[LAM] Lezioni di Volo

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    Scorrazzava felice per il prato del latifondo, sputacchiando allegramente veleno e acido in giro corrodendo l’erba e stordendo gli animali che avevano la sfortuna di passargli vicino.
    Aveva imparato da poco a gestire i suoi due diversi fiati e imparare cosa facevano, quindi ora si divertiva mo un mondo a usarli completamente a caso e senza cognizione, solo perché ne aveva la possibilità.

    La mamma non si trovava lontano e lui la teneva costantemente d’occhio per evitare di allontanarsi troppo, non si allontanava mai troppo perché sebbene quel grande mondo strano gli piaceva tanto ne era anche un po’ intimorito, solo finché la mamma gli era vicino andava tutto bene.
    Gli venne una voglia improvvisa di coccole quindi smise di sputacchiare a caso e si mosse rapidamente verso di lei, le mascelle piene di denti aguzzi aperte con la lingua di fuori, pronto per saltarle addosso e leccarle un po’ la faccia.

    Si divertiva sempre tanto quando lei era con lui, soprattutto quando uscivano per fare dei giri nel Grande Verde, che la mamma chiamava Latifondo, sia quando stavano nel palazzo di pietra, il Mastio.
    Arrivato a poca distanza spalancò le ali, che ancora non aveva idea di come usare efficacemente ma che aveva notato potevano dargli un po’ di spinta per saltare, e cerco di piombarle addosso non rendendosi conto di pesare ben più di un centinaio di chili.
     
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    Capitombolarono entrambi sull'erba umida ed il terriccio sotto il peso di quel dolce "attacco". La Dama del Vento, chiusa come in una morsa fra la terra ed il corpo del rettile sostenuto da zampette artigliate, vicine ma non abbastanza per finire soffocata, si lasciò docilmente coccolare dal cucciolo di drago, ricambiandolo con carezze e bacetti.

    Era trascorso un pò di tempo dalla sua nascita, ma Elesh Norn -così aveva deciso di chiamarlo- non aveva ancora imparato a volare. Sinceramente credeva che avesse acquisito da solo quell'abilità, ma Khatep le aveva spiegato che non tutti i tipi di drago nascevano con le medesime caratteristiche ed il cucciolo da lei trovato era anche di una razza particolarmente legata alla natura, ragion per cui avrebbe potuto volare solo grazie agli insegnamenti di un maestro.

    -Elesh, piccolo mio, ti piacerebbe volare nel cielo come gli uccelli? Vedere le persone e gli alberi farsi piccoli piccoli e giocare fra le nuvole con la tua mamma?

    Con un sorriso particolarmente tenero sul bel volto d'angelo lo avvolse fra le sue braccia candide, invitandolo poi a spostarsi per darle modo di rialzarsi in piedi.

    -Se vuoi posso insegnartelo.


    Ad esser sincera avrebbe potuto domandare un aiuto a Yoko -amico di un grande drago d'argento- oppure allo stesso Harium, suo aviatore. Eppure preferì non disturbarli, abbastanza convinta di essere in grado di gestire la situazione da sola. Infondo era la Dama del Vento, oltre che la sua mamma.

     
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    Elesh, piccolo mio, ti piacerebbe volare nel cielo come gli uccelli? Vedere le persone e gli alberi farsi piccoli piccoli e giocare fra le nuvole con la tua mamma?


    Si spostò poi lievemente per dare a sua madre la possibilità di alzarsi, aveva avuto le coccole che voleva per il momento.
    Ci mise poi un attimo a focalizzare l’attenzione su ciò che lei aveva detto, certo che gli sarebbe piaciuto volare nel cielo come gli uccelli, sembrava una cosa molto divertente e soprattutto questo gli avrebbe dato modo di provare a mangiarne qualcuno.
    Alcuni sembravano veramente appetitosi e il solo pensiero gli fece aumentare un poco la salivazione, era ancora piccolo e certe forme di controllo di se gli sfuggivano ancora.
    Stava comunque per controbattere che nonostante gli sarebbe molto piaciuto, non sapeva come avrebbe potuto quando lei lo anticipò.

    Se vuoi posso insegnartelo.


    I suoi occhietti azzurri da rettile si illuminarono, se la mamma diceva che avrebbe potuto insegnargli a volare allora sicuramente era possibile, anche se non vedeva come dato che lui non aveva le ali.
    Non certo uno sciocco, aveva visto che gli uccelli volavano grazie a delle ali tutte piene di piume -per nulla buone da mangiare- e che sbattendole si muovevano nell’aria di qua e di là ma lui di piume non ne aveva neanche mezza.
    Si fidava ciecamente di sua madre ma comunque sentiva di dover portare la cosa alla sua attenzione.

    Certo che voglio imparare, sembra divertente!
    Però madre, come posso volare?
    Io non ho le piume come gli uccelli…


    Quindi si accoccolò al suolo ai suoi piedi, le sue ali accuratamente ripiegate sulla schiena, ancora troppo piccolo per avere la capacità di fare collegamenti oltre l’ovvio e il chiaramente visibile.
    In fondo non arrivava neanche al mese di vita.
     
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    Drusilia sorrise con fare tenero, per poi scoccargli un leggero bacino sul capo. Sul suo dorso, irradiata dal sole, altri fasci di luce presero a brillare, rifulgere di luce propria per poi prendere la consistenza di tre bianche ali piumate. Se avesse dovuto insegnargli a volare, allora sarebbe rimasta al suo fianco anche nel cielo.

    -Anche tu hai le ali, proprio dietro di te.

    Gli avrebbe accarezzato le sporgenze membranose che sin dalla nascita gli aveva detto di tenere strette al corpo quando camminava.

    -Non è necessario che vi siano le piume per volare, sai?


    A quelle parole si sarebbe levata in piedi ed avrebbe aperto le proprie ali in attesa di compiere il primo balzo. Prima, però, doveva istruirlo sui movimenti di base.

    -Prova ad aprirle ed agitare contemporaneamente. Probabilmente non imparerai subito, ma potresti sollevarti di poco da terra.

     
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    Anche tu hai le ali, proprio dietro di te.
    Non è necessario che vi siano le piume per volare, sai?


    Lo sguardo incuriosito del cucciolo diceva tutto su quanto non avesse per niente capito, tutte le bestie volanti che aveva visto avevano le piume, allora come si poteva volare senza?
    Intanto anche la mamma aveva fatto uscire tre ali piumate dalla schiena, era proprio bella anche se non capiva come facesse ad essere comoda con tre ali, tutti gli uccelli ne avevano due.
    Forse doveva smettere di considerare gli uccelli come modelli di volo, in fondo se la mamma diceva che era possibile volare senza piume allora doveva essere vero per forza!

    Prova ad aprirle ed agitare contemporaneamente. Probabilmente non imparerai subito, ma potresti sollevarti di poco da terra.


    Facendo cenno di aver capito, aprì le grandi ali membranose che aveva sulla schiena per tutta la loro estensione.
    Lì, in piedi nella luce del giorno con le ali spiegate, persino quel piccolo cucciolo di Drago Verde aveva un che di puro e maestoso, la promessa di ciò che sarebbe potuto diventare da grande, un paladino della giustizia nel mondo, un protettore dell’Isola Volante, un sonnolento guardiano della foresta o persino un distruttore di città e portatore di caos.
    Le possibilità era infinite ma sua mamma era con lui per dirigerlo e aiutarlo a fare le scelte giuste al momento giusto.
    Avvolto nella propria stessa inconscia maestà, Elesh batté le grandi ali membranose nell’aria laputense, con qualche problema di coordinazione nel manovrarle contemporaneamente per più di qualche istante, riuscì a sollevarsi per un metro abbondante dal suolo prima di cercare di tastare il terreno con la zampa, accorgersi che non c’era, spaventarsi e crollare al suolo.

    Senza darsi per vinto, questa volta conscio di ciò che sarebbe successo e con una luce di determinazione negli occhi, tentò una seconda volta e una terza, una quarta e una quinta finché verso l’ottava volta sembrava in grado di rimanere fermo a mezz’aria per qualche minuto prima di atterrare, più o meno decentemente, sulle quattro zampe.
    Tutto contento si diresse allora dalla madre, zapettando sul suolo erboso.

    Madre! Madre! Hai visto?!
    Sono rimasto in volo!


    Sprizzava decisamente gioia da tutti i pori, che non aveva essendo un rettile ma questi erano dettagli, era contento di essere riuscito a rimanere in aria per più di pochi secondi e di non essere atterrato troppo rovinosamente.
    Chissà cos’avrebbe imparato poi!
     
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    Osservando il cucciolo di drago con sguardo estremamente attento, pronta a soccorrerlo qualora si fosse fatto male durante i primi tentativi, Drusilia lo scoprì più capace di quanto le aveva predetto Khatep; temeva infatti che gli fosse servito molto più tempo e tantissima pratica, tuttavia quel piccolo progresso sembrava un favoloso inizio, sintomo di un'abilità d'apprendimento al di sopra della norma. In quel momento, nonostante Elesh non fosse realmente suo figlio, la Dama del Vento si sentì orgogliosa.

    -Promettimi di allenarti ogni giorno.

    Gli avrebbe detto raggiungendolo ed avvolgendolo in un materno abbraccio quando ormai fu di nuovo a terra.

    propostae

    -Quando ti riterrò pronto, allora ti concederò maggiore autonomia e potrai girare per Laputa anche da solo.

    In realtà, nei primi periodi avrebbe mandato comunque qualcuno a controllarlo in incognito, tuttavia contava di renderlo indipendente il più rapidamente possibile. Infondo era un drago, e Drusilia doveva rispettare l'indole forte ed in parte solitaria di cui si sentiva parlare in molte leggende riguardo i suoi simili. In realtà avrebbe potuto agire anche prima di quel momento eppure -per ragioni puramente pratiche come la posizione di Laputa- aveva preferito attendere almeno che imparasse a volare.

    -Imparerai e renderai tanto felice la tua mamma.

     
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    Promettimi di allenarti ogni giorno.


    Lo sguardo della mamma era così pieno di orgoglio e amore che non avrebbe voluto staccarsene mai, lei era praticamente tutto il suo mondo, la prima creatura che aveva visto appena uscito dalla sua ovoidale prigionia e da allora gli era sempre rimasto accanto, anche quando combinava qualche guaio lei gli voleva sempre bene.
    Gli piaceva molto renderla contenta e orgogliosa di lui.

    Quando ti riterrò pronto, allora ti concederò maggiore autonomia e potrai girare per Laputa anche da solo.
    Imparerai e renderai tanto felice la tua mamma.


    La osservò a lungo con gli occhietti azzurri da rettile, prima di leccarla con la lingua biforcuta in un gesto di apprezzamento filiale.

    Tutti i giorni finché non sarò bravo come te, madre.

     
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