino aveva poteri interessanti e questo doveva riconoscerlo, ma lui era Comandante dei ricercatori LAM e non un collezionista di stranezze e rarità, se quel pargolo non era in grado di mostrare conoscenze al di sopra della media allora avrebbe anche potuto far domanda a qualche altro ramo.
    Grifis o Jattur sarebbero stati estremamente lieti di avere qualcuno così singolare tra le loro fila.
     
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    Resta a fissare quello che Jâbir sta per fare. Si, la descrizione delle sue abilità potrebbe essere sufficiente, vero, però vedere le cose con i propri occhi è tutta un'altra cosa. Poi c'è tutta la coorte di spiriti che è in attesa. Giulietta continua a decantare la bellezza delle orecchie di Jâbir, dicendo che "a belle orecchie corrispondono grandi poteri". Inutile dire che Augustus si astiene dal rispondere a questa frase e questa bislacca teoria, lui che ha scritto un trattato sui piedi, tsk.
    Oh
    La boccuccia disegna una "o" quando la protuberanza si muove dalla scrivania e poi torna al suo posto. Una seconda esclamazione per la nube di gas condensato o quel che è. Sarebbe cuorioso di provare a scagliarci qualcosa contro per tastarne la reazione. Però, a ben pensarci, in primis la cosa potrebbe non far piacere a Jâbir ed in secondo luogo anche a Khatep visto che scagliere uno dei suoi artefatti/sopramobili o quel che coso.
    Uscito, finalmente, da quello stato semicomatoso torna a volgersi al Comandante per conoscere il suo pensiero sulle abilità di Jâbir. Quando viene fissato e descritte le sue doti in battaglie, bhè, non può che annuire. Ehi, lui è un tipo sincero, dopotutto.
    Si, abbastanza. Magari potrei supportare qualcuno a non annichilirsi ma penso che io farei quella fine.
    Secondo me l'incartapecorimento ti dona, sai?

    Annuisce a Josephin grave per poi tornare al discorso tra i due. Il discorso del Comandante fila, almeno, però, sembra soddisfatto che la mummia sia soddisfatta e quindi la sua testa è salva. Accavalla la gamba destra sulla sinistra per qualche secondo, poi, di nuovo, la torna a poggiare giù. Le mani intrecciate davanti all'addome.
    Sguardo che da dietro gli occhialetti si fissa su Jâbir, è cuorioso di sentire la risposta ed è anche felicissimo di non dover essere lui a rispondere.

     
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    Il primo basilare saggio dei miei poteri aveva fruttato più di quanto mi aspettassi: il Comandante sembrava almeno volermi star a sentire e Augustus ne sembrava piacevolmente sorpreso. Ma la Mummia domandava, a ragione, quali benefici avrei potuto portare io alle fila dei ricercatori, giacché avevo dato dimostrazione, sin ora, soltanto delle mie abilità difensive.
    «Dunque. Forse prima ho esagerato col definirmi uno studioso, ma io mi sono allontanato volontariamente dal mio piano d'esistenza per puro amor di conoscenza.»
    No, questa volta non avevo intenzione di ricominciare a vomitare parole non indispensabili, perciò ponderai bene ogni singola frase cercando di essere il più coinciso possibile. Guardai negli occhi il severo Comandante, brillando d'orgoglio per la mia terra natale, prima di rivelare i miei intenti.
    «Discendo da una generazione di stregoni e di umani, ho letto e studiato tutte le loro scienze, ma ho un'incolmabile e probabilmente malsana ossessione per la magia e i suoi fondamenti e in che modo è possibile replicarla. Attraverso le mie capacità conto un giorno di riuscire a discernere ogni segreto della stessa fonte dell'energia mistica cui ogni popolo attribuisce un diverso nome. Dal mondo da cui provengo, però, non c'erano abbastanza informazioni, così ho viaggiato e ho dovuto prendere le relative precauzioni, per questo nel mio arsenale ci sono strumenti di battaglia.»
    Continuai deciso e determinato, con una descrizione delle mie vere abilità, quelle che ho sviluppato a fondo per raggiungere i miei ambiziosi obiettivi.
    «Ma le mie capacità non si limitano soltanto al mero controllo della materia. Io posso, volendo, connettermi ad ogni atomo, facente parte di una creatura vivente o meno, e studiarlo tanto a fondo da ricostruirne la storia. Non l'ho fatto perché non mi piace ficcanasare negli affari altrui e non ho voluto studiare nulla riguardo questo ufficio. Ma, ad esempio, da una breve analisi di questo Presidio, che ho fatto durante la strada che mi ha portato qui, suppongo che l'isola volante non sia originaria di Endlos. Come nulla, di qui. Cioè, Endlos, a quanto riesco a percepire, non è un piano d'esistenza completo, mi corregga se sbaglio, la prego. Ho raccolto pochissime informazioni in merito, giacché contavo di venire qui come prima cosa. Questa divisione di ricerca è stata una manna dal cielo! Il mio sogno è colmare la mia sete di sapere, e metterò tutto il mio sapere a disposizione dei Liberis Aeris Milites, se voi mi accetterete. Questa è l'unica cosa che posso promettere con così poche conoscenze, oltre ovviamente al fatto che le mie capacità saranno totalmente al vostro servizio.»
    Espirai, soddisfatto. Avevo messo insieme il mucchietto di parole più convincenti che potessi, in quei brevi istanti. Ero notevolmente più rilassato rispetto al primo momento che avevo messo piede nell'ufficio, probabilmente era merito del mio spirito d'adattamento. Anche il colloquiare con un essere mai visto fin ora, mi dava meno problemi: adesso era soltanto questione di frenare la voglia matta di analizzare la sua composizione.
    «Per riassumere: mi occupo della magia, in tutti i suoi aspetti, la sua storia, la nascita, le fonti, i diversi rami di sviluppo e in particolar modo, i mezzi. Cerco di replicarla, con strumenti e cavie, esperimenti ed espedienti. La creazione di artefatti, sarebbe la mia specialità all'atto pratico; ma in linea teorica, studio le scienze magiche e i vettori di cui si servono per scavalcare le realtà.»
    Avevo così concluso, e mi permisi di distogliere per un solo attimo lo sguardo dal Comandante, volgendolo momentaneamente al cielo che trasmetteva serenità, riflesso dall'incanto che modificava le proprietà della parete, rendendola trasparente. Poi, passai ancora una volta alla Mummia, sperando di non averla annoiata con le parole che avevo appena pronunciato.





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